Kenya – Il nostro viaggio!

Kenya – Il nostro viaggio Siamo Anna e Paolo e vi raccontiamo del nostro magico viaggio in Kenya, sperando di essere d’aiuto a qualcuno, così come lo sono stati per noi alcuni racconti letti in questo sito. Il 13 Ottobre 2007 siamo convolati a nozze in una inaspettata giornata piena di sole, avvolti dai colori caldi della natura che tanto...
Scritto da: Pici
kenya - il nostro viaggio!
Partenza il: 19/10/2007
Ritorno il: 27/10/2007
Viaggiatori: in coppia
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Kenya – Il nostro viaggio Siamo Anna e Paolo e vi raccontiamo del nostro magico viaggio in Kenya, sperando di essere d’aiuto a qualcuno, così come lo sono stati per noi alcuni racconti letti in questo sito.

Il 13 Ottobre 2007 siamo convolati a nozze in una inaspettata giornata piena di sole, avvolti dai colori caldi della natura che tanto amiamo e circondati dagli amici più cari…È stato tutto esattamente come lo avevamo desiderato e la cosa ci ha riempito di gioia! L’organizzazione del nostro matrimonio è immediata, vista anche la rapidità con cui abbiamo deciso di farlo; io e Paolo ci scopriamo subito sicuri e concordi nello scegliere ogni cosa, ed è così anche per il viaggio di nozze! Andiamo in agenzia con tante idee nella mente, ma senza essere convinti di nessuna in particolare! La titolare dell’agenzia ci capisce subito…Non siamo i tipi “lucertola” che fanno le classiche ferie solo spiaggia e mare…Vista la natura di questo viaggio, dovevano essere senz’altro dei giorni romantici ed intimi, ma non privi di avventura e movimento…Ed ecco il viaggio che fa per noi, a cui non avevamo proprio pensato per questa circostanza: il Kenya!! Tra gli itinerari che ci vengono proposti, scegliamo quello che più ci attrae e si addice alle nostre esigenze: un mix di mare e natura…Ed è tutto deciso: Kenya aspettaci, tra poco arriviamo!! Prima di partire ci organizziamo per benino. La nostra agenzia di viaggi ci dice subito che non ci sono vaccini obbligatori da fare, ma noi ci rechiamo comunque la Usl della nostra città e qui incontriamo un bravissimo medico che ci informa su ogni cosa, consigliandoci di effettuare alcune vaccinazioni, che, seppur non obbligatorie, ci hanno fatto partire e vivere l’esperienza del Kenya con più tranquillità! Così facciamo il richiamo dell’antitetanica, il vaccino contro la febbre gialla, che tra l’altro ha durata di dieci anni, quello contro il tifo, quello contro l’epatite A e per ultima la profilassi antimalarica, prendendo le pastiglie di “Malarone”, che, anche se non mutuabili rispetto alla cura più diffusa, cioè il “Lariam”, hanno molte meno controindicazioni, e infatti noi siamo stati benissimo.

Infine la valigia: col senno di poi, la prossima volta che torneremo in quella terra magica, porteremo via la metà delle cose che poi di fatto abbiamo portato, pur non essendo partiti molto carichi… Comunque mettiamo in valigia maglie e pantaloncini, qualche abito elegante per la sera, costumi, un maglioncino, un paio di scarpe da trekking per il safari, ciabattine, repellenti contro le zanzare, creme solari ad alta protezione, medicine, berrettini, occhiali da sole, macchine fotografiche e schede di memoria aggiuntive per le macchine digitali, che per chi come noi è amante di foto, vi assicuro, servono… Penne, quaderni e qualche abito che non si usa più… Ora è proprio tutto pronto… Si parteee! Il nostro viaggio inizia venerdì 19 Ottobre 2007. Andiamo in auto da Padova a Milano, lasciamo la macchina al parcheggio coperto Park To Fly e un bus navetta ci porta direttamente al terminal 2! Siamo un po’ in anticipo, per cui cosa c’è di meglio per ingannare il tempo se non mangiare qualcosa di sfizioso? E così sia… Finalmente è l’ora di fare il ceck-in… Un po’ di coda e poi si sale a bordo del nostro aereo!! Diciamo subito che la compagnia aerea con cui voliamo è pessima. Non doveva essere la compagnia con cui avremmo dovuto volare, ma è stata cambiata all’ultimo e ci siamo dovuti adeguare! Si tratta della Blu Panorama: posti a sedere stretti e scomodi, video piccolissimi ed in comune per più file, cuffiette mal funzionanti, aereo vecchiotto e non proprio pulitissimo, personale gentile, ma che di sicuro non si fa in quattro per accontentare il cliente, cibo…No comment, ma chi se ne importa… Cavoli, è il nostro viaggio di nozze e siamo al settimo cielo! Dopo le mille corse per il matrimonio, dopo aver lavorato giorno e notte per sistemare la nostra nuova casetta ci meritiamo un po’ di riposo e da questo momento si pensa solo positivo e ci si rilassa al massimo! Paolo non riesce a dormire molto in aereo, ma io si…Dormirei anche sopra un sasso…Sono cotta, la stanchezza di questi giorni è scesa in un attimo…Mi addormento subito, rannicchiata tra le braccia del mio bellissimo maritino e da quel momento mi sveglio solo un attimo quando facciamo scalo a Roma per prendere altri passeggeri e fare rifornimento carburante e alle ore 2.00 di notte, ora italiana, quando ci portano…Ehm…”l’ottima cena”, ma non importa…Abbiamo fame, tanto per cambiare, e mangiucchiamo un po’ di tutto! L’ultima occhiata fuori dal finestrino: è notte…Un bacio al mio amore e cado in un sonno profondo…! La visione che ho al mio risveglio mi provoca un tuffo al cuore… E’ l’alba e il sole sorge proprio davanti ai nostri occhi… Sotto di noi, illuminata dalla luce del mattino, splende una meravigliosa distesa rossa, solcata da fiumi tortuosi, la cui acqua riflette, scintillante, i raggi del sole nascente… E’ Africa! Poco dopo l’immancabile foto al Kilimangiaro che si erge imponente con la sua cima innevata… Manca poco all’arrivo e più ci avviciniamo alla nostra destinazione, più il paesaggio cambia aspetto e colore: poco prima di atterrare, un mondo verdissimo e rigoglioso appare sotto di noi e anche la signora che abbiamo accanto, che ci racconta di venire in Kenya a trascorrere l’inverno da più di trent’anni, ci dice di riscoprirsi ogni volta stupita di fronte a questo panorama! Come biasimarla! Qualche foto per provare ad immortalare questa nuova terra ed eccoci a Mombasa! Sono le ore 7.30 ora locale, due ore in più rispetto all’Italia. In un attimo siamo fuori dall’aeroporto e ci rechiamo presso il nostro punto di contatto della compagnia Francorosso, con la quale abbiamo organizzato questo viaggio. Abbiamo preparato due valigie: una per il safari e una per il soggiorno mare ed è stata un’ottima idea… Lasciamo la valigia per il soggiorno al mare, che troveremo direttamente in villaggio una volta terminato il safari, e andiamo in cerca della nostra guida che ci attende sorridente! E’un simpaticissimo ragazzo di Malindi che parla perfettamente italiano, Jhonny… Tra noi nasce subito un’intesa… Saliamo a bordo della nostra Jeep e iniziamo l’avventura. Siamo solo noi tre: io, Paolo e Jhonny! In Italia, l’idea di affrontare il safari completamente soli, senza altri