Kwa heri marafiki kenyani
Io e la mia ragazza (tour operator Triskel Tour) siamo partiti da Milano Malpensa giorno 28 settembre alle 00.30 con un Boeing della Neos. Premesso che la cosa più importante è senz’altro arrivare a destinazione sani e salvi, devo puntualizzare che l’aereo era abbastanza vecchiotto e con pochi comfort. Comunque siamo arrivati a Mombasa alle ore 9.00 locali senza alcun problema. Alle 12.00 siamo giunti allo Stephanie Sea House Beach Club dove abbiamo fatto subito amicizia con due coppie di tarantini: Gino e Maria e Gianni e Mary. Delle persone davvero speciali con cui abbiamo diviso ogni momento della vacanza. Nella seconda settimana si sono aggregati dapprima i torinesi Alessandra, Ernesto e Alberto e quindi la milanese Cristina. Abbiamo creato un gruppo molto affiatato che ha fatto del sano divertimento il suo motto. Considerato che il mio viaggio è durato 2 settimane, per evitare di annoiarvi, ho pensato di identificare degli argomenti base su cui spendere qualche parola che possa essere utile a chi vuole intraprendere un viaggio in Kenya.
1) Kenya e Keniani.
E’ doveroso partire dalle caratteristiche del paese e della splendida gente che lo abita.
Fatta eccezione per alcune zone di Mombasa, per così dire urbanizzate, il Kenya che ho avuto modo di ammirare è un immensa distesa di savana e foresta intervallate unicamente da una strada in pseudo-asfalto tutta dritta che collega Mombasa a Watamu, Malindi, Mambrui e infine Lamu.
Tutto intorno è un brulichio di piccolissimi villaggi fatti di capanne in terra e sterco di animali: roba da non credere!!! Altro che i nostri moderni appartamenti con tutti i comforts possibili e immaginabili. La gente è davvero speciale: nonostante la povertà e i tanti problemi da affrontare non rifiutano a nessun un Jambo- Jambo (ciao ciao) con tanto di sorriso. In Kenya esistono 42 diverse tribù. Noi abbiamo avuto modo di conoscere e vedere i villaggi di Griama, Samburu, Orma. Un capitolo a parte meritano i bambini: trasmettono una vitalità ed un entusiasmo fuori dal comune.
Se potete, portate con voi abbigliamento vecchio, penne, colori, quaderni, caramelle: farete felici tante persone. Dunque, il consiglio che vi do è di vivere il più possibile a contatto con la gente del posto e nei loro villaggi: solo così riuscirete a capire, seppur per poco tempo, che cosa vuol dire vivere in Africa.
Noi l’abbiamo fatto ed è stata un’esperienza fantastica. In un batter d’occhio ho imparato a parlare in swahili e a comunicare con la gente locale: mi hanno accolto dappertutto e sempre con grande entusiasmo contenti di conoscere un turista disposto ad apprendere il loro idioma. 2) Villaggio.
Abbiamo soggiornato allo Stephanie Sea House di Malindi. Credetemi un posto davvero ideale per trascorrere una vacanza. Il villaggio sorge direttamente sul Parco Marino di Malindi ed è uno dei pochi che consente di fare il bagno nell’oceano indiano senza bisogno di ricorrere ai servizi navetta dai villaggi alla spiaggia. Ricco di vegetazione e curatissimo dai giardinieri, presenta delle strutture bellissime in tipico stile swahili: tetti con copertura in makuti, letti e mobili vari in legno. Personale molto gentile e disponibile; cucina da 10 e lode con alternanza di piatti italiani e swahili (davvero speciali le grigliate di nyama na samaki, cioè carne e pesce; il pilau, riso bollito nel latte di cocco condito con sughi di carne, pesce o verdure; le samosas, sfoglie triangolari ripiene di carne tritata speziata o di verdure). Altra scelta eccellente è quella di proporre ogni sera, fatta eccezione per la domenica, spettacoli folkloristici (acrobati, danzatori, stregoni, masai etc).
3) Safari allo Tsavo Est, 2gg/1n.
Premessa doverosa, che vale anche per tutte le altre escursioni.
Ragazzi, affidatevi tranquillamente ai cd beach boys: saranno i vostri angeli custodi in qualsiasi posto e vi faranno risparmiare una marea di soldi rispetto alle agenzie che si appoggiano al vostro villaggio e che ad arte vi racconteranno numerose leggende per farvi diffidare dei beach boys. Unica precauzione che vi raccomando: verificate che dietro il beach boy ci sia sempre un’agenzia locale; in caso contrario si possono prendere effettivamente delle fregature.
