L’immensità dell’ovest… un viaggio a bocca aperta!
Assolutamente da lasciarmi a bocca aperta: BRYCE CANYON MONUMENT VALLEY LAS VEGAS (ebbene sì … non credevo proprio ed invece trovarmi davanti Las Vegas mi ha lasciato veramente impietrita … ricordo la faccia inebetita all’uscita dal exalibur, lungo il ponticello che lo collega al new york new york) DELICATE ARCH all’interno dell’Arches National Park (che prima di arrivare al delicate mi aveva lasciato indifferente e delusa … solo la vista del delicate mi ha fatto cambiare immediatamente idea … vale la pena fermarsi all’arches anche solo per vedere il delicathe) DEAD HORSE POINT (non mi sarei più spostata da quella vista) ZABRISKIE POINT nella death valley (verso la quale sono partita un po’ prevenuta … ed invece … uno dei più bei ricordi del viaggio) Per nulla deludenti: SAN FRANCISCO ZION National Park che per essere apprezzato deve essere “vissuto” e “camminato” anche solo per qualche trail LOS ANGELES (Prima di partire, leggendo i vari commenti, ero partita prevenuta nei confronti di Los Angeles pensando che sarebbe stata una delusione: nulla di più falso!!!!! A me e mio marito L.A. È rimasta nel cuore e l’abbiamo trovata bella quanto San Francisco, sebbene città diverse fra di loro. Bellissimo perdersi fra le strade di Beverly Hills, west Hollywood e Bell Air) ANTELOPE CANYON HORSE SHOE BEND MESA VERDE (Piacevolissima sorpresa anche Mesa Verde: sebbene rimanga un po’ fuori mano rispetto ai classici itinerari, secondo il mio modestissimo parere vale la pena la deviazione di qualche centinaio di Km. E perché no, anche un pernottamento) Cose che mi sono piaciute di meno e che non rifarei: PAGE (se si arriva in mattinata o nel primo pomeriggio, a meno che non si voglia visitare anche il Lake Powell, è inutile pernottarci, perché a parte lo sbalorditivo ed imperdibile Antelope Canyon che porta via un’oretta e mezzo ed un salto all’altrettanto imperdibile HorseShoe Bend … non c’è nulla da fare!!! Noi ci siamo trovati “fermi” una mezza giornata a Page che come cittadina non offre veramente nulla, senza sapere che fare … ore preziosissime che avremmo potuto dedicare al Grand Canyon) SEQUOIA NATIONAL PARK (non perché sia brutto, ma perché meno spettacolare degli altri) Discorso a parte per il GRAND CANYON: ci ha lasciati un po’ delusi, ma solo perché purtroppo gli abbiamo dedicato troppo poco tempo e ci siamo dovuti accontentare di dargli un’occhiata veloce da tutti i view points; secondo me è necessario fare qualche trail. Le nostre ricerche per organizzare il tanto agognato on the road nel west degli Stati Uniti hanno avuto inizio quasi un anno prima della parteza (agosto 2009) … come sempre viaggio on the road assolutamente organizzato da noi (prenotazioni effettuate on line molti mesi prima della partenza per ottenere le offerte migliori) grazie all’aiuto di consigli trovati su www.forumviaggiatori.com e www.turistipercaso.it: quest’anno c’è una novità. A me e a mio marito si aggiungono anche i miei genitori: il primo viaggio della loro vita fuori dall’italia .. E primo volo aereo … direi che hanno iniziato subito con il botto! Volo prenotato a dicembre online tramite Orbtiz (www.orbitz.com): voli United – andata 30 luglio (Malpensa – San Francisco) e ritorno 17 agosto 2008 (Los Angeles – Malpensa) al prezzo di € 875,00 a testa, tasse comprese, che considerando il periodo di viaggio (luglio/agosto) mi sembra una buona offerta (col senno di poi avrei aspettato due mesi in più a prenotare il volo, solo per il fatto che a dicembre gli orari per l’estate successiva non sono ancora confermati, per cui il volo è a rischio modifiche, come è successo a noi, cosa che ci ha causato qualche problema al check in) Immediatamente (ci sono due giorni di tempo dalla prenotazione) stipulo la polizza annullamento volo con http://www.viaggisicuri.com/ per € 55,00 a testa Noleggio dell’auto prenotato tramite l’agenzia online e-noleggio auto (www.enoleggioauto.com): scelta azzeccata in quanto per 705,00 € (compresi 4 guidatori aggiuntivi, primo pieno di benzina gratis, ed assicurazioni) per 18 gg. Di noleggio, ci prenota un minivan da 8 posti con la compagnia Dollar: prenotare direttamente con la Dollar senza passare da enoleggio auto ci sarebbe costato un centinaio di euro in più! Consiglio sull’auto: forse un 4×4 non è necessaria, ma a mio parere sarebbe stato meglio averla … a qualche strada abbiamo dovuto rinunciare, e le sterrate che abbiamo comunque voluto fare, hanno messo a dura prova le sospensioni della nostra macchina. Pernottamenti prenotati on line con largo anticipo (febbraio) direttamente dai siti degli hotel stessi previa consultazione di www.tripadvisor.it. Per i venti giorni di viaggio i pernottamenti hanno inciso sul nostro low-budget di circa un migliaio di euro a coppia. Prevalentemente abbiamo dormito nei motel, sempre gradevolissimi, puliti e, dato anche il prezzo molto conveniente, assolutamente soddisfacenti ed al di fuori di ogni aspettativa. Affare con il Luxor di Las Vegas: € 45,00 a notte a camera!! E che signora camera … Assicurazione sanitaria stipulata circa 4 gg. Prima della partenza tramite il sito www.insurancebookers.it che al costo di € 60,10 ci offre copertura “oro” per i 20 gg. Di viaggio (10 milioni di € di copertura per spese mediche). Solo per mio padre (che da anni soffre di problemi alla schiena) stipuliamo per € 120,00 la polizza Mondial Care con Mondial Assistance (www.e-mondial.it) che ha le stesse condizioni di Insurancebookers con l’unica differenza che “copre” anche in caso di ricovero o cure per malattie pregresse (come nel caso di mio padre), cosa che Insurancebookers non garantiva. Alla fine 19 giorni di viaggio negli States ci sono costati complessivamente (volo, noleggio auto, benzina, pernottamento, pasti, shopping, souvenirs, pedaggi, ingressi) circa € 4.200,00 a coppia (per la cronaca quanto spendono dei miei conoscenti solo per l’affitto di un appartamento al mare in Romagna nel mese di luglio … Evviva l’italia …). Ed ecco in breve il mio itinerario di viaggio giorno per giorno, dove riporto consigli e pareri del tutto personali e soggettivi. Giovedì 