Koufonissi, un minuscolo gioiello in Grecia
Lo scorso anno avevamo lasciato Santorini senza fiato, con la consapevolezza che sarebbe stato molto difficile scegliere una nuova meta, in Grecia e nelle Cicladi, che potesse tenere il passo.
Indice dei contenuti
Poi su internet abbiamo scoperto Koufonissi, una minuscola isola di poco più di 4 km quadrati con la sua sorella di fronte completamente selvaggia e disabitata.
Il minuscolo “arcipelago” di Koufonisia
- Pano Koufonissi, l’unica abitata con poco più di 300 abitanti “fissi” per una superficie di circa 4 km quadrati.
- Kato Koufonissi, separata da una striscia di mare di 200 m da Pano, più grande ma praticamente deserta. Unica eccezione la taverna sul primo approdo, qualche ovile, due o tre casette di qualche privato e… capre selvatiche. Un paradiso incontaminato tutto da esplorare.
- Glaronissi, letteralmente “isola dei gabbiani”, poco più di un grande scoglio abitato solo da gabbiani, appunto.
- Keros, la più grande, la più imponente e la più selvaggia. Una montagna nel mare completamente deserta abitata solo ed esclusivamente da capre selvatiche.
Di tutto questo comunque, prima di partire, abbiamo solo una idea sommaria sulla distinzione tra Pano e Kato Koufonissi.
Tutto il resto lo scopriremo vivendolo, una scoperta nuova, praticamente a piedi, un salto indietro nel tempo, una emozione da scoprire insieme, io, Federica e Leonardo, 12 anni.
Arrivare a Koufonissi
Sveglia alle 4:00, volo Roma-Mykonos alle 6:40. Easy Jet sempre molto precisa ed in perfetto orario. Alle 9:45 locali siamo a Mykonos. Scopriamo subito che qui i taxi sono merce rara, anche in aeroporto. Per fortuna ci si fa incontro l’autista di una navetta privata che si accorda per portarci tutti e tre al vecchio porto per 10 Euro.
La partenza per Koufonissi con la nave Superjet (compagnia Sea Jet) è prevista per le 18:15, arrivo alle 20:00 circa. Arriviamo all’agenzia del porto per ritirare i biglietti per Koufonissi e scopriamo invece che la nave prevista per le 18:15 ha avuto dei problemi ed oggi non viaggia e quindi veniamo dirottati sulla Masterjet, molto più grande ma che parte alle 20:20 dal porto nuovo. Pazienza, avremo altre due ore per visitare Mykonos.
Lasciamo i nostri bagagli al Bar Barco, 2 euro a valigia per 12 ore, e poi ci lasciamo rapire dai vicoli bianchi e dalla movida diurna di Mykonos. Il ricordo del bianco scintillante di Oia è ancora vivo nella nostra memoria e quindi ci sembra come essere tornati a casa. Fa molto caldo e Leo alla vista della minuscola spiaggetta sul lungomare decide bene di battezzare il trasparente mare greco. Passiamo un po’ di tempo in quello spicchio di sabbia se non altro per riposarci un po’ dalla levataccia notturna. Dopo un po’ la curiosità verso quei vicoli pullulanti di negozi e turisti ha la meglio. Del resto sappiamo benissimo che la nostra meta sarà molto diversa da questa. Mykonos è molto bella, elegante e scintillante di bianco e azzurro, come da standard cicladico. È anche molto commerciale e “dispendiosa”… al bar “Barco” 3 spremute e 3 cornetti, 24 Euro! Lasciateci i bagagli e niente altro!
Al primo pomeriggio la stanchezza comincia a farsi sentire e sfruttiamo l’angolo di ombra della spiaggetta per rinfrescarci e riposare. Verso le 18:00 riprendiamo i nostri bagagli e ci trasferiamo al porto nuovo, poco distante, con il bus di linea. Siamo impazienti di vedere la “nostra” Koufonissi e scrutiamo l’orizzonte per veder arrivare la nostra nave. Rischiamo di salire sulla nave sbagliata, destinazione Pireo, ma poi ci imbarchiamo finalmente sull’aliscafo per Koufonissi, circa mezzora in ritardo. Unica tappa intemedia Naxos dove arriviamo che sono circa le 22:00. Pausa di una decina di minuti e via verso Koufonissi.
Il tragitto da Naxos a Koufonissi dura poco meno di un’ora e la passiamo tutta sul ponte. Siamo impazienti di vedere il nostro piccolo gioiello. È una notte senza luna e quindi il mare è praticamente invisibile, e tutto quello che ne fa parte se non illuminato. A metà percorso cominciamo ad intravedere davanti a noi un piccolissimo gruppo di luci, che appare e scompare nel buio pesto che avvolge la superficie del mare. Proprio quando le luci sembrano avvicinarsi di più scompaiono nuovamente. Questo perché il buio totale che ci circonda non ci fa notare che fra noi e quel gruppetto di luci c’è un’isola che con il suo profilo imponente ci accompagnerà per tutto il nostro soggiorno, Keros, completamente deserta e quindi senza nessuna luce in superficie che ne segnali l’esistenza anche in una notte così.
Difatti dopo circa 10 minuti di circumnavigazione di Keros sulla nostra destra compare, come per magia, Koufonissi. Il gruppo di luci che vedevamo in lontananza è quello del villaggio principale, la chora intorno al porto. Da lì una tenue linea luminosa che segue il profilo della stradina che percorre la costa con le spiagge principali. Avvicinandoci si notano una, due, tre automobili che partono dall’estremità di questa stradina in direzione del porto. Sono le navette degli hotel che ci vengono incontro. Sono quasi le 23:00 quando la nave fa manovra per attraccare. Sotto di noi vediamo il molo principale con una piccola costruzione ad archi di pietra ed alle spalle un presepio incantato, tutto bianco con luci soffuse. Scendiamo dalla nave emozionati come se stessimo scoprendo il nuovo mondo ed alzando gli occhi veniamo sopraffatti dallo spettacolo di un cielo brulicante di stelle in cui domina una via Lattea di cui si possono scorgere i dettagli. Ci facciamo incontro alle navette, una decina forse meno, parcheggiate ordinatamente fuori dal molo e sono loro ad accoglierci indistintamente ed a indirizzarci verso la navetta giusta. Il primo mi chiede dove dobbiamo andare e io riferisco “Anna Villas”, il nostro hotel. Tutti insieme si girano e chiamano “Mariaaa” e la signora Maria con il marito sbucano dalla fila di furgoncini. Maria accoglie sorridente noi ed un’altra famiglia (sempre italiani) mentre il marito si affretta a liberarci dal peso delle valigie, quasi imbarazzato dal nostro spontaneo aiuto nel caricarle sul furgone. Tutto intorno c’è la vita di Koufonissi, un brulicare allegro e silenzioso di vita. Siamo letteralmente senza fiato nel vedere il semicerchio bianco del villaggio accarezzato dal mare e dal cielo, sembra il set di un film da Oscar.
