L’America attraverso i miei occhi

8 persone, 7 stati, 3 settimane, una fantastica eclissi totale di sole e tanta voglia di scoprire l’America... o almeno un pezzetto
Scritto da: silvia.B
l'america attraverso i miei occhi
Partenza il: 07/08/2017
Ritorno il: 26/08/2017
Viaggiatori: 8
Spesa: 3000 €
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ORGANIZZAZIONE DEL VIAGGIO

I protagonisti di questo viaggio siamo: io, mio marito, i miei genitori, i miei zii e le mie due cugine. A fine febbraio avevamo già acquistato i biglietti aerei, anche se presi con non poche difficoltà. Avevamo fatto on line, ed in contemporanea le prenotazioni per i voli, a 4 di noi erano andate a buon fine ma agli altri 4 no. Conseguenza, che il prezzo del volo era aumentato a dismisura. Dopo vari giorni, un bel po’ di scoraggiamento e ansia a mille, riusciamo finalmente ad acquistare il volo anche per gli altri 4 (tra cui il mio) ad un buon prezzo. L’unica differenza è che all’andata siamo tutti e 8 nello stesso volo e al ritorno 4 di noi partono la mattina e gli altri 4 nel pomeriggio. Nei mesi successivi prenotiamo anche tutti gli hotel su booking, facciamo l’assicurazione sanitaria, l’Esta e prenotiamo la macchina da 12 posti, per poter stare più comodi. Inoltre il prezzo risulta inferiore rispetto a quella da 8 posti. La partenza è da Roma con scalo a Dublino e infine San Francisco. Per chi fa scalo a Dublino come abbiamo fatto noi, è molto comodo perché le pratiche per l’immigrazione vengono svolte direttamente in Irlanda, permettendo così, una volta arrivati negli States di saltare completamente la fila al controllo passaporti. Arrivati a San Francisco, ritirati i bagagli ecco che arriva una “brutta” sorpresa. La nostra auto da 12 posti prenotata mesi prima e già pagata, non c’è. Ci viene detto che in Usa non esiste proprio. Ci prende un po’ lo sconforto e perdiamo un bel pò di tempo per risolvere questo problema, ci propongono un auto da 15 posti che però con la nostra patente non possiamo guidare nonostante che per il noleggio e per la polizia americana non ci sia alcuna differenza. Grande differenza invece sarebbe per l’assicurazione che non coprirebbe nel caso in cui ci fosse un incidente. Non ci sentiamo di rischiare e decidiamo di vedere l’auto da 8 posti per capire se ci stiamo con tutti i bagagli. Nei sedili posteriori lo spazio è poco, si sta un po’ stretti e il bagagliaio è stracolmo, ma decidiamo di prenderla ugualmente non essendoci alternative (ovviamente allo stesso prezzo e per il disagio, ci viene regalato il pieno). Inizia così il nostro on the road. Lasciamo San Francisco (che sarà la nostra ultima tappa di questo viaggio) e ci dirigiamo subito a Monterey dove vi è il nostro primo hotel. (Motel 6 Monterey)

MONTEREY, CARMEL, BIG SUR

La mattina presto siamo già in marcia, facciamo colazione a Monterey e percorriamo la Pacific Grove dove troviamo strade alberate costeggiate da sontuose case vittoriane. Prendiamo la 17 mile drive, un percorso panoramico spettacolare, dove ad ogni curva si apre un nuovo paesaggio da cartolina. All’ingresso della 17 mile drive si paga un pedaggio e subito dopo incontriamo vari punti panoramici: “Spanish Bay“, “Point Joe”, “Bird Rock” che dà dimora a foche e leoni marini, il “Lone Cypress”, un cipresso abbarbicato a una roccia a strapiombo sul mare da oltre 250 anni. Oltre ai bellissimi panorami sulla costa, esercitano qui una forte attrazione i campi da golf, se ne vedono tantissimi lungo la strada. La 17 mile drive collega Pacific Grove e Carmel. Carmel è una pittoresca cittadina, dove nei quartieri alberati vi sono casette particolari e affascinanti, dai colori pastello adornate da fiori. Vi è la casa chiamata “Hansel e Gretel” che è come suggerisce l’immaginazione, oppure la casa a forma di nave, molto piacevole girare tra queste casette curate. Ci fermiamo a pranzo, accontentandoci di un panino preso ad un market e andiamo a mangiarlo in un parco vicino. Costeggiamo il Big Sur, dove ci fermiamo a scattare qualche fotografia al “Bixie Bridge”, uno dei ponti ad una sola arcata più alti del mondo e i vari punti panoramici che troviamo lungo la strada. Volevamo andare a vedere anche la “Pfeiffer beach” (la spiaggia di sabbia viola) ma purtroppo la strada è interrotta e non vi possiamo accedere. Non possiamo proseguire neanche lungo la costa del Big Sur, per fortuna i punti panoramici principali siamo riusciti a vederli.

