Istanbul self service

Istanbul, capitale della cultura 2010
Scritto da: pinina79
istanbul self service
Partenza il: 19/03/2010
Ritorno il: 22/03/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
A neanche un anno dal nostro viaggio insieme in russia, eccoci di ritorno da un weekend lungo ad istanbul. Costo di volo + hotel: 306 euro a testa, 3 notti, 4 giorni, colazione inclusa. Partenza venerdì 19 marzo 2010 ore 8.35 da malpensa con volo turkish airlines e ritorno lunedì 22 marzo ore 23.05. una sfacchinata tremenda ma che esperienza…. Arrivo alle 6 spaccate all’aeroporto, check-in veloce, perchè abbiamo optato per soli bagagli a mano e qui si comincia. Il bagaglio a mano ha misure prestabilite, in particolare, 23X44X50 cm, max 8 kg. Per fortuna ci sono dei baracchini apposta con una “cella” in cui inserire il bagaglio come prova e scoprire così se imbarcarlo nella stiva o poterlo portare in cabina. Fabri si presenta con una valigia, vera e propria, di pelle. In più all’interno c’è una giacca anch’essa di pelle. All’arrivo davanti allo sportello decide di provare che il suo bagaglio sta nelle misure; così lo incastra a forza di spintoni nel box. Soddisfatto della conferma, cerca di tirarlo fuori e a momenti partiamo con tutto il baldacchino! Sguardi di curiosi tutto intorno, anche degli addetti al check-in, ma a forza di fare, tra dani che tiene e lui che tira (mentre io e ba’ facciamo finta di non conoscerli) riescono a disincastrarlo e a raggiungere il banco. Qui c’è la prova peso: se la misura era corretta a forza di spintoni, il peso di 8,7 kg passa perchè le altre borse sono al di sotto del massimo. Soddisfatti, cerchiamo, in ordine, il bagno e il bar. Il primo da una parte è chiuso e dall’altra è pieno. Quando lo troviamo siamo dalla parte opposta del gate. Allora ci fermiamo anche per la colazione. Chiacchera su chiacchera, si fanno le 8. decidiamo di avvicinarci al gate e….sorpresa! c’è una coda chilometrica! Stanno imbarcando da 20 minuti, noi siamo in fondo alla coda, sembra di essere a gardaland nell’ora di punta. Al pensiero di farci linciare per passare davanti, incrociamo solo le dita che l’aereo ci aspetti. Per il rotto della cuffia passiamo oltre, dimenticandomi anche di dover evitare il metal-detector per la gravidanza. Qui, non abbiamo ancora la possibilità di rilassarci perchè il gate giusto è l’ultimo in fondo al corridoio; correndo, arriviamo appena in tempo per sentire l’hostess che chiama i nostri cognomi all’altoparlante, che figura! Saliamo mezzi morti sull’aereo anche se poi si partirà in ritardo. Il volo è stato allietato da “leggeri” vuoti d’aria all’andata e un “tranquillo” sballottolamento al ritorno, tale da portare dani e barbara a pregare di atterrare sani e salvi. Ma andiamo per ordine. Il brunch dell’andata ci permette di assaporare ciò che gusteremo per i prossimi 4 giorni: peperoni verdi che fanno fumare le orecchie! Per me, che non posso prendere la xamamina per ovvie ragioni e quindi rischio già di patire, una colazione del genere induce oltre che la nausea anche il piccolo ad iniziare una danza del ventre, ma del mio ventre, tale che mi tocca svuotare la vescica ogni ora. Una volta atterrati ci aspetta un’altra ora di coda per superare i controlli dei passaporti, con un tizio in canottiera che deve aver sudato letteralmente 4 camicie in aereo, dall’odore pungente che emana. Purtroppo ci rendiamo già conto in aeroporto di essere circondati da italiani, cosa confermata poi in città, peccato. Una volta usciti, ci aspettiamo di vedere un cartello con il nostro hotel, così sembrava scritto nella prenotazione….passiamo 5 o 6 volte davanti ai cartelli per leggerli tutti; alla fine, visto