Il pulmino passa alle spalle del gruppo di case dopo aver lambito la spiaggetta della baia di Ammoss, di fronte al porto, semplicemente deliziosa, con delle panchine blu rivolte verso il mare a delimitare la spiaggia dalla strada. Dopo aver percorso una salita giriamo a destra e siamo davanti all’Anna Villas. Un altro tuffo al cuore. Un gioiello bianco con imposte tra il celeste e il verde acqua, circondato da giardini fioriti ed angoli arredati per il relax e la lettura. Ci accompagnano verso la terrazza di fronte all’hotel, che degrada dolcemente per qualche metro lungo la collinetta che domina tutta la chora e la baia di Ammoss. Sia noi che la famiglia che è con noi siamo letteralmente inebetiti di fronte a tanta bellezza, intorno e di fronte a noi. Ci fanno accomodare sui divanetti con delle bibite fresche mentre la signora Maria viene a fare la nostra conoscenza. Quando sente il mio nome lascia stare tutto e mi corre incontro gridando il mio nome, Maurizioooo”! Non ci conoscevamo prima ma l’ho praticamente perseguitata con le mie mail già da ottobre. Non avendo sue risposte alle mie richieste ho rimediato la mail dell’unica agenzia turistica di Koufonissi, quella che gestisce i due unici bus di linea e le barche che collegano le varie spiagge e Kato Koufonissi, e l’ho fatta contattare direttamente ad Atene, dove vive durante l’inverno, per poter prenotare entro novembre! Ci accompagna in camera e le sorprese positive continuano a ripetizione. La stanza è perfetta, grande, con due ambienti separati per noi e per Leo, un bagno con doccia multifunzione ed un angolo cottura più completo della mia cucina di casa! Poi la sorpresa, il regalo della signora Maria. Ci apre la porta finestra sul nostro balcone e scopriamo che la nostra camera è la prima della fila in piena vista mare, anche se io non l’avevo chiesta. È un suo regalo per l’entusiasmo con cui abbiamo scelto lei e Koufonissi. Siamo stanchi, ci siamo alzati alle 4:00 di mattina per arrivare a destinazione alle 23:00, ma il premio è stato ben superiore alla fatica. Certi paradisi te li devi conquistare, non possono e non devono essere comodi. Andiamo a dormire stanchi ma con la smania di risvegliarci in quel piccolo paradiso.
Spiaggia di Ammos
Abbiamo chiuso gli occhi con la magia stellata della Koufonissi by night col pensiero di vedere il tutto alla luce del sole. Le ombre della notte spesso rendono tutto più bello, misterioso, affascinante, ma la nostra impressione è che anche di giorno lo spettacolo sia assicurato. Ci svegliamo presto, alle 8:00, ed il primo pensiero è aprire la finestra ed affacciarsi al nostro balcone. Koufonissi è ai nostri piedi, bellissima, dolcissima nella sua semplicità, perfetta nella sua naturalezza. La piccola cortina di casette bianche disegna una specie di sorriso intorno alla baia del porto che degrada dolcemente nella bianca spiaggia di Ammos, in un chiarissimo bagnasciuga cristallino e celeste degno degli atolli polinesiani.
Ci guardiamo e pensiamo tutti e tre la stessa cosa: “E questa sarebbe la spiaggia del porto”? Mentre aspetto il mio turno per il bagno mi godo il nostro balcone, una specie di comodissima vedetta su Koufonissi. Comincio a studiarmi i paraggi a distanza e scopro, tra una taverna ed un paio di bar, l’insegna di un market. A Koufonissi è tutto semplice ed immediato ed è facile immaginare che da lì inizi la strada principale della chora, che scopriremo molto più viva di quanto immaginavamo. Nel frattempo scopriamo un’altra cosa. La sera precedente Maria ci aveva avvisato che a Koufonissi l’acqua non è potabile e che loro giornalmente ci avrebbe rifornito di tutte le bottiglie d’acqua che volevamo. Lavandoci i denti scopriamo che l’acqua corrente di Koufonissi non è altro che acqua di mare depurata e desalinizzata che conserva una piccola salinità. In un’altra situazione avremmo storto il naso ma qui è un ulteriore elemento di quel viaggio nel tempo che può essere la vita su un isoletta di 4 km in pieno mediterraneo. Scendiamo sulla terrazza vista mare che ci ha accolto al nostro arrivo e Maria e famiglia sono lì ad aspettarci. Lei, il marito e due figli, quasi identici, distinguibili dalla lunghezza dei capelli. Parlano tutti un inglese semplice, accessibile facilmente anche a chi lo mastica da turista come me. La colazione non è al buffet ma praticamente ti porterebbero anche le chiavi di casa se tu volessi… saltiamo solo le uova. Il figlio più grande di Maria, a nostra richiesta, ci consegna un piccolo ombrellone, anche piuttosto vissuto, che ci accompagnerà per questa settimana.
