Kenya di agosto 2010 : Akuna Matata tra Safari, Malindi e Watamu

Quattro giorni di safari nella savana, poi relax al mare e tante escursioni
Scritto da: gigimarika
kenya di agosto 2010 : akuna matata tra safari, malindi e watamu
Partenza il: 30/07/2010
Ritorno il: 14/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
In questo viaggio abbiamo cercato di vedere il Kenya “da dentro” e non da fuori, così, nonostante 10 giorni al mare, oltre al safari, fermi in spiaggia ci siamo stati ben poco.

30 luglio 2010 Finalmente si parte. Il ritrovo è alle 16.40 all’aeroporto di Milano Malpensa, ed alle 20.40, con un’ora di ritardo si parte con un volo Neos, scalo a Roma e via verso l’Africa. Mentre voliamo mi faccio una domanda: ma esisterà davvero il famoso mal d’Africa o saranno solo i bei ricordi di un viaggio?

31 luglio 2010 Alle ore 8, dopo 7 ore di volo, atterriamo a Mombasa; c’è una sola ora in più di fuso orario. Oltre ai fogli compilati in aereo, per il visto, compiliamo ancora un modulo e costa 20 € oppure 25 $ (si può pagare senza problemi anche in Euro). In aeroporto cambiamo qualche soldo, il cambio medio è 100 scellini (Sch) per 1 euro. All’uscita lasciamo il bagaglio più grande ai responsabili di Karambola, ce lo faranno recapitare in hotel a Malindi, e partiamo: io (Gigi) con uno zaino e Marika con il trolley piccolo. Ecco il nostro pulmino che ci aspetta per il safari, ci sono già i due nostri compagni di viaggio: Corinna e Francesco. Siamo solo in 4 turisti più la nostra guida/autista Aloisi. Partiamo verso il primo parco lo TSAVO OVEST. Faremo circa 200 km di cui 50 di sterrato. Lungo la strada asfaltata, trafficata da grandi camion e costellata da copertoni disfatti, iniziamo a scorgere un po’ del Kenya: tanta gente a piedi, le donne trasportano molte cose in testa, vediamo già alcuni animali, un cammello e delle zebre, proprio a bordo strada. Ci inoltriamo nel parco per raggiungere il nostro lodge. I safari si fanno la mattina presto o prima del tramonto, ma comunque, lungo i trasferimenti si vedono molti animali e ci si ferma per fotografarli. Appena entriamo nel parco vediamo subito un cudù ed un dik-dik (lo scambiamo per un cucciolo ed, invece, si tratta di una specie di piccola antilope). Arriviamo al RHINO VALLEY LODGE per pranzo, dopo averci assegnato le stanze si mangia qualcosa e si riposa un po’. La stanza del lodge è davvero bella: camera da letto, bagno e balcone; davanti non c’è il muro ma una solida rete che ci permette di vedere dall’alto una bella panoramica dello Tsavo Ovest. Sotto di noi, c’è una pozza d’acqua, scorgiamo già alcuni babbuini che si abbeverano. Alle 16 partiamo per il nostro primo safari: lo Tsavo Ovest. E’un parco collinoso con un pò di vegetazione alta, la terra è di un colore rosso incredibile, ti riempie gli occhi, baobab ed acacie creano uno scenario magnifico, gli odori e le sensazioni qui sembrano amplificate e ci si gode l’immensità della natura, immersi però nella polvere rossa!!! Abbiamo capito perché la prima valigia l’abbiamo lasciata in aeroporto: gli altri bagagli hanno già cambiato colore! Vediamo i primi elefanti (ne vedremo tantissimi in questi 4 giorni!), gazzelle, uccelli di tipo strano poi un incontro fantastico: in mezzo alla strada, con il colore caldo del tramonto, un branco di giraffe che tranquillamente si godono gli ultimi raggi di sole, rimango senza fiato, sono davvero belle, altissime, sfiorano i 4 metri e sono li davanti a noi, a pochi metri che ci guardano. Ci dirigiamo verso la riserva del rinoceronte nero (Ngulia Rhino Sanctuary) ma non riusciamo a vederlo, sarà l’unica creatura della savana che non abbiamo incontrato. Purtroppo la sua popolazione è in declino e la causa è che molti esemplari sono stati cacciati, negli anni, per il grande e prezioso corno. Verso le 18,30 rientriamo al lodge: sta già tramontando il sole; qui alba e tramonto durano davvero poco, sembra che ci sia un interruttore per accendere e spegnere il sole!!! La sera per cena vengono a prenderci in camera perché il lodge non è recintato e la strada per il ristorante è un po’ buia, prima di lasciare la stanza, gli inservienti, chiudono le zanzariere sul letto e spruzzano DDT anti zanzare (faranno così per tutta la vacanza). Per cena ci vestiamo con pantaloni lunghi e camicie, un po’ per il fresco e un po’ per la paura delle zanzare, poche peraltro, comunque noi prendiamo contro la malaria anche il Malarone (55 Euro a confezione da 12 pastiglie, entrambi con l’assunzione giornaliera, non abbiamo avuto alcun effetto collaterale) e spesso ci “profumiamo” con spray antizanzare (consigliato dall’A.S.L l’Autan Protection Plus con 20% d’icaridina o l’Off Active con 30-33,5% di DEET). Dopo cena ci ritiriamo presto perché come primo giorno è stato abbastanza faticoso, ed appena arriviamo alla nostra stanza, altra sorpresa: nella pozza sotto di noi un branco di elefanti sta bevendo, li sentiamo distintamente aspirare con la loro proboscide, e con questo strano suono unito al gracidio delle rane ci addormentiamo per la nostra prima notte nella savana.