turisti, ci lasciava un po’ perplessi, ma ora che abbiamo provato l’esperienza, la consigliamo a tutti… Il costo è più elevato, ma ne vale davvero la pena! La libertà assoluta che hai, gli spazi, la calma, l’intimità… E’ tutto già perfetto, non possiamo chiedere di meglio! Attraversiamo Mombasa correndo nel traffico caotico di questa città… Il sole splende sopra di noi e un po’ di umidità appiccica i nostri abiti sulla pelle, ma è un caldo sopportabilissimo, e poi ora la nostra mente ha altro a cui pensare! Mombasa… Vita frenetica, auto che corrono veloci, i tipici tuk tuk che sfrecciano tra le vie del centro, la gente per strada che parla, lavora, cammina, ti guarda, negozi di ogni genere, enormi cartelloni pubblicitari, mercatini coloratissimi, profumi, odori, fumo, la polvere della terra che si impregna un po’ dappertutto, case dai colori caldi e accesi e contemporaneamente.. La povertà! Per chi, come noi, non è mai stato in Africa, questo primo “assaggio” lascia già il segno… Perché pur conoscendo la situazione del Kenya, finché non lo si prova dal vivo, non ci si rende conto veramente della realtà! Accanto ai negozi, la contraddizione di una enorme discarica… Un odore forte e nauseabondo e sopra questa montagna di immondizia, animali e uomini insieme che cercano qualcosa da mangiare per sopravvivere! Tra i banchi dei mercatini coloratissimi, fognature a cielo aperto e bambini che giocano nel mezzo! Guardiamo tutto questo seduti comodamente attraverso un finestrino e riflettiamo sulla vita… Dopo poco saliamo sul traghetto per attraversare il fiume Kilindini Harbour, poiché Mombasa è come una piccola isola circondata da due corsi d’aqua, e prendiamo la strada che ci porta al nostro primo lodge, nel parco delle Shimba Hills. Il percorso è abbastanza lungo, la strada sterrata è polverosa e piena di buche, ma non proviamo disagio, nulla ci pesa… E’ tutto così coinvolgente! Una volta lasciata Mombasa alle nostre spalle, appaiono davanti ai nostri occhi nuovi paesaggi, e ci assale un’emozione sempre più forte, più intensa! La natura è la padrona di casa… Tra gli alberi carichi di banane e il verde rigoglioso delle molteplici specie di piante, appaiono villaggi, case, vita… Alcune abitazioni sono fatte di paglia, sterco e fango, altre sono in cemento, altre ancora in lamiera… Sono case piccole ed estremamente povere, ma è commovente vedere come su ciascuna ci sia un tocco di calore e di femminilità, come ad esempio delle pietre che suggeriscono un ipotetico vialetto, file di fiori, foulard colorati appesi a coprire d’ingresso! La gente spunta qua e là inaspettatamente un po’ ovunque! Sembrano avere tutti un volto sereno e mano a mano che ci allontaniamo da Mombasa, appena sentono il rumore dell’auto, le persone corrono sulla strada per osservarti, soprattutto i bambini, che ti lasciano impressi nel cuore i loro volti sorridenti e le loro manine che salutano con tanta spontaneità! Jhonny ci spiega che in queste zone la gente non soffre la fame perché la terra è ricca di frutta e verdura che permette loro sia di sfamarsi, sia di vendere i raccolti ai mercati. Lungo il nostro percorso troviamo anche parecchie scuole piene di bimbi e ragazzi. La scuola è gratuita, ma la grande contraddizione è che per poterla frequentare, i bambini devono procurarsi il materiale scolastico e le divise, che lì in Kenya hanno dei prezzi elevatissimi se paragonati ai loro guadagni! Catturati dalle molteplici spiegazioni di Jhonny e con le braccia intorpidite dal continuo salutare la gente che incontriamo lungo la strada, arriviamo al parco delle Shimba Hills, ed eccoci catapultati in un mondo ancora diverso… Natura selvaggia e qualche babuino che sbuca tra i rami degli alberi incuriosito dal nostro arrivo. Stradine strette, tortuose e infangate ci portano al primo lodge, interamente costruito su palafitte in legno, che ai nostri occhi appare bellissimo! Circondati da una natura rigogliosa e da una pace ed un silenzio inaspettati, sorseggiamo un buonissimo drink di benvenuto a base di frutta locale, salutiamo Jhonny dandoci appuntamento nel pomeriggio per il nostro primo vero safari e familiarizziamo subito con la gente posto, squisitamente gentile e attenta ad ogni nostra minima esigenza! Si parla esclusivamente inglese e noi siamo gli unici due italiani! Un ragazzo ci accompagna nella nostra deliziosa stanzetta e subito ci ritroviamo sulla terrazzina a guardare il laghetto sottostante, ricoperto di ninfee e abitato da un varano che nuota beatamente tra le sue acque! Una rinfrescata ed eccoci pronti per mangiare! Scendiamo le scale per raggiungere la sala da pranzo e ammiriamo la bellezza di questo posto! La struttura è interamente sommersa dalla natura: le piante crescono indisturbate in mezzo alle scale e alle palafitte, in perfetta armonia con l’ambiente circostante! All’improvviso ci chiamano per dirci che hanno avvistato un elefante…Emozionati, seguiamo un ragazzo del posto che ci conduce nel cuore del parco attraverso passerelle in legno soprelevate collegate direttamente al lodge… Bellissimo! Saliamo alcune scalette per raggiungere un punto d’osservazione e vediamo il nostro primo elefante, totalmente ignari del fatto che durante le tappe successive ne avremmo visti in continuazione! Questo è il primo e ha un fascino del tutto particolare! Stregati da tutto ciò andiamo a mangiare! Il nostro primo pranzo keniota ci allieta il palato e la vista con piatti tipici coloratissimi e gustosissimi e la cosa fortunatamente si ripeterà per tutto il viaggio! Stiamo gustando l’ottimo dessert, quando ecco arrivare, per bere e rinfrescarsi, una intera famiglia di elefanti, che si posiziona proprio sotto il nostro tavolo… Pieni di entusiasmo ci affacciamo a scattare foto e ammirare questi animali così imponenti! Che meraviglia! Dopo pranzo andiamo a fare un riposino e al nostro risveglio, avvolti dalle tende di tulle del nostro letto, attraverso la vetrata che porta in terrazza, avvertiamo una presenza! E’ l’aquila pescatrice che riposa indisturbata sul ramo dell’albero vicino alla nostra stanza! Forse faccio troppo rumore nel prendere la macchina fotografica e la faccio scappare, ma riusciamo comunque a vedere la sua imponente apertura alare che la porta lontano! Prima della partenza per il safari sorseggiamo tazze di caffè all’americana, comodamente seduti su una delle terrazze che costituiscono i migliori punti di osservazione del lodge, ammirando varie specie di uccelli che allietano il nostro relax con il suono dei loro canti soavi. Ecco Jhonny! Pieni di entusiasmo partiamo per il nostro primo safari! Il parco è un continuo variare di paesaggi; percorrendo le tipiche stradine di quella suggestiva e meravigliosa terra rossa vediamo antilopi, bufali, babuini, elefanti, uccelli di ogni genere e attraversiamo spazi infiniti, fitti boschi, colline… Siamo entusiasti e il pomeriggio trascorre così velocemente