La via più diretta per il mare e la chora è un viottolo tra le pietre della collinetta che degrada verso la baia, subito fuori dalla terrazza. Cinque minuti e siamo sulla sabbia di Ammos. La spiaggia non è molto ampia in profondità, come buona parte delle spiagge di Koufonissi, ma più che sufficiente. Il mare invece sembra non esserci per quanto è trasparente! Le piccole barche ormeggiate fino a 100 metri dalla riva riflettono la loro ombra sul fondale, in un’acqua che passa del celeste chiarissimo dei primi 20/30 metri ad un turchese accesso fino al blu profondo di fronte al molo principale del porto. La spiaggia è libera, completamente, come tutte le spiagge di Koufonissi. Niente stabilimenti, niente lettini, niente sdraio o servizio “a domicilio”. Ognuno si organizza per se, piccoli ombrelloni, asciugamani, stuoie, tutto intorno bar, taverne, market e l’inizio della chora. Passiamo la mattinata più in acqua che fuori, familiarizziamo con i cani del posto e cominciamo ad affacciarci verso le vie interne, scoprendo piccole boutique, negozi e tutto quello che movimenta Koufonissi, ma senza esagerare, con calma e senza l’eccessivo trambusto delle tipiche mete turistiche di massa. Insomma la vita c’è ma non sconfina mai nella confusione nonostante di turisti ce ne siano molti.
Proviamo a fare i parsimoniosi e facciamo una piccola spesa al market Benethè per organizzarci il pranzo e lasciare qualcosa sempre a disposizione nell’angolo cottura. Sarà il nostro unico pranzo in camera, naturalmente sul nostro balcone, e lo facciamo lasciando tutte le nostre cose in spiaggia. A Koufonissi ogni angolo non è mai troppo lontano e lo senti subito come tuo. Anche il pomeriggio passa dolcemente tra un tuffo nella “piscina” di Ammos e piccole esplorazioni dei dintorni. La sera, forse anche a causa dell’ora di differenza ancora non metabolizzata, inizia presto.
Prima delle 20:00 siamo già in giro per la chora e stavolta cominciamo ad addentrarci nel cuore del villaggio. La fame bussa e quindi decidiamo di fermarci alla prima taverna che ci ispira. Si chiama… non me lo ricordo, il nome è scritto solo in greco. È molto semplice, tutta bianca, dai tavoli alle pareti, e la cosa che ci attira da fuori è il souvlaki servito appeso sul piatto di due turisti. Ci serve un cameriere che sembra Leonida, Re di Sparta, e con meno di 30 euro prendiamo due Gyros ed un Souvlaky di maiale con tanto di contorni e pita. Ripensando ai 24 Euro di Mykonos per tre spremute e tre cornetti ci viene da ridere. Passiamo la serata passeggiando per la chora godendoci il via vai di persone, la musica invitante dei locali, i profumi delle cucine delle taverne, i negozi e le boutique. Al ritorno deviamo verso il lato opposto della spiaggia di Ammos, lungo una stradina cieca che per circa 200 metri scorre parallela a quella che costeggia il mare collegando alcune delle spiagge principali. Incontriamo un primo locale, molto carino, a luci soffuse con una terrazza in legno costruita direttamente sugli scogli.
Poi arriviamo a quella che è un’istituzione per Koufonissi, il Sorokos Bar. Il locale di per se non è altro che una porticina in una casupola sulla sinistra che sembra strappata dall’isola di Tortuga dei Pirati dei Caraibi. Poi c’è la stradina e a destra il mare con una sporgenza della strada che forma una specie di promontorio direttamente sugli scogli. È uno dei punti più bui della Koufonissi abitata. La strada è invasa da piccoli tavolini mentre sul promontorio e a ridosso degli scogli sono sparse stuoie e cuscini. Il tutto è perimetrato da lanterne con una luce leggerissima, appena sufficiente per delimitare il territorio, una specie di lanterne cinesi in buste di carta ancorate a terra da un pugno di sassi. Sembra un cinema all’aperto, tutto rivolto verso il mare ed il tronco nodoso di un alberello secco, proprio sul ciglio del promontorio, con una piccola lanterna ad olio appesa ad un ramo. Davanti il mare, nero in una notte senza luna, il profilo di Keros e di Kato Koufonissi, la sorella selvaggia della nostra isoletta, appena percepibile in un cielo talmente stellato da sembrare di essere nello spazio, con la Via Lattea che percorre longitudinalmente tutto il cielo. Impossibile alzare lo sguardo e non incappare in lei. Intervento umano ridotto praticamente a zero, tutto merito di una magia superiore, di un regista da oscar che muove gli elementi del creato per accarezzarti lo spirito. Ordini il tuo cocktail e vieni servito in piccole cassettine di legno con tanto di lanternina ad olio che non serve per illuminare ma per evitare che altri, passando, ci inciampino vista la bassissima visibilità. Non ci fermiamo ad ordinare anche perché i posti a terra, i più ambiti, sono esauriti. Ce lo gusteremo… con calma… più avanti. Torniamo in hotel e diamo la buonanotte a Koufonissi bevendo qualcosa di fresco sui divanetti della terrazza di quello che ormai si è trasformato nel Koursaros.
Spiaggia di Ammos
La fase di approccio morbido con Koufonissi è stata superata. I dintorni dell’hotel li abbiamo esplorati e ci muoviamo con disinvoltura quindi è il momento di allargare il nostro raggio di azione. Oggi la giornata è più ventosa, niente di eccessivamente fastidioso, il caldo vento dell’Egeo. Decidiamo di approfittare del refrigerio del vento per andare a Pori, dall’altra parte dell’isola, a piedi. Sono poco più di 3 km dalla baia di Ammos e ci facciamo indicare quale delle 4 strade di Koufonissi porta lì. Pensiamo ad un tragitto di circa mezzora ma non consideriamo che Koufonissi, pur essendo prevalentemente pianeggiante, ha un rilievo massimo di 100 m che dobbiamo attraversare per arrivare a Pori. La passeggiata è quindi più lunga del previsto (un’ora scarsa) e più dura ma il vento e la pace del panorama aiutano molto. Al centro dell’isola ci sono praticamente solo ovili in pietra con poche capre a pascolare e qualche casa sperduta qua e là. Quando siamo già arrivati alla parte discendente del nostro cammino veniamo superati dal bus che collega, per 2,50 Euro a persona andata e ritorno, Ammos con Pori, per la gioia di Leonardo che non gradisce fino in fondo la bella camminata.
