Kerala da non dimenticare
Ed è la stessa cosa che capita con le persone, prima ancora di conoscerle sai già se funzionerà o no… O con i lavori… Nel mio ultimo lavoro, ad esempio non appena ho visto la faccia triste e scura del capetto di turno sapevo già che non avrebbe funzionato, troppo diversi. Troppo buio lui…Troppa luce io.. E nella penombra, si sa, non c’è vita che prosperi.
Al risveglio, di buon ora raggiungo un tuc tuc e seguendo i consigli della fida Lonely Planet raggiungo l’ufficio turistico statale. E qui è come dice la guida, sono gentili, preparati e cordiali.
Per tenere fede alla mia voglia di libertà decido di non prenotare alberghi ma solo l’autista con l’auto insieme alla famosissima giornata in una house boat sulle Backwaters tra Allepey ed Kollam. Il mio progetto di viaggio è attraversare lo stato da nord a sud lungo la costa sino ad arrivare a Trivandrum, la capitale del Kerala. E così dopo un po di tira e molla sul prezzo esco dall’ufficio con una escursione in canoa sulle lagune di Cochin al pomeriggio (350 INR), una macchina con autista che rimarranno con me per durante tutta la settimana (8.300 INR), una giornata su una house boat (4.750 INR) ed una note in un hotel a Kovalam, giusto per non sentirmi una zingara (3.372 INR).
Al pomeriggio dopo un’ora di jeep e dopo la solita gincana nel traffico a rischio della incolumità nostra e degli altri raggiungiamo le prime lagune orlate di palme. E qui è veramente un altro mondo. Navigo su una canoa sospinta da un indiano in mezzo ad un fiume nel mezzo della giungla.
Silenzio, interrotto solo dallo scorrere del fiume e dal battere incessante delle donne che lavano i panni nelle sue acque, a ricordare (perché qui è facile dimenticarsene) che il tempo scorre. Capanne e case su palafitte dove invece il tempo pare si sia fermato. Il cuore mi scoppia. Vorrei serbare tutte le immagini e le sensazioni che esse suscitano.. E’ uno di quei momenti che uno vorrebbe conservare per sempre… Ed ora capisco una contraddizione di noi occidentali. Quanto più siamo diventati bravi a far scorrere via i giorni nell’attesa di qualcosa, che quando poi questo Qualcosa arriva non sappiamo come conservarlo.
Lungo le sponde del fiume la vita ha un ritmo diverso e le persone sorridono e salutano cordiali.
I bambini corrono lungo il fiume solo per potermi salutare . . E sono di tutte le età e di tutti i colori.
Bambine all’uscita della scuola con alle trecce fiocchi colorati, o con la sari porpora o arancione, oppure bambini e bambine nudi che si tuffano nel fiume per fare il bagno. E sono tutti bellissimi e sorridenti, che è una gioia vederli. E’ perfetto, e solo questo da solo potrebbe giustificare il viaggio intero, ma non vedo l’ora di vedere tutto il resto, a Dio piacendo. Al ritorno la città mi sorprende con una festa inaspettata. Le strade sono inaccessibili bloccate da gente, mercanti ed elefanti.. Cosa dire: la giusta conclusione di una giornata perfetta.
Il giorno dopo, all’uscita dell’hotel trovo ad aspettarmi il mio autista (si chiama Vhi Bhìn), con una Indica Diesel. Purtroppo capisco sin da subito che non parla bene inglese, ma tant’è il viaggio deve andare avanti. E capisco anche che in India deve essere l’unico a rispettare il codice della strada. Fila tutto troppo liscio e troppo lento. Non suona il clacson e non tocca mai i 100 Kh. No! No! Così non può andare. Lo ribattezzo Bì Bì e gli intimo di darsi una mossa e di suonare il clacson. Ma poco conta, ed il nostro viaggio va avanti lento ma senza intoppi. Fort Cochin.
Con il mio nuovo autista vado subito a Fort Cochin…È ancora presto e così evito la calca dei turisti e l’assillo dei commercianti che stanno ancora disponendo la merce sui banchi.. Certo sarebbe stato meglio andarci in traghetto da Ernakulum (25 INR), ma il tempo, come sempre quando si è felici, scorre troppo velocemente.