che ci ritroviamo ad ammirare il primo tramonto africano lungo la strada di ritorno al nostro lodge… Indescrivibile! A cena chiediamo a Jhonny di unirsi a noi; lui accetta di buon grado, un po’ stupito perché generalmente, ci racconta, i turisti tendono a isolarsi dalle loro guide, safari a parte, ma per noi viene naturale ed ovvio stare in sua compagnia ed infatti trascorriamo una piacevolissima serata, gustando cibi locali, sorseggiando birra e bevande tipiche! Stanchi ed emozionati andiamo a dormire…La notte si anima di nuovi suoni, strani come quello di centinaia di rane che gracchiano ininterrottamente sul laghetto sottostante…Ma siamo così stanchi che ci addormentiamo immediatamente, avvolti da questa inaspettata ninna nanna! L’alba arriva veloce e prontamente un ragazzo viene a svegliarci per la colazione! La vita nel lodge è già in piena attività e dopo un’abbondante colazione è l’ora di salutare queste persone così cordiali, che con il loro calore, il loro servizio e la loro accoglienza, ci hanno fatto stare così meravigliosamente bene! La nostra prossima meta è la riserva naturale “Taita Hills Wildlife Sanctuary”! Il precorso è abbastanza lungo e Jhonny ci propone di fare una sorta di scorciatoia interamente su strada sterrata passando attraverso dei villaggi masai… E’ un’ulteriore occasione per entrare nel vivo della vita keniota e accettiamo di buon grado. La realtà che troviamo è ancora diversa dalle precedenti! Panorami mozzafiato che cambiano continuamente e una miriade di persone che sbuca sulla strada da chissà dove! Qua e là qualche gruppetto di capanne, molto più povere di quelle viste in precedenza; anche il territorio si presenta a tratti più arido e stepposo! Jhonny ci spiega che in questa zona vivono in prevalenza tribù masai e che per loro la vita è molto diversa dalle popolazioni che avevamo visto il giorno prima. Qui superstizione, credenze popolari e magia sono vive più che mai! Le bambine a 10/12 anni hanno già dai 2/3 figli in su e l’età media di sopravvivenza è molto limitata perché in questa zona si soffre molto di più la fame. Sfrecciamo lungo questa via polverosa: donne-bambine, avvolte nei loro coloratissimi abiti, la percorrono scalze per kilometri e kilometri ogni giorno per prendere un po’ d’acqua, portando da sole, oltre alle pesanti taniche di acqua, anche i loro piccoli. I più “fortunati” dispongono di vecchissime biciclette senza freni né copertoni, e si spostano con quelle, aiutandosi così nel trasporto delle taniche di acqua. Guardiamo i volti delle persone che incrociano il nostro sguardo, seppur per qualche attimo: ai nostri occhi appaiono sereni e i loro bellissimi sorrisi ci lasciano sconcertati, ma un velo di tristezza assale i nostri cuori pensando alla realtà che questa gente è costretta a vivere ogni giorno. Purtroppo non possiamo fermarci a parlare con loro perché non sarebbe sicuro e, anche donando le nostre poche cose, non riusciremmo ad accontentare tutti e potremmo creare disagi e disordini. Proseguiamo il viaggio mentre nelle nostre menti e nei nostri cuori scorrono pensieri, emozioni e sensazioni sempre diverse. Vedendo simili realtà, si impara ad apprezzare molto di più quello che si ha e ci si rende conto di quanto siamo fortunati… Una volta terminata la strada sterrata, ci ricongiungiamo per un tratto alla strada che porta in Tanzania e davanti ai nostri occhi appare una immensa distesa di verdissima aloe, al centro della quale si erge un piccolo colle, anch’esso di un verde intenso e di una suggestione unica. Poco dopo raggiungiamo un piccolo bazar provvisto di bagno, un bar e un punto vendita… Da bravi turisti scendiamo e acquistiamo qualche souvenir, anche se in seguito avremo modo di acquistare molto più volentieri dai ragazzi che si incontrano sulla spiaggia durante il soggiorno mare. Comunque anche qui contrattazione e baratto sono d’obbligo ed è divertente parlare e fare affari con queste persone. Capiamo in seguito che la nostra guida prende una sorta di percentuale per il fatto di averci portato a fare acquisti presso questo bazar, ma facciamo comunque finta di niente… La fame è fame e qui non si tratta di disonestà, bensì di “affari”. Poco dopo, eccoci arrivati… Entriamo nel parco e ci addentriamo in questa nuova spettacolare avventura. Raggiungiamo subito il “Sarova Taita Hills Game Lodge”, superba struttura coloniale perfettamente in armonia con lo stile africano provvista di ogni comfort. Siamo accolti con affetto dal personale che ci offre freschi asciugamani imbevuti di oli profumati e un aperitivo a base di frutta locale. Seduti sui comodi salottini della hall compiliamo i moduli con i nostri dati per il soggiorno presso questo parco, ma nello stesso tempo ammiriamo il bellissimo giardino naturale che circonda la struttura. Distese di verdissimi e curatissimi prati su cui camminare a piedi nudi per entrare in perfetta armonia con la natura, rigogliosissime cascate di fiori dagli inebrianti profumi, gechi colorati dal giallo intenso e dal blu cobalto che passeggiano beati lungo i vialetti in pietra che attraversano il parco, ruscelli, laghetti cosparsi di romantiche ninfee… La voglia di esplorare questo magico mondo è tanta e non mancheremo di farlo, ma la fame si fa sentire e ci dirigiamo presso la suggestiva sala ristorante a gustarci un ottimo pranzo a base di cucina locale. Con Jhonny ci siamo dati appuntamento alle ore 16.00 per proseguire il viaggio e raggiungere, attraverso un safari, il nostro lodge che si trova proprio nel cuore di questo parco. Avendo ancora poco più di tre ore per godere di questa struttura, ne approfittiamo per fare un riposino a bordo piscina allietandoci la vista con gruppi di antilopi di diverse specie che si cibano poco lontani da noi e con gli immancabili, simpatici elefanti che, con il loro potente verso, fanno notare la loro presenza… La gentilezza del personale è squisita anche qui e subito si offrono di portare freschi asciugamani, gustosi drink e quant’altro per allietare al massimo la permanenza dei loro ospiti presso questa incantevole struttura! L’acqua della piscina è gelida, ma ben si sposa con il caldo sole africano che brilla in questo cielo azzurro… Sdraiata comodamente su un lettino, avvolta dalle sensazioni indescrivibili di pace e libertà che mi circondano mi addormento abbracciata al mio amore per svegliami qualche ora dopo completamente rinata! Siamo pronti per la prossima tappa e forse siamo anche un po’ in ritardo, ma è quasi scortesia rifiutare l’immancabile tazza di caffè all’americana, che tra l’altro è molto dissetante e piacevole da bere in queste circostanze, così ci accoccoliamo seduti sulle comode poltrone di vimini ricoperte di soffici cuscini che guardano il parco attraverso una grande vetrata e assaporiamo il caffè godendoci un’ultima volta questa bellissima vista, totalmente ignari del fatto che quello che avremmo visto dopo