LOS ANGELES, BEVERLY HILLS, SANTA MONICA

Arrivati a Los Angeles, la cosa che ci stupisce sono le sue enormi strade. Ne troviamo anche a 9 corsie per senso di marcia, incredibile! E nonostante questo, c’è un traffico infernale, siamo in una jungla di macchine, infatti perdiamo un sacco di tempo per raggiungere Hollywood. Visitiamo Hollywood, la Walk of Fame alla ricerca dei personaggi più famosi, il Grauman’s Chinese Theatre, dove vi sono le impronte dei personaggi, il Dolby Theatre dove vengono assegnati gli academy awards e facciamo tappa anche all’Hard Rock Cafè. Per pranzo mangiamo sulla Hollywood boulevard e con la pancia piena andiamo diretti al Griffith Observatory, da dove vediamo la scritta Hollywood più grande rispetto a come si vedeva dalla Walk of Fame e ammiriamo il panorama di Los Angeles un po’ immerso in una leggera foschia. Ci dirigiamo anche a Beverly Hills e dopo un giro a Rodeo Drive, ci divertiamo, soprattutto io, a scoprire i luoghi del film “Pretty woman”; entriamo nell’hotel, vediamo il negozio dove la protagonista viene cacciata… Mi diverto come una matta! Riprendiamo la macchina e andiamo a vedere il tramonto a Santa Monica. Santa Monica è fantastica, una chicca, inconfondibile il suo molo con la ruota panoramica, ed è qui che vi è segnata la fine della Route 66. Facciamo un bella passeggiata sul molo e ci fermiamo anche a cena andando senza ombra di dubbio al Bubba Gumps, luogo imperdibile quando ci troviamo negli Stati Uniti.

UNIVERSAL STUDIOS

Per il secondo giorno a Los Angeles andiamo agli Universal Studios, siamo stati indecisi fino all’ultimo se andarci o no. L’ingresso costa 120 dollari a testa, non è poco, ma ne vale la pena perché è un parco diverso da tutti gli altri che conosciamo. Questo è incentrato molto sul cinema e tutti i suoi effetti. L’attrazione principale è sicuramente il giro in treno tra i set cinematografici di molti film. Lungo il percorso assistiamo al terremoto nella metropolitana, che sembra reale, con il puzzo di gas, l’acqua che ti invade, i cavi elettrici che prendono fuoco. Ci troviamo nell’attacco di King Kong o ancora coinvolti all’interno di una sparatoria. Non immaginavo proprio che tutto ciò potesse arrivare così vicino al reale. Interessante è stato lo spettacolo sugli effetti speciali in cui spiegano come fanno a girare certe scene, oppure lo spettacolo con gli statment, da non perdere se si va agli Studios. E poi tutte le varie attrazioni come walking dead, Harry Potter e Terminator (abbastanza forti questi ultimi due). Rimaniamo fino a sera all’interno del parco e assistiamo al momento in cui il castello di Harry Potter si illumina con i giochi di luce. Poi sfiniti ma contenti, torniamo a riprendere la macchina al parcheggio e andiamo a dormire.

VENICE

Stamani andiamo a Venice, prima di arrivare ci fermiamo a fare colazione da Randy’s una catena che fa dei donuts favolosi, e si trova solo a Los Angeles. Venice Beach mi ha colpito tantissimo, diversa dalle spiagge a cui siamo abituati. L’ho trovata giovane, vivace, allegra, colorata, con spazi all’aperto per fare palestra, ci incantiamo letteralmente a guardare i ragazzi che fanno salti e capriole con i loro skateboard, poi gli artisti di strada, la musica e i murales. E’ un’atmosfera completamente nuova che ti trascina. Facciamo una passeggiata sul boardwalk, andiamo a toccare l’acqua dell’oceano e la mattinata passa velocemente, così ci fermiamo a prendere un gustosissimo fish and chips tra i tanti chioschetti che si trovano sulla boardwalk. Torniamo con calma a riprendere la macchina che avevamo parcheggiato in uno dei tanti parcheggi a pagamento, fermandosi di tanto in tanto a guardare i negozietti sulla passeggiata. Prima di rimetterci in cammino andiamo a vedere anche i canali, realizzati come omaggio all’amata Venezia da un imprenditore da cui il nome dell’area. Molto carino, dove tra i canali si affacciano belle ville con barchette ormeggiate di fianco. E’ ora di andare e percorrere le 186 miglia che ci separano da Olancha, dove abbiamo prenotato una tipica tenda indiana per la notte. (Olancha rv park and motel) Non vediamo l’ora! E’ davvero una bella esperienza dormire in queste tende, ma non sarà l’unica lungo il nostro viaggio in America.

