L’amore cresce come l’erba

Un racconto difficile. Come si fa a descrivere l’infinito? Come si fa a descrivere immagini più grandi di quanto gli occhi possano osservare? Come si fa a descrivere emozioni più forti di quanto il cuore possa accogliere? Non si può. Ma ci provo lo stesso perché forse così potrò riversare in parole le sensazioni che traboccano dalla mia...
Scritto da: stramarta
l'amore cresce come l'erba
Partenza il: 20/01/2006
Ritorno il: 28/01/2006
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
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Un racconto difficile. Come si fa a descrivere l’infinito? Come si fa a descrivere immagini più grandi di quanto gli occhi possano osservare? Come si fa a descrivere emozioni più forti di quanto il cuore possa accogliere? Non si può. Ma ci provo lo stesso perché forse così potrò riversare in parole le sensazioni che traboccano dalla mia mente.

Siamo partite in otto. Otto ragazze. Abbiamo passato una settimana a Malindi, allo Stephanie Sea House, dove si ricorderanno di noi per un po’… nell’hotel si sta bene: piccolo, raccolto, informale, tranquillo. Tranquillo nonostante i nostri schiamazzi, nonostante le nostre risate notturne in veranda, tranquillo nonostante il nostro corso di salsa improvvisato a bordo piscina.

Prima di partire avevo contattato M., della quale molti parlano (meritatamente bene) su questo sito, per organizzare un safari. Ero già stata allo Tsavo nel 2003 e l’esperienza mi aveva così entusiasmata che volevo farla provare anche alle mie amiche. Vista la disponibilità di M. E il nostro desiderio di fare qualcosa per tutti quei bambini che ci salutavano sorridendo ai bordi delle strade, abbiamo fatto una colletta e siamo andate con lei a fare la spesa e poi a portarla in alcune famiglie più povere in un quartiere “non proprio turistico” di Malindi. Le donne ci hanno aperto le porte delle loro case, ci hanno mostrato i loro figli, ci hanno augurato fortuna e buona sorte in cambio del nostro seppur piccolo aiuto, perché nella loro cultura (e se non ricordo male anche nella nostra) fare del bene porta del bene.

Il giorno dopo all’alba siamo partite per il safari di 2 giorni allo Tsavo Est. La comitiva era composta da S., la nostra guida nonché marito di M., Fumo, l’autista (e non ho voluto sapere perché si chiama così..), e le suddette 8 fanciulle bianche. Per due giorni S. E Fumo si sono portati in giro queste 8 ragazze, suscitando negli altri uomini ancora non abbiamo capito se più invidia o scaramanzia… Certo, io ero già stata allo Tsavo, ma non pensavo proprio che stavolta sarebbe stato ancora più travolgente della prima! Il primo giorno è passato quasi tutto in osservazione sulle sponde del fiume Galana, che offre dei paesaggi fantastici, a tratti surreali, tanto da darci la sensazione di trovarci dentro ad un quadro. E mentre mi trovavo dentro a questo documentario personale, osservando gli innumerevoli animali che conducevano la loro vita quotidiana senza curarsi di noi, ho visto con i miei occhi che veramente la natura è così …Perfetta. Dopo il tramonto siamo rientrati al nostro campo tendato, vicino al fiume. Mentre stavamo tranquillamente chiacchierando, cullati dal rumore dell’acqua del fiume e del vento tra le palme, ecco un rumore diverso. Cavolo! Ma è vero?? Un elefante enorme (certo che è enorme: è un elefante!) si grattava la proboscide sul tronco di una palma a pochi metri da noi. E nessuno lo aveva sentito arrivare…