30 luglio: PARTENZA per SAN FRANCISCO Non mi sembra vero: l’ora della partenza è arrivata, siamo al check in Lufthansa (il ns. Volo è United ma la prima tratta milano-francoforte verrà operata da Lufthansa). Arriva il momento del check-in, consegniamo i passaporti ed il nostro entusiasmo viene spezzato dallo stuart di terra che, quasi in imbarazzo, ci avvisa che c’è un problema: con il nostro numero di prenotazione risulta un volo cancellato (milano-chicago-san francisco) per cui non ci può dare la carta di imbarco; gli faccio presente che già a febbraio United (tramite Orbitz) ci aveva comunicato che quel volo (milano-chicago-san francisco) era stato cancellato e che in quell’occasione United ci aveva riprotetto su un altro volo (milano-francoforte-san francisco). Impietosito dalla mia faccia terrorizzata e dai miei occhi lucidi, lo stuart ci dice di aspettare un’oretta cosicché nel frattempo prova a risolvere con la sua responsabile. Al termine di quella interminabile lunga ora la responsabile Lufthansa ci avvisa che c’è stato un disguido da parte di United che non aveva aggiornato i nostri biglietti quando a febbraio c’era stato modificato il volo. I minuti passano, la responsabile Lufthansa continua a sollecitare telefonicamente United affinché ri-emetta i biglietti … manca circa un’oretta all’imbarco .. Ogni speranza è persa … finché vediamo la responsabile Lufthansa con 4 biglietti in mano nuovi di zecca. Non sappiamo come ringraziarla … lei per la lunga attesa si scusa e per farsi perdonare ci fa espletare tutte le successive formalità (controlli, dogana, ecc.) nella corsia riservata ai clienti della business class. Voto United: 0 Ora posso dirlo: U.s.a. Stiamo arrivando! Consiglio n. 1: se fate scalo a Francoforte tra un volo e l’altro tenetevi almeno due orette perché tra trovare il gate giusto (il mio era tutt’altra parte … abbiamo dovuto prendere anche il trenino interno) ed i controlli (molto più rigorosi rispetto a quelli di Malpensa) siamo arrivati appena in tempo. Consiglio n. 2: Tenete sempre il Modulo Esta ) dentro al passaporto … a noi lo hanno sempre chiesto. I voli, tutti in perfetto orario, passano senza alcun tipo di inconveniente (sedili molto più comodi e larghi per la tratta milano-francoforte cheper quella lunga francoforte-san franfisco!) e, a parte qualche turbolenza che la mia dose di Tavor (che una terrorizzata dagli aerei come me è costretta a prendere per non farsi venire un attacco di cuore in volo) riesce ad “addolcire” … dopo 11 ore di volo atterriamo in suolo americano. Rispetto a tre anni fa, i controlli all’immigrazione sono stati molto più veloci e sbrigativi. Dopo un’oretta siamo sul taxi (abusivo!) che per 45 dollari ci porterà al nostro hotel … non dormiamo da più di un giorno per cui dopo una cena veloce in un take-away giapponese vicino all’hotel, andiamo subito a dormire. Pernottamento: HOTEL MAYFLOWER .. Voto 8: consigliato!Vicino ad Union Square, datato ma pulito, prima colazione inclusa, camere ampie e silenziose, parcheggio dell’hotel gratuito per chi ha macchine compatte, altrimenti convenzione con un parcheggio custodito a poche centinaia di metri – costo totale per 3 notti a camera: 311,85 dollari http://www.sfmayflowerhotel.com/ Venerdì 31 agosto SAN FRANCISCO CONSIGLIO su San Francisco: se è possibile, tenersi almeno tre giorni per visitarla! A noi le due giornate piene che avevamo a disposizione per S.F. Non ci sono bastate per fare tutto quello che ci eravamo prefissati (nonostante il jet lag ci rendesse operativi già dalle sette di mattina); probabilmente un giorno in più a San Francisco non guasterebbe. La prima mattina imbocchiamo Powell Street (piena di negozietti e bar) e prima ci fermiamo ad Union Square dove alcuni artisti espongono le loro opere ma che, data l’ora, è ancora deserta. Decidiamo di proseguire su Powell Street per andare al Visitor Center: è ancora chiuso per cui ci viene in aiuto un simpaticissimo senzatetto (che si autoproclama il senzatetto meglio vestito di San Francisco) che ci indica dettagliatamente quali mezzi pubblici prendere. All’incrocio tra Powell e Market Street c’è il capolinea della famosa Cable Car e decidiamo di provarla subito (a quell’ora ancora non c’è fila) CONSIGLIO: una singola corsa in cable car costa 5 dollari per cui chi ha in programma di muoversi con i mezzi pubblici (preziosi a fine giornata dopo km. Percorsi su e giù per San Francisco), conviene l’abbonamento giornaliero al costo di 11 dollari, valido su tutti i mezzi,cable car compresa, fino alla mezzanotte. Prima tappa Lombard Street che percorriamo a piedi: graziosissima. Da Lombard Street raggiungiamo in dieci minuti a piedi il Fishermans Wharf: non abbiamo fatto i conti con il preannunciato freddo di san francisco (che non immaginavamo così tanto fredda) per cui tappa obbligatoria nel primo negozio di souvenirs dove per 19 dollari acquistiamo felpe. Bicchierone di cioccolata calda in mano e via a visitare i vari Pier da dove si riesce a scorgere il Golden Gate (che non avremo mai l’onore di vedere senza nebbia) ed Alcatraz. Dopo un bel pranzetto ristoratore (panini ripieni di insalata di pesce) ed una visita al Pier 39 per vedere i tanto famosi, quanto teneri, leoni mariti, riprendiamo la cable car. Scendiamo al capolinea della cable car a Powell Square che nel frattempo si è animata ed è un piacere ammirare tutti gli artisti di strada presenti. Al visitor center acquistiamo la piantina dei mezzi pubblici e prendiamo il tram per raggiungere Alamo Square: il tram si ferma “su richiesta”: quando si decide di scendere, si tira il filo ed il tram si ferma al primo incrocio …. Comodo … (per salire invece bisogna andare nelle fermate segnalate). Bellissime le seven ladies in alamo square: CONSIGLIO: In cima alla collina da cui si ammirano le seven ladies c’è un bagnetto pubblico: lì davanti ci sono fiori dentro a vasi fatti con scarpe vecchie … Tappa successiva Il Golden Gate Park, ma siamo stanchi e facciamo una visitina veloce a quello che credevo fosse il Japanese Garden (sono ancora convinta che quello che ho visto non era il Japanese Garden!) Scendiamo nuovamente a Powell/Market