Jesi – Madrid
Io: Senti , ti va di venire a Madrid? C’è la finale Champion!
Lei: si può fare non sono mai stata a Madrid.Ma hai i biglietti?
Io :naturalmente no!Faremo un giro!Andiamo?
Lei: andiamo!
La piccola utilitaria tirata a lucido dal rent è pronta per la Spagna all’ora di pranzo. Trascrivo dalla cartina le città da attraversare su un foglietto. Azzeriamo il contakilometri e via: destino Madrid.
Dopo una breve sosta nei dintorni di Montpellier per un riposino di mezz’ora veniamo bloccati al confine franco-spagnolo da un incidente che ci allunga di un’ ora il tragitto.
Un’altra oretta di sonno nei pressi di Barcelona poi giù verso Zaragoza e finalmente dopo 1941 km parcheggiamo la macchina in Avenida America.
In metro subito sulla Gran Via dove scopriamo che il nostro Hostal è proprio “en cerca” de la metro più di quanto immaginassimo, centralissima di fianco al famoso Edificio Telefonica. La zona nasconde un sexy-shop in disuso; a fargli compagnia all’esterno ci sono ragazze in minigonna e dal prezzo facile, come del resto un po’ tutta la zona a nord di Sol. A parte questo 28 euro a testa sono veramente poco con bagno in camera, strappata all’ultimo secondo su internet all’orda di tifosi presenti. Al pomeriggio subito alla ricerca del calore iberico che ci scalda la pelle. Non poteva mancare un bel piattino di bucherones en vinagre (alici all’aceto) insieme a una caña de cerveza (birretta) per accoglierci in una città dai colori nerazzurri in un pomeriggio di sole come la Spagna sa dare.
Si sentivano i primi cori italiani e qualche sporadico urlo tedesco smorzato da troppe birre già in corpo. Prima visita seguendo la Gran Via al don Quijote in Plaza de España, sempre lì pronto a beccarsi una foto dai passanti col suo fedele Sancho.
La Plaza del Callao è nei pressi, poi giù per la carretas fino a Sol, piazza mitica con il suo km 0 da dove partono le distanze di tutte le carreteras della Spagna. Il suo simbolo è l’oso y madroño, ossia l’orso e il corbezzolo, da cui prende il nome la città.
I negozi sportivi hanno cambiato look alle vetrine per l’occasione trasformandole di nero e di azzurro, accantonando per un attimo les merengues di sempre.
Ci dirigiamo verso i dintorni di Plaza Mayor in Calle de la cruz dove troviamo la “fragua de vulcano”, un tapas bar classico spagnolo lontano dalle mode lounge e cool del momento, dove predomina odore di jamon e fritture varie, dove piastrelle incastonate attorno al bancone di legno la rendono calda ed accogliente.
Non potevano mancare i tavoli 60 x 60 che talvolta ci puoi mangiare anche in quattro. Jamon iberico, croquete e infine un invitante piatto di calamari fritti sono stati la nostra comida, intanto dalla spillatrice ricoperta tutt’attorno di ghiaccio continuava a cadere cerveza muy fria!
Calle Huertas, Plaza Santa Ana, sono sempre frequentate dalla movida madridista;si prosegue poi fino a la plaza de la Cibeles (piazza dedita ai festeggiamenti sportivi!) che nonostante i rifacimenti al Palacio del Correo è sempre attraente; girando poi le spalle il Banco de España sulla sinistra e l’edificio Metropolis illuminato ad hoc lasciano un bel colpo d’occhio al turista.
Il giorno seguente decidiamo di spostarci all’aperto, quindi prendiamo il Madrid Vision, ossia il tour con bus scoperto per vedere il tutto alla luce del sole evitando la metro, comoda ma non certamente panoramica.
Nel frattempo inganniamo l’attesa con un zumo de naranja e un ennesimo tentativo non riuscito di prendere un caffè a temperatura sopportabile con leche muy frio di fronte alla fermata il nostro Madrid Vision.(come faranno a bere sti caffè bollenti!!!).
Catedral de l’Almudena ,Puerta de Toledo , Palacio Real e via verso Puerta del Sol con la sua nuova fermata metro in veste moderna.
Ahi,ahi,ahi ci siamo dimenticati il berretto, il sole cocente ci stava facendo impazzire: aguzziamo l’ingegno e..hoplà un berretto stile carpentiere con falde da torero costruito al volo con la mappa della città è un toccasana.
Un signore sulla cinquantina di nazionalità inglese mi bussa alle spalle indicandomi la mappa. Ok: il cappello anche per lui. Felicissimo ritorna a sedere dalla sua consorte gioioso come un bimbo.
Pian pianino ci dirigiamo verso la Plaza de la Cibeles, Prado, e decidiamo di incamminarci a piedi lungo il parco costeggiando il corso d’acqua adiacente che ci rinfresca. Metro Mendez Pelayo e direzione nord.
