Istanbul ti ricorderemo
12 luglio 2006 mercoledì Alla vigilia del viaggio sono piuttosto preoccupato: ho prenotato il volo Trieste- Istanbul e l’hotel con Internet: spero vada tutto bene. Le prenotazioni sono state un po’ laboriose per poter ottenere dei costi favorevoli. Con delle mail ho iniziato una trattativa “alla turca” con l’albergatore e credo di aver spuntato un prezzo che è inferiore a quello indicato sul sito dell’hotel ( e poi pago sei per sette notti) ed esattamente la metà di quello proposto dall’agenzia “Istanbulshotels” sul sito omonimo. Ho prenotato anche il trasferimento dall’aereoporto all’hotel. Per i prossimi giorni si prevede un gran caldo, le guide raccomandano di fare attenzione al cibo, mah ! Viaggiamo anche con Gabriele che ha 9 anni e quindi il timore cresce.
13 luglio giovedì Arriviamo all’aeroporto di Ronchi-Trieste alle 6. Lo scalo a Milano è regolare. Dovremmo arrivare a Istanbul alle 13 e 35, ma un po’ per il ritardo dell’aereo, per il visto (ricordarsi il visto! euro 20) e l’attesa del bagaglio sono ormai le 15 e 30 locali. Ci sarà ancora il trasferman ad aspettarci come previsto? All’uscita dall’ aeroporto, oltre una staccionata, ci sono decine di uomini che cercano i clienti e i parenti e tra loro ne vediamo due (perché 2 ?) con un cartello con il mio nome e il nome dell’hotel. Ci accompagnano al parcheggio. Attraversando la strada ci imbattiamo in alcune donne ( le prime delle tante che vedremo) completamente coperte, solo gli occhi scoperti, che si infilano in due furgoni insieme a enormi scatoloni e pacchi. Dal loro sguardo sembrano non solo essere imbarazzate di essere viste, ma anche di guardare in giro. Noi tre veniamo accompagnati nel furgoncino che ci porterà in albergo. Siamo insieme ad una coppia di Cantù che scenderà ad un altro hotel prima di noi. La strada che dall’ aeroporto raggiunge il centro, nel nostro caso Sultanhamet, ha il limite di 50 all’ora. Ma tutti o quasi e soprattutto il nostro sgangherato furgoncino corrono oltre i 100. Provo contemporaneamente gioia e preoccupazione. Dopo 20 minuti siamo all’hotel. E’ più bello, pulito, silenzioso e centrale di quanto potessimo sperare. Ci viene assegnata la camera 408 al quarto piano; non ha balcone ma la vista è mozzafiato. A duecento metri c’è sotto di noi la Moschea Blu e poco più in là Santa Sofia. Dopo un po’ gli altoparlanti del muezzin intonano le preghiere ad alto volume. Scendiamo all’ Ippodromo – un po’ frastornati osserviamo gli obelischi e la colonna tortile – li riguarderemo con più attenzione nei giorni seguenti – e senza aver cambiato in valuta locale e senza altri indugi ci dirigiamo verso la Moschea Blu. Non ci infastidisce neppure il primo di una lunga serie di venditori che insiste per portarci a vedere i suoi tappeti. Entriamo nel cortile della Moschea : è una meraviglia di armonia che fa passare lo stress della giornata, fa conciliare con gli altri e con se stessi, rende sereni, meditativi, tolleranti. Tentiamo di entrare all’ interno della Moschea, ma è l’ora della preghiera e i turisti devono attendere. Andiamo quindi in una zona commerciale abituandoci abbastanza presto ad attraversare le strade dove il rosso e il verde sono relativi e i pedoni in certi punti devono essere più rapidi e furbi delle macchine. Mi sembra che il cambio migliore sia quello dei cambiavalute (ho sempre cambiato in Divan caddesi a 30 metri dalla fermata del tram –Sultanhamet). Dopo qualche giro di orientamento cerchiamo un posticino per mangiare con sicurezza e, nonostante questa sia una zona anche turistica, entriamo al Can Restaurant, anche questo in Divan caddesi a 50 metri più in basso della fermata del tram –Sultanhamet.