Street, giro per i negozi ed i centri commerciali che la circondano e dopo una imperdibile visita al negozio di Marc Jacobs in Fillmore Street, torniamo in albergo. Stasera ancora giapponese. Sabato 1 luglio – SAN FRANCISCO Per stamattina abbiamo in programma la visita delle 9 ad Alcatraz prenotata direttamente un mese prima sul sito ufficiale www.alcatrazcruises.com al prezzo di 26 dollari a testa (impossibile trovare i biglietti se non tramite prenotazione). La visita ad Alcatraz è molto ben organizzata (per tutti a disposizione c’è l’audioguida anche in italiano) che , tramite la voce narrante di chi nel carcere c’è stato veramente (guardie carcerarie, prigionieri, ecc.) permette di conoscere misteri ed antefatti di questo terrificante carcere: ci si immedesima talmente tanto che sembra di viverla in prima persona. Voto Alcatraz: 8 (anche per il panorama che offre su San Francisco) Terminata la visita ad Alcatraz (nel frattempo si è fatta ora di pranzo) approfittiamo della vicinanza per tornare al Pier 39 e visitarne i negozietti dove abbiamo occasione di pranzare finalmente con la deliziosa clam chowder da Boundin (ottima scelta!!) Il pomeriggio lo trascorriamo a cercare di trovare il punto migliore per fotografare il Golden Gate: dal Pier prendiamo il tram che ci lascia nell’elegante quartiere di Pacific Heights (consigliato!) da cui raggiungiamo dapprima Marina e poi il Presidio da cui si ha un bellissimo panorama sul Golden Gate Da Presidio volevamo spostarci verso Castro (il quartiere gay) e nel tentativo di cercare la fermata del tram giusta, passiamo vicino all’Exploratium-Palace of Fine Art di cui non avevo mai sentito parlare, ma che invece merita una visitina vista la vicinanza anche con Presidio Ovviamente prendiamo il tram sbagliato, ed invece che a Castro scendiamo nel quartiere dei figli dei fiori Haight Ashbury: tutto sembra essersi fermato all’era degli Hippies, il quartiere è fantastico e molto caratteristico. Probabilmente è quello che ci è piaciuto di più a San Francisco Siamo molto rammaricati perché abbiamo perso troppo tempo a cercare i tram giusti ed è già ora di andare a ritirare l’auto a noleggio e non abbiamo più tempo per continuare la nostra visita verso Castro. Peccato! L’ufficio Dollar è vicino a Powell Street. L’auto era prenotata per le 17 … arriviamo alle 17.55 e l’ufficio chiude alle 18! Il giapponese della reception si arrabbia (ma noi in buona fede, credevamo che l’ufficio fosse aperto 24 ore su 24), corre come un pazzo, ci fa firmare tutto al volo e ci consiglia l’assicurazione per il soccorso stradale al costo di 7 dollari al giorno: sono titubante ma alla fine cedo. Sia io che mio padre vogliamo segnarci come guidatori aggiuntivi ma per farlo, bisogna essere presenti di persona ed avere patente e carta di credito. Mio padre è rimasto a Market Street per cui non è possibile aggiungerlo fra la rosa dei driver, ma l’omino dice che possiamo farlo in qualsiasi momento in qualsiasi ufficio Dollar. Dopo poco siamo lungo le strade sali/scendi di San Francisco a bordo del nostro minivan rosso fiammante Chrysler Grand Caravan, date le dimensioni non possiamo posteggiarlo nel parcheggio del nostro hotel, per cui su consiglio della receptionist andiamo al vicinissimo parcheggio custodito che dista nemmeno 5 minuti a piedi dal nostro hotel (840 Sutter Street): il costo giornaliero è di 22 dollari. Domenica 2 agosto: SEQUOIA NATIONAL PARK Oggi inizia il nostro on the road. Prima tappa il Sequoia National Park: la strada è lunghissima e soprattutto noiosa. Al Sequoia prendiamo il National Pass che ha validità un anno e ci consente l’ingresso illimitato in tutti i Parchi Nazionali degli Stati Uniti per il costo di 80 dollari (inevitabile prendere l’annual pass per chi come noi ha in programma di visitare tutti i parchi …) Primo errore del viaggio: entriamo al Sequoia National Park dall’entrata sud (per intenderci quella di Three Rivers) quando invece sarebbe stato meglio entrare dal nord (entrata di kings Canyon) dove si trova il General Grant Tree. La nostra visita al Sequoia si limiterà quindi alla sola zona circostante il General Sherman: da qui per tornare verso il General Tree ci vogliono oltre quattro ore fra andata e ritorno (e io che credevo fossero vicini!!!) e visto che è già primo pomeriggio e che non vogliamo visitare il parco dalla macchina, ma cercare di fare anche qualche trail ci rassegniamo e decidiamo di lasciare perdere il General Grant (che nervoso non farlo solo perché siamo entrati dall’entrata sbagliata!) Voto Sequoia: 7 (la cosa che ci è piaciuta di meno, anche se utile come tappa di avvicinamento alla death valley). Iniziamo la visita con il breve trail Big Tree Trail nelle vicinanze del Giant Forest Museum (1 km. – 1 h. Round trip) un breve percorso circolare immersi nelle sequoia Riprendiamo la macchina per andare al General Sherman Tree, l’attrazione principale del parco (mezzo miglio dal parcheggio)da cui decidiamo di proseguire lungo il Congress Trail (3 km. Round trip) Immancabile la foto nel Tunnel Log (provenendo da Three Rivers, la deviazione è a est, prima del Giant Forest Museum)e la visita a Moro Rock: breve trail ma faticoso (circa 1 km.) che permette di arrivare in cima ad una roccia (la roccia bianca che si vede dalla macchina lungo la strada che porta al Sequoia): io soffro di vertigini e mi fermo a metà strada (già da lì il panorama è incredibile), ma gli altri proseguono e arrivano sul picco da cui la vista è da lasciare senza fiato Pernottamento a Three Rivers, al LAZY J RANCH MOTEL il più caro di tutto il viaggio (140 dollari a camera a notte) ma veramente delizioso ed immerso nella natura Lunedì 3 agosto: DEATH VALLEY Oggi altro lungo spostamento per raggiungere la Death Valley. Partiamo con molta calma per cercare di arrivare alla death valley verso sera quando le temperature calano (o almeno così crediamo). La strada è monotona e non c’è nulla di interessante lungo il percorso, ma fortunatamente per spezzare il tragitto seguo il consiglio trovato sul Forumviaggiatori e facciamo una breve deviazione (una ventina di miglia) per RANDSBURG un’autentica città