che non lo troviamo, decidiamo di cambiare 10 euro in lire turche e di farci spiegare come prendere i mezzi: niente di + facile! Si va in fondo all’aeroporto, si scende la scala mobile, si cambiano 1,50 lire a testa per un gettone a corsa e si prende la metro, linea rossa, fino a zeytiburnu (6 fermate); da qui si prende u altro gettone e dal marciapiede accanto si prende la linea blu scuro, o T1 o 38, che sono la stessa cosa fino a sultanhamet (15 fermate). In realtà a noi conveniva scendere a gulhane, due fermate dopo, ma solo il giorno dopo e dopo aver girato in tondo tutte le stradine del circondario alla ricerca dell’albergo ce ne accorgiamo. l’hotel è il best western empire palace, a sultanhamet, una posizione splendida, perchè di classe (4 stelle) e vicina alla maggior parte delle attrazioni. Prendiamo subito la tessera telefonica per parlare con i telefoni pubblici: 10 lire turche per 50 unità, + che sufficienti per 4 giorni. Posati i bagagli e sapendo di avere il tempo contato, partiamo subito alla volta di Santa Sofia e della Moschea Blu. L’ideale è seguire sempre la linea del tram. Così, arriviamo nella piazza principale. Da una porta si accede al mausoleo di qualcuno di cui non ricordo il nome, dietro santa sofia. Decidiamo di vedere prima la basilica: costa 20 lire, non prendono gli euro, così perdiamo tempo di nuovo a cambiare. Entriamo e c’è un percorso obbligato: prima si sale nella galleria e poi si scende dall’altra parte per arrivare al piano terra. Ovviamente, per non smentirci, nonostante sia questo l’anno in cui istanbul è stata eletta capitale della cultura, i lavori sono ancora in corso. Così tutto è pieno di impalcature, se non direttamente chiuso per restauro. Una di queste impalcature circonda il lampadario centrale, enorme, che speriamo sia stato tolto, che non si sia staccato da solo. Oltre agli interni impressionanti, è da vedere la colonna piangente o che suda, che ha un buco dove tutti mettono il pollice e girano il resto della mano tutto intorno…mah. Usciti da lì, torniamo indietro per vedere il mausoleo ma è già chiuso. Ci dirigiamo allora verso la moschea blu, non prima però di aver fatto uno spuntino con una ciambella senza sale ricoperta di sesamo, tipica di qui, dal nome simit. Alla moschea ci si deve coprire la testa con il velo e io, dopo averlo ricordato in italia a barbara, l’ho lasciato nell’albergo! Ci si devono togliere le scarpe e metterle in un sacchetto di nylon da portarsi appresso; dopo 3 ore di aereo e 2 di camminata….lascio spazio all’immaginazione. Ma non siamo gli unici! In realtà la moschea blu, non è poi così tanto blu, vista dal vivo, ma è bella comunque, anche se piena di turisti e non grande come santa sofia. All’uscita viene chiesta un’offerta per la moschea. Passeggiando poi per il quartiere, essendo già chiuso tutto ciò che è visitabile, troviamo un locale che presenta un cartello pubblicitario dei dervisci rotanti per le 19.30 della sera stessa. Non dobbiamo perdercelo! Così chiediamo informazioni, ci viene detto che c’è solo stasera, che i posti sono contati, che si può andare alla stazione sirkeci, dove si terrà, ma non si garantisce che ci siano ancora posti ecc… si sente puzza di fregatura, o di ciulada, per dirla alla fabri, ma decidiamo di comprare lo stesso i biglietti: 40 lire o 20 euro a testa, per un’ora di spettacolo, che non sarà alla stazione ma lì vicino…ci viene dato un solo biglietto che riporta il numero della prenotazione, speriamo in bene. Ci viene anche offerto un tè alla mela, nel locale sottostante: puzza proprio un po’ di fregatura. Vista l’ora decidiamo di tornare in hotel per fare una doccia e poi partire alla ricerca del luogo dello