DEATH VALLEY, LAS VEGAS

Lasciamo la nostra tenda e ci dirigiamo alla Death Valley, non molto lontano da lì. E’ il nostro primo parco quindi paghiamo il biglietto di 80 dollari (a macchina) per l’ingresso, che ci servirà poi per tutti gli altri parchi che andremo a vedere ad esclusione di quelli gestiti dagli indiani. La Death Valley è una zona desertica circondata da alte montagne, ampie distese salate, laghi prosciugati e dune di sabbia e questo insieme fa di questo parco uno dei parchi più completi del sud ovest. Appena varcato l’ingresso nel parco, troviamo un Coyote che si ferma proprio davanti alla nostra auto e ci guarda. Wow che emozione! Il primo punto panoramico in cui ci fermiamo è il “Mesquite Flat”, una bellissima distesa di dune di sabbia, è caldissimo, la temperatura è davvero alta. Andiamo al “Badwater”, una distesa di piane saline molto suggestiva, si tratta del punto più basso del nord America, 86 metri sotto il livello del mare e qui il caldo è soffocante, 48 gradi, non si respira. Decidiamo di arrivare a piedi fino allo spiazzo di sale più grande per fare le foto, ma ritorniamo velocemente in macchina, il caldo ci schiaccia, non ci dà tregua, non avevamo mai provato niente di simile prima d’ora e come ha detto mia cugina appena rimontata in macchina… “penso di essere arrivata vicino alla morte”. La sensazione per tutti è stata proprio quella. Andiamo poi a vedere “Devils golf”, qui il paesaggio cambia completamente, sembra di essere sulla luna, il sale che si è accumulato ha dato forma a questo paesaggio. Proseguiamo per “Artist’s drive”, dove lo scenario cambia ancora regalandoci paesaggi colorati e arriviamo a “Zabriskie point”, qui vi è una vista spettacolare sulla valle e sui calanchi erosi in onde e gole, meraviglioso, dai colori dorati. E infine, il “Dante’s view”, il mio punto panoramico preferito nella Death Valley, qui riusciamo a vedere il punto più alto, (Mt whitney) sia quello più basso (Badwater) degli Stati Uniti continentali. Alla vista è un qualcosa di straordinario, scatto non so neanche quante foto, è incredibile questo luogo, ma incredibile è tutta la Death Valley, dove ad ogni punto panoramico, il paesaggio cambia totalmente. Non vi è un punto uguale, sembrano tanti parchi messi insieme, e lo spettacolo che lascia a noi visitatori è notevole. Ripercorriamo in macchina il tragitto fino a “Fournace creek” dove vi è il principale centro visitatori del parco e ci fermiamo a mangiare. Nel pomeriggio arriviamo a Las Vegas e dopo una doccia rinfrescante in albergo ci buttiamo nella città, alloggiamo al “Downtown grand an ascend hotel” che si trova in Fremont Street, la via dove nacque Las Vegas. Las Vegas è qualcosa di unico, una città fuori dalle righe, dove non vi sono regole se non quella di divertirsi e stupirsi. Capitale del divertimento e del gioco d’azzardo, la principale attrattiva sono gli alberghi che lungo la strip fanno da padroni alla città complici i giochi di luce. Tra i principali vi è lo spettacolo delle fontane del “Bellagio”, che si muovono ritmicamente seguendo la musica. Ma anche tutti gli altri non sono da meno, a partire dal “Venetian” il “Paris”, il “Mirage” dove c’è lo spettacolo del vulcano che noi purtroppo non abbiamo visto perché essendo domenica era spento. E ancora il “Caesar Palace”, quello del film una notte da leoni, il “New York New York” solo per citarne alcuni. Ti sembra di essere catapultato in un altro mondo, forse di fantascienza, ma comunque che ti lascia a bocca aperta se non ci sei mai stato.

BRYCE CANYON

Lasciamo la città del vizio non prima di aver scattato la classica foto con l’insegna di Las Vegas e aver riattraversato in macchina tutta la strip per un ultimo saluto, che alla luce del giorno sembra addormentata e priva del fascino della sera prima. Adesso direzione Bryce Canyon. Mentre viaggiamo attraversiamo il Red Canyon e lo Zion National Park, tocchiamo i 3000 metri, ci fermiamo ogni tanto catturati dalla bellezza di questo paesaggio che non ci fa proseguire senza prima aver scattato qualche fotografia, ma il nostro obiettivo è il Bryce e quando arriviamo ce ne innamoriamo completamente dai primi punti panoramici. Sembra quasi impossibile che esista un paesaggio del genere, la ripetuta azione di gelo e disgelo ha eroso la pietra dando vita ad un qualcosa di spettacolare; formazioni rocciose giganti di colore rosa, arancione, rosso. Rimaniamo fino al tramonto per godere appieno di questo paesaggio che mi ha rapito il cuore e ci gustiamo il tramonto dal “Sunset Point”, qui i camini delle fate, così chiamati i pinnacoli di roccia, creano un paesaggio surreale dove con il calare del sole diventano ancora più brillanti e suggestivi. Da “Inspiration Point” vi è poi un camminamento in salita che porta ad un punto più in alto per godere appieno del panorama. Difficile è stato doversi separare da questo posto per proseguire, un vero e proprio gioiellino naturale, ma dobbiamo andare e raggiungere Page.

