Kasbah marocco
Tra noi c’è anche Nathalie, oltre ad essere l’unica che sa bene il francese è simpaticissima e si mette subito in evidenza, dando vita ad un simpatico testa a testa con Maurizio, il nostro coordinatore. Scopro che Francesco, il ragazzo di Matera, di professione fa il cineoperatore free-lance ed è appena ritornato da Lourdes (come il sottoscritto), dove ha girato un film sul pellegrinaggio della UNITALSI della sua Regione, ha portato la telecamera e ha intenzione di riprendere i momenti belli della nostra avventura.
Mentre siamo in fila per il check-in e chiacchieriamo con i ragazzi degli altri gruppi in partenza (tre grupponi direi!), alcuni marocchini in partenza come noi, formano una fila parallela alla nostra e, grazie alla nostra disattenzione e benevolenza…si infilano belli come il sole fino a passarci davanti …e vai……è già Marocco!!! Il volo: “tutto procede per il meglio”, partiamo in ritardo, i marocchini hanno imbarcato di tutto, valigie enormi, scatole di cartone legate con lo spago, masse deformi avvolte con il nastro adesivo……sembra di essere negli anni ’60, quando i primi immigrati del Sud Italia tornavano a casa……. Ma ce la farà il velivolo a stare per aria? In cabina siamo tutti vicini, fraternizziamo non solo tra di noi, ma anche con quelli degli altri gruppi e con alcuni simpatici marocchini che parlano benissimo l’italiano. E’ ora del pasto, lo steward avanza con il carrello con sopra dei contenitori di diverso tipo belli fumanti e, mentre distribuisce i vassoi chiede “pollo o carne?” Ci guardiamo stupiti cercando di capire la differenza e alla fine, quasi per istinto di conservazione rispondiamo “pollo, grazie”. La qualità è buona, i dolci sono squisiti, ce li ricorderemo insieme al thè alla menta, come una ottima alternativa nutrizionale ai piatti della cucina marocchina, quasi sempre carichi di spezie (maledetto cumino!!!!). Francesco legge un libro di Schopenauer che maligna sulle donne e ad ogni frase letta argomenta chiedendo la nostra opinione, io non posso fare a meno di pensare “chi disprezza compra, è sempre così……” i fatti visti in viaggio mi daranno ragione!! Prima di iniziare la manovra di discesa, il personale distribuisce una scheda da compilare per l’ufficio immigrazione dell’aeroporto (stile USA), ci siamo, …….Chi di noi sa il francese? L’aeroporto: facciamo la fila al bureau dell’immigrazione, tutto ok, nessuno viene trattenuto (nonostante le facce distrutte), recupero un carrello per i bagagli, mentre gli altri cercano di scoprire quale è il nastro al quale è stato assegnato il nostro volo. Maurizio si ricorda che cinque di noi, partiti da Roma, sono già a Casablanca da un pezzo ed è impaziente di entrare in contatto con loro. Recuperiamo armi e bagagli (si dice così) ed usciamo, riconosco gli altri, sono in gruppo, con Arianna in testa che si sbraccia e salta per farsi notare. Baci e abbracci e scatta quindi la procedura di noleggio vetture, vengono eletti i primi autisti, mi tocca guidare lo sapevo. Maurizio, alla pari del coordinatore dell’Irlanda dell’anno passato, me lo aveva chiesto anticipatamente. Siamo io, lui, Andrea (che ho convinto ad iscriversi al viaggio), Arianna e Silvia, una forlivese dagli occhi grandi e con l’accento alla Casadei. Arriva l’investitura del cassiere e chi poteva essere, se non il mio amico Andrea? Glielo avevo anticipato prima di partire che sarebbe andata a finire così, del resto chi meglio di un ingegnere gestionale può amministrare i beni della cassa comune? Accetta mal volentieri, ma presto entrerà nella parte alla grande, sapeste quante volte aprendo gli occhi al mattino l’ho veduto armeggiare con la calcolatrice, in anticipo al suono della sveglia!! Mettiamo il primo centone nella cassa comune, quindi Andrea ed alcuni coraggiosi vanno ad affrontare l’impiegato del Cambio (i primi Dirham!!!), il cassiere in cravatta e maniche di camicia arrotolate è dotato di un aplomb all’inglese, infatti, nonostante la ressa davanti allo sportello e al caldo infernale non si scompone mai. Anche qui i marocchini cercano di fare i furbi, ma noi, facendo tesoro di ciò che è successo alla Malpensa, facciamo catenaccio e respingiamo l’attacco.
Verso Casablanca: ci danno le vetture, quattro due volumi (due Palio e due Clio) e una Peugeot 306 berlina, l’unica con un buon bagagliaio. Mi gratto la testa e penso: come faranno ad entrare i nostri bagagli nelle vetture? Di fretta facciamo il check dei mezzi secondo la tabella che Maurizio ci aveva mandato via e-mail, mi sembra di essere un collaudatore della Fiat, ma non riusciamo a completare l’operazione perché l’addetto della Europcar ci avverte che la Polizia è in agguato e le vetture sono in mezzo alla strada…..Un trucco per non farci scoprire i difetti delle auto? La mia Palio sembra buona, ma appena mi metto alla guida, sento che il volante tira tutto verso destra…..Che abbia preso un colpo? Mille pensieri mi attraversano il cervello, penso che se la vettura fosse mia non esiterei un attimo a fargli controllare la convergenza, ma poi penso che l’importante è che la vettura duri 15 gg senza sfasciarsi!! Si parte, destinazione Casablanca, con Maurizio in testa (of course…è il coordinatore), tutto tranquillo fino ai limiti della città, ma ben presto scopriamo che i marocchini sono indisciplinatissimi, soprattutto i pedoni incuranti dei semafori e della segnaletica sbucano dappertutto, al confronto Napoli è una città ordinatissima!! Senza una mappa della città (ma se l’avessimo servirebbe?) è un’ardua impresa trovare l’albergo, il verde del semaforo dura pochissimo e spesso si perde il contatto con la vettura che precede, meno male che alcuni di noi hanno il cellulare che funziona anche all’estero. Gli agenti del traffico sono dappertutto, con il fratino rosso fosforescente, non sanno fare altro che fischiare e fischiare……ci ricordiamo delle norme sul traffico marocchino inviateci da Maurizio e intanto lo stress ci assale…..Guardiamo l’orologio e ci domandiamo come faremo ad andare all’albergo e a ritornare all’aeroporto in tempo a prelevare gli altri dieci del gruppo che nel frattempo sono partiti da Milano.
Ad un certo punto ci fermiamo a chiedere aiuto ad un tassista…….E mi ricordo improvvisamente della sezione CONSIGLI della Guida Routard: alcuni sfaccendati ci circondano, proponendosi tutti come guide, nella speranza di ricavarci una mancia, ma magari fossero dei buoni consiglieri!! La realtà è che senza sapere un fico secco di niente, questi vomitano indicazioni che si riveleranno anche nelle future occasioni, prive di credibilità, Sarà buona fede o sarà inganno? A voi giudicare……io ho rinunciato a capire. Ad un certo punto Maurizio tira fuori l’asso nella manica, ovvero telefona all’Albergo per chiedere istruzioni e ci vengono inviati i rinforzi, ecco arrivare infatti un tizio bello pasciuto con tanto di badge dell’albergo, che sale in macchina con noi e ci porta finalmente a destinazione. Con il cavolo che lo trovavamo da soli l’albergo!!! Scarichiamo tutti i bagagli e ripartiamo alla grande sempre con il nostro uomo a bordo, arriviamo all’aeroporto appena in tempo per mettere qualcosa sotto i denti e intanto arriva il resto della truppa, la tensione nervosa è a livelli di guardia quando arriviamo in albergo, salgo in stanza, mi metto qualche cosa che non puzza e scendo in sala da pranzo.
Mi dimentico totalmente delle avvertenze sulla alimentazione e ordino una insalata marocchina con birra, mentre ingoio il tutto mi attendo da un momento all’altro le prime fitte allo stomaco (starò forse dando di testa?). L’ambiente è illuminato da lampade rosse stile night club e, nel chiaroscuro cerco di capire da buon maschietto se le nostre donne hanno argomenti interessanti……… Ceniamo e saliamo in stanza, Maurizio è con me e Andrea, dopo una meritata doccia finisce nel lettino che è tutto sgangherato, risolve il problema gettando il materasso a terra, cercando di farci capire che si adatta, ma che un coordinatore meriterebbe un trattamento migliore accidenti!! Buona Notte.
