Kenya, fra chiacchiere e riflessioni

Sono stato in Kenia insieme a Simona, la mia ragazza, dal 27 Agosto al 4 Settembre. Devo dire che aver letto tante notizie su questo forum, prima di partire, mi è stato utile per avere un’idea di ciò a cui si andava incontro. Dato che tante cose sul Kenia sono state scritte e riscritte, mi limiterò a riportare alcuni aspetti di cui raramente...
kenya, fra chiacchiere e riflessioni
Partenza il: 27/08/2004
Ritorno il: 04/09/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Sono stato in Kenia insieme a Simona, la mia ragazza, dal 27 Agosto al 4 Settembre. Devo dire che aver letto tante notizie su questo forum, prima di partire, mi è stato utile per avere un’idea di ciò a cui si andava incontro. Dato che tante cose sul Kenia sono state scritte e riscritte, mi limiterò a riportare alcuni aspetti di cui raramente ho visto traccia, e che secondo il mio punto di vista vanno evidenziati. Nella speranza che possano essere utili ed interessanti per qualcuno di voi.

VILLAGGIO. Abbiamo soggiornato al Sea Club Tropical Village di Malindi (di Francorosso). A prima vista la struttura è molto gradevole, le stanze sono inserite nelle tipiche costruzioni keniote con tetti in makuti (ovviamente, il tutto “riadattato” ai comfort europei), i vialetti sono immersi nel verde, giardini curatissimi, spazi abbondanti. La stanza, però, ci ha deluso fortemente. Intanto non è assolutamente come da foto nel catalogo (la nostra era “superior”, forse nei cataloghi mettono le “suite”), infatti l’arredamento è estremamente spartano, con 2 comodini vicini al letto, un tavolino e una sedia: nessun tappeto, o quadro, o dipinto: nulla di nulla. Il letto almeno è bello, a baldacchino con le zanzariere, il pavimento parquettato, e ogni stanza è dotata di un grazioso terrazzino con divano. Per quanto riguarda il bagno, altra delusione. I rubinetti sono arrugginiti (pensavo fossimo stati noi sfortunati, ma poi ho letto sul forum di un’altra coppia che ha notato la stessa cosa, evidentemente non è un caso…), l’acqua è salata e ogni tanto vedevi uscire delle particelle di impurità, e infine la doccia…Beh, non ha esattamente un getto da idromassaggio, per usare un eufemismo.

La ristorazione ci è piaciuta, ma nel complesso non ci ha fatto impazzire: mi aspettavo di più dal pesce (cotto e presentato con poche varianti) e dai dolci, un po’ stucchevoli. Le cose migliori secondo noi dalla carne, dai contorni (le patate sono ottime!) e dalla frutta (non avevo mai mangiato il passion, è un po’ asprigno ma gustoso!).

Sulla bassa e alta marea non aggiungo nulla a quanto è stato detto da altri, solamente mi chiedo come hanno fatto alcuni a scrivere che durante l’alta marea l’acqua è cristallina…Noi l’abbiamo vista piena di alghe, e non eravamo gli unici! Il mare, credetemi, almeno da quelle parti è veramente impraticabile.

L’animazione è basata fondamentalmente su 2 ragazze e 1 ragazzo italiano coadiuvati da qualche animatore indigeno, si danno da fare in maniera veramente lodevole ma non è che possano fare miracoli, le attrezzature sportive non sono il punto forte del villaggio e gli spettacoli serali sono un po’ costruiti sul nulla, ma probabilmente non si fa un viaggio di 6000 Km alla ricerca di spettacoli stile Broadway, quindi va bene così.

CLIMA. Credevamo di trovare un caldo soffocante e un sole accecante. Ingenui. Sebbene in Kenia il clima sia praticamente lo stesso tutto l’anno, la fine di Agosto è per loro il nostro inverno (diciamo fine inverno…). In pratica quindi, abbiamo ritrovate le temperature che avevamo lasciato a Roma (anzi, faceva più fresco, in particolare durante i safari, e dal tramonto in poi). In una settimana, non siamo riusciti ad avere un sol giorno di cielo azzurro: il sole era sempre presente, ma accompagnato da fitte nuvolaglie bianche, che ogni tanto lo velavano. Ovvio, a Dicembre-Gennaio da loro si soffoca… MALARIA. Profilassi, Lariam, Malarone e quant’altro…Abbiamo letto di tutto (anche su questo forum), prima di partire. Per questo vi dico: non ci state a sentire, evidentemente siamo 2 pazzi. Infatti, non abbiamo fatto assolutamente alcuna profilassi. Una volta lì, abbiamo comprato il Cotexin (5 Euro) per stare tranquilli: è un farmaco che cura in pochi giorni la malattia (se dovesse insorgere). Parlando con la gente del posto (anche italiani), ci hanno rassicurati tutti sulla bassissima probabilità di contrarre la malattia. Personalmente, ho ricevuto più pizzichi in un giorno a Ostia che in una settimana lì.

CONSIDERAZIONI FINALI. Finchè sei dentro al villaggio quasi non ci fai caso, ma appena metti il naso fuori percepisci veramente cosa significhi affrontare giorno dopo giorno una condizione di povertà. In questo forum mi è capitato spesso di leggere commenti allegri sull’accoglienza che veniva fornita dai bambini o dalla gente che ti saluta con il loro Jambo. Forse questi atteggiamenti sono in parte anche dovuti alla curiosità e alla vivacità della gente del posto, ma credo che dietro a quei sorrisi e a quelle corse verso i pulmini di noi turisti ci siano anche grossi bisogni materiali.

Una situazione, più di tutte, ci ha colpito. La spiaggia del villaggio era separata dal resto della spiaggia da un basso muretto, al di là del quale sostavano i vari venditori dell’artigianato locale, le donne che facevano treccine e tatuaggi, eccetera. Nei pressi del muretto, una guardia (keniota, come loro…) faceva la guardia affinché nessuno oltrepassasse la fatidica soglia. A noi lo scenario è parso quantomeno deprimente: di qua gente a riposarsi e prendere il sole fra le palme, di là persone ad aspettare speranzose tutto il giorno, a cercare di attrarre l’attenzione di un qualsiasi turista, in ogni modo. Forse questo discorso potrà sembrare ipocrita, ma osservare tutta questa condizione ci ha turbati. Credevamo quantomeno di avere un minimo senso di rispetto ed umanità nell’andare a parlare con loro, magari per conoscerli e farci raccontare i loro aneddoti, ma dopo pochi giorni ci siamo resi conto, a malincuore, che un simile tipo di rapporto non era possibile, dato che il loro scopo era semplicemente vendere qualcosa, magari anche a buon prezzo per il nostro metro, per poter tornare a casa la sera con qualche soldo. Non mi sento dunque di lodare coloro i quali (e ne ho visti veramente tanti) nemmeno si giravano a guardare il venditore di turno che li chiamava, ma ho riscontrato troppe differenze fra noi e loro nel modo di relazionarsi per poter giungere ad un rapporto di scambio reciproco.



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