fantasma dove vivono solo un’ottantina di persone (è per questo che viene soprannominata Living Ghost Town): non è segnalata in nessuna guida, ma la visita vale veramente la pena. Assolutamente consigliata. E’ una cittadina fantasma, ancora sconosciuta, e quindi non ancora presa d’assalto dai turisti. Gli unici 4 eravamo noi … tutto molto autentico tanto che ci sentiamo catapultati all’era dei pionieri. A Randsburg abbiamo un primo assaggio del caldo che ci seguirà per tutta la death valley: più ci avviciniamo alla death valley e più i paesaggi assumono sembianze lunari Entriamo nella death valley con il termometro che segna circa 110 farenaith (43°) e abbiamo il primo inconveniente del viaggio: la strada è a tornanti ed inizialmente si sale fino a 4.000 piedi (circa 1.200 mt.): quando inizia la discesa … I nostri freni prendono letteralmente fuoco, riusciamo a frenare tirando il freno a mano e, avvolti nel fumo dei nostri freni, dobbiamo aspettare che si raffreddino (e noi che controllavamo solo la temperatura del radiatore!) … l’odore dei freni bruciati ci accompagnerà per tutto il viaggio. Il pernottamento è da tempo prenotato allo Stovepite Wells Village (l’unico dentro la valle e prima di arrivare a Furnace Creek) http://www.stovepipewells.com/: pulito e silenzioso: costo 135 dollari a camera. Vicino ci sono le dune di sabbia dove aspettiamo il tramonto. Il caldo è allucinante! Anche quando usciamo dalla stanza verso le dieci di sera per fare una foto in notturna, l’aria è soffocante. Martedì 4 agosto: DEATH VALLEY e LAS VEGAS Mattinata dedicata alla Death Valley, una delle cose che mi ha più piacevolmente sorpresa! Partenza alle sei di mattina per cercare di evitare il caldo … Zabriskie Point: indimenticabile, voto 10 Badwater: il punto più basso degli Stati Uniti (- 855 mt. Sul livello del mare): paesaggio lunare, un piccolo stagno salato è ciò che rimane di un immenso lago che ricopriva la valle anni e anni fa Devils Golf Course: distesa di sale in mezzo al deserto dove il vento a scolpito delle strane figure. Per arrivarci breve strada sterrata (nulla di imperdibile!) Artist Drive: altro spettacolo della natura. Le rocce assumono una varietà di colori sbalorditive! C i siamo addentrati per qualche centinaia di metri tra le rocce: esperienza meravigliosa .. Non si sa se sia il caldo a lasciare senza fiato o la magia del posto! Il caldo inizia ad essere insopportabile, si avvicina l’ora di pranzo: i miei genitori decidono di addentrarsi dentro il Golden Canyon, noi … passiamo il testimone. Al ritorno ci riferiscono che si è bello, ma nulla di imperdibile rispetto anche a quello che abbiamo visto precedentemente. Mio marito decide di lasciar perdere Dante’s View: è un percorso in salita; i nostri freni sono già stati messi a dura prova e memori dell’esperienza del giorno prima, seppure a malincuore, decidiamo di saltare questa tappa. Pranzo nel Market di Furnace Creek e partenza alla volta di Las Vegas. Che dire di Las Vegas … che meraviglia!!!!! Non era preparata a tanta bellezza! Non ci sono parole per descriverla … forse sì, esagerata … ma fantastica! Non potrà mai dimenticare la faccia di mia mamma all’entrata del Luxor … E’ primo pomeriggio, ma non possiamo perdere del tempo ed .. Andiamo immediatamente alla scoperta di Las Vegas; sì, il caldo è allucinante, ma non riusciamo a fermarci Passiamo tutto il pomeriggio dentro ai casinò del luxor e dell’excalibur. Alla fine mi fiondo al new york-new york: impressionante, ma mi sembra di essere tornata indietro di tre anni…tutto sembra la riproduzione esatta delle strade di quella che per me è ancora la città più bella del mondo! Ci incontriamo con i miei: stasera cena-buffet al Luxor dove per 22 dollari a testa mangiamo tutto quello che vogliamo! Cucina internazionale … mangiamo fino a stare male. Ci fondiamo nella notte di Las Vegas: trovarsi davanti Las Vegas di notte non ha prezzo!!! Bocche aperte all’uscita dell’Excalibur quando ci si trova davanti all’immensità della statua della libertà … voglio rimanere qui per tutta la vita. Nonostante l’orario è ancora un caldo pazzesco … ma non riusciamo a fermarci e continuiamo a camminare: la strip ci ha rapiti. Arriviamo fino al Bellagio per assistere allo spettacolo emozionante delle fontane … ormai è quasi l’una di notte e decidiamo di tornare indietro passando dall’altra parte della strada … stremati (io e mio marito è dalle 5 della mattina che siamo in piedi)! Pernottiamo al Luxor Hotel/Casinò: http://www.luxor.com/ camera prenotata a febbraio per 65 dollari a notte! Affarone – voto 10! Mercoledì 5 agosto LAS VEGAS Stamattina ci concediamo il lusso di dormire fino alle 11. Pomeriggio dedicato al Premium Outlet: prezzi convenientissimi (niente in confronto ai nostri outlet) … non si sa da che parte iniziare! Il termometro tocca 119 gradi … fortuna che tra un negozio e l’altro ci sono le docce a vapore ghiacciato … Sera dedicata nuovamente ai casinò .. Sempre a piedi lungo la strip dal Mandalay Bay arriviamo fino all’Alladin … stasera oltre a quelli visti ieri, passiamo anche dal Mirage, dal Ceaser Palace, dal Treasure Island, Venice … rimaniamo a bocca aperta .. Las Vegas ha la capacità di non smettere mai di stupirci! E’ troppa … Anche stasera il tempo vola … e non ci accorgiamo dei km. Macinati! Sono quasi le due di notte e siamo ancora al Venice! Scopriamo solo alla fine (una fermata prima del capolinea) che a Las Vegas c’è anche la monorotaia che collega l’MGM (l’unico che mi ha disgustato per la presenza dei leoni dentro una vetrina … delinquenti!) a Freemont Street che per mancanza di tempo, purtroppo, non riusciamo a visitare .. Ci fossimo accorti prima della monorotaia saremmo riusciti a fare tutto. Consiglio: all’andata percorrere a piedi tutta la Strip … ritorno in monorail. Giovedì 6 agosto: ZION NATIONAL PARK Lasciamo a Las Vegas direzione Zion National Park. All’uscita di Las Vegas quel maniaco di mio marito ci costringe ad una sosta in prossimità della base militare di Nellis che per un malato di aerei militari come lui … è il top dei top … (?!) Riprendiamo la marcia .. Il paesaggio cambia notevolmente. Arriviamo allo