Mezzi di trasporto: Scopriremo nei giorni seguenti che questo tram è utilissimo per raggiungere con gran velocità molti punti della città. Va anche oltre il ponte di Galata e arriva quasi fino a Dolmabace ( sulle guide – noi ne avevamo tre – non veniva indicato tutto il tragitto). I taxi, tantissimi, sono comodi ed economici, si parte da 1 lira e mezza. Basta che i taxisti siano onesti . Ne abbiamo utilizzati una dozzina in otto giorni e abbiamo incontrato un unico taxista disonesto. Abbiamo voluto provare anche il Tunnel, una sorta di funicolare per salire oltre Galata. Anche i traghetti , i vapur, sono comodi ed economici. E’ utile fornirsi subito dell’Akbil, una chiavetta che si può caricare facilmente e consente di usare tutti i mezzi con lo sconto e senza acquistare ogni volta gettoni (per il tram) o biglietti per i bus. 14 luglio – venerdì La colazione dell’hotel Accura è invitante. Da una parte la colazione occidentale, dall’altra i piatti turchi. Una donna in costume cucina al momento una tipica “focaccina“ al formaggio.
Alle 9 e 30 ci dirigiamo verso Santa Sofia. Da anni speravo di vedere questa chiesa-moschea-monumento-museo che ho trovato in tanti libri di storia e storia dell’ arte. Mi dico che quando c’è un’aspettativa così grande si rischia di rimanere delusi. In realtà una certa delusione la provo per le impalcature per i restauri nell’interno, ma si rimane comunque impressionati dalla maestosità di uno dei più importanti edifici della storia e si pensa oltre agli aspetti artistici alle trasformazioni , ai riutilizzi, alle sovrapposizioni …Alle civiltà che si sono succedute, che a volte si sono integrate e che altre volte si sono distrutte …Greci, Romani, Bizantini, Latini, Ottomani … Guardo a lungo la cupola, peccato non poterci salire, come ho fatto a Firenze due mesi fa con i miei alunni. A proposito … Una gita scolastica a Istanbul ? … Impensabile per ora … In futuro chissa’ …Con il tram ci rechiamo alla fermata Beyazit per inoltrarci nel bazar. E’ proprio quel miscuglio di colori, voci , luci che mi aspettavo. Quello che impressiona è la vastità dei mercati, che va ben oltre i confini dei bazar, ma comprende tutte le strade della zona dove la merce viene esposta anche sul selciato lasciando una piccola striscia di strada per camminare.Difficile osservare qualche oggetto senza essere presi di mira dal venditore, abilissimo e disponibilissimo ad aiutare nella scelta e a fare prezzi da favola. E’ difficile, a volte quasi imbarazzante tirare dritti. Pranziamo in una locanda minuscola all’uscita dal bazar: da leccarsi le dita! Dopo una sosta all’ hotel andiamo a vedere la Cisterna Basilica (Yerebatan Sarnici). È la più grande delle cisterne costruite a Istanbul nell’ epoca di Giustiniano. Da vedere assolutamente ! Alle 17 cambiamo ulteriormente il luogo della visita, scendiamo lungo la Alemder caddesi e ci infiliamo nel parco Gulhane : è un’oasi di pace e di fresco. Ci sono famigliole e coppie che passeggiano. Le osserviamo cercando di capire il tipo di rapporto; gli uomini ci sembrano un po’ duri, taciturni e distaccati. Quasi tutte le donne hanno almeno il fazzoletto in testa …Mi dicono che fino a qualche anno fa non era così …Alla fine del parco ci sono i bassi tavolini di un bar all’ aperto. Ci portano immediatamente del the. Sarà il primo di una lunga serie, anche per me che a casa non lo bevo mai. Da qui è molto bella la vista sul Bosforo, numerose sono le navi e i traghetti che passano.
Iniziamo una lunga passeggiata sul lungomare (non per forza consigliabile) fino alla stazione di Sirkeci. Vogliamo verificare le nostre capacità podistiche? Perché Sirkeci ? Perché è la stazione dove arrivava il mitico Orient Express! Non siamo appassionati di treni, ma l’inserimento di questo luogo in tanti film ci incuriosisce. Siamo stati colpiti un anno fa dal film “Un tocco di zenzero” che in una scena inquadra questa stazione e ricostruisce una fantastica Istanbul anni 60. Il desiderio di visitare questa città nasce anche da lì. La stazione, a parte qualche ambiente, è piuttosto deludente, ma ha un altro motivo di interesse: alle 19 e 30 ogni sera nel vecchio e decorato salone centrale c’è lo spettacolo dei Dervisci. Abbiamo qualche perplessità: ci può essere qualcosa di autentico? La curiosità è tanta e ci prenotiamo. Ascoltiamo con attenzione la musica sufi ; non abbiamo l’orecchio pronto o la sensibilità sufficiente per apprezzare, pazientiamo e aspettiamo la “Cerimonia turbinante”. Finalmente, con lentezza esasperante, entrano i dervisci. Mi convinco che il significato dei loro movimenti e delle posizioni, leggendo sull’utile foglio in italiano che ci è stato dato, ha dei significati profondi. Penso a quali connessioni con la nostra religione si possano fare. Se questa è la parte più mistica della religione islamica, la parte più mistica della nostra qual è? S.Francesco? O forse bisogna scomodare le estasi di Santa Teresa? Vorrei qualche delucidazione …Dopo un’ ora di spettacolo (spettacolo ?) usciamo volentieri e risaliamo con un taxi fino a Santa Sofia. Cena. Hotel.
