Kos Simi Tilos Nisyros

Splendido dodecanneso 2010
Scritto da: puccy
kos simi tilos nisyros
Partenza il: 12/06/2010
Ritorno il: 26/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
KOS, SIMI, TILOS, NISYROS, KOS.

Itinerario nel DODECANNESO dal 12 GIUGNO – al 26 GIUGNO 2010

12 GIUGNO Sabato – Partenza. Volo diretto Rynair, Milano-Kos, ore 08.00.

Prenotato a febbraio a prezzo convenientissimo l’aereo decolla con un’ora di ritardo, ma strada facendo recupera e tocca terra in perfetto orario. L’idea è quella di visitare le isole fra Kos e Rodi, il Dodecanneso meridionale. Per la serie “come è piccolo il mondo”, all’imbarco incontriamo Debora, una simpatica ragazza milanese, con la Grecia nel midollo, conosciuta lo scorso anno a Folegandros, ora in viaggio con la mamma settantenne. L’aereo parte, Aldo chiacchiera con la sua vicina, una loquace signora veneziana, ed io mi posso liberamente abbandonare al mio film preferito: lo scorrere del paesaggio…

Dopo le montagne della Serbia e della Macedonia ancora un po’ spruzzate di neve, finalmente il mare, è Salonicco che annuncia la Grecia. Ecco la Calcidica, le sue tre penisole, Cassandra, Sithonia e Athos, tre lunghe dita che sbriciolano isole sul tappeto blù dell’Egeo. Sorvoliamo Sithonìa e le baie di Kalamitsi alla sua estremità: ci sarà ancora sotto quegli alberi la taverna della simpatica Poppi con le sue profumate pitte e gli indimenticabili bicchieri aromatizzati al feta? Sulla destra il Monte Athos, punteggiato di monasteri: l’Agios Oros, come lo chiamano i greci, un altissimo e severo cono scuro che dal mare eleva il suo acuto vertice verso il cielo, un baluardo, un monito, un segno. Nelle giornate limpide lo si vede bene anche da Skiathos e per chi proviene dalla Turchia indica il punto dove la rotta a favore di vento deve puntare verso sud: è lì da sempre ad indicare agli uomini la giusta via, ai naviganti in balia del mare e agli spiriti in cerca di Dio. Subito dietro, Thassos, un tondo profilo scuro di boschi popolati da allegre fonti che accompagnavano i succulenti spiedi e i leggendari giuvetsi cucinati per noi dal “piccolo mafioso” (ipse dixit). Sull’orizzonte la vetta Samotracia, la lontana Limnos e la ciambella di Lesbos, poi l’aspra Ikaria come una freccia puntata verso Samo e Chio: tutte in fila lungo la costa anatolica come vaghi di una collana, una collana che teniamo in serbo per una prossima vacanza….. Brilla ora la bella fila di isole che abbiamo visitato nel 2007, il Dodecanneso settentrionale, Pàtmos, Lipsì, Lèros e Kàlimnos: il loro profilo, baie, spiagge, paesi e monti fanno riemergere ricordi ed emozioni. E finalmente appare Kos con la sua lunga sagoma di pesce guizzante.

KOS, divide idealmente le isole del Dodecanneso in due gruppi ed è quindi un’ottima base per esplorare questa parte di Egeo, come nel 2007, sarà quindi il nostro punto di partenza ed arrivo.

Alle 12.00 usciamo dall’aeroporto. I bus hanno orari fissi, non è facile trovare coincidenza con il proprio volo e c’è anche un bel pezzo di strada da fare a piedi per arrivare alla fermata. I taxi invece sono appena fuori, c’è la fila ma è veloce, un gesticolante isolano coordina e smista i turisti fra le varie località, i prezzi sono fissi, € 30 per Kos città/porto o Kefalos, € 15 per Kardamena o Mastichari, e se si è in due si può dividere la spesa con altre persone che vanno nello stesso posto, la tariffa aumenta così di un paio di euro ma è comunque conveniente per la comodità offerta.

Il 2010 segnerà per la Grecia uno degli anni più neri della sua economia; molti, visti i recenti disordini di Atene, hanno rinunciato a venirci per timore di scioperi ed agitazioni, la crisi c’è, ma niente di tutto questo, almeno sulle isole. Il primo segno inequivocabile della crisi è comunque il costo della benzina e dei taxi, letteralmente lievitati, poi, sarà quello di una minor presenza di turismo in un periodo, giugno, già di per sé tranquillo. Per il resto tutto come prima, a partire dal taxista ciarliero che non appena saliti in macchina apre subito il catalogo dei luoghi comuni con “italiani – greci, una faccia una razza” e dal camion “infagottato” davanti a noi che semina parte del carico, senza preoccuparsene, sull’asfalto lucido e brillante. Siamo ancora in Grecia. Il taxi ci lascia al Porto di Kos, il Mandraki, e non avendo ancora una tabella di marcia ben definita, ci mettiamo alla ricerca di una stanza in centro città. Nel 2007 ci eravamo annotati alcune case nelle vie appena dietro il porto ma, vuoi il restyling di alcuni edifici, vuoi la stanchezza, non riusciamo più a ritrovarle e così gironzoliamo un po’ a vuoto nell’intricato dedalo delle viuzze della città vecchia fino a quando una gentile signora, abbandonando il suo uncinetto, ci indirizza al sig. Mustafà. Lasciati i bagagli ci dirigiamo subito verso la spiaggia cittadina che si trova davanti all’Albergo Gelsomino, un gradevole e classico edificio di architettura fascista ora sede di un efficiente Ufficio Turistico comunale. Grazie ai benefici effetti del bagno marino e dell’abbondante giros pitta nello stomaco, siamo ben disposti ad una passeggiata nel centro per reperire le informazioni necessarie per definire l’itinerario dei prossimi giorni. Dato che è ancora bassa stagione, la cosa non è così semplice e non ce l’avremmo mai fatta senza la gentilezza e la pazienza della ragazza impiegata nella agenzia degli aliscafi Dodekanisos Seaways: il viaggio toccherà Simi, Tilos, Nisyros e finirà a Kos. Ora possiamo davvero abbandonarci alla vacanza ed immergerci nell’atmosfera di Kos.

KOS è un isola grande ed accessibile, facile da raggiungere, molti aerei scaricano ininterrottamente vacanzieri dai più disparati luoghi di provenienza; facile per soggiornarvi, ha grandi alberghi, villaggi turistici, ville e stanze in affitto, per tutti i gusti e per tutte le tasche; facile da girare, ha strade ampie e dritte, asfaltate, che puoi percorrere in auto, moto e bus; facile da godere, ha lunghe ed ampie spiagge, tutte attrezzate e tutte comodamente raggiungibili, alcune tranquille, altre vivaci; facile per ogni cosa, trovi tutto quello che ti può servire, puoi mangiare e bere quello che mangi e bevi a casa, ti dimentichi di essere su un’isola. Ma tutto questo può far si che Kos ti scorra via come sabbia fra le dita…. E’ la seconda volta che mi ritrovo a Kos e per la seconda volta, guardando la città dalle banchine del Mandraki avverto la necessità e la voglia di scostare quel velo che ne nasconde il volto…….ed ecco….

KOS diventa una immensa buganvillea cremisi abbarbicata su antiche mura. Uno splendido scialle cremisi sulle spalle di una anziana signora, un tempo bella, nelle cui vene scorre l’antico sangue greco della linea matriarcale e quello turco di un bisnonno conquistatore, quello nobile di un trisavolo Cavaliere, e negli occhi ha ancora la nostalgia per un giovane ufficiale italiano. E del suo passato le parlano ogni giorno le mura del castello dei Cavalieri, i minareti delle moschee, le vie romane e i mosaici, miracolosamente scampati all’asfalto. Quando arrivate a Kos non correte solo fra località balneari, spiagge, negozietti e locali alla moda: fermatevi. Fermatevi davanti alla immensa buganvillea di Platia Eleftherias e guardatevi intorno con calma, fate un giro di 360° su voi stessi e pian piano capirete dove siete.

KOS è la CITTA’ di Ippocrate, il padre della medicina, figlio del dio Asclepio, e la sua città è ancora lì, viva davanti a voi. La città di Ippocrate non è un sito archeologico fuori mano, in mezzo a sterpaglie e recintato con una squallida rete, ma è lì, in mezzo alle case di oggi, proprio dietro la buganvillea si apre l’antica Agorà e anche tu puoi passeggiare come passeggiava lui fra il Tempio di Eracle e il Tempio di Afrodite. E quando gli dei pagani della medicina se ne sono dovuti andare hanno lasciato Kos nelle mani di altri medici, gli Ospedalieri. Chiamateli come volete, Gerosolimitani, Cavalieri di Rodi, di San Giovanni, di Malta, ma sempre sono quei nobili cavalieri Ospedalieri, maestri d’armi e di scienza medica. Anche il Castello dei Cavalieri è ancora lì, lo vedi bene venendo dal mare, lo vedi bene anche dal cuore della città salendo i pochi gradini che portano alla chiesa di Agia Paraskevi. I maestri dell’antica medicina si incontrano, il famoso Platano di Ippocrate, uno dei più antichi alberi d’Europa dalla chioma tuttora lussureggiante, è proprio davanti al ponte di pietra che consente l’accesso alla fortezza dei Cavalieri. Attraversate quel ponte e varcate il portone, camminate fra gli stemmi di pietra dei Gran Maestri, percorrete il cammino di ronda che domina il Porto di Mandraki, affacciatevi dagli spalti di difesa. Qualche cavaliere era ancora qui quando Rodi era ormai caduta, questa fortezza, e la dirimpettaia di Bodrum, hanno resistito per ancora un secolo. Poi sono arrivati loro, gli Ottomani, ma a Kos sembra che siano entrati in punta di piedi, che abbiano costruito le belle Moschee di Hadji Hassan e Defterdar solo dove c’era spazio ed arricchito la città con minareti svettanti e belle fontane dove serviva e non dove volevano. Quando l’impero ottomano è poi caduto e la convivenza di greci e turchi divenne una cosa intollerabile ovunque, quasi un fatto blasfemo, qui a Kos, nulla è invece cambiato e i turchi sono ancora qui, vivono ancora insieme ai greci, come i minareti stanno accanto ai campanili: Cipro ci fa credere che è impossibile ciò che per Kos è del tutto naturale. E così greci e turchi di Kos passavano tutti sotto il dominio dell’Italia e dei figli della lupa. Che, nel colonizzare questa terra, hanno dato libero sfogo alla vena costruttrice già propria della Roma imperiale dei cesari. Ecco nascere davanti alla buganvillea in Platia Eleftherias il Palazzo del Governatore con la torre dell’orologio, il Mercato coperto, l’edificio del Museo Archeologico e, vicino al glorioso platano e alla fortezza, il Palazzo di Giustizia, in riva al mare l’Albergo Gelsomino, con cui gli architetti fascisti hanno reso un omaggio ai padroni uscenti, gli ottomani. Si comprende così il fascino di quella bella donna dallo scialle di fiori cremisi, il fascino che le deriva dalla commistione di epoche diverse che continuano a vivere una accanto all’altra senza soluzione di continuità. Da un po’ d’anni però, la buganvillea vede sorgere solo alberghi, negozi di souvenir e gioiellerie, vede taverne e ristoranti invadere cortili e piazzette, pub e fast food prendere il posto dei venditori ambulanti, veloci motonavi prendere il posto dei pescherecci, tanto rumore, tanta gente abbronzata, stordita e svogliata. E’questo il velo che copre e nasconde il vero volto di Kos.