Proxima estacion: Santiago Bernabeu
Finalmente ci siamo.
Non vi dico la mole di persone che circondavano lo stadio con sciarpe, maglie nerazzurre! Un tripudio.
Andiamo alla ricerca di un biglietto: dopo poco ci accorgiamo che con due stipendi si possono ottenere i due ingressi! Immaginabile!
Altro giro di telefonate ottenute tramite amicizie fatte al volo ma niente. Attenzione: ci sono anche i falsi in giro!!
Inganniamo l’attesa con dei Pintxos baschi al Depintxos nel quartiere Panama.
Come ho potuto constatare più volte nei miei viaggi in Spagna la cucina basca si contraddistingue sempre per varietà, cura e freschezza dei cibi.
Il nostro un po’ lento nel servizio ma valido nella cura e nei prodotti.
Altro giro intorno alla zona dello stadio che piano piano si colorava sempre più di cori.
Ma quelli del Bayern dove sono?Boh!
Continuiamo il cammino fino alla fermata dell’Hard Rock Cafè a Colon per riprendere il Madrid Vision.
Effettua un giro nella parte nord della Castellana; ad un tratto una macchia rossa in movimento; urla, cori e quant’altro. Sono i tifosi del Bayern che salutano le nostre bandiere mostrando il bicchiere in mano. Avevano dominato il quartiere (in particolare un Fiat Cafè!!!) e trascorrevano le ultime ore prima dell’incontro in compagnia delle loro bionde medie.
Si ritorna al Parqe del buen Retiro per un refrescos in compagnia di un mago di colore simpaticissimo che ci ha fatto ridere di brutto.
Sono oramai le 18.00, ritorniamo alla pensione per una doccia e ci prepariamo per la serata Champion!
Decidiamo di vederla da madridisti in un bel televisore di Casa Orlando che incontriamo passeggiando nella calle de Santa Cruz. Il cameriere dapprima assorto nella sua birra e intento nella sua sigaretta, ci offre poi gentilmente il suo posto in prima fila nei pressi del bancone.
Inizia la partita.
Attorno a noi comincia a chiudersi il cerchio dei tifosi: catalani delusi, tedeschi vagabondi, due ragazzi italiani e due Nordirlandesi che fanno il tifo per l’Inter.
Mi dicono: “Two–zero Inter” alzando il pollice rassicurante!
Mai previsione più giusta. Milito il re della serata, Mouriño il re di Madrid.
Al triplice fischio inizia la movida nerazzurra.
Raggiungiamo Plaza Santa Ana dove ormai erano accorsi i tifosi del Bayern nella loro Cerveceria alemana con un’atmosfera resa calda solo dagli innumerevoli boccali.
Amicizie, amicizie, amicizie, saluti baci, festa oramai rimane solo da festeggiare.
Anche i rossi tedeschi si aggregano alla festa a Puerta del Sol.
Basta fare ..Fiesta!
Bavaresi e interisti insieme a saltare e cantare, un grande spirito (e se fosse stato il contrario!!!? Boh!), grande apprezzamento al popolo Datch.
Tutta la notte il nome di Josè Mouriño e tutta la formazione era nei cori dei ragazzi insistentemente. Quarantacinque anni sono tanti eh!
All’indomani la ricerca di una Gazzetta dello Sport è praticamente impossibile.
Tutte sparite!
Ancora c’è chi non ha dormito e canta: corde vocali grosse come funi, voci straziate, occhi come posacenere.
Colazione in formula “all you can eat” in zona Sol, ossia mangi tutto ciò che vuoi a prezzo fisso.
Si continua il giro verso la Cattedrale de l’Almudena e il Palazzo reale. I giardini sottostanti sono curati alla perfezione. Concertino all’aperto di musica classica che smorza un po’ il fervore metropolitano. Ritorniamo sulla Gran Via che non potevamo lasciare senza una paella del Sirena verde. Le alici all’aceto ci aiutano ad ingannare l’attesa. Finalmente dopo una ventina di minuti ecco la nera pentola riempita di pescado color giallognolo. Veramente buona
E’ triste pensare di dover andare ma purtroppo le Marche ci attendono con i suoi 1941 km da rifare.
La Spagna, e specialmente la zona sud, è molto calorosa e ci mancherà.
Madrid a differenza di Barcellona è come se ti abbracciasse.
Madrid non ha mostri sacri o icone come identificazione, tipo tour Eiffel o Colosseo, ma ha tanti piccoli simboli che la compongono in un’unica identità .Una lingua bellissima pronunciata con calore dalle donne, con curiosità dai bambini e con delicatezza dagli anziani. Mancherà anche a voi di ritorno dal prossimo viaggio!