Da Casablanca a Rabat: il risveglio ci vede tutti belli pimpanti in sala da pranzo per la colazione (la migliore di tutto il viaggio) che ci viene servita da un cameriere con la livrea. Finalmente ci siamo tutti e possiamo vederci in faccia con la luce del giorno, le presentazioni hanno inizio. Scopro che da Torino siamo in cinque, oltre a me e al mio amico Andrea ci sono Antonio, Cristiana e Alberto. Antonio è Ingegnere nucleare, mentre gli altri due insieme a Silvia e Sara sono tutti laureati in matematica……accipicchia…ma quanti crapuloni!! Vengo a sapere inoltre che Maurizio vende tende da sole, poi gli altri……Chiara e Andrea si occupano di finanza, Sandra è architetto, Roberta lavora nell’ambito della ricerca del personale (qualcheduno la definirà più avanti una tagliatrice di teste….Ndr.) Daniele si occupa di Qualità, Paolo (fratello di Elena moglie di Daniele), è nel campo dell’informatica, Nathalie è naturalista (non naturista, ci tiene a precisarlo), Arianna lavora all’Alitalia, Silvia di Varese ha un negozio di biancheria intima (che libidine…), insomma un bel gruppo assortito. Dopo gli ultimi dettagli a cura del coordinatore ed un bel thè alla menta fumante, ci mettiamo in viaggio, cercando di uscire dalla metropoli Casablanca, con destinazione Rabat.
Da Casablanca a Rabat: La strada per Rabat non è così semplice da trovare, grazie anche alle indicazioni avventate dei soliti sfaccendati riusciamo a perderci ripetutamente e a compiere più volte il giro delle stesse rotatorie come degli ebeti, ma poi dopo ripetuti tentativi, ci canalizzano correttamente per Rabat, evviva!! Lungo la strada, quasi sempre diritta, scorgiamo le bidonville della città e ciò che vediamo ci stringe il cuore, molti bambini sono malvestiti e vagano per la strada……le case in muratura poco alla volta si diradano e lasciano il posto a costruzioni in argilla e paglia, la sabbia di colore rossiccio si mischia alle piante e alle palme, asini e muli muniti di basti in vimini procedono ai bordi della strada, il loro padrone spesso li percuote per fargli aumentare il passo……….Ma per andare dove? Ogni tanto si vede anche il mare. Penso alla mia passata esperienza in Kenya con i missionari e ritrovo molte analogie, ehi….Ma siamo proprio in Africa!!
Rabat: scorgiamo una porta medioevale, la confusione di auto, camion, quadrupedi e bipedi di ogni sorta e le grida in arabo della gente ci annunciano che siamo alle porte della città. Ci spingiamo tra la confusione fino ad una grande spiazzo polveroso e lasciamo le vetture. Preoccupati per i bagagli, ci affrettiamo a mascherarli dentro il bagagliaio, ma subito un tipo con un camice blu ci viene incontro…ma chi sarà costui? Ah…è il parcheggiatore, o meglio il guardiano delle vetture, una figura che da lì in avanti troveremo sempre, meno male, con lui siamo tranquilli! Una mancia e via………… Ci incamminiamo a piedi, berretto sulla zucca per non fondere, entriamo nel budello di un mercato, ma certo è il SOUK! Il tipico mercato marocchino, tutti i paesi arabi ne hanno uno, per gli odori ed i colori mi ricorda il Gran Bazar di Istanbul.
All’entrata del mercato, sotto il porticato, un angolo inaspettato: alcuni mezzemaniche con tanto di tavolino con su la macchina da scrivere, attendono i clienti analfabeti per tradurre su carta pensieri e documenti amministrativi. C’è anche la macchina da scrivere che ha i tasti con i caratteri in arabo, sissignore!! Passiamo in rassegna tutti i tipi di stand e chioschi, dagli alimentari all’abbigliamento, fino ad arrivare ai barbieri e ai dentisti. Il dentista è originalissimo, in vetrina, dentro barattoli di vetro, sono esposte delle dentiere, mentre il macellaio, senza frigorifero e con un coltellaccio in mano e il grembiule tutto inlordato di sangue, lavora in condizioni igieniche da paura, con le mosche che gli girano attorno, le bestie morte sui tavolacci sembrano chiedere pietà………Il mercato delle spezie è profumatissimo, si va dalla salvia allo zafferano, dal cumino al peperoncino, al curry, tutti esposti dentro i sacchi in bellavista, bellissimo il banchetto dei datteri e delle olive, tutti sovrapposti a piramide, ma quanto ha lavorato quello? Francesco inizia a riprendere con la telecamera e altri (compreso il sottoscritto) mettono mano alla macchina fotografica, ma alcuni marocchini storcono il naso, altri vorrebbero dei soldi per concedersi, altri espongono eloquenti cartelli “vietato fotografare”. Abbiamo letto da qualche parte che, secondo la religione islamica, fotografare una persona è come portargli via l’anima………sarà…..Eppure nei filmati di Overland, ho visto i Taleban dell’Afganistan farsi fotografare e riprendere alla grande, ma lì è medioevo! Alcuni di noi sono attratti da oggetti artigianali e parte la contrattazione…….Mitica, proprio come con i nostri Vucumprà, con la differenza che loro giocano in casa e per noi inizialmente è dura. Alla fine la trattativa ha successo, il compromesso si trova, ma scopriremo in seguito che la merce non sempre è ottima, in altri luoghi producono oggetti di qualità migliore.
Partiamo alla ricerca della Torre di Hassan e finiamo a visitare i giardini andalusi, da una terrazza si vede la spiaggia con molti bagnanti, ma tutto è grigio, manca il sole e l’afa ci ammazza……scendendo tra i budelli alla ricerca di una toilette, capitiamo in uno spiazzo dove c’è una specie di locale con pergolati. Troviamo gli altri gruppi di AnM in sosta intenti a sbafare dolci tipici e a bere thé, ne approfittiamo per emularli. Il cameriere posa il vassoio dei dolci sul tavolino e poi rimane lì in piedi ad osservarci facendo roteare gli occhi…gli sarà presa una paralisi oppure non sa cos’è la discrezione? Ma no….Sta contando i dolci che ci pappiamo per fare il conto e che diamine!! Dopo il thé alla menta di rito, arriva il conto e il coordinatore si inalbera….Da lì in avanti saremo più furbi.
Finalmente troviamo la Torre di Hassan ed il mausoleo di Mohammed V, parcheggiamo come tutti in divieto di sosta e saliamo a vederli, sarebbe stato un peccato non visitarli.
Sui gradini della struttura alcuni di noi si fanno fare dei tatuaggi con l’hennè da delle donne locali e poi partiamo……..Destinazione Meknes.
Meknes: la visita a Rabat è stata stressante ed arriviamo a Meknes con il fiatone. Ci accorgiamo tutti che la città è molto diversa dalla precedente, più pulita e più colorata ma soprattutto più originale e più raccolta, con le sue belle mura antiche viene definita non a caso la Versailles del Marocco. Le bandiere rosse con la stella verde al centro sono dappertutto, il nazionalismo emerge alla grande.
L’albergo è in centro, ci diamo una ripulita e saliamo in macchina, attraverso viuzze strettissime ci portano a mangiare nella vecchia Medina, in un ristorante tipico denominato “Riad”. Nel complesso la cena è buona, ma il locale è di gran lunga più bello. Assaggiamo la carne mista al cous cous preparata nel tajine, la zuppa di legumi ha un retrogusto di detersivo per i piatti, colpa del cumino che è onnipresente, molto lo trovano fastidioso e lasciano………finiamo con il thè e i dolci, come sempre. Al mattino ci aspetta la guida, sarà con noi fino ad ora di pranzo. Saliamo in auto e iniziamo la visita, le tappe fotografiche sono d’obbligo, poi ci infiliamo nella Medina attraverso una delle porte antiche, visitiamo le scuderie, i granai, la Medersa antica scuola coranica (in ogni città ce n’è almeno una). La guida è navigata, sa fare il suo mestiere, chissà quanti turisti come noi si è cucinata……parla con molto sarcasmo, snocciolando barzellette sui francesi e barzellette in un buon italiano. Il clou arriva verso ora di pranzo, entrati nel souk, la guida ci porta dentro un negozio di tappeti, dove ci viene offerto un thè alla menta (……e mi ricordo nuovamente della sezione CONSIGLI della Guida Routard), poi ecco che va in onda la televendita, ovvero ci vengono mostrati tanti tappeti variopinti e gli imbonitori fanno a gara a cucca più clienti. Chi non compra si gode il fresco e sorseggia la bevanda alla menta che tutto sommato non è male, vista la temperatura esterna!! Cristiana è la prima a farsi ammaliare e Alberto, il suo compagno, si alza di scatto per seguirla (gelosia o non si fida dell’intuito femminile?), nel corso della trattativa gli chiederanno come contropartita anche l’orologio, vi lascio immaginare la sua reazione!! Ci viene addirittura mostrata la foto di un famoso italiano che è stato loro ospite…chi sarà mai? Ma sì è lui, il famoso mago………ci guardiamo e pensiamo “è la comica finale”.
