L’arcipelago di Capoverde, 5 isole in 10 giorni

Ciao a tutti! a 2 settimane dal nostro ritorno siamo ancora intrisi della "sodade" capoverdiana che non ne vuole sapere di abbandonarci, e forse, raccontando il nostro viaggio riusciremo a guarire... TITOLO: L'arcipelago di Capoverde, 5 isole in 10 giorni! INTERPRETI: Bruno (giovane e capellone ingegnere milanese), Elisabetta (giovane e...
Scritto da: Elisabetta Corazza
l'arcipelago di capoverde, 5 isole in 10 giorni
Partenza il: 01/01/2004
Ritorno il: 11/01/2004
Viaggiatori: in coppia
Ciao a tutti! a 2 settimane dal nostro ritorno siamo ancora intrisi della “sodade” capoverdiana che non ne vuole sapere di abbandonarci, e forse, raccontando il nostro viaggio riusciremo a guarire…

TITOLO: L’arcipelago di Capoverde, 5 isole in 10 giorni! INTERPRETI: Bruno (giovane e capellone ingegnere milanese), Elisabetta (giovane e capellona architetto milanese) PROLOGO: ovvero, ma quanto è diffcile fare il turista fai da te?? i protagonisti di questa storia avevano infatti deciso di rifiutare con decisione tutte le offerte preconfezionate che la premurosa signorina dell’agenzia proponeva loro e, dopo un’estenuante trattativa e con notevole disappunto della suddetta signorina, riuscirono a spuntare l’acquisto del solo biglietto aereo di A/R (milano/lisbona/sal) per la cifra di 533 euro. SVOLGIMENTO: Scena 1 : l’arrivo – ore 2.30 del mattino (le 4.30 in italia) arrivo all’aereoporto dell’isola di Sal, impatto metereologicamente molto positivo (caldo e vento!) e burocraticamente un po’ meno (1 ora di contrattazioni con la signorina della TACV, la compagnia aerea capoverdiana, per ottenere l’agognato pass aereo per 5 tratte interne), alla fine la spuntiamo e ci costa 266 euro.

– ore 3.30 arrivo all’hotel Atlantico a Espargos (l’atmosfera è da film di Sergio Leone, con portiere strabico e personaggi sonnacchiosi nella hall), ma una cosa è certa: finalmente siamo in Africa! Scena 2: contraddizioni africane – ore 13.30 partenza dall’aereoporto di Sal con destinazione Praia (isola di Santiago), nell’attesa veniamo circondati da orde di turisti italiani abbronzatissimi e (cosa che ci colpisce particolarmente) stracarichi di valigie (noi abbiamo solo bagaglio a mano…) che si accodano al check-in per Verona, la domanda è d’obbligo: tra 10 giorni saremo anche noi così? (*per la risposta vai alla scena 10) – ore 15 arrivo a Praia, siamo pronti ad affrontare la trattativa con un taxista (come la guida ci suggerisce al capitolo “usi e costumi”) ma, colpo di scena!, Paolo (un italiano che avevamo contattato dall’Italia e presso il quale avremmo soggiornato a Praia) ci è venuto a prendere! la cosa si è poi rivelata non di poco conto…Eravamo infatti convinti di avere il suo indirizzo, ma in realtà si trattava del nome del quartiere (a Praia le vie non hanno nome e tanto meno numero civico…).

Da qui si può già cogliere la gentilezza e la disponibilità di Paolo (e di sua moglie Cristina) che si è poi protratta per tutta la nostra permanenza a Praia (per info http://www.Caboverdetours.Com/).

– ore 16, decidiamo che non siamo stanchi e, usufruendo per la prima volta di quello che diventerà il nostro mezzo di trasporto preferito, (il taxi collettivo, anche detto “aluguer”), visitiamo Cidade Velha (a circa 12 KM da Praia), la più antica città capoverdiana. Complice il giorno di festa, la cittadina è molto animata: nella piazza principale, accanto alla colonna dove venivano incatenati e frustati gli schiavi (il “pelourinho”), si svolge una vivace partita di basket, mentre lungo il greto dell’antico fiume due ragazze trasportano sulla testa bidoni d’acqua, inviando sms… (strani accostamenti e contraddizioni che ci accompagneranno per tutta l’isola rendendola molto particolare ed affascinante!) – ore 20, cena a casa di Paolo e Cristina in compagnia di 3 ragazzi baresi che partono il giorno dopo, a base di “pinchos” (spiedini di maiale) e pollo alla griglia. Scena 3: contraddizioni africane 2 – ore 10, visita al centro di Praia (il plateau, il mercato della frutta e verdura, il mercato della “sukupira”, il porto), tutto quello che vediamo (volti, suoni, colori) ci riconduce all’Africa ed è una bellissima sensazione.