13 GIUGNO Domenica – La mattinata è ancora dedicata alla città di KOS.

La via Odos Grigoriou divide la zona degli scavi archeologici con le Terme Centrali, la Casa Romana e l’Odeon da un lato e gli scavi occidentali dall’alto. Vale veramente la pena di percorrere le due antiche arterie, Decumano e Cardo, fermarsi ad ammirare i bei Mosaici, il Ratto di Europa e il Giudizio di Paride, che, nonostante le brutte tettoie di ondolux ed il totale abbandono a se stessi, sfoggiano bei colori e buon stato di conservazione, non sfigurerebbero in un museo. La cosa che affascina ancora una volta in questa zona della città è la compenetrazione di passato e presente, fra le colonne del ginnasio, belle ed eleganti, sbucano come allora case abitate, è l’intreccio dei secoli. Ci rituffiamo nel dedalo di viuzze della città vecchia, attraversiamo la caratteristica Platia Diagòras, visitiamo la Agia Paraskevi con i suoi affreschi tradizionali, attraversiamo il colorato e profumato mercato coperto e ci ritroviamo in Platia Eleftheria. Entriamo nel Museo Archeologico (€ 3). Da NON PERDERE. Piccolo, piccolo, merita. Gli spazi interni sono organizzati come una antica casa greco-romana, e già questo è gradevole, il padrone di casa è, ovviamente, Ippocrate, la sua statua è grande, aulica ed ha una nicchia tutta sua, il bellissimo e finissimo mosaico al centro dell’atrio rappresenta l’arrivo a Kos di Asclepio accolto dallo stesso Ippocrate. Da vedere la serie di statue femminili provenienti dall’Odeon, che, non pregevolissime di per sé, hanno però tutte la particolarità di essere abbigliate alla moda in voga in periodo ellenistico e di portare quel meraviglioso e famoso Velo di Kos, una stola di seta leggerissima e trasparente, quasi inesistente, che non copre ma modella la figura nel drappeggio, si capisce perché le eleganti dame del periodo non potevano non averlo nel loro guardaroba! L’altro pezzo che incanta, è un gruppo scultoreo tardo romano che raffigura un baccanale: Dioniso mollemente si appoggia ad un giovane satiro e ad un vitigno, ai suoi piedi Eros accarezza una bestia selvatica. Lo sguardo di Dioniso è pieno di promesse, ammaliante e seducente, il Satiro è ebbro, estatico, pieno di aspettativa e felice al tempo stesso, Dioniso lo rapisce, lo possiede totalmente. Ho scattato mille foto a questo Dioniso!

Il traghetto per SIMI parte alle 13.00, la nave è la Proteus della compagnia ANES, mai sentita. Scopro poi che la Anes ha sede proprio a Simi, 1 aliscafo 1 catamarano e 2 ferry che percorrono il Dodecanneso tutto l’anno, e la Proteus è l’unica nave traghetto che instancabilmente fa la spola sulla rotta per Kastelorizo (www.anes.gr). Il biglietto Kos-Simi costa €11,21 a testa e il viaggio dura ca 6 ore. Si parte, scorre davanti a noi la città della buganvillea, come le navi degli antichi Greci, dei Romani, dei Cavalieri, degli Ottomani e degli Italiani, anche la nostra Proteus gira attorno alla stretta penisola che chiude l’antico porto di Mandraki e prende il largo. Sul ponte si sta bene, ci sono pochissimi passeggeri, una dopo l’altra passano Giali, Nisyros e Tilos, e arriviamo a Simi, che nulla rivela da lontano. Il suo porto, profondo e riparato come un fiordo, ci appare quasi all’improvviso nella luce dorata del tardo pomeriggio, ed è magnifico.

Abbiamo fortuna e troviamo subito una bella stanza in un caratteristico arcontica, una di quelle belle e snelle case col timpano neoclassico, dieci gradini dall’acqua ed un piccolo balconcino verso il mare. Ci abbandoniamo ad un bel sonno ristoratore nel silenzio più profondo, accarezzati da una leggera brezza che attraverso le finestre spalancate arriva dal mare.

14 GIUGNO Lunedì – Al nostro risveglio la città di SIMI si riflette nello specchio immobile del suo porto e non sai da che parte guardare, tanto è bella e sontuosa, gli edifici neoclassici, testimoni di fasti passati, danno un senso di nobiltà e di grazia indimenticabili.

SIMI, si dice che l’isola debba il suo nome alla bella Ninfa Simi andata in sposa al dio e re del mare Poseidon. Simi non poteva che essere una dea regina. Ha un abito di damasco colorato e lucente e una mantiglia di prezioso pizzo inamidato che le incornicia il volto, al collo una fila di perle bianche dagli azzurri riflessi marini trattenute da un immenso zaffiro blù,

Entrando nel porto di Giali ti accolgono tutte le sue case, e sono proprio tutte qui, disposte ad anfiteatro, dal mare alla sommità delle alture, costituiscono la gradinata più ricca e colorata del mondo. Le arcontica costruite dai facoltosi mercanti in stile neoclassico, sfoggiano tinte spavalde e lo sguardo corre da quella rosa a quella azzurra, dalla gialla alla verde, la montagna retrostante sembra così proprio una mantiglia di pizzo inamidato, un merletto di mille finestre, mille balconi, mille timpani, campanili di trina e cupole di tulle… Questo meraviglioso pizzo si specchia nel’immoto blù del mare del porto di Gialos che ne rimanda immagini ancora più lucenti, il riflesso baluginante tesse uno di quei meravigliosi e preziosi tessuti cangianti visti in oriente. Questo damasco è azzurro aureo nella calda foschia del mattino, azzurro argenteo e metallico nello zenit, azzurro bronzeo nella ramata luce del tramonto, mille imbarcazioni lo increspano e non fanno che arricchirlo moltiplicandone i riflessi. Tutt’intorno, il filo di perle delle sue spiagge sassose, ciotoli bianchi e grigio azzurri proprio come perle. E ce ne sono tante di spiagge, più di quante si possa mai immaginare giungendo a Simi con un traghetto da Rodi o da Kos. Le lambisce lo zaffiro blu di un mare perennemente immobile, una pietra blù, tanto che in alcuni luoghi sei convinto di poterci camminare sopra. A questa regina è rimasto però ancora qualcosa della Ninfa, un buon profumo di pino, resinoso e persistente, tanto intenso da soverchiare quello già ricco della macchia speziata di origano, aneto, anice e tante altre piccole erbe selvatiche. La Ninfa Simi che ti incanta quando, spogliata di ogni ornamento, ti appare come una rupe impervia e strapiombante sul mare più verde che si sia mai visto, la Ninfa Simi che ti incanta col suo silenzio, col suo respiro caldo.

SIMI, è il primo giorno che siamo qui e non abbiamo ancora bene idea di come convenga muoverci, così, per farci un’idea di com’è l’isola, optiamo per un giro completo dell’isola con la motonave Poseidon,. Sulla barca siamo una quindicina, i soli italiani, Simi rappresenta per molti una gita in giornata da Rodi, a tutti sono note le immagini della sua bella città e del famoso monastero Panormitis, pochi immaginano la bellezza delle sue spiagge e delle magnifiche baie. Il Poseidon punta la prua a nord ovest ed imbocca lo stretto canale fra la penisola di Diapori e l’isola di Nimos, poi piega verso sud costeggiando senza soste l’aspra e brulla costa che fa da sfondo alle baie di Agios Isidoro e Agios Aemilianos con il suo minuscolo monastero collegato a terra da un itsmo. Doppiato il capo Kefalaki, prima sosta per un bagno al riparo delle isolette Diavates che, tutte insieme, sembrano un komboloi disteso sull’acqua turchese e trasparente. La tappa successiva è la magnifica baia di Agios Vasilios, qui l’impatto cromatico e paesaggistico è forte: una baia chiusa e molto riparata da una alta forra fitta e bruna di pini, una bianca chiesetta abbarbicata sulla scogliera, una spiaggia di bianchissimo ghiaietto, l’acqua del mare un caleidoscopio di toni verdi e turchesi. La baia è deserta, qui ci si arriva solo con queste motonavi, non c’è taxi boat, oppure a piedi, in 3 ore ca, per un impegnativo sentiero che scavalca la montagna alle spalle della città. Il bagno è di quelli memorabili, ci vengono offerti dei lukumia profumati di rosa e si riparte, direzione sud est. Passata la baia dove è ben nascosto il Monastero Panormitis, si arriva all’isola di Sesklia per la sosta pranzo. Mentre facciamo il bagno, Joannis, il capitano, predispone le vivande sotto alcuni alberi, il menù è sorprendentemente ricco ed appetitoso ed il pranzo allegro. Joannis è un uomo aperto e cordiale, senza essere invadente, ha una cura speciale della sua nave e dei suoi ospiti, prepara personalmente le vivande e si percepisce la sua soddisfazione nel vedere che vengono apprezzate. Si riprende la direzione nord e si costeggia il lato dell’isola rivolto ad est dove le spiagge sono numerose, raggiungibili con i taxi boat e, alcune, con la strada. Superiamo così Faneromenis, Marathounta, Nanou e ci infiliamo nella baia di Agios Georgios detta anche Dissalonas. Qui restiamo proprio senza parole, attoniti entriamo in quella che sembra una cattedrale gotica costruita dalla natura, la barca scivola lenta e silenziosa su un folto tappeto d’acqua blù cobalto che si frange con riflessi di smeraldo, sullo sfondo una alta parete di piombo puro, ascendente e liscia, dietro la quale il sole sta già scendendo creando magici effetti sulla superficie marina. Difficile immaginare un luogo più solenne e al tempo stesso selvaggio: il palazzo della ninfa Simi e Poseidon era sicuramente qui, Sulla spiaggia solo qualche capra sonnolenta e, come ad Ag.Vasilios, non ci sono ombrelloni o taverne, solo un mistico silenzio. Ci viene offerto del caffè caldo con i biscottini, e fare merenda sembra di commettere un sacrilegio. Si rientra completando il periplo dell’isola, dopo la baia di Pedi e le spiagge di Agia Marina e Agios Nikolaos riappare il porto di Gialos.

Ci fermiamo a scambiare due parole con il simpatico venditore di spugne con cui abbiamo fatto amicizia, un tipo allegro che contempla con dongiovannesco ardore tutte le turiste, “di ogni forma e d’ogni età”, lodandone le peculiarità senza essere scurrile o libidinoso, riuscendo così a vendere sempre qualcosa. Dopo la prima seria e colta conversazione sulle spugne (..e con Aldo sulle ragazze), ogni volta che ci vede si sbraccia in saluti. Finiamo la serata con un gustoso giros pitta.

15 GIUGNO Martedì – Oggi ci siamo motorizzati e faremo un giro terrestre dell’isola.

SIMI è piuttosto montuosa, ci arrampichiamo sugli ampi tornanti che salgono dal porto facendo molte soste fotografiche, da sopra sembra tutto così diverso. Via via che si sale si distinguono sempre meglio i quattro borghi che costituiscono la città di Simi: Harani, dietro la torre dell’orologio con i suoi cantieri navali e la bella chiesa della Evangelistria, Gialos, il porto principale, Chorio, la città alta con la sua fila di mulini sul crinale e la fortezza, Pedi che da Chorio scivola nella vallata retrostante fino al mare in una baia immobile e tranquilla. La bella strada verso il Monastero Panormitis prosegue panoramica e balsamica per il profumo intenso di pino, si incontrano tanti piccoli monasteri, tutti chiusi, e fontanelle d’acqua. Quando la strada inizia a scendere appare improvvisamente ad ovest l’ampia baia circolare che chiude, come in una boccia di vetro, il Panormitis, mentre ad est si vede anche la luminosa baia di Marathounta. Il Monastero ci accoglie con il silenzio e il lindore delle prime ore mattutine, stanno preparandosi ad accogliere i turisti che sbarcheranno dai catamarani e dai traghetti provenienti da Rodi, candele, souvenir, cartoline, spuntini e bibite saranno ben presto pronti. Nella ricca chiesa stanno lustrando gli abiti argentei dell’arcangelo Michele, il padrone di casa. Ci godiamo il luogo in ogni angolo e ce ne andiamo quando arrivano le prime tre imbarcazioni da Rodi.

Non troviamo l’accesso alla baia di Faneromenis, la strada finisce in un ovile, e scendiamo invece facilmente a Marathounta. Lettini ed ombrelloni sono gratuitamente messi a disposizione dalla taverna della spiaggia: attenzione alle sfacciatissime capre che cercano cibo infilando il musetto nelle borse e negli zaini ed arrivano svelte ad elemosinare qualcosa appena intendono che state mangiando qualcosa. Qui non c’è l’atmosfera di Ag. Vasilios o Ag. Georgios, ma è una bella e classica baia greca, con ciotoli bianchi, acqua cristallina, taverna e tamarici, relax e confort.