Zion verso le 14 (perdiamo un’ora perché nello Utah la lancetta dell’orologio va spostata un’ora avanti rispetto all’orario del nevada e della california). Breve visita al Visitor Center e via con i trail. Primo trail Upper Emerald Pools (4.8 km. Andata e ritorno, circa 2 ore): la bellezza non è tanto nelle piscine naturali, ma nel percorso per arrivarci da cui si ha una panoramica su paesaggi favolosi. Prima si raggiunge lower pools (data la stagione è praticamente priva di acqua, c’è solo una minuscola cascata), middle pools (poca acqua)ed infine upper pools: la più bella delle tre; finalmente un bel laghetto dove immergere i piedi Riprendiamo lo shuttle (l’unico modo per girare dentro lo Zion) e scendiamo all’ultima fermata (temple of Sinawava) per fare il Riverside Walk, una breve e facile passeggiata (3.2 km. Andata e ritorno) che segue il percorso del fiume (Virgin River). Alla fine del Riverside Walk, ci si può addentrare dentro al Virgin River (trail: the Narrows): il percorso è lungo uno decina di miglia; noi ovviamente non lo facciamo tutto, ma ci addentriamo solo una manciata di km: straordinaria esperienza. Camminare dentro il fiume, con l’acqua che arriva fino alle cosce, affiancati da altissime pareti di roccia, è un’esperienza straordinaria. Peccato che è quasi sera … avremmo continuato a camminare ancora per ore. Pernottamento presso il CANYON RANCH MOTEL a Springdale (ultimo e delizioso paesino prima dell’ingresso allo Zion NP) http://www.canyonranchmotel.com/: camera a 84 dollari + tasse. Motel ben curato, immerso nel verde e ai piedi delle montagne dello Zion. La fermata dello shuttle che porta al visitor center è proprio di fronte al motel… consigliato Venerdì 7 agosto: ZION N.P. – BRYCE CANYON Ottima la scelta di fermarsi una notte nei pressi dello Zion, visto che abbiamo ancora una mattinata da dedicargli .. Programma di stamattina Angel’s Landing descritto come uno dei trail più faticosi. Alle 7 di mattina lo shuttle ci lascia all’inizio dell’Angel’s Landing (8 km. Andata e ritorno), più “pesantuccio” rispetto agli altri (niente però di così massacrante), ma assolutamente imperdibile. L’andata è tutta in salita (fortunatamente a quell’ora è tutta in ombra), ma niente di preoccupante. Il paesaggio che ci circonda è da togliere il respiro. Dopo circa un’oretta siamo in cima: che natura! Che colori! Rimaniamo indecisi se fare gli ultimi 800 mt. Quelli che portano proprio sul picco. Non sono come mi aspettavo: sapevo che c’erano gli strapiombi sia a destra che a sinistra, ma credevo che almeno ci fosse un sentiero. Invece nulla: bisogna arrampicarsi sulla parete rocciosa aiutandosi con una corda. Io e miei genitori lasciamo perdere … troppe vertigini e nulla a cui aggrapparsi! Mio marito prova da solo .. Ma dopo una mezzoretta torna indietro … non si fida a fare tutto da solo! Certo la curiosità di sapere cosa si veda da lassù rimane, ma il panorama è sensazionale anche senza arrivare sul picco. La discesa è più semplice ed in 40 minuti siamo di nuovo alla fermata dello shuttle CONSIGLIO: Non si può visitare lo Zion senza fare qualche trail. E’ un parco maestoso, che si apprezza solo se si fanno almeno un paio di trail. Farlo solo con lo shuttle e scendere solo ai view points è una perdita di tempo. Salutiamo lo Zion dalle Wepping Rock (0.8 km – 0.30 minuti andata e ritorno). Partiamo alla volta del Bryce Canyon percorrendo la Scenic Byway che più mi è rimasta nel cuore: la UT 12 … che paesaggi: le foto si sprecano!!! Entriamo al Bryce che è pomeriggio inoltrato: al tramonto (che voglio aspettare dal Sunset Point) mancano ancora due orette, così decidiamo di non perdere tempo e di percorrere tutta la Panoramic Route fino al Rainbow Point, fermandoci in tutte gli overviews. Tutte le volte che si scende dalla macchina, si rimane interdetti … è possibile che esistano posti del genere? Ma il meglio deve ancora arrivare: ci siamo lasciati l’anfiteatro per ultimo no, non è possibile! Che meraviglia!! Credo di aver avuto la bocca spalancata per tutto il tempo … aspettiamo il tramonto lì e ci lasciamo per la mattina successiva il Navajo Loop trail che permette di scendere fino in fondo al canyon per poi ovviamente risalirlo. Dimenticavo … freddo allucinante! Pernottamento nella vicina Tropic (6 miles) al BYBEE’S STEPPINGSTONE MOTEL http://www.brycecanyonsteppingstone.com/ (camera 77.38 dollari a notte): motel pulito, ampio .. Anche se il nostro vicino di stanza ha ben pensato di guardare la TV tutta la notte … Sabato 8 Agosto BRYCE CANYON – DEAD HORSE POINT Anche stamattina sveglia presto … freddo barbino … ci aspetta il trail all’interno del Bryce Canyon. Noi abbiamo scelto di fare il trail combinato Navajo Loop + Queen’s Garden: in pratica si scende del sunset point e si risale dal sunrise point, o viceversa, ma si dice che sia più facile fare come abbiamo fatto noi (4.6 km. 2 ore): indescrivibile. Il Bryce è favoloso, ma probabilmente fare questo trail ci ha fatto innamorare ancora di più del parco: passare in mezzo agli hoodoo, in mezzo agli archetti che si sono creati è un’esperienza favolosa che ci ha fatto sentire parte integrante della natura. CONSIGLIO: Navajo Loop imperdibile! Salutiamo il Bryce … si riparte direzione Moab dove abbiamo prenotato due notti per riuscire a visitare l’Arches e un po’ di Canyonlands (di quest’ultimo riusciremo a fare solo il dead horse point visto che la giornata piena sarà dedicata interamente all’Arches). Continuamo a percorre la splindita Scenic Drive UT24: ma siamo in ritardo e dobbiamo rinunciare a visitare sia il Capitol Reef che la Goblin Valley. Arriviamo nelle vicinanze di Moab giusto in tempo per il tramonto che mi voglio godere dal Dead Horse Point (ingresso 10 dollari; non è valido l’annual pass perché è un parco statale) Incredibile … anche il Dead Horse Point rimarrà per sempre una delle più belle immagini catturate … meraviglioso contemplare l’immensità della natura … passo ben due ore in contemplazione … se non fosse per il buio sarei rimasta ancora di più! Mi ha catturata … A Moab pernottiamo al MOAB RUSTIC INN http://www.moabrusticinn.com/ (costo a camera a notte 101 