L’altra Sardegna

Conosco molte persone per le quali Sardegna è sinonimo di Costa Smeralda, Villasimius, La Maddalena e Alghero. Località magnifiche, per carità, ma per fortuna la Sardegna ha tuttora molto altro da offrire a chi abbia solo un po' di voglia di andare oltre ai soliti itinerari. Il consiglio è soprattutto uno: allontanatevi dalle coste! Perché...
Scritto da: Antonella1967
l'altra sardegna
Partenza il: 10/08/2008
Ritorno il: 16/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Conosco molte persone per le quali Sardegna è sinonimo di Costa Smeralda, Villasimius, La Maddalena e Alghero. Località magnifiche, per carità, ma per fortuna la Sardegna ha tuttora molto altro da offrire a chi abbia solo un po’ di voglia di andare oltre ai soliti itinerari. Il consiglio è soprattutto uno: allontanatevi dalle coste! Perché che il mare e le coste in Sardegna siano stupende, lo sanno tutti e non è che ci sia molto da aggiungere. Ma che anche il resto dell’isola sia sorprendente forse non è ancora così noto. Ci vado da molti anni, ho avuto la fortuna di girarla in lungo e in largo e di esplorarla praticamente tutta, ma sto scrivendo a “Turisti per caso” per un motivo ben preciso: raccontare di quanto possa essere solitario e sperduto un angolo di questa magnifica isola in pieno Ferragosto. Strano? Non molto se, appunto, si lasciano le coste, quantomeno le più battute, perché anche su questo argomento ci sarebbero fior di pagine da scrivere: ho visto tratti di costa deserti anche nei momenti più caldi dell’alta stagione, senza avere neppure un gommone o un canotto, raggiungendoli semplicemente a piedi, magari dopo un tratto di strada sterrata da percorrere in automobile ma su questo argomento magari ci torno un’altra volta. PIONIERI IN PATRIA Ora voglio parlare del Lago Omodeo, il più grande lago artificiale d’Europa (ma su questo dato le opinioni sono contrastanti). Alzi la mano, in modo del tutto onesto, chi ne conosceva l’esistenza. Forse qualche sardo della zona, ma per tutti gli altri… nebbia totale. E il perché è presto detto: il lago Omodeo, lungo più di 20 km, è il luogo più stranamente deserto che io abbia mai visto. Si trova in provincia di Oristano, non lontano dalle montagne della Barbagia, ed è sorto, sommergendo paesi e pascoli presenti nella valle, negli anni Venti con lo sbarramento del fiume Tirso e nato grazie alla costruzione di una diga imponente realizzata dall’ingegnere Angelo Omodeo. La grande diga, per l’epoca un vero capolavoro di ingegneria, è in parte ancora visibile, anche se è stata sommersa dalle acque che hanno formato un nuovo lago artificiale in seguito a un più recente sbarramento edificato più a valle (la “diga nuova”). Scopo di tanto impegno: disporre di acqua che irrigasse le pianure di Oristano, strappate alle paludi con lunghe opere di bonifica e destinate a diventare il “granaio” d’Italia. Ora, digressione storico-didattica a parte, possibile che in questi ottant’anni, a nessuno sia venuto in mente di sfruttare dal punto di vista turistico questo enorme bacino di acqua? Possibile, possibilissimo. Ed ecco che io, mio marito e mio figlio di cinque anni ci trasformiamo in pionieri! Alla ricerca di un posto dove soggiornare per visitare la zona, trovo su Internet il sito, allettante per le fotografie, dell’Oasi Naturalistica Nughedu Santa Vittoria: già, ma arrivarci è stata un’impresa! Cartelli? Nooo. Indicazioni? Nemmeno. Per fortuna un gentile signore intento alla pulizia della strada si fa venire in mente che, in effetti, immerso in un bosco poco distante dall’abitato di Nughedu Santa Vittoria (un paesino di dimensioni modestissime, arrampicato sulle colline tra rari pascoli, macchia mediterranea e querce da sughero), alla fine di un tratto di strada sterrata, si trova un ristorante panoramico. Ed è lì che, titubanti e anche un po’ stanchi (già arrivare fino a lì, partiti dalla Gallura qualche ora prima, era stato abbastanza lungo) che scopriamo un posto incredibile, bellissimo e solitario. Il ristorante, gestito dal signor Giovanni (che saluto caramente, se per caso dovesse leggere queste righe) offre anche la possibilità di pernottare in deliziosi bungalow immersi nel verde, ben attrezzati e pulitissimi. Il signor Giovanni, poi, si rivela un cuoco abilissimo e, in tre sere di permanenza, ci rimpinza di piatti semplici e squisiti, cucinati da lui stesso che, oltre a gestire il posto, cucina! Del resto, non è che gli ospiti siano proprio una folla: oltre a noi tre, una simpatica famiglia di romani giunti in camper (ci sono anche le piazzole) e una coppia di bresciani arrivati in moto. In un posto così dimenticato da dio, ma davvero magnifico per la posizione (su una collina nel verde e in mezzo al nulla, tra cinghiali e uccelli, poco lontano dall’area di ripopolamento del cervo sardo) e l’atmosfera, abbiamo trascorso delle giornate indimenticabili. Soprattutto per aver scoperto che, oltre a questo ristorante, non c’è niente altro! Il lago Omodeo è un lago fantasma! Andateci per credere perché, lo so, sembra impossibile. Quando abbiamo deciso di andarci non immaginavamo certo che, sul lago, non ci fosse una barca a solcare le acque, non ci fosse un porticciolo turistico, non ci fosse un lungolago e neppure un chiosco: siamo lombardi e i laghi, per noi, sono località turistiche per eccellenza, affollati, attrezzati, vissuti e amati dai turisti. Qui, no. C’è solo il lago. Ma ancora non lo sapevamo.