15 luglio – sabato Alle sei prendo il tram che scende a Eminonu, sono solo con uno che ha la canna da pesca. Andiamo insieme oltre il ponte di Galata che è già affollato di altri pescatori. Un uomo dorme fra di loro. Passa uno con il carretto che vende the e uno con le ciambelle. Ritorno a piedi a Eminonu, cerco di capire gli orari delle partenze dei “vapur”, ma è troppo presto, è tutto chiuso. Allora vado alla Yeni Camii: Ieri sera qui c’era un affollamento indicibile e un colombo mi aveva sporcato. So che c’è una polemica sulla presenza di questi uccelli, ma la maggioranza li vuole, penso siano ritenuti dei portafortuna; vedo un signore distinto fare un’offerta alla donna che gli vende i semi e li lancia con il piattino: è un rito. Ho fame , entro in un forno, il pasticcino è squisito, chiedo senza speranza un caffè, che effettivamente non c’è; ci si può servire gratis di the. Mi dirigo verso la Rüstem Camii. So che ha delle stupende piastrelle di Iznic, ma è troppo presto, è chiusa, ma tutto intorno si sta preparando un mercato fatto di piccole botteghe e ambulanti che appoggiano la merce su un telo, su delle cassette. Salgono lungo le stradine centinaia di persone, quasi tutti uomini, silenziosi, al loro posto di lavoro. Torno all’hotel.
Alle dieci ci dirigiamo al Topkapi, al famoso palazzo del Sultano. A quest’ora per i biglietti non c’è la fila. Mi dirigo subito anche alla biglietteria dell’ harem (conviene farlo subito perché ci sono orari con prenotazione). Noleggiamo anche l’audioguida in italiano che si rivela utile. Dopo poco entriamo, siamo in tanti, le sale sono meravigliose, i passaggi stretti. Tutti sembriamo assorti. Penso che non ci sia un turista uomo che non provi a identificarsi con il sultano e una donna che non pensi a quale ruolo avrebbe avuto. Una delle quattro kadin, una favorita ? O una ikbal, una di quelle che avevano gia avuto dei rapporti , ma che erano un po’ messe da parte ? Una gozde, sulla quale il sultano aveva messo gli occhi ? Avrebbe avuto un balcone sulla sua stanza ? Solo partorendo un maschio … Mah…Vedo che la Rita non si entusiasma a certe mie considerazioni, è molto critica … Sembrano favole da “Mille e una notte”… Ma non lo sono. Gli ambienti dell’ harem sono veramente suggestivi e vanno assolutamente visitati. Anche gli altri ambienti del Topkapi sono da favola.
Nel pomeriggio andiamo al bazar egiziano, Gabriele cerca una tombola e in un negozietto-scantinato ne troviamo una ! E’ fatta in parte artigianalmente, di sera ci accorgiamo che ha due 32 e manca del 23, un po’ imprecisa, ma non siamo mica in Germania! Attorno alla camii Rustem c’è un mercatino frenetico che contrasta con il silenzio della moschea, che è bellissima. Ci inoltriamo ancora nei meandri di Tahtakale , stradine strette che sembrano labirinti con ogni tipo di merce esposta che straborda sulla strada che si fa stretta ed è incredibile vedere ogni tanto una macchina che cerca di passare. Molti scatoloni pesanti vengono portati a spalla dai facchini.Comperiamo da un ambuante con carretto un chilo di albicocche. Vede che voglio fotografarlo e si presta volentieri. Ad un certo punto uno slargo entriamo in un antico bagno (hamam) trasformato in caffè e negozi – ancora completamente da valorizzare.
