Kenya, dopo niente è più come prima
Imperdibile l’isola di Wasini dove la gente del posto aspetta i turisti e li accoglie con un pranzo a base di granchi (catturati nel parco delle mangrovie che si trova sull’isola e che si può visitare pagando 100 scellini, circa un euro, per il biglietto di ingresso) e di tartine condite con un saporito sugo al pomodoro. Il pranzo è una delle esperienze più belle in assoluto: il ristorante consiste in un paio di tavoloni di legno massiccio, apparecchiati con bicchieri e posate e taglieri di legno dotati di un piccolo bastone per aprire il granchio. E i camerieri sono lì, pronti ad aiutarvi se incontrate difficoltà. Altra raccomandazione: mangiate tutto, non lasciate niente nel piatto, magari fate un piccolo sforzo e bevete pure il caffè. Farete un regalo al ristorante, ai cuochi e ai camerieri che hanno lavorato per voi fin dall’alba per catturare i granchi e prepararli. Non date denaro ai bambini che vi correranno dietro durante la vostra permanenza sull’isola, altrimenti rifiuteranno di frequentare la scuola in attesa delle monetine dei turisti. Piuttosto, lasciate qualche soldo alla “cassa” dell’isola che provvederà poi a distribuirli alla scuola e al ristorante che rappresentano il punto di riferimento per la popolazione. Non fate l’errore che ho commesso io: ho aperto lo zaino e ho tirato fuori una decina di penne, troppo poche per tutti i bambini che mi stavano intorno, alcuni aggrappati alla mia maglietta. Per liberarmene, e non è stato facile, ho dovuto lanciare in aria le penne e ho subìto uno spettacolo molto forte, di quelli che fino ad allora avevo visto solo in tv con la corsa all’accaparramento e ho capito che meglio lasciare i pochi oggetti agli adulti per evitare dispiaceri a chi rimane senza. Fantastica Mombasa, a cominciare dalla parte antica e da Fort Jesus. Di grande impatto la tappa al mercato della frutta e della carne, e la passeggiata tra i banchi sistemati alla meno peggio nei budelli intorno dove si vende di tutto: spezie e divani, stoffe e verdure, oggetti in legno e ciabatte, vestiti e improbabili giocattoli per i bambini. Main Road, la strada simbolo di Mombasa, quella con la gigantesca riproduzione delle zanne di elefante, è molto bella, molto trafficata, stipata di gente e di auto all’inverosimile, ricca di negozi per turisti (ma non aspettatevi chissà cosa, non siamo a New York!!). Da non perdere la visita alla fabbrica del legno, una cooperativa nella quale lavorano solo ed esclusivamente gli uomini della tribù Kamba: ogni oggetto che acquistate è numerato e ad ogni numero corrisponde un artigiano. Nella fabbrica, una capanna dietro l’altra dove gli artigiani lavorano senza sosta, non c’è nulla di meccanico: i tronchi vengono scaricati in un grande campo e tagliati a mano, ed ogni pezzo viene trasformato in maschere, animali, scritte africane, piccoli sgabelli, oggetti per la cucina, portachiavi ed altro. Oggetti che costano una miseria.
Due settimane sono sufficienti anche per cominciare a masticare lo swhaili, la lingua ufficiale del Kenya. Per me e Renato – mama e papa – era spontaneo salutare gli amici in swhaili – jambo, qwaeri – oppure rispondere akuna matata (nessun problema) o msuri sana (tutto bene) a chi chiedeva abari ghani (come stai), e magari dire pole pole (con calma) a chi si dà da fare per cercare di non deludere le aspettative (specie gli inservienti dell’albergo). La mancia è molto gradita, cento scellini equivalgono ad un euro e risolvono il pranzo di una famiglia di 3-4 persone.
Non partite per il Kenya senza magliette (anche usate e strausate), penne, pennarelli, matite e quaderni. E non tornate a casa con i medicinali avanzati, con i vestiti che il prossimo anno non userete, con le creme da sole e i deodoranti, i saponi e quello che resta del dentifricio. Noi abbiamo regalato tutto, compresi gli infradito e i miei assorbenti (là non esistono, ma fanno comodo). Torneremo presto in Africa, il mare non è il massimo, anzi. Ma c’è tutto il resto, e c’è gente che sicuramente ci sta aspettando. Grazie Kenya, niente è più come prima.
Qwaeri!! Nadia e Renato