– ore 14.30, abbiamo affittato una macchina e ci spingiamo nei sobborghi di Praia (la “prainha”), dove in realtà vivono i ricchi; per comprendere di cosa si tratta è sufficiente un esempio: una villa con la facciata in marmo di Carrara (gli arricchiti italiani qui non sarebbero neanche in gara…)…Nuovi pensieri e contraddizioni…

Decidiamo anche di andare a vedere la spiaggia di Sao Francisco (sulla costa orientale dell’isola), la strada è parecchio dissestata, ma il panorama finale vale tutti i sobbalzi! – ore 20, cena in città al ristorante “Benamar”, proviamo la garroupa (cernia alla griglia) e la cachupa (zuppa di legumi, carne e verdure), compreso il bere spendiamo 15 euro (in due!) Scena 4: su e giù per l’isola -ore 9, partiamo in macchina alla volta di Tarrafal (il punto più a nord dell’isola), per arrivarci seguiamo la strada interna, un saliscendi continuo tra valli verdi e paesini minuscoli, fino alla piana di Assomada, e da lì arriviamo a Tarrafal (la spiaggia è bella ma non ne restiamo abbagliati…). L’attrazione della giornata sono alcuni capoverdiani che si cimentano con potenti moto d’acqua (probabilmente si tratta dei possibili abitanti della casa di marmo…), con risultati scarsi…

Per il ritorno decidiamo di seguire la strada costiera orientale e qui, il susseguirsi delle baie è uno spettacolo mozzafiato! – ore 20 cena al ristorante Tradicon a Praia, mangiamo filetto di tonno e pollo (il conto questa volta è 12 euro…) Scena 5: vita di città oggi ce la prendiamo con calma (il che equivale a dire che dormiamo fino a tardi), la mattina andiamo in banca ed al supermercato e, nel pomeriggio, decidiamo di tornare nuovamente a Cidade Velha (la sua atmosfera ci è proprio piaciuta); la sera, per festeggiare il compleanno di Elisabetta, andiamo alla Churrasqeira “Dragoeiro” e prendiamo pinchos a volontà! (record economico: 15 euro in 4) Scena 6: il vulcano – la mattina giriamo a piedi per la città nella zona dei consolati (imperdibili le foto degli astronauti cinesi appese sulla facciata dell’ambasciata di quel paese) – ore 14, partenza da Praia con destinazione S.Felipe sull’isola di Fogo – ore 15 arrivo a S.Felipe. L’impatto è strano: non c’è vento ma soprattutto capiamo subito che raggiungere Cha das Caldeiras (il villaggio a 1700 metri d’altezza situato nell’antico cratere del vulcano) non è cosa ne semplice ne economica (ci chiedono 50 euro!). Alla fine di complicate trattative (svoltesi presso il bar di Amelia nella piazzetta di S.Felipe), spuntiamo di affittare una macchina per 45 euro (invece dei 100, tra andata e ritorno, che avremmo dovuto spendere) ma, nuovo colpo di scena! Strombazzando ci raggiunge Junior, l’aiutante capoverdiano di Patrick, il francese proprietario della pensione (la Pousada Pedra Brabo, http://www.Geocities.Com/pedrabrabo/Autor.Htm), dove avremmo dovuto dormire. Il paese è molto piccolo e i nostri tentativi non devono essere passati inosservati, fino a giungere alle sue orecchie…Saliamo sul suo camion (nel cassone aperto) insieme ad altri 5 francesi e per soli 7 euro raggiungiamo il vulcano! Il solo viaggio per arrivarci vale tutta la vacanza…La strada si inerpica sempre di più fino a quando, dietro una curva, si staglia il maestoso Pico de Fogo.

Da quando lo si vede tutto il mondo intorno diventa nero! la strada, le rocce, la sabbia (che in realtà è cenere), le case…

Patrick e la sua pensione ci accolgono con la semplicità che si adatta ad un luogo del genere…

Non c’è corrente elettrica (la pensione ha un generatore che di notte viene spento), e quando arriva la sera il nero è ancora più avvolgente…Un solo commento: da vedere.

Scena 7: orgoglio capoverdiano – ore 7.30 , purtroppo siamo costretti (con l’unico mezzo che riusciamo a trovare ad un costo accessibile) a tornare a S.Felipe la mattina presto. Passiamo la giornata in giro per la cittadina, pranziamo da Amelia (glielo dovevamo!) e ci accorgiamo che l’atmosfera è completamente diversa da quella di Praia (molto meno africana), l’orgoglio degli abitanti per la loro isola è tangibile, e ci colpiscono le tante e operose falegnamerie che incontriamo.