ci avrebbe lasciato ancor di più senza fiato! Iniziamo questo safari e i colori, gli odori, i panorami che ci circondano sono sempre nuovi, sempre diversi. Volatili di ogni genere solcano il cielo o si godono il sole appollaiati sui rami degli alberi, gruppi di antilopi ci guardano da vicino un po’ incuriositi e allo stesso tempo indifferenti alla nostra presenza, genitori a parte! Infatti incontriamo innumerevoli cuccioli di varie specie animali a fianco delle loro mamme… Che emozione! Sono bellissimi e così dolci che è impossibile non fotografarli. Contempliamo queste meraviglie dal tettuccio aperto della nostra jeep, mentre una brezza leggera ci sfiora il viso, una luce ci illumina nel profondo e un senso di libertà che non ci abbandonerà mai in questa vacanza, ci pervade. All’improvviso un gatto selvatico, che a noi sembra invece un ghepardo vista la particolarità del suo manto e le sue considerevoli dimensioni, attraversa la strada indisturbato dalla nostra presenza, e si addentra tra l’erba alta di un tratto di savana alla ricerca di qualche preda! Jhonny sorride, forse per la nostra ingenuità, ma è tutto troppo entusiasmante! Numerosissimi falchi dal manto marrone con un simpatico ciuffetto nero sulla testa convivono pacificamente a fianco di elefanti, antilopi, bufali… Divertentissimi struzzi si cibano qua e là e con le loro simpatiche corse sembrano improvvisare delle danze orientali. Un imponente serpentario ci osserva da lontano, immobile a tal punto da sembrare una pietra, mimetizzandosi perfettamente con la natura circostante. Gli sciacalli si muovono piano nascosti tra i cespugli osservando attentamente tutto ciò che si muove intorno a loro. Ci sono addirittura fagiani e pavoni… Ovviamente un po’ diversi dai nostri, ma è davvero inaspettato incontrarli qui… Ipnotizzati da tutto questo non ci accorgiamo del tempo che passa e dei numerosi kilometri che nel frattempo abbiamo percorso. La strada sterrata del parco prosegue tagliando nettamente questa magica terra, ma ad un tratto la vediamo interrompersi all’orizzonte per la presenza di un colle che raggiungiamo e aggiriamo in breve tempo… Il silenzio qui è quasi sconcertante…Non si avverte alcuna presenza, solo alcune tracce di animali… Tratteniamo il fiato per un inspiegabile senso di inquietudine. Anche Jhonny è silenzioso e osserva attentamente il territorio. In realtà non accade nulla e non vediamo nulla, ma è tutto molto elettrizzante senza capirne il perché. Siamo catturati dalle molteplici sensazioni che questo luogo ci fa provare e dal panorama che varia continuamente e che i nostri occhi fotografano per conservarlo all’interno del nostro cuore; poco dopo notiamo in lontananza piccoli e numerosi tetti piramidali posti l’uno a fianco all’altro: è il nostro “Hilton Salt Lick Safari Lodge” ed è quanto di meglio possiamo desiderare… Lo raggiungiamo nel giro di mezz’ora e ce ne innamoriamo subito. L’ingresso è costituito da un cancelletto in ferro con due zebre disegnate nel mezzo. Nel parcheggio, rigorosamente in terra rossa, i posti auto sono delimitati da piccole pietre bianche. Il corpo centrale del lodge è costituito da una struttura circolare abbastanza grande che si innalza per tre piani. Al piano terra la hall con al centro uno splendido camino circolare in pietra, circondato da divanetti dalla struttura in legno chiaro, ricoperti da cuscini coloratissimi, di stoffe tipiche. Un piccolo negozietto e una terrazza che guarda la savana, un laghetto e una piccola cascata illuminata completano l’ambiente. Al piano di sopra si trova la sala ristorante, circoscritta da una immensa vetrata panoramica; salendo ancora attraverso deliziose scalette a chiocciola in pietra bianca ecco il bar, fatto di piccole nicchie circolari piene di luci, candele, sculture africane e cuscini con vetrate che guardano l’infinita savana e una terrazza in legno per godere di alba e tramonto. Ci accompagnano alla nostra stanza: per raggiungerla percorriamo numerosi solidi ponti in legno sorretti da liane. Stupiti, ci rendiamo conto che i tetti piramidali che vedevamo da lontano erano le stanze, anch’esse a forma circolare, sopraelevate da terra grazie a grossi pali e raggiungibili appunto attraverso questi ponti molto particolari. La nostra stanza è bellissima: c’è una grande vetrata che la riempie di luce e il panorama non è certo usuale. Un maxi letto ricoperto di cuscini rossi e stoffe pregiate, avvolto nell’immancabile romantica zanzariera sembra quasi chiamarci, ma senza rendercene conto è quasi sera e bisogna prepararsi per la cena. Un bagno ristoratore è d’obbligo e quando usciamo dalla nostra camera per andare a mangiare ci avvolge il tramonto… Un vento fresco ci pizzica piacevolmente il viso ed un gruppo di elefanti è appena arrivato per dissetarsi nel laghetto sottostante. Da lontano due giraffe camminano elegantemente, dirette anch’esse al laghetto, ma il buio arriva velocemente ed è proprio ora di andare… Anche qui siamo gli unici italiani e, nonostante la sala sia piena di gente, il rispetto per gli altri ospiti e l’educazione sono davvero ammirevoli. L’unico rumore che interrompe questa inaspettata pace è il suono allegro di una chitarra che un simpaticissimo cantante keniota usa per accompagnare le sue canzoni… E’ tutto perfetto e davvero romantico. Una cena deliziosa allieta i nostri palati, un drink al bar conclude degnamente il nostro pasto e prima di rientrare in camera, degna conclusione di questa splendida giornata, vediamo un cucciolo di elefante abbeverarsi presso la cascata illuminata… Ci spiegano che per tutta la notte sarà un susseguirsi di animali che berranno indisturbati, ma i nostri occhi si chiudono e le nostre membra chiedono di riposare…Il giorno dopo la sveglia è prevista alle 4.00 e senza accorgercene cadiamo in un sonno profondo. Vengono a svegliarci alle 4.00 in punto. I rumori della savana sono tantissimi e particolarissimi… Per tutta la notte non li abbiamo sentiti perché dormivamo troppo profondamente. Ci dicono che spesso il ruggito spaventoso del leone riecheggi, ma non abbiamo la fortuna di sentirlo. Ci vestiamo e usciamo: il panorama è mozzafiato! I colori sono totalmente diversi da quelli del giorno prima e la voglia di partire in esplorazione è così grande che ci dirigiamo in fretta al bar per bere una mega tazza di caffè e scendiamo nella hall per incontrare Jhonny, che la sera era dovuto uscire dal parco e chissà a che ora si era dovuto svegliare per raggiungerci. Durante questo safari non servono parole tra me e Paolo e nemmeno tra noi e Jhonny. Il sole che sorge avvolgendoci coi suoi raggi è qualcosa di indescrivibile, i colori che vediamo sono unici, la terra che prende forma sotto i nostri occhi è meravigliosa, gli animali sono in perfetta armonia con questa prorompente natura e non c’è niente da dire, bisogna solo assaporare ogni attimo e lasciarsi avvolgere da tutto questo.