ANTELOPE CANYON X, HORSESHOE BEND, LAKE POWELL

Dopo una ricca colazione in hotel, (Rodeway inn Page near Lake Powell) andiamo diretti all’Antelope Canyon. Avevamo provato a prenotare 4 mesi prima dall’Italia ma senza risultati, dava già tutto sold out. Proviamo ad andare direttamente all’ingresso, ma ci confermano che è tutto pieno. Ci dirigiamo allora verso il nostro piano b, ovvero “l’Antelpe Canyon x by Taadidiin tours”, trattasi di un Antelope Canyon più piccolo che avevamo scoperto grazie ad un gruppo su internet che lo consigliavano con molto entusiasmo preferendolo addirittura all’Antelope Canyon originale. Senza folla, con possibilità di fare foto con tutta calma e senza la fretta nel dover proseguire. Scelta non poteva essere più azzeccata! Il tour è gestito da una famiglia Navajo, il prezzo è molto buono, 38 dollari a persona, si arriva con la macchina fino ad un certo punto, poi si prosegue a piedi e si comincia la visita del Canyon. Spettacolare vedere la forza della luce che si insinua nel Canyon modellato dal vento e dall’acqua. La nostra guida ci dava indicazioni su quale era la posizione migliore per scattare foto e ci faceva lui stesso delle foto in punti specifici del Canyon. Ci è piaciuto così tanto che a fine tour abbiamo chiesto e deciso di rientrare una seconda volta per assaporare quell’atmosfera ancora un po’. Al ritorno un ragazzo navajo ci ha fatto salire su un piccolo fuoristrada e ci ha riaccompagnato dove avevamo lasciato l’auto. Per pranzo ci fermiamo in un ristorante thailandese e proseguiamo la nostra visita con l’Horse Shoe Bend. Per arrivarci vi è una camminata da fare dal parcheggio, la visuale che si vede una volta arrivati è incredibile, il “ferro di cavallo” circondato dall’acqua ha dei colori magici come fosse dipinto dal pennello di un pittore. L’insieme è meraviglioso, guardare in basso verso il precipizio dà un po’ di vertigini, ma ne vale assolutamente la pena, a Page la natura ha dato il meglio di se; L’Antelope Canyon x, l’Horse Shoe Bend, una cosa più bella dell’altra, tolgono il respiro. Per concludere la giornata andiamo a vedere il tramonto al Lake Powell, un lago artificiale creato sul fiume Colorado, bello perché il blu delle sue acque contrastano con il rosso delle rocce. Rimaniamo un po’ fermi a guardarlo e ci godiamo questi momenti di tranquillità. A cena andiamo vicino al nostro hotel dove fanno barbeque, musica dal vivo e passiamo un’ottima serata.

GRAND CANYON

Percorriamo le 109 miglia che separano Page dal parco nazionale del Grand Canyon. La prima cosa che visitiamo è il “Desert View Watchtower”, qui vi è la torre panoramica dove all’interno di essa è possibile vedere dei disegni Navajo. Ci spostiamo nei due punti vicini di “Moran Point” e “Mather Point” dove si vede l’immensità di questo canyon. In un negozio di vari articoli compriamo dei panini e qualche souvenir e pranziamo all’interno del parco. Dopo pranzo andiamo al centro visitatori a guardare un breve filmato sul Gran Canyon. Da “Yavapay Point” facciamo una bellissima passeggiata costeggiando il bordo del Canyon e ci fermiamo di tanto in tanto a fare qualche fotografia circondati da tanti scoiattoli che si avvicinano curiosi e a volte sembra si mettano in posa davanti alle macchine fotografiche. Le diverse rocce del Canyon formano uno spettacolo unico ed è ancora più emozionante grazie ai giochi di luce e ombra creati dal sole e dalle nuvole nei diversi momenti della giornata. Alla fine del bellissimo camminamento si arriva fino al museo geologico e lì dopo una visita al negozio Navajo, prendiamo il bus che ci riporta al parcheggio. Riprendiamo la macchina direzione Flagstaff che raggiungiamo dopo 73 miglia e ci fermiamo per cena scegliendo un ristorante giapponese. Non siamo però giunti ancora a destinazione perché dobbiamo raggiungere Winslow, località sulla Route 66 dove abbiamo il nostro hotel. (Motel 6 Winslow).