spettacolo. Quando usciamo ci aspetta un clima molto + rigido di quando siamo entrati, si è alzato il vento e sarà così per tutte le sere che verranno, purtroppo abbiamo un abbigliamento poco appropriato per il clima, così ci mettiamo addosso tutto quello che ci siamo portati. Cominciamo la ricerca e, ogni volta che ci fermiamo con la cartina, salta fuori qualcuno che chiede se può aiutarci; da italiani diffidenti rifiutiamo, salvo poi trovarci a carte perse ed essere costretti a chiedere: ci ritroviamo a girare in tondo, tra un left e un right, per finire in cunicoli che tutto sanno tranne che di turismo. Sembra di essere malmessi ma in un attimo ci ritroviamo in un angolo sperduto che, guarda caso, è proprio il ….pascia, il locale che dovevamo trovare. Ci hanno detto che ci offriranno anche un dessert e il tè, perchè no! Il dessert è il lokum, un cubetto gelatinoso, colloso al miele e che già a vederlo senti mal di denti, pensa a quando lo mastichi. Il tè non è il tè alla mela ma tè al fieno (sembra) e ustionante. Non vediamo l’ora che inizi lo spettacolo. Credo che si debba convertire la nostra prenotazione in 4 biglietti ma solo una volta in coda si dimostra che ho ragione, vero ba’? Abbiamo i posti contrassegnati da un numero, messo anche sulle sedie, peccato che siamo dietro….e invece no!!!! per fortuna, siamo dietro!!!! quando inizia lo spettacolo, entrano i suonatori vestiti da dervisci, vestito bianco, mantello nero e cappello alto di feltro color caghetta. Iniziano a suonare una nenia interminabile; dopo 10 minuti, si aggiunge il canto; dopo altri 10 minuti io e fabri ci guardiamo e ci diciamo che sarà dura arrivare al fondo! Veniamo sgridati da un’invasata che vuole entrare in trance e ci prega di tacere. Dopo altri 10 minuti entrano i danzatori. Vestiti come i suonatori, perdono un po’ di tempo a sistemare dei tappeti per poi inchinarsi a loro; poi iniziano a inchinarsi TRA loro e ad incrociare le braccia sul petto, a girare su se stessi, prima piano, poi + veloce; alzano le braccia al cielo e inclinano il capo da una parte; intanto continuano a girare e i suonatori a suonare. Poi si fermano, si reinchinano e poi…un altro giro e un altro e un altro ancora. A noi la testa comincia a cadere verso il muro e le palpebre verso il basso. Ad un certo punto, i danzatori si inchinano e se ne vanno, si battono la mani, dopo 5 minuti se ne vanno anche i suonatori, è finita!! barcollando, usciamo e cerchiamo un posto per mangiare, sono già le 8,30 e abbiamo saltato il pranzo, se non si conta l’aereo. Troviamo uno dei tanti localini che offrono kebap, per dirla alla turca, ci lasciamo convincere rispetto agli altri solo perchè il ragazzo che fa il buttadentro ci prega di dargli fiducia perchè sono aperti da soli 12 giorni. Anche se non è vero, siamo stanchi e affamati ed entriamo, nonostante le occhiatacce del buttadentro precedente. Mangiamo a sufficienza e poi gli uomini decidono di fumare il narghilè: alla fine, quella che trarrà maggior “godimento” dall’esperienza sarà barbara, immortalata da una foto in cui fa uscire una nuvola di fumo dal naso, tale da sembrare un drago! Tra una sghignazzata e l’altra si fanno le 22 ed è ora di andare a dormire, finalmente, e prepararci alla sfacchinata di domani. Sabato 20 marzo, l’appuntamento è per le 8 meno un quarto, per la colazione al sesto piano. Dani è subito pronto per cominciare con frittata, uova sode, wusterl, patate al forno e ratatouille con cipolle; noi 3 per oggi ci accontentiamo di caffelatte annacquato e pane, burro e marmellata. Partiamo di buon ora per la visita alla cisterna basilica, il cui ingresso è vicinissimo a noi. Il prezzo varia da 10 lire (equivalente