01 agosto 2010 Sveglia ore 6.30, dopo colazione si parte per un altro safari fotografico di un paio d’ore e poi ci dirigeremo verso il parco AMBOSELI. Appena usciti incontriamo una mandria di bufali; sono davvero tanti, grandi ed imponenti, tutti impegnati a brucare l’erba con il fresco del mattino, ed ognuno ha il suo uccellino sulla schiena che li protegge contro zecche e parassiti. Viaggiando verso l’Amboseli attraversiamo antiche colate laviche (Shetani Lava Flow) e il panorama muta di continuo. Ad un certo punto, ai confini del parco, ci fermiamo: alcune guardie armate di kalashnikov ci scortano per attraversare un territorio Masai. A volte questi “cittadini della savana” scagliano pietre contro mezzi in transito e le guardie rispondono a colpi di mitra, un po’ impari!!! Durante il tragitto incontriamo una tribù Masai, pagando 15€ si può visitare il villaggio e fare tutte le foto che si vuole. All’arrivo ci accolgono subito con le loro danze: le donne cantano ed indossano kanga coloratissimi mentre gli uomini ci stupiscono con alti salti vestendo i tipici shuka rossi o blu. Entriamo, qui vediamo diversi bambini e gli regaliamo penne e piccoli peluche portati dall’Italia. Visitiamo il villaggio: è tutto molto arido, ci raccontano che qui non piove da oltre 2 anni. Entriamo nelle loro basse capanne fatte di fango e paglia. All’interno due piccole stanze, molto buie, con una gran puzza di fumo, sempre presente un piccolo bracere per scacciare le zanzare. Gli uomini,con un bastoncino di acacia ed un pezzo di acero su un po’ di sterco secco di elefante, ci accendono il fuoco in meno di 5 minuti. Fuori dal villaggio un mercatino; le cose più strane da comprare, che non si troveranno più durante il viaggio, sono braccialetti fatti con peli di giraffa o elefante. Ripartiamo verso l’Amboseli percorrendo strade con Km di colore rosso acceso. La terra è di un rosso mai visto, l’Africa ci avvolge completamente! Ad un tratto alcuni elefanti ci attraversano la strada, è incredibile!, sono a 3 metri da noi e non li sentiamo camminare!!! Dopo circa 50 km di strada sterrata arriviamo al SENTRIM CAMP AMBOSELI, è bellissimo!, le tende sono enormi ed accoglienti, il pavimento è di piastrelle, il letto matrimoniale, poltrone, ventilatore, armadio, scrivania, bollitore, bagno con doccia e funzione idromassaggio. Non manca nulla! Il giardino è molto curato, ci sono piscina ed idromassaggio, inoltre è sicurissimo poiché il camp è recintato. La temperatura non è tanto alta, c’è vento e siamo a 1600 metri di quota proprio ai piedi del Kilimangiaro che, purtroppo, non vedremo perché è coperto dalle nuvole. Qui il paesaggio è davvero strano: tutto piatto e nell’arco di pochissimi chilometri passi dal terreno secco ed arido a cespugli e al verde brillante vicino alle sergenti d’acqua. Durante il safari pomeridiano nell’Amboseli, vediamo bufali, enormi branchi di elefanti, gazzelle, ippopotami, uccelli di tantissime specie, fenicotteri rosa, struzzi, gnu, zebre, iene ed un facocero. La cosa bella è che ogni gruppo di animali è composta da adulti e molti cuccioli, la natura continua a preservarsi!

02 agosto 2010 Sveglia ore 5.30, dopo colazione si parte per un altro safari di un paio d’ore e poi ci dirigeremo verso il parco TSAVO EST. Di nuovo safari e finalmente vediamo, abbastanza da vicino, i leoni e gli gnu con le zebre. Dopo circa 300 km, quasi tutti di sterrato, arriviamo all’ultimo parco. Appena entrati, la nostra guida/autista, vede un leopardo, come faccia non so!; lui lo vede mentre guida mentre io ci metto 10 minuti con le sue indicazioni a capire dov’è. Finalmente, quando muove un orecchio, lo intravedo coricato nell’erba e perfettamente mimetizzato!!!! Arriviamo al NDOLOLO CAMP; è un po’ più grezzo del precedente ma decisamente più affascinante. Qui sei proprio a contatto con la natura selvaggia, non c’è nessuna recinzione! La tenda è più spartana rispetto all’Amboseli però comunque ha due letti comodi, poltroncine, due piccole scrivanie, bagno e doccia. Quest’ultima un po’ precaria, poca acqua e fredda, ma non importa, siamo in mezzo alla savana no? La nostra tenda è l’ultima del camp proprio di fronte ad una pozza d’acqua dove gli animali vanno ad abbeverarsi. Ne vedo molti a pochi passi da me, coricato nel letto in religioso silenzio, basta, però, un fruscio per farli scappare! Il ristorante è pieno di scimmie ma gli inservienti le scacciano. Nel pomeriggio ancora safari e dopo molti animali, tra cui la rarissima gazzella giraffa, finalmente vediamo i leoni con i cuccioli. La sera dopo cena un Masai ci racconta un po’ di storie intorno al fuoco: parla di leoni mangia uomini per spaventare un po’ la gente, ma in realtà, se si seguono le sue indicazioni, si è al sicuro. Qui al camp non bisogna uscire dai percorsi segnati e, soprattutto, la notte non bisogna mai lasciare le tende. In tutti i camp e lodge, durante la notte, è buoi pesto poiché dalle 22 alle 5 del mattino viene staccata la luce prodotta dai generatori. Meglio portarsi una piccola torcia, può essere molto utile in tenda! Durante la notte un elefante ci ha fatto visita, è passato al fianco della nostra tenda, un barrito ed il suo forte odore i segni della sua presenza.