WINSOLW, METEOR CRATER, DESERTO DIPINTO E FORESTA PIETRIFICATA

Ci svegliamo che siamo sulla Route 66, andiamo a fare una mega colazione e poi subito foto di rito davanti alla scritta. Oggi sarà una giornata molto interessante, facciamo una piccola deviazione per andare a vedere il Meteor Crater, (ingresso 18 $ a testa) luogo dove 49000 anni fa un enorme meteorite di 46 metri è caduto creando un grandissimo cratere. Trovarsi lì è impressionante, è stato interessantissimo visitare questo luogo, vi è anche la possibilità di vedere un breve filmato che dà alcune spiegazioni su ciò che è avvenuto. Inoltre all’interno vi sono anche alcuni pezzi di meteorite che sono stati ritrovati e che è possibile vedere e toccare. Andiamo a visitare il Parco nazionale della foresta pietrificata e il deserto dipinto che fa parte dello stesso parco. Il deserto dipinto ci affascina con i suoi colori, ci fermiamo nei vari punti panoramici tra cui il “Tawa Point”, “Pintado Point” e “Blu Mesa” che si presentano bellissimi con i calanchi di rocce che variano di colore dal rosso e giallo di varie tonalità. Mentre ci addentriamo sempre di più nella foresta pietrificata troviamo ”Agate Bridge” un grosso tronco millenario che si è pietrificato e che forma un ponte naturale. Adesso il tronco è stato sostenuto da una trave in cemento armato posto al di sotto per evitare che si possa frantumare. Ci fermiamo poi al “Jusper Forest” e qui cominciamo a vedere tanti tronchi pietrificati, sembra impossibile essere lì ad osservare dei tronchi fossili risalenti ad un epoca precedente a quella dei dinosauri (200 milioni di anni fa). Meraviglioso poi è il “Cristal Forest” dove vi sono dei tronchi che assumono dei colori come se fossero di marmo. Sembra davvero incredibile di come la natura possa trasformare o creare cose del genere, non riuscivo a smettere di scattare fotografie su fotografie alle varietà di colori che i tronchi pietrificati presentano al loro interno, una visita che mi ha stupito totalmente, e mi ha affascinato. Avevo grande aspettative su questo luogo e non sono andate deluse. Prima di uscire dal parco siamo andati al negozio dove abbiamo acquistato qualche souvenir come ricordo. Per la notte abbiamo prenotato alla “Monument valley Tipi Village”, villaggio con le tipiche tende indiane. Telefoniamo al villaggio Navajo per avvertirli che saremmo arrivati un po’ più tardi e al telefono ci dicono che una delle tende prenotate l’avevano già data via. Rimaniamo un po’ sconcertati perché avevamo prenotato con 5 mesi di anticipo per poter pernottare in quel posto. Per fortuna ci trovano una soluzione, montano una tenda da campeggio in più. A parte questo inconveniente, il posto è molto bello perché ti trovi nella Monument Valley, poco fuori dall’ingresso del parco. La sera poi è pieno di stelle e si vede la via lattea, un posto davvero bello.

MONUMEnT VALLEY, DEAD HORSE POINT

La valle su cui si trova il parco è piuttosto un piano infinito interrotto solo da formazioni rocciose che si ergono dal suolo per stagliarsi contro l’orizzonte. Ci svegliamo alle 4:00 per vedere l’alba alla Monument Valley e qui il paesaggio desertico, rosso e roccioso diventa incredibilmente affascinante. Che dire, non ci sono parole per descriverlo e per descrivere l’emozione. Uno spettacolo imperdibile. Torniamo al Tipi Village per la colazione e per fare il check out e cominciamo quest’avventura all’interno del parco. Dopo l’ingresso, veniamo catturati immediatamente dalla classica immagine da cartolina della Monument Valley, sembra di essere davanti ad un quadro e finalmente, questa volta, dentro quel quadro visto e sognato centinaia di volte ci siamo anche noi! Ma la Monument non è soltanto quell’immagine e ce ne accorgiamo subito perché addentrandosi all’interno del parco, scopriamo tantissimi bei punti panoramici. Ci inoltriamo tra i monoliti e le varie conformazioni rocciose della valle e troviamo “Three Sister “ e “Totem Pole”. Uno dei punti che mi ha colpito maggiormente è “Artist’s Point”, dove si vede tutta la vallata con i monoliti in lontananza circondati da questa terra dai colori impensabili, tra il rosso della roccia, il verde dell’erba che cresce tra i monoliti, e la vista spazia su questi scenari infiniti. Non da meno sono il “Camel butte” e “Over Window”. Ci fermiamo al centro visitatori e poi un ultimo sguardo di nuovo sui monoliti rossi, per imprimerci negli occhi tutta la loro bellezza e per cercare di catturare ogni singola cosa di quel luogo da cartolina. La classica immagine con la strada e la Monument Valley, che si vede anche nel film Forrest Gump è percorrendo Mexican hat. Ci fermiamo a fare la classica e “pericolosa” foto di rito nel mezzo della strada, e ci rendiamo conto che è ora di pranzo, così ci incamminiamo sperando di trovare qualche posto dove fermarsi a mangiare. Dopo 45 minuti di auto, troviamo un ristorantino molto particolare e qui ho mangiato il panino più buono che abbia mai assaggiato. Il “Comb ridge eat and drink” si trova precisamente a Bluff e vale la pena fermarsi se si è in zona per il pranzo. Dopo questa ottima sosta culinaria, proseguiamo e andiamo a visitare dopo 130 miglia il Dead Horse Point. Anche qui non è valido il pass per i parchi e paghiamo 15$ per entrare. Si tratta di un piccolo parco che offre un bellissimo panorama ed è qui che è stata girata la scena finale del film Thelma & Louise. Ci fermiamo per ammirare il tramonto, dove lo scenario diventa ancora più suggestivo e rimaniamo un po’ a goderci il panorama. Oggi abbiamo visto delle cose meravigliose che rimarranno per sempre impresse nei nostri occhi. Proseguiamo per un’altra mezz’oretta per raggiungere Moab dove abbiamo prenotato un bellissimo appartamento, in realtà quando entriamo ci rendiamo conto che è proprio una villa. Entusiasti andiamo a fare la spesa e da perfetti italiani ci cuciniamo una deliziosa pasta al pomodoro.