Da lì vediamo tutte le spiagge che visiteremo nei prossimi giorni e, per ultima, Pori. Si tratta di un golfo anche piuttosto ampio che degrada in acque basse e trasparenti su una lunga spiaggia bianca, una Ammos in grande insomma ma più selvaggia senza abitazioni di contorno. Ci sono due taverne, Kalofego che è prettamente un ristorante direttamente sulla spiaggia a metà del golfo, l’altra, Pori Beach Cafè, all’inizio, proprio dove arriva la strada, che funge anche da Bar. Arriviamo alla spiaggia e dopo aver ancorato ombrellone ed asciugamani con delle pietre ci andiamo a godere le acque cristalline che abbiamo di fronte. Il mare è calmo e caldo, anche se leggermente increspato in superficie dal vento, e l’ambiente più selvaggio con piccole tracce di vegetazione marina qua e là mi ricorda tanto il mare di Canto de la Playa, Isola di Saona, Santo Domingo, tanto per rendere l’idea del livello del mare. Passiamo quasi tutta la mattina in acqua poi andiamo a pranzo al Pori Beach, all’inizio della spiaggia. Qualcosa di frugale e leggero per poterci tuffare nuovamente il prima possibile, il tutto con il panorama polinesiano che abbiamo di fronte e con la musica di Vangelis di sottofondo.
Dopo aver esplorato anche la scogliera che chiude il golfo praticamente sull’altro versante dell’isola decidiamo di approfittare del bus di linea per tornare in hotel e riposare. Siamo praticamente cotti visto che tra vento e bagni continui non abbiamo mai sentito il bisogno di metterci all’ombra.
Dopo il meritato riposo decidiamo di consultare la nostra lista di recensioni per decidere dove cenare. Il primo in classifica è la Nikitouri Fish Tavern. Consultiamo la piccola mappa di Koufonissi messa a disposizione dall’hotel, dettagliata di tutti i servizi e tutte le strutture dell’isola, e ci andiamo. Non si trova nella via principale della chora e nemmeno nell’immediato lungomare ma in una vietta cieca intermedia. È leggermente rialzato rispetto alla strada con una bella terrazza con vista sul mare. Essendo una “fish tavern” puntiamo sul pesce. Io evito cose troppo “italiane” e punto al polipo alla griglia. Leo non vuole rinunciare a delle invitanti linguine allo scoglio mentre Federica punta ad un risotto alla pescatora. Del resto le precedenti esperienze ci hanno insegnato che in Grecia la pasta la fanno in maniera discreta, soprattutto con il pesce. Il mio polipo è invitante ma un po’ risicato, praticamente più che un polipo è un tentacolo alla griglia. I due primi come aspetto sono anche più invitanti oltre che abbondanti. Come spesso accade non è tutto oro quello che luccica. Dopo due forchettate di risotto Federica si ferma. “Ha un sapore strano” e siccome sono più di bocca buona faccio uno scambio volante, polipo contro risotto. Effettivamente è strano eccome e la pasta di Leo, che però non si fa molti problemi vista la fame, è identica. Praticamente il condimento è con cipolline sottaceto ed il pesce è sicuramente surgelato visto l’aspetto, soprattutto delle cozze. È andata male, pazienza, ma sarà un caso isolato.
Andiamo a farci la solita passeggiata per la chora ed arriviamo fino alla fine dei negozi. La strada continua ma è buia e sembra non portare a nulla di rilevante ma in un’isoletta con quattro vie principali se una strada continua, anche se al buio, porta da qualche parte. È una regola che scopriremo in seguito. Per rifarci la bocca dai sottaceti ci fermiamo dal Pirata Nero, un pub pasticceria con una terrazza coperta con divanetti, tavolini bassi e luci soffuse che affaccia sulla baia. Due crepes al cioccolato ed un ouzo e i sottaceti di Nikitouri sono dimenticati. Poi tutti a nanna, la scarpinata di Pori ci ha stancato abbastanza.
Spiaggia di Finikas
Oggi il nostro obbiettivo principale è la spiaggia di Finikas. Abbiamo letto diverse recensioni positive ed inoltre abbiamo appurato dalla mappa che si trova proprio a metà della costa. Dopo aver scoperto l’esistenza dei bus oggi puntiamo su quello, più piccolo, che percorre proprio la strada delle spiagge fino a Finikas: un euro a persona, andata e ritorno. Il piccolo pullman percorre la stradina “lungomare” di Koufonissi che nella parte iniziale alle spalle della spiaggia di Ammos arriva quasi a toccare l’acqua. Lungo il breve tragitto incrociamo delle piccole calette deliziose, talmente vicine che ci si potrebbe tuffare anche dal finestrino. A Finikas la strada percorribile dalle auto finisce in un piccolo slargo dove il bus si ferma, fa manovra e torna indietro. Tra lo slargo e il mare c’è una taverna con ai lati una specie di boscaglia con pochi alberi “abitata” da chi ha deciso di vivere la bellezza selvaggia di Koufonissi in maniera altrettanto selvaggia, campeggiando a cielo aperto. La spiaggia è un caletta più o meno grande come Ammos ma più riparata, anche dal vento, con alle spalle la vegetazione a fare da cornice. Al centro c’è la Finikas Tavern, molto semplice, leggermente rialzata rispetto alla spiaggia con un muretto di pietre scure, una grande terrazza coperta e una cucina praticamente aperta dove entri con il tuo vassoio, scegli quello che vuoi, lo paghi e te lo fai portare al tavolo. Il mare è calmo, caldo e, manco a dirlo, celeste e cristallino. La sabbia è anche leggermente più alta di quella di Ammos e Pori forse perché meno esposta al vento. La mattina passa dolcemente, prevalentemente in acqua. Pranziamo alla taverna dove uno dei cuochi che parla italiano ci consiglia degli hamburger che somigliano a delle grandi polpette, accompagnati da riso in bianco mentre io inizio il mio tour di insalate greche. Tutto molto buono e costi contenuti.