Arrivano le 9.00 in un attimo e dobbiamo tornare. Ancora storditi da tanta bellezza, andiamo a fare colazione… Squisita e molto nutriente. Ci dà carica per dirigerci al nostro prossimo parco, il famoso Tsavo Est. Lasciamo con rammarico questo posto fatato e salutiamo il personale che ancora una volta ci ha stupito per la sua calorosa accoglienza. Un grosso babuino gironzola indisturbato tra le auto pronte per partire… Andiamo, un ultimo sguardo al parco: alcuni avvoltoi accovacciati sugli alberi ci guardano incattiviti e un’elegantissima giraffa sembra volerci salutare mentre lasciamo definitivamente questi luoghi. Il percorso che ci consentirà di raggiungere il nostro prossimo parco si svolge interamente su strada asfaltata, dove camion e macchine corrono veloci, ma anche Jhonny sfreccia superando tutti ed ogni volta è un piccolo brivido! Ci fermiamo presso un piccolo paese per fare rifornimento carburante e Jhonny sparisce per un decina di minuti, avvertendoci di non scendere. Siamo gli unici stranieri e un senso di ansia ci assale perché arrivano uomini, donne e bambini a guardare incuriositi, ma non ci salutano né ci sorridono come la popolazione che avevamo incontrato in precedenza… Non vediamo l’ora che arrivi la nostra guida che non capiamo dove sia finita! Finalmente arriva e si riparte. Anche questo parco è molto suggestivo e totalmente diverso da quelli visti in precedenza. Jhonny ci spiega che faremo un safari attraversandolo per oltre 250 km, fino a raggiungere una catena montuosa ai piedi della quale si trova un fiume e lì soggiorneremo in un campo tendato. Le strade sono più ampie, la terra rossissima alza dietro di noi una costante nuvola rossa, il sole scotta, il cielo è meraviglioso e la natura incontaminata! Un elefante subito ci saluta bagnandoci con la sua proboscide finchè beve su di una pozza situata sulla strada, ma Jhonny non si sofferma molto ad osservarlo; parla attraverso la ricetrasmittente con altre guide: hanno avvistato i leoni e dobbiamo assolutamente andarli a vedere. Un primo leone accovacciato tra gli arbusti accende subito un grande entusiasmo in Paolo, che lo fotografa felice; io non riesco a vederlo… E’ mimetizzato talmente bene che nemmeno con i binocoli riesco ad individuarlo. Lo vedrò solo dalle foto una volta tornati in Italia. Poco dopo ripartiamo per proseguire il nostro safari. Jhonny ovviamente è molto esperto, lo soprannominiamo il “nostro occhio” perché è lui ad avvistare animali di ogni genere! Conosce anche accattivanti percorsi fuori pista, ma non bisogna farsi vedere dai rangers che effettuano spesso dei controlli! In men che non si dica raggiungiamo un bellissimo punto di osservazione: ci sono due leonesse comodamente sdraiate all’ombra di un enorme baobab e un leone accanto a loro che si guarda intorno! Generalmente sono le leonesse a cacciare, ma non questa volta… Il leone ad un tratto si alza per andare a tentare la fortuna con un gruppetto di zebre che non aveva ancora notato la presenza dei predatori… La nostra guida ci racconta che è molto difficile anche per un leone cacciare una zebra, perché sono animali forti e veloci, e che generalmente sono i piccoli ad avere la peggio. Fortunatamente non assistiamo a nulla di tutto ciò perché il leone, appena si alza, viene avvistato dalle zebre che, per nulla spaventate, volgono il loro sguardo attento verso di lui retrocedendo piano piano al suo lento avanzare. Il leone ogni tanto si gira verso le leonesse, come se volesse cercare collaborazione o per lo meno approvazione, ma esse non lo degnano del minimo sguardo e proseguono col loro riposino. In quel mentre sopraggiungono dalla parte opposta al leone, altre zebre che vogliono sfidare la sorte passando esattamente davanti alle leonesse. Assistiamo incuriositi ed entusiasti a questi movimenti: alla fine le zebre coraggiose si ricongiungono alle compagne e il leone rinuncia alla caccia ritornando pacifico a riposare insieme ai suoi simili. Si riparte e questa volta è un’elegantissima giraffa a catturare la nostra attenzione… Ad un metro da noi si ciba delle foglie di un altro baobab e subito ci affascina con i suoi modi raffinati ed il suo sguardo magnetico. Non sembra infastidita dalla nostra presenza… Meglio per noi, così riusciamo a scattare delle bellissime foto per immortalarla. Il safari procede e due ghepardi da lontano scrutano l’infinito orizzonte. Sono parecchio lontani da noi, ma i loro maestosi profili neri spiccano tra i colori della savana e abbiamo la possibilità di osservarli bene attraverso i binocoli… Qualche metro ancora e altre due leonesse incrociano i nostri sguardi: fa caldo e a quest’ora amano riposare, per cui ci guardano altezzose e indifferenti. Ancora qualche foto e poi di nuovo via verso l’orizzonte. Le ore volano e bisogna arrivare al campo tendato per il pranzo! Sfrecciamo veloci e improvvisamente il paesaggio cambia nuovamente: la finissima terra rossa si trasforma in bianchissimi ciotoli, l’erba diventa steppa e gli imponenti baobab si diradano sempre più per lasciare spazio ad aridi cespugli… Il cielo, di colore azzurro intenso, è attraversato in lontananza da qualche tipica nuvoletta africana e il caldo diventa più intenso. Corriamo veloci per più di un’ora, inchiodando spesso per osservare nuovi animali che incrociano la nostra strada e senza rendercene conto, ci troviamo a percorrere una suggestiva strada sterrata in riva al fiume. La vegetazione è pazzesca: rigogliosa, fitta e verdissima, e il colore del fiume è di un turchese così limpido e intenso da lasciarci basiti. Il fiume è vita. Gli animali cercano ristoro tra le sue limpide acque e spesso riposano beati al riparo dai predatori tra la fitta vegetazione. E’ bellissimo vedere un gruppo di elefanti che gioca felice sulla riva. Qui il capo branco avverte la nostra presenza e ci identifica come un pericolo per i dolcissimi piccoli che corrono felici lì intorno e con imponenza corre verso di noi per farci allontanare. Prontamente Jhonny si ferma, indietreggia rapidamente e spegne il motore, consigliandoci di restare immobili. Seguiamo le sue istruzioni alla lettera e l’elefante, dopo aver emesso numerose volte il suo rumoroso barrìto, si alza su due zampe e ci osserva ancora dall’alto della sua imponenza. Restiamo un attimo senza respiro… Ma con la stessa rapidità il capo branco si ricompone e torna tra i suoi simili. Il suo era un avvertimento e noi di certo non abbiamo intenzione di sfidarlo. Riprendiamo il viaggio e osserviamo questo mondo ancora nuovo e quasi senza accorgercene raggiungiamo il nostro campo tendato, “l’Epiya Chapeyu Bigi Camp”. All’ingresso due teschi di bufali posti all’interno di una cesta di vimini ci danno il benvenuto. La struttura dispone di un corpo centrale a forma circolare costituita da un piccolo muretto in pietra con il tetto piramidale fatto interamente di paglia intrecciata che poggia su una struttura di legno. E’ la sala ristorante per la sera. Davanti a noi il fiume, e sulle sue rive ecco le tende intrecciate tra le imponenti palme in perfetta armonia. Si cammina scalzi sulla sabbia color panna attraversata da numerosissime curiose scimmiette e simpatici gechi. La nostra tenda si trova proprio in riva al fiume, ma per il momento non possiamo entrarci perché un grosso elefante si è addentrato nel campo tendato posizionandosi comodamente esattamente davanti all’ingresso del nostro alloggio. I nostri bagagli vengono posizionati momentaneamente in un’altra tenda, posta un po’ più lontano , all’interno della quale abbiamo la possibilità di rinfrescarci. La proprietaria della struttura ci spiega che, non essendoci protezioni dalla savana e trovandoci sulle rive del fiume, non è