03 agosto ’10 Ore 5.45 sveglia all’alba, proprio dietro la nostra tenda, un’impronta fresca di un leone che, la notte, è venuto a bere quella poca acqua che è uscita dalla tenda facendo la doccia.!!!! I colori dell’alba africana riempiono nuovamente i nostri occhi. Partiamo per l’ultimo safari, dal pulmino vediamo ancora tanti animali ed uno sciacallo, ci mancava! Proseguiamo il nostro viaggio verso l’uscita del parco; viaggiando verso il fiume il paesaggio muta di continuo, rimango a bocca aperta quando capisco che mi trovo nella Rift Valley, vedo delle zebre e sullo sfondo l’altopiano segno della spaccatura della crosta terrestre. Arriviamo sulle sponde del fiume e qui vediamo gli ippopotami e, cosa rarissima, una femmina completamente fuori dall’acqua con il cucciolo. Sulla riva un coccodrillo che dorme placidamente al sole, ci avviciniamo ad un paio di metri e lo immortaliamo. Solo una volta arrivati in Italia, riguardando le foto, ci accorgiamo che i nostri passi lo hanno svegliato, nelle ultime immagini, ha gli occhi aperti!!!! Qui il paesaggio è molto bello, poiché, costeggiando il fiume, l’arido della savana ha un confine netto con le palme e le altre numerose piante che costeggiano il corso d’acqua. Tagliamo la strada ad un branco di elefanti e ci fermiamo; il capobranco si mette in mezzo alla strada e ci osserva, quando capisce che non siamo un pericolo, si gira e fa passare il branco, con i piccoli riparati in mezzo, e poi tutti si avviano verso il fiume. Prima di uscire dallo Tsavo vediamo, come nei documentari, degli avvoltoi che si cibano di una carcassa. La strada verso il mare è ancora lunga. E’ tutta dritta e sembra una lama che taglia l’intera savana attraversando pianure e colline. Lungo il percorso, come in tutto il safari, tanta gente è a piedi e quando passiamo vicino ai villaggi i bambini si catapultano fuori dalle capanne, dicendo ciao e salutando in italiano, nella speranza di ricevere qualcosa. Purtroppo non abbiamo qualcosa per tutti, sono veramente tantissimi! Ad un certo punto ci fermiamo, l’autista deve comprare del carbone per casa sua, qui costa un terzo rispetto a Malindi, così noi regaliamo ancora qualche penna e qualche giochino ai bimbi. Più ci avviciniamo alla costa più il paesaggio diventa verde. A Watamu, lasciamo i nostri compagni di viaggio al loro resort, e continuiamo per Malindi. Arriviamo in tarda mattinata allo Scorpio Villas dove ci attendono le valigie lasciate in aeroporto sabato mattina. Il villaggio è molto bello ed accogliente. I proprietari sono italiani, e la maggior parte dei clienti e turisti sono nostri connazionali. Qui si mangia benissimo, paragonabile ad un ottimo ristorante italiano, vengono addirittura dalla città e da Watamu per cenare qui. L’unico neo, se proprio lo si vuole cercare, è che si possono assaggiare pochi piatti locali. La sera incontriamo Katana, il referente del tour operator, e conosciamo Mauro ed Iolanda, una coppia di Roma, che viene spesso in Africa e ci parla di un orfanotrofio poco distante. Sono molto simpatici ed alla mano, così decidiamo di andare, l’indomani, a Marafa (Hell’s Kitchen) per vedere con loro questo spettacolare e coloratissimo canyon naturale.