Alle 15.00 ce ne andiamo, ripercorriamo la strada principale fino alla città e deviamo poi verso Pedi, una via stretta e ripida che finisce dritta sul molo del paese, e in acqua se non si frena svelti. Da Gialos c’è un bus comunale che arriva a Pedi, e anche da qui, con un taxi boat, si possono raggiungere le spiagge di Ag. Marina, perfetta per inglesi amanti dei drink, e Agios Nicolas, più nature e con una fine sabbia scura. La gente del posto il bagno lo fa sul lungomare di Pedi, senza spendere nulla, e dove vale la pena di arrivare per provare la rara emozione dell’acqua più immobile del mondo; la totale assenza di onda fa sì che ogni bagnante, nuotando, si porti appresso il proprio corredo di cerchi concentrici come un sassolino lasciato cadere in un bicchiere d’olio.

Ritorniamo a Gialos e costeggiamo tutto il porto fino alla torre dell’orologio, facciamo una sosta fotografica ai cantieri di Harani dove riposano una serie di vecchie imbarcazioni sbiadite e pur affascinanti come dive del film muto, glorie navali affidate alla memoria degli anziani marinai. Seguono la spiaggia di Nos, ai piedi della Evangelistria, poi una serie di piccole e graziose calette fino ad Emborios, quasi tutte frequentate dai locali, sono raggiungibili a piedi e in motorino. Saliamo infine la gradinata che porta alla chiesa della Evangelistria, l’Annunciazione diremmo noi, che domina il porto come una sentinella. La sua posizione è di quelle assolutamente fotogeniche, tanto che la si ritrova in ogni cartolina o fotografia panoramica, e resta in mente a chiunque sia stato a Simi. Mentre contempliamo il panorama dal cortile pavimentato a sassolini, appare la simpatica custode che ci apre la chiesa, l’interno è ordinato, curatissimo, lindo e le facciamo i complimenti. Lei, orgogliosa, ci mostra le icone, gli ex-voto, l’iconostasi ed insiste per regalarci un souvenir del santuario. Mentre ce ne andiamo, dall’alto ci saluta ancora con un aperto e genuino sorriso.

16 GIUGNO Mercoledì – Oggi con il taxi-boat si va alla spiaggia di Nanou.

SIMI ha tante bellissime spiagge ma Nanou è forse la più conosciuta ed apprezzata. Molta gente scende ad Ag, Marina e Ag. Nicolas, ad Ag. Georgios non scende nessuno, nonostante sia forse la più affascinante, starci tutto il giorno può forse risultare difficile, non è per nulla attrezzata e il sole se ne va via già alle 16.00. Nanou, è ampia, chiara, contornata da pini e cedri, caprette al pascolo, taverna, lettini ed ombrelloni, anche qui gratuiti, cosa desiderare di più? Degna rivale di Ag. Vasilios e Ag. Georgios per contesto paesaggistico offre anche un po’ di confort. La giornata passa in totale relax, scandita solo dal piacere di fare quello che si desidera, si alza un debole scirocco, il termometro segna 39 gradi ma il mare fresco e cristallino dà continuo ristoro e benessere. Nanou va a pieni voti nel cassetto delle spiagge memorabili. . . .

Rientriamo assaporando la quiete e i bagliori della calda sera di Simi, i pescatori riordinano le reti, i venditori di spugne ripongono le merci nelle botteghe scavate nella roccia, il campanile della chiesa di Agios Joannes si illumina, la nave scolpita nella roccia e il piccolo pescatore Michalaki restano soli, ci spiace proprio di dover partire domani.

17 GIUGNO Giovedì – Destinazione Tilos, forse.

SIMI al mattino è assolutamente immobile, come fosse sotto incantesimo, e quindi invita a prendersela comoda. Fatti i bagagli, ci mettiamo a mollo come paperelle nel tratto di mare davanti a casa, fra i due hotel Nereus e Aliki, forse i due più belli di Simi, che hanno anche una comoda scaletta per salire e scendere dal mare. Anche qui l’acqua è limpidissima, ma più calda rispetto alle spiagge, ricca di pesci, pesciolini e barchette: fare il bagno in un porto così è un’esperienza piacevole e inusuale, come essere in una vasca da bagno posizionata in mezzo ad una piazza..

Il traghetto dovrebbe partire alle 13.00 ma alle 12.00, sul molo, non c’è nessuno, presso il posto di polizia marittima, uno squallido ufficio da legione straniera, e l’agenzia Anes presidiata da un neuroleso, raccogliamo notizie frammentarie: la nostra nave, ancora la Proteus, pare sia ferma a Rodi, se la riparano partirà nel pomeriggio, altrimenti si starà qui fino a sabato. Che fare?

Si aspetta, leggendo un buon libro, bevendo qualcosa di fresco ed osservando il paseo, “bisogna saper aspettare” diceva il papas del film cult Mediterraneo. L’imprevisto può in ogni momento sbriciolare i nostri programmi come una zolla di terra sabbiosa, ci mette alla prova, e ci rammenta che la vita non può viaggiare sempre secondo i nostri programmi e i nostri schemi. Quindi facciamo base al bar “Portokali e Lemoni” che è accanto alla agenzia Anes e al molo di imbarco, mangiamo, leggiamo, guardiamo le partite dei mondiali. Proprio nel pieno del relax pomeridiano un inglese ci porta buone notizie, la Proteus sta partendo da Rodi e sarà qui alle 18,30, sarà vero?

Vero, eccola che arriva, sembra un po’di sghembo, ma arriva e, forse, riparte per Tilos.

Mitica Proteus, adoro te e tutti gli anziani traghetti che tutto l’anno pazientemente fanno la spola fra le isole, bofonchiando, tossendo fuliggine, piano piano, con mille rattoppi e mille strati di vernice, ma non mollano mai, sfidano il vento e il mare grosso e difficilmente ti piantano del tutto in asso, come invece accade con le moderne navi veloci, catamarani ed aliscafi.

Il sole sta calando, Simi sfuma in un tenue acquarello sempre più indistinto, sul’orizzonte, lontana, la sagoma gibbosa di TILOS e la prima stella della sera.

18 GIUGNO Venerdì – Un sommesso sciabordio ci porta lentamente ad aprire gli occhi, lo stesso sciabordio che ci ha cullato verso il sonno, e lo stesso sciabordio che ci accompagnerà ogni momento per i prossimi giorni a TILOS.

Il portico della nostra casa a Livadia è appoggiato sugli scogli, le lenzuola profumano di salmastro, il sole sale dritto davanti a noi, un cormorano sta pinneggiando a poca distanza dalla riva e si tuffa svelto dietro una preda. Maria Sevasti, la padrona di casa, è una donnina asciutta e risoluta, di poche parole, molto ordinata e profuma di bucato, ha già fatto il suo bagno mattutino davanti a casa ed ora sta innaffiando i suoi fiori, ha già imparato i nostri nomi e da sotto l’ala del suo cappello di paglia ci rivolge un cenno di buongiorno. La colazione è un momento da assaporare fino all’ultimo biscotto, tanta tranquillità e serenità non l’avremmo mai immaginata e ci riempie l’anima. Il paese intorno a noi si muove lento, i negozianti stanno riesponendo le merci sulla via, un gatto sta dormendo sodo sui gradini del monumento ai caduti, qualche barca ondeggia sonnolenta nel piccolo porto, i tavoli del vicino kafenion sono ancora sottosopra, un paio di ragazzini giocano a biglie sulla aiuola fiorita della piazza, una donna stende immacolate lenzuola. Nessuna macchina, nessuna rumore di veicolo, eppure vicino al kafenion del porto, Iris Rent Car espone una bella fila di scooter. Vada per il motorino, trattiamo il noleggio con un esule britannico che tenta di convincerci della necessità di mettere il casco e ne prendiamo due microscopici, che riusciamo ad incastrare sotto la sella, giusto per accontentarlo. Lui, sfinito da questa botta di lavoro, si lascia nuovamente cadere sulla sua sedia sgangherata con il ventilatore a manetta dritto sulla cervicale e, grato del fatto che ce ne andiamo, ripiglia in mano la sua bibita.

TILOS ha una sola strada, asfaltata di recente e buona, collega i piccoli centri dell’isola e i luoghi di interesse: dal porto di Livadia, a sinistra, si arriva, costeggiando tutta la baia, al porticciolo di Agios Stefanos, a destra invece, salendo fra le case, si arriva a Mikro Chorio e Megalo Chorio, da qui puoi girare a sinistra e scendere alla spiaggia di Eristos o continuare verso il porticciolo di Agios Antonios e poi fino al Monastero di Agios Panteleimon. Il percorso è tutto panoramico e stupisce la varietà della macchia mediterranea che sfuma in una miriade di toni di verde e di profumi, mare e cielo terso fanno il resto. Per andare al Monastero di Agios Panteleimon la strada si stringe ed inizia a salire ripida, diventa spettacolare, le scogliere sorgono imponenti dal mare. Il monastero è in ristrutturazione, i lavori fervono, deve essere tutto pronto per la grande festa che si terrà dal 25 al 27 luglio quando tutti gli isolani si trasferiranno qui per onorare il Santo taumaturgo. Panteleimon era figlio di un ricco pagano di Nicomedìa e aveva studiato medicina arrivando a diventare medico dell’imperatore romano Galerio, la madre cristiana lo avvicinò alla fede, morì martire all’epoca di Diocleziano il 27 luglio del 305. La sua storia dice che condannato al rogo le fiamme si spensero, immerso nel piombo fuso il piombo si raffreddò, gettato in mare con una pietra al collo la pietra galleggiò, condannato ad feras le belve si misero a fargli le feste, legato alla ruota le corde si spezzarono, la spada che doveva decapitarlo si piegò e il boia si convertì, insomma solo quando diede il suo consenso riuscirono a tagliargli la testa. Insieme ai santi Cosma e Damiano è patrono di medici e ostetriche, è un santo molto onorato sia in oriente che in occidente dove con il nome di Pantaleone è patrono anche di molte città italiane come Crema, Courmayeur, Ravello e Bisceglie. Il complesso monastico appare come un fortino, inaccessibile se non dal portoncino sovrastato dal’effige del Santo, un nido d’aquila abbarbicato a 600 mt sulle pendici del monte Profitis Ilias. All’ingresso, come due gendarmi, una alta torre quadrata ed un altrettanto alto cipresso, i pellegrini vengono però benignamente accolti da una fresca fonte e una affettuosissima micetta. La chiesa è aperta: profumo di incenso e di cera d’api, ceri accesi, fiori ovunque, più o meno appassiti, mille icone e mille lanterne, stendardi polverosi e libri accatastati ovunque creano la magica confusione delle chiese ortodosse, una sacralità pagana fatta di povere offerte e piccoli voti, preghiere scritte su foglietti di carta affidati alla fiamma delle candele.

Ripercorriamo la bella strada panoramica e prendiamo la deviazione sterrata a sinistra che porta alla spiaggia di ciottoli di Plaka, una tranquilla baia dove si può nuotare e beneficiare dell’ombra di bassi arbusti, ma stiamo più in acqua che all’ombra; in fondo c’è una zona riservata ai naturisti, ma oltre a noi ci sono solo 4 persone e 3 capre, la popolazione della spiaggia è tutta qui. La sosta per il pranzo la facciamo alla prima taverna di Agios Antonios, un porticciolo dall’aspetto piuttosto dimesso e sconsolato dove è possibile vedere sotto la superficie del mare un antico cimitero di fossili umani, sinceramente, per il bagno è meglio fermarsi un po’ prima sotto la fila di mulini che, temo, diventeranno presto degli studios. Megalo Chorio è il centro maggiore dell’isola, è disteso come un ventaglio sul fianco di un monte sormontato da una fortezza medioevale, ha bianche e squadrate case di pietra con tetti rossi e ricche chiese con elaborate iconostasi. Fra gli stretti vicoli ombreggiati dalle buganvillee saliamo subito alla più alta chiesa dedicata ai due Arcangeli Michele e Gabriele (Ton Taxiarchon) contornata da un bel piazzale di sassi bianchi e neri che producono un piacevole effetto di onde marine, da qui si gode una gradita brezza e un bel panorama sulla fertile vallata che scende ad Eristos. Zigzagando per scalinate e vicoletti arriviamo poi alla chiesa dell’Arcangelo Michele (Taxiarchis Mihail) ed alla piazza principale pavimentata con un artistico ed elaborato ricamo a motivi floreali, greche e ghirlande, sempre di sassi bianchi e neri, il più bello che forse abbia mai visto. Completano la piazza un campanile immacolato, un nero e severo cipresso, un fine portale di pietra scolpita ed un silenzio impressionante.