di 5 euro) a 6 euro se si paga in valuta straniera. Meno male che abbiamo cambiato. L’interno è molto suggestivo, con le luci arancioni che partono dal basso ad illuminare le colonne, l’acqua è piena di pesci enormi, probabilmente carpe. Dovrebbe esserci anche la musica di sottofondo ma c’è un tale vociare di gruppi turistici che tanto non si sentirebbe. È comunque spettacolare, ci sono 2 capitelli, in realtà posti alla base di due colonne, che rappresentano la testa di medusa. C’è una colonna con cerchi concentrici che non capiamo cosa rappresenti. Le foto vengono solo lì così, perchè è tutto buio e con il flash si perde l’effetto delle luci calde. Quando usciamo ci ritroviamo anche dall’altra parte della strada, è proprio enorme, poteva contenere 100.000 tonnellate di acqua ed è stata scoperta da un archeologo che cercava altri resti ma aveva notato che alcuni cittadini tiravano su acqua in casa da buchi nel terreno! Visto che si trova nei paraggi e che ieri non lo abbiamo visto, visitiamo l’ippodromo o la piazza che ora lo ricopre, ma restano solo la colonna serpentina, l’obelisco di teodosio e la colonna di costantino. Visto che è un po’ + distante, allunghiamo il passo per raggiungere il gran bazar. Ci si deve ricordare il numero di ingresso perchè l’interno è un dedalo di viuzze piene di negozi, tanto da non sapere poi che direzione prendere. Una parte è destinata a negozi che vendono gioielli, una ai tappeti e tessuti, una agli alimentari ecc…anche se alla fine c’è un po’ di caos e di miscuglio. Troviamo un negozio di tessuti dove ba’ e fabri acquistano per 50 euro 2 tappeti da tavolo medi e 2 piccoli, molto belli. Consumiamo 3 limonate, che si devono aspettare per mezz’ora e poi le paghiamo 11 euro, che ladrata! Usciamo dalla parte opposta e chiediamo indicazioni per il bazar egiziano, quello delle spezie. A me personalmente piace di +. ci sono profumi e colori che attirano l’attezione, tanto da farci comprare 4 tipi di tisane a testa, da un venditore che parla bene italiano (“mamma li turchi”) e dice di essere amico di carlo verdone. Con 32 lire ci portiamo a casa 1 kg e 2 etti di tisane. Quando usciamo da lì cominciamo a sentire i morsi della fame, così prendiamo un kebab al volo, un piccione mi caga sulla giacca e ci sediamo a riprendere fiato sui gradini della nuova moschea. Dani e fabri decidono di entrare a visitarla, mentre noi guardiamo sulla cartina il prossimo spostamento. Abbiamo ancora da vedere la moschea di solimano. Si trova in punta ad una collina, su per una strada ripidissima e quando la raggiungiamo scopriamo che è chiusa per restauro per 2 anni! Si può solo visitare il mausoleo annesso, in mezzo ad un cimitero di lapidi, con la tomba di 3 sovrani e di roxelana, una donna importante nella storia turca, moglie russa di solimano. Torniamo indietro e decidiamo che siamo ancora in tempo per fare un giro sul battello attraverso il bosforo, magari scendendo sulla costa asiatica. Quando raggiungiamo il molo, ci si parano davanti diverse offerte di battelli che sembrano navi che propongono un giro di 1 ora e mezza senza fermate al costo di 10 lire. Volendo scendere dalla parte asiatica, troviamo un “venditore” che si offre per 50 euro di portarci tutti e 4 in giro per il bosforo e fermarci per 40 minuti ad uskudar. Lo seguiamo ma dobbiamo fare tutto il molo a piedi e ha molta fretta. Scopriamo il perchè quando arriviamo a destinazione: ha fatto tornare indietro una barca con sopra già 2 tedeschi per caricare anche noi….barca è una parola grossa, diciamo bagnarola, tanto da farci pensare che ci tocchi pescare per farci portare in giro. Una volta saliti “er barcarolo” inizia una discussione per il