raro che qualche animale si addentri tra le tende; il personale effettua controlli continui, ma nel caso in cui capiti un elefante, l’unica cosa da fare è attendere che se ne vada spontaneamente perché se con qualche nostro atteggiamento si dovesse spaventare, potrebbe imbizzarrirsi con estrema rapidità e distruggere tende e quant’altro diventando quindi anche un pericolo per gli ospiti. Questo elefante sembra tranquillo, forse un po’ disorientato e allo stesso tempo incuriosito; mangia le foglie delle palme, ma ogni volta è un brivido perché sono incastrate tra i tetti delle tende e non appena afferra le foglie attorcigliandole con la sua proboscide, tutto ondeggia… Gli occhi del personale non si staccano un attimo da questo ospite un po’ “ingombrante”. Osserviamo la scena, quando ci avvertono che il pranzo è pronto! Viene servito su tavole in legno grezzo in riva al fiume, apparecchiate con romantiche tovagliette di paglia intrecciata; un simpatico cuoco cucina degli spiedini di pesce freschissimo in riva al fiume cantando allegramente. Le scimmiette sono tenute alla larga dal personale del campo, ma una volta terminato il pranzo tornano a girovagare libere tra di noi. Sazi, soddisfatti, ma stanchi, ci accoccoliamo sugli sdraio posti a qualche centimetro dalla sponda del fiume, protetti dal sole grazie alle palme che ondeggiano sopra le nostre teste. Ammiriamo il paesaggio, cullati dal vento caldo che ci avvolge, dal rumore dell’acqua che scorre veloce davanti a noi, sorseggiando caffè finchè non cadiamo in un sonno profondo. Veniamo svegliati poco dopo perché per un attimo il curioso elefante si è spostato dall’ingresso della nostra tenda e finalmente possiamo entrare! Ciascuna tenda in stoffa è ricoperta dagli stessi tetti della sala ristorante e prosegue con una piccola costruzione in pietra che costituisce il bagno. Il sapone è all’interno di simpatici portaoggetti in bambù, doppio lavabo in marmo grezzo con composizioni floreali nel mezzo, un’ampia doccia, tisaniera per la sera e una suggestiva ampia apertura triangolare protetta da zanzariere ci permette di ammirare il panorama anche all’interno del wc! La tenda è spaziosa, molto semplice, pulita. Attraverso le ampie “finestre”, sempre protette dalle zanzariere, possiamo creare una sorta di flebile corrente d’aria e nello stesso tempo ammirare quanto accade intorno a noi…Le scimmie, l’elefante, la natura, il fiume. A causa del caldo un po’ più intenso il nostro safari è previsto per le ore 17.00, ma alle 16.00 ci destiamo comunque dal nostro imperdibile riposino pomeridiano e gironzoliamo curiosi senza allontanarci dal campo perché introno a noi è savana incontaminata! Arriva presto l’ora di partire e saliamo entusiasti a bordo del nostro veicolo per riempirci nuovamente l’anima e il cuore di tanta bellezza. Ci dirigiamo subito verso un’altura, punto di osservazione dei coccodrilli. Non possiamo scendere verso il fiume perché non sarebbe sicuro, ma comunque percorriamo una ripida discesa per avvicinarci quanto possibile… Ed ecco che pochi metri sotto di noi due inquietanti coccodrilli si fanno ammirare in tutta la loro beltà, immobili a pochi passi dal fiume… E’ inspiegabile il senso di pienezza che ci avvolge. Dopo aver osservato i padroni incontrastati del fiume, incontriamo altri inquilini, questi sicuramente più ingombranti: gli ippopotami. Li notiamo grazie al loro rumorosissimo e suggestivo verso che non conoscevo proprio! Sono in acqua e usciranno solo all’imbrunire per provvedere alla caccia. Giocano come bambini e dall’alto del nostro punto di osservazione li guardiamo divertiti. Il tempo corre veloce come sempre e il sole tramonta rapidamente…È ora di tornare al campo. In men che non si dica ci troviamo ad ammirare il tramonto e il buio avanza velocemente. Scattiamo qualche foto a due antilopi nane che corrono trafelate: sono grandi quanto un gattino e viaggiano sempre in coppia, unendosi per tutta la vita. La sera ci aspetta un aperitivo in riva al fiume costituito da birra ghiacciata e una inconsueta ma ottima pizza che ben si sposa con le origini italiane della proprietaria. Una romantica cena al lume di candela con tanto di ingresso trionfale di cuochi e camerieri con giochi di fuoco conclude degnamente anche questa spettacolare e intensa giornata. La luce resta accesa sui portici delle tende fino a mezzanotte, dopodiché si possono utilizzare esclusivamente le candele poste sui comodini. Comunque dopo la mezzanotte non possiamo più uscire dalla tenda e guardie masai si preoccupano della nostra incolumità scrutando le sponde del fiume per tutta la notte. L’elefante curioso non si è ancora deciso ad abbandonare il campo e sembra essersi particolarmente affezionato alla nostra tenda. Per l’intera notte passerà a pochi centimetri da noi, strusciando le sue enormi orecchie sulla paglia del tetto della nostra tenda e scandendo i minuti con i suoi passi pesanti che fanno vibrare i nostri letti. Tutto questo è affascinante, ma il sonno anche questa volta ha il sopravvento e il risveglio sarà durissimo. Infatti alle 4.30 siamo pronti per fare colazione ammirando l’alba che fa brillare il fiume come se fosse cosparso da milioni di diamanti; alle 5.00 in punto partiamo e salutiamo le persone del posto che con la loro contagiosa allegria hanno reso la nostra permanenza ancora più bella! Durante la notte alcune impavide leonesse avevano provveduto a sfamare il loro branco; infatti, poco lontano da noi, sono ora ben visibili i resti delle carcasse, prese d’assalto da iene che con il loro ghigno beffardo si mostrano in tutta la loro spregiudicatezza. In modo subdolo e scellerato litigano furiosamente tra di loro per farsi spazio tra i brandelli di carne avanzati dai leoni. Incontriamo lungo il nostro percorso molti altri animali, ma ci stiamo avviando verso l’uscita del parco…I safari sono terminati e tra poco avrà inizio il nostro soggiorno mare a Malindi. Nel giro di poche ore siamo fuori dal parco e Jhonny fa prontamente tappa presso un piccolo bazar, dal quale contatta via telefono alcuni rangers. Arrivano una jeep di turisti inglesi e un altro gruppetto di italiani. Nessuno sembra avere fretta di partire. Scopriamo solo in seguito il perché. In pratica la strada per raggiungere Malindi da quell’uscita del parco non è esattamente sicura e per i turisti sono previste scorte della polizia che li accompagna negli spostamenti. La polizia quel giorno sarebbe dovuta arrivare alle ore 14.00! Jhonny ci avvisa di tutto questo quando siamo già in partenza, e ci rassicura dicendoci di stare tranquilli, che tutto sarebbe andato bene. Ci fidiamo di Jhonny, ma non siamo proprio del tutto convinti di intraprendere questo spostamento completamente soli. Alla fine partiamo lo stesso e ci rendiamo subito conto del pericolo che incombe intorno a noi. Saremo solo noi tre per oltre 150 chilometri, percorrendo una strada sterrata circondata da una fittissima e arida vegetazione, dove a tratti sbucano da chissà dove magrissimi masai itineranti che sembrano spettri più che esseri umani e portano con loro del bestiame, anch’esso magrissimo…Qua e là vediamo qualche carcassa di animale in decomposizione abbandonata sul ciglio della strada. Un brivido percorre la nostra schiena e l’adrenalina non ci abbandona per tutto il viaggio… Speriamo di non forare o che l’auto non si guasti, altrimenti… Un tuffo al cuore anche quando, a pochi kilometri da Malindi, incontriamo i primi villaggi! E’ mezzogiorno e siamo arrivati a Malindi sani e salvi…Un respiro di sollievo! Malindi è coloratissima, le strade sono affollate di gente. Si avverte subito la vicinanza del mare e l’allegria che avvolge questa vitale città è palpabile.