Appena fuori paese un cartello turistico indica la famosa Grotta di Charkadio, un sito preistorico dove è stato ritrovato anche lo scheletro di un Elefante nano, ultima specie di elefante vissuta in Europa, di questo ritrovamento si legge ovunque, ma a tanta pubblicità corrisponde altrettanta incuria. La strada che porta alla Grotta è ampia e ben asfaltata ma finisce su un desolato piazzale dominato da quello che, forse, voleva o doveva essere il nuovo museo, un pretenzioso edificio con pavimenti di marmo, vetrate e pannelli espositivi in totale abbandono. Il grande cancello arrugginito che ci sbarra la strada si apre senza problemi, basta sciogliere una fune, si accede ad un largo viale ben lastricato ed illuminato, un tempo, da lampioni di ferro battuto, arrugginiti e rotti, decine di alzabandiera, senza bandiere, contornano questo ingresso faraonico che termina con un bel teatro di pietra e di pregevole fattura: sarà mai stato usato? Vicino ad una fontanella zampillante, un sentiero a gradoni, con tanto di corrimano in legno intrecciato, sale fino alla grotta che, ovviamente, è chiusa e mai verrà aperta, a giudicare da tutto ciò che ne ingombra l’accesso. Il tutto è semplicemente sconfortante. Dando di spalle alla Grotta però il paesaggio è magico, la vallata si apre sotto di noi boscosa e l’acqua gorgoglia verso una piccola forra, la posizione appare strategica, si dominano gli accessi dal mare dalla parte di Eristos e dalla parte di Agios Antonios con le spalle protette dalle alture: una piccola Arcadia, gli uomini del neolitico non potevano scegliere di meglio.

Riprendendo la strada si passa da Mikro Chorio, un teatrale villaggio fantasma di 200 case di pietra abbandonate, e si ridiscende a Livadia. Costeggiamo il mare ed arriviamo al porticciolo di Agios Stefanos ed alla taverna Faro, da qui la strada si impenna decisa e diventa sterrata ma ancora fattibile, qualche tornante robusto ed eccoci alla chiesetta di Agios Joannes. Qui la strada finisce e l’orizzonte si dilata all’improvviso e può correre all’infinito sul mare blù intenso, sulle aguzze creste delle alture circostanti e sui dirupi verdi, il sole sta scendendo dietro i monti ed aprendo la porticina della piccola cappella una violenta pennellata di luce entra radente sui ciottoli bianchi e neri del pavimento, illumina il povero interno dipinto in azzurro, le piccole icone e le immancabili candeline accese, chissà da chi. Oltre il sentiero si fa stretto e anche un po’ pericoloso per via del vento forte che si alza all’imbrunire, per arrivare al paese abbandonato di Gerìa bisogna proseguire ancora sul crinale dei monti Koutsoumbas fino alla estremità dell’isola. Il cielo, sempre più denso, si sta colorando di mille riflessi e due coppie di Falchi Eleonora roteano eleganti lasciandosi trasportare dal fresco respiro del tramonto.

19 GIUGNO Sabato – In marcia di buon ora.

TILOS sulle mappe è un punto nell’Egeo, di solito sconosciuta, ma può sorprendere per la sua diversità, qui ti senti parte del lato dolce e sereno della natura. Un progetto di tutela naturalistica l’ha salvata e ha salvato i suoi preziosi piccoli abitanti. L’Aquila Bonelli, il maestoso uccello sacro a Zeus, è uno dei più veloci predatori ed ha bisogno di un vasto territorio di caccia ricco di uccelli di media taglia e piccoli mammiferi, in Europa pare ne sopravvivano solo un migliaio di coppie, di cui un centinaio in Grecia, nella piccola Tilos vivono stabilmente ben 3 coppie, una vera emozione vederne il volo regale. Il Falco Eleonora che porta il nome della principessa del Regno di Sardegna che già nel XIV secolo volle proteggerlo con un editto, l’inverno lo passa in Madagascar ed ogni primavera migra verso il Mediterraneo, più del 75% della popolazione mondiale nidifica e si riproduce in Grecia, soprattutto sulle isole, delle 6.000 coppie che ogni anno in autunno poi partono, ca 600 si alzano da Tilos. L’abitante più curioso è indubbiamente il Cormorano Crestato, una specie endemica del Mediterraneo, nero, con un lungo collo e una cresta curva sul capo, ne esistono ca 10.000 coppie, 1.000 in Grecia e 20/30 in Tilos, timidissimo e schivo, è ovunque difficile da incontrare nella stagione estiva, tranne a Tilos, dove, indisturbato, lo abbiamo avvistato più volte. Va detto che a differenza di altre isole del Dodecanneso, Tilos dispone di acqua e ciò la rende fertile ed ospitale per gli animali stanziali e di passo, questa è l’impressione che si ha, questa è la ragione della varietà di erbe, fiori, alberi e specie animali.

TILOS e le sue 14 piccole isolette satellite sono una Special Protected Area parte del programma europeo Life Nature, ne facilitano la rispettosa scoperta molti bei sentieri, facili e meno facili, ma tutti panoramici, e spesso compensano la fatica con la possibilità di un bagno marino in assoluta tranquillità. Dal porto prendiamo il sentiero che sale a sinistra dietro la struttura turistica Idil Rock. Il panorama diventa via via talmente bello che non costa proprio nulla camminare sotto il sole, il percorso porta a due belle spiagge, la bianca Lethra e la rossa Kokkino. Per Lethra il sentiero principale scende comodo fino alla piccola pianura incastonata da alture, è una spiaggia ampia, ciottoli bianchi, mare azzurro e un paio di alberi. Per Kokkino bisogna deviare un po’ prima per un sentiero appena distinguibile e più ripido, ma è fattibile ed anche la risalita non è faticosa. La spiaggia rossa è di fine ciottolino color diaspro e contrasta con il colore del mare che qui è assolutamente verde, a riva fra le rocce nuotano indisturbati i pesci pappagallo con i loro allegri colori verde, blù, giallo, rosso e rosa rubati al paesaggio. Purtroppo la spiaggia, come anche le altre meno facilmente raggiungibili, è ingombra di tutto ciò che il mare indispettito restituisce all’uomo; non so se il programma di tutela ambientale prevede una periodica pulizia delle spiagge, se così non fosse sarebbe una grave mancanza.

Yvonne e Peter sono i nostri vicini di casa, lei brasiliana ed architetto, lui tedesco ed ingegnere elettronico, vivono a Brema e vengono a Tilos da diversi anni, sempre ospiti di Maria e, da quando sono in pensione, anche per l’intera estate, ne adorano il clima e la tranquillità e non si può dar loro torto dato che Livadia è uno dei pochi posti in cui ci è capitato di vivere, dormire e mangiare così a ridosso del mare. La conversazione viaggia, nel vero senso della parola, dal Brasile alla Germania, dall’Italia alla Grecia, in un buffo idioma misto e sui temi più svariati, trascorre così la pausa meridiana.

TILOS, così piccola, ha una grande spiaggia sabbiosa, Eristos, che si raggiunge percorrendo la fertile piana ai piedi di Megalo Chorio, un angolo ricco di orti e verzure, grandi alberi di lentisco e tamarindo, un grande uccello turchese svolazza fra le fronde di una immensa quercia. La spiaggia è immensa, lunga più di un kilometro e molto profonda, di sabbia grossolana, bordata di grandi tamerici, arretrate e nascoste ci sono taverne, studios ed un albergo che mettono a disposizione una manciata di lettini ed ombrelloni. Sotto gli alberi c’è qualche tenda e qualche naturista. Dicono che nel mese di agosto è molto affollata ma vista così stentiamo a crederlo. Ci godiamo il sole che cala e poi torniamo verso Livadia per la cena.

La sera Tilos diventa un’unica taverna, ce ne sono tantissime, ovunque, non solo a Livadia ma in ogni posto dove ci sia una casa, trovi inoltre piccoli ma fornitissimi mini market ed un fornaio che a tutte le ore imbandisce il negozio di dolcetti, pitte, pizzette e ogni sorta di pane: a Tilos non si può morire di fame. Intorno al bell’edificio bianco costruito dagli italiani ed ora utilizzato delle poste, i kafenion accendono le loro lampadine colorate appese agli alberi e si animano di voci e del rumore dei dadi e delle pedine dei tavli, i lampioni della baia allungano la loro luce sul mare scuro e accompagnano la nostra passeggiata serale in cui la nostra Tilos prende forma, eccola…..

TILOS ha la forma di un bel fregio, un fregio fatto di fronde, fiori, frutta, profumi e silenzi, un fregio arcadico legato da nastri di vento e di piume colorate, posto a decorazione di una bella porta, dipinta di un blu purissimo, con una soglia di lucenti e tondi sassolini bianchi e neri.

Da lontano non potresti immaginarne la ricchezza di alberi, cespugli ed erbe che, con le loro sfumature, creano un curioso arcobaleno quasi monocromo; da lontano non potresti immaginarne le voci, il chiacchiericcio del mare fra gli scogli, il canto confuso di uccelli e di cicale, il gracchiare allegro dei corvi, il gorgoglio delle fonti, il rumore dei tuoi passi sui ciottoli di un sentiero o per le vie deserte del paese addormentato. Da lontano non potresti immaginarti il profilo scuro del cormorano in una argentea scia di luce mattutina, l’elegante gioco dei falchi fra i venti del tramonto, l’emozione di un grande uccello che si alza sicuro ad ali spigate, signore delle cime più alte, oppure l’apparizione fugace di un esotico e sconosciuto uccello turchese fra le fronde di un tamarindo.

Da lontano non potresti immaginare il ricamo devoto dei ciottoli bianchi e neri che orna anche le più umili chiesette sui monti, la teatrale nudità dei paesi abbandonati e la forza che emana il santuario del suo Santo guaritore.

20 GIUGNO Domenica – L’aliscafo che ci porta a Nisyros lascia il molo alle 11.05 precise e dal molo, Maria, col suo abito azzurro a fiori blu, accompagna verso la sua casa altri viaggiatori appena arrivati da Rodi o Simi. A bordo siamo in pochissimi e raggiungiamo in meno di un’ora il profilo scuro del’isola vulcano.

NISYROS è una scultura di lava, lavorata dal fuoco, dal sale, dal vento e dal tempo, lavorata dall’uomo, dalla natura e dalla storia. Strabone racconta che il dio del mare Poseidon abbia strappato col suo tridente un lembo di roccia dalla vicina Kos e lo abbia scagliato contro il gigante Polivoti durante la gigantomachia, ma a questa nascita violenta, di cui ancora c’è traccia, è seguita poi tanta dolcezza e così convivono su questa isola paesaggi drammatici e paesaggi dolcissimi.

Vi abita infatti un vulcano ospitale, un vulcano dai verdi pendii, un vulcano che non intimorisce e che, anzi, offre tutto se stesso. Dona pietre scure per costruire case, pietre grandi per una solenne cinta di mura, gesso candido per chiese immacolate, caldi sbuffi sulfurei ed acque termali per il benessere del corpo, terra fertile da coltivare, ossidiana sfavillante per lame di cristallo, pomice leggerissima. Qui mandorle, fichi e cannella diventano profumate bevande, un saporito formaggio di capra si sposa con un forte vino rosso come la lava incandescente. Sul mare alte dune di scura e pura sabbia che proviene dalle profondità della terra, piccole pomici che contornano la battigia come un merletto, immensi scogli bruni e tenere chiare falesie modellate dal vento.

