KENYA, viaggio in un pezzo d’Africa

Siamo rientrati una settimana fa dal viaggio in Kenya, ed è curioso sapere di avere tanto da dire e sapere di non poter trovare tutte le parole necessarie a farlo, o meglio, …necessarie a trasmettere quel che ti lascia. I primi due giorni richiedono silenzio.. Perché ci si perde a ripercorrere con la mente tutti i momenti vissuti, a scorrere...
Scritto da: World Traveller
kenya, viaggio in un pezzo d'africa
Partenza il: 22/09/2006
Ritorno il: 30/09/2006
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
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Siamo rientrati una settimana fa dal viaggio in Kenya, ed è curioso sapere di avere tanto da dire e sapere di non poter trovare tutte le parole necessarie a farlo, o meglio, …Necessarie a trasmettere quel che ti lascia.

I primi due giorni richiedono silenzio.. Perché ci si perde a ripercorrere con la mente tutti i momenti vissuti, a scorrere le immagini viste.

Ma ci sono dei fotogrammi che più degli altri si ripresentano. Sono le cose rimaste impresse… E per me sono il colore rosso della terra d’Africa, le testoline dei bambini che spuntavano fuori dai teli appesi sulle spalle delle madri, carichi pesanti in equilibrio sul capo delle donne, gente che cammina, cielo stellato senza spazio per un’altra sola stella, mani che percuotono tamburi, suoni che ti entrano nella cassa toracica, colori aspri e tristi contrastati da colori accessi e sparsi, occhi neri, sguardi interrogativi, imploranti, tristi, tranquilli, svogliati, annoiati, infastiditi, mani tese.

Ma adesso tenterò di riportare la testa a ciò che vorrei trasmettervi in termini di utilità qualora sceglieste come prossima metà questo paese. L’operatore che ci ha seguito, in realtà, non ci ha proprio seguito. Si tratta della Swantour, e non sappiamo nemmeno che faccia abbia il referente locale.

Per fortuna non ci sono stati intoppi, e non c’è stato bisogno di loro.

La compagnia aerea, Livingston (Lauda Air), ci ha reso un volo tranquillo. Ma non comodissimo per noi che abbiamo viaggiato in seconda classe. Il villaggio, Jacaranda Beach Resort, si trova a Watamu… la località di mare più bella della costa del Kenya, per via della spiaggia e del parco marino antistante.

La maggior parte dei villaggi di questa zona sono collocati nel cuore di Watamu. Diciamo che confinano con le capanne e le abitazioni degli abitanti del luogo… e che le caprette ti fanno ciao. Mentre il Jacaranda risulta un po’ isolato, per via di 5 km di strada sterrata che rendono il tragitto un vero “spasso”. Ironia a parte, confermiamo la scelta del Jacaranda, che non è grandissimo, ma proprio per questo ti offre la possibilità di fare una vacanza avendo tutto a portata di mano… e mi riferisco unicamente alla parte di vacanza che riserverete al mare e al sole. Inoltre, si mangia decisamente bene. La pasta al dente. Il pesce ottimo. Apprezzerete i lettini, soprattutto dopo pranzo. Sono dotati di uno speciale materassino. E vi accorgerete che regna il silenzio in spiaggia dalle 14.30 alle 17.00 circa… Non vi stupite se sentite russare.

Poi ci si rianima con una bella partita di beach volley.

E quanto all’animazione, è locale, e non invadente. Vi propongono le cose una volta, e poi basta.

La mattina non vi aspettate di trovare il mare. Per effetto della bassa ed alta marea si ritira per circa 1 km. Ma questo vi da la possibilità di passeggiare su quello che è il fondale del mare e incontrare stelle marine, barche arenate… Il tuffo potrete farlo verso le 15.00. E da quel momento in poi, ogni mezz’ora dovrete risalire con i lettini man mano che aumenta la marea.

Questo fenomeno porta con sé le alghe… ma il mare è pulito. Se non siete schizzinosi, capirete che anche questa è madre natura bella e buona.

Una nota va dedicata ai BEACH BOYS. Ragazzi del luogo che lungo la spiaggia si avvicinano per vendervi “privatamente” il safari nel parco nazionale (Tsavo Est, in genere), safari blu (escursione in barca). Il safari l’abbiamo prenotato tramite un’agenzia locale proposta dal villaggio. Il risparmio, effettivamente, con i beach boys potrebbe esserci. Magari 180.00 contro 200.00 euro. Noi ci siamo lasciati convincere dal fatto che questi non possedevano alcun tipo di assicurazione. E quindi l’eventuale risparmio poteva non valere il rischio.

