Kenya riflessioni
Si trova un compromesso: Kenya, con tour operator Karambola, 3 giorni safari e 4 giorni mare, partenza 22 febbraio 2005 da Malpensa, ritorno il 2 marzo.
Prima della partenza: decidiamo di andare sul sicuro e facciamo antitetanica, vaccino per febbre gialla, epatite. Il dubbio è se effettuare l’antimalarica. Le notizie che abbiamo parlano che in Kenya la stagione è secca e le zanzare non sono presenti in grande numero, però il nostro campo Safari, il Voyager è vicino ad un laghetto… Lariam o Malarone o niente ? Dopo tanto penare si decide per il Malarone. Non ho avuto effetti particolari, comunque, tornassi indietro non farei nulla e mi risparmierei € 106,00.
Il viaggio prevede: partenza da Milano Malpensa (ore 22.45) ed arrivo il mattino seguente a Mombasa e da qui partenza immediata per il Safari. A Malpensa paghiamo i 40 € di visto, non vogliono i dollari… I soliti ed universali giochetti del cambio.
Devo dire che la compagnia area con la quale abbiamo fatto il volo (767 della ICELANDAIR) ha fornito un ottimo servizio.
IL SAFARI (catalogo Karambola ‘Alle falde del Kilimangiaro’) : abbastanza lineare nel parco più esteso del Kenya, lo Twaso, non è stato prodigo di felini ( anzi di questi neanche l’ombra) tuttavia abbiamo avuto modo di vedere zebre, giraffe, elefanti, gnu, antilopi, bisonti, ippopotami, coccodrilli e quant’altro. Bello ed emozionate il safari notturno. Siamo stati fortunati perché nostri compagni di viaggio sono state due coppie di Fano con le quali ci siamo trovati a meraviglia. Un abbraccio a Carlo che come me ha sofferto di problemi gastrointestinali nel viaggio di ritorno dal safari.
Come prima esperienza safari ritengo sia stata positiva e sicuramente da ripetere, magari all’Ambroseli o il Masai Mara, che ci hanno detto essere assai più ricchi di animali (specie i felini) Sicuramente non rifarei due cose: 1. Effettuare il safari appena giunto in Kenya: fisicamente è stata un’esperienza semplicemente devastante (lo sbalzo termico, la notte insonne, i lunghi chilometraggi per gli spostamenti effettuati).
2. Acquistare il safari dall’Italia. In loco a prezzi notevolmente inferiori si ottengono gli stessi servizi, in quanto i tour operators si appoggiano alle agenzie locali punto di riferimento anche dei beach – boys.
Quanto alla durata del safari, all’interno di una vacanza come quella che abbiamo effettuato ( 7 giorni per 9 notti) credo che 3 giorni per 2 notti siano più che sufficienti per soddisfare la curiosità primordiale di neofiti come lo siamo stati noi.
La vita all’interno della tenda è stata sufficientemente confortevole anche se personalmente ho sofferto le ridotte dimensioni del letto e il caldo presente anche nelle ore notturne. Ad aggravare la situazione c’era il fatto che la tenda doveva stare necessariamente chiusa per evitare l’ingresso di insetti e soprattutto delle “dispettose” scimmiette che popolavano il Voyager.
VIAGGIO VOYAGER – AQUARIUS a WATAMU: sebbene fossi in condizioni fisiche precarie (un virus mi ha colto nella notte con tutte le conseguenze del caso) il lungo trasferimento a Watamu (circa sei ore di strada dissestata) è stato uno degli aspetti sicuramente più profondi di questa esperienza. Lungo quelle strade ho infatti rivisto quel Kenya fatto di sorrisi Relativamente a questo spiacevole inconveniente mi sono premunito, avendo avuto anche febbre, di antibiotico (Ciproxin) e dei vari prodotti per che comunemente si utilizzano in questi casi.
Il giorno seguente mi sentivo un leone (o quasi).
AQUARIUS – WATAMU: bella struttura, ottimo personale, con una spiaggia bianca e fine che sembra di camminare sullo zucchero. Neo la cucina: non mi ha soddisfatto per nulla. Avevamo optato per la mezza pensione in previsione delle escursioni e pertanto quando a pranzo eravamo in zona abbiamo optato per il MAPANGO (ristorante collegato all’hotel, ma di qualità sicuramente superiore e a costi abbordabilissimi).
Bellissimo il safari blu con snorkeling (un’esperienza che non avevo mai fatto e che mi ha semplicemente affascinato) e con un pranzo a base di pesce (aragoste – branzino e quant’altro) degustato a Sardegna 2 ( che ho definito la cartolina del paradiso). Altre escursioni che abbiamo effettuato sono state Malindi (fabbrica del legno ed i suoi mercatini) e la spiaggia dorata. Non siamo riusciti ad andare, l’ultimo giorno, a Gede per colpa di un’insolazione.
Anche in questo caso abbiamo trovato reciproco appoggio in una simpaticissima coppia toscana, Gerardo e Mariella, che hanno rappresentato sicuramente quel quid aggiunto alla vacanza.