NISYROS è piccolissima e generosissima.

Mandraki è il centro principale dell’isola che, grazie ai molti turisti che arrivano in barca da Kos per una visita in giornata, ha potuto mantenersi viva e insieme autentica, la mattina in molti invadono negozietti, taverne, bar e ristoranti portando ricchezza, ma nel pomeriggio la folla se ne va, e tutto torna ad essere tranquillo, l’isola torna agli isolani, e a noi.

La cittadina colpisce per le sue inusuali case scure, costruite con grandi pietre laviche legate da una malta bianchissima, ben ancorate su grandi scogli sferzati da un’onda possente che si infrange in mille spruzzi lungo la Paralia, la strada che costeggia il mare per quasi un chilometro, piena di colorati negozi di souvenir, taverne e bar. In fondo al paese un sentiero di sassolini bianchi e neri costeggia l’alta rupe del Kastro su cui troneggia il Monastero della Panagia Spiliani ed arriva alla spiaggia di Chochlaki, una baia con un sapore selvaggio, forse sono i grandi sassi neri e rossastri, levigatissimi e lucenti, forse è la voce dell’onda amplificata dall’eco della curva falesia gialla, forse è lo schiumare inquieto del mare, forse è l’impatto brusco con un paesaggio inaspettato nell’egeo. E’ domenica e la spiaggia è affollata da gente del paese, una simpatica torma di scugnizzi locali è impegnata in una gara di tuffi, si incitano a vicenda, ridono divertiti per la “bomba” di Costas e sollecitano una fotografia per la performance di Stamatis. Salendo 81 gradini si accede alla fortezza dei cavalieri di San Giovanni, il Kastro, ed altri 49 gradini conducono al principale monastero dell’isola e alla veneratissima icona della Madonna della Grotta o Spiliani. Di sotto, il paese come in una cartolina stende i suoi tetti e le sue terrazze alla luce dorata del meriggio, l’azzurra foschia marina ingentilisce i contrasti. Il dedalo di viuzze offre immagini di una domenica tranquilla, un gruppetto di donne anziane sta cucinando carne per la cena su una griglia in mezzo alla via, un gruppetto di uomini sta giocando a carte all’ombra di un grande albero, un gatto dorme sornione sotto la gabbia dei canarini, da una finestra esce una bella melodia rebetika. All’improvviso ci si trova davanti la mole della Panagia Potamiotissa che deve il suo nome al fiume che una volta vi scorreva attorno ed oggi sostituito da un ricco ricamo di tondi ciottoli bianchi e neri; l’interno è ampio, curato, profuma di cera e di pulito, una ad una si accendono le lampade per la funzione. Il museo folkloristico è chiuso ma troviamo aperto quello archeologico: richiede una mezz’ora ed è utile visitarlo per localizzare i monumenti principali, presentati con mappe, fotografie e testi, e per ammirare una particolare, se non unica, serie di piatti ed oinochoe, prodotti in loco fra il VII / VI secolo a.c., con una particolarissima decorazione bruna di sfingi, piante ed animali esotici.

Stasera, proprio non lo sapevamo, ha inizio la festa di Agios Nikita, un giovane eremita fondatore di un monastero sul Monte Athos. La sua chiesetta che domina il porto è tutta addobbata, sull’altare portato all’esterno c’è già una pila di pani dorati, l’icona del santo è tutta adorna di fiori, c’è un allegro via vai di chierichetti in abiti variopinti e donne indaffarate negli ultimi preparativi. Arriva un traghetto da Kos, ne scende una variegata folla vestita a festa che subito si confonde con la disordinata e vociante folla locale già radunata sul molo ad attendere. Un gruppo di sacerdoti in sontuosi abiti cerimoniali viene praticamente sospinto fuori dalla nave e si forma una specie di processione, solennemente avanza fino all’altare della chiesetta con un prezioso reliquiario, una testa di giovinetto in argento che espone un bianco e lucido osso cranico. Si leva la ritmica preghiera dei cantori e i fedeli sfilano devoti davanti all’icona e alla reliquia, baciano l’osso appartenuto a Nikita, ne accarezzano l’effige, intorno si muove lento il caleidoscopio dei ricchi e dorati damaschi dei papas, delle scure vesti dei monaci, delle lunghe barbe nerissime e bianchissime, degli stendardi di velluto e delle bandierine con le aquile bicefale. La fede prende corpo in questa immagine sospesa negli ultimi bagliori del tramonto, l’incenso e i gelsomini offerti al santo profumano intensamente l’aria della sera. E’ notte fonda, la folla si è dispersa ma la chiesa è ancora aperta, ci affacciamo e ci viene fatto segno di entrare, l’aria è calda ed umida, la luce delle mille candele accese illumina la testa d’argento di Nikita circondata dai fiori e da un gruppetto di donne che gli faranno compagnia tutta la notte.

21 GIUGNO Lunedì – Da Mandraki parte la strada costiera che corre lungo i lati dell’isola rivolti a settentrione e oriente: passa davanti all’edificio un po’ dimesso delle Terme Comunali di Loutra dove con € 3 puoi fare un vero bagno termale, tocca Pali, un semplice paesino che ha preso vita grazie al nuovissimo porticciolo turistico ora popolato di taverne e ristoranti per velisti, sale con qualche curva a Capo Katsouni, piega poi bruscamente verso sud e lambisce la lunga spiaggia di sabbia e sassolini scuri di Lies.

L’asfalto finisce in un ampio piazzale sterrato a ridosso del punto in cui la spiaggia di Lies si fa ampia. Qui il mare è pulito e tranquillo, il sole del mattino rimanda dalla sua superficie riflessi di dorato tamarindo. A piedi si può proseguire per un sentiero che sale verso una bianca falesia e la costeggia, dall’alto il mare riprende il suo colore blu e contrasta con i fiori abbarbicati ai dirupi, sotto i nostri passi scricchiola un brecciolino leggero e poroso strappato dal vento all’alta e liscia falesia di ceneri e lapilli, in certi punti il sentiero non è più largo di 30/40 cm ed è meglio guardare bene dove si mettono i piedi. Quando appare all’improvviso la spiaggia di Pachià Ammos restiamo senza parole da tanto è grande, dune sabbiose altissime, nere e rossastre, qua e là spuntano cespugli di fiori lilla che ospitano nugoli di farfalle, dietro si apre una verde valle con alberi sotto i quali si è sistemato qualche campeggiatore, il mare è immobile e il silenzio purissimo.

Ci godiamo questo paradiso per tutta la mattina e, dopo uno spuntino a Pali, riprendiamo il percorso costiero fino al bivio da cui la strada sale verso il fianco del vulcano con ampi tornanti fra una ricca vegetazione di ulivi e fichi.

Eborios deve sicuramente il suo nome al fatto di essere rivolto a nord, è abbarbicato a ca. 700 mt sul lato più alto della caldera e respira a pieni polmoni il fresco vento di Borèa. Purtroppo come paesino è un po’ malmesso, ci abitano solo 16 persone, quasi tutti lo hanno abbandonato dopo il terremoto del 1933, tante case diroccate sono inclementemente utilizzate come discariche e il glorioso kastro è un indistinto ammasso di pietre. Intorno alla graziosa chiesa dipinta di bianco e azzurro si raccolgono le poche case abitate e la taverna Balkoni che, neanche farlo apposta, vanta un bel terrazzo con magnifica vista sulla valle vulcanica di Lakki con il cratere e sulle alte montagne nate dall’ultima eruzione fra cui spicca l’immancabile Profitis Ilias: indubbiamente il più bel balcone di Nisyros. Sotto il paese un cartello “sauna” segnala una grotta naturale da cui fuoriescono bollenti vapori sulfurei, ma è impossibile resisterci dentro più di qualche istante.

Scendiamo verso il cuore del Vulcano, il cratere Stefano. Alle 4 del pomeriggio non c’è nessuno, la guida, senza muoversi dalla sua sedia posizionata all’ombra dell’albero sotto cui siede sventolandosi, ci spiega i percorsi possibili, ci mostra i vari punti interessanti e ci fa le raccomandazioni del caso, poi, incassati i € 2 a testa per il biglietto, ci consente l’accesso agli Inferi. La valle intorno a noi è un museo geologico all’aperto e poterla visitare in assoluta solitudine è un’esperienza irreale, senti la voce della natura, la voce di una natura possente, il sibilo dei gas e dei vapori, il gorgogliare delle pozze di fango bollente e, soprattutto, il rimbombo sonoro dei tuoi passi sopra il suolo che pare un tamburo teso sul vuoto. Il fuoco ha tratto dalla sua tavolozza ampie pennellate di rosso, giallo, bruno, bianco, grigio e nero, il fuoco crea ancora sotto i tuoi occhi un paesaggio fantastico di fiori di cristallo di zolfo, piume di bianco vapore, muschi di verde rame, cipria bianchissima ed impalpabile, il fuoco è qui onnipresente ed indiscusso sovrano.

Appena prima del porto di Mandraki una deviazione porta in ca. 5 km a Paleokastro, l’antica acropoli della Nisyros del IV secolo avanti Cristo, una località stupefacente, come si suol dire “imperdibile”. Alta, sulla sommità della collina che domina Mandraki, si erge una bellissima, ampia e possente cinta muraria di grandi blocchi di pietra scura, intorno belle e curate aiuole di erbe profumate, un restauro discreto ed efficace ha lasciato a questo luogo il suo fascino antico. Al tramonto, salendo le scale dei torrioni, la brezza che ascende dal mare ci avvolge regalando una sensazione di totale appartenenza alla natura e alla storia; facile abbandonare lo sguardo sull’orizzonte che si tinge di glicine, difficile abbandonare questo luogo.

22 GIUGNO Martedì – L’aria stamane è fresca e frizzante, riprendiamo la strada che sale fino a Eborios ma la meta di oggi è Nikia.

Lungo il bordo della caldera il vento tira forte, vicino alla chiesa della Panagias Kiras fa quasi freddo e si fatica a tener ferma la macchina fotografica, come d’incanto, poi, alle porte di Nikià il vento sparisce per lasciare il posto ad una gradevole brezza. Il Museo di Vulcanologia apre alle 10.00 e vale sicuramente la pena visitarlo per comprendere Nisyros e il suo vulcano, molto aiuta l’interessante il filmato che ripercorre le varie fasi delle eruzioni avvenute nel tratto di mare compreso fra Kefalos, la parte occidentale di Kos, Gialì e Nisyros. Il museo comprende una didattica panoramica dei vari tipi di fenomeni vulcanici, completata da una interessante descrizione di tutti i vulcani, emersi e sommersi, sparsi per la Grecia. Gironzolando per le viuzze del paese si arriva a una terrazza panoramica a strapiombo sulla caldera, proprio sopra il cratere Stefanos, di fronte al cratere Polivoti e alle vette costruite dalla ultima eruzione, dopo visitato il museo, tutto sembra raccontare molte cose. La piazza principale di Nikià si chiama Porta ed è veramente molto bella e particolare, ha qualcosa di nunziale, una bomboniera o una torta di zucchero a ripiani: un selciato di confetti bianchi e neri che compongono una stella scintillante, case bianche e immacolate si stringono intorno come un ricco tulle, profumo di gelsomini. La chiesa, con una doppia scalinata di accesso, si erge abbagliante lanciando il suo campanile di pizzo bianco contro il cielo più blu che si possa immaginare. E’ una delle piazzette più belle che abbia mai visto. La gente del posto chiacchiera volentieri, subito ti racconta della sua vita, dei parenti lontani, dei giorni vissuti in giro per il mondo in cerca di lavoro, è curiosa di sapere da dove vieni e cosa cerchi; intorno regna la più pura mediterraneità fatta di luce dorata, pergole d’uva e profumi inebrianti, fichi d’india, limoni, capperi, ulivi e rossi gerani.

