L’indonesia tra Giava e Bali

Un viaggio on the road tra la cultura locale e il paradiso dei principianti del surf: dalla capitale al turismo di Bali
Scritto da: medea77
l'indonesia tra giava e bali
Partenza il: 03/08/2010
Ritorno il: 17/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Sono stata in Indonesia nell’agosto 2010 per due settimane a trovare un amico che, presosi un anno sabbatico, ha fatto un bel tour del sud-est asiatico. Ora siamo nel 2013 e i ricordi sono un po’ sbiaditi, ma cercherò comunque di recuperare delle informazioni pratiche sul mio itinerario di viaggio nelle mie reminescenze.

Volo di andata e ritorno per Giacarta con scalo a Dubai con Emirates, costo circa 950 euro (tenete conto che era agosto e ho preso il biglietto poche settimane prima!).

Volo interno Bali-Giacarta, costo 60 euro.

Pernottamenti Noi abbiamo deciso di andare all’avventura e non abbiamo mai trovato grosse difficoltà a trovare un ostello in ogni città. Abbiamo dormito al prezzo di 4-5 euro a notte a testa in posti dove non c’era l’acqua calda, ma col caldo della stagione secca è stato anche un bene.

Cibo Tutto quello che si trova in giro per le strade è commestibile: dalle noci di cocco al frutto a stella, ai pranzi e alle cene delle bancarelle in cui buttano dentro di tutto, sempre accompagnato da riso. Ho veramente adorato il cibo indonesiano: pollo, zuppa, uova, verdure… tutto! Alle bancarelle si mangia con 50 centesimi-2 euro, mentre nei ristoranti si spende dai 5 euro in su, ma non è altrettanto buono. Fatto per chi non ama il cibo speziato e i sapori locali. Gli alcolici sono la cosa che costa di più, essendo un paese mussulmano: una birra costa circa 2 euro, i cocktail nei locali per turisti un po’ di più.

Spa I centri massaggi sono super economici. Con 10 euro ho fatto un massaggio plantare, un total body e un massaggio alla schiena. E ne vale sempre la pena!!

Costi generali Esclusi i voli, tutto il resto mi è costato 350 euro tutto compreso: ostelli, trasporti, cibo, ingressi ai siti, divertimento, massaggi, giro in groppa all’elefante, lezione di surf, regali per amici e parenti… Volendo si può comunque restare in un budget economico andando qualche volta in più al ristorante (anche se ai baracchini in strada secondo me si mangia molto meglio, nei ristoranti non è davvero ciò che mangiano gli indonesiani) e dormendo in alberghi con l’acqua calda.

Sicurezza l’Indonesia, come la maggior parte dei paesi del sud-est asiatico, è un posto con un basso tasso di criminalità. Il massimo che può succedere è che nelle città dove c’è più turismo, cercano di alzare i prezzi. Abbiamo conosciuto molte persone, anche ragazze, che viaggiavano da sole. Inoltre, quando siamo stati sul Monte Bromo, cercando un posto dove contrattare un’escursione più economica, abbiamo suonato al campanello di una casa privata credendo si trattasse di un ostello. L’uomo all’ingresso ci ha sorriso e ci ha fatto entrare facendoci capire che avrebbe chiamato suo figlio che parlava inglese, ci hanno preparato un tè e siamo stati a chiacchierare per mezzora! Quando mai in Italia si fanno entrare sconosciuti, stranieri tra l’altro, li si fa accomodare in casa propria e gli si offre pure una tazza di tè? Un’altra volta siamo finiti “per sbaglio”, a Bali, in una cerimonia induista locale (e sottolineo locale, non quelle fatte apposta per i turisti!), dove ragazzini in costume si esibivano in danze tipiche; eravamo gli unici stranieri e tutti ci fermavano offrendoci cibo e acqua, facendoci spazio per la prima fila dello spettacolo e portandoci a fare fotografie dietro i camerini. In generale gli indonesiani, esclusa Kuta Beach, sono tutti gentili, sorridenti e disponibili ad aiutare i turisti senza volere nulla in cambio.

Trasporti Francesco che aveva già organizzato tutto prima del mio arrivo, perciò purtroppo non so dare informazioni utili. Abbiamo comunque utilizzato autobus, pullmini da 10 persone, treno notturno locale con venditori ambulanti (Giacarta-Yogyakarta) e traghetto per spostarsi da Java a Bali.

Ecco una traccia dell’itinerario con alcune dritte

Dopo una lunga coda burocratica di gente ammassata (non si può parlare di una vera fila!) alla dogana per il visto, riesco a trovare Francesco che mi stava attendendo in aereoporto da più di due ore! Saliamo sull’autobus che ci porta all’albergo, stanca morta dal viaggio appena il tempo di mangiare a una bancarella, fare due chiacchiere davanti a una birra e finalmente un letto! Sarà stata la stanchezza, il fuso orario o l’impatto con la cucina locale, alle 3 di notte mi sono alzata con la nausea, ho fatto quello che dovevo fare e la mattina dopo ero di nuovo un fiore! Una cosa del genere non mi è mai più successa, anzi ho apprezzato tantissimo la cucina indonesiana!

