Istanbul tra oriente e occidente
Partiamo con un volo Lufthansa da Genova, via Monaca, (442 euro) e alle 15 atteriamo all’aeroporto Ataturk.
All’uscita ci attende il pulmino dell’albergo che in 40 minuti ci deposita nella hall del Saba hotel, a due passi dalla moschea blu (50 euro la camera doppia). Mentre aspettiamo che ci assegnino la camera usciamo e svoltato l’angolo il primo impatto con la moschea blu, proprio mentre il muezzin inizia la preghiera delle 17. Torniamo in albergo per appoggiare le valigie in camera…Un bunker con suggestiva vista cavedio, la moschea non si vede proprio ma si sente benissimo. La stanza è comunque pulita e in fin dei conti non ci dobbiamo passare molto tempo. Prima tappa la moschea blu. Avendo letto ovunque dell’insistenza dei venditori turchi adottiamo subito la tecnica del non vedo, non sento, non parlo e vado diritta per la mia strada anche se non la conosco per niente e il più delle volte sbaglio! Dopo aver percorso tutto il perimetro della moschea alla ricerca dell’entrata finalmente la troviamo sull’ultimo lato rimasto.
Riponiamo le scarpe dentro il sacchetto ed entriamo. La mia prima moschea. Una grande emozione, non so più cosa fotografare e Stefano mi insegue cercando di rimettermi il velo che casca in continuazione. Visto che sono appena le 18:30 ci dirigiamo a piedi verso il ponte Galata. Ci immergiamo nel traffico di Istanbul, code lunghissime di macchine che vanno a passo d’ uomo. Attraversiamo il ponte passando tra i pescatori che cercano di prendere un po’ di pesce del bosforo (ma è lo stesso che mettono nei panini???)e facciamo un salto in asia, tanto per non farci mancare nulla. Optiamo per un sosta in un bar del ponte per giocare a backgammon e bere una birra. Sfogliando la lonely planet decidiamo di andare a mangiare al ristorante New galata, che viene definito dalla guida “una trappola per turisti ma un ristorante davvero allettante”. All’uscita decretiamo che è solo una trappola per turisti! Camminiamo verso l’albergo per cercare di smaltire la cena ma le strade sono molto buie e finisco in una voragine del marciapiede…Riemergo, con Stefano che cerca di trattenersi dal ridere. Constato che sono ancora quasi tutta intera e zoppicando arranco verso l’albergo. La mattina mi sveglio, non per il canto del muezzin (infatti previdentemente ho portato con me i tappi per le orecchie), e mi ritrovo un meraviglioso livido sulla gamba che raffigura per intero la Turchia, da Istanbul alla Cappadocia sconfinante anche un po’ in Armenia. Mi rincuoro un po’ dopo un ottima colazione turca sulla terrazza del nostra albergo direttamente in braccio alla moschea blu…Sto cominciando a rivalutare il nostro albergo! La giornata comincia con la visita ad aya sofya, paghiamo 10ytl ed entriamo. Impressionante vedere (o meglio intravedere visto che la moschea è molto buia) la cupola larga 30 metri. Tappa successiva il palazzo Topkapi (10 ytl). Seguendo il consiglio della guida andiamo subito a fare il biglietto per visitare l’harem…Altra coda altre 10 ytl e prenotiamo la visita guidata (obbligatoria) per le 14. Facciamo un giro e decidiamo di andare subito al self service a mangiare, per evitare l’ennesima coda. Il ristorante è molto carino con una bellissima vista sul bosforo e merita una sosta. La visita dell harem dura circa 30 minuti e ci è piaciuta molto. Usciti dall’ harem proseguiamo la nostra visita dal fondo, cioé dalla quarta corte. Ennesima coda per visitare le sacre stanze di custodia, luogo sacro e meta di pellegrinaggio per i musulmani. Gira che ti rigira usciamo sempre nella quarta corte. Ci concediamo un attimo di pausa e nel frattempo ci arriva un sms da una nostra amica la quale ci chiede se abbiamo visto il pelo della barba di Maometto…Chiaramente no! E dobbiamo assolutamente vederlo, quindi ritorniamo sui notri passi, rifacciamo la coda e riusciamo finalmente a vederlo. Nuovo giro nuovi regali la folla ci riporta nella quarta corte. Non ce la sentiamo di affrontare la lunghissima coda per vedere il tesoro e quindi decidiamo di andare al bazar delle spezie. Come al solito non riusciamo a trovare l’ingresso e quando lo troviamo scopriamo che, essendo sabato, l’intera popolazione di Istanbul più tutti i turisti sono nel bazar!Sarà il caldo sarà la folla ma mi aspettavo qualcosa di meglio. Facciamo comunque acquisti e poi fuggiamo verso il ponte galata. Ho deciso sono stanca, ma Stefano insiste per andare a vedere la torre Galata, che chiaramente si trova in cima ad una collina. Spero solo che ci sia l’ascensore. C’è, per fortuna. Paghiamo gli immancabili 10 YTL e saliamo. Dall’alto si può gode di una bella vistsa a 360° di Istanbul.