Il nostro villaggio è delizioso. All’ingresso le guardie aprono i cancelli e subito una scultura colorata alta una decina di metri cattura la nostra attenzione. Un grande parco verde e curatissimo è attorniato da piccole casette bianche dai tipici altissimi tetti in paglia con enormi terrazze: sono le camere. Vialetti in pietra attorniati da rigogliose piante e coloratissimi fiori profumati conducono alla struttura centrale, dove, in perfetta simbiosi con l’ambiente circostante, si trovano la hall dominata da imponenti scudi masai, il bar, soppalchi straripanti di morbidi e giganteschi divani, negozietti e tende svolazzanti. Il colore dominante è il bianco e il senso di pace è totale. Tra le tende di tulle si intravedono sala ristorante, piscina, spiaggia e mare, ma per quello avremo tempo. E’ ora di pranzo, ma prima sentiamo l’esigenza di rinfrescarci nella nostra suite. Salutiamo Jhonny con un po’ di malinconia e commozione. Tra di noi si è instaurato un rapporto di amicizia sincera e di fiducia che non dimenticheremo. Nella nostra stanza troviamo la valigia per il soggiorno mare che avevamo lasciato in aeroporto a Mombasa al nostro arrivo. La camera è molto spaziosa. Semplice nell’arredamento, ma estremamente confortevole: un piccolo ingresso con frigo bar provvisto di ogni genere di bevanda e cosparso di splendidi fiori rossi, una porticina che conduce all’ampio bagno e un’altra alla stanza, che presenta un grande letto a baldacchino avvolto da tende di tulle, uno scrittoio con una graziosa sedia in legno sulla sinistra, un grande soffice divano bianco con un tavolino in vetro con all’interno sabbia e conchiglie di ogni genere e un armadio di legno sulla destra. Davanti a noi una grande vetrata che guarda sul parco e una porta finestra che conduce sul terrazzo… Grande quasi il doppio della stanza! Un divano dalle dimensioni di un lettone, un tavolino, due poltroncine e un suggestivo altissimo tetto in paglia sono l’arredamento di questo angolo. Davanti a noi la bellissima vista del parco. Dopo l’adrenalina e le emozionanti avventure dei safari abbiamo bisogno esattamente di questa pace per godere del relax più totale. Abbiamo appena il tempo di osservare tutto questo, che subito ci vengono portati in stanza un ottimo cocktail unitamente e una foglia di cocco stracolma di freschissima frutta appena tagliata. Il modo migliore per rigenerarsi. A questo proposito, relativamente al cibo, preciso che noi non abbiamo mai avuto problemi, anche perché le strutture presso cui abbiamo alloggiato erano tutte di ottimo livello. Tuttavia, siamo stati prudenti e abbiamo consumato frutta fresca sbucciata al momento, verdura e cibo cotto in generale, acqua in bottiglie sigillate e, relativamente alla pulizia dei denti e del viso, abbiamo sempre utilizzato acqua minerale. Queste piccole accortezze hanno contribuito a farci trascorrere una vacanza in totale tranquillità, senza privarci di nulla. Infatti il nostro primo pranzo presso il nostro villaggio, il Sea Club Tropical Village, è stato squisito, e così lo sono stati tutti i pranzi, le cene, le cene di gala, le colazioni, gli aperitivi e gli happy hour successivi. Abbiamo mangiato di tutto, prediligendo sempre ricette tipiche locali che consigliamo sempre in ogni viaggio, ma il piatto che abbiamo gustato più di ogni altro è stato il pesce, il barracuda in particolare, freschissimo e cotto ogni giorno in modo diverso… Per non parlare dei legumi, della verdura, delle patate saporitissime, dei dolci e della frutta… tutto ottimo e abbondante! La nostra permanenza al villaggio è stata molto bella. Il personale ha instaurato con noi rapporti sinceri. Persone semplici, che lavorano duramente per mantenere le loro famiglie, che godono delle cose semplici, povere fuori, ma ricchissime dentro. Molti ospiti del villaggio, costituito quasi interamente da italiani che ci hanno premesso di tornare a parlare la nostra lingua, non li considerava affatto e li trattava esclusivamente come personale di servizio… Noi invece abbiamo goduto della loro costante presenza, prendendo parte ai loro racconti di vita, ed è stato un modo per arricchirsi dentro.

Inizialmente gli animatori turistici hanno provato a coinvolgerci nelle loro attività, ma hanno subito smesso di insistere non appena abbiamo detto loro che non eravamo interessati e che… eravamo in luna di miele… Jhonny, durante il nostro primo giorno a Malindi, ci aveva fatto conoscere un suo caro amico, Ugo, che si era reso disponibile per organizzarci escursioni e quant’altro desiderassimo fare durante la nostra permanenza al Sea Club Tropical Village. Abbiamo letto molti racconti di viaggio simili a quello che abbiamo fatto noi, ma relativamente alla nostra esperienza, possiamo solo dire che l’idea di affidarci ad Ugo è stata ottima. L’operatrice Francorosso, simpatica e disponibile 24 ore su 24, ci aveva illustrato le varie opportunità di fare escursioni e gite organizzate col villaggio, diffidandoci in parte dall’effettuare questo tipo di attività con persone esterne al villaggio, magari sprovviste di un’assicurazione o comunque sconosciute. Noi abbiamo voluto fare una scelta diversa, anche se con una percentuale di rischio forse un po’ più alta, e a guidarci non è stata una questione di costi, dato che affidandoci ad Ugo abbiamo sostenuto una spesa inferiore rispetto a quella cui saremmo andati incontro se avessimo aderito alle proposte del villaggio, quanto piuttosto il desiderio di effettuare escursioni meno “commerciali” e probabilmente più interessanti. Ne è valsa la pena, perché in questo modo siamo entrati nel vivo della realtà keniota, a stretto contatto con i giovani abitanti di Malindi. Abbiamo familiarizzato con tutti, e intorno a noi c’era sempre un clima ilare e sereno. Abbiamo preferito donare autonomamente ciò che potevamo e quello che avevamo a disposizione, cioè qualche abito, penne e quaderni, ciabattine, cibo e mance al personale che lavorava per noi con tanto amore, evitando quindi di partecipare a gite guidate presso orfanatrofi o altro, perché dietro queste visite, ci hanno spiegato, vi sono interessi economici che esulano da un reale aiuto ai bimbi e alla gente. Così, donando direttamente alle famiglie e alle persone con cui siamo entrati in contatto, abbiamo avuto la certezza che avrebbero beneficiato realmente del nostro seppur minimo aiuto. Comunque inizialmente, per recuperare un po’ di energie, preferiamo dedicarci unicamente al relax, godendo pienamente della piscina panoramica, dei comodi lettini posti un po’ ovunque sotto le palme che si ergono imponenti sulla finissima sabbia bianca, dell’oceano che con il suo colore blu intenso taglia nettamente l’azzurro del cielo all’orizzonte. Una allegra musica africana allieta il nostro relax sulla spiaggia e freschissimi drink stuzzicano costantemente la nostra sete. Siamo partiti consapevoli che il mare, in prossimità di Malindi, non è bello come in altre zone, tipo Watamu, ma ci è stato comunque consigliato dalla nostra agenzia di andare lì per non essere costretti a