Il giorno dopo abbiamo fatto un giro a Giacarta, dove non c’è nulla di interessante, per poi ripartire subito per Yogyakarta, che invece ci è piaciuta molto. Yogya è la capitale del batik e consiglio l’imperdibile visita ad una fabbrica dove vi faranno vedere come si fa un batik, oltre che cercare di vendervi qualsiasi cosa. Contrattare sempre. Troverete batik anche al mercato locale Pasar Beringharjo, i prezzi sono ridotti, ma occorre verificarne l’autenticità. Da lì in giornata abbiamo noleggiato uno scooter (la benzina non costa niente!) e siamo andati a visitare i bellissimi templi di Borobudur e Prambanan. Nel parco di quest’ultimo è possibile anche fare un giro sopra all’elefante indiano.

Dopo 3 giorni abbiamo preso un pulmino (scomodissimo ma economico) che ci ha portato fino al monte Bromo. Lì abbiamo dormito una semi-notte… Nel senso che l’escursione prevede una sveglia alle 2 del mattino, alle 3 si parte per Gunung Penanjakan, montagna da cui è possibile ammirare l’alba e il vulcano. Fa molto freddo ma ci sono venditori ambulanti che, per pochi soldi, vi noleggiano giacche pesanti. Da lì si scende nel mare di sabbia per raggiungere poi la vetta del Monte Bromo, volendo si può fare il tragitto anche a cavallo. Alle 10 del mattino partenza e lungo viaggio per Bali, precisamente Kuta Beach, patria del divertimento indonesiano. La strada principale è piena di locali ed è un’ammucchiata di gente tutte le sere. Le alternative spaziano dalle birrerie, la musica dal vivo, le discoteche al karaoke. Il karaoke indonesiano è bellissimo perchè si canta con una vera band, con veri strumenti musicali, e davanti solo un foglio con il testo della canzone. In alcuni locali si canta con i cantanti della band, in altri completamente da soli! Per quanto riguarda le discoteche, i cocktail costano ma ci sono sempre delle offerte. Purtroppo le discoteche sono per turisti, non si trova gente locale se non ragazze che, generalmente, sono lì e possono entrare per un motivo preciso. Di giorno la spiaggia è abbastanza affollata e le onde non troppo alte permettono ai principianti di provare il surf. Io ho fatto un paio d’ore di lezione con un ragazzo del posto che, sicuramente, si era improvvisato istruttore da un momento all’altro. E’ stata una vera soddisfazione quando sono riuscita a stare in piedi sulla tavola per 2 secondi! Poi tra il male alle gambe per 3 giorni e un’insolazione non ci ho più riprovato. Ma ho realizzato il sogno di cavalcare le onde che mi ha inseguito da quando ho visto “Point Break”.

Un giorno abbiamo noleggiato un altro scooter per fare escursioni in altre spiagge: Sanur non è niente di che, volevo provare il parapendio ma il mare era troppo mosso. Dreamland è stupenda, l’acqua ha dei colori da sogno, come dice il nome stesso, è un vero peccato che ci sia una folla di turisti, ombrelloni ovunque e ne abbiano fatto una colonizzazione di resort. Solo per avvicinarsi si paga un pedaggio. Abbiamo comunque parcheggiato dove volevamo e più che guardarci male non hanno potuto fare. Poi c’è Ulu watu, sede di un tempio abitato da scimmie ladre; io sono stata aggredita da una scimmietta urlante (e pensare che me le sarei portate a casa tutte) che mi è piovuta in testa derubandomi dell’elastico per i capelli. Si sospetta che siano addestrate dai custodi, infatti, l’unico modo per riavere indietro gli oggetti perduti è quello di comprare una banana dai custodi da usare come moneta di scambio. A parte questo il tempio è sito in un luogo meraviglioso, promontorio sul mare.

Ulu watu è anche il paradiso dei surfisti, quelli veri, con i muscoli e tutto il resto. Li si può ammirare da vicino, che passano sotto la grotta da cui si accede al mare con sotto il braccio la loro tavola da surf, o da lontano, dall’alto in mezzo al mare che si esibiscono. Consiglio un ultimo posto a Bali: Gimbaran. A noi l’hanno consigliato dicendo che c’erano ottimi ristoranti di pesce su un tramonto bellissimo. Si erano dimenticati di avvisarci che in questi ristoranti la cena costa 80 euro a testa! Il tramonto merita davvero, e proprio per questo motivo ci hanno speculato costruendo 10 ristoranti uno in fila all’altro fatti apposta per il turista medio. Non fatevi scoraggiare. Proseguite a sinistra, oltre il mercato del pesce, dove forse qualche ragazzo indonesiano vorrà farsi una foto con voi (non si sa perché adorino tutti questa cosa!), e arriverete in una capannina, con 3 tavoletti di plastica, dietro una stanzina con frigorifero e una grande griglia. Chiedete al padrone del posto di comprarvi quello che volete al mercato del pesce, e con 15 euro a testa farete una cena completa di aragosta e salsina piccante, che chissà dove altro ve la potete sognare! E dopo cena passeggiate sulla spiaggia e soffermatevi ad osservare i pescherecci che rientrano con le reti piene di pesciolini che donne con mani esperte raccolgono per venderli l’indomani al mercato.



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