04 agosto ’10 Mattina di relax dopo uno stancante ma bellissimo safari. Iniziamo con un’ottima ed abbondante colazione e poi decidiamo di andare a vedere Malindi. Appena fuori dal villaggio prendiamo un tuk tuk, contrattiamo un giro della città di circa 2 ore per 300 Sch. Malindi è un po’ caotica, piena di tuk tuk ed auto, sarà anche il fatto che guidano a sinistra come gli inglesi, passiamo attraverso il centro turistico, per poi andare nella città vecchia. Si mette a piovere un po’, il solito acquazzone (sarà così quasi tutti i giorni) e poi esce il sole, così passando tra le strade non asfaltate, le pozzanghere sono enormi, ma non si rimane praticamente mai impantanati. Terminiamo il nostro giro alla fabbrica del legno dove fabbricano un sacco di statuine souvenir, il 20% del ricavato della vendita va in beneficenza ad un orfanotrofio. Rientriamo in hotel e visto il bel sole, via in piscina. Siamo soli a crogiolarci sotto il potente sole keniota, che dopo solo dopo un’ora lascia già il segno!! Alle 14 ci vediamo con Mauro e Iolanda e partiamo per Marafa con un taxi (ci siamo accordati per 70€); sono 50 km, quasi tutti su una strada sterrata tutt’altro che bella e dopo poco più di un’ora arriviamo. L’entrata costa 250 Sch + 150 Sch per la nostra guida “Pomodoro”. Tutto il ricavato va alla loro comunità. Ci chiedono di fargli pubblicità perché il posto non è ancora tanto conosciuto e così li aiutiamo a crescere. Dall’alto ci godiamo lo spettacolo di colori, poi scendiamo nel canyon. C’è un bellissimo e caldo sole, la terra ha tre colori: bianco, rosso e giallo; questi vengono utilizzati dai Masai per colorarsi la pelle. Durante la discesa la nostra guida ci fa vedere la pianta del chinino, usata per curare la malaria, la pianta del tamarindo, poi quella per pulirsi i denti, semplicemente strofinandola in bocca ed, infine, la pianta del carbone che si presenta in natura come se fosse bruciatama è viva. Camminiamo tra le rocce per circa 1 ora e mezza, fa davvero caldo, ecco perché viene chiamata Hell’s Kitcken, la cucina del diavolo!!!!! Finito il giro ci riposiamo un po’ per aspettare il tramonto e goderci i colori ancora più caldi che il sole all’imbrunire sa regalare. Troviamo anche una muta della pelle del serpente mamba nero, dal morso letale. Durante il viaggio Mauro ha comprato un grande pacco di biscotti (4€) per dare merenda ai bimbi del villaggio. Non appena prende i biscotti, da 5 o 6 bambini che giocavano ne arrivano 30 o 40, spuntano come i funghi, succede sempre quando si tira fuori qualcosa per loro, siano biscotti o penne, giocattoli o caramelle (che io non ho mai dato perché gli si cariano i denti e non hanno dentisti!!). Mauro è preso d’assalto, quindi, cosa saggia!, lascia il tutto al nostro amico Pomodoro che con quattro urlacci mette tutti in fila. In pochi secondi, dal più piccolo al più grande, tutti ordinati. Facciamo tante foto, i bimbi si mettono nelle pose più strane per farsi fotografare e poi si vogliono rivedere. Al rientro glie ne spediremo qualcuna. Lungo la strada, come sempre, tanta gente a piedi e tanti villaggi. Vediamo anche una piantagione di mango. Arriviamo al villaggio che è già buio. Qui ci avvicinano tre beach boys, così gli chiediamo di organizzarci una gita a Robinson’s Island e spiaggia dorata, ci accordiamo per 45€ a testa compreso il pranzo. I ragazzi sono gentili e si fanno in quattro per aiutarci, si chiamano Stefano (Steve), Masai e Davide. La sera in villaggio ci ristoriamo con una mangiata colossale di aragosta, anche questi sono i forti contrasti dell’Africa.

05 agosto ’10 Ore 9.30 fuori dallo Scorpio Villas ci aspettano i tre beach boys, ci dicono che dobbiamo fare una passeggiata fino ad un altro villaggio poco distante, con noi ci sarà un’altra coppia. Quando arriviamo gli altri cambia idea, così aspettiamo un po’ perché si riorganizzino, Marika si innervosisce un po’, io adotto il loro motto “akuna matata” cioè non c’è problema e mi siedo su un muretto a parlare con altre persone. Dopo un’oretta, finalmente, partiamo con il nostro amico Stefano. In circa 45 minuti di viaggio arriviamo alle saline, le attraversiamo, e tra montagne di sale vediamo decine di fenicotteri che camminano placidamente nell’acqua bassa. Arriviamo a Robinson’s Island, dove ci aspetta un traghettatore che con una piccola barchetta ci fa attraversare l’acqua delle mangrovie, e con una maracas improvvisata, costruita con una lattina antizanzare riempita con un po’ di pietruzze, ci intrattiene la breve attraversata cantando canzoni keniote e, a sorpresa, italiane!!! Arriviamo al ristorante, molto bello e caratteristico, con tutte sedie diverse tra loro, costruite artigianalmente con tronchi e rami di mangrovie. Andiamo in spiaggia a fare una camminata, niente bagno oggi è nuvoloso e la marea non lo consente; troviamo sulla battigia moltissime conchiglie, spugne, pezzi di corallo (tutto da lasciare al suo posto) e centinaia di granchi che vengono utilizzati come esche, quelli più grandi, da mangiare, li prendono tra le mangrovie. Alle 13 ci attende il nostro primo pranzo keniota: iniziano con conchiglie gratinate al cocco ed ostriche, continuano con un granchio enorme e gamberi al curry, non è finita, arriva il riso al cocco e filetto di pesce bianco, è davvero tutto buonissimo!!!! Finiamo il pasto con un curioso e squisito tè allo zenzero, ottimo digestivo! Dopo pranzo passiamo di nuovo attraverso le saline per dirigerci verso la spiaggia dorata; oltre ai lavoratori del sale ci sono molti pescatori, qui il pesce è ottimo ed abbondante, con pochi mezzi di fortuna si riesce a pescare. Le nuvole non ci danno tregua oggi. Arriviamo alla spiaggia praticamente deserta e con la macchina arriviamo proprio sulla battigia. Il paesaggio è molto bello, con il sole sarebbe fantastico, perché la sabbia contiene pagliuzze di pirite che brillano al sole, da qui il suo nome, “spiaggia dorata”. Sulla via del ritorno osserviamo la gente nei villaggi, a fianco delle faraoniche ville dei danarosi italiani, che poco fanno per questa gente, osserviamo la vita di tutti i giorni e passiamo vicino ad un grande pozzo d’acqua, sono le donne e i bambini ad occuparsi dell’acqua, ci fermiamo e lasciamo alcuni peluche ai bimbi, ed in un attimo siamo assediati, purtroppo, non ne abbiamo per tutti… Arriviamo a Malindi, e nonostante il tempo sia stato inclemente, è stata una bella giornata. Prima di entrare nel nostro hotel i ragazzi ci chiedono se vogliamo visitare i villaggi dove vivono. L’idea ci piace e ci diamo appuntamento al giorno dopo.