Lontanissimo, da questo punto di vista, è Avlaki a cui si arriva scendendo fino al mare per una ripida strada attraverso un paesaggio che, ad ogni tornante, si fa sempre più aspro e drammatico, inequivocabilmente vulcanico. Quello che un tempo era forse un paese di pescatori è oggi una manciata di spettrali case abbandonate, fatte di pietre scure con finestre e porte spalancate alla furia dei marosi. Il piccolo porticciolo e la spiaggia di grandi sassi tondi, levigatissimi, sono vigilati da enormi scogli di lava bluastra contro cui le onde schiumano rabbiose. Il vento solleva un vapore salmastro verso le alte falesie, non c’è anima viva, la porta della piccola chiesa si apre e, dentro, ogni rumore tace. I ceri accesi, chissà da chi, illuminano un’icona in cui riconosciamo Agios Panteleimon che tiene in mano la sua cassetta di farmaci, intorno piccoli ex voto d’argento e povere offerte di olio, fiori e ricami, dalla finestra vicino all’iconostasi si scorge sull’orizzonte il profilo di Tilos e del monte su cui si trova il monastero fortezza dello stesso santo, proprio di fronte a questa sua chiesetta di frontiera. Lasciamo questo posto inquieto risalendo per la stessa strada e quando si arriva a Nikià si ha quasi la sensazione di avere scalato la montagna del purgatorio.

Ritornati a Pali scendiamo verso Capo Katsouni e, appena la strada sprofonda in un avvallamento vicinissimo al mare, lasciamo il motorino per scendere sulla particolarissima spiaggia che si trova proprio sotto il capo e che non è per nulla visibile dalla strada. La particolarità di questa spiaggia sta in una alta, liscia e bionda falesia di lapilli e ceneri stratificati, in cui il vento ha scavato finestre, colonne e una serie di artistiche grotte. L’acqua del mare è tranquilla e tiepida, piacevolissima, ed è un divertimento raccogliere le pietre pomice, che qui abbondano, per abbandonarle, leggere, alla corrente marina verso lidi ignoti, molte però le teniamo come souvenir.

La sera, sul lungomare di Mandraki, gli spruzzi arrivano robusti fin sulla strada e il mare gioca con le grosse pietre vulcaniche del molo come fossero sassolini con un fragore possente. Arriviamo un po’ bagnati alla veranda della taverna Kalikanthos dove Andrea sta cercando di arginare gli spruzzi che si infilano ovunque. Le frange di nubi rossastre e la nebbia marina sollevata dalle onde rendono il tramonto livido ed onirico, Kos, mollemente sdraiata sull’orizzonte, è già avvolta in un manto bruno che inizia a brillare di lucciole sparse, sempre più numerose e luminose, fino a confondersi con le stelle.

23 GIUGNO Mercoledì – KOS

Alle 07.30 la Panaghia Spiliani, come ogni mattina, salpa da Nisyros alla volta di Kardàmena sulla costa meridionale di Kos. Il traghetto caracolla pigro sulle onde lunghe costeggiando la bianca isola di Giali, una mezzaluna di soffice pomice, e arriva dopo un oretta a Kardàmena illuminata dal sole dorato del mattino ed ancora profondamente addormentata.

Kardàmena è la località di Kos più conosciuta e frequentata dai turisti nordici, soprattutto inglesi, molti di giovane età, assetati più di birra che di mare. La cittadina pertanto è piena di bar che servono english breakfast, locali notturni che offrono cocktail a prezzi speciali, ristoranti in cui fanno bella mostra succulenti roast-beef, discoteche da cui è bandito il sirtaki, ampie piscine e tanti negozi di gadget assurdi, divertenti, sfrontati ed irriverenti. Le tradizionali taverne con tovaglie a quadretti bianchi e blu e i negozi di classici souvenir di merletti, ricami e riproduzioni di statue greche antiche, sembrano esser fuori posto e sbiadite immagini di una Grecia che non abita qui. La cittadina non ha nulla di caratteristico, solo una serie di anonime case e palazzine nate, lungo una sottile spiaggia bagnata da un mare immobile, per offrire vacanze ad una gioventù che, sbarcata da un charter, se ne torna a casa con un altro charter, dopo aver navigato da un bar all’altro ed avendo solo una vaga idea di dove sia stata… Ma quello di Kardàmena è un destino comune a tante altre località sparse per il mondo divenute, non si sa come, meta di queste neo invasioni barbariche.

Insomma, se cercate un angolo di romantica ed autentica Grecia dove passare la vacanza, non venite a Kardàmena. Se l’obiettivo è invece quello di visitare Kos e cercate base strategica, allora Kardàmena è una buona scelta!.Per un turista indipendente, l’offerta di sistemazioni è ampia e variegata, ottimo il rapporto qualità prezzo; per mangiare c’è l’imbarazzo della scelta e talvolta può far piacere avere un’alternativa a souvlaki e pitte; nessun problema per affittare auto o moto e fare acquisti in genere; la posizione è eccellente, è vicina all’aeroporto, nel mezzo dell’isola, sulla costa meridionale e quindi al riparo dal vento che costantemente spazza le località esposte a nord. Vicinissime le spiagge più belle dell’isola, comodi i collegamenti per Nisyros.

Con i nostri bagagli gironzoliamo un po’ per le vie deserte ed i caffè che pian piano sembrano stiracchiarsi e ricomporsi dopo una notte movimentata, con l’aiuto di una passante troviamo velocemente una buona sistemazione in una zona molto tranquilla.

Alle 09.30 abbiamo già una casa a Kos e una macchina. Si può partire per un primo itinerario verso l’Asklipieion, Platani e i Villaggi del Monte Dikeos.

Asklipieion, percorrendo la dritta e scorrevole strada principale dell’isola, ci arriviamo velocemente seguendo le indicazioni. E’ il cosiddetto posto imperdibile, sotto tanti aspetti, non solo è il sito archeologico più importante dell’isola ed uno dei maggiori santuari dell’antica Grecia, ma è un luogo di grande bellezza naturalistica e paesaggistica. Il paesaggio che si gode dalla terrazza principale del santuario spazia dalla pianura verdeggiante al mare, dall’isola di Psérimos a quella di Kàlimnos, intorno una fitta corona di abeti e cipressi, non è difficile credere che fosse un luogo dove il sacro e la scienza potessero vivere in armonia. Qui veniva venerato Asclepio, figlio di Apollo e dio dell’arte medica, qui aveva la sua scuola Ippocrate, un comune mortale divenuto padre dell’arte medica, qui i sacerdoti e i medici lavoravano insieme per dare salute ai malati, qui preghiera, sogno e medicamenti portavano rimedio alle sofferenze. Il sito è grande, abbastanza ben tenuto e di facile lettura, si riesce a comprenderne l’antica grandiosità e magnificenza, una serie di legende disposte lungo il percorso aiuta ad individuare le varie componenti e ad orientarsi. Gli antichi santuari di Asclepio erano delle vere e proprie cittadelle e quello di Epidauro, famoso per il grande teatro, ne è l’esempio più bello. Immersi in un bosco sacro convivevano gli edifici di culto, i ricoveri per i pellegrini e i malati, le residenze dei sacerdoti e dei medici, teatri, palestre e ginnasi, e soprattutto gli edifici dedicati al sonno e ai sogni perché, si credeva, attraverso l’interpretazione dei sogni si poteva individuare l’origine di molte malattie: la psicologia non è nata con Freud.

La sola nota negativa di questo luogo è la gente, questa è una meta obbligata dei tour organizzati dai resort e qui ci finiscono proprio tutti, pertanto non crediate di potervi permettere una silente e romantica contemplazione. In ogni caso la bellezza del luogo riuscirà comunque a farvi sopportare ricchi russi in canottiera e ciabatte bardati con vistosi e preziosi orologi e gioielli, biondi scandinavi dalle facce rubizze ed inebetite dall’incandescenza del sole egeo, italiani in bandana ed occhiali da sole griffatissimi arrampicati sulle colonne per la foto di rito, tecnologici giapponesi in compatta formazione con ombrellini, guantini, audioguide, macchine fotografiche e cineprese. Ma, in fondo, qui c’è posto per tutti ed è ben possibile che anche nell’antichità questo luogo fosse così, molto affollato, e della gente più variegata…..

Platani è il paese più vicino all’Asclipieion ed è una sosta ideale per il pranzo. Tutte le taverne sulla piazza sono buone, preparano piatti della tipica cucina turca, il personale è cortese e ti mostra volentieri la cucina per aiutarti a scegliere fra i mille tipi di kebab. Nonostante Platani sia uno snodo stradale, la sua piazza piena di colorate e vivaci taverne ombreggiate da grandi alberi, le insegne con nomi turchi e il profumo dei kebab e degli spiedi rendono questo posto unico. Qui vive e lavora la maggior parte dei turchi residenti in Kos, in questo villaggio greco, i turchi musulmani vivono pacificamente con i greci cristiani, qui il venerdì è un giorno festivo e si va in moschea a pregare. Vivere insieme in pace dunque si può. Appena fuori paese c’è un buon laboratorio di ceramica dove acquistiamo un piatto ricordo, e, per tornare verso Kàrdamena, prendiamo la strada che corre sulle pendici settentrionali del Monte Dikeos, il monte più alto di Kos.

Villaggi del Monte Dikeos. Dopo l’Asklipieion la strada si fa molto stretta e tortuosa ma anche molto panoramica, con belle vedute sulle isole di Psérimos e Kàlimnos. Il percorso corre nel verde, in un alternarsi di ulivi, mandorli, frutteti e boschetti di abete che, a tratti, fanno dimenticare di essere in un’isola tanto “trafficata”. Incontriamo i piccoli villaggi di Evangelistria e Lagoudi, con due grandi chiese, e poi quello di Zia. Anche qui, il contesto paesaggistico, che sarebbe stato sicuramente apprezzabile data la quinta di pareti rocciose dirupate da un lato e l’ampia veduta verso il mare dall’altro, è purtroppo turbato da torme di gitanti che vi arrivano con i pulmann dai resort della costa. E così, ZIA, il più nascosto, ed un tempo carino, paese del Monte Dikeos, è diventato un piccolo stucchevole agglomerato di taverne, negozietti di souvenir e casette, in cui è stata ricavata qualche attrattiva turistica, come è toccato al povero vecchio mulino. Non delude invece la deviazione per Pili e poi Paleo Pili, una delle mete più affascinanti dell’isola dal punto di vista paesaggistico. Lasciata la macchina nel parcheggio al termine della strada, si sale a piedi lungo le pendici del Monte Dikeos che ospitavano un antico villaggio medioevale abbandonato nel 1830 dopo un epidemia di colera. Circondati da un profondo silenzio ed un intenso profumo di pini, si passeggia fra le rovine sovrastate da un’erta fortezza dell’XI secolo e si possono esplorare due belle chiese, quella inferiore dei Taxiarchi Gabriele e Michele e quella più grande della Panagia ton Kastrianon con antichi affreschi. Sulla cima attigua c’è anche un punto di ristoro con una incantevole veduta.

24 GIUGNO Giovedì – Oggi itinerario marino alla scoperta del Promontorio di Kefalos..

La prima sosta è alla spiaggia di Agios Stefanos, a buona ragione la più fotografata di Kos. Superate tutte le belle spiagge del sud, subito dopo la Camel Beach, si raggiunge Agios Stefanos scendendo dove una volta c’era il Club Meditarranée. Adagiate sopra uno sperone roccioso di scogli aguzzi e lambite dalle onde, in una posizione veramente unica, ci sono le suggestive rovine della Basilica paleocristiana di Agios Stefanos, una costruzione a tre navate dell’anno 500,.con accanto un fonte battesimale incassato nel pavimento. Il cielo e il mare hanno sostituito soffitto e pareti, il paesaggio marino ha sostituito gli affreschi e gli scogli hanno preso il posto dei mosaici: nessuna basilica riesce meglio di questa a lodare la bellezza della creazione. Sullo sfondo, come una quinta meravigliosa, l’isolotto roccioso di Kastri con la sua piccola cappella dal tetto azzurro dedicata ad Agios Nicòlaos. Ci godiamo per tutta la mattina il sole, il mare e questo meraviglioso scenario. Raggiungo dalla spiaggia l’isolotto, in parte a nuoto e in parte camminando nell’acqua bassa, mi arrampico fino alla chiesetta e posso cogliere l’insieme del chilometrico litorale sabbioso della baia di Kefalos, dal tratto orientale dove sorge la Basilica di Agios Nicolaos alla parte centrale e pianeggiante chiamata Kambos, disseminata di pensioncine, taverne e negozietti, fino al margine occidentale dove si trova Kamari, il porticciolo di Kèfalos.