Moulay Idriss e Volubilis: nel viaggio tra le città di Meknes e Fes, saliamo a visitare il villaggio di Moulay Idriss (città santa), posto sulla sommità di uno sperone roccioso del Medio Atlante. Luogo oltre che di notevole importanza religiosa per gli arabi, anche di pellegrinaggio, qui vi è infatti il Mausoleo di Moulay Idriss, grande figura politica e religiosa del passato, custodito in una moschea dove i non musulmani non vi possono accedere. Accediamo invece ad una delle terrazze poste sulla parte altra della città, da dove possiamo vedere tutto il villaggio dall’alto, ottima scelta, ne valeva la pena. Dopo tutta la pianura dei giorni scorsi, un po’ di montagna non guasta!! Al termine della visita (si fa per dire) ci fermiamo ad un chiosco e ci facciamo della carne alla griglia, tanto per non far patire il nostro stomaco. Prima di salire in macchina ci pappiamo anche il melone comprato al mercato, la cui polpa è puro nettare!! Poco più in là sulla strada ci imbattiamo nelle rovine romane di Volubilis, che spettacolo al tramonto!!! Certo che i romani sapevano bene dove erigere le loro città. Esitiamo sulla necessità o meno di prendere una guida e poi decidiamo di fare da soli, dapprima a gruppi ordinati e poi sempre più sparpagliati…..Accidenti ma il sito è enorme!! Alla fine a visitare tutto il sito rimaniamo quattro o cinque, gli altri finiscono al bar a bere e ad aspettarci!! Dopo la pausa e lo scambio di opinioni con gli altri gruppi di AnM in visita al sito, riprende la marcia…..
Fes: è una bella città, composta da una parte vecchia e da una parte nuova. Il nostro albergo è nella parte nuova ed è fornito anche di piscina. Arriviamo tardi, mi faccio dare dal tipo della reception una dritta per la cena e uno dei suoi ci accompagna in un ristorantino non distante.
A cena assaggiamo il pollo al limone e l’arancia alla cannella, due specialità che ci verranno riproposte in seguito. Dopo cena qualcuno ne approfitta per fare una nuotata nella piscina.
Al mattino seguente facciamo conoscenza di Aziz, la nostra guida di turno, un tipo simpatico e più giovane della guida di Meknes. Partiamo per la visita della città che si preannuncia bella intensa.
Con le macchina saliamo prima su un’altura da dove possiamo ammirare un bellissimo panorama e poi, scesi in basso, parcheggiamo le cinque vetture in prossimità del Souk e vi penetriamo per una lunga visita.
Il Souk è senza dubbio bello e caratteristico, molto vasto e variopinto, non scorderò mai il nostro ingresso nel budello dove alcuni operai stanno scavando per dei lavori proprio in mezzo al passaggio e intanto l’acqua che fuoriesce, favorita dalla pendenza, lambisce le nostre calzature, asini e muli stracarichi ci piombano addosso a sinistra e a destra, gli uomini che li accompagnano gridano in arabo “Belek! Belek!” che in italiano significa “Permesso! Permesso!”, ma non c’è tempo per ammirare la scena, bisogna andare, Aziz si era raccomandato, guai a sfilacciarsi, c’è il rischio di perdersi!! Il budello è insieme di quadretti da immortalare, i bambini piccoli giocano, quelli più grandi ci ronzano attorno per spillarci un ricordo, gli anziani seduti a far la siesta, i venditori che cercano di acchiapparci a tutti i costi, insomma è tutto un movimento e intanto i rullini fotografici volano…….
Incontriamo altri gruppi di turisti, italiani, spagnoli, tedeschi e anglosassoni, tutti muniti di sacca sponsorizzata dal loro tour operator, noi siamo più ruspanti e meno impomatati e si vede……… Aziz perde un po’ della nostra stima trascinandoci (ebbene si, anche lui..) da un venditore di tappeti come già aveva fatto il suo collega di Meknes, quindi altra televendita che intenerisce acquirenti vecchi e nuovi!! Aziz ci porta anche in un cortile dove ci sono operai addetti alla tessitura con telaio in legno che per essere fotografati vogliono denaro, sarà realtà o finzione? Ricordate la Guida Routard e i suoi consigli? Oramai sono diventato scettico, c’è poco da fare, il mio temperamento e le mie origini piemontesi mal si sposano con le abitudini marocchine………
Qui, il sottoscritto con Arianna e il mio amico Andrea, usciamo a prendere un po’ d’aria e ci perdiamo…..È bastato un attimo e gli altri se ne sono andati, ma come avranno fatto se siamo sempre stati dinanzi alla porta d’ingresso? Grazie al cellulare (in Marocco prende dappertutto) Aziz viene a riprenderci e ci indica da dove sono passati per uscire……boh!! Il bello viene con la conciatura delle pelli, cose mai viste!! Prima di salire sulla terrazza da dove vedremo il “processo” di tinteggiatura, ci viene dato un rametto di menta che dovrebbe agire da anestetico per il nostro olfatto, lasciamo andare……prima di salire però, da uno squarcio nel muretto di protezione, riusciamo a scorgere dei bambini che lavorano giù sulla riva del torrente, non facciamo in tempo a scattare foto perché dalla strada, altri monelli che ci hanno seguito, prendono a bersagliare con i sassi quelli in basso che rispondono al fuoco. Nel tentativo di inquadrare e scattare, vengo colpito alla tempia, per fortuna senza danni.
Vedendo la gente che lavora alla tinteggiatura delle pelli, mi sembra di essere tornato al medio evo, adulti e ragazzetti sono con mani e piedi a mollo nelle vasche della tintura, di certo per loro la Legge 626 è fantascienza……i sindacati? Che cosa sono? Le varie vasche tutte assieme sembrano una tavolozza di colori a tempera.
Sotto la terrazza c’è un negozio di oggetti fatti in pelle, alcuni comprano babbucce e borse e Maurizio contrattando riesce a far arrabbiare il titolare, il quale reagisce alle sue richieste di sconto urlando a tutti che i suoi prodotti sono di ottima qualità e che non sono come quelli acquistati per strada, anzi dimostra con l’accendino che la pelle dei suoi non brucia mentre quella degli altri….……..Io nel frattempo vedo delle belle cinture di pelle e mi ricordo che una mi servirebbe, contratto e per 20.000 lire ne porto via una di colore nero (in Italia costa sicuramente di più). Per pranzo ci fermiamo ad un locale dentro il souk, mangiamo verdure cotte ed omelette, beviamo acqua e coca-cola (io di solito non la bevo), veniamo via dopo il thè. Dopo pochissimo ecco il primo cedimento fisico: la Roberta è in crisi, soffre di nausea e procede mal volentieri, sarà l’inizio della debacle del gruppo, però……abbiamo resistito tre giorni, ma siamo bravi!! Tornati al posteggio delle vetture nasce un piccolo giallo: manca una vettura (Clio), l’avranno rubata o l’ha rimossa la Polizia? La nostra guida e Maurizio vanno a parlare al poliziotto in servizio, il quale si informa via radio e riferisce che la vettura è stata portata via dal carro attrezzi perché intralciava il traffico, strano…..Nessun cartello indica che c’è divieto di sosta! Nasce la riscossa….Partiamo tutti e andiamo tutti alla sede della Polizia, attraversando la città. Aziz sostiene che la nostra presenza indurrà i funzionari in servizio a restituirci la vettura, poiché le autorità ci tengono a dare una bella immagine del Paese agli occhi dei turisti. Così facciamo, ma poi in caserma rimangono solo Maurizio e gli autisti della vettura, ne usciranno più tardi, dopo aver strappato l’autorizzazione al rilascio della vettura.
Partiamo e andiamo al deposito vetture in una zona infelice, la bidonville della città, dove i poveri frugano nella spazzatura per trovare da mangiare e tutto è sporco ed il vento che alza l’immondizia rende ancora più triste la scena. Entrano Maurizio e gli autisti, non ci vogliono dare la vettura e tentano di alzare il prezzo…..Maurizio mostra i denti e alla fine ecco la vettura, paghiamo 4.000 per il deposito e via…..