restare sempre nel villaggio, e per poterci muovere in totale sicurezza al di fuori di questo. Inoltre è fondamentale specificare che, per chi vuole fare unicamente una vacanza mare, il Kenya non è propriamente il luogo adatto, perché le cose da fare sono molteplici e significherebbe precludersi tutto il resto. Comunque la vista del mare di fronte al nostro villaggio è bellissima. Non ci sono alghe sul lungomare come ci era stato detto, e i colori che vanno dal blu cobalto all’azzurro intenso non lasciano margine di dubbio sulla bellezza incontrastata del luogo. Non facciamo il bagno proprio di fronte alla spiaggia del villaggio perché ci avvertono che si aggira proprio lì davanti il pesce pietra, che risulta essere velenoso, ma poco più avanti non perdiamo occasione di immergerci e ne vale veramente la pena. Ad ogni tramonto inizia un aperitivo che ogni volta si trasforma in una festa. Su di una canoa rovesciata adibita a tavolo vengono serviti cocktail di ogni genere con sfiziosi stuzzichini, fino a quando Costance, o qualche altro simpatico cameriere, arriva suonando il tamburo per avvisare che è pronta la cena. Dopocena le cose da fare sono molteplici e per tutti i gusti, basta solo scegliere. Sconsigliamo di aderire a iniziative come ad esempio andare al casinò. Con la gente che a pochi kilometri di distanza muore di fame, sarebbe un insulto alla miseria. Non c’è da stupirsi se poi ci sono agguati a chi partecipa a queste iniziative. Come ho già detto, la fame è fame! Comunque a nostro avviso la sera è sempre meglio restare in villaggio perché la gente che popola la città di giorno non è la stessa che vi si aggira di notte. Il giorno successivo al nostro arrivo a Malindi ci accordiamo con Ugo che organizza una gita in barca all’isola delle stelle marine e all’isola chiamata Sardegna 2, tappe obbligate per chi visita questi luoghi! Appuntamento al mattino presto fuori dal nostro villaggio, ed ecco Ugo che ci attende. Sfrecciamo con lui e un suo amico a bordo di un simpatico tuk tuk, il tipico mezzo di trasporto che è anche il più comodo per girare a Malindi. Dopo poco raggiungiamo l’ingresso del parco marino e lì incontriamo altre quattro coppie di italiani, di cui una che soggiorna presso il nostro stesso villaggio. Sono tutti simpatici e la cosa ci rallegra. I ragazzi che ci porteranno in giro in barca per tutto il giorno sono unici: tutti giovani kenioti… Paolo ed io entriamo subito in sintonia con loro… L’escursione ha inizio e non ci sono le parole adatte per descrivere la gioia di questa giornata: tuffarsi per fare snorkeling sulla seconda barriera corallina immersi nell’oceano indiano nuotando tra miriadi di pesci colorati… Approdare in un’isola piena di meravigliose stelle marine immerse in un’acqua cristallina e trasparente… Nuotare intorno all’isola, in un’acqua dai colori inimmaginabili, che con il gioco delle maree appare di buon mattino, per poi scomparire dolcemente… Trovare ragazzi che pur di venderti per pochi soldi una deliziosa scultura di legno intagliata con le loro mani, ti raggiungono esausti a nuoto o su di un tronco di palma… Mangiare riso al cocco cucinato a bordo della barca, insieme ad aragoste e barracuda appena pescati… Rifare snorkeling quando l’oceano fa sentire la sua imponenza, sfidando la corrente… Cantare a squarciagola e ballare “Jambo Kenya” a bordo della barca… Ritornare affiancando la costa, osservando la baia dei pescatori con le loro barche che, seppure così povere, per loro rappresentano l’unica fonte di guadagno, le sontuose ville degli italiani, capre al pascolo sugli scogli… Il capitano che ci porta direttamente sulla spiaggia del nostro villaggio riempiendoci il cuore con la sua discreta dignità e la sua squisita gentilezza. Anche il soggiorno mare è perfetto… Facciamo indimenticabili escursioni e viviamo ogni attimo con la massima intensità e un entusiasmo totale… Tante sono le emozioni che viviamo dentro, anche piccole cose che però ci fanno stare così bene, come per esempio raggiungere la spiaggia ed essere chiamata da un giardiniere che non ho mai visto e con il quale non ho mai parlato, che sta intrecciando foglie di cocco e fiori coloratissimi dalla mattina presto per poter abbellire il ristorante per la cena, che all’improvviso, senza dire una parola, sale su una palma con l’agilità di una scimmietta, prende un cocco, fa un foro con la sua sciabola, lo orna di fiori e me lo dona, come se fosse una cosa normale, usuale…E lo fa solo per me e per nessun’altra…E in cambio non chiede nient’altro che un sorriso… Oppure giocare in piscina a fare gare di nuoto e di apnea con Daniel, un “water sport” del villaggio di 22 anni che è diventato papà da pochi giorni e non vede l’ora che arrivi il suo giorno di riposo per andare da sua moglie e dalla sua creatura, ma che nel frattempo resta con noi in piscina, legge i nostri libri italiani per migliorare la pronuncia, e con la sua risata contagiosa fa ridere anche i sassi… O ancora… Andare a fare un giro in un piccolo catamarano con Steven, un altro “water sport” che ci fa vivere un’altra avventura unica… Camminare di buon mattino sul lugomare, dove la spiaggia è pubblica e frequentabile da tutti… Osservare la marea che si ritira lentamente per centinaia di metri, e percorrere chilometri a piedi sopra la barriera corallina accompagnati dai beach boys come “Valentino Rossi” e Mohamed che ci portano nei posti più inimmaginabili, che senza di loro non saremmo stati in grado di raggiungere e che ci mostrano le svariate specie di stelle marine, piante acquatiche, pesci, conchiglie, serpenti d’acqua ed altro ancora e ce le prendono affichè possiamo toccarle per qualche istante e fotografarle. Altri beach boys ci accompagnano lungo la spiaggia proponendoci i loro prodotti… Non riusciamo a dire di no e compriamo una piccola cosa da ciascuno e loro, per ringraziarci, ci accompagnano per il lungomare, ci tengono parei, marsupi e soldi finchè facciamo il bagno in una piccola baia chiamata Jaccuzzi per la limpidezza e la bellezza delle sue acque… E ancora girovagare tra i loro mercatini coloratissimi… Dare bende e assistenza a “Geppetto”, che probabilmente si è rotto un braccio ma non ha i soldi per andare in ospedale. Questo sentirsi utili, pur essendo lì in ferie, nel piccolo delle nostre possibilità, aiutando un po’ tutti senza distinzioni, perché tutti hanno bisogno di un po’ di aiuto, ci fa stare bene, e i loro “grazie” sinceri e disinteressati ci fanno sentire un po’ appagati e ci riempiono il cuore. Perché il mal d’Africa non è solo safari indimenticabili, panorami mozzafiato che cambiano continuamente, tramonti e albe da brivido, oceano misterioso… Sono le persone con le loro contraddizioni, i loro sorrisi e le loro vite che rendono grande ed unica questa terra! Vivere tutte queste fortissime emozioni a fianco all’uomo che amo da impazzire, che ho sposato da pochi giorni e che mi stringe sempre forte sul suo cuore… Che dire… Nulla di più, se non grazie, Kenya! Anna & Paolo



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