ARCHES NATIONAL PARK

Stamani andiamo diretti all’Arches National Park, parco che vanta la più alta concentrazione di archi di pietra del mondo. Purtroppo notiamo che la strada dei maggiori punti d’interesse è chiusa e quindi ci accontentiamo di andare a vedere i punti accessibili. Il primo è il “Balanced Rock”, un’enorme roccia in bilico che sembra stia per cadere da un momento all’altro, facciamo una passeggiata per vederlo in tutte le angolazioni. Riprendiamo l’auto e ci fermiamo a vedere il “Delicate Arch”, il più famoso di tutti, qui vi sono tre punti panoramici per poterlo vedere; il primo è una camminata di 4 km per andare e 4 km per tornare e arrivi fin sotto l’arco, Il secondo è a pochi passi dal parcheggio e il terzo si trova dopo una camminata in salita di 800 metri. Tra questi ultimi due direi che è sufficiente rimanere nel punto più basso dove si riesce a vedere in egual modo. Infine andiamo a vedere il “Sand Dune Arch” e lo “Skyline Arch”. Riprendiamo la macchina e ci mettiamo in marcia. Oggi dobbiamo fare ben 420 miglia per raggiungere il nostro hotel a Pinedale, (Best western Pinedale inn) base per raggiungere Yellowstone il mattino dopo.

YELLOWSTONE: QUANDO LA NATURA SUPERA OGNI IMMAGINAZIONE

640000 anni fa ci fu una grande eruzione vulcanica che concorse alla creazione di quello che è ora il parco dello Yellowstone, il più grande e vecchio dei parchi nazionali e la più grande riserva animale degli Stati Uniti, l’orso è il simbolo di questo grande parco. Per visitare lo Yellowstone ci vorrebbero come minimo ¾ giorni, noi non avendo tutto questo tempo ci siamo concentrati principalmente sui geyser e quello che abbiamo visto ci ha spiazzato completamente. Non credevo esistesse un parco così, I colori, la natura…meraviglioso, situato in un altopiano vulcanico dove le acque piovane infiltratesi nel terreno riemergono sotto forma di sorgenti calde che assumono diversi colori per la presenza di particolari microorganismi, creando le tipiche fumarole e gli spettacolari geyser. Tra i punti principali che ci hanno colpito troviamo: Il “West Thumb Geyser Basin”, qui rimaniamo incantati dai colori così profondi, camminiamo sulla passerella immersi completamente da tutto ciò che ci circonda, sembra addirittura impossibile. Vediamo anche dei piccoli geyser in acqua, fantastico! Più avanti troviamo “Old Faithful” il più grande e conosciuto Geyser che erutta all’incirca ogni 70 minuti, essere lì è stato strepitoso, ad un certo punto abbiamo visto fuoriuscire con potenza il getto d’acqua bollente misto a vapore alto tra i 30 e i 50 metri, sembra così strano che possa eruttare a tempo. Andiamo a vedere il fantastico “Grand Prismatic Spring”, il lago colorato dello Yellowstone, la sorgente d’acqua calda più grande degli Stati Uniti che ci fa sognare con i suoi colori arcobaleno, straordinariamente nitidi e brillanti. Facciamo una passeggiata lungo la passerella che ci porta al bordo del lago e vediamo da vicino l’acqua calda che evapora. Questa è sicuramente una meta obbligatoria per chi viene allo Yellowstone, penso sia un luogo unico al mondo e di straordinaria bellezza. Vicino al Grand Prismatic Spring troviamo il “Turquoise Pool, “Opal Pool” e “Excelsior Geyser Crater”, tutti e tre bellissimi, rimane il fatto che il Grand prismatic spring è decisamente il protagonista, quello che colpisce di più in assoluto per questo caleidoscopio di colori che lo rendono unico. Proseguiamo per il “Norris Geyser Basin”, una bianca piana di depositi sulfurei che si visita camminando su una passerella tra fumarole, pozze d’acqua azzurra e deflussi colorati. Qui avevo letto che il punto più caldo dello Yellowstone è così vicino alla superficie che si vede la terra pulsare. “Mammoth Terrace” sono terrazze di travertino e pozze di acqua bollente, alcune terrazze sono completamente asciutte, altre invece scintillano in una miriade di piccole pozze, dai colori tenui, pastello. Mentre attraversiamo il parco con l’auto, la nostra attenzione viene catturata da una mandria di bisonti che attraversa la strada e si incammina tutta insieme. Che spettacolo e ancora non abbiamo visto il meglio, all’improvviso ci attraversa la strada un piccolo orso che in tutta fretta e un po’ goffamente fa un salto superando il guard rail e sparendo nel parco buio, non ci speravamo più di vederne uno. Arriviamo al nostro hotel a Cody (Holiday lodge) in tarda serata, unico hotel disponibile per la notte precedente le eclissi, nonostante fosse stato prenotato mesi e mesi prima.