I BEACH BOYS: ho fatto le escursioni con Sansone, facilmente rinvenibile fuori dall’Aquarius. Devo onestamente ammettere che dopo la prima reciproca diffidenza ne ho apprezzato l’efficienza e l’umanità. Sicuramente ha un indole un poco diversa rispetto a quella di altri beach boys. RIFLESSIONI: si parte con la consapevolezza di andare in un paese molto più povero, dal punto di vista economico, dell’Italia. I consigli che abbiamo letto su internet erano quelli di portare penne e quaderni per bambini, vestiti e scarpe per gli adulti. Anche noi pertanto abbiamo “arricchito” il nostro bagaglio di questi oggetti. Il problema onestamente era a chi darli.
Ho notato, purtroppo, che i grandi corruttori (Euro e Dollaro) stanno, come già avvenuto nella nostra società, divenendo elementi disgregatori della società.
Mi spiego: è corretto regalare una penna o un quaderno ad un bambino perché questi (o chi per lui) anziché farne materiale didattico il vende per incassare soldi? Mentre mi recavo la Voyager abbiamo incrociato molti bambini con la loro divisa scolastica: il loro grido di saluto era – GIVE ME!-. Onestamente questo atteggiamento mi ha interdetto. La solidarietà assistenzialista non mi trova affatto d’accordo. A Cuba i ragazzi prediligono fare i camerieri piuttosto che i medici perché attraverso le mance riescono a guadagnare di più di un medico. Con tutto il rispetto per ogni tipo di lavoro, ritengo assai più utile alla società un medico che un cameriere. L’idea che un bambino cresca ritenendo economicamente più saggio mendicare qualche euro o dollaro piuttosto che investire nelle proprie potenzialità lo trovo come un delitto. La mia idea di solidarietà è quella di fornire i bisognosi di quegli strumenti necessari perché possano poi riuscire ad autodeterminarsi. Mi piacerebbe che un domani il divario tra chi dona e chi riceve si possa man mano ridursi sino ad annullarsi. Dicevo bello il viaggio verso Watamu attraverso una strada poco battuta dai turisti. Lì c’erano i sorrisi dei bambini descritti nei racconti, il grido di saluto era – Jambo! – , la povertà (quella vera!) vissuta comunque con estrema compostezza. Sulla costa (e parlo di Watamu, che è un piccolo centro di 3500 anime), dove c’è il turismo che una povertà diversa. Nessuno lì muore di fame, eppure queste zone sono malate di…Turismo.
E’ la malattia che colpisce i ragazzi del posto: pensate quando passeggiando ti avvicinano ti dicono che sono figli di Dio, che hanno fame, che sono estremamente bisognosi di tutto. Poi immediatamente dopo ti raccontano di aver passato tutta la notte a ballare in discoteca… E’ un controsenso: hai fame, non hai i soldi per mangiare eppure vai a ballare tutte le notti.
Ho notato che l’utilizzo “di maria” e di alcol è molto diffuso e mi sento di sconsigliare passeggiate sulla spiaggia già dall’imbrunire… gli ospiti della spiaggia, già a quell’ora, sono già belli “carichi” e poco propensi a dialoghi civili. Ci hanno vivamente sconsigliato la disco, specie dopo le 2 di notte.
Parlando con parecchi Beach boys, avvicinandosi la stagione delle piogge, ho chiesto cosa avrebbero fatto in quel periodo, chiudendo molte strutture e diminuendo verticalmente il numero dei turisti: quasi tutti mi hanno risposto che non avrebbero fatto assolutamente nulla se non attendere la nuova stagione estiva. Sansone ha rappresentato la classica eccezione: nel periodo invernale infatti gestisce un negozietto di frutta e verdura che, “quando fa il beach boys”, è in carico alla moglie. Ho molto apprezzato il modo in cui si è prodigato quando Francesca è stata colpita da un’insolazione: è andato oltre il semplice rapporto turista – beach boys. Ho apprezzato il personale che lavora dentro l’Aquarius: discreto, efficiente e gentile (e pensare che un cameriere guadagna, ci hanno detto, € 50 al mese, mentre un addetto alla sicurezza € 25 per orari ben superiori alle nostre 8 ore, non hanno liquidazione in caso di licenziamento, men che meno il TFR). Mi ha stupito la puntualità nell’erogazione di qualsiasi servizio: anche i beach boys hanno una puntualità, oserei dire, svizzera. Ragionando a posteriori avrei sicuramente lasciato più materiale ai dipendenti dell’albergo per lo scrupolo con il quale sbrigano le proprie mansioni. (ricordo le ragazze che riassettavano le stanze cantare mentre lavoravano… come tipicamente avviene nei nostri uffici).
Ultimo consiglio: gli scellini kenioti cambiateli prima di salire sull’aereo per il ritorno in quanto in patria non provvedono al cambio.
Nota di colore: mi aspettavo di vedere attempati signori a passeggio con giovani signorine… Eravamo sotto l’equatore, evidentemente il mondo gira all’inverso ed infatti ho visto attempate (italiche) signore a passeggio con giovani indigeni… Sia nell’uno che nell’altro caso… semplicemente resto disgustato.
E’ stata sicuramente una vacanza che ogni giorno che passa tendo ad apprezzare sempre più, un mondo diverso, molto diverso dal nostro, dal quale dovremmo recepire quel forte senso di attaccamento alla vita e di lotta per la vita che anche le piante arse dal sole, nella loro nobile e ferma tensione verso l’alto, tendono a rammentarlo in ogni momento.
Un abbraccio ai nostri compagni di avventura, in particolare a mariella ed a Gerardo, cuore pulsante della Maremma.
Marco e Francesca.