Io personalmente ho conosciuto una persona davvero speciale di nome Issa, un vero signore con un cuore grande così pronto a risolvere qualsiasi piccolo problema quotidiano che potrebbe presentarsi. Abbiamo ottenuto dei prezzi incredibili e la qualità dell’assistenza è stata sempre ottima. Pensate che pur avendo pagato molto meno di tanti altri, noi abbiamo viaggiato in una Jeep 4×4 e gli altri in pulmino!!! Il safari (in lingua swahili significa viaggio) nella savana è senz’altro il momento clou della vacanza: vedere gli animali nel loro habitat naturale è qualcosa di favoloso che fa riemergere emozioni fanciullesche che si pensava ormai sopite. Siamo partiti alle 6.30 da Malindi con la su citata Jeep e, dopo 2 ore e mezza di strada sterrata in mezzo alla savana già di per sé emozionanti per i numerosi villaggi attraversati, siamo arrivati all’entrata del mitico parco Tsavo Est. Da quel momento è stato un susseguirsi continuo di emozioni. Appostati sulla cappotta del nostro fuoristrada, abbiamo visto l’impossibile: coccodrilli, kiboko (ippopotami), tembo (elefanti), twiga (giraffe), antilopi, antilopi d’acqua, antilopi congoni, dick dick (antilopi nane), zebre, bufali, ghepardi e poi il tanto sospirato simba, il leone re della foresta!!! Indescrivibile!!! Abbiamo soggiornato allo Ndololo, campo tendato all’interno del Parco di buona qualità e pieno di animali: dormire nella savana, sentendo solo il rumore della natura è un’esperienza davvero unica!!! Abbandonare lo Tsavo mette davvero tristezza: il ritorno è stato comunque piacevole. Siamo passati in villaggi pieni di palme che sembravano posti da mille e una notte.
4) Safari blu.
Chi va in Kenya sa che non può perdersi il viaggio nell’oceano indiano. Si parte dal Parco marino di Malindi alle 9.30. Breve sosta presso la seconda barriera corallina che protegge la spiaggia, dove è possibile fare snorkelling e ammirare diverse varietà di pesci (Sharm comunque è di tutt’altro livello). Poi dritti verso Sardegna 2, un atollo di sabbia bianca che emerge come per incanto dall’oceano quando c’è la bassa marea. Per qualche ora l’atollo si popola di turisti: dapprima bagni e tuffi e poi una fantastico pranzo a base di riso, grigliata di aragosta, pesce re, barracuda, polipi appena pescati e per finire frutta tropicale…Se ci riuscite svegliatevi dal sogno!!! Il rientro varia da giorno a giorno e dipende dall’alta marea.
5) Watamu.
Rispetto a Malindi, Watamu è un posto più selvaggio dove è possibile ammirare spiagge ancora incontaminate. Merita.
6) Gede.
La c.D. Città delle scimmie. Si tratta di un sito archeologico nei pressi di Watamu in cui è possibile ammirare i resti di un antico palazzo situato nella vegetazione. E’ molto suggestivo, ricordando un po’ gli scenari tipici dei film di Indiana Jones. Carino.
7) Isola di Lamu.
E’ un’escursione che in pochi possono dire di avere fatto. Al confine con la Somalia, per arrivarci da Malindi sono necessarie ben 3 ore e mezza di pulmino e mezz’ora di barca. La zona è considerata un po’ a rischio proprio per la vicinanza con la Somalia. Per tale motivo ad un certo punto del percorso è salito sul nostro pulmino un militare dell’esercito con tanto di mitra che ha fatto il resto del viaggio con noi. Siamo partiti alle 5.00 da Malindi: il viaggio è stressante per via della strada a dir poco accidentata, però secondo me ne vale la pena. Alle 9.00 siamo arrivati a Lamu: è un’isola abitata esclusivamente da musulmani e presenta le caratteristiche dei villaggi orientali Abbiamo fatto un giro per il centro, passando per vicoli strettissimi e visitando il mercato all’aperto: odori molto forti di carne, pesce e frutta di tutti i tipi. Rispetto al resto del Kenya si vedono più costruzioni in muratura, cmq anche qui regna la povertà. Alle 11.30, ci siamo recati in un’altra isola dell’arcipelago: la spiaggia era di un bianco accecante. Un bagno rilassante e poi pranzo: anche qui aragosta a volontà e cernia fresca. Tutto fresco e ottimo.
All’improvviso ci ha investiti un piccolo temporale e abbiamo fatto il viaggio di ritorno in barca sotto una pioggerellina leggera che ha reso ancora più affascinante l’atmosfera di per sé magica.
Nel viaggio di ritorno ci siamo fermati a visitare il villaggio della tribù degli Orma, caratterizzato dalle capanne fatte interamente di paglia e sterpaglie varie: incredibile!!! Alle 18.30 stanchi ma felici siamo rientrati allo Stephanie.
Probabilmente ho dimenticato qualcosa, ma certamente i 15 gg. Che ho vissuto rimarranno impressi e scolpiti nel mio cuore: se volete avere informazioni più dettagliati o l’indirizzo di Issa per effettuare le escursioni non vi fate problemi: scrivetemi!!! Concludo con il titolo del mio itinerario: kwa heri marafiki keniani (arrivederci amici keniani)!!! Sono sicuro che le nostre strade si rincontreranno… Rosario Piccioni