– ore 17 partenza da Fogo con destinazione Praia e da lì un altro aereo per Mindelo, sull’isola di S.Vicente.

Anche a questo aeroporto veniamo piacevolmente accolti: questa volta da Lino, un taxista capoverdiano che ha vissuto a Roma e parla un buon italiano. E’ stato mandato da Paolo (non lo stesso di Praia, ma un altro italiano che, come il suo omonimo, offre un servizio di B&B e di assistenza turistica, info a . Ci accorgiamo subito che quest’isola è diversa sia da Santiago sia da Fogo, intanto le strade sono asfaltate, e poi le case, le vie, tutto ci sembra più ordinato che a Praia, d’altronde Mindelo è nota come la capitale culturale e questa nomea è subito evidente.

– ore 20 ci sistemiamo in albergo (Pensione “Sodade”), poiché per un disguido la camera a casa di Paolo è ancora occupata. Lui è molto simpatico e ci da subito un sacco di dritte importanti per i giorni che seguiranno.

– ore 21.30 andiamo a cena alla “Chauve de oro”, un ristorante vicino al porto, e la sensazione, grazie agli arredi e soprattutto alla gestualità dei camerieri, è quella di essere tornati indietro di 50 anni! Scena 8: vento e mare -ore 10, avendo solo un giorno a disposizione decidiamo di affittare una macchina, Paolo ci accompagna in un negozio di vestiti (sarà pure una città più colta, ma le stranezze africane non mancano neanche qui…) dove ci impossessiamo del nostro nuovo mezzo e partiamo alla scoperta dell’isola. La prima tappa è in cima al Monte Verde da cui si gode una vista eccezionale (l’unico punto dell’arcipelago da cui si vedono 4 isole), poi giù fino a Baia das Gatas, quindi Calahu e la mitica Praia Grande (chi ama le spiagge non può perdersela). Rispetto a Santiago è tutto molto più “ordinato” e anche le condizioni del fondo stradale sono più che accettabili. Ci spostiamo poi a sud per vedere la famosa spiaggia di S.Pedro e comprendiamo immediatamente perchè è il paradiso dei wind-surf: il vento soffia forte e costante da terra, il mare è una tavola ideale per surfisti esperti (chi non lo è rischia di non riuscire più a rientrare, e leggende narrano di gente alla deriva verso il sud america…), sulla spiaggia invece c’è un gran movimento di pescatori con le loro barche. Facciamo anche una puntatina ai 3 grandi generatori eolici vicino all’aereoporto che sono enormi! – ore 20 ceniamo in una churrasqueria in città (anche qui i pinchos sono buoni, ma manca l’atmosfera rustica e incasinata di Praia), dopo cena andiamo a sentire un po’ di musica dal vivo al “Cafè del Mar” in Praca Nova e, per la prima volta (!), incontriamo altri turisti italiani, purtroppo il giorno dopo dobbiamo alzarci presto e ce ne andiamo a malincuore (per la cronaca i cocktail costano intorno ai 2 euro) Scena 9: l’eden -ore 8 partenza dal porto di Mindelo con destinazione Porto Novo, sull’isola di S.Antao, sentiti i racconti ci accingiamo con un po’ di apprensione al viaggio in nave.

In realtà dal mese di settembre c’è un nuovo e abbastanza confortevole traghetto (costo del passaggio 6 euro), che però non ci risparmia una bella ondata (regola n° 1:all’andata posizionarsi sul lato sinistro della nave). I capoverdiani comunque lì vediamo soffrire parecchio: è questa l’unica occasione in cui ci sia capitato di vedere la preoccupazione sul volto di persone sempre allegre e cordiali, alla partenza della nave cala il silenzio, tutti si raccolgono, cercano di dormire e si tengono stretti i sacchetti per il vomito che un solerte marinaio distribuisce…