Dopo pranzo la pennichella ci sta tutta e mentre mamma e figlio beneficiano dell’ombrellone, io mi sposto più indietro e mi godo il fresco dell’ombra dei cespugli al bordo della spiaggia. Nel pomeriggio, per finire la digestione, esploriamo i dintorni, in particolare la stradina di sabbia che attraversa la piccola scogliera che delimita la spiaggia e la separa dalle calette di Fanos e Italida. Ci fermiamo sulla scogliera senza arrivare alle spiagge che visiteremo con calma più avanti.
La sera andiamo alla scoperta di quello che probabilmente è il miglior “ristorante” dell’isola: Strofi. Chiamarlo ristorante è una parola grossa visto che parliamo di una finestrella aperta sulla chora con un fila che dopo le 21:00 può arrivare fino a metà del viale principale. Specialità della casa, fast food alla greca: Gyros Pita, Souvlaky Pita, Souvlaky. Tutto caldo, tutto delizioso e tutto economico. Tre Gyros Pita e tre bibite, 10 euro e 50. Faccio il bis del mio Gyros Pita ma più per gola che per fame. Con la pancia piena e le tasche meno vuote del previsto facciamo il giro della chora concentrandoci di più sui negozi per portarci a casa qualche pezzetto di Koufonissi, oltre ai soliti immancabili sassi testimoni di ogni nostro viaggio. I 7,5 kg di sassi di Santorini verranno solo avvicinati dai 5 kg di Koufonissi… ma stavolta c’è anche la sabbia.
Passeggiando per la chora, dopo aver gustato un gelato continuiamo a passeggiare ma stavolta non ci fermiamo quando le luci si spengono e la scelta viene premiata. Dopo un paio di tornanti la via viene nuovamente illuminata da dei faretti bassi, dei segnapassi praticamente, e sotto di noi si scorge quello che è il secondo porto di Koufonissi, quello dei pescatori. È un’insenatura con un solo molo percorribile lungo il quale sono apparecchiati a picco sul mare una fila di tavolini blu, cadenzati da delle tenui luci gialle sul muro di pietre ocra alle loro spalle. È la taverna Karnagio, poco più di una umile bottega di pescatori che approfittando delle ombre della notte diventa magica e bellissima, incastonandosi nel contorno, impreziosendolo ed impreziosendosi a sua volta. In fondo al molo, dopo i tavolini, due o tre pescherecci ormeggiati, piccoli, di legno, colorati. Poi una salita che porta ad un mulino, bianco e bellissimo, che scopriamo essere un residence. In cima alla salita una chiesetta cicladica. Con un set del genere ci vinci un Oscar anche senza scrivere la sceneggiatura del film. Torniamo indietro, ripercorriamo a ritroso la fila di tavolini e vediamo che alle spalle della taverna, o meglio della casupola che è la sua cucina, parte un’altra salita, più ampia e più ripida dell’altra. Ed anche meno illuminata. Saliamo lentamente e più saliamo e più sentiamo il vento che aumenta alle nostre spalle. A circa un centinaio di metri c’è un lampione da dove poi la strada sembra che debba cominciare a scendere. Arriviamo ad una sorta di terrazzamento. È buio e stanotte la luna sta cominciando la sua fase crescente. È davanti a noi, a mezza altezza, e si riflette sul mare fermo e nero come la pece in una sottile striscia di lucine tremolanti. Sembra incastrarsi volutamente nel corridoio libero tra Kato Koufonissi e Keros e ne illumina leggermente i contorni. Sopra di noi il cielo sembra esplodere di stelle e la Via Lattea fa addirittura paura a guardarla. Euforia ed ammirazione si mischiano ad una sorta di sgomento. È troppo per essere tutto lì, a disposizione nostra. Il regista stavolta ha proprio esagerato. L’esperienza, difficile da descrivere, di trovarsi nella natura come la natura l’aveva pensata millenni fa ci fa decidere che per questa sera è abbastanza. Anche qui torneremo con calma per finire di percorrere quella strada che sicuramente ci riserverà qualcos’altro da ammirare. Passando nella chora il vento sembra essersi placato ma alla baia di Ammos lo ritroviamo. Proviamo a sederci ad uno dei divanetti improvvisati di Sorokos ma c’è troppo vento e non riusciamo a goderci l’atmosfera. Salutiamo la ragazza che gira per i tavoli e le diamo appuntamento al giorno dopo.
Passeggiando in bicicletta
Oggi abbiamo deciso di velocizzare la nostra esplorazione noleggiando, almeno per il pomeriggio, delle biciclette. Ci stabiliamo sulla spiaggia di Ammos e dopo qualche bagno prendiamo le nostre tre biciclette. Cinque euro l’una per tutto il giorno. Io e Leo le testiamo subito facendoci un veloce giro dei paraggi. Passiamo per la salita semisterrata che passa alle spalle del porto e dopo aver girato intorno alla chora ci ritroviamo proprio sopra al porto dei pescatori scoperto la sera prima. Sul molo non ci sono più i tavolini e la cucina del Karnagio non è altro che una casupola bianca chiusa, un magazzino, l’appoggio per lo scarico del pescato, a vederlo ora. È ora di pranzo e decidiamo di approfittare delle biciclette per andare nella chora e bissare il Gyros Pita della sera prima. Scopriamo che l’interno della chora di giorno è piuttosto dormiente e la maggior parte dei locali e negozi sono chiusi, compreso in “nostro” Strofi. Del resto è anche abbastanza comprensibile viste che i turisti durante il giorno sono sparsi tra le varie spiagge mentre la sera li ritrovi praticamente tutti lì, tra i vicoli della chora. Risolviamo il “problema” Gyros Pita prendendola alla taverna Fos Fanari all’inizio della chora, vicino ai market.
Oggi pomeriggio qualche nuvoletta copre di tanto in tanto il sole quindi è il momento migliore per prendere le nostre bici e partire all’esplorazione. Prendiamo la stradina lungomare che porta verso Finikas e ad ogni caletta che incontriamo ci fermiamo per qualche foto, per raccogliere i nostri amati sassi o semplicemente per goderci lo sciabordio del mare sulla riva. Arrivati a Finikas parcheggiamo e proseguiamo a piedi lungo il sentiero sabbioso che passa all’interno della scogliera e collega Finikas a Fanos. La spiaggia di Fanos è più popolata e più “giovane” di Finikas, anche per il suo “beach cafè” più moderno e di tendenza. Ci fermiamo al banchetto di due hippy per comprare dei braccialetti e proseguiamo. La spiaggia seguente è Italida, anche questa molto affollata, anche troppo vista la media delle altre. La sabbia qui è piuttosto alta anche rispetto a Pori e sembra anche di un giallo più accesso. Fanos e Italida sono le due “curve” dello stesso golfo separate da un istmo di scogli con un paio di calette ciottolose invitanti per i nudisti.