06 agosto ’10 Come previsto, la mattina ci incontriamo con i ragazzi. Fermiamo un tuk tuk e ci buttiamo tutti sopra; ovviamente siamo stretti, visto che il tuk tuk ne può portare 3 e noi siamo in cinque più ovviamente l’autista, perciò Masai si mette con noi, Davide dietro nel cassone e Stefano vicino all’autista a fare da navigatore. Dopo 15 minuti arriviamo ai villaggi. E’ impressionante come siano vicini alle ville dei ricconi. Ovviamente la strada tutta sterrata, quando piove, si trasforma in un’enorme pozzanghera. Prima di arrivare al primo villaggio passiamo in mezzo a molti altri, un dedalo di viuzze tutte uguali, con case di fango identiche, se mi mollavano li a piedi li stavo, impossibile orientarsi! Un “panorama” strano, tanta povertà in un luogo dove la terra ti può dare tanto, però lavorare con il turismo non li sprona a lavorare, lavorano la terra o vanno a pescare solo nei mesi tra marzo e maggio, durante la stagione delle piogge, quando il turismo non c’è . C’è ovunque tanta immondizia, segno anche questo di disorganizzazione. Concludo questo breve inciso dicendo che queste sono solo considerazioni, non vuole essere una critica al popolo keniota. La povertà c’è e si vede ed io ho portato molte cose dall’Italia ed ho lasciato durante tutto il viaggio una dozzina di maglie, pantaloni ed abiti in buono stato ma che dormivano nei miei cassetti da anni, cosa che consiglio di fare a chi va, ovviamente non da barattare ma da regalare! Eccoci finalmente al villaggio di Stefano, seguiranno, poco distanti gli altri due. Quando entriamo a casa di ognuno di loro ci mostrano con orgoglio quel poco che hanno, sono davvero molto ospitali; ci presentano i genitori e la famiglia. Ovviamente scattiamo qualche foto che gli spediremo: sia le foto delle gite da mostrare ai turisti per convincerli ad andare con loro, sia le foto con la famiglia, non penso ne abbiano molte! Le case sono ovviamente tutte di fango, spesso, non c’è praticamente nulla all’interno, appena una stuoia per terra per dormire ed una zanzariera, in quelle più “agiate” puoi trovare una brandina (per 2 o 3 persone), un paio di sedie ed un fornelletto, ovviamente tutti senza elettricità ed acqua. Anche qui ci sono ovunque bambini di tutte le età, abbiamo portato con noi un po’ di vestiti, penne e peluche, ma al solito non bastano, sono sempre troppi! Dopo circa un’ora e mezza usciamo dal dedalo di villaggi ed andiamo al Curio, il Malindi Tourist Market.

I piccoli negozi, tutti uno attaccato all’altro, offrono una varietà infinita per forme e dimensione di animali, statue, maschere sia in legno che in pietra saponaria, tele, ciabatte con perline, collanine, di tutto insomma; quando sia passa per le vie i venditori ti accalappiano anche se stai già comprando in un’altra bottega e, se non c’è una cosa che cerchi, entro un minuto te la trovano, si passano le cose da una bottega all’altra; ovviamente anche qui bisogna sempre contrattare! Facciamo acquisti per noi e per i nostri amici; usciamo con borse piene di oggetti dopo aver speso 75€. Torniamo in villaggio e dopo pranzo ci concediamo un po’ di relax in piscina per prendere il sole. Alle 17 con un tuk tuk andiamo al AL-HASHIMIYA SUPERMARKET per fare la spesa per i bambini dell’orfanotrofio che andremo a trovare. Siamo venuti in questo negozio perché qui fanno la spesa i locali, i prezzi sono imposti, quindi, si risparmia e si riesce ad acquistare più merce. Ci poniamo un budget di 2.000 Sch. Compriamo riso, farina, latte in polvere (scopriremo molto apprezzato), pasta, fagioli, biscotti, matite, gomme e dentifrici. Pensavamo che costasse meno! Con questi prezzi la vita deve essere proprio dura, tante cose costano come da noi!!! Comunque sia, abbiamo riempito un grande scatolone e siamo stati anche aiutati da coloro che lavoravano nel negozio, anche perché, hanno capito che non si trattava di acquisti per noi ma erano aiuti per i bimbi. Arrivati in camera, sistemiamo tutto in una valigia insieme alle cose portate dall’Italia. Quanto pesa ora la valigia! Dopo cena ci incontriamo con Mauro e Iolanda e decidiamo di buttarci nella Malindi by night. Saliamo su un tuk tuk in quattro e per 100 Sch. Ci facciamo portare in Lamu Road. Sorpresa, non c’è nessuno, qui la movida inizia dopo mezzanotte! Decidiamo di prendere un gelato poi facciamo un giro al Casino e lo troviamo pieno di italiani ed inglesi. Usciamo quasi subito ed andiamo in un locale frequentato maggiormente dai kenioti, non mi interessano i locali super lusso frequentati solo dai nostri connazionali. C’è parecchia gente, ci sediamo al tavolo ed ordiniamo 1 birra e 3 bibite; ci arriva il conto, 360 Sch, cioè circa 3,50 €, una sciocchezza! Io e Mauro ci alziamo per fare un giro del locale, ovviamente all’aperto, e dopo pochi passi due ragazze ci abbordano, ma con le nostre compagne che ci scrutano, che vuoi fare!!!!! Scherzo ovviamente. Qui il problema della prostituzione esiste davvero, e non solo quella femminile ma anche quella maschile. Trascorriamo una bella serata godendoci spettacoli e danze. Verso l’1 e 30 rientriamo in villaggio con il solito tuk tuk, tutti e quattro stretti stretti, ma il viaggio dura solo 5 minuti.