prezzo. Poi rinuncia; poi riprova a parlare solo con dani che sembra + malleabile. Pensiamo si tratti di concordare il tragitto, invece contratta ancora il prezzo. Vuole a tutti i costi 5 euro in +, chissà poi perchè. Dani paga solo 50, poi torna da noi e il tizio fa finta di niente. Sulla barca tira “una bisa” che ti uccide, uno per uno scendiamo a ripararci dietro al telo di nylon, ogni altra barca che incontriamo crea delle onde pazzesche che ci fanno ballare e fanno imbarcare acqua. Ogni tanto il tizio rallenta per indicarci qualcosa nel panorama e sulla mappa in italiano che ci ha fornito. Quando sono al limite della nausea, il tizio attracca ad uskudar. In realtà non ho visto neanche una casa di quelle che si vedono sempre nei documentari, magari non siamo andati troppo in giù e oserei dire per fortuna, per il mio stomaco. A uskudar abbiamo solo 30 minuti di tempo, perciò possiamo solo attraversare la strada, salire una scalinata ripidissima, cercare un bagno, mangiare un kebap, stare attenti a che i piccioni non ce la facciano in testa e tornare indietro. Lungo il percorso però passiamo per il mercatino locale, con banchi del pesce e della frutta che invogliano a comprare e a mangiare. Così decidiamo che per cena mangeremo pesce. Per fortuna, anche se avevamo qualche dubbio, er barcarolo è tornato a riprenderci, ffffffffiiiiiiiiiiiiiuuuuuuuuuu. Una volta saliti chiede di parlare di nuovo con dani e insiste con sta storia dei 5 euro. A quel punto mando in aiuto barabara, la cui sola visione fa desistere il tizio dal continuare ad insistere. Forse ancora un po’ e ci dava anche i soldi indietro…ba’ deve averlo proprio spaventato! Sorvoliamo sul fatto di volergli chiedere di lasciarci già sul lato di beyoglu, il quartiere nuovo, vista la scena di poco prima. Attracchiamo, salutiamo i compagni di viaggio tedeschi e ci incamminiamo per il ponte di galata. Sopra il ponte è pieno di pescatori, sotto il ponte, non c’è ninin che fa la …, ma un sacco di localini che cucinano e vendono pesce. Sarebbe una buona idea mangiare qui, pensiamo…. arriviamo a beyoglu e troviamo la stazione della funicolare. Ci viene consigliato di salire fino in punta con la funicolare e tornare giù a visitare la torre galata, che si trova a metà strada; chissà perchè tornare indietro….perchè, Perchè c’è una salita che sembra l’everest!!! quando riusciamo ad arrivare alla torre, c’è una coda tremenda e si paga l’ingresso. Per fortuna barbara ha letto sulla guida che conviene piuttosto salire nel bar all’ultimo piano dell’hotel lì vicino. Qui, si paga la consumazione, non l’ingresso. L’hotel è di lusso, ahiahi, ma saliamo senza problemi. Peccato che se si vogliono usare i tavoli lungo la vetrata da cui si vede il panorama, si deve cenare e sarebbe fuori dalla nostra portata. Perciò prendiamo l’ennesimo tè alla mela (fabri un tè normale imbevibile e dani una birra che ci costa quasi come la cena) e ci alterniamo alla vetrata per le foto. In realtà siamo un po’ + bassi della torre ma per me è meglio, la torre sembra avere una balaustra non così protettiva….e poi qui siamo seduti e dopo una giornata così stancante ci vuole. Ripartiamo anche se è già buio perchè dobbiamo ancora vedere piazza taksim, centro di beyoglu. Torniamo alla funicolare e saliamo alla piazza. Un obrobrio: tutti palazzi moderni ed è piena di gente, non si vede nulla di interessante, ma da qui parte la via istiklal, piena di negozi e pare con il + grande mercato del pesce. In realtà, ha ancora le decorazioni natalizie illuminate, è ricolma di gente come il centro di ivrea a carnevale, i negozi sono quasi tutti di lusso, ha un percorso di tram, ma è un tram storico, su cui si sta pigiati o