La cena quella sera è stata una parentesi nelle nostre vite… di certo non c’entrava molto con la nostra realtà spazio-temporale abituale. Sedute ad un tavolo rotondo, mangiando ottimi tortellini (nella savana?!), accarezzate dal vento caldo, circondate dalle palme e a soli 10 cm da tutte quelle stelle! Così luminose… certo non potevano essere più lontane! E naturalmente in questa atmosfera surreale, 8 ragazze sedute ad un tavolo con un uomo cosa potevano fare se non tartassarlo di domande sulla sua storia d’amore con M.? Certo, gli animali, le piante, le costellazioni ci hanno riempito l’anima, ma dentro di noi la curiosità femminile rimaneva insoddisfatta: perché una donna così bella e in gamba ha lasciato l’Italia e tutta la sua vita per venire in Africa a sposare S.? Dopo un po’ ci eravamo già risposte da sole, ascoltandolo parlare e raccontare la sua vita. S., che parla 10 lingue, che fa questo lavoro da 25 anni e che vuole tramandarlo a sua figlia; S., che una volta ha percorso 20 km da solo a piedi di notte nella savana per aiutare una famiglia con la jeep in panne; S., che alla nostra domanda su quale sia l’animale più cattivo della savana ha risposto L’UOMO; S., che alle nostre domande su come è nato l’amore tra lui e M. Ha risposto semplicemente…“l’amore cresce come l’erba”. Non puoi dirgli dove né quando e non c’e’ un perché. Come dimenticare una cena così? E come dimenticare lo sguardo di Fumo il giorno dopo? Ci hanno accompagnate in un mercatino x turisti ed ero riuscita a trovare una bancarella che vendeva svariati oggetti usati, impolverati e, diciamocelo, anche un po’ puzzolenti, provenienti dai villaggi del bush. Stavo comprando quello che credo fosse in origine un recipiente per l’olio, quando Fumo mi ha visto e ha iniziato a guardarlo e rigirarselo tra le mani. Di certo non potrò scordare lo sguardo che aveva mentre mi diceva che quell’oggetto era un pezzo di Africa, un pezzo della sua terra. Rientrando a Malindi abbiamo attraversato un percorso che si snodava per diversi chilometri attraverso le palme da cocco. Un altro scenario indimenticabile. Decine di villaggi, di capanne rosse sotto le palme, dalle quali uscivano tutti quei bambini che ci correvano incontro come se il passaggio di un pulmino di turisti fosse un evento nella routine dei loro giochi. Due giorni. Due giorni nella savana sono bastati per avere tutto questo.

I restanti giorni del nostro viaggio sono stati segnati dall’incontro con due ragazzi romani molto simpatici e carini, che abbiamo accolto di buon grado nel nostro gruppetto. Loro erano in Kenya già da quasi un mese, alloggiavano in una splendida villetta in affitto con veranda, giardino e piscina poco lontana dallo Stephanie, ed erano anche loro agli ultimi giorni di ferie, quindi essendo già “inseriti nell’ambiente” ci hanno un po’ scarrozzato in giro per Malindi e Watamu. A Diego e Riccardo va quindi un pensiero affettuoso, per due ottimi padroni di casa, due ragazzi di rara educazione e di piacevolissima compagnia.

Dell’Africa anche questa volta assieme a maschere, collanine e batik porto a casa il calore e i colori, gli odori, i sapori, gli sguardi. E quella strana sensazione… come di non aver capito niente. Di aver solo intravisto la superficie di un mondo così diverso dal nostro, così infinitamente ricco, così infinitamente povero, dove ogni cosa è meravigliosa, dove ogni cosa fa schifo. Dove i bambini sono la gioia e il futuro; dove i bambini sono troppi per poter studiare tutti. Dove i giovani lavorano e si danno da fare per realizzare i loro sogni; dove i giovani si prostituiscono e spendono i soldi in alcol e droghe. Dove la natura è così rigogliosa da lasciare senza fiato e così inesorabile da fare paura. L’Africa dove regna una povertà materiale per noi difficilmente immaginabile ma dove chiunque possieda qualcosa la divide con gli altri; dove persino la miseria è diventata un’attrazione turistica; dove ho capito che la fortuna di essere nati nella parte ricca del mondo rende ognuno di noi, almeno in parte, colpevole di questo degrado.

Una settimana non basta per capire l’Africa e le sue infinite contraddizioni. Una settimana a me è bastata solo x capire che ne voglio ancora.

Ps: essendo scesa sul personale ho preferito indicare solo le iniziali di S. E M.. Comunque se state programmando un viaggio in Kenya Vi consiglio vivamente di appoggiarvi alla loro professionalità, scrivendomi in privato per avere indirizzo mail e telefono.



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