Dalla pianura una strada asfaltata ci porta con ampi tornanti al villaggio di Kefalos, il meno turistico di Kos, con caffè e botteghe ancora tradizionali e gli anziani del posto seduti fuori di casa sotto le pergole. Percorrendo la strada che costeggia lo scosceso pendio che domina la baia sottostante è d’obbligo la sosta alle rovine della piccola fortezza medioevale da cui si gode un ampio panorama e da cui si comprende l’origine vulcanica del promontorio. Continuando sulla stessa strada che, dopo il mulino a vento, piega verso nord su una altopiano si arriva al porticciolo di Limionas dove ci sono un paio di spiaggette riparate e l’omonima taverna che, dicono, essere la migliore dell’isola per la cucina di pesce, per la varietà dei piatti e la freschezza del pescato. Tornati a Kefalos prendiamo la stretta strada asfaltata che attraversa la penisola fino al monastero abbandonato di Agios Ioannis e alla cima del Monte Latra. Lungo il percorso sono possibili molte interessanti deviazioni per sentieri che portano ad antiche chiese, ad un piccolo teatro antico e alle rovine di un tempio a Demetra. Una deviazione asfaltata scende invece verso le spiagge di Agios Theologos e Kata sulla costa occidentale, esposte alla bellezza del tramonto e caratterizzate da lunghe onde spumeggianti, tanto da essere ribattezzate Wave Beach.e Sunset Beach. Le spiagge sono ampie e sabbiose, un sentiero sterrato si perde lungo il litorale e il paesaggio è incontaminato, selvaggio. Seduti alla taverna, respiriamo il mare a pieni polmoni contemplando il riflesso del sole sull’acqua, luminoso ed ondeggiante come un drappo al vento.

25 GIUGNO Venerdì – Spiagge, spiagge, spiagge e ancora spiagge.

Tra Antimachia e Kefalos ci sono oltre 10 Km di spiagge sabbiose che fiancheggiano la scoscesa costa meridionale di Kos, miracolosamente scampata all’aggressione turistica, incontaminata, senza costruzioni, senza hotel. Sebbene si tratti, sostanzialmente, di una sola lunghissima spiaggia, il sinuoso profilo della costa divide idealmente e naturalmente il litorale in tante spiagge dai nomi diversi e con accessi distinti che scendono dalla strada principale che corre rialzata sull’altipiano. Così, una dopo l’altra, si incontrano Magic Beach, Sunny Beach, Markos Beach, Langàdes Banana Beach, Paradise Beach e Camel Beach. Nonostante siano tutte in fila e così vicine, non sono tutte uguali, ognuna ha la sua peculiarità ed offrono servizi differenti, anche se in ognuna troverete lettini ed ombrelloni ed almeno un chiosco o una taverna Magic Beach è la più discreta, tranquilla e selvaggia, l’ideale per lunghe passeggiate. Sunny Beach e Banana Beach offrono pedalò, jet-ski e sport acquatici. Paradise Beach è la più spettacolare per via delle alte dune di sabbia che scendono dall’altopiano roccioso retrostante, è la più riparata ma il sole se ne va via presto dietro le dune. Camel Beach è la più piccola, in una baia di soli 150 mt. Difficile non trovarne una che possa piacere. .

Il promontorio di Kefalos e tutta la zona occidentale dell’isola di Kos sono la parte più naturale ed affascinante dell’isola: un assolato ed alto tavolato spazzato dal vento, una terra ingrata ed incolta di cardi e gialle sterpaglie, lunghe spiagge di rena sottile, suggestive vestigia di un passato pagano e cristiano, un alto monte contro il tramonto, scuro profilo imperioso di un vulcano spento da lungo tempo, e un ampio azzurro golfo frutto del drammatico collasso di un cratere immenso sprofondato negli abissi da millenni. Questa è la selvaggia Kos occidentale che degnamente sposa e completa la colta ed eclettica Kos orientale.

Questa, tutta insieme, è KOS, la grande isola che si stende nel mezzo del Dodecanneso, l’isola forse più difficile da comprendere e da amare fra tutte le isole greche. L’isola con i litorali più lunghi e più belli, un capoluogo che sembra un libro di storia aperto, un sito archeologico, l’Asklipieion, fra i più importanti dell’Egeo, fatica a convincere della sua autenticità, soprattutto non riesce a trasmettere il suo essere Isola Greca e per questo, credo, alcuni se ne dicono delusi.

Ma, forse, è proprio questo il punto, si cerca in Kos quello che si vorrebbe fosse Kos, e non quello che invece Kos è. Per me KOS NON E’ SEMPLICEMENTE UN’ISOLA GRECA, ma è un luogo cosmopolita, ora come in passato, è il frutto e la sintesi, benigna e serena, di mille culture, una terra bellissima e generosa, facilmente accessibile ed accogliente per tutti coloro che vi approdano. Una terra di pacifici vulcani spenti e di dolci pascoli, una terra di divinità arcaiche e di sviluppo economico, terra di Asclepio e di Ippocrate, terra di Cavalieri, di Sultani, di Colonialisti fascisti e di semplici Soldati italiani, una terra in cui possono pregare cristiani, ebrei e mussulmani, una terra in cui gli uccelli migratori possono sostare vicino a lussuosi resort, una terra per viaggiatori attenti e curiosi, una terra per turisti e per vacanzieri semplicemente innamorati del sole e del relax.

KOS e la sua buganvillea cremisi abbracciano dunque ancora tutto e tutti.

26 GIUGNO Sabato – Si torna a casa. Impacchettati i bagagli salutiamo il simpatico Peter che ci ha ospitati e andiamo alla stazione dei taxi. L’aeroporto è vicino, la corsa costa € 15.

In attesa dell’imbarco facciamo ancora qualche acquisto fra cui una raccolta di CD di Mikis Theodorakis e un volume + 4 CD di musika rebetika, le canzoni di Smirne, che, nei prossimi mesi, ci aiuteranno a superare i momenti di crisi di astinenza da egeo. Sull’aereo ritroviamo Debora e mamma che sono state a Lipsi, Samos e Kalimnos e così il viaggio di ritorno passa veloce in un reciproco scambio di impressioni, ricordi….e una gran voglia di ripartire. .

VISTO E SPERIMENTATO

I prezzi si intendono, per le stanze a camera, per i ristoranti a coppia e con vino, Giugno 2010.

Per l’organizzazione di un viaggio jumping per le isole è meglio lasciar perdere le indicazioni pratiche delle guide turistiche e prendere invece spunto dai report di viaggio che si trovano sul web e dal sito www.gtp.gr dedicato ai trasferimenti marittimi, tenendo presente che gli orari e le rotte di traghetti ed aliscafi cambiano spesso e che ci sono compagnie locali insospettabili. Le guide turistiche delle isole sono un supporto per la parte storica archeologica, per le letture e per qualche segnalazione di sistemazione o taverna. Noi ne portiamo diverse e prendiamo spunti un po’ da tutte, tranne la Lonely Planet che, tanto preziosa per altre mete, è invece tanto “scentrata” per la Grecia e di gusto decisamente anglosassone. In ogni caso, la cosa migliore è non partire con programmi rigidi ma solo con ipotesi, prendere un punto di riferimento e quando si è in loco verificare o costruire l’itinerario sulla base della curiosità e delle effettive possibilità di trasferimento.

KOS dove dormire:

– KARDAMENA da PETER’S POOL o KOOL POOL – € 20 la doppia € 25/30 piccoli appartamenti. Comoda posizione, vicino alla stazione dei taxi, praticamente dietro il piazzale della stazione degli autobus, il centro e il porto sono vicinissimi. In zona residenziale e tranquilla, adiacente alla grande omonima piscina, Peter gestisce una grande palazzina di mini appartamenti e camere con angolo cottura. Compresi nel prezzo: uso della piscina (chiude alle 20.00) e pulizie. La nostra stanza era ampia, luminosa e con un ampio balcone.

– KOS Città da ALEXIS PENSION – € 30 In centro, via Irodotou ang. Via Omirou. Camere senza pretese in casa d’epoca con giardino, docce al piano.

– KOS Città da MUSTAFA’ – € 30 In centro, via Venizelou vicino alla chiesa Agia Paraskevi. Camere spartane con bagno privato.

– KOS Città da KOS AKTIS Art Hotel In centro, ottima posizione per la vicinanza al porto, accanto all’Hotel Gelsomino. Hotel confortevole, rinnovato, sul mare

KOS dove mangiare

L’offerta è esuberante, ma è difficile mangiare bene; l’isola è troppo battuta dal turismo di massa nordico e ciò va spesso a scapito della qualità e della tipicità della cucina greca, soprattutto in Kos città. Anche ì piatti più tipici sono spesso rivisti per i grossolani palati nordici o preparati con ingredienti diversi dalle versioni originali, persino nelle taverne cretesi dove, generalmente, si va sul sicuro, negativo H KRITH, ai piedi della scalinata della Agia Paraskevi, dove i piatti di cretese hanno solo i nomi e poco altro, Kleftico decente, gli Apaki sembrano wurstel affettai e i Tacos non hanno neanche l’ombra della fresca ricotta cretese. €32 euro.

Non tradiscono inveca i chioschi di giros e le rosticcerie più semplici.

Fuori Kos città, segnaliamo come positivi:

– PLATANI tutte buone le taverne turche sulla piazza di Platani, ottimi kebab grigliati, prezzi economici e porzioni abbondanti

– KARDAMENA buona la taverna Elli’S, gestita da una simpatica signora inglese maritata ad un greco. Propone sia i piatti della tradizione greca che succulenti arrosti e verdure in stile english che si possono prendere direttamente dal banco. Prezzo € 21-25 in due

– MASTICHARI buona una taverna cretese sulla spiaggia del paese, ottimo il Kleftico

KOS come muoversi:

In automobile, l’isola è grande e l’auto è il mezzo migliore, il parcheggio non è un problema ovunque, tranne che nel centro di Kos città. Per il noleggio non ci sono problemi, si trovano ovunque e un utilitaria costa ca € 30 al giorno. Ottime le possibilità di brevi escursioni via mare, anche senza ricorrere alle numerose agenzie che propongono crociere mordi e fuggi, dal porto di Kos partono traghetti ed aliscafi per l’isola di Pserimos e per Bodrum, da Mastichari un traghetto veloce raggiunge Kalimnos, da Kardamena si va tutti i giorni a Nisyros.

KOS spiagge:

Moltissime, in ogni parte dell’isola, tutte facilmente accessibili e raggiungibili in auto.

– COSTA NORD i litorali della costa nord, Tigaki, Marmari e Mastichari, sono ampi, di sabbia bianca e fine, spesso alberati di tamerici e con piccole dune, contornati da paesaggi bucolici di vacche al pascolo e dal profilo dei grandi resort. Sono i più ventosi ed il mare è spesso agitato. Questa parte dell’isola, essendo pianeggiante e ricca d’acqua era agricola, ma proprio per queste caratteristiche è diventata anche il luogo prescelto per la costruzione dei nuovi grandi alberghi e villaggi turistici, e pertanto queste località non sono veri e propri paesi, le spiagge sono comunque belle, accessibili e si trovano tanti angoli tranquilli

– COSTA SUD i litorali della costa sud sono magnifici e selvaggi, in alcuni punti molto riparati dai venti, di sabbia chiara o dorata, senza alberi. Magic Beach, Sunny Beach, Markos Beach, Langàdes o Banana Beach, Paradise Beach e Camel Beach, non ci sono alberghi ma tutte offrono lettini ed ombrelloni. Agios Stefanos è invece più vicina alle strutture di Kambos e Kamari. Kardamena ha spiaggie di sabbia fine, strette ma riparate dai venti, una proprio in paese e altre a est e ovest dell’abitato, tranquille ma niente di speciale.

