L’altra Andalusia

Mi piace definire questo viaggio "L'altra Andalusia", non quella del turismo di massa della Costa del Sol o delle città del dominio arabo, che meritano sicuramente una visita, ma non con i 40° di agosto, bensì quella dei parchi naturali, dei cavalli andalusi, delle spiagge immense… Ho percorso 2200 km in una terra solare, luminosa, tanto...
Scritto da: angela29
l'altra andalusia
Partenza il: 16/08/2008
Ritorno il: 30/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Mi piace definire questo viaggio “L’altra Andalusia”, non quella del turismo di massa della Costa del Sol o delle città del dominio arabo, che meritano sicuramente una visita, ma non con i 40° di agosto, bensì quella dei parchi naturali, dei cavalli andalusi, delle spiagge immense… Ho percorso 2200 km in una terra solare, luminosa, tanto arida quanto generosa di flora e fauna.

Dall’incantevole balcone naturale di Ronda, con l’architettura del Puente Nuevo e le sue case arroccate, siamo passati per il Parque Natural de los Alcornocales, tra boschi di quercia da sughero e laghi formati dal Rio Guadarranque, paesini completamente bianchi, bruciati dal sole come Gaucìn, Jimena e Castellar de la Frontera. Abbiamo dormito una notte nella Casa Convento dell’Almoraima, in pieno Parco, un posto da sogno dove trascorrerci una notte è troppo poco…

Ma il viaggio deve continuare, verso quell’angolo di Inghilterra nel profondo sud di Spagna: Gibilterra. Si passa la frontiera, un fiume di automobili, la pista dell’aeroporto tagliata in due dalla carreggiata, le scimmie della Rocca circolano libere, si respira aria inglese nelle street e nei pub, ma anche negli orari, non si cena tardi come in Spagna…Meglio tornare di là e approfittare della Feria del Pescado nella vicina La Lìnea de la Concepciòn, cenando a base di mariscos e manzanilla, il famoso vino di Jerez.

Il Sud ci offre Tarifa e le sue stradine da medina; l’uscita in barca con la FIRMM una fondazione per la ricerca marina ci fa scoprire i delfini e le orche nello Stretto di Gibilterra. Due ore in barca a scrutare l’oceano, alla ricerca di una pinna o una coda, siamo quasi in Africa, i pescatori marocchini sulle loro barche minuscole ci indicano dove trovare i cetacei…E siamo ripagati: delfini a gruppi di 3 o 4 si avvicinano, passano sotto la barca, le orche, più lontane, si fanno vedere, riusciamo a scorgere le chiazze bianche sulla pancia…Saranno lunghe 6 metri.

Un’esperienza che difficilmente dimenticherò! E ancora spiagge immense come Bolonia, Punta Paloma e la sua grande duna bianca, Capo Trafalgar, luogo storico per la sconfitta dell’Ammiraglio Nelson.

Lasciamo il sud e risaliamo verso nord ovest, visitiamo Cadiz con la sua caratteristica cattedrale dalla cupola dorata e Jerez de la Frontera, terra ricca di vigneti e bodegas dalla tipica architettura adatta a mantenere la giusta temperatura alle cantine; città del famoso vino Tio Pepe prodotto ancora dagli eredi di Gonzales Byass, uomo che fece tanta fortuna da possedere nelle sue tenute una parte delle vecchie mura di fortificazione araba.

Ma la prossima tappa mi incuriosisce: El Rocìo. Abbiamo prenotato un “Turismo Rural” e le guide dicono che la località oltre ad essere famosa per la Romerìa (pellegrinaggio) di Pentecoste, sembra un angolo di far west. Non ci sono strade, solo sabbia, più o meno battuta e ovviamente, con la Mercedes a noleggio, al primo incrocio ci insabbiamo. Ne usciamo con non poca difficoltà rendendoci conto che quel luogo è fatto per i cavalli, i calessi e i fuoristrada.

Sono quattro giorni “strani” dove i rumori che senti sono i ragli dell’asino che vaga sotto il nostro poggiolo o i campanellini sui calessi, la musica improvvisata nei patii con qualche passo di flamenco; dove davanti alle case ci sono steccati per legare i cavalli e non le righe dei parcheggi.

Matalascañas è la spiaggia della zona, troppo turismo, troppo cemento, ma basta allontanarsi un po’ e si visita il Parque Nacional de Doñana, in questo periodo troppo arido per offrire qualche spettacolo naturale, oppure il Parque Dunar con le dune bianche che finiscono nell’oceano.

Andando verso Huelva, città e porto industriale, si raggiunge Punta Umbrìa e le sue spiagge: scegliamo Playa de los Enebrales perchè una rivista la definisce tra le meno frequentate; da non perdere in zona il monastero della Ràbida a Palos de la Frontera, luogo di memoria della scoperta dell’America, mentre la visita alla ricostruzione delle Caravelle, può essere simpatica, ma molto turistica.

Il viaggio prosegue verso l’Algarve, splendida terra di Portogallo di cui riparlerò, ma il rientro è da Siviglia.

Due giorni e mezzo sono pochi per vedere una città così: ho appena il tempo per respirare aria di flamenco guardando le coloratissime vetrine di Trajes de flamenca, con ventagli e fermagli per capelli in calle de Sierpes, alzare gli occhi e vedere i teloni stesi tra una casa e l’altra per ripararsi dal sole, ammirare l’immensa cattedrale, salire 35 piani per arrivare in cima alla Giralda, visitare l’Alcazar e i suoi immensi giardini. Una sosta ai Bagni Arabi all’Aire de Sevilla, con piscine, idromassaggio e massaggi, ci rintempra e ci fa proseguire la visita verso la splendida Plaza de España. Faccio colazione con churros o gofres al cioccolato e imparo che “ir de tapas” non solo è un ottimo modo di mangiare, ma anche di socializzare.

L’ultimo giorno, l’aereo è alle 17.00: passeggiamo sul Guadalquivir, andiamo a vedere da vicino quello strano ponte costruito da Calatrava, Puente del Alamillo, per poi incontrare in piazza dell’Alameda un caro amico sivigliano, con la sua meravigliosa famiglia.

Bell’epilogo di uno splendido viaggio.



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