Superata Italida ci incamminiamo sulla scogliera grande e alta che delimita il profilo di Pano Koufonissi prima di arrivare a Pori. Qui il panorama è diverso e bellissimo, con il mare aperto che si insinua nelle insenature della scogliera e le varie calette sassose. Il colore dell’acqua è più intenso e passa dal turchese, al blu, al verde. Continuiamo a camminare per raggiungere quello che viene chiamato Devil Eye, l’occhio del diavolo. Pensiamo di vederlo tante volte ma quando ce lo troviamo davanti non possiamo non riconoscerlo. È una piscina naturale nella parte bassa della scogliera di 5/6 metri di raggio, completamente chiusa ma evidentemente “alimentata” dal mare da una apertura sott’acqua. L’acqua è di un blu/verde scuro, trasparente e profondissima. Dall’alto, a qualche metro di distanza, si vedono chiaramente le pareti di questa piscina naturale scendere verticalmente verso il basso e perdersi nel blu profondo. Sembra veramente un occhio che ti fissa dagli abissi. Non resistiamo e ci bagniamo in queste acque bellissime ammirando anche i dintorni, meno particolari forse ma comunque bellissimi. Siamo praticamente alla fine della grande scogliera e da lì a pochi metri inizia la discesa verso Pori, oggi pomeriggio affollatissima. Del resto oggi è il 1° agosto e già stamattina avevamo assistito allo sbarco di moltissimi turisti, prevalentemente greci con tanto di auto al seguito. A proposito del turismo abbiamo scoperto con nostra sorpresa che, dopo i greci, gli italiani, soprattutto del nord, sono la colonia più popolosa dell’isola. L’occhio del Diavolo è raggiunto e conquistato, possiamo tornare indietro fermandoci ancora ad ammirare gli scorci di mare aperto a picco sulla scogliera.
Tappa ristoratrice al Fanos Cafè, più moderno, di tendenza, grande e accogliente. Restituite le bici riprendiamo le nostre cose lasciate al solito posto sulla spiaggia di Ammos e ci prepariamo per la serata. La tappa per la cena questa sera è obbligata: Karnagio, al porto dei pescatori. Cerchiamo di non arrivare troppo presto per trovare già l’effetto penombra ai tavoli ma nemmeno troppo tardi per evitare il rischio di non trovare posto. I tavolini sono blu, di ferro, a picco sul mare, apparecchiati “da taverna”. L’illuminazione a lume di candela è lo stretto necessario per riconoscere cosa stai mangiando. Decidiamo di non correre rischi e prendiamo due fritture di calamari, una di gamberi e un polipo alla griglia. La frittura di calamari è freschissima e buonissima e quindi, per evitare di rubarci anelli di calamaro uno con l’altro, ne prendiamo una terza. Anche i gamberi sono talmente freschi e la pastella così delicata che li mandi giù uno dopo l’altro, interi, togliendo solo la testa. Conto finale 47 Euro, stessa spesa di Nikitouri mangiando tanto e divinamente.
Finita la cena ci incamminiamo per la salita che avevamo esplorato solo a metà la sera precedente. Stasera non c’è vento e lo spicchio di Luna è leggermente più grande. Il suo luccichio sul mare è più evidente sul mare ed anche i contorni di Kato Koufonissi e Keros sono più definiti. Ci fermiamo sul terrazzamento della sera prima a contemplare questo “quadro d’autore” e a perderci nel cielo stellato e poi andiamo avanti. La strada adesso comincia a scendere ed è buia e in alcuni tratti ci aiutiamo con la torcia del cellulare. I “punti luce” lungo la via sono più o meno a 50 metri uno dall’altro. Ad un certo punto la via si incanala in un discesa più ripida che porta al terzo porto, quello che è il porto invernale di Koufonissi. È più piccolo del porto dove abbiamo attraccato noi, che è praticamente affacciato sul mare aperto, ma più ampio del piccolo porto dei pescatori. All’entrata del porto, su uno sperone di roccia, c’è un piccolo faro, spento. A pochi metri dalla riva del piccolo golfo che ospita diverse barche attraccate c’è un locale: Aneplora. Ha un arco di pietra all’entrata, sormontato da un delfino, e salendo pochi gradini si sale su una grande terrazza rialzata addobbata con reti, timoni, galleggianti, conchiglie ed una barca colorata “parcheggiata” al centro della terrazza, il tutto con le immancabili luci soffuse. Un posto magico, dall’aperitivo in poi, fino a notte inoltrata. Non ci fermiamo visto che stanno tutti cenando e noi abbiamo già dato e dopo qualche minuti ci riavviamo verso la strada del ritorno, contenti della nuova scoperta. La serata è calda, senza vento, le condizioni ideali per contemplare cielo e mare distesi su una stuoia da Sorokos. Un Mojito, un Cuba Libre e un succo d’arancia, poi a nanna.
Kato Koufonissi
Oggi è il grande giorno, si parte alla conquista di Kato Koufonissi. Non sappiamo bene cosa aspettarci. Una giornata su un’isola brulla, praticamente deserta, senza strade, senza punti di riferimento. In fondo Pano Koufonissi è piccola, a misura d’uomo, tranquilla e fuori dal mondo, però ti si offre in maniera semplice ed accessibile. Potrebbe essere esaltante come destabilizzante. La prima imbarcazione per Kato Koufonissi parte alle 11:15 dal porto principale, 5 euro a testa, andata e ritorno. Il tragitto è molto breve. Circumnavigazione di Glaronissi, lo scoglio dei gabbiani, e primo approdo al molo della taverna, a metà dell’isola. Poi seconda tappa a Nero Beach lungo l’estremità opposta dell’isola, quindi la barca tornerà indietro facendo nuovamente tappa alla taverna prima di tornare al porto. In questo modo si può scegliere se scendere alla taverna per esplorare le spiagge nelle vicinanze oppure puntare alla parte più estrema e magari provare a tornare indietro alla taverna anche a piedi, dall’interno.