E’ molto bello all’alba, i pescatori scaricano il pesce, qualcuno dorme e nei pressi delle reti da pesca cinesi ci sono dei banchi che vendono pesce (ancora vivo), e dei ristorantini all’aperto che ti cucinano ciò che hai acquistato. Qui c’è anche la chiesa più antica dell’India, la St Francis Church dove è stato seppellito Vasco da Gama, morto a Cochin nel 1524. Proprio bello… ma ancor di più quello che ho scoperto per caso dietro al Mattancherry Palace, nel quale però non mi hanno fatto entrare perché non ero Hindi… peccato li avrei visto Krishna che con tutte le sue 6 mani e con entrambe i piedi stuzziccava 8 pastorelle con complicati preliminari erotici… Uffa! Ad ogni modo proprio dietro il Palazzo scopro una vasca dove le donne lavavano… Sia il bucato che se stesse, giovani ed anziane, con bambini o da sole. Poesia pura. I colori risaltavano sullo sfondo verde dell’acqua e non vi era pudicizia ma solo grandi sorrisi e complicità femminile. Sono rimasta li, con loro a parlare dei loro capelli e dell’olio di cocco.. . nessuno mai mi ha chiesto dei soldi in questi momenti… e ne sono stata felice… Le ho lasciate a malincuore … sarei voluta rimanere li, con loro per fare il bagno anch’io.
Allepey Dopo circa un’ora e mezza (50 km) siamo ad Allepey (Alappuzha) e finalmente vedo le famose House Boat.
Sono imbarcazioni in fibra di cocco, le antiche chiatte per il trasporto del riso, oggi in tutto e per tutto case, dotate di tutti i confort. Ne esistono di diverse misure, per 2 o per 8 persone. Con bagno in camera ed aria condizionata (da evitare per il rumore fastidioso ed il senso di irrealtà in un contesto tanto naturale). Con veranda sul davanti e cucina dietro; ed una volta saliti a bordo si entra in un altro modo. E’ assolutamente un’esperienza impedibile per la novità e varietà di emozioni che regala. Io non sono quasi riuscita a spostarmi dalla veranda.. Non volevo perdere neanche un minuto della vita sul fiume. La barca è fantastica, e scopro con piacere di essere la sola passeggera con 3 uomini come equipaggio a bordo. Dopo un breve attimo di incertezza mi lascio affascinare dalla gentilezza di questi indiani così pieni di premure. Mi sento una regina! E’, se possibile, ancora più incredibile del giorno prima. Scivoliamo silenziosi lungo il fiume orlato di palme da cocco, ci fermiamo in due villaggi e si pranza e si cena a bordo. Come fuori programma scendiamo in un minuscolo villaggio alla ricerca di una ricarica di batterie per la mia esausta Konica.. Ma dato che era il Ghandy day tutto chiuso… poco male… in mezzo alla giungla recupero un passaggio su una Bajia 150 e in men che non si dica (si fa per dire), in sella alla moto ‘di traverso’ sono sull’altra sponda del fiume dove c’è la possibilità di un negozietto aperto. Non ho trovato le batterie, poco male, ma l’esperienza di andare in moto nella giungla è stata sicuramente indimenticabile. Riprendo la navigazione… ed è l’ora del tramonto. . . Il cuore non riesce a contenere tanto stupore e meraviglia per la bellezza e la tranquillità di tutto quello che mi circonda… è proprio vero questa è un’altra India. Ora che scrivo è quasi notte e siamo ormeggiati sulla sponda del fiume a favore della luna, scrivo al lume di una lampada a gas con i rumori dell’imbrunire che mi fanno compagnia… e mi chiedo se sia questa la felicità.
Il ritorno ad Allepey è come il risveglio da un bel sonno, si sta bene, ma di certo avrei preferito continuare a sognare. Quindi, decido di cercare una sistemazione vicino al fiume e trovo una famiglia, siriano ortodossa, che affitta delle camere pulite e fresche…Ed il costo è di sole 350 Rupie!! Rimango loro ospite e nel pomeriggio vado a fare un’ escursione di 4 ore su una canoa che mi condurrà nei canali più piccoli delle back waters.. Cosa dire, non vorrei più andare via. Varkala Dopo aver vissuto delle emozioni tanto intense sono ormai rassegnata a lasciarmi cullare dal ricordo di quanto vissuto… non mi sembra possibile che altro ancora possa essere capace di stupirmi in questo viaggio. Al mattino Bì Bì, puntualissimo (per la cronaca dorme in macchina!), è pronto per accompagnarmi a Varkala, a circa tre ore di macchina da Allepey. Lungo la strada incontro tre feste religiose con rituali, musica e colori diversi una dall’altra.
