Kwaeri Kenya
Il famoso mal d’Africa…È incosapevole, misterioso ed improvviso, ma esiste e colpisce ogni tipo di persona, soprattutto gente come me che viaggerebbe 365 giorni all’anno.
Ho passato solo 2 settimane, le prime di agosto, ma sono state estremamente intense e vissute.
Partenza da Malpensa, destinazione Shanzu Hotel, gestito dal Tour Operator svizzero African Safari Club (ASC), a 16 km da Mombasa, sulla costa.
Unico neo della vacanza: l’ASC.
Mi aspettavo di trovare un resort di lusso…Invece le sorprese non sono mancate! La struttura ha un’aria malinconica, senza però possedere l’atmosfera coloniale, le stanze sono pulite ma i bagni sono molto vecchi e mancano una serie di accorgimenti e particolari che renderebbero l’hotel decisamente migliore.
L’illuminazione è scarsa, il servizio ristorante funziona solo a buffet, il menù è molto scarso e sempre uguale, sia a pranzo che a cena, si mangia o sotto una grande “capanna” aperta o in una sala vera e propria, ma nel primo caso i tavoli e le sedie sono di plastica e si è letteralmente circondati da gatti e scimmie affamati, senza contare le mosche…
C’è molto personale, ma mancano i fiori, i giardini curati e soprattutto i sorrisi.
Ci sono alcuni bar, ma vendono solo bevande ad eccezione della caffetteria nella hall dell’hotel.
L’atmosfera generale è triste e si percepisce quasi una tensione sottile, il personale sconsiglia l’uscita dal resort in modo autonomo, ma basta armarsi di tanta pazienza e curiosità e dopo la prima volta, ogni uscita successiva è un’avventura in questo magico paese! Io consiglio caldamente di evitare le strutture dell’ASC, ma non rinunciate ad un viaggio in Kenya! Soprattutto ad un safari!! La spiaggia pullula di beach-boys: cercate Paolo, un ragazzo coi capelli rasta e un piccolo dhow con la bandiera di Bob Marley; vi porterà dei portachiavi in legno d’ebano che si possono personalizzare con il proprio nome e scegliendo l’animale che più vi piace. I più affidabili per quello che riguarda il safari sono i ragazzi della North Coast Hunters, si riconoscono dalla camicia bianca e da un leone sul taschino; il loro capo è DAVID, molto simpatico, parla benissimo l’italiano e ride sempre! Praticano prezzi decisamente più bassi di quelli proposti in Italia e soprattutto comprendono il trasporto, la benzina, il pernottamento, i pasti e le entrate ai Parchi.
Contrattate un po’, potete pagare in dollari USA, in euro, in valuta locale e con carta di credito.
Io ho scelto il safari ai Parchi dell’Amboseli e Tsavo East, 3 giorni e 2 notti di cui la prima in lodge e la seconda in campo tendato. Sono estremamente soddisfatta:ho visto tutti gli animali della savana, in grande quantità e mi sembrava di essere protagonista di un documentario! L’autista del nostro pulmino, Maxwell, era sempre attento a farci avvistare ogni animale e ci teneva molto alla puntualità.
La notte trascorsa al campo tendato nello Tsavo East è stata all’avventura, ma l’atmosfera era magica e ho un bellissimo ricordo delle 3 guide masai che dopo cena ci hanno riuniti in un grande cerchio attorno al fuoco e ci hanno raccontato le loro origini ed usanze sotto un immenso cielo africano, talmente blu e vicino da sembrare finto.
Di notte hanno sorvegliato il nostro sonno dagli animali selvaggi che vagano all’interno dell’accampamento e al momento dei saluti sono stati estremamente gentili.
Ogni giorno la sveglia suonava presto: in questo modo, oltre al safari, ho potuto vedere le isole di Funzi e Wasini, quasi al confine con la Tanzania; navigare su un fiume alla ricerca dei coccodrilli nascosti tra le mangrovie; fare un giro di Mombasa, compresa la città vecchia; fare il bagno nelle acque cristalline dell’Oceano Indiano su un’isola di sabbia bianca che emerge solo con la bassa marea; fare innumerevoli scorpacciate di aragoste e granchi enormi e vedere un villaggio di artigiani che da un semplice pezzo di legno ricavano oggetti meravigliosi.
La popolazione mi ha colpito molto: sono tutti sorridenti, socievoli, disponibili e se ci si “sforza” ad imparare qualche parola di swaili, si verrà ricompensati da sorrisi bianchissimi.
I bambini sono splendidi, vestiti con abiti sgargianti e colorati, ti corrono accanto e ti rimangono molto vicini, senza mai toccarti, nella speranza di poter ricevere qualche penna, un quaderno o una manciata di caramelle.
Se avete degli abiti smessi o che non vi piacciono più, riempite la valigia e regalateli alla gente, insieme a quello che avanzate del bagnoschiuma, dello shampo, del sapone, delle medicine…
Se siete vicini a Mombasa, andate una sera a cena allo Sea Haven, un ristorante con terrazza all’aperto. Il proprietario, Roy, è molto gentile, i prezzi sono contenuti ed il pesce ottimo.
Per ringraziarci delle serate trascorse nel suo locale, la sera prima della nostra partenza ci ha preparato un lungo tavolo sulla terrazza con candele accese e rami di palme intrecciati ad arco con bouganvilee bianche, rosa e fiori di frangipane; ci ha accolto offrendoci un aperitivo e così la partenza è sembrata meno spiacevole.
In 15 anni di estati trascorse in Liguria presso lo stesso stabilimento balneare, non ho mai ricevuto nemmeno un ghiacciolo in omaggio; in Kenya, dopo la prima sera al ristorante di Roy, avevamo perfino la guardia che ci scortava fino all’ingresso dell’hotel con la torcia! E’ strano come uno si senta più a casa nel cuore dell’Africa nera, piuttosto che nella propria città…
Kwaeri Kenya, a presto!