Con un taxi saliamo alla Suleymaniye Camii, la moschea di Solimano è una meraviglia; è circondata da un muro e tutta la zona è un santuario con edifici collegati. L’interno è splendido. E’ tardi per visitare il cortile ormai chiuso e le tomba di Solimano ( ci ritorneremo, nei posti più suggestivi come questo vale la pena tornare altre volte ad ore diverse). Passeggiamo nelle strade che circondano il grande complesso. Osserviamo dall’alto il bellissimo caffè con giardino che si trova all’ angolo ovest, ma è ora di cena ed entriamo nel ristorante Daruzziyafe, lì vicino, che occupa gli ambienti dell’ enorme cucina che una volta preparava il cibo per i poveri (migliaia); nel cortile sono ancora esposte le attrezzature. Non siamo soliti andare in ristoranti così belli e rimaniamo soddisfatti dal cibo, dal servizio, dal posto e dal prezzo. Ci proponiamo di tornare.
Domenica 16 luglio 2006 Alle 6 prendo il tram che mi porta oltre il ponte di Galata- fermata Kadikoi – e da lì salgo fino alla torre di Galata. Per strada, lungo la salita, non trovo nessuno e nessuno neppure sulla spianata della torre. Lì sopra c’è un po’ di arredo urbano. Dovrei essere ormai abituato, ma rimango colpito dal selciato ovunque sconnesso.
Ritorno all’hotel e tutti e tre andiamo con il tram fino a Eminonu e poi con un taxi fino a Eyup ,uno dei posti più sacri dell’Islam e la sacralità del posto si percepisce. Molti entrano nel sontuoso sepolcro con grande devozione, che cerchiamo di rispettare. Entrano anche alcuni bambini con gli abiti della cerimonia della circoncisione. Vorrei sapere qualcosa di più su questi riti di passaggio … Per noi sono bellissime le maioliche e i cortili. Riprendiamo un taxi che ci porti nel punto dove iniziavano le mura sul Corno d’Oro. Bastano tre euro. Saliamo la vecchia ripida scala . Se lo sguardo va un po’ lontano è facile fantasticare sulle vicende storiche che qui sono avvenute, se gli occhi si fermano poco oltre le mura vediamo baracche e catapecchie che poche volte abbiamo visto così brutte in altri luoghi del Mediterraneo. Tentiamo di costeggiare le mura sulla stradina interna, arriviamo ad una chiesetta degli Ortodossi Greci. Vorrei raggiungere il Palazzo delle Blacherne, non ci riusciamo. Decidiamo di andare direttamente alla Karye Camii (S.Salvatore in Chora), ci sarebbe utile un taxi, eccolo ! Ma è vuoto, chiediamo ad un uomo seduto lì vicino davanti alla porta di casa. Apre la porta del taxi e cerca di svegliare il taxista che dorme disteso sui sedili posteriori, ma non ci riesce. Gentilmente l’uomo si propone di accompagnarci con la sua macchina. Grazie. Sono meravigliosi i mosaici della chiesa-moschea ! Come non fare paragoni con quelli di Ravenna, di Venezia, di Roma ? Scendiamo a piedi per vedere il rione di Fener. Attraversiamo una zona piuttosto degradata. Siamo sicuri ? Forse abbiamo delle preoccupazioni inutili. Fener può essere interessante, ma ormai siamo distratti, abbiamo già visto tanto questa mattina ! Con un taxi ritorniamo nella nostra zona a Sultanhamet e ci infiliamo nel nostro ristorantino, dove ormai ci conoscono e ci trattano molto bene. Con le solite 30 – 35 lire turche ( 15-18 euro) mangiamo abbondantemente in tre e qui possiamo anche bere una birra, in molti altri posti non ci sono alcoolici. Siamo entrati due volte anche nel vicino Koftecisi, sembra molto apprezzato, due volte abbiamo visto la fila per entrare, ha pochi piatti ma gustosi e a buon prezzo; ma non hanno alcolici ! (come in tanti altri posti) Nel pomeriggio decidiamo di andare a vedere il Palazzo di Dulmabahce sulle sponde del Bosforo. Prendiamo un taxi al volo, ma il taxista subito si rivela un poco di buono. Farfuglia in italiano frasi sconnesse per impressionare, si vanta di essere stato in galera in Italia, di avere amici in tutto il mondo, guida in modo assurdo e prepotente sui binari del tram, probabilmente non vuole avere una mia reazione quando fa saltare il tassametro e alla fine della corsa chiede 28 lire turche, troppe ! anche se ha percorso un lungo tratto. Impressiona un po’ anche il Palazzo con i suoi saloni lussuosi, i lampadari enormi e la scala di cristallo. Impressiona