Aziz sostiene che la vettura ci è stata portata via perché lui come guida non ha pagato il pizzo al poliziotto in servizio, anche qui esiste la mafia, tutto il mondo è paese.
Torniamo all’albergo, salutiamo Aziz con una lauta mancia e ci facciamo una bella nuotata nella piscina, riuscendo persino a fare una piramide con le “nostre” donne sulle spalle e ricevendo applausi dalla gente attorno al bordo della vasca.
La cena è in un ristorante non distante, purtroppo Roberta e Chiara che gli fa compagnia non verranno, assaggiamo il vino locale, un rosso discreto.
Da Fes ad er-Rachidia: il mattino seguente Roberta sta ancora male, viene chiamato il dottore dell’albergo, il quale non si fa attendere. Dopo una puntura, prescrive un lungo elenco di medicine che andiamo subito a prendere in farmacia mentre Andrea ne approfitta per cambiare altri soldi.
La tappa oggi sarà bella lunga, l’arrivo ad er-Rachidia è previsto per il tramonto. Roberta sale in macchina, starà seduta quasi tutto il tempo del viaggio cercando di riprendersi dal malore.
Partiamo e il primo paese che troviamo è un villaggio di impostazione europea eretto grazie alla pensata di alcuni francesi, ma…accidenti sembra di essere al Sestriere!! Siamo circondati da chalet, alberghi di lusso e ville, si vede che regna la grana, ci sono anche gli impianti per sciare…… Alcuni vanno a fare una passeggiata ed il sottoscritto, assieme ad altri per niente attratti dall’atmosfera del luogo, ne approfittiamo per farci un caffè “quasi” italiano.
Ripartiamo, per la strada che è un saliscendi, incontriamo molto autocarri vecchi, la puzza dei loro gas di scarico è tremenda e procedono alla velocità di una lumaca. Ad Azrou ci fermiamo per visitare il souk locale, la sosta è breve, chi mangia, chi gira, chi compra oggetti. Andrea e Nathalie comprano un pallone ricordandosi del film di Salvatores “Marrakech Express”.
Prima di salire in macchina ci facciamo il secondo melone comprato al mercato, una vera prelibatezza.
La strada tocca la valle dei cedri, da queste parti esiste il grande cedro, ma noi che non vogliamo fare deviazioni, ci fermiamo per la strada e facciamo la foto di gruppo accanto ad un esemplare che è comunque bello grande e qualche attimo dopo veniamo quasi investiti da un gregge di pecore in trasferimento.
Ancora lungo la strada, notiamo tende berbere e animali delle popolazioni nomade e molte bancarelle e ci fermiamo ad una di queste per vedere se ha cose interessanti, in un angolo c’è una simpatica scimmietta, la quale però non è troppo mansueta, ogni tanto infatti gli prendono i cinque minuti e tenta di menare, ma per fortuna senza fare danni.
Riprendiamo la marcia in direzione delle Gole dello Uadi Ziz (fiume Ziz) che ora è quasi in secca, la strada si inerpica su per le montagne, notiamo che la rete stradale è in condizioni ottime, tutta segnalata e con parapetti in ordine. Mentre è oramai nitida davanti a noi la catena del Medio Atlante, arriviamo al Tunnel del Legionario, chiamato così perché costruito dai soldati della Legione straniera negli anni ’30 (tutto li?) e subito dopo si aprono le Gole dello Ziz, alti pareti rosse che al tramonto offrono uno spettacolo mozzafiato e in mezzo il fiume, o meglio ciò che rimane di esso….In questa stagione di secca.
In piena Valle, incontriamo il villaggio di Ifri, dove vi sono delle belle Kasbah che pare siano state utilizzate per il set del film Il Thè nel Deserto di Bertolucci. I bambini ci assediano per chiederci soldi, biro e caramelle, altrettanto fanno due piccolissimi, istruiti dalla loro mamma che ci osserva con aria di sfida.
Incontriamo anche uno studente che ci parla in inglese, sappiamo che scrive poesie per hobby e che ha anche l’indirizzo di posta elettronica!! Proseguendo il viaggio, passiamo da Erfoud e poi eccoci ad er-Rachidia, la cittadina del Sud, dove oltre ad un nuovo albergo, ci aspetta Youssef, la nostra guida che ci porterà il giorno successivo a spasso nel deserto, oramai siamo in piena zona pre-desertica e lo spettacolo è molto suggestivo.
Er-Rachidia ed il deserto: nelle stanze dell’albergo manca l’aria e qualcuno passerà la notte sulla terrazza, compresa Nathalie, che al mattino sarà la seconda vittima a cadere con la febbre, proprio nel giorno del suo 30° compleanno…..E addirittura, per evitare eccessivi allarmismi, non accenna del malanno neanche alla mamma che la chiama in albergo per farle gli auguri.
Al mattino Youssef ci spiega il programma, e veniamo a sapere che ci aspetterà una lunga e intensa giornata, che culminerà con il trasferimento di tutta la banda a dorso di dromedario da Merzouga alle tende berbere in mezzo al deserto, dove passeremo la notte. Partiamo dopo l’ennesimo cambio valuta verso un’oasi, una vera e propria spaccatura nel deserto, uno spettacolo bellissimo…nella depressione tutto è verde e vi sono colture piante ed abitazioni, si scorgono le mura degli Ksar, i tipici villaggi che contengono molte famiglie, si sentono anche i motori dei pozzi artificiali che pompano l’acqua tramite la quale è possibile irrigare le colture. A lato delle costruzioni del villaggio, notiamo delle piazzole munite di un palo al centro, Youssef ci spiega che il palo serve per legarci un asino, il quale ruotando in tondo, calpesta il granoturco posto a terra…insomma una rudimentale ma efficace spigolatura! La tappa successiva ci vede a casa di Youssef per una visita, incontriamo la sua famiglia e visitiamo l’interno del villaggio dove la sua casa è inserita. Nathalie ne approfitta per riposare un po’ in posizione orizzontale. Purtroppo è molto tempo che non piove e le colture ne hanno risentito, peccato perché la terra del Marocco è molto fertile da come abbiamo visto. Nonostante tutto, le palme da datteri sono cariche di frutti.…..Ne approfittiamo per dare un’occhiata a cose per noi totalmente nuove.
Saliamo nelle vetture che sono diventate vere e propri forni e ci dirigiamo verso un albergo sito in mezzo al deserto, dove c’è una bellissima piscina. Ne approfittiamo per un bel bagno rinfrescante ed esibiamo la mitica piramide, già sperimentata nella piscina dell’albergo di Fes. Mi ricordo che abbiamo anche un pallone nel bagagliaio della vettura…vado a prenderlo e lo lancio in vasca…… E’ praticamente impossibile stare al sole, c’è solo da scottarsi e allora ci si rifugia sotto l’ombrellone, oppure al bar, dove ne approfittiamo per mettere qualcosa sotto i denti….Tutti ordiniamo panini all’omelette, aspettando molto per essere serviti, come quasi capita nei locali pubblici marocchini. Quale sarà l’omelette semplice? Quella servita già infilata nel panino o quella servita assieme al panino vuoto da imbottire? Il mistero è rimasto irrisolto, ma in compenso tutti si sono riempiti la pancia……..
Dopo la sosta, la carovana si rimette in marcia nel deserto anche con Nathalie che non demorde affatto, nonostante la febbre. Youssef si mette alla guida di una delle due Clio e inizia così la marcia di avvicinamento a Merzouga, dove lasceremo le vetture per spostarci su un altro mezzo di trasporto…ma dotato di quattro zampe e una gobba…il dromedario! Stiamo per incontrare piste sabbiose e Youssef si ferma per dare consigli agli autisti su come fare per evitare di rimanere insabbiati: seconda marcia e motore allegro ma dopo poco tempo incontro un fuoristrada che invece di saltar fuori pista (lui che può) mi viene quasi addosso e sono costretto a fermarmi…ahi ahi penso..Qui ci sono rimasto (l’equipaggio mormora), allora senza pensarci su, ingrano la retromarcia mi muovo all’indietro e poi mi tiro fuori partendo in seconda…pant pant. Dopo alcune tappe d’obbligo per le fotografie, arriviamo all’Hotel TIMBUCTU di Merzouga dove nel frattempo sono già arrivati altri gruppi, lasciamo auto e bagagli, prepariamo gli zainetti, chi può fa una doccia alla veloce e quindi saltiamo sui dromedari, ci sono le tende berbere che ci aspettano in mezzo al deserto! Le bestiole sono tutte accovacciate, ci accomodiamo sulle selle e i conduttori con le buone o le cattive invitano i dromedari a rizzarsi sulle gambe ma è necessario reggersi bene alla sella, poiché l’animale alzandosi prima con le gambe posteriori trasforma la sella in un pericoloso piano inclinato….E il rischio di scivolare in avanti è notevole. Dopo essere saliti tutti la carovana si mette in moto…sono le 18.20 della sera e il sole si sta abbassando, considerando che vi sono due ore di marcia, arriveremo alle tende con il buio, ma non ci perderemo, sappiamo di essere in ottime mani, ma che dico ottimi piedi e ottimi occhi, i conduttori infatti camminano scalzi tra le dune e si orientano con le stelle, altrimenti sarebbe dura…..