dollari): camere spaziose con annesso cucinotto … che per una sera ci ha risparmiato di andare a mangiare fuori … e lavanderia a gettoni! Meno male … Domenica 9 agosto ARCHES N.P. Credevamo di dedicare all’arches una mezza giornata e l’altra metà a Canyolands: niente di più falso! Per visitare l’Arches ci è servita una giornata intera. Piccolo appunto sull’Arches National Park: troppi troppi turisti (ne arrivavano pullman pieni)! Sarà stato per questo,ma inizialmente il parco non ci aveva preso per niente; sì, paesaggi grandiosi, ma non era riuscito a farci battere il cuore come gli altri parchi visitati precedentemente e la prima impressione era quella di un parco “sopravvalutato”. Stavo già pensando di scrivere una recensione negativa sull’Arches, quando fortunatamente mi sono trovata davanti il Delicate Arch e … ho cambiato subito opinione! Il solo Delicate Arches vale la visita all’Arches. Comunque, mattinata dedicata a: trail Park Avenue (3.2 km round trip – 1 ora) che porta all’interno di un canyon (non ci sono archi) fino ad arrivare sotto le Three Gossip e la sheep Rock : da fare Balanced Rock: ci sembra che la roccia in equilibrio su un’altra possa cadere da un momento all’altro: da fare (sempre che si esca vivi dalla marea di turisti presenti) Windows Loops (1.6 km) che in un’oretta andata e ritorno porta alle North e South Windows e al Turrent Arch: da fare! Double Arch (1.2 km. Andata e ritorno) che facciamo un po’ di corsa a causa del caldo … è già l’una passata … ma perché il tempo passa così fretta? da fare A pranzo torniamo a Moab per evitare il caldo pomeridiano dell’Archces. Rientramo all’Arches: destinazione la parte nord … solo che il tempo vola e non riusciamo a fare tutto quello che volevamo anche perché dobbiamo essere al Delicate in tempo per il tramonto. Prendiamo il trail del Devils Garden ma lo percorriamo solo fino al Landscape Arch (2.6 km. Andata e ritorno, mezz’ora), da fare, anche se fra tutti gli archi è quello che mi ha colpito di meno Al ritorno verso il parcheggio ci fermiamo sia al Pine Tree Arch e al Tunnel Arch che rimangono per strada sempre lungo il Devils Garden, ma si possono anche evitare, soprattutto il Tunnel Arch. Ripreso possesso della macchina ci avviamo verso il parcheggio del Delicate Arch, passando prima dallo Skyline Arch (carino, ma non imperdibile) e dal Sand Dune Arch (da fare) Finalmente arriviamo al parcheggio da dove inizia il Delicate Arch Trail (4.8 km. – noi ci abbiamo impiegato 40 minuti per arrivare in cima, ma con passo moooolto svelto per paura di perderci il tramonto). La salita verso il Delicate Arch è abbastanza faticosa, ma assolutamente fattibile … saliamo a passo spedito … il respiro mi manca per la fatica ma .. Volto l’angolo e mi trovo davanti agli occhi uno degli spettacoli più belli mai visti fino ad ora! Ogni commento sarebbe superfluo …. Voglio godermi questo momento che nemmeno la fila di turisti per la foto sotto l’arco riesce a rovinarmi. Rimaniamo in contemplazione ad ammirare le varie sfumature che via via l’arco assume e, quando ormai il sole è tramontato, riprendiamo il sentiero che ci condurrà alla macchina … ora capisco perché il Delicate Arch è il simbolo dello Utah. Consiglio: NON accontentarsi di vedere il Delicate Arch dal viewpoints. Bisogna assolutamente arrivarci sotto. Se si ha poco tempo, piuttosto lasciate perdere tutto il resto, ma il Delicate Arch trail è da fare CONSIGLIO: se si ha intenzione di fare sia Arches che parte di Canyolands, almeno due giornate piene a Moab bisogna starci (3 notti) Lunedì 10 agosto: MESA VERDE NATIONAL PARK Mattinata di trasferimento. Oggi lasciamo lo splendito Utah ed entriamo nel Colorado destinazione Cortez, cittadina nelle vicinanze del Mesa Verde National Park, un sito archeologico dove sorgono diverse abitazioni degli indiani incastonate nella roccia risalenti a più di 2.000 anni fa Arriviamo al Mesa Verde nel primo pomeriggio: primo passo ,prendere i biglietti per le abitazione che vogliamo visitare. Siccome nella stessa giornata non si può visitare più di una casa e visto che domattina dobbiamo ripartire, io e mio marito facciamo due file separate in modo da prendere i biglietti sia per Cliff Palace che per Balcony House, forse le due più famose. Ci sentiamo in colpa come dei ladri, ma in seguito ci accorgiamo che tutti fanno in questa maniera (magra consolazione). Le visite sia per Cliff Palace che per Balcony House sono da fare esclusivamente con i ranger: le nostre visite sono prenotate alle 16 e alle 18. Nelle due ore che abbiamo libere decidiamo di fare un salto a Spruce Tree House, l’abitazione meglio conservata di Mesa Verde (mezzoretta andata e ritorno)che si può visitare in completa autonomia. Visita veloce all’adiacente Museum e poi ci dirigiamo verso Balcony House dove ci dobbiamo incontrare con il Ranger per iniziare la visita. Il bello di questa abitazione è l’avventura! Per raggiungerla bisogna salire una scala a pioli di 10 mt. Così come per uscirne bisogna arrampicarsi su una scala a pioli di 20 metri: strapiombo a destra, sinistra e … sotto! Bisogna anche percorrere a carponi un tunnel largo 46 cm Visita comunque interessante Per le 18 avevamo prenotato la successiva visita a Cliff Palace la più grande abitazione rupestre di Mesa Verde: meno avventurosa di Balcony House, ma ancora più bella. Terminiamo la visita a Mesa Verde percorrendo in auto il circuito del Mesa Top Loop Road lungo il quale ci sono diversi viewpoints che permettono di vedere dall’alto le abitazioni: da fare solo se si ha tempo. PARERE: Mesa Verde è un bellissimo parco da fare, però, solo se si decide di visitare le abitazioni rupestri (imperdibili Cliff Palace, Balcony House e anche Spruce Tree House) … andare a Mesa Verde (a meno che non vi rimanga per strada) e limitarsi a fare in auto il solo Mesa Top Loop Road non ne vale la pena. Stasera pernottiamo a Cortez al TOMAHAWK LODGE http://www.angelfire.com/co2/tomahawk/ (costo 75.50 dollari a camera): consigliato! Poco rumoroso anche se si trova lungo la strada principale di Cortez. Martedì 11 agosto: MONUMENT VALLEY Questa mattina, dopo una visita veloce a Cortez per