L’India è ciò che mi ha ‘investita’ quando ero in cerca di risposte
Quando sono arrivata in Aiesec qualcuno ha detto “questa non partira’ mai”. Probabilmente col mio cappottino di lana, gli stivali di camoscio al ginocchio ed il bauletto Luis Vuitton apparivo troppo posh per tutto questo, troppo posh per vivere in un paese in cui ancora ben più del 50% dell’1,2 mld di abitanti vive al di sotto della soglia minima di sostentamento. Probabilmente era vero, non ero pronta, ma quando si tratta dell’India, nessuno lo e’. Non ero pronta a combattere ogni mattina con centinaia di donne per salire sul treno e raggiungere integra in tempo in un viaggio di 1 ora l’ufficio; non ero pronta a dover mangiare per terra e dividere i miei viveri con insetti, piccioni e talvolta ratti; a dover fare doccie fredde o lavare i panni a mano, non ero pronta ad avere una infezione alimentare quasi ogni mese o a perdere la voce per far valere i miei diritti, non ero pronta a vedere la gente attorno a me soffrire per ciò che noi diamo assolutamente per scontato: la salute ed il sostentamento. Non ero pronta e forse non lo sono neanche adesso…
L’india e’ il paese delle persone. Milioni a Mumbai ogni giorno da Borivali a Churchgate, da Churchgate a Virar, in fila lunghe decine e decine di metri nell’attesa di prendere il bus o in massa nell’estremo tentativo di salire sul primo treno in arrivo, perche’ tanto quello successivo sara’ altrettanto pieno. Milioni disposti a fare qualunque lavoro, dal lustrascarpe al riparatore di cerniere sul treno, dal venditore di cocchi al pulitore di orecchie, pur di sopravvivere dignitosamente, pronti a regalarti un sorriso anche alla fine delle lunghissime giornate di Mumbai… Milioni, pronti ad accerchiarti quando ne hai bisogno per investirti di consigli e indicazioni… ognuna ovviamente sempre diversa dall’altra! Milioni, pronti a trascinarti con loro durante un rituale di celebrazione del proprio Dio o semplicemente una cena di quartiere… Ogni giorno in India esci di casa e sai che qualcosa ti accadrà. Vedrai un rickshaw ribaltato da uno scontro con una mucca, una donna cieca disegnare immagini di paesaggi probabilmente mai visti, un uomo portare in bici la sua scimmia, macchine schizzare nel traffico senza regole e senza condizioni, gente mangiare e dormire agli angoli della strada senza inibizione… Probabilmente una donna proverà a derubarti mentre sei in fila all’ingresso di una moschea, un autista cercherà di estorcerti 1000 rupie per una corsa che ne vale 50, una bambina cercherà di venderti una ghirlanda di fiori per comprarci del latte o del riso. Probabilmente acquisterai in un’agenzia di viaggi un biglietto aereo di un volo che non esiste mentre verrai inseguito da un bambino al mercato che vuole restituirti il resto di sole 30 rupie, l’equivalente dei nostri inutili 50 centesimi, e una donna sul treno si alzerà sorridendoti per lasciarti il posto. Probabilmente, tornato a casa da quella interminabile giornata odierai tutto questo o forse, come è successo a me, lo amerai…
L’India per me non ha rappresentato solo una sfida, l’India e’ stata una riscoperta. La riscoperta di cio’ che sono, della persona che vorrei essere, dei valori che vorrei tramandare ai miei figli. L’India mi ha insegnato a piangere, a ridere, ad aprire il mio cuore, a lottare, a credere che i sogni siano realizzabili anche se non perfetti. Giorno dopo giorno, la paura e’ diventata coraggio, l’orgoglio comprensione, la debolezza forza. L’insicurezza certezza. Ho imparato ad apprezzare cio’ che pochi hanno: la felicita’ delle piccole vittorie odierne, la semplicità dei singoli gesti quotidiani, la mia famiglia. Ho imparato che gli amici veri sono sempre lì, nella distanza, nel tempo, nei cambiamenti, e che noi dobbiamo essere lì per loro. Ho imparato che certe persone devono deluderti perche’ altre possano sorprenderti. Ho imparato che l’invidia non esiste, o almeno, ho imparato a non provarne, perchè non è ciò che di materiale gli altri hanno in più a fare la differenza. Ho imparato che il rancore non serve, perchè non riporterà indietro cio’ che abbiamo perso. Ho imparato che la perfezione non esiste, e’ solo la nostra visione delle cose che puo’ renderle perfette. Ho imparato che a volte la comunicazione non e’ fatta di parole (e lì, credetemi, a volte e’ meglio che non lo sia..) e che non bisogna parlare necessariamente la stessa lingua per essere in perfetta sintonia. Ho imparato che le differenze culturali possono essere una barriera ma anche un ponte, se sappiamo guardare oltre. Ho imparato che la volonta puo’ cambiare le cose, puo’ cambiare le persone. La volonta’ che c’e’ nei volti di ognuna di queste persone ogni giorno: volonta’ di sopravvivere, volonta’ di emergere, volonta’ di riuscire. Quella volonta’ che non sappiamo di provare finche’ non arriviamo lì…
Adesso posso dire cos’e’ la mia India. E’ cio’ che mi ha investito quando ero in cerca di risposte, e’ cio’ che mi ha stupito quando ero disillusa, e’ cio’ che mi ha dato forza quando credevo di non averne, e’ cio’ che mi ha indicato la strada che volevo percorrere. E sono sicura che ogni viaggiatore, se doveste chiederglielo, vi risponderebbe qualcosa di diverso, perche’ e’ cosi’…l’India mostra solo quello che gli occhi sono in grado di vedere… Io ho visto me stessa e molto di piu’, ho visto il mio passato e il mio futuro, l’amore e l’amicizia, la sofferenza ed il dolore. Ho visto la gente attorno a me cambiare e cambiare la mia stessa percezione di loro.
Credo che ogni viaggio ci lasci qualcosa dentro, qualcosa che portiamo con noi per il resto della nostra vita, qualcosa che ci aiuta a vedere il mondo in maniera diversa e ad affrontare le difficoltà con più determinazione…e a chiunque sia alla ricerca di queste emozioni io consiglio di andare laggiù, nel paese delle molte religioni, dei milioni di dei e tradizioni, ed immergersi nel caos e nei colori, senza remore e senza pregiudizi, apprezzando tutto ciò che l’India può regalarti e che può insegnarti…