– COSTA OCCIDANTALE le ventose spiagge dietro il promontorio di Kefalos sono molto adatte per chi ama il surf: Wave Beach.e Sunset Beach, belle, con sabbia, non attrezzate. Piccole, riparate ed attrezzate, ma meno belle paesaggisticamente, quelle di Limionas.

– COSTA ORIENTALE le spiagge più vicine a Kos città e agli alberghi più vecchiotti sono generalmente strette e sassose o di ghiaietto. Spesso affollate anche dai locali. Tenere presente anche la presenza di spiaggia in centro città Kos davanti all’Hotel Gelsomino e Kos Aktis Art Hotel.

KOS da comprare

KANELLADA, un liquore dolce e profumato, tipo rosolio. Miele, piccole baklava, lukumia alla rosa. Tyri tis possas, pezzi di formaggio marinati in vino rosso in un vasetto.Ceramiche

SIMI dove dormire:

– MARIKA ROOM TO LET – € 40 la doppia – In centro, appena dietro la torre dell’orologio fra l’Hotel Nireus e l’Hotel Aliki, in cima ad una breve scalinata di 10 gradini dal mare. Posizione strategica, vista mare, 4 camere fresche di tinteggiatura, due a pianterreno e due con balcone, frigo, bagno privato ed aria condizionata. Graziose e pulite. Marika parla un buon inglese.

SIMI dove mangiare:

Si mangia bene ovunque, noi abbiamo tralasciato i ristoranti lungo il porto, molto affollati di turisti durante il giorno e più costosi, abbiamo privilegiato quelli più interni e frequentati la sera dai locali.

– NERAIDA – In fondo allo spiazzo che si apre fra il ponte di pietra ed il museo navale, delle lanterne illuminate appese fra i cespugli ne segnalano la presenza. Ha un ampio patio e bell’interno, ordinato e pulito. Prezzi € 30/25

– MERAKLES – Classica taverna greca con pergola e tavolini blù, molto frequentata, meglio andarci presto, anche se il servizio è veloce. Tutto quello che abbiamo assaggiato lo abbiamo trovato buono e curato. Prezzi € 33 /27 con ouzo e dolce in omaggio.

– KANTIRIMI – Grill House, ideale per un giros pitta o un souvlaki, veramente ottimi. Un piccolo posticino con pergola, carino, vicino al ponte di pietra in fondo al porto, fresco ed in ombra a partire dal pomeriggio

SIMI come muoversi:

Barche e motorino consentono di apprezzare l’isola in ogni suo aspetto..

– GLAROS Car e Bike Rental – In centro, vicino alla Capitaneria di Porto. Scooter € 15 al giorno, con € 7/10 di benzina si gira tutta l’isola

– POSEIDON – TRITON – BOAT TRIPS di Joannis Giannikos, in fondo al porto, per un giro dell’isola completo. Il Poseidon, una motonave moderna, e il Triton, una sorta di caicco turco, giornalmente fanno il giro dell’isola con itinerari diversi, toccando soprattutto località che non sono raggiunte dalle taxi-boat. Partenza ore 10.00, rientro ore 18,00. € 40 a testa compreso pranzo, tè con biscotti e bibite, a conti fatti un buon investimento. Il menù offerto è ricco, gustoso ed abbondante, vino ed acqua a volontà. Joannis simpatico e professionale.

– TAXI BOATS – I taxi boat raggiungono tutte le belle spiagge della costa est, partono tutti i giorni alle 10.30 e alle 11.00 con rientro alle 17.00, dal porto di Gialos vicino al monumento del piccolo pescatore. Irini e suo figlio Costantinos vendono i biglietti: €8,50 Ag. Marina e Ag. Nicolas, €11,00 Ag. Georgios e Nanou, €13,00 Marathounta.

– BUS Comunale – la fermata è vicino alla Agenzia marittima Anes, con il Bus si può raggiungere Pedi e Panormitis

SIMI spiagge:

Sono state una vera rivelazione per la loro bellezza, quantità e varietà. Meglio avere le scarpette da scoglio, ovunque i ciottoli sono abbastanza grossi. Eccole, dal porto in senso orario:

– AGIA MARINA, taxi boats da Gialos o Pedi, attrezzata con taverna, a terrazze, sabbia

– PEDI, bus da Gialos, in paese, ghiaietto e sabbia

– AGIOS NIKOLAOS, taxi boats da Gialos e Pedi, attrezzata con taverna, sabbia

– AGIOS GEORGIOS DISSALONAS, taxi-boat, non attrezzata, ghiaia

– NANOU, taxi boats, attrezzata con taverna, ghiaia

– MARATHOUNTA, taxi boats o con la strada asfaltata, attrezzata con taverna, ghiaia

– FANEROMENIS, con la strada sterrata, non attrezzata, ghiaia

– SESKLIA’ isola, con motovavi, non attrezzata, ghiaia

– AGIOS VASILIOS, con motonavi o a piedi sentiero 3 h, non attrezzata, ghiaia

– DIAVATES isolette, con motonavi, non attrezzate, scogli

– AGIOS AEMILIANOS, con motonavi, a piedi sentiero, non attrezzata, scogli

– EMBORIOS, NIMBORIOS, con la strada asfaltata, a piedi dal porto, in paese

– NOS, con la strada asfaltata, a piedi dal porto, attrezzata, taverne bar, ghiaietto

SIMI da comprare:

SPUGNE se ne trovano di buona qualità a buon prezzo, abbiamo acquistato una bella silk a € 12, una di quelle spugne che si pescano solo fra Astipalea e Karpathos. MIELE di TYMO. Tessili e barchette calamitate carine

TILOS dove dormire:

– SUNRISE APARTMENTS in Livadia centro, a due passi dal molo, sulla piccola passeggiata € 40 la doppia, con bagno privato, angolo cottura, frigo, aria condizionata ed un favoloso porticato sul mare. I proprietari hanno anche stanze più economiche, comunque in bella posizione. Maria e Apostolatou Sevasti parlano solo greco

TILOS dove mangiare

A Tilos ci sono più taverne che abitanti, tutte famigliari, un po’ ruspanti ma il cibo è casalingo, genuino e tutto ciò che abbiamo assaggiato lo abbiamo trovato buono.

– IRINI, tradizionale taverna famigliare sulla passeggiata mare, la preferita di Yvonne e Peter, Prezzi € 25/26

– SOFIA, arruffata e simpatica taverna sulla passeggiata mare vicino alla chiesa, all’interno sciarpe della tifoseria calcistica greca, pochi tavoli, parlano solo greco. Prezzi € 29

TILOS come muoversi

Con un motorino e un buon paio di gambe l’isola sarà vostra.

– IRIS RENT CAR, scooter €15 al giorno, € 4 euro di benzina per un giro completo dell’isola

– Gite in barca: in giugno non partivano, ma abbiamo visto che le fanno e portano alle baie di Agios Sergios e Tholos

– Trekking: ci sono molti sentieri si può far riferimento a www.tilos-park.org

TILOS spiagge:

Per essere una piccola isola ne ha tante ed abbastanza varie per tipologia, tutte deserte.

– LIVADIA , a piedi, è la spiaggia del paese, qua e là attrezzata davanti a qualche bar

– AGIOS STEFANOS, con la strada, attrezzata davanti alla taverna Faro, scogli

– LETHRA, a piedi, non attrezzata, ghiaia

– KOKKINO AMMOS, a piedi, non attrezzata, ghiaietto

– AGIOS ANTONIOS, con la strada, non attrezzata, ghiaietto

– PLAKA, con la strada, non attrezzata, ghiaietto

– ERISTOS, con la strada, attrezzata, sabbia

NISYROS dove dormire

– 3 BROTHERS o TRIA ADELPHI in Mandraki sul porto accanto alla chiesa di Agios Nikita. Camere semplici, arredo spartano, bagno privato, frigo, televisione, balcone rivolto all’alba sul mare. Parlano bene inglese, € 35 a notte. Tel. 22420.31344

– ROMANTZO in Mandraki appena dietro i 3 Brothers, distinguibile per le finestre blù, un’alternativa di pari prezzo e livello al precedente. Tel 22420.31340.

Entrambi sono comodissimi per chi arriva con il traghetto, il centro di Mandraki è a due passi.

NISYROS dove mangiare

Come a Simi, abbiamo tralasciato le taverne con i piatti fotografati e prese d’assalto dai turisti durante il giorno, abbiamo cercato quelle che sembravano proporre qualcosa di diverso

– KALIKANTHOS sul lungomare di Mandraki, appena dietro il mulino. Piccola taverna con tavoli e sedie verdi a ridosso della balaustra sugli scogli, tramonto meraviglioso garantito. Su una grande lavagna i piatti del giorno vengono depennati man mano che sono esauriti, il menù è vario, fuori dal coro, sorprendentemente originale. Da provare assolutamente gli spaghetti ai gamberetti di Simi (minuscoli come quelli di Filicudi) o gli spaghetti al feta, pomodorini e olive. Con il vino si paga € 25 euro. Serve in tavola ANDREA, un simpatico padovano, esule volontario in questo angolo dell’Egeo da 8 anni, che dispensa le giuste dritte alle cuoche della taverna per gli splendidi piatti, anche di pasta!

– PANORAMA sulla strada carrabile che cinge come un anello la parte alta di Mandraki. E’ una tranquilla taverna familiare, molto frequentata dai locali, i tavoli sono disposti lungo la strada sotto una fresca pergola, una alternativa alle più turistiche taverne sul mare. Menù con specialità isolane € 25 .

– ANDRIOTIS a Nikià, davanti al museo di vulcanologia, con una bella e fresca terrazza panoramica, un interno gradevole e di gusto. Taverna che vende prodotti locali, fra cui un ottimo olio, e offre piatti della tradizione isolana. Da provare l’insalata di Nisyros, una gustosa variante della classica insalata greca, fatta con piccoli pomodori tipo pachino, capperi, ma non i frutti bensì le foglie messe sotto aceto, formaggio di capra molto saporito.

NISYROS come muoversi

Scooter indispensabile alleato per le scalate ai pendii del vulcano.

– MANOS RENT CAR, sul piazzale del porto, scooter €15 euro al giorno

– Gite in barca: all’isola di Gialì, però solo in piena stagione, a giugno non partivano

– Trekking: si possono percorrere le antiche mulattiere ancora pavimentate, da Mandraki a Paleokastro e da Nikià ad Avlaki, dalla Paghias Kiras a Pachià Ammos e molte altre

– Collegamenti frequenti con Kos, quotidiano a/r per Kardàmena con il traghetto Panaghia Spiliani, e per Kamari/Kéfalos due volte settimana, giovedì e sabato .

NISYROS spiagge da Mandraki in senso orario, tutte non atrezzate

– Chochlaki, a piedi sotto la rocca del monastero Spiliani, grandi sassi, a piedi

– Gialiskari, appena prima di Pali, ai piedi dell’hotel White Beach, era una bella spiaggia di sabbia bianca e rocce scure ma le recenti mareggiate l’hanno erosa quasi del tutto

– Katsouni, bella spiaggia senza nome con le grotte e le pomici, sabbia e sassolini, in motorino

– Lies, lunghissima, sabbia e sassolini scuri, in motorino

– Pachià Ammos, ampia e con grandi dune, a piedi da Lies

NISYROS da comprare

POMICE, confezionate da regalo, souvenir conveniente (€ 1-2) ed utile. KANNELADA, un liquore concentrato per profumatissimi drink alla cannella. SOUMADA, un concentrato per dolcissimi drink alla mandorla. Fotografie artistiche presso Photo Art Gallery di Artin Karakassiani

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Aldo e Ornella turisti per caso

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Simi

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Festa San Nikita a Nisyros



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