Ma all’inizio non capisco… il traffico sulla statale rallenta sino a fermarsi…Sino a che non vedo il primo elefante che blocca la strada e poi un altro ed un’altro ancora. Scendo ed inizio a scattare, e sono l’unica occidentale e sembrano tenermi tutti di gran conto.. Si tratta di una sfilata di elefanti sontuosamente decorati, accompagnati da decine di suonatori di percussioni, in un’orgia di colori e di suoni!! Una gioia insomma, ancora più grande perché inaspettata.
Alcuni chilometri dopo, un altro stop, ed un’altra processione religiosa, dedicata a Bharni Utsavam, una delle dee più amate del Kerala. Qui alcuni ragazzi per sciogliere un voto hanno le guance trafitte da lance ed il viso ed il petto ricoperti d’aculei che li trapassano sotto pelle. Alcuni, anche giovanissimi, sono in trance. . Un bambino sviene ed il padre lo prende in braccio. Il caldo è insopportabile. Qualcuno versa loro, sopra i piedi e la testa dell’acqua, altri ancora lanciano farina di riso, fiori ed incenso profumato. I loro corpi sono completamente ricoperti di una polvere bianca. L’aria è ricca di tensione e di profumo.. . Tre ragazzi hanno le guance trapassate da un’unica lancia e camminano cercando di non perdere il ritmo del loro passo all’unisono… Il mio viaggio continua sino ad incontrare un’altra coda di macchine…Ed ora so già che non vi è tempo per indugiare, scendo e quello che vedo è una festa in maschera o così sembra. Si tratta di una festa di carnevale, retaggio culturale cristiano del Kerala, dove alcuni bambini sfilano con ombrelli riccamente decorati al seguito di alcune maschere giganti.
I colori e le emozioni sono indescrivibili e spero che le foto possano descriverle, almeno in parte.
A causa delle fermate lungo la strada arrivo tardi a Varkala, ma in tempo per il tramonto. Il mare finalmente! E non è più il mar arabico indomabile che si vede da Allepey, quello che fa paura. Varkala ha una posizione suggestiva in cima ad una scogliera ricca di palme e splendide spiagge. L’atmosfera è molto tranquilla e rilassata… si vede qualche turista, ma ancora si riesce a non farci troppo caso. Il tramonto sul Mare Arabico visto dalla sommità della scogliera gustando una cena a base di pesce fresco è un’esperienza paradisiaca. Trascorro la notte in una pensione con vista sulla spiaggia, mi addormento cullata dal suono delle onde ed al mattino mi sveglio all’alba. In spiaggia c’è un gruppo di persone che fanno yoga.. E penso che non vorrei più andare via.
Faccio il bagno a dispetto delle guide che terrorizzano su presunte correnti assassine! E l’acqua è calda e le onde sono lunghe come il mare in Sardegna a settembre. Il lungo scogliera è ricco di negozi di artigianato, ristoranti, e botteghe di sarti che in breve tempo realizzano vestiti in seta o in cotone. E i prezzi sono tre volte più economici che a Bangalore… Una gonna 250 rupie, in seta 500, un vestito 700… Sapete già com’è andata a finire ☺ Kovalam Kovalam è la località balneare più famosa del Kerala… Purtroppo il recente sviluppo turistico sul lungomare l’ha un po rovinata. I prezzi sono più alti rispetto al resto del paese ed i venditori assillanti. Davvero un peccato perché le spiagge sono belle, ricche di palme e con una moschea a lambirne le acque. La spiaggia con il faro è molto suggestiva… Ma che orrore è pieno di comitive con bus Volvo da 52 posti!!! Tuttavia il posto è ideale per riposarsi per qualche giorno… fermo restando di rimanere nella spiaggia dell’hotel, e così ho fatto. Riparto col fido Bì Bì il giorno dopo, abbronzata ma senza rimpianti.
Da Kovalam devo ritornare a prendere l’aereo in Cochin, si tratta di quasi 6 ore di macchina. Pazienza. Ripasso da Varkala per un ultimo saluto al mare.
Spero che il mio racconto possa tornare utile a qualcuno.
ho anche aperto un mio blog sul viaggio in India…Se siete interessati ecco il link http://www.Freeblogging.It/indianmonsoon/