Dalla moschea di Merzouga parte la recita della preghiera e alcuni conduttori si fermano a pregare, anche questo è un aspetto di un paese musulmano. La mia prima mezz’ora è terribile, stanco della giornata e per nulla abituato a cavalcare, mi sento come un pezzo di legno e ogni passo del dromedario mi rimbomba nella schiena, oltretutto le selle sono senza staffe e non ci danno neanche la possibilità di sincronizzare il nostro peso con il movimento dell’animale, quindi la tentazione di scendere e proseguire accanto ai conduttori è inizialmente molto forte. Con il tempo mi rilasso totalmente e alla rigidità iniziale subentra un dolce rilassamento che mi permette di continuare il viaggio senza troppi problemi. C’è anche modo di ridere, veniamo a sapere che alla partenza Maurizio è volato dal dromedario, la sella non era ben fissata ed è scivolato a terra! La stanchezza comunque c’è e giunti alle tende smonto con le gambe completamente anchilosate. Le lampade a gas distribuite nel campo, ci permettono di capire che gli altri gruppi sono già sistemati e stanno consumando la cena. Noi ci sistemiamo sui tappeti rimasti ancora liberi….E ci guardiamo attorno….Al confronto gli altri sono molto UP mentre noi siamo molto DOWN, alla loro allegria contrapponiamo volti tirati e facce stanche, ci attende una nottata all’insegna dei problemi intestinali. Maurizio e Silvia sono tra quelli più in forma, mentre Andrea, Nathalie, Arianna, Daniele, Roberta e Chiara non stanno affatto bene. Anche io sento alcune fitte all’intestino, ma ciononostante mi pappo un po’ di cena che è veramente di qualità scadente cioè riso scotto con un mix di pomodoro e cipolla, il tutto condito con le onnipresenti spezie. Dopocena ha inizio l’animazione e i berberi ci deliziano con alcune ballate accompagnandosi con il banjo e le percussioni. Intonano anche inaspettatamente una italianissima BELLA CIAO, chissà dove l’hanno imparata……..Ma ve lo immaginate un berbero comunista? Si può anche ballare, ma dopo alcuni passi di danza abbandono prima che capiti il peggio, vittima delle fitte all’intestino, peccato ero appena stato invitato a ballare da Karen, una ragazza di Milano incontrata all’aeroporto il giorno della partenza e presente con un altro gruppo di AnM. C’è anche Caterina di Modena anche lei incontrata all’aeroporto ma di un altro gruppo ancora. Prima che faccia tardi mi ritiro sotto la tenda, mi sdraio su di un tappeto, mi infilo dentro il sacco lenzuolo e mi copro con una coperta, più tardi si aggiungeranno anche gli altri malati. Nella notte succederanno cose turche, ma…è meglio sorvolare.
Al mattino i volti sono stravolti e al folto gruppo dei malati si aggiunge anche Cristiana che ha rimesso anche l’anima. C’è appena il tempo di veder sorgere il sole e Maurizio ci invita a risalire sui dromedari che ci riporteranno all’Hotel dove potremo rifiatare prima di riprendere il viaggio a bordo delle nostre auto. Il ritorno è meno duro di quello di andata tanto che il dromedario mi sta anche più simpatico come animale rispetto alla sera precedente. I conduttori vanno di corsa e impieghiamo mezz’ora in meno per arrivare all’Hotel, i malati che stanno peggio impiegano meno tempo ad arrivare grazie all’intervento di una jeep che gli si fa incontro, grazie all’intervento di Youssef, nostra mitica guida.
All’albergo troviamo il tempo per tirare il fiato, fare colazione e pure la doccia. Mentre tutti lasciano l’hotel Maurizio e Youssef si consultano, la partenza è prevista verso le 11.30 per dare tempo a chi riposa di poterlo fare più a lungo.
Da Merzouga alle Gole di Todra: la prima tappa che ci aspetta è una bottega di oggetti tipici berberi. Qui, a parte i soliti tappeti e il solito thè alla menta, ci vengono proposti anche altri oggetti e Maurizio acquista una vecchia tromba berbera, mentre Sara baratta il proprio orologio con una collana realizzata con palle di resina.
Altri acquistano il copricapo berbero, ideale per proteggersi dal vento e dal sole del deserto. Non perdiamo ovviamente l’occasione per collaudare sia la toilette che i tappeti, giacigli per i nostri indisposti più gravi.
Ripartiamo e il paesaggio che ci aspetta è tipicamente predesertico, attraversando Rissani ed Erfoud incontriamo molte villaggi di nomadi e molti branchi di dromedari intenti a pascolare in piena libertà tra le pietre del deserto. Youssef fora una ruota della sua vettura e ne effettuiamo la sostituzione in tempi rapidi, per evitare di squagliarci al sole. Ci fermiamo anche ad un pozzo per darci refrigerio con l’acqua che sgorga dal sottosuolo con evidente pressione…che peccato non poterla bere, Youssef sostiene con pacata ironia che non la possiamo bere portando come esempio la differenza che esiste tra un motore diesel (il loro organismo) ed il motore benzina (il nostro organismo).
A Tinejdad troviamo una specie di farmacia e ne approfittiamo per acquistare alcuni medicinali per i nostri malati, soprattutto antibiotici, che qui per fortuna vengono venduti senza ricetta medica. Arrivati a Tinehrir, il paesaggio cambia nuovamente, la strada che sale verso le gole del Todra costeggia villaggi edificati contro le pendici della montagna, la terra di colore rosso ogni tanto si apre ed evidenzia spaccature che contengono macchie di vegetazione verdissime oltre a notevoli appezzamenti utilizzati come colture, ecco il segno tangibile della presenza di acqua, sullo sondo del paesaggio vi sono degli strani rilievi, sembrano montagne con la sommità spianata, un richiamo al Gran Canyon.
Stiamo salendo e la strada a poco a poco si stringe, il sole sempre più basso spesso ci impedisce di individuare bene la sagoma dei mezzi che incrociamo, nonostante gli occhiali da sole calati sugli occhi, il guado che attraversa la strada e le grandi pareti a picco ci annunciano che le Gole sono prossime. Attraversiamo il guado e, poco più in là sulla destra ecco il nostro albergo LE ROCHES, spiaccicato contro la parete a picco della gola e dall’aspetto accogliente. Il torrente scorre a pochi metri dall’ingresso, e per raggiungerlo, bisogna attraversare una piccola passerella fatta di assi. Notiamo le casse di acqua e coca-cola a bagno nel torrente, classico metodo alpino universale per rinfrescare le bevande. La temperatura è gradevole, niente caldo torrido, sembra di essere sulle nostre Alpi.
Ci sistemiamo, le camere sono per lillipuziani, ma va bene lo stesso, scendiamo per la cena che è ottima, zuppa di legumi, carne e verdure sono di ottima fattura, le migliori finora assaggiate! Alcuni non cenano, risentono ancora delle fatiche del deserto. Youssef cena con noi e si diverte a sentire parlare italiano, è proprio una sagoma! Dopo cena facciamo due passi cercando di risalire il corso del torrente che però si interrompe poco più in là dell’albergo; l’acqua sgorga dal terreno dando vita ad un piccolo laghetto, da dove inizia il corso d’acqua. Tutto attorno, ma soprattutto ai piani superiori dell’albergo si diffonde il fumo del gas di scarico del generatore di corrente, ubicato in una baracca contro la parete di roccia, ma verso le 23.00 tutto tacerà.
Dalle Gole del Todra a Ouarzazate: è mattino e la partenza ci vede dare il saluto a Youssef che è in attesa di nuovi clienti da portare a spasso, carichiamo le vetture mentre un folto gregge di capre si abbevera al torrente e mi viene in mente la storiella della capra solitaria che Youssef mi ha raccontato la sera prima (rif. AVVENTURE NEL MONDO numero 4-5 luglio-ottobre 2001, pagina 43 “la capra del Todra”).
