L’altra Tunisia

La Tunisia è già presente nel nostro album dei ricordi di un viaggio. Nel 2002 Mahdia, delizioso paesino di pescatori, ci ha fatto conoscere l’aspetto della Tunisia a noi più familiare, quello mediterraneo dei fichi d’india, degli oleandri, degli ulivi e delle buganvillee arrampicate sulle case bianche e azzurre dei pescatori. Questa volta...
Scritto da: Massimo B
l’altra tunisia
Partenza il: 10/08/2006
Ritorno il: 24/08/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
La Tunisia è già presente nel nostro album dei ricordi di un viaggio.

Nel 2002 Mahdia, delizioso paesino di pescatori, ci ha fatto conoscere l’aspetto della Tunisia a noi più familiare, quello mediterraneo dei fichi d’india, degli oleandri, degli ulivi e delle buganvillee arrampicate sulle case bianche e azzurre dei pescatori.

Questa volta è un’altra Tunisia che vorremmo conoscere, quella del deserto, più riservata e avvolta in un alone fiabesco.

Ci ritroviamo immersi in questa nuova realtà quando con il pullman percorriamo la strada che da Kairouan ci porterà a Tozeur.

Come per magia le sterminate distese di ulivi lasciano il posto alle palme cariche di datteri e le greggi di pecore si trasformano in dromedari che vagano placidamente nel deserto, alla ricerca di cibo.

Tutto si perde nel caldo abbraccio del Sahara. I paesaggi che si susseguono sono unici e irripetibili.

Dal deserto roccioso, dove alte montagne si stagliano verso l’azzurro incontaminato, si passa al deserto sabbioso, dove morbide dune fanno da culla a oasi lussureggianti di palmeti.

I colori variano dal rosso Magenta al giallo ocra e le forme rigide si addolciscono, il nulla, a cui il deserto viene ingiustamente paragonato, diventa il tutto.

Come possono le sfumature di colori, il silenzio ovattato, il vento caldo, essere considerati il nulla? Il deserto lo si può vivere in diversi modi, e noi abbiamo voluto provare sia l’avventura in fuoristrada, sia la passeggiata a dorso di un dromedario, le consigliamo entrambe.

La prima è adrenalina pura, la carovana di Jeep si lancia in una corsa sfrenata, è un susseguirsi di sorpassi ad una velocità folle, e le dune vengono cavalcate come i surfisti fanno con le onde del mare.

Noi ci fidiamo ciecamente dello Schumacher tunisino alla guida della sua Ferrari del deserto.

Arrivati sulla sommità di un’enorme duna scendiamo dalla Jeep e ci ritroviamo immersi fino alle ginocchia dentro la sabbia, è morbida come il borotalco e si fa fatica a camminare.

Lo scenario surreale in cui ci ritroviamo ci fa pensare allo sbarco sulla luna, davanti a noi il set dove è stato girato parte del film “Star Wars”.

La seconda esperienza, cioè la passeggiata a dorso del dromedario, è ricca di fascino.

Il movimento lento e sinuoso del ruminante ci accompagna sino all’interno del deserto, dove ci aspetta un’inattesa variazione di programma, anziché assistere al tramonti dai colori infuocati ci ritroviamo in mezzo ad una tempesta di sabbia. In pochi istanti tutto è inghiottito dall’oscurità, la carovana dei dromedari guidati dai beduini ci riporta indietro, siamo pieni di entusiasmo per il fuori programma…E pieni di sabbia fin sotto le unghie.

Lasciate le oasi di Chebka, Tamerza e Nefta, nella regione di Tozeur, ci dirigiamo verso Douz.

Quella che percorriamo è una striscia asfaltata che attraversa l’enorme distesa del lago salato Chott El Jerid, dove un tempo arrivava il mar Mediterraneo, con l’avanzata del deserto e il ritirarsi delle acque è rimasta questa distesa di sale, dove non esiste nessuna forma di vita.

Grazie alla varietà di minerali, in alcuni tratti assume una colorazione che va dal rosso più acceso al rosa tenue, ed è soprattutto qui che il lavoro costante del vento nelle dune fa sì che si formino innumerevoli rose del deserto, chiamate così perché sono sculture di varie dimensioni somiglianti a corolle di petali di rosa.

Un’altra dimostrazione di come la natura riesce a stupire con le sue opere d’arte.

Quando ricominciamo a vedere i cespugli sparsi qua e là si capisce che il lago salato ha lasciato il posto al deserto sabbioso.

E’ curioso vedere sia a destra che a sinistra della strada, chilometri di dune con la criniera, il vento in questa zona soffia molto forte, e per limitare l’avanzata del Sahara i beduini hanno costruito con le foglie di palma un cordone, sul quale buona parte della sabbia ferma la sua corsa.

Giunti a Matmata ci troviamo in un’altra realtà, siamo degli intrusi tra i personaggi di un presepe vivente.

Pastorelli con gli agnellini, donne con le anfore piene di acqua, uomini che battono il rame e l’ottone.

Intorno a noi un paesaggio surreale, montagne che sembrano di cartapesta, palme che paiono appoggiate qua e là, case scavate nella roccia ed un silenzio assoluto.

La gente qui vive proprio così, non è una finzione, abbiamo visitato anche qualche abitazione troglodita composta di diversi ambienti adibiti a camere da letto e a dispense.

Riescono almeno qui a trovare un po’ di refrigerio, visto che la temperatura esterna supera facilmente i 50°. Mentre lasciamo definitivamente il deserto è impossibile non rivivere le emozioni provate durante il tour, il fascino dei molteplici paesaggi visitati resterà sempre nella nostra memoria.

Dal centro della Tunisia ci spostiamo adesso verso il nord passando per Sfax, importante centro commerciale, e Scusse.

Non possono mancare oltre ai musei, le immersioni nel caos della medina, il fulcro della città, dove si vende artigianato locale, dai tappeti agli articoli in pelle, dalle ceramiche variopinte alle tipiche gabbie per uccelli in legno e metallo, dalle spezie profumate ai bomboloni fritti e zuccherati…Una vera bontà da assaggiare.

Arriviamo a El Jem per visitare l’anfiteatro romano, e in seguito a Tunisi, dove è tangibile la presenza di un passato impero romano, i mosaici nel museo del Bardo sono tra i più grandi rinvenuti in Africa, e ci mostrano tutta la loro bellezza.

Quanto volte al liceo ho tradotto versioni di latino, dove Cartagine era protagonista, ebbene ora siamo qui, le colonne si stagliano nel cielo tra le rovine a picco sul mare, e nell’aria si avverte il profumo della storia, e pensare che a scuola la studiavo malvolentieri.

Anche per questo viaggiamo, per conoscere e imparare non esiste scuola migliore, e noi dobbiamo conoscere e imparare ancora tanto.

Massimo e Silvia www.Raccontidiviaggio.Com sul sito potete vedere foto e video.



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