All’arrivo, ancora una volta, siamo attesi! Si tratta di Cecilio, proprietario di un aluguer, che ci accompagnerà fino al cratere di Cova. L’isola di S.Antao è longitudinalmente separata in 2 versanti tra loro completamente diversi. Quello a sud (che attraversiamo in aluguer) è brullo e arido, mentre quello a nord è…Il paradiso terrestre! Cecilio ci lascia in cima, infatti affronteremo a piedi la discesa del versante nord e da subito capiamo che è un’esperienza unica! La prima cosa che ci colpisce è l’antico cratere di Cova, una pianura completamente coltivata, grazie al clima favorevole qui cresce di tutto (pini, abeti, banani, felci, patate, cactus, caffè, mais…), l’acqua viene portata a dorso di asino, i ragazzini corrono a piedi nudi sulle pietraie con la massima naturalezza, mentre gli adulti zappano la terra. Quello che colpisce è che tutto questo avviene nel silenzio…E per noi questo posto ha rappresentato la materializzazione del concetto di pace. Superato il cratere, proviamo un tuffo al cuore, infatti il sentiero prosegue in discesa con un’infinità di tornanti (a causa delle nubi non ci rendiamo conto di quanti siano) a strapiombo sulla parete della montagna. Quando arriviamo alla fine delle nubi lo spettacolo è pazzesco: sembra di essere in Thailandia, in pratica ci troviamo dentro una valle strettissima e tutto, intorno a noi, è verde e rigoglioso, e in lontananza si vede l’azzurro dell’oceano, che spettacolo! Non essendo dei camminatori esperti dopo circa 3 ore, arrivati al primo paesino, decidiamo di prendere un aluguer e proseguiamo quindi la discesa fino a Paùl, qui ci fermiamo per pranzare (pane, formaggio e banane in riva all’oceano), e quindi un altro aluguer fino a Ribeira Grande, una sosta per visitare la cittadina e poi l’ultimo aluguer che ci conduce a Ponta do Sol, la nostra meta.

Andiamo subito alla pensione, gestita da Blaise, dove ci rinfeschiamo e decidiamo di affrontare l’ultima fatica, ovvero una camminata di circa un’ora per raggiungere Fontainhas, il paese dei naufraghi (ci aveva molto colpito la sua storia: in pratica, a causa di un naufragio, un gruppo di francesi si è stabilito in questa valle impervia ma ricca d’acqua, e ancora oggi si possono notare gli influssi europei nei suoi abitanti) – ore 18 ci concediamo un aperitivo (le abitudini milanesi non si perdono) in riva al mare e poi ceniamo con Blaise alla sua pensione, l’incanto è totale e ci spiace veramente tanto di dover già partire il giorno dopo.

Scena 10: vita da turisti – ore 7.20 appuntamento con Cecilio che ci riaccompagna a Porto Novo, in tempo per la nave delle 10 – ore 11 arrivo a Mindelo, facciamo i bagagli, un ultimo giretto in città e con Lino, il taxista, raggiungiamo l’aereoporto – ore 14.50 partenza da Mindelo con destinazione Sal – ore 16, arrivo a Sal, come era immaginabile, non siamo ne abbronzatissimi ne carichi di valigie, ma pieni di un sacco di belle sensazioni… E comunque la vacanza non è ancora finita! il nostro aereo per Lisbona parte alle 2 del mattino e decidiamo di visitare anche quest’isola.

La prima tappa è alle saline di Pedra Lume. Diciamo che sono interessanti, e forse vale la pena di vederle sapendo che tutta l’area è stata acquistata da un imprenditore italiano che intende farci una beauty farm (della serie: io le ho viste prima di…), poi finalmente arriviamo a S. Maria.

Da notare che non siamo riusciti a trovare un aluguer collettivo (l’impressione che abbiamo avuto è che qui li usino solo i locali) e quindi ci siamo rassegnati ad un taxi. Sinceramente, sentiti i racconti, su S.Maria, pensavamo molto peggio! La spiaggia è comunque bella e tutti i resort e gli alberghi hanno strutture che non definiremmo devastanti, certo che rispetto a quello che abbiamo visto…

– ore 2 partenza da sal per Lisbona Scena 11: ricchezza e povertà – ore 6.30 (ora del Portogallo) arrivo a Lisbona, l’aereo per Milano parte alle 19 e quindi approfittiamo per un giro della città. Tutto ci sembra strano, noi siamo abbastanza fusi (in pratica il nostro viaggio di ritorno è partito a Ponta do Sol, sull’isola di S.Antao), e il fatto che sia domenica, probabilmente sfalsa l’immagine della città ma, a parte il quartiere dell’Alfama e qualche bel monumento, non ci entusiasma. Ci da un’impressione di povertà e, considerando che veniamo da un paese dove economicamente non c’è assolutamente nulla, questo la dice lunga su quanto lo spirito e l’animo della gente creino la vera ricchezza di un luogo.

EPILOGO: Qui si conclude il viaggio, ora i 2 protagonisti sul divano di casa loro guardano le foto (che, chisssà perchè, non rendono mai come si vorrebbe) e ascoltano CD di Cesaria Evora (gli unici souvenirs che hanno acquistato), la “sodade” passera?



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