IL LAGO FANTASMA Armati delle migliori intenzioni di fare un giro sulle sponde del lago, partiamo infatti la mattina successiva alla ricerca di certi “barconi” turistici che qualcuno lì al ristorante ci aveva assicurato che esistessero, in modo da farci un giro e ammirare il panorama circostante dalla barca. Ma dove? Ci buttiamo in tutte le strade che sembrano scendere al lago (paesaggio assolato, riarso, calsissimo, cespugli bassi e sassi a circondarlo, non pensate ai laghetti alpini freschi e ubertosi, tutt’altro!): niente, solo una cava, forse, a un certo punto. Risaliamo, questa volta diretti verso Fondorgianus, nota località termale a breve distanza (a proposito, da provare le piscine termali all’aperto del Grand Hotel Terme, aperte anche ai non ospiti e con magnifica vista sui dintorni) e troviamo, all’inizio di uno dei ponti che superano il lago e proprio in corrispondenza con la vecchia diga, un bar-ristorante! Incredibile, è l’unico posto “turistico” visto fino a quel momento in quel posto remoto. Ovviamente entriamo e la proprietaria ci spiega che è vero, al lago Omodeo nessuno ha mai pensato di aprire, chessò, un noleggio barche, un posto per fare sci d’acqua o almeno un bar sulle sponde: loro sono i primi, pionieri coraggiosi, a tentare l’avventura, da poco più di un anno. Dallo spiazzo del bar si può scendere anche ad ammirare ciò che resta visibile della diga: un’opera davvero imponente. Inutile dire che eravamo gli unici presenti (ed era, ci tengo a sottolinearlo, il 13 agosto) solo sul fondo del lago si intravedevano i pesci che nuotavano tranquilli (e neppure l’ombra di un pescatore! che fossero tutti in vacanza sulle coste?!). Abbiamo visto anche molto altro in quei giorni: abbiamo ascoltato dalla voce di un’anziana l’incredibile storia della chiesa di Zuri, sulla sponda opposta del lago rispetto a Nughedu, questa invece molto frequentata dai turisti e dai devoti, smontata per lasciare posto al lago e trasferita, insieme al resto del paese, su una collina; siamo arrivati sino alla penisola del Sinis, dove si trovano le rovine di Tharros (sito archeologico spettacolare per la posizione sul mare); ci siamo riposati a Is Arutas, la famosa spiaggia di cristalli di quarzo (talmente affollata di ombrelloni che della spiaggia, in realtà, abbiamo gustato ben poco); abbiamo quindi abbandonato l’Oasi e abbiamo proseguito per la Costa Verde, dove ci siamo fermati altri tre giorni, che ci ha regalato lo spettacolo indimenticabile delle dune di Piscinas, chilometri di spiaggia bianca selvaggia e semideserta che pare di essere in Australia o in Africa e invece sei in Sardegna, poco lontano dal casino delle località più famose. Abbiamo dunque visitato e ammirato tanti altri posti, di cui alcuni decisamente memorabili per bellezza e suggestione. Ma perché, allora, ho voluto raccontare proprio del lago Omodeo e di un paesino sperduto di nome Nughedu Santa Vittoria (dove, giuro, entrata in un negozietto per comprare una bottiglia di acqua mi hanno accolto con un sorriso stupefatto: “ Una turista!” ha quasi gridato la simpatica proprietaria vedendomi entrare! “Ma perché è venuta fin qua? Non ci viene mai nessuno!”). Perché, per trovare posti nuovi, strani, affascinanti e solitari, in grado di sorprendere ancora nel nostro piccolo mondo globale, non è necessario andare chissà dove: basta essere curiosi, scrutare una cartina, sfogliare una guida e dirigersi verso posti sconosciuti ai più. Ce ne sono ovunque, basta saperli cercare.

Antonella



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