Scendiamo lungo la strada stretta puntando verso Tinehrir, dove intendiamo far riparare la ruota bucata il giorno prima da un gommista. Per strada però ci fermiamo per fare due foto e manco a farlo apposta veniamo circondati da bambini e venditori…..Ma che fatica…anche la nostra pazienza ha un limite! A Tinehrir troviamo un gommista e facciamo riparare la ruota mentre altri cambiano dei soldi. Il gommista è ben attrezzato con macchinari di produzione italiana e smontando la ruota scopro che c’è una camera d’aria installata tutta rappezzata e va sostituita (strano, ma non esistono i tubeless?).
Mentre il gommista ripara la ruota, alcuni ne approfittano per fare piccoli acquisti, io stesso compro un paio di cartoline e francobolli che riproducono le gole dove siamo stati.
La marcia riprende e dopo aver passato Boumaine Dades, ci dirigiamo verso le Gole del Dades, ma per farlo bisogna salire ancora, la strada infatti dapprima sale dolcemente e poi si inerpica su in alto, mentre la valle si restringe, incontriamo in successione una specie d’orrido dove il corso d’acqua scende al fondo di una profonda spaccatura tra le rocce mentre più su il corso d’acqua scorre a fianco della strada in una gola a sua volta strettissima. L’acqua è di colore verde, forse per la vegetazione. Appena passata questa ultima gola, troviamo una specie di ristoro e ci fermiamo per il pranzo…è in una bella posizione, ombra e fresco non mancano, ordiniamo omelette normali e alla berbera (dentro ci sono le verdure ….Che buone!) e qualcuno ne approfitta per ficcare il naso alla bancarella dove vendono oggetti tipici. Giriamo la vettura e torniamo indietro per la Valle del Dades che oltretutto è anche famosa per essere la valle delle Kasbah. Con l’aiuto dell’offerente di turno, a Amerdhil cerchiamo di visitare quella rappresentata sulla banconota da 50 dirham, ma ci chiedono una follia, allora ripieghiamo su una di quelle meno note ma altrettanto significativa che fa parte di un gruppo di altre costruzioni tutte molto belle.
Quando riprendiamo il viaggio il sole oramai è tramontato e ci dirigiamo verso Ouarzazate, non prima di aver lasciato la nostra “guida” improvvisata al villaggio dove l’abbiamo incontrata.
Giunti a Ouarzazate, ci danniamo come sempre l’anima per trovare l’albergo e compiamo parecchie volte in tondo lo stesso percorso, passando anche davanti al Club Med (che ci sta a fare un villaggio in una città senza mare e montagne?), poi, finalmente Andrea e Alberto hanno un’intuizione e imboccano la strada per Zagora…..E all’improvviso ecco l’albergo…………era ora finalmente! L’albergo ha anche la piscina, ma la temperatura dell’acqua non è favorevole quindi pochi fanno il bagno. Chiediamo di avere la cena ai bordi della vasca e ci fanno capire che è tardi e che sarebbe meglio se ci accomodassimo sotto la tenda….Dove mangeremo la peggiore cena di tutto il viaggio, di qualità veramente scarsa. Come se non bastasse ci chiedono anche la mancia per procurarci della birra e del vino, perché devono andare a prendere le bevande in motoretta………..
Dopocena alcuni vanno a far quattro salti in discoteca anche per andare a curiosare come si divertono i giovani berberi di questi luoghi, niente di molto diverso rispetto alle nostre abitudini riferiranno i nostri esperti della notte….
Da Ouarzazate a Marrakech: al mattino si riparte con destinazione Marrakech, la strada è lunga e tortuosa, ci aspetta il Colle di Tizi n’ Tichka il più alto valico stradale del Marocco, con i suoi 2260 metri di altitudine.
La prima tappa è ad Ait Benhaddou per visitare un interessante e ben custodito Ksar, un villaggio fortificato a ridosso della montagna, dove vi sono anche le rovine di un maschio. Ci fanno da guida alcuni ragazzetti del posto che ci portano anche a visitare una Kasbah. Parcheggiamo le macchine vicino ad un laboratorio di tessitura dove ci assicurano che le macchine sono sotto la loro protezione ma, nonostante tutto al nostro ritorno, un tizio improvvisatosi parcheggiatore prova ad impaurirci pretendendo come al solito dei soldi, ma cambia idea quando gli annuncio che se insiste ancora chiamo la polizia.
Riprendiamo la strada principale (quella che passa da Ait Benhaddou è troppo stretta) e ci dirigiamo verso il Colle….La strada ora sale e ora scende, sembra non arrivare mai, però il paesaggio è bellissimo, siamo in piena catena del Grande Atlante attorno a noi vi sono vette che superano anche i 4000 metri di altezza e il clima fresco si sente e come! Gli autocarri si arrampicano su per la strada a passo di lumaca, lasciando dietro del fumo nero da paura! Facciamo uno stop, compriamo mele banane e arance a delle bancarelle sistemate in un tornante, è tutta frutta molto saporita.
Il Colle arriva, ma purtroppo il ristorante descritto dalle precedenti relazioni di viaggio è chiuso (da come si presenta…forse per sempre) peccato, veniva descritto dai gruppi precedenti come un posto ottimo per mangiare.
Anche qui i commercianti cercano di arpionarci e ci riescono, alcuni comprano vasi, altri collane e altri ancora i contenitori per il Tajine. Tira un bel vento e il luogo sembra un posto di frontiera, ma nonostante tutto trovo un apparecchio telefonico pubblico e chiamo casa.
La discesa verso Marrakech è interessante, gli scenari che troviamo sono molto diversi fra loro, la montagna a poco a poco lascia posto alle colline e poi alla pianura, ma il colore rosso della terra è dappertutto.
Marrakech: giungiamo a Marrakech e, arrivati ai limiti della città nuova, incontriamo un ragazzo in bicicletta al quale chiediamo informazioni per l’albergo. Questi ci fa segno di seguirlo con le nostre macchine ma, poco dopo veniamo presi dal panico, infatti per seguirlo ci tocca passare attraverso viuzze strettissime e la paura di venire abbandonati in mezzo al mercato è tanta. Al termine della gimcana, finiamo in un parcheggio che dovrebbe essere ubicato proprio dietro l’albergo e qui nasce un piccolo incidente diplomatico fra noi e i parcheggiatori, che si dichiarano essere degli incaricati alla sorveglianza per conto dell’albergo. I nostri timori vengono dissipati una volta giunti alla reception dell’albergo, dove lo stesso addetto ci presenta i parcheggiatori, a cui affidiamo le chiavi della macchina che nel frattempo erano rimaste nelle nostre tasche, anziché nelle loro mani.
Prendiamo possesso delle camere (dalla mia si vede benissimo il minareto della Koutoubia, la moschea simbolo della città) alcuni di noi approfittano del servizio lavanderia per dare a lavare i panni sporchi. La ragazza alla quale li consegno mi risponde che il costo è a nostro piacimento, ovvero una mancia. Strano, ma sento che posso fidarmi…… Scendiamo dalla camere e ci dirigiamo verso la famosa e non distante piazza Jemaa el-Fna (la piazza degli impiccati), siamo al tramonto del sole e la luce è più che mai propizia. La folla sta assiepando la piazza che oramai è al completo, si vedono suonatori, incantatori di serpenti, saltimbanchi, venditori, e anche i tipici banchetti che preparano cibi vari, dai ognuno dei quali si alza una coltre di fumo, gli odori di fritto e le puzze invadono la piazza e si mischiano ai suoni e ai rumori…….