07 agosto ’10 Oggi è il compleanno di Marika e lo festeggiamo trasferendoci a Watamu al Barracuda Inn. Lasciamo lo Scorpio Villas alle 10, ed all’esterno ecco i nostri amici beach boys con cui avevamo appuntamento per portarci a Watamu, ovviamente risparmiando, paghiamo 15€ contro i 25 chiesti dal taxi dell’hotel. Sono 25 km di strada ed in mezz’ora circa arriviamo a destinazione. Siamo i primi arrivi di oggi, quindi, ci assegnano la stanza più vicina e comoda, con un’ottima vista mare. La stanza è molto bella e spaziosa, ha un grande terrazzo con divano, anche il bagno è molto grande, ma appena apriamo il rubinetto ne sgorga un’acqua rossa, non ho ancora capito se per la terra o per la ruggine dei tubi perché non usata da tempo; basta lasciarla aperta un po’ e poi diventa abbastanza pulita, ma il sapore salmastro persiste. Non c’è problema, akuna matata, non si può pretendere troppo! Siamo in Kenya, e fuori dalle porte del resort c’è gente che non sa nemmeno cosa significhi avere l’acqua corrente in casa!!!!! Il villaggio è direttamente sul mare con una sabbia fine e tanto bianca che con il potente sole africano ti abbaglia, però purtroppo, ci sono un po’ di alghe. C’è anche una spiaggia interna vicino alla piscina tra le palme sferzate dall’onnipresente vento che ti aiuta a resistere sotto il sole.

Siamo fortunati perché non è un hotel iper affollato tipo l’Aquarius qui vicino, ottimo per il relax. L’hotel è praticamente in centro paese, a 50 metri c’è il supermarket Mama Lucy dove trovi dalle sigarette alle birre alle spezie. Poco distante le banche, il Casino, un paio di baretti italiani con un ottimo gelato e caffè, le innumerevoli bancarelle ed il centro vero di Watamu, con ancora le strade sterrate. E’ un paese tranquillo, anche la sera,e non è pericoloso. Oggi decidiamo di non fare nulla, sole e relax. Ci stacchiamo dai nostri lettini solo per andare a pranzo, al primo piano sopra il bar, tutto all’aperto, ed alle 17 per te, caffè e biscotti. Si sta davvero bene, il clima è spettacolare! La sera dopo cena, normale e non spettacolare come allo Scorpio, andiamo in spiaggia a guardare le stelle. E’uno spettacolo incredibile, sono tantissime e molto luminose, sembra di poterle toccare con una mano; le costellazioni sono strane, non le ho mai viste, siamo sotto l’equatore, nell’emisfero sud, quindi per me, una novità.

08 agosto ’10 Anche oggi è una splendida giornata. Al mattino c’è la bassa marea, che ogni giorno si sposta di un’ora; il mare arretra di 300 metri fin dietro agli isolotti della Blue Lagoon ed il paesaggio muta nuovamente. Si cammina sulla barriera corallina e si vedono stelle marine panettone, poi quelle rosse, poi quelle Michael Jackson, paguri, murene, pesci palla, conchiglie maculate piccole e grandi, ostriche, ricci di mare di ogni forma e dimensione. Ovviamente anche qui si è sempre accompagnati dai beach boys che ti aiutano a trovare stelle marine e c. Perché da soli non vedresti tutto. Mentre io blocco a chiacchierare i beach boys, Marika si defila per fare alcune foto da sola, ma non riesce perché e seguita da 5 cani, qui non si riesce proprio a stare soli!!! Alle 10 l’hotel organizza una gita alla spiaggia dell’amore. Io mi fermo in villaggio perché sono venuti a trovaci Mauro e Iolanda. Per andare alla spiaggia dell’amore si passa per il paese fino a Milano 2, pieno di ville di Italiani, che si possono affittare per poche decine di euro al giorno. Da qui, con 2 €, si prende un dondolante barchino a vela, ed in pochi minuti si arriva. Con la bassa marea ci si può andare a piedi. Il mare è bellissimo, l’acqua cristallina e la spiaggia bianca e nemmeno un’alga, fanno di questo posto un paradiso! Verso le 12 il gruppo rientra in villaggio e dopo pranzo trascorriamo il pomeriggio con i nostri amici. Verso le 17 facciamo un giro per il paese, ovviamente i beach boys ci accompagnano e ci fanno vedere tutto. Negozietti e botteghe ovunque, anche qui una piccola cooperativa che produce e vende souvenir di ogni tipo ed una parte del ricavato va ad un orfanotrofio, ovviamente si acquista e si contratta. In Kenya la natura è imponente, ogni giorno scopro piante nuove con proprietà diverse, piante di papaya ovunque, ed il frutto è ottimo contro le scottature del sole, la pianta con foglie profumate di limone da strofinare sulla pelle contro le zanzare, anche se ne abbiamo viste ben poche in tutto il viaggio. Dopo cena andiamo all’Aquarius a cercare i nostri compagni di viaggio del safari. Il villaggio è molto bello ma enorme, impossibile trovarli, quindi, lasciamo un messaggio in reception, meglio il nostro, più tranquillo. Rientrati al Barracuda, due coppie giocano a biliardo, o meglio tentano di giocare visto le condizioni precarie del tavolo e delle stecche, così tra una risata e l’altra conosciamo Robert e Chiara, Vito e Rossana, con i quali trascorreremo ore liete nei giorni a venire, soprattutto la sera perché le escursioni sono organizzate in tempi diversi.