per il contrasto con altre parti della città che abbiamo visto stamane, ma sono anche questi contrasti a dare un certo fascino alla città, se non si ragiona in termini di egalitè. Terminiamo la visita al Palazzo bevendo qualcosa sui tavolini di un baretto presso la cancellata a due metri dal mare. E’ una giornata soleggiata e fresca, anche oggi siamo fortunati per la temperatura e l’umidità. Sappiamo dalle telefonate che in Italia c’è un caldo infernale. Ritorniano a Sultanhamet con il tram che ha il capolinea a 300 metri dal Palazzo di Dulmabahce ( per oggi basta taxi). Finalmente potremo visitare l’interno della Moschea Blu. Attendiamo per molto tempo perché la funzione religiosa va oltre il previsto, poi ci infiliamo insieme ad un nugolo di turisti tanto che la visita è piuttosto condizionata dal brusio e dai flash. Sono stato molto più gratificato nell’entrare nella Sokollu, non molto distante, dove non c’erano turisti e ho potuto percepire meglio le forme e l’atmosfera che esprime l’architettura del grande architetto Sinan. Peccato che ad un certo punto mi abbiano detto di uscire perché stavano per iniziare le preghiere anche lì. Le moschee che meritano una visita sono molte, ma in un viaggio a Istanbul , se non si conosce l’arte islamica, come nel nostro caso, è meglio visitarne solo alcune collegandole con la storia della loro costruzione. Certo che ad un certo punto si desidera saperne di più. Ho regalato a Rita il libro “Arte Islamica nel Mediterraneo” per le bellissime foto, ma mi sono accorto che è interessante anche il testo che può far capire il senso di queste moschee e anche i collegamenti con l’architettura occidentale: studierò. Cena. Sotto il nostro hotel c’è il “1001direk”, un locale che usa la bellissima cisterna antica Binbirdirek e di notte propongono spettacoli fra cui la danza del ventre. Non fa per noi, ma domani andremo a vedere l’ ambiente. Hotel.
17 luglio lunedì Alle 6 e 45 esco da solo e con il tram arrivo alla Laleli Camii, ci giro attorno nel grande cortile rettangolare. E’ chiusa, troppo presto. Come per altre è ormai difficile immaginare le sua collocazione originale perchè come molte delle nostre chiese ora è situata a pochi metri da strade grandi e dal traffico intenso. Bisogna ammettere che molte moschee, attorniate o precedute dai cortili e dai piazzali, riescono a essere comunque oasi silenziose. Sto per sedermi su una panchina, ma questa non è una panchina , come in tanti altri piazzali attigui alle moschee è una base per deporre le bare nei funerali. Oggi sono un po’ distratto. Me ne accorgo anche poco dopo. Mi dirigo verso un altro edificio che ha una storia complessa, la Bodrun Camii. Come temevo è ancora chiusa, ma lì vicino c’è una guardiola con un uomo che mi fa cenno per chiedermi che cosa voglio. Dico che desidererei entrare nella moschea. Mi fa cenno che non si può, ma vedendomi insistere, prende delle chiavi e apre una porta che dà su un ambiente lungo e stretto. Sono speranzoso, mi dico che a volte bisogna proprio insistere. L’uomo mi indica i rubinetti che sono in basso sulla sinistra. Orca ! mi dico, ho capito … Se mi lavo i piedi come fanno loro, mi fa entrare eccezionalmente nella moschea. Ho un attimo di dubbio. Mi costringe ad una specie di piccola conversione all’ Islam ? Mi assoggetto (!) e mi lavo i piedi (!!) – Se mi vedesse la Rita! Lei è ancora a letto che dorme … Ma dopo tanta lavata, l’uomo, che intanto è ritornato nella sua guardiola e mi vede arrivare con le scarpe in mano, si agita e mi mostra arrabbiato gli zoccoli … Non ci capiamo … Saprò mai dove è stato il malinteso? Capisco solo che la moschea apre dopo le nove e sono solo le otto. Ma un giorno tornerò a Istanbul e… Alle 9 e 30 siamo a Eminonu pronti ad imbarcarci con un vapur pubblico per risalire il Bosforo (tre euro a testa a/r). Siamo riusciti ad evitare tutte le altre proposte di gite sul Bosforo di mezza giornata, che costavano molto di più. Il vaporetto parte alle 10 e 30 ed è gradevole osservare dal mare, perché sì quello è mare, non un fiume come potrebbe sembrare, le coste della città, le moschee che sembrano minuscole sotto gli enormi grattacieli, il