Noi, come la maggior parte degli altri turisti (soprattutto italiani), puntiamo su Nero Beach dando appuntamento alla taverna per il pranzo. Il paesaggio è molto diverso dalle dolci baie di Ammos e Pori. Dopo un paio di calette, subito alle spalle del promontorio con la taverna, la costa ricorda in qualche modo le scogliere più alte dell’occhio del Diavolo. Sul ciglio di queste scogliere molta vegetazione, piccoli alberi e cespugli alti un paio di metri nei quali si intravedono diverse tende di campeggiatori d’assalto. Gente di tutte le età che ha deciso di vivere il mare e la natura senza filtri, al 100%. Riconosciamo Nero Beach semplicemente perché è l’unico approdo possibile prima di arrivare alla fine dell’isola. All’altezza del piccolo pontile in legno dal quale scendiamo c’è un prima caletta, poi attraversando pochi scogli si arriva alla spiaggia più ampia. Nella parte centrale è di sabbia, un po’ più scura di quella di Pano Koufonissi, per poi degradare in mare in ciottoli. Il mare somiglia un po’ a quello di Santorini, più aperto, più alto, con il fondale sassoso. Anche il colore è più scuro ma comunque trasparente. Nero sembra come un “morso” nella costa alta vista fino a quel momento. Alle spalle della spiaggia si insinua un canyon, il cui ingresso è aperto da una folta vegetazione con un gruppo di alberi molto folti e molto alti tra i quali due palme altissime. Qui c’è il principale insediamento umano della baia, con hippy, campeggiatori stile “into the wild” e, naturalmente, nudisti. La spiaggia è disseminata da totem e ammennicoli vari lasciati lì dagli attuali occupanti e da chi c’era prima di loro. Ci sono anche i resti di quelli che sono gli unici abitanti ufficiali dell’isola, le capre. Già mentre gironzoliamo per il canyon ci si fanno incontro un paio di esemplari che ci ignorano completamente. Qui le capre vivono completamente libere, allo stato brado, camminano, mangiano e… muoiono. Per questo motivo non è difficile trovare qualche teschio o comunque ossa sparse qua e là. Chissà se gli umani presenti sul posto ne sanno qualcosa. Proprio quando abbiamo fissato il nostro ombrellone sentiamo parlare, in italiano, i nostri vicini. Sembra esperti del luogo e parlano di un’altra caletta, più riservata, lì vicino. Ci aggreghiamo alla discussione e facciamo conoscenza. Vivono a Bruxelles ma lei si chiama Lucia ed è italiana, delle Marche, lui si chiama Nikos, greco, ed hanno un figlio, Luca, 9 anni ma sveglissimo e loquacissimo, molto più avanti per la sua età. Nikos è già stato a Koufonissi venti anni fa, quando Pano Koufonissi era poco più “civilizzata” dell’attuale Kato.
La caletta di cui parla è Fikio Bay, alle spalle di Nero ma sull’altro versante dell’isola. Lui ci assicura che ha dei colori che vale la pena ammirare ed inoltre ci troviamo nel punto più stretto di Kato e quindi l’attraversamento sarà solo di qualche centinaio di metri. Partiamo subito, convinti da delle provvidenziali nuvole che coprendo il sole potranno favorire la camminata e dalla possibilità di farlo in compagnia. In fondo siamo sempre su un isola deserta. Per arrivare sopra al canyon che degrada verso il mare dobbiamo un po’ arrampicarci, cosa resa un po’ più complicata dalle nostre infradito. Una volta giunti in cima la strada fino all’altro versante è pianeggiante, brulla, con piccoli cespugli e “oasi” di alberelli presi d’assalto dalle capre selvatiche che girano indisturbate ed incuranti della nostra presenza. Qualcuno ha anche preso residenza da quelle parti con una canadese ed un’amaca improvvisata tra i rami di un albero. Guardano Nero da quassù sembra un panorama da Jurassic Park, con gli alberi imponenti, alti oltre la scogliera, che danno a tutto il contorno delle dimensioni oltre misura per quello che abbiamo visto fino ad oggi. L’attraversamento effettivamente sarà di 400/500 metri ma i tempi si allungano non tanto per la salita da Nero quanto per la discesa verso Fikio. Un passetto alla volta arriviamo in prossimità di Fikio e il panorama è bellissimo. Un golfo riparato, con una spiaggia che degrada verso il mare in ciottoli tondi grigio-azzurri che danno al mare un colore mai visto, il vero colore “acqua marina”. Se a Nero l’ispirazione poteva essere Jurassic Park qui è più da Laguna Blu. Quando arriviamo sulla sabbia il cielo è ancora parzialmente nuvoloso ed il sole coperto, addirittura prova a cadere qualche goccia di pioggia. Quando il sole fa capolino il mare si illumina di un celeste-grigio brillante, quasi metallizzato. L’acqua è calda, quasi subito alta e trasparente come una fonte di alta montagna. Sono quasi le 13:00 quando usciamo dall’acqua e non riusciremo mai in 15 minuti a ritornare a Nero per prendere la barca che torna alla taverna. La prossima però è alle 15:00 e non avendo portato altro che acqua ci preoccupiamo per la fame atavica di Leo. Nikos, Lucia e Luca sono molto carini e spartiscono gli spuntini che hanno con noi, soprattutto con Leo. Tra l’altro Nikos ci rassicura che per loro greci è normale pranzare alle 16:00 e cenare alle 22:00, soprattutto d’estate.