appesi e ne passa uno ogni morte di papa, con molta fatica e solo in salita. Così dobbiamo percorrerla tutta a piedi fino alla fermata del tram. Riprendiamo la funicolare e scendiamo definitivamente da beyoglu per ritornare a sultanhamet. Non prima però di aver cenato in uno di quei localini sotto il ponte. Dopo aver evitato tutta una serie di buttadentro, ci lasciamo abbindolare da un tizio che non ha nulla di diverso dagli altri, ma sarà la nostra sfortuna. Il locale sembra costoso, ma siamo stanchi ed affamati, per stasera va bene così. Il cameriere si sente un gran figo, in realtà sembra un ragazzino viziato che fa giochetti con le bottiglie mentre versa l’acqua e sembra che ne tiri dappertutto. Insiste affinchè si prenda una bottiglia di vino e alla fine i maschi cedono. Il vino costa a sufficienza e sembra tavernello. Poi, ci portano un vassoio con tutti i pesci disponibili esposti. Optiamo per due bei pescioni, di cui uno al costo di 85 lire, circa 40 euro! Vuoi che non ci siamo capiti, vuoi che abbia fatto il furbo, il cameriere ci porta una serie di insalate, qualcuna non richiesta, e poi arriva con una ciotola di bocconcini findus in umido. C’è + verdura che pesce e poi, che pesce? Fabri quasi inizia a fumare dalle orecchie, ma per la fame iniziamo a mangiare lo stesso. Quando discutiamo con il cameriere, quest’ultimo fa finta di niente, la cosa ci fa ancora + arrabbiare. Mentre aspettiamo il conto, arriva il nanerottolo che ci aveva convinto al kebap la prima sera. Ci riconosce, ci saluta e ci dice che quel disgraziato del cameriere è suo fratello; non perdiamo occasione per dirgli che ci ha fregati, così si fa scuro in volto e poi se ne va. In realtà ci sta aspettando fuori. Quando arriva il conto quasi sveniamo: 280 lire, 140 euro, rispetto alla nostra media è uno sproposito. Fuori dal locale ci attende il ragazzo di prima che ci dice di essere sicuro di averci avvisato quando ci ha incontrato di non farci fregare in ben 4 cose: taxi, gran bazar, bazar egiziano e cena sotto il ponte. Ne abbiamo prese 3 su 4; buon record! Ma non ci ricordiamo che ci abbia dato l’avvertimento. Si dice dispiaciuto, ci conferma che è stato un nostro errore e noi gli diciamo che speriamo di non incontrae qualche altro suo parente il giorno dopo. Stanchi morti e con ancora qualche passo da fare cerchiamo di andare a prendere il tram ma su ‘sto ponte sbagliamo strada 3 o 4 volte trovandoci sempre davanti, dopo il sottopassaggio, un punto transennato. Ripreso il tram, scendiamo vicino all’albergo, telefoniamo a casa e per stasera… e n’an pru! Domenica 21 marzo, sveglia alla solita ora; colazione solita, ipercalorica; partenza con destinazione topkapi (in realtà si dice topkap’). Lungo la strada mi ferma un lustrascarpe, che effettivamente ha ragione, le mie fanno proprio schifo. Fa una lavoro che mi garantisce per 1 mese a patto che non piova. Sono quasi di vernice, adesso, ma intanto mi pippa 10 euro! Al palazzo, prendiamo due audioguide, dividendoci un auricolare a testa, difficile da gestire, soprattutto con dani che strattona sempre da una parte. Gli edifici sono tanti, un po’ in ogni angolo; anche i turisti sono parecchi e davanti alle vetrine c’è sempre coda, così il tutto ci porta via 3 ore! La parte + bella la lasciamo in fondo: l’harem, con un biglietto di ingresso a parte. È più decorato, + arredato e anche la storia nell’audioguida è + interessante. Usciamo distrutti e ci fiondiamo in un ristorante di…kebap, tanto per cambiare. Qui riusciamo anche a provare una bevanda a base di yogurt, ghiacciato, allungato con acqua e salato, ma buono, e il dolce al latte e riso (sembra una crema catalana). Mangiamo tantissimo e ci attacca