palazzo di Dulmabahce, l’Ortakoy Camii (che si vede anche nel film “Il tocco di zenzero”) sotto al primo dei due grandi ponti che uniscono Europa e Asia. Qui il ponte non è solo metafora! Siamo più veloci delle petroliere che filano verso il Mar Nero. Ne abbiamo una molto vicina che non ci consente di vedere bene la costa e il Castello d’Europa. Alla mezza siamo al capolinea, ad Anadolu Kavagy, un piccolo paese di pescatori, che con questo traffico di turisti che si fermano qui per risalire la collina e vedere il castello si sono trasformati in ristoratori e venditori di souvenir. C’è un chioschetto con del pesce sulla griglia, non resistiamo e pranziamo subito (24 lire in tre). Poi saliamo con il taxi fino al castello (che vergogna, quasi tutti gli altri sono saliti a piedi). Il taxista ci propone di venirci a prendere dopo mezz’ora. Meglio di sì, non rischiamo niente in un posto così lontano, siamo in Asia dopotutto, per la prima volta. Il castello dei Genovesi è un rudere, ma la posizione è formidabile perché guarda sia un lungo tratto del Bosforo sia il Mar Nero. A terra è tutta un’immondizia, ma ce l’aspettavamo, la guida del Touring in questo caso ancora aggiornata, ci aveva avvisato. Gironzoliamo nel paesino. Ci abbuffiamo di enormi paste tipiche con 3 lire turche. Gabriele trova l’ennesimo gelato, anzi l’Algida (così ci capiamo subito quando ne vogliamo uno). Rita ce la fa a bere il caffè turco, io non mi adatto più come ho fatto anni fa in Grecia tanto da sentirne poi la mancanza. Chiedo inutilmente un espresso, mi propongono come altre volte un Nescafè, ma è imbevibile! Lascio la scodella ancora piena di quell’acqua marrone , bello il grande vassoio d’ottone, ma i tavolini sono sempre così piccoli! Cosa mi succede? Qualche segnale che la capacità di adattamento sta calando ? Il vapur riparte alle 15 e arriverà a Istanbul alle 17. Non siamo così avventurosi da compiere alcuni tratti con i bus e poi riprendere il vapur alle fermate successive come viene minuziosamente indicato e consigliato dalla Lonely Planet. Lo faremo la prossima volta (quando?!).
Bella la luce del sole quando approdiamo a Eminonu, ormai familiare, familiare come il tram , stracolmo come sempre nelle ore centrali della giornata. Ci porta a Cimberlitas , ci divertiamo a imparare la pronuncia dei nomi di alcune fermate. La Cimberlitas è un’antica colonna alta 15 metri, ma è in fase di restauro e riusciamo solo a intravederla. Beviamo delle spremute di arance portoghesi che sono gradevoli ed economiche. – Le arance sono state lavate? – Le bucce vengono a contatto con il succo? – Speriamo non ci facciano venire il mal di pancia . No, il mal di pancia non ci è venuto neanche nei giorni seguenti. Ci facciamo ancora una moschea, la Atikalipasa Camii e poi dentro al Bazar ! Il Bazar ci sta creando assuefazione ? Certo che in questi ultimi giorni, visto che dovremo pur acquistare i souvenir, ci infileremo spesso in negozietti e bottegucce. Compro anche una canottiera per me, ma in camera mi accorgo che è nera, non bianca come da foto. La Rita ride, io mi adatto .
18 luglio – martedì Alle sette mi calo da solo con il tram fino oltre il ponte di Galata e da lì cammino fino al ponte Ataturk. E’ la zona dei negozi di utensileria. Ce ne sono a centinaia. Prima del ponte c’è la bellissima fontana Azapkapi, restaurata da poco e le decorazioni dorate spiccano e contrastano con il traffico che le passa a due metri. Anche la moschea Azapkapi, lì sotto, quasi sotto il ponte, “soffre”. Anche da questo ponte la vista sulle due sponde della città è formidabile e unica ! Ritorno al Ponte di Galata, ma a metà strada vedo il campanile (non minareto) della moschea Arap. E’ evidente che era una chiesa cristiana, come altre moschee. Mi riposo nel suo cortile silenzioso insieme ad un gruppo di spazzini che beve il the in una pausa-lavoro, mi chiedo quali sono i fattori che consentono la convivenza di culture diverse e quali invece scatenano i contrasti. Nei viaggi mi capita sempre più spesso di imbattermi in posti che mi suscitano domande di base. Non sempre so darmi una risposta e il bisogno di approfondire e confrontarmi è più forte.
