Kenya – un pezzo di cuore

Se avete un pezzo di cuore che vi avanza, bene, lasciatelo pure in Kenya. Gli occhi di quella gente sapranno come ringraziarvi. Per la prima volta siamo stati nel continente africano e pensiamo, dopo tanti, sia stato il nostro viaggio più bello. A 30 km a sud di Mombasa la nostra base è stata il villaggio Travellers Tiwi Beach a cui si appoggia...
Scritto da: Luca Busignani
kenya - un pezzo di cuore
Partenza il: 26/08/2003
Ritorno il: 09/09/2003
Viaggiatori: in coppia
Se avete un pezzo di cuore che vi avanza, bene, lasciatelo pure in Kenya. Gli occhi di quella gente sapranno come ringraziarvi. Per la prima volta siamo stati nel continente africano e pensiamo, dopo tanti, sia stato il nostro viaggio più bello. A 30 km a sud di Mombasa la nostra base è stata il villaggio Travellers Tiwi Beach a cui si appoggia l’Hotelplan. Dato il periodo di fine inverno locale l’impatto iniziale non è stato dei migliori: hotel quasi vuoto, animazione molto semplice e discreta gestita da personale locale e da un team francese, clientela prevalentemente inglese, francese, indiana e tedesca. Solo qualche italiano. Del tour operator solo un rappresentante keniano presente quasi tutti i giorni nel villaggio. Ma quello che il primo giorno era sembrato un piccolo motivo di delusione si è velocemente trasformato in una sensazione di grande libertà e benessere, finalmente lontani dalle nostre nevrosi. I 15 giorni trascorsi tra quella gente sempre sorridente, disponibile, sempre positiva, nonostante tutto, sono stati indimenticabili. Non tanto per i safari all’Elephant Camp di Mwaluganje ed al Masai Mara, non tanto per la fabbrica del legno di Mombasa, per la spiaggia, il mare (non eccezionale per via della marea e del fondo non completamente sabbioso) ed il clima. Non tanto per la cucina (veramente ottima) e per i 5 ristoranti compresi nel “all inclusive”, e neanche per la bellezza del posto, l’organizzazione efficiente del personale, per la pulizia sempre impeccabile. Ma per loro. Per “Franco”, per “Antonio”, per “Boris”. Per tutta quella gente pronta ad aprire il loro cuore e scambiarne un pezzetto con quello che gli hai portato tu. Andate in Kenya e parlate con loro, confermategli che siamo noi, gli italiani, i loro migliori amici. Diversi ragazzi ci hanno raccontato della freddezza e superbia di molti turisti inglesi, tedeschi e francesi che non si “abbassano” a parlare con loro pensando solo alla ricerca del “buon affare” nell’acquisto dei loro oggetti di artigianato. E’ chiaro, alcuni di questi ragazzi, spinti dalla necessità, sono anche capaci di diventare ottimi attori melodrammatici pur di venderti i loro prodotti o le loro escursioni, ma è sicuro che viene veramente difficile stare a “tirare” troppo il prezzo quando vedi la stessa gente con la stessa maglietta per una settimana o abilissimi artisti del legno che in cambio di un cappellino usato ti offrono splendide opere lavorate per delle ore. Parlate con Boris, il beach boy dagli occhi tristi. Quello che ti fa capire subito che di lui ti puoi fidare. Con lui, l’autista e mia moglie siamo stati a Mombasa dove ci ha regalato una giornata stupenda alla fabbrica del legno, al Fort Jesus, a Ngomongo (sito turistico dove sono rappresentate 12 delle 42 tribù del Kenya). Ci ha insegnato tante cose della sua gente e della sua terra. Con lui, Aurora ed un’altra coppia di italiani siamo stati al suo villaggio di Tiwi per conoscere il posto dove abita, la sua famiglia, come vive la sua gente, cosa mangia, come si curano, i loro usi, insomma la parte più interessante del nostro viaggio. Per non parlare poi dei bambini. Anche se ormai abituati alla presenza dell'”uomo bianco” sanno regalarti emozioni fortissime con il loro entusiasmo, le loro poche cose, i loro sorrisi, i loro occhi dolci e curiosi. Grazie Boris (quello col cappellino blu Calvin Klein che lavora alla sinistra della spiaggia guardando il mare). E infine un grazie anche a Kazungu Gona alias “Antonio Nero”, animatore nell’hotel che ha saputo regalarci oltre al suo grande affetto il vero spirito della gente africana, quello racchiuso nelle parole shwaili “hakuna matata” (non c’è problema) e “pole pole” (piano piano). Ossia il senso della felicità fatta di cose semplici, scandito da ritmi lenti e meditati, capace di dare serenità accontendandosi di poco. Quel loro “poco” che però per noi rappresenta un grande insegnamento per il quale vale veramente la pena regalare un pezzo del nostro cuore. Jambo. Per chi desidera maggiori informazioni sul viaggio e consigli sul soggiorno in Kenya può scrivermi all’indirizzo: lucabusignani@tin.It


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