acquistare qualche prodotto indiano, ripartiamo alla volta della Monument Valley. Prima tappa: il Four Corners il punto degli Stati Uniti dove si incontrato 4 stati (utah, colorado, new mexico, colorado) … assolutamente nulla di trascendentale, anzi! 3 dollari a testa per entrare, sembrano un furto …ma rimaneva per strada …comunque intanto che ci siamo ne approfittiamo per fare l’immancabile foto … e dare un’occhiata a tutte le bancarelle indiane. Proseguiamo in direzione Monument Valley passando per Bluff. Consiglio: fermatevi a Bluff dove è fedelmente riprodotto un villaggio fondato dai primi pionieri ; alcune costruzioni sono originali Prima di arrivare alla Monument Valley decidiamo di fare una tappa a Muley Point da dove ci ha la vista panoramica sulla Monument Valley e sul sottostante Goosneck NP: io consiglio di farlo in 4×4 … la strada è sterrata e per arrivare in cima all’altopiano bisogna risalire una strada sterrata, con tanti tornanti e soprattutto .. Senza guard rail … con gli strapiombi che ci ricordano di prestare mooooooooolta cautela! La vista da Muley Point è staordinaria, ma la foschia ci rovina un po’ la festa Riusciamo a rimetterci nella strada asfaltata sani e salvi … finché davanti a noi si apre in tutta la sua maestosità la Monument Valley, che ha fatto da sfondo a numerosissimi film western. L’annual pass qui non è valido (parco gestito dai Navajo) per cui paghiamo l’ingresso di 20 dollari decidendo di effettuare l’intero percorso interno con la nostra macchina .. Nonostante la strada sterrata … forse anche in questo caso una 4×4 sarebbe consigliata (in alternativa ci sono i tour con gli indiani) La Monument Valley è qualcosa di imperdibile: ci godiamo ancor di più lo spettacolo grazie ai meravigliosi colori che la Monument assume verso il tramonto. Favoloso il John Ford Point Pernottamento a Kayenta al BEST WESTERN WETHERILL INN 145.00 dollari a notte a camera .. .il più caro con quello del sequoia … anche se nulla da dire! Best Western impeccabile. Ricordarsi che sebbene siamo in Arizona, la parte della Monument Valley (Kayenta compresa) segue l’orario dello utah/colorado e quindi un’ora in più rispetto alla california e all’arizona stessa. Mercoledì 12 agosto ANTELOPE CANYON – HORSESHOE BEND Oggi partiamo in direzione Page, tappa per visitare l’Antelope Canyon e l’Horseshoe Bend. La lancette tornano indietro di un’ora e così ce la possiamo prendere con calma. Il Tour per visitare l’Upper Antelope Canyon (che non si può visitare autonomamente ma solo con una guida navajo) l’avevo prenotato un mesetto prima dal sito www.antelpecanyon.com a all’esorbitante costo di 32 dollari a testa. Visto che volevo fare il tour delle 11.30 (quello più richiesto perché il sole entra perpendicolarmente) avevo deciso di prenotarlo in anticipo tramite un’agenzia privata e non sul posto (la differenza è di pochi dollari) per non rischiare che non ci fosse più posto. La nostra guida indiana parlava male l’inglese e soprattutto a bassissima voce: cosa che ha reso incomprensibile la spiegazione. In più c’era una marea di turisti .. Si procedeva a rilento, in fila indiana … gente che spintonava per fare le foto … insomma un delirio totale! Nonostante ciò il canyon è favoloso … forse con più calma sarei riuscita ad apprezzarlo fino in fondo … peccato anche che la giornata era molto nuvolosa, ma i raggi di soli riuscivano a filtrare bene Il tour dura un’ora e mezza per cui dovevamo decidere cosa fare nella tristissima Page. Visto che era una brutta giornata abbiamo lasciato perdere il Lake Powell … abbiamo girovagato senza meta nella triste e anonima Page … senza sapere che fare e mangiandoci le mani perché avremmo potuto dedicare quella mezza giornata al Grand Canyon, ma purtroppo avevamo già fatto check-in nel nostro motel. Nel tardo pomeriggio andiamo a fare una visita all’Horsebend Shoe … che spettacolo della natura: finalmente qualcosa che mi riempie gli occhi! Dopo la mezza giornata a zonzo per Page mi ero demoralizzata! Pernottamento al BASHFUL BOB’S MOTEL (http://www.bashfulbobsmotel.com/) dove per 44 dollari in totale abbiamo a disposizione un intero appartamento con sala, cucina, bagno e due camere da letto separate. Pessima impressione la reception; l’appartamento e gli arredi sono un po’ datati, ma per quel prezzo è andata fin troppo bene e non abbiamo di certo di che lamentarci! Giovedì 13 agosto – GRAND CANYON N.P. Oggi finalmente ci spostiamo da Page direzione Grand Canyon dove arriviamo in tarda mattinata. Decidiamo di percorrere tutta la Desert View Drive e scendere nei vari punti panoramici e lasciare al pomeriggio la visita lungo l’Hermits Rest Route dove avevamo intenzione di fare qualche trail … Il primo incontro con il Grand Canyon avviene al Desert View: che immensità! Peccato per i tuoni e lampi che ci minacciano … cerchiamo di ignorarli e proseguiamo con le fermate ai vari viewpoint. Arriviamo a piedi al Yaki Point (non è possibile arrivarci con l’auto): immenso … L’intenzione era di tornare alla macchina con lo shuttle, fermandoci anche al South Kaibab, ma quest’anno siamo sfortunati con i mezzi pubblici, sbagliamo fermata e scendiamo al Pipe Creek Vista … ancora più lontano da dove avevamo parcheggiato la macchina… già che di tempo ne avevamo poco … Riusciamo a fermarci a Mother Point ma … siamo sorpresi da un bell’acquazzone che non ha proprio intenzione di smettere!