Alle 9 e 30 siamo tutti e tre davanti al Museo Archeologico. Il pezzo forte del museo è il sarcofago (così detto) di Alessandro Magno. Assieme ad altri sarcofagi fa parte di una tra le più entusiasmanti scoperte archeologiche, a Sidone in questo caso. Tutto è esposto e illuminato molto bene. Ma molti altri pezzi dell’Oriente Antico sono impedibili. Molto interessanti e curiose le ricostruzioni di parte di templi con i colori originali. Il Museo supera le nostre aspettative e ci passiamo la mattinata. Anche il Padiglione delle Ceramiche , di fronte ,è interessante già come edificio in sé, espone una scelta di antiche piastrelle e pannelli che ammiriamo. Che bello fare una sosta nel baretto self-service nel giardino accanto, in mezzo ai pezzi archeologici e ai gatti che si prendono troppa confidenza! E’ simile a quello che c’è all’ingresso di Santa Sofia. Ogni museo dovrebbe averne uno, nessuno soffrirebbe più la sindrome di Stendahl ! Nel pomeriggio siamo oltre il Corno d’Oro, vogliamo girare per i quartieri di Galata e Beyoglu. Oltre il ponte ci infiliamo nel Tunel, la funicolare che ci porta nella piazzetta omonima. Ricorda il nostro tram di Opcina? No, questo è nel tunel, ma è vecchio più del nostro. Percorriamo tutta la Istiklal caddesi che è la strada principale, tutta pedonale. Ci sono numerosi palazzi d’epoca, alcuni in piena decadenza, altri restaurati bene perché la zona da due decenni è stata valorizzata di nuovo. Pensiamo di trovarci il tram storico, ma in questo periodo non è in funzione. Deviamo verso il Pera Palas, l’hotel storico dove hanno pernottato personaggi come Agata Christie. L’hotel è e le sue sale sono come un museo, ci stanno girando degli spot. Arriviamo fino a Taksim: è un punto nevralgico della città, ma non ci entusiasma. Ritorniamo fino alla Torre di Galata e ci saliamo con l’ascensore. Gabriele sperava di salirci a piedi ( è un appassionato di campanili e di torri), ma non si può. Dall’alto la vista spazia a 360° e in una giornata tersa come questa si può riconoscere facilmente tutti i monumenti visti nei giorni scorsi, il Bosforo, le Isole dei Principi ( che tenevamo di riserva). Il quartiere attorno è vivace a quest’ora. Scendiamo a Kodakoy e con il tram torniamo all’hotel. Riesco da solo e mi dirigo verso il bazar, la Rita aveva adocchiato una borsa e vorrei saperne il prezzo. I venditori conoscono bene l’ialiano e tramite un loro amico che studia a Venezia conoscono la situazione del nostro Paese. Il discorso inizia come sempre con il calcio – Campionati del Mondo, Materazzi, Juventus in B – Ero tanto tifoso della Juve ! – mi dice con disperazione … Tu sei di Trieste ? Trieste è a Nord, sei di Bossi. – Capisco che vuol parlare anche dell’ingresso della Turchia in Europa e il discorso si fa interessante. Ma ci sono delle clienti che chiedono delle borse e ci salutiamo. Peccato ! Cimiteri 19 luglio – mercoledì La mia uscita solitaria , alle 6, è stavolta dedicata alle mura terrestri. Con il tram arrivo in pochi minuti alla fermata Topkapi ( da non confondere con l’omonimo palazzo), ma il tram è andato troppo oltre le mura, salto sull’altro marciapiede e torno indietro, con un tram che sopraggiunge subito, alla fermata precedente. La porta Topkapi praticamente non esiste più; la breccia per far passare grandi strade e il tram è troppo larga. Mi incammino solo, incrociando poche persone, nessun turista, lungo la strada esterna alle mura, che in alcuni punti sono molto diroccate, in altri punti restaurate in modo arbitrario e che comunque affascinano per la loro storia e perché a quest’ora , con il sole dietro, consentono una passeggiata nel fresco accanto agli orti coltivati sotto i bastioni e i grandi cimiteri oltre la strada. Non mancano segni di degrado all’interno delle brecce, qualcuno che ci dorme, cani randagi con molti cuccioli, gatti , immondizie: comunque più bello di quanto pensassi. In una città così grande il degrado in queste zone potrebbe essere di gran lunga superiore. Credo ci siano dei controlli severi. Se si pensa ad alcune zone di Roma negli anno 60 o alle periferie di certe città del sud dell’ Italia anche oggi… Entro ed esco dalle porte, nella Mevlana , nella Silivri nella Belgrat Kapi. Arrivo fino al castello delle Sette Torri, che è chiuso ( Che scemo – mi dico – perché ci vado alle 8? ) Riesco comunque a vedere qualcosa. Prendo un bus utilizzando l’Akbil – funziona! – che mi riporta a Sultanhamet.