Il primo che troviamo è un incantatore di serpenti, Maurizio gli va vicinissimo e questi si gira e gli mette un serpente attorno al collo! Faccio appena a tempo a fare un passo indietro che questi ci riprova con gli altri, meglio lasciar stare penso….E cambio aria. Girando ancora per la piazza troviamo dei suonatori con tanto di violino e strumenti tipici, poi ancora dei saltimbanchi che fanno piroette e un tipo in costume tipico cerca di far ballare una scimmia a suon di musica. Seduti a terra vi sono degli anziani che vendono di tutto, dalla pozione dell’amore alle spezie, c’è il dentista, c’è la veggente, ci sono le ragazze coperte da capo a piedi che praticano tatuaggi con l’henné, venditori di ogni sorta di chincaglierie sono seduti un po’ qua e un po’ là. A far da cornice alla piazza vi sono anche due locali forniti di terrazza, dai quali si gode un bel panorama sulla piazza stessa. Saliamo per un attimo a renderci conto di ciò che si vede, ma lo facciamo rapidamente, per non essere scoperti dai camerieri, altrimenti ci tocca ordinare qualcosa. Finalmente ci intrufoliamo nel souk, il mercato coperto, dove batte il cuore della città…….È veramente uno splendore, ci sono tantissimi tipi di merce e anche di ottima qualità, tant’è che qualcheduno di noi si pente degli acquisti fatti in precedenza, perché qui c’è di tutto e di più! Viene ora di cena e rientrati in albergo, ci facciamo spiegare dove si trova la pizzeria italiana citata sulla guida Lonely Planet. Nonostante le indicazioni del tizio dell’albergo, non troviamo la pizzeria e la serata si evolve non nel migliore dei modi, ovvero qualcuno finisce da Pizza Hut, qualcun altro finisce in un ristorante italiano e il sottoscritto gira fino a quando trova la pizzeria italiana. Non vi siete persi nulla di particolare ragazzi e poi…la pizzeria aveva proprio solo il nome italiano (Venezia..) e nient’altro. Alle volte la stanchezza gioca brutti scherzi.
Il giorno dopo armati di buona pazienza e voglia, tentiamo un giro culturale della città cercando di dimenticare almeno per un attimo i mercatini e la piazza. Arianna si assume il compito di fare da cicerone e visitiamo al mattino le Tombe Sadiane e al pomeriggio il Palazzo della Bahia, antica residenza dei sultani. Consumiamo uno spuntino presso un locale indicatoci da un agente incontrato al di fuori del Palazzo della Bahia, dove a causa dei tempi morti marocchini, poco ci manca che perdiamo la pazienza…..
Verso il tardo pomeriggio, i gruppi si sciolgono, qualcuno rientra in albergo, qualcuno tenta di andare alll’Hammam (bagno turco) ma trovando altro, chi fa un giro in carrozzella (dopo l’opportuna contrattazione) qualcun’altro ci riprova con il souk ed il sottoscritto rientra in albergo.
Recupero i panni lavati e scopro che manca un paio di mutande, ritorno dalla ragazza e mi lamento, lei però spergiura che è tutto ciò che gli avevo dato e a niente servono le mie rimostranze…torno in camera, mi metto sul letto e mi addormento, vengo svegliato però dalla stessa ragazza che bussa per dirmi che ha ritrovato le mie mutande, evviva!! Salendo in camera, mi imbatto negli altri due gruppi che nel frattempo hanno raggiunto Marrakech, c’è anche Karen, la ragazza conosciuta a Milano prima di partire.
Prima di cena passiamo alcuni momenti sulla terrazza dell’albergo, dove ne approfitto per scrivere le cartoline acquistate sotto i portici della piazza. Mi raggiunge Maurizio e così facciamo due chiacchiere.
La cena ci viene servita sulla stessa terrazza dell’albergo, vi sono verdure, carni e insalate di tutti i tipi, anche i dolci non mancano. Tiriamo tardi e poi scendiamo per fare un ultimo giro di saluto alla piazza, Maurizio, Francesco, Silvia e Antonio vengono tirati dentro un gioco divertente da un tizio che ha una specie di chitarra. Terminiamo quindi la serata nuovamente sulla terrazza dell’albergo sorseggiando una birra e scambiandoci le impressioni sul viaggio.
Da Marrakech a Essaouira: al mattino dopo aver recuperato le vetture nel parcheggio, ci rimettiamo nuovamente in viaggio con destinazione Essaouira città sull’Oceano Atlantico, detta anche la Portofino marocchina. Uscendo da Marrakech, abbiamo modo di vedere lo stabilimento della coca-cola, la stazione ferroviaria (il treno è più moderno di certi nostri treni regionali) e notiamo anche il traffico commerciale che è veramente notevole.
Essaouira: ad Essaouira c’è il sole e il colpo d’occhio sulla costa è notevole, l’aria è però molto fresca rispetto a Marrakech e ci domandiamo come è possibile fare il bagno con una simile temperatura.
Scendiamo in città e questa volta troviamo subito la zona del nostro residence, proprio vicino c’è un parcheggio, ci sistemiamo le vetture e alcuni uomini si fanno incontro, uno è il parcheggiatore e gli altri sono degli pseudo facchini che per pochi dirham ci portano i bagagli fino al residence tramite un carretto.
Il residence è carino, più simile ad un ostello che ad un albergo è ad un passo dal centro della cittadina e proprio davanti al comando di polizia. Ci assegnano due grosse camere e due piccole. Sistemiamo le nostre cose e poi scendiamo e andiamo a caccia di un posto dove mangiare qualcosa. Trascuriamo i ristorantini e ci dirigiamo verso i banchetti del lungomare dove contrattando, si può mangiare una frittura a poco prezzo. Senza contrattare troppo ci sediamo al banchetto del venditore più insistente e concordiamo per un piatto di gamberetti bolliti per passare poi ad orata e branzino. La fame ci fa dimenticare le condizioni igieniche che sono davvero molto precarie, basta dare uno sguardo a come lavano i piatti, oppure a come puliscono il tavolo dove mangiamo o a come cucinano il pesce. La fame gioca brutti scherzi……… Dopo pranzo quasi tutta la banda si reca alla spiaggia per prendere il sole, ma fare il bagno non è possibile perché la temperatura dell’acqua non supera i 22/23 ° C a causa della corrente dell’atlantico, io invece ne approfitto per collaudare il morbido lettone che mi ritrovo in stanza e mi addormento profondamente per un paio d’ore. Quando mi sveglio qualcuno è tornato e andiamo insieme a fare un giretto nel souk che inizia proprio a due passi dal residence. Le vie sono larghe e molto belle, anche i negozietti sono caratteristici, i commercianti non sono aggressivi come in altre città visitate e la merce si può osservare quasi indisturbati. E’ sera e andiamo a cena in un ristorante vicino al mare che si chiama CHALET DE LA PLAGE, il pesce che ci offrono è ottimo, soprattutto la zuppa di pesce che qui è servita passata, anziché con i pezzi interi di pesce come il nostro cacciucco. Finalmente ordiniamo vino e birra che qui sono disponibili alla faccia della legge musulmana, forse perché il locale è tipicamente per turisti, marocchini in realtà (a parte i camerieri) non ne abbiamo notati…..Usciamo e facciamo un bel giro della città che si presenta molto carina in notturna. Giunti al residence ci ritroviamo in una delle camere del gruppo e festeggiamo il compleanno di Andrea che fa 30 anni!! Il giorno successivo mi alzo prima di tutti gli altri, ma non di Maurizio e insieme a lui vado a fare un giro al porto per vedermi lo scarico del pesce dalle imbarcazioni appena arrivate. Scatto alcune diapositive e poi ci spostiamo a vedere il piccolo cantiere attiguo dove riparano i pescherecci malandati, i mezzi da lavoro sono veramente artigianali e le imbarcazioni malridotte.
Faccio un bel giro per la cittadina con gli altri del gruppo, visitiamo la Sqala della Kasbah, una piattaforma sopraelevata che ospita alcuni cannoni spagnoli, da dove si gode un ottimo panorama sulla baia e sull’isola di Mogador che sta di fronte al porto. Con Maurizio, Andrea, Nathalie ed altri, ci infiliamo nelle viuzze non in vista della città e visitiamo alcuni laboratori artigianali dove acquistiamo dei bellissimi oggetti in legno.
Per il pranzo stessa sistemazione del giorno precedente, ovvero visita ai banchetti del porto e questa volta scegliamo meglio (soprattutto per il prezzo). Al pomeriggio quasi tutti vanno al mare a prendere il sole mentre io e qualcun altro ci sistemiamo in terrazza, così ne approfitto per scrivere le cartoline acquistate a Marrakech (ma mai scritte), oltretutto tira una brezza notevole che mi costringe ad indossare una maglia con le maniche lunghe. Poco alla volta arrivano altri e così facciamo due chiacchiere.
Alla sera ancora cena nel ristorante CHALET DE LA PLAGE, poi giro di saluto alla città con visita obbligata al Souk.
Da Essaouira a Casablanca: al mattino Cristiana viene accompagnata all’ospedale per i problemi allo stomaco che persistono. Alberto che l’ha accompagnata ci riferisce di un ospedale veramente da Terzo Mondo. Carichiamo i bagagli e ripartiamo alla volta di Casablanca, il viaggio è lungo più di 200 km, la strada costeggia l’Oceano Atlantico e la nebbia avvolge quasi tutta la costa, sembra di essere in Inghilterra, perché il grigiore ci avvolge e mette tristezza, il mare mette paura, le onde si infrangono contro la spiaggia in una cornice sinistra. A differenza di molte altre volte, il traffico è normale, incrociamo solo qualche auto e qualche camion.