ECLISSI TOTALI

Stamani la sveglia suona presto, partiamo alle 5:00 da Cody, dato che le notizie del traffico, per raggiungere il luogo dove vedere le eclissi, prevedevano grande affluenza di auto per le strade. Ci dirigiamo in un piccolo e sperduto paesino chiamato Shoshoni, dove dopo una pausa colazione, compriamo in un negozietto gli occhiali che ci serviranno per vedere le eclissi. Andiamo al Boysen state Park e ci prepariamo a questo evento che inizierà alle 11:20 circa. Questa è stata una delle esperienze più belle della mia vita, Inspiegabile la sensazione che abbiamo provato nel vedere la luna che piano piano copriva il sole fino ad oscurarlo completamente. Mentre, fino a quel momento ci siamo serviti degli occhiali appositi, nel momento di buio totale li abbiamo tolti e lo stupore è stato enorme, tutto intorno si è fatto buio e a 360 gradi c’era un alone di luce come si vede dopo il tramonto. La temperatura si è abbassata notevolmente, ma la cosa più eclatante è stata la corona del sole nel momento di buio totale che brillava da dietro la luna. La durata di tale effetto è stata di 2 minuti e 25, dopo di che è iniziato la fase inversa e piano piano il sole ha fatto capolino fino a tornare perfettamente visibile. Indescrivibile se non lo si è provato, porterò per sempre questo ricordo nel cuore. Passiamo il resto della giornata a Jackson, città molto carina dove compriamo dei souvenir e ci fermiamo per cena.

TWIN FALLS E GIORNATA DI SPOSTAMENTO

Oggi è una giornata dedicata interamente al viaggio. Siamo a Twin Fall (Motel 6 Twin falls) e prima di partire ci fermiamo a vedere le cascate. Molto belle anche se in estate il getto d’acqua è meno forte rispetto a quanto possa essere in inverno o primavera. Ci fermiamo un po’, giusto il tempo di fare qualche fotografia, e poi ci mettiamo in viaggio perché oggi la strada è la principale protagonista e dobbiamo macinare molti chilometri prima di arrivare a San Francisco.