Tutti e tre alle 9 e 20 siamo al Museo delle Arti Turche e Islamiche. Oltre ai bellissimi oggetti che espone colpisce il fatto che fosse il Palazzo del Visir di Solimano, poi caduto in disgrazia e ucciso nel sonno. Mi consentono di fotografare come quasi in tutti gli altri Musei – solo al tesoro del Topkapi, accidenti, ti fulminano se lo fai – e anche qui colleziono una serie di immagini che poi a casa guarderò con piacere. C’ è anche una sezione etnografica che ricostruisce la vita di un popolo nomade dell’ Anatolia, è interessante per Gabriele, ma in Anatolia bisognerebbe andarci.
Rientriamo nell’ Ippodromo, lì davanti e ci fermiamo ad osservare l’ interessante base dell’ obelisco egiziano e soprattutto la colonna tortile in rame proveniente da Delfi. Ieri al Museo Arch. Abbiamo visto una delle tre teste dei serpenti che la sovrastavano. Non ci starebbe bene qui una ricostruzione ? Ci dirigiamo al museo dei mosaici, che sono sorprendenti per la conservazione e per i soggetti. Acquistiamo qualche regalino nei negozietti del mercato. Il prezzo iniziale, ma questo lo sanno tutti, è relativo e serve solo ad iniziare il rapporto. Bisogna ammettere che sono maestri nell’ inserire la trattativa in un’atmosfera amichevole e gioiosa. Diffide uscire a mani vuote! Ci dirigiamo verso Santa Irene, ma è chiusa, è adibita ai concerti serali. Protesto. Facciamo una sosta alla porta del Topkapi e poi percorriamo la Sogukcesme a sinistra della porta che presenta molte case ottomane ben ristrutturate.
Nel pomeriggio, come previsto ritorniamo in taxi alla Suleymaniye Camii per visitare la turbe ( il mausoleo, la tomba) di Solimano il Magnifico e quello della sua favorita Rossellana. Sono molto belle. Alcuni pregano con devozione e si infastistiscono del brusio. Perchè la religiosità si esprime anche qui, questi personaggi sono paragonabili ai nostri santi? Non capisco … Entriamo anche nel grande cortile della moschea dove sabato non avevamo potuto entrare. Bello il panorama da questa collina. Facciamo una lunga passeggiata nelle strade dei mercati ripassiamo nella zona Beyazit entrando in qualche cimiterino monumentale. Ce n’è uno che ha un bar all’ombra … Andiamo quindi nella Cisterna Binbirdirek. Ci costa 10 lire turche a testa (consumazione compresa) ma ne vale la pena perché è interessante come la Cisterna-basilica più visitata e perché illustra com’ era Istanbul nei primi secoli con dei grandi pannelli appesi alle pareti.
20 luglio giovedì Alla mattina presto visito come ieri le mura, ma questa volta a nord della Topkapi. Rientriamo al Museo Archeologico per visitare la parte che ci manca, soprattutto una sezione per bambini. Gabriele può salire sul grande cavallo di Troia in legno. Scopriamo ancora un’infinità di pezzi molto interessanti. Nel pomeriggio usiamo un taxi per raggiungere l’aereoporto (40 lire) Dall’ aereo ci possiamo finalmente rendere conto della vastità di questa città, riconosciamo Sultanhamet, è molto piccola in proporzione all’immensità della città. Scalo a Milano. Alle 22 e 30 siamo a Ronchi-Trieste. E’ stato un bel viaggio, uno dei più belli che abbiamo fatto. Siamo contenti di comunicare o scambiare informazioni rosaberth@tin.It Se qualcuno è ineteressato, abbiamo anche pubblicato un fotoalbum del viaggio all’ indirizzo