Torniamo in albergo e per riprenderci decidiamo di sfruttare la sauna e la jacuzzi dell’albergo (che stiamo decisamente rivalutando) e poi cena in un ristorante in zona. Per la domenica di pasqua abbiamo in programma un giro sul bosforo, incoraggiati anche dal bel tempo. Dobbiamo andate al molo tre per prendere il battelo delle 10:30 con destinazione Anadolu Kavagi. Cercando di evitare tutti coloro che ci vogliono vendere per 50 dollari una crociera sul Bosforo, sbagliamo direzione. Ritorniamo indietro ripetendo lo slalom e ci sistemiamo sulla barca (biglietto a/r 8YTL). Il viaggio dura circa 2 ore e ci godiamo il panorama tra moschee, ponti e residenze estive. Scesi dal battello cominciamo la scalata verso la fortezza. Scegliamo la strada più scomoda, strerrata ed impraticabile che ci sia (al ritorno scopriremo l’esistenza di una comoda strada asfaltata) e arriviamo in cima insieme ad un altro centinaio di turisti. Il panorama è decisamente bello, siamo all’imbocco del mar nero e possiamo goderci un’oretta di sole. Seguendo il richiamo della fame ritorniamo in paese per un pranzo a base di pesce. Torniamo a Eminonu per le 17, giusto in tempo per scalare un altro colle (in effetti Istanbul ha 7 colli), e visitare la moschea suleymaniye camii che rivaleggia con la moschea blu per il numero di fedeli. Qui la maggior parte delle donne porta il chador. In effetti ho notato che a Istanbul la maggior parte delle donne porta il velo. Come descrive Orhan Pamuk nel suo libro “neve” c’è un ritorno molto forter alla religiosità anche nella laica istanbul di Ataturk. Continuiamo a girovagare per il quartiere dell’università prima di tornare in albergo. Decidiamo di andare a mangiare in una zona molto carina, a est della moschea blu, piena di bar e ristoranti.
Entriamo nel ristorante con il cameriere meno insistente. Ottima cena, ma direi che qui si mangia bene quasi ovunque.
La mattina seguente andiamo al gran bazar, un paradiso per noi donne e poi cerchiamo di raggiungere in autobus la chiesa di chora. Per fortuna ci prende in consegna una signora molto gentile che ci porta fino all’ingresso del museo, uno dei più interessanti della città, ricco di affreschi e mosaici. Anche questa giornata volge al termine, e dopo la cena andiamo a goderci il panorama notturno dei gabbiani che svolazzano tre i minerati della moschea blu sulla terrazza del nostro albergo, sorseggiando un raki.
Martedì 18, abbiamo giusto il tempo di vedere la basilica cisterna, fare un veloce giro di shopping al gran bazar e mangiare il nostro ultimo kebab al gulhane parki e poi in aeroporto pronti per tornare a casa. Ci sarebbero ancora tantissime cosa da vedere e mi piacerebbe ritornare. Ma ancora per qualche giorno il livido sulla gamba mi ricorderà questa città e questa vacanza…