09 agosto ’10 Oggi altra escursione: Safari Blu a Mida Creek organizzato con i beach boys Katana ed Hassan, sono molto bravi e parlano bene italiano oltre che un ottimo inglese) costo 40€ a testa contro i 60€ chiesti dal tour operator. Ritrovo ore 8.30 in spiaggia, breve camminata fino alla spiaggia vicina, piena di montagne d’alghe, ed entriamo nella riserva marina di Watamu. Da qui prendiamo la barca con fondo trasparente. Raggiunta la riserva sulla barriera corallina ci fermiamo per vedere pesci e coralli e per fare un po’ di snorkeling poi ci si sposta alla spiaggia Garoda per un altro bagno, anche se con poco sole. Ripartiamo per Mida Creek, un’insenatura di circa 6km all’estremità meridionale di Watamu. Qui navighiamo per circa un’ora nelle placide acque dell’insenatura attorniata di splendide mangrovie, vediamo tantissimi uccelli, tra cui ibis, aironi e fenicotteri; ci sono anche tanti pescatori che nell’acqua bassa a piedi od in canoe ricavate da un tronco scavato, fanno incetta di pesci utilizzando lenze o mezzi di fortuna. Alle 13 arriviamo a riva per il pranzo. Il pranzo è ottimo, riso al cocco con polipo, tonno, gamberoni ed aragosta alla griglia, per finire con un mix di frutta tropicale, davvero super!!! Qui mi fanno provare il loro “spazzolino naturale”, consiste in un rametto, grosso come una sigaretta, non so di che pianta si tratti, che va prima un po’ pulito con un coltello, poi si mastica un po’, una volta che si sfilaccia lo si passa tra i denti, che rimangono perfetti!!!! E’incredibile, ti lascia la bocca pulita e senza nessun sapore residuo, la natura è capace di fornirgli davvero tutto, ogni giorno mi fanno scoprire qualcosa. Anche qui ci sono i venditori di souvenir, e vuoi non comprare qualcosa? Così ci becchiamo altre 4 statuette ed un braccialetto!!! I ragazzi ci mostrano la natura delle mangrovie, i loro semi, i frutti, gli abitanti come il pesce rana, il granchio zebra e dei ragni grandi come un piatto!!! Alle 15 la barca ci porta verso l’uscita di Mida Creek, approdiamo sulla sponda opposta, via mare è pericoloso con l’alta marea, e troviamo un pulmino che ci attende per riportarci in villaggio. Anche se il tempo non ci ha assistito è stata una splendida esperienza. Dopo cena in villaggio alcuni acrobati fanno un bellissimo spettacolo. Questi sette ragazzi sono bravissimi, fanno salti e piroette incredibili, ed alla fine dell’esibizione un altro banchetto per venderci qualcosa; non mi è piaciuto, un po’ squallido, preferisco lasciare una semplice mancia.

10 agosto ’10 Sveglia ore 8 per andare a vedere bene la barriera con bassa marea e rivediamo ancora meglio tutte le creature marine che abitano questo ecosistema. E’incredibile vedere pozze, anche piccole, che sembrano mini acquari!!! Trascorriamo il resto della mattinata in spiaggia. Al pomeriggio visitiamo l’orfanotrofio “Gog our Father childern’s home” a Gede; andiamo con un tuk tuk che ci chiede 10€ per andare ed aspettarci, un paio d’ore in totale. Appena arriviamo, non riusciamo nemmeno a scaricare la valigia piena di viveri e regali, che alcuni bambini vogliono già essere presi in braccio. Con un bimbo a testa la responsabile, chiamata Mama Susy, ci mostra tutto il complesso che ospita più di 90 bambini dai 2 mesi ai 13 anni; ci sono ampi saloni, dormitori divisi per maschi e femmine, un’infermeria attrezzata, una mini fattoria con animali e piccoli orti, ed i bambini sono ben seguiti, puliti ed educati; questa struttura impiega 30 persone. Durante la visita cresce il numero dei nostri piccoli amici, al punto che 3 non riesco a tenerli in braccio, così mi siedo per terra ed inizio a giocare con loro che mi saltano addosso. Dopo un po’ di gioco ci spostiamo nel salone dove apriamo la valigia e lasciamo tutto ciò che abbiamo portato. Un bimbo riconosce i biscotti, così li apriamo, e lui inizia a distribuirne alcuni a partire dal bimbo più piccolo. Qui ogni bambino aiuta ed accudisce i compagni più giovani. Il bambino in braccio a Marika si addormenta ma appena tenta di metterlo a letto scoppia in lacrime! Così lo stringe nuovamente. Putroppo è già ora di andare e lasciare agli addetti la possibilità di lavorare con tranquillità. Diamo i bimbi agli educatori, non piangono come immaginavo, meglio, è già difficile lasciarli. Il bimbo che ho avuto di continuo in braccio, gira l’angolo per salutarci mentre andiamo via col tuk tuk, e mi fa un po’ stringere il cuore. E’ stata un’esperienza davvero forte ed emozionante; lo so che il nostro gesto è stato solo una goccia in mezzo ad un oceano, però mi ha fatto stare bene, e se tutti i turisti facessero questi piccoli gesti, questi bimbi potrebbero avere una vita un po’ migliore.

11 agosto ’10 Altra escursione, oggi si va a Sardegna 2, sempre con i beach boys con 40€ a testa. Alle 8 ci aspetta il pulmino per Malindi. Dopo mezz’ora saliamo in barca, anch’essa con fondo trasparente, e ci dirigiamo verso il parco marino di Malindi, anche qui snorkeling ed avvistamento pesci, ma il parco marino di Watamu è meglio. Ripartiamo e verso le 11 arriviamo agli atolli di Sardegna 2. E’uno spettacolo di colori. Vediamo stelle marine, coralli e spugne. Nell’ acqua cristallina facciamo foto e prendiamo il sole, mentre i nostri accompagnatori scaricano dalla barca il barbecue ed iniziano a preparare il pranzo a base di crostacei. Verso le 13 saliamo in barca per l’ottimo ed abbondante pranzo. Dopo mangiato mi giro e ….. Ops, l’isola non c’è più, è arrivata l’alta marea. Mentre i ragazzi sbaraccano e lavano il tutto con l’acqua di mare e la sabbia, io mi butto nell’acqua bassa per rinfrescarmi e sciacquarmi le mani. Dopo poco ripartiamo per Watamu, dove arriviamo per le 15 alla spiaggia dell’amore. L’atollo di Sardegna 2 è magnifico, non potete andare a Watamu e saltarlo!