Decidiamo di aspettare che finisca il temporale … ma ci dà tregua solo verso il tardo pomeriggio! Troppo poco tempo abbiamo rimasto per fare un trail lungo la HERMITS REST ROUTE quindi non ci rimane altro che farla con lo shuttle (comunque non è possibile farla con la propria auto), scendere nei vari viewpoints e aspettare il tramonto a Hopi Point. Purtroppo tra una fermata e l’altra ci impieghiamo più tempo del previsto e le nostre visite si limitano ad un paio di viewpoints (Maricopa Point, Pima Point e Mohave Point) Mohave Point rimane la mia preferita … siamo “costretti” a goderci il tramonto da qui … l’intenzione era fare Mohave Point a piedi fino a Hopi Point … ma quando eravamo a Mohave il sole ha iniziato a calare … magnifico tramonto anche da qui (intanto le nubi nere ci continuano a seguire). CONSIGLIO: se si ha poco tempo a disposizione preferire la parte ovest (Hermits Rest Route – quella che si può fare solo con lo shuttle) secondo me merita molto di più rispetto alla Desert View Road. Venerdì 14 agosto: ROUTE 66 Oggi salutiamo il Grand Canyon amareggiati dal fatto che tra temporali e tempo gestito male, non siamo riusciti a dedicargli il tempo che si merita. Ci dobbiamo avvicinare alla nostra tappa finale (Los Angeles) percorrendo parte della Route 66. Allunghiamo leggermente la strada per arrivare a Flagstaff: scelta azzeccata! Flagstaff è una cittadina frizzante che alterna tratti moderni/new age a tratti “vecchio West” Da Flagstaff ci spostiamo verso Williams deliziosa cittadina, che sorge sempre lungo la Route 66, e che ci catapulta indietro nel tempo ai tempi dei pionieri … per la gioia di mio marito c’è un raduno di auto d’epoca. Decidiamo di percorrere tutta l’originaria Route 66 fino a Kingman (dove pernotteremo) senza passare dall’Interstate: a parte Seligman, Ash Fork e Hackberry dello splendore della vecchia Route 66 c’è rimasto ben poco, ma non so per quale strano motivo, ma si respira ancora l’atmosfera di quando la Route 66 era nel pieno della propria gloria. Il primo paesino che incontriamo e Ash Fork dove ci limitiamo a fotografare l’unico edificio degno di nota Facciamo tappa nella straordinaria Seligman, dove tutto è rimasto fermo agli anni 50 … favolosa …indubbiamente il paesino che ci è piaciuto di più. Altra tappa a Hackberry … non c’è nulla se non un’area di sosta gestita da un cordialissimo signore CONSIGLIO: percorrere la route 66 e non le hwy … non ci sono grandi differenze di tempo di percorrenza … fermarmi obbligatoriamente a Williams, Seligman e ad Hackberry. In tarda serata arriviamo a Kingman, ma è già buio per cui lasciamo la visita della cittadina domattina. CONSIGLIO: per cena, se si passa da Kingman, fermarsi da Mr. D’Z (105 Andy Devine Avenue), classico locale stile Happy Day, e si mangia pure bene spendendo poco! Pernottamento al DAYS INN KINGMAN EAST http://www.daysinn.com/DaysInn/control/Booking/property_info?propertyId=04141 (costo 72.80 dollari a camera): consigliato, anche perché per la prima volta riusciamo a fare un bel bagno sia nella piscina che nell’idromassaggio! Sabato 15 agosto 2009 – ROUTE 66 / LOS ANGELES Dopo colazione, iniziamo la visita di Kingman e al museo sulla Route 66: piccolino ma interessante. Della Route 66 a Kingman sono rimaste poche tracce (credevo di trovarne molte di più), ma una sosta è in ogni caso piacevole! Decidiamo di non prendere ancora la Kwy direzione L.A. Ma di continuare a percorrere la Route 66 fino alla città fantasma di Oatman … lungo il percorso (in mezzo alle montagne e lungo una strada con taaante curve) ancora tracce della Route66 Oatman … che dire … carina … ma troppo troppo troppo turistica (addirittura c’è uno spettacolino che riproduce una finta sparatoria) e molto meno autentica rispetto a Randsburg (vicino alla death valley).Ci sono macchine parcheggiate ovunque, tanto che non riusciamo a fare una fotografia decente della strada principale … se comunque ci si passa e si ha tempo, una visita la si può fare. Da Oatman lasciamo per sempre la Route 66 … Los Angeles ci aspetta! Tragitto anonimo … così per sgranchirci le gambe approfittiamo degli outlet di Barstow .. Nulla in confronto a quelli di Las Vegas (si possono tranquillamente evitare). Arriviamo a Los Angeles nel tardo pomeriggio … cena e poi nanna. Pernottamento ALL’ECONOMY INN HOLLYWOOD (prenotato tramite www.booking.com per 117 dollari a camera in totale per due notti): semplicissimo e anonimo, ma per il prezzo assolutamente OK! Domenica 16 agosto LOS ANGELES Andiamo in esplorazione della mitica L.A. Prima un giretto nello sconosciuto quartiere di Larchmont: non vi posso dire come facevo a conoscere Larchmont (ha a che fare con un attore di Prison Break …) ma quartiere residenziale, ricco e delizioso … ricco di negozi di antiquariato … nessun turista … passateci se vi capita! Passiamo dalla zona meno turistica a quella più turistica per eccellenza: la Walk Of Fame …. Tutto il resto del mondo è qui … foto di rito (che emozione fare la foto con le impronte di John Travolta … che ha rimasto una fan in tutto il mondo … la sottoscritta!!!!!) e usciamo presto da questo delirio. Pomeriggio passato a zonzo in macchina per le strade di Los Angeles … Wow, non me l’aspettavo così bella … bello perdersi nei vialetti di Beverly Hills (Rodeo Drive è la strada che mi è piaciuta di meno) e Bell Air … impossibile che esistano case del genere… e breve giro anche per West Hollywood … mio marito voleva andare a vedere il negozio di Kat Von Die .. La tatuatrice di LA Ink (chi ha Sky dovrebbe conoscerlo …) CONSIGLIO: Requisito indispensabile per girare a Los Angeles è la macchina! Andiamo dall’altra parte della città per trovare il punto migliore per fotografare la mitica HOLLYWOOD Sign: noi l’abbiamo fotografata da 3000 Canyon Lake Dr e direi che è accettabile (peccato che è quasi buio e le foto non rendono)!! Lunedì 17 agosto – RIENTRO Oddio … ultimo giorno negli Stati Uniti … non sono pronta a tornare nell’inciviltà italiana … cerco di non pensarci! Il volo di ritorno è alle 19 per cui approfittiamo della mezza giornata che abbiamo a disposizione per visitare le famose spiagge: Malibu e Santa Monica … oggi è una brutta giornata e sono deserte e di surfisti neanche l’ombra … peccato! Forse il tempo è in simbiosi con il mio stato d’animo Dopo pranzo ci avviamo verso l’aeroporto … a malincuore consegniamo il nostro minivan con 3.100 miglia in più (5.000 km per appena 250 dollari di benzina) che ci ha accompagnato in lungo e in largo per questa favolosa terra. Salgo sulla navetta Dollar che ci porta al terminal … saluto Los Angeles dal finestrino e … non riesco a trattenere le lacrime … Volo notturno abbastanza tranquillo (per una fobica degli aerei come me non esiste viaggio tranquillo) … e martedì 18 rimettiamo piede in italia … le oltre 2000 foto scattate ed il pensiero al prossimo viaggio negli stati uniti ci rendono meno amaro il rientro