Jesi-Istanbul in moto
Salonicco: seconda città greca, importante per porto, università, expo. Un grande golfo che va dalla penisola Calcidica all’Epiro e che di notte si illumina dei tanti locali in fronte al mare (da ricordare un beer bike festival nella prima settimana di giugno nella zona portuale Ladadika) in mezzo il simbolo di riconoscimento, la torre bianca. Scooters e moto qui hanno personalizzazioni particolari, le targhe sono appiccicate sotto il parafango posteriore, quindi illeggibili, oppure sono oscurate con un velo di nero, mentre i serbatoi delle moto vengono rivestite in pelle come fossero tanti insaccati. Mattino seguente di nuovo sull’Egnatia destinazione Istanbul;ci sono da fare 660 km senza tante chiacchiere che invece arrivano,quando in una delle poche aree di servizio e ristoro, conosciamo 2 motociclisti di Istanbul di ritorno dalle Cinque terre che ci danno qualche dritta e ci raccontano la loro esperienza italiana. Gas aperto e via, rimane ancora parecchia strada da fare, ma il coraggio non manca e allora giù per altre sei ore col motore oltre i seimila giri ( poverino..!) Finalmente la frontiera ,dove ci aspettano 4 controlli, più uno ulteriore, incomprensibile ,col tipo in mezzo la strada, col banco che sembra prendere le iscrizioni per un torneo di briscola. Domanda in turco ,nessuna risposta da parte mia ,tanto di timbro e vai ….arruolato per il torneo! La strada cambia subito aspetto, le buche iniziano ad affiorare;tutto sembra molto aperto,spazioso, caotico ma semplice, remoto e pratico. Uno stradone , con la corsia di emergenza che viene utilizzata dagli abitanti confinanti come una sorta di strada che va comunque presa contromano per praticità,basta qualche lampeggio ogni tanto per farsi notare!! Dopo due orette tra galline in libertà ,moschee vicine la strada e il Mar di Marmara sulla destra ci avviciniamo finalmente a Istanbul, è quasi fatta! Macchè, sembrava!Invece gas a trequarti ancora per un oretta! Diciamo che i suoi tredici milioni di abitanti li abbraccia parecchio in largo e per raggiungere il centro schivando la miriade di “taksi”gialli ci vuole un pò. Ma Massi con la sua guida riesce a guardare contemporaneamente navigatore , traffico e penetrare fino ai meandri della città. Sultanamet Square, nei pressi l‘hotel Atlantis, dignitosissimo, pulito e dai prezzi accessibili offre una buona posizione logistica per gli spostamenti a piedi.
Topkapi, ovverosia la residenza del Sultano è dietro l’angolo, i mezzi pubblici a due passi, in più Sultanamet, piazza principale del corno d’oro, è l’incrocio tra i due gioielli dell’arte araba e cioè la moschea Blu e Santa Sophia. La prima è gratuita libera e fotografabile internamente,la seconda è a pagamento, c’è sempre una lunga fila e non penso si possa fotografare all’interno. Il muezzin invoca la preghiera 5 volte al giorno quindi capita spesso di udire questo canto dall’alto, che aleggia in tutta la zona, anche di notte. In albergo, il parcheggio per le moto come segnalato da Internet è privato. Si, privato…. di tutto! Praticamente al nostro arrivo hanno tolto una sedia e una cassetta e ci hanno lasciato venti metri di strada sorvegliata ad occhio. Comunque tutto funzionante, nessuno ha toccato niente. Un ottimo modo per prendere confidenza con la città, specialmente per chi ha poco tempo, è quello di prendere il City Windows, cioè l’autobus aperto con audioguida che con un paio d’ore tasta tutti i punti buoni della città. Poi con la formula Hop on- hop off, si può salire e scendere quando lo si desidera usandolo quindi come un bus normale alla cifra di 20€ con durata 24h. Incantevole il passaggio sul Bosforo Bridge che collega la città con l’inizio del continente asiatico. Nel mezzo, il mar di Marmara, delimitato dall’altra parte dai Dardanelli. Da non perdere piazza Taxim con la statua di Ataturk che guida la Turchia verso la Repubblica. Centro nevralgico della città per abitanti e turisti che si riversano nei tanti negozi affacciati sulla lunghissima via centrale. Istanbul comprende diverse culture ed è aperta al mondo occidentale. Città aperta al turismo, multietnica, dove convivono le diverse sfumature dell’Islam, fino a toccare anche la minima presenza cristiana. Si incontrano donne con il Burqa, in stile afghano, parecchie solamente col foulard oppure con l’ iraniano Chador (aggiunta di un mantello fino ai piedi). E’ una frontiera, capisci che da lì in poi guardando verso est sorge un mondo completamente diverso dal nostro. Non poteva mancare una sosta al mercato delle spezie; un bel girovagare tra profumi e colori. Un bel bagno turco ci ha rimesso in sesto, sauna massaggio e bagno con sapone per un pò ti fanno scordare i km trascorsi. Nel caso di difficoltà per trovarlo tra i meandri della città, ti vengono a prendere loro. Granbazar un labirinto di colori e un insieme di voci che si mescolano formando una specie di formicaio metropolitano. Sul cibo, oltre ai soliti Kebap , consiglio di provare il Texty Kebap, perché è una porzione abbondante di carne condita in sugo e spezie, cotta in una sorta di anfora detta appunto texti , portata dal cameriere in un vassoio con fiamme vive, che va mozzata nella trequarti superiore con un colpo secco di spada e poi continuato a versare bollente. Veramente molto buono! Il vino non è proprio il loro forte ma si trova dell’ottima birra danese per pasteggiare. Nel formicaio generale sentire i clacson suonare è la normalità, più che di pericolo sembra una sorta di dimostrazione di esistenza; “ io sono, quindi…suono”! Ultima chicca il giro notturno sul Bosforo con la nave che ti offre aperitivo a bordo, cena e uno spettacolo di danza del ventre a cui aimé ho dovuto sottostare personalmente, nell’ilarità generale, il tutto in un giro di circa 4 ore in cui si deve approfittare per fare delle ottime foto notturne. Si riparte, ultimo giretto, questa volta in moto, a piazza Sultanamet dove un vigile in biga non molto contento ci ha fatto presente di qualche infrazione; ma cosa volete che sia!