11 agosto ’10 Oggi brutto tempo, così ci dedichiamo agli ultimi acquisti. Troviamo, forse un troppo tardi perché abbiamo già comprato di tutto, lo Zebra Shop, dove Ciccio, il padrone, accoglie tutti con allegria. Qui i prezzi sono segnati, costa pochissimo, non si contratta e si risparmia davvero tantissimo; sicuramente la qualità non è altissima, ma per i regali per parenti ed amici va sicuramente benissimo. Per strada trovo la piccola bottega di un pittore che crea quadri non dozzinali come la maggior parte; ce ne sono alcuni davvero grandi e belli che costano 50€, ovviamente trattabili, ma a me ne interessa uno non grandissimo ma quelli esposti sono tutti venduti. Il pittore mi promette che me lo farà trovare pronto entro 2 giorni prima della mia partenza, ci accordiamo per la cifra di 1000 Sch. Facciamo ancora un giro al supermarket dove compro le sigarette Embassy, buone, a 140 sch il pacchetto e me ne faccio una scorta per il ritorno a casa, poi compriamo del te, spezie varie, zenzero e vaniglia, davvero a prezzi convenienti.

13 agosto ’10 Ultimo giorno in Kenya. Anche oggi il tempo non ci è amico, grandi nuvole coprono il sole. Dopo colazione incontriamo i nostri 4 amici che dovevano partire per Sardegna 2 ma visto il tempaccio è saltato tutto. Decidiamo di andare alle rovine di Gede, l’unica escursione che ancora ci mancava!!! A noi si aggiunge una coppia, così in 8 prendiamo un pulmino taxi che per 1700 Sch ci porterà alle rovine. Prima di arrivare ci fermiamo per comprare delle banane (quasi un casco per 100 Sch = 1 €) perché all’interno dell’area archeologica ci sono tante scimmie. L’entrata costa 500 Sch + 100 Sch per la guida a testa. Appena entrati iniziamo a dare le banane alle scimmie, che si fanno via via più intraprendenti e alla fine te le prendono dalle mani. Camminiamo un’oretta tra le rovine delle tombe, delle moschee e del palazzo reale di una vecchia città mussulmana; ciò che vediamo è solo 1/3 dell’ intera città, il resto è ancora da portare alla luce. Ovviamente ci sono tantissime piante, tra cui liane, l’albero missile con un tronco alto e liscio dove nessun animale riesce a salire, l’albero coccodrillo ricoperto di scaglie, baobab coperti di foglie e frutti, a differenza di quelli spogli ma vivi visti nell’arida savana, profumati eucalipti, una pianta con bei fiori ma la cui resina è tossica e mortale, poi tanti insetti tra cui enormi millepiedi neri e formiche giganti. Poi c’è un piccolo museo dove si possono vedere gli oggetti ritrovati durante gli scavi. All’interno del sito archeologico si trova anche una riserva di farfalle, il cui ingresso costa 100 Sch a persona. Nel pomeriggio, ultimo giro per Watamu, ci concediamo con gli amici un buon gelato ed un caffè in un bar italiano, poi passo a ritirare il mio quadro. Facciamo ancora un giro allo Zebra Shop per spendere gli ultimi scellini e Ciccio ci regala un tagliacarte il legno. Lasciamo le ultime cose che ci sono rimaste a Katana ed Hassan e loro ci regalano due collanine di perline con una tartaruga ed un leone intagliati nel legno; le accettiamo con molto piacere, sono davvero dei ragazzi di cuore. La sera cena africana in villaggio con i nostri amici, con tanti antipasti a base di manioca, patate dolci e banane, i primi sono zuppa, riso al cocco, riso con carne e verdure, mentre i secondi sono pesce, pollo e capretto alla griglia, e spezzatino con patate, chiudiamo con 3 tipi di dolce e frutta tropicale. Terminiamo la serata con le ultime chiacchiere ed i saluti.

14 agosto ’10 Ore 2.50 sveglia prestissimo, colazione e trasferimento di 2 ore per l’aeroporto di Mombasa. Espletate le pratiche, faccio un salto al duty free per comprare le sigarette a 14 Euro la stecca, poi un caffè con smoking area al piano superiore. Alle 8.20 l’aereo decolla da Mombasa in perfetto orario, per atterrare, dopo meno di 7 ore in leggero anticipo prima a Roma poi a Milano. All’inizio del viaggio mi chiedevo se il mal d’Africa esiste davvero, e la risposta è si, esiste! Solo li, durante il safari, riesci a cogliere la forza e la potenza della natura selvaggia, che riesce a riportarti alle origini. Sei nella culla del mondo, ti senti allo stesso tempo piccolo e protetto. I panorami ti riempiono gli occhi, la terra rossa invade tutti i tuoi sensi, gli odori forti risvegliano sensazioni ormai sopite. La natura fa da padrona e governa i ben visibili cicli della vita e della morte ma se riesci a conoscerla ti accompagna e ti aiuta dandoti tutto di cui hai bisogno.



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