Alle 15:00 siamo puntuali sul pontile di Nero insieme ai nostri nuovi amici e al sole che ha nuovamente vinto la sua battaglia con le poche nuvole dei paraggi. Arriviamo alla taverna piuttosto affamati anche se prima ci facciamo coinvolgere dall’ambientazione semplicemente fantastica. Il vialetto bianco che porta alla taverna costeggia degli ovili in pietra riadattati ad abitazioni dei ristoratori. Tutto intorno la “fattoria” si allarga a pollai e stalla per i muli, con tanto di teschio del vecchio inquilino. Fuori dalla taverna i primi tavolini, azzurri, ed un paio di bancarelle con monili vari fatti a mano. All’interno, se possibile, è ancora meglio, con una tettoia in paglia impreziosita da reti e feticci sullo stille dei totem visti a Nero. Tutto molto simile a quanto visto da Aneplora, al porto invernale, ma molto più rustico. Anche qui, come a Finikas, si entra in cucina, ti viene mostrato tutto e tu scegli lasciando il tuo nome. Tra le nostre scelte e quelle dell’esperto Nikos abbiamo modo di assaggiare un po’ di cose, dalle polpette di pomodoro a dei pesci fritti non meglio definiti ma gustosi. Anche una spruzzatina di vino greco che accompagna benissimo la mia immancabile insalata greca stavolta impreziosita da capperi e da una specie rucola talmente profumata da sembrare menta. Finito il pranzo abbiamo ancora tempo prima della barca delle 17:30 e ne approfittiamo per goderci la quiete e la semplicità di quel posto talmente fuori dal mondo da essere molto vicino a Dio, un paradiso appunto.
Il viaggio di ritorno sulla barca è una dolce passerella riempendoci occhi e cuore con quel regalo del creato. Eravamo un po’ timorosi prima di andare a Kato Koufonissi, adesso la paura è di non rivederla più. Nel frattempo Leo e Luca hanno familiarizzato alla grande e non fanno altro che chiacchierare. Anche noi ci siamo trovati bene con Nikos e Lucia e ci diamo appuntamento alla sera, da Strofi per un Gyros Pita in compagnia. La serata passa dolcemente, tra Strofi e lo shopping nella chora. Arriviamo tutti insieme fino al porto dei pescatori dove anche loro scoprono Karnagio. Poi, tornando indietro, giriamo per la strada panoramica che poi diventa semisterrata che collega i due porti, strada che io e Leo avevamo fatto in bicicletta di giorno. Girato l’angolo e lasciato alle spalle il porto dei pescatori la via è buia, completamente, ma non è una pecca. Usando la torcia del telefonino individuiamo due panchine, vista mare. Le occupiamo e ci gustiamo il panorama. La Luna è ormai quasi a metà della sua fase crescente ed illumina la notte, il mare, Keros e Kato. Qualcuno potrebbe pensare: ma guardate sempre le stesse cose? No, perché ogni volta c’è qualcosa che fa cambiare tutto. L’angolazione, la fase lunare, il vento. Basta una virgola spostata e sembra di essere su un’altra isola, in un’altra situazione. Fatto di nuovo il pieno di magia ci incamminiamo verso l’hotel. Siamo stanchi ma la notte è ancora giovane e non possiamo negarci una capatina da Sorokos in compagnia. Loro domani partono e dandoci la buonanotte ci salutiamo.
Ultimo tuffo ad Ammos
Ci svegliamo consapevoli che sarà il nostro ultimo giorno qui ma più della tristezza vince la voglia di godersi a pieno la dolcezza e la vita di Koufonissi. Non c’è un filo di vento e la baia di Ammos stamattina è semplicemente spettacolare! Il mare sembra una chiazza d’olio per quanto è immobile e le barche attraccate sembrano volare in aria. Un saluto migliore il “nostro” mare non poteva darcelo. Scendiamo presto in spiaggia e ci gustiamo ogni minuto. Verso le 12:00 fanno un ultimo tuffo con noi anche Lucie e Luca, prima di partire. Pranziamo ad un bar taverna all’inizio della chora, davanti al mare. Poi andiamo a riposare un po’ per ritornare in spiaggia per tutto il pomeriggio.
Per la sera non abbiamo programmi particolari, vorremmo andare a braccio, ed è meglio così visto che Federica non si sente molto bene, un calo di pressione forse. Vista la situazione optiamo per la solita puntata da Strofi e stavolta assaggiamo anche un ottimo Souvlaky al pollo. Passeggiando scopriamo anche l’altro mulino della chora. Si trova nella parte più alta del paese, lungo una via parallela a quella principale ed a quella panoramica che avevamo percorso la sera precedente. Ai suoi piedi ci sono un apio di locali deliziosi, affacciati sul mare e su quella vista indimenticabile. Federica non è al massimo ma vorrebbe comunque salutare Sorokos anche l’ultima sera. Io sono un po’ combattuto per non legare a quel posto magico un momento un po’ “down” del nostro viaggio. Alla fine andiamo, una toccata e fuga per l’ultimo saluto.
Rientro in Italia
La nostra avventura è ai titoli di coda. Alle 10:50 la Superjet (quella che ci ha dato buca all’andata) ci porterà a Mykonos e poi a Roma. Le valigie sono pronte. Facciamo colazione presto, con calma. Vado a saldare la camera e Maria oltre ad averci regalato la vista mare non ci mette in conto nemmeno la lavanderia che abbia utilizzato per gli asciugamani da mare e la consumazione che abbiamo fatto ai tavolini del Koursaros. Ormai ogni indugio è rotto. Non lo abbiamo mai fatto, ad ogni bella avventura chiusa ne abbiamo aggiunta un’altra nuova di zecca. Stavolta no, stavolta è amore vero. Prometto a Maria che tornerò a tormentarla molto presto con le mie mail perché il prossimo anno vogliamo essere di nuovo qui, magari non da soli, magari con qualcuno che possa essere testimone del fatto che non siamo pazzi, che la magia esiste ed abita qui, in questo granello di sabbia perso nell’Egeo. E magari dorme all’Anna Villas, in un delizioso angolo vista mare.
Passiamo quasi un’ora ad aspettare la nave sotto la pensilina ad archi di roccia che è stata la prima cosa che abbiamo visto una settimana fa. Con gli occhi sgranati e il groppo in gola a fissare il dolce profilo delle case sulla baia di Ammos incorniciato in quell’arco di pietre grigie. Ma con un sorriso dentro che sussurrava: tanto ritorno, tra un anno, cinque o 10, una volta, due o altre venti, ma da te ci ritorno…