La velocità è sostenuta e quindi raggiungiamo in tempi brevi dapprima Safi e poi Oualidia, dove ci fermiamo per una pausa (pranzo?). Posteggiamo proprio davanti all’Araigneé Gourmand, un locale dove avremmo dovuto pernottare, ma Maurizio ha dovuto annullare la tappa dopo aver saputo che AnM ha costretto alcuni di noi a ripartire il sabato anziché la domenica.
Appena entrati il padrone ci domanda se siamo quelli che dovevano pernottare e improvvisamente Maurizio si ricorda di non aver disdetto la prenotazione….Acc.…..Siamo in un guaio! Sfoggiando una faccia tosta da primato, neghiamo l’evidenza e spergiuriamo di non essere quel gruppo a cui lui si riferisce…….Affermando di essere sedici e non venti…… Riusciamo comunque a sederci a tavola, anche se non siamo tutti, infatti alcuni preferiscono andare a fare due passi e vedere la spiaggia. Ci sediamo e ordiniamo del pesce, soprattutto delle fritture miste. Nelle relazioni dei gruppi precedenti questo ristorante è segnalato come il migliore di tutto il viaggio, infatti non ci mettiamo molto a scoprirlo, le portate arrivano in fretta, anche il vino è disponibile, finalmente…ed è di quello buono. Davvero eccellente tutto quanto, anzi, c’è da ubriacarsi con questo vinello fresco che va giù bene, il pesce è molto buono, nulla a vedere con i banchetti di Essaouira, ad averne di posti così!! Dopo pranzo Maurizio invita Nathalie a telefonare al ristorante per disdire, sicuramente la voce femminile e l’accento francese non ci faranno scoprire! Ma cosa tocca fare…..
Nel dopo pranzo ad alcuni di noi maschietti viene in mente di sfidare i ragazzi marocchini a calcio (stile Marrakech Express N.D.R.), organizzando una partitella sulla spiaggia, il pallone lo mettiamo noi! Peccato però che finisca male….Infatti Paolo si ritrova zoppo di colpo (la diagnosi a Milano sarà spietata, ovvero il menisco e legamenti kaputt) povero Paolino, non ci voleva, mentre il Pedro (ovvero Andrea), torna con delle bolle sotto i piedi! Mentre attendiamo che tutta la banda si riunisca appoggiati alle vetture, alcuni ragazzi marocchini snob (si, non i soliti poveracci, ma quelli che se le tirano) ci apostrofano come mafiosi dopo aver capito che siamo italiani e scopro che fa male anche se non vale la pena prendersela. Cristiana continua a star male, i suoi attacchi allo stomaco non accennano a diminuire. La strada per Casablanca è ancora lunga e riprendiamo il cammino alternandosi più volte alla guida ma intanto si fa buio, brutta storia, noi autisti ricordiamo l’esperienza dell’andata quando dovemmo girovagare un bel po’ prima di trovare l’albergo Guynemer che è veramente imboscato.
Casablanca: giunti a Casablanca tentiamo di far da soli, ma riusciamo inesorabilmente a perderci. Facciamo rifornimento di carburante e riusciamo a trovare la collaborazione di un tassista che si mette a nostra disposizione per guidarci in zona ma……lo perdiamo subito.
Non rimane altra soluzione che telefonare in albergo e così arrivano i rinforzi, un tizio della reception arriva a prenderci e ci guida all’albergo senza perdere troppo tempo. Prima di cena nasce il problema denaro, infatti ci si accorge che il contenuto della cassa comune non basta a pagare tutto quanto c’è ancora da pagare (compreso l’albergo e il rifornimento di benzina fatto prima di arrivare in albergo) e per prelevare veniamo accompagnati dal medesimo tizio della reception a prelevare soldi presso l’albergo Hyatt (lussuosissimo) che dispone di un Bancomat.
La cena è nel nome della Globalizzazione, infatti si finisce da McDonald e per quelli che partono il mattino seguente vuol dire spendere gli ultimi soldi marocchini.
Torniamo in albergo, salutiamo i primi dieci che partiranno al mattino presto sicuri di rivederli presto in Italia.
La domenica mattina mi ritrovo a fare colazione con Maurizio e la prima cosa che pensiamo di fare è riportare le vetture all’aeroporto perché il parcheggio fuori dell’albergo è a pagamento, quindi per noi che non useremo più le vetture non ha senso.
Partiamo verso l’aeroporto dove lasciamo le vetture alla Europcar. L’addetto ci fa portare le vetture nel parcheggio e le controlla una ad una, segnalandoci che sulle due Palio l’indicatore del carburante non indica il pieno. Inizia una contrattazione tra l’addetto medesimo e Maurizio che si conclude con lo sborso di 40 dirham, poca roba ce la caviamo con molto poco.
Per il ritorno anziché prendere il taxi, prendiamo il treno che avevamo notato poco prima durante l’andata. Il treno è comodo, costa poco ed ha anche l’aria condizionata. Scendiamo al porto di Casablanca, da dove raggiungiamo gli altri che nel frattempo hanno raggiunto la Moschea.
La Moschea è moderna ed ha una struttura imponente, ci rilassiamo seduti per terra davanti ad una delle enormi entrate, non posiamo fare molta strada, infatti Paolo, che è rimasto con noi, non può camminare a causa dell’infortunio occorsogli durante il match di calcio sulla spiaggia a Oualidia.
Dopo la Moschea, ci rechiamo a mangiare qualcosa presso un chiosco che serve Kebab dove restiamo seduti un paio d’ore. Al termine ci dividiamo e io rimango con Paolo, convinto di poterlo riaccompagnare all’albergo, ma riesco a perdermi e raggiunto un centro di estetica, chiedo informazioni e la signora alla cassa chiama l’albergo da dove giunge un tizio che ci riaccompagna. Paolo riesce a malapena a camminare anche appoggiandosi alla mia spalla, segno che la botta ha causato guai seri. Alcuni vanno a fare il bagno presso un Hammam, ma senza farsi fare i massaggi e altri vanno a fare le ultimissime compere presso il souk del centro e poi ci ritroviamo in albergo.
Per cena ci rechiamo in Taxi da Pizza Hut per facilitare Paolo che fa molta fatica a muoversi, dopo cena Maurizio chiama Roberta e Pedro che sono belli e rilassati al mare in Italia.
Giunti in albergo qualcuno decide di tirare tardi anche se l’arrivo del taxi è previsto per le 03.30 del mattino! Mi sveglio in anticipo grazie all’andirivieni in bagno di Natalhie che sta di nuovo male. Facciamo su tutti i bagagli e partiamo per l’aeroporto, dove il taxi ci lascia alle 04.00 precise. Al check in non c’è coda, così dopo aver spedito i bagagli io Francesco e Maurizio pensiamo di andare a fare colazione dove consumiamo gli ultimi dirham. Ci mettiamo in coda per il controllo passaporti e troviamo una coda lunghissima, ma soprattutto pochi addetti dietro il bancone. Il tempo scorre e invece di partire alle 06.00, partiamo alle 06.50 in tremendo ritardo! Il velivolo è un 747 e siamo veramente tanti a bordo, ma per fortuna si sta comodi.
Arriviamo in Italia alle 11.00 passate e riusciamo a recuperare i bagagli solo dopo quasi 45’, un’attesa snervante, vista la stanchezza accumulata…..
Terminate le operazioni di recupero bagagli da parte di tutti, io Andrea e Natalhie salutiamo Maurizio e Francesco che tenterà invano di prendere un volo per Bari ma gli toccherà riprendere un treno.
Noi tre prendiamo la navetta per Milano Centrale dove giungiamo appena in tempo per prendere il treno per Torino, salutiamo Natalhie (Andrea molto di più) e saltiamo a bordo….Dormita fino a Chivasso, dove ci attende il padre di Andrea, per fortuna, ci mancava anche di dover prendere un taxi! Giunto a casa, mi sbafo alla veloce un bel panino al formaggio mentre racconto con enfasi le nostre avventure ai miei famigliari……sono le mie ultime energie……..
Mi faccio una dormita di un paio d’ore e poi ceno, ma ahimè il mio stomaco si mette a fare le bizze e mi costringe a letto con la borsa dell’acqua calda sulla pancia… I giorni successivi saranno all’insegna del sonno e delle cure a base di prodotti di erboristeria……