SAN FRANCISCO 1° GIORNO

Ed eccoci agli ultimi giorni della nostra vacanza che trascorreremo a San Francisco. Iniziamo la giornata da Fisherman’s Wharf dove facciamo colazione. Bella la baia con il ponte in legno e incorniciata da negozietti. Vediamo in lontananza Alcatraz e veniamo catturati dal rumore dei leoni marini, così ci avviciniamo a Pier 39 dove vi è una distesa di leoni marini. Scattiamo tantissime fotografie, sono troppo carini, rimaniamo un bel po’ lì ad ammirarli, poi dopo una passeggiata tra i negozi e una tappa all’Hard Rock Cafè ci fermiamo a pranzo per strada e prendiamo il famoso panino al granchio, buonissimo! Decidiamo poi di fare il giro della baia in battello. Passiamo sotto il Golden Gate, di fianco ad Alcatraz, spettacolare, peccato che il tempo oggi è un po’ nebbioso, ma ci godiamo lo stesso questa gita. Andiamo alla Coit Tower e decidiamo di salire sulla torre, (ingresso 8 $ a testa) prima di arrivare all’ascensore si trovano dei dipinti murali molto belli che propongono scene della Baia di San Francisco. Nella mia guida avevo letto che valeva il viaggio salire in cima alla torre, ma in realtà il panorama da lassù non ci entusiasma, forse complice il tempo grigio. Percorriamo la Lombard Street con la macchina, molto divertente trovarsi in quel zig zag ripido ricolmo di fiori. Una volta in fondo scendiamo a scattare qualche fotografia. In realtà San Francisco è tutta un Sali e scendi, vi sono delle strade ripidissime che fanno quasi paura. Passiamo davanti alla casa del film “mrs doubtfire” che purtroppo è in ristrutturazione e vediamo poco, però è troppo forte trovarsi davanti a luoghi visti centinaia di volte nei film. Facciamo anche una passeggiata nel parco delle Painted Ladies, dove si vede queste belle case vittoriane in fila, ma purtroppo la fitta nebbia ci copre il panorama con i grattacieli dietro, che peccato! Come ultimo assaggio di questa prima giornata andiamo ad Union Square, il centro di San Francisco, qui vi sono bei negozi e all’ultimo piano di Macy’s, troviamo il “cheescake factory”, ovviamente non ci facciamo sfuggire l’occasione di assaggiare una fetta di questa torta ed in effetti è strepitosa, tra l’altro dall’ultimo piano si gode di un’ottima vista dall’alto di Union Square. Per cena vogliamo andare a mangiare la bistecca e ci fermiamo in un bel ristorante il “John’s grill” del quale rimaniamo molto soddisfatti. Con la pancia piena andiamo a riprendere la macchina al parcheggio e ci avviamo in hotel.

MUIR WOOD NATIONAL MONUMENT, SAN FRANCISCO 2°GIORNO

Per il 2° giorno a San Francisco andiamo di prima mattina a visitare il Muir woods National Monument, un bel parco dove ci sono le sequoia giganti, facciamo un tragitto un po’ più lungo per vedere il San Mateo bridge e ci fermiamo a fare colazione a Oakland. Al Muir Woods con il pass per i parchi vi è uno sconto all’ingresso, prendiamo una mappa e scegliamo quale percorso fare. Sembra di essere così piccoli in mezzo a quegli enormi alberi, la visita ci prende tutta la mattinata e ci fermiamo a pranzo al centro visitatori del parco, dove compriamo anche qualche souvenir. Prima di tornare a San Francisco, andiamo a vedere anche Muir Beach, una spiaggia enorme. Oggi c’è un bel sole così ne approfittiamo per andare a vedere da vicino il Golden Gate Bridge. Ci fermiamo ai vari punti panoramici e scattiamo centinaia di foto, decidiamo di andare al point più alto e come d’improvviso il ponte sparisce sotto la nebbia, troppo forte questa cosa, torniamo allora indietro ed eccolo di nuovo là, poi lo raggiungiamo e andiamo anche dalla parte opposta per vederlo in tutte le angolazioni, perché in effetti essere lì davanti fa davvero un bell’effetto. Passiamo da Chinatown e arriviamo ad Height Asbury, il quartiere hippie, in realtà pensavo meglio. Andiamo anche a vedere la Transamerica Pyramid ma solo da fuori perché è già ora di cena. Come ultima cena a San Francisco andiamo da Bubba Gumps a Fisherman’s wharf e come sempre si rivela un’ottima scelta. Facciamo un’ultima passeggiata tra i negozi che però alle 22:00 chiudono tutti. Finiamo la serata a vedere il ponte illuminato e poi tutti a letto. Per 4 persone del nostro gruppo la vacanza si conclude, domani mattina presto hanno l’aereo che li riporterà in Italia.

SAN FRANCISCO BYE BYE

I nostri compagni di viaggio sono già partiti, noi abbiamo ancora mezza giornata da poter sfruttare, così decidiamo di andare a Ocean Beach, un’enorme spiaggia dove facciamo una passeggiata sul lungomare, veniamo poi attratti da un mulino un po’ più in lontananza all’interno del Golden Gate Park e facciamo una passeggiata nel parco. L’orologio però scorre e sappiamo che dobbiamo andare, riportiamo la macchina all’aeroporto e facciamo il check in per il volo che ci riporterà prima a Dublino e poi a Roma fino ad arrivare alla nostra destinazione, Firenze.

Il nostro viaggio è finito ma in realtà so che non è finito del tutto, perché ogni volta che ripenserò ad uno di questi posti magici che abbiamo visto, che mi ha fatto battere il cuore, emozionare e stupire dalla grandiosità della natura e dalla sua bellezza, ogni volta che ripenserò a tutto questo, improvvisamente sarà come essere là.

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Le tende alla Monumnet Valley tipi village

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Monument Valley

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Noi all'antelope Canyon x

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Venice Spettacoli con lo skateboard

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