Si riparte, questa volta ci dirigiamo verso nord ovest passando per statali, frazioni, autostrada facciamo un passaggio con sosta a Edirne, una città in cui si respira un‘aria diversa dalla metropoli, una Turchia ancora più semplice, più amichevole. Entrando in una barbieria alla frase “someone speaks english? ”, tutti colle mani in segno negativo; uno col pc acceso, mi ha invitato a scrivere cosa volevo sapere, sulla pagina Google e subito in traduzione abbiamo interloquito indirettamente. Volevo semplicemente sapere il nome della bellissima moschea di fronte! Con sette euro ,già molto arrotondate dal cambio, ci vengono offerti 3 Kebap di buona qualità e 2 birre medie, un rapporto qualità prezzo molto buono. Si riparte per la frontiera nord ovest dove ci attendono i soliti e ripetuti controlli e un po’ di curiosità ci assale quando davanti a noi si presenta il poliziotto con una chiave da officina in mano intento a smontare l’auto che ci precede, ma a noi con una breve occhiata ci lascia passare e continuiamo per la Grecia sfiorando bivi che indicano:“Bulgaria”. Quasi quasi! È qui vicino! No, non abbiamo tempo e allora via per altri 400 Km alla volta di Salonicco dove rivediamo la città che avevamo lasciato fugacemente qualche giorno prima e ci fermiamo per un paio di giorni. La tipa dell’albergo ci suggerisce di andare al mare ad Agia Triada che è una spiaggia dove vanno quelli di Salonicco, situata proprio all’inizio della penisola Calcidica ad un oretta dalla città. Spiaggia nella norma, acqua al mattino con qualche alga che si ripulisce pian piano col passare delle ore. Qualche ristorante, un paio di market e purtroppo niente docce sulla spiaggia, solamente un semplice rubinetto. Quindi sale addosso e si ritorna in città per una bella doccia e per la cena. Lungo le vie della zona del mercato di Piazza Aphonos alla sera spuntano tavoli e sedie; è un covo di taverne con annesso il trio di Mariachi che allietano la serata con la loro musica. Si può mangiare Mussaka ma soprattutto pesce, a prezzi inferiori rispetto a quelli sul lungomare o in piazza Aristotelous. A tal proposito consiglio l’ultimo in ordine di percorrenza, ottimo per il pesce, inizialmente sembra un baretto in realtà colloquiando con il titolare e la simpaticissima Terry ti sfornano di tutto e a prezzi molto buoni. Si riparte alla volta di Igoumenitza ma il ritorno prevede una deviazione per le Meteore, zona montuosa al centro della Tessaglia. Fino a Kalambaka, strada paesaggisticamente abbastanza normale, poi ci si immette su un rettilineo dal quale si intravede sullo sfondo una strana catena montuosa, di un colore scuro, interrotta a tratti, nella sua lunghezza, dritta e frastagliata nella sua altezza, dominata in cima quasi sempre da un monastero per ogni monte.
Sono le cosiddette Meteore, chiese ortodosse costruite in alto per ottenere il massimo della quiete e della vicinanza a Dio, dove per poter scendere i monaci si calavano con un sacco retato e una corda tramite una carrucola fino a terra. Di 24 ne sono rimaste visitabili solo 6 al prezzo di € 2,00 ciascuna. Bei tornanti bel paesaggio ma la pancia mormora e allora si scende a valle dove neanche a farlo apposta in prossimità del paese, veniamo stuzzicati da un profumino proveniente da barbeque lungo la strada, al quale non possiamo rinunciare. Una signora sulla 75ina ci fa accomodare e ci fa subito capire che siamo i benvenuti portando a tavola un super spiedino di carne e una birra ghiacciata; parlando del più e del meno esce fuori il discorso pernottamento e lei, dopo una breve visita, riesce anche a trovarci due belle singole nel campeggio di fronte, molto carino ,dotato di piscina incastonata tra le meteore. Veramente paradisiaco, poi considerando che il tutto, compresa la colazione, è costato solo € 25 a testa. L’indomani si riparte, non ne abbiamo voglia ma bisogna ripartire; optiamo per un tragitto misto che dalle Meteore collega Ioannina. Una bella quarantina di km di curve, prima di entrare negli ultimi 100 di autostrada che mancano per Igoumenitza, lasciandone alle spalle più di 2000 e non pensare al rientro che si a fa sentire, specialmente in nave con le sue 19 ore prima di vedere la costa delle Marche e dover dire:… è finita la vacanza!