Il safari con l’agenzia è andato molto bene, soprattutto grazie alla guida locale che ci accompagnava, ma l’agenzia non si è fatta alcun problema a promettere di caricarci in 6 sulla camionetta e poi farci ritrovare, invece, in otto. Vi assicuro che viaggiare in otto su quei mezzi è molto pesante. Perché la strada da percorrere è sempre sterrata e si tratta di quasi tre ore di cammino per arrivare all’ingresso del parco, e poi il resto della giornata in giro per il parco per chilometri e chilometri avvistando animali… e alzarsi tutti in piedi per guardar fuori dal tetto apribile era impossibile… Oggi, a chi parte, consiglio di prendere in considerazione i BEACH BOYS, perché il loro impegno sembra maggiore, e più professionale. Ovviamente, il loro intento è far si che chi li sceglie non resti deluso e al rientro in Italia parli bene del viaggio organizzato con loro, consentendogli di guadagnarsi da vivere.. Sono in tanti, ed è meglio far lavorare loro, piuttosto che un’agenzia un po’ troppo “scafata”.

E poi, vi porto anche la testimonianza di un gruppetto di compagni di viaggio, che negli stessi giorni ha intrapreso il safari con loro, e al ritorno ne hanno parlato un gran bene.

Quanto agli animali… si, confermo, bisogna aver fortuna e contare su una buona guida che riconosca le orme… e soprattutto riconosca un sasso grigio lontano da un leone… Ah, possibilmente, regalatevi un bel binocolo prima di partire dall’Italia. Oltre ad esservi utilissimo lì, potrà servirvi al rientro per spiare i vicini…!!!! Noi li abbiamo visti tutti. Chi più vicino, chi più lontano. C’è chi ha avuto la fortuna di godersi un attacco atroce delle leonesse a un bufalo. O chi ha sentito il brivido lungo la schiena al ruggito di un leone fuori la tenda dell’accampamento..

A proposito di accampamenti… ce ne sono parecchi, fuori e dentro il parco. Noi siamo stati a VOI Wildlife Lodge, all’interno del parco, che di bello ha una pozza d’acqua dove si recano gli animali a bere… quindi non stupitevi se la mattina, all’alba, poco prima delle sei, prenderete il latte guardando un elefante ad appena dieci metri di distanza da voi..

Altri compagni di viaggio hanno parlato molto bene del campo ‘Ndololo (sempre all’interno del parco, e del Kudu Camp (fuori dal parco).

Una precisazione, il VOI Wildlife ha un recinto con cavi a bassa tensione per evitare lo sconfinamento degli animali.. Mentre lo “Ndololo non possiede alcun recinto… E’ lì che si son ritrovati il leone fuori la tenda che metteva a tacere tutti gli altri versi con un solo potente ruggito…

Vi troverete dinanzi al terzo mondo. In tutta la sua apparentemente irrecuperabile tristezza. I bambini riusciranno più degli adulti a ricordarvi che fortuna avete. E senza dover parlare. Vi basteranno gli occhi. Nelle letture prima di partire in molti consigliavano di portare abiti, scarpe, quaderni, penne. Lo abbiamo fatto. E tantissimi avevano con se un’intera valigia piena di roba da distribuire, per strada e negli orfanotrofi. Ripropongo il consiglio. Cercate di non dimenticarvene, perché una volta lì vi pentirete di non aver nulla da dare… sapendo soprattutto che in realtà ne avreste. Vi verrà voglia di prendere un attimo l’aereo, tornare in Italia, svuotare l’armadio e tornare indietro.. Credetemi. Non dimenticatevi di questo. Oltre che dell’AUTAN blu.

E si, quanto alla malaria, abbiamo fatto la profilassi. Ma tra i vari farmaci possibili abbiamo optato per il Malarone. Nessun effetto collaterale. Il Lariam si riconferma, invece, un po’ pesante per chi tra noi l’aveva preso.

L’importante è comunque proteggersi con i repellenti. Non mi resta che consigliarvi dei siti utili e da visitare: ROVINE DI GEDI: nei pressi di Watamu. Dal villaggio, potrete prendere un taxi, che vi ci porta e vi aspetta pure. MALINDI: merita una breve visita.

WATAMU: fatevi una passeggiata. Vale la pena immergersi tra le persone… E le caprette! VILLAGGIO MASAAI: va visto.. Ma vi darà fastidio pagare 10 euro per entrarci. Di colpo perderà l’aspetto sano e selvaggio che vi aspettavate. Questo perché qualcuno un giorno è arrivato lì e gli ha fatto capire che potevano guadagnare mostrandosi, eseguendo danze e canti a richiesta. Però, è davvero là che vivono, in quelle capanne di sterco e terra rossa con tetto di paglia… insieme alle vacche e alle caprette deperite… La loro cultura e tradizione per il momento pare intatta… non abbiamo visto lattine di coca-cola, o abiti occidentali nel loro villaggio.. Infine, vi consiglio una speciale lettura, davvero poco impegnativa (sono appena 80 pagine) per prepararvi a visitare il Kenya… forse migliore delle solite Lonely Planet. Si intitola DIARIO AFRICANO, scritto da Bill Bryson. Non aggiungo altro… solo che contribuirete anche in termini di beneficenza. Grazie per l’attenzione. Spero passi il messaggio fondamentale. E’ un altro mondo. Un bellissimo e poverissimo mondo. Andate là e rendetevene conto. Vi entra dentro.

World Traveller



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