un sonno tremendo. Con la scusa di accompagnare ba’ che deve andare in bagno, torniamo all’albergo che non dista poi molto, così ci buttiamo sul letto e aspettiamo. Noi aspettiamo loro, loro aspettano noi e si fanno le 5 passate! Non ci resta che andare all’hammam, anche sperando che lavino i piedi a dani perchè non gli resisto vicino. Cerchiamo, non senza difficolta il cagaloglu hammam, il + famoso di istanbul, ma è coperto da un’impalcatura e non ben segnalato. Quando entriamo troviamo il tariffario: va da 20 euro per bagno da soli, a 30 euro per bagno assistiti, a 40 per bagno e massaggio, a 50 per il tutto, ma lusso! Ovviamente quale prendiamo? Il 50! ci dividiamo, maschi da una parte e femmine dall’altra. Quindi quello che succederà a loro lo sapremo solo in seguito. Va già bene quello che succede a noi, per ora. Ci viene data una stoffa che credo sia un telo, invece è un fazzoletto: spero non serva per coprire la vergogna! Infatti, è solo il guanto per lavarsi. Dopo, ci vengono dati il telo per coprirci e un paio di ciabatte: in realtà per gli ospiti ci sono quelle di legno, senza misura, con un nastro superiore che lascia uscire mezzo piede e piuttosto scivolose in un locale pieno di acqua e sapone. Ba’ per errore mi prende quelle delle inservienti, meglio sono di plastica e + stabili. Ci guardiamo intorno e sono tutte senza reggiseno….e va beh, per stavolta lasciamo perdere anche noi. Abbiamo un solo spogliatoio in comune, visto che siamo “friends”; ormai non abbiamo + niente da nasconderci, dopo questo. Usciamo che già mi piscio addosso, un po’ per il ridere, un po’ per l’agitazione, un po’ per davvero. Nella sala da bagno il caldo è soffocante e l’umidità….non ne parliamo. In più: mamma mia, sono tutte nude!!c’è di tutto, dalla grassa grassa alla magra magra; da quella con la striscia all’ultimo dei mohicani, a quella che non conosce rasoio! Io intanto sono già stata presa da una piuttosto in carne e con un buco enorme nel costume all’altezza del sedere, ma è molto gentile e le ho detto che sono incinta e non posso coricarmi a pancia in giù. Nessun problema, sulla pancia è molto delicata, la schiena me la fa girata su un fianco e le gambe me le fa in piedi. Il massaggio ai piedi era quello che ci voleva, un po’ per il dolore, un po’ per la puzza di 3 giorni di scarpe da ginnastica! Finisce anche troppo presto, anche se manca il fiato per l’aria pesante. Torniamo nel camerino, ci rivestiamo e usciamo a cercare gli altri due. Hihi, sorpresa! Sono viola in faccia, hanno preso un sacco di botte!! il loro massaggio è stata una tortura: fabri è stato beccato da un omone che gli è anche salito in piedi sulla schiena. Dani ha avuto i gomiti del tizio piantati nelle scapole… quando li ritroviamo fabri è dal barbiere: ha già fatto quasi tutto ma riusciamo ancora a cogliere l’attimo in cui gli sta bruciando i peli delle orecchie con un cerino!!! consumiamo una limonata e un succo di melograno, tipica bevanda di qui. anche dani avrebbe bisogno del cerino ma è già tardi e dobbiamo ancora mangiare. Per fortuna non abbiamo bisogno della doccia. Ci infiliamo in una viuzza e troviamo un locale dove ci sono solo spagnoli e italiani, bello ma puzza di fogna. Il cibo però è molto buono, prendiamo anche il dolce e non arriviamo alla cifra della sera del pesce. Ogni commento è superfluo. per oggi è tardi e torniamo a dormire. Ultimo giorno, lunedì 22 marzo. Ci alziamo + tardi, colazione + lenta. Oggi abbiamo tempo. Destinazione dolmabahce. Prima un po’ di souvenir, poi io e dani andiamo a cambiare e ba’ e fabri prendono i gettoni per il tram. Quando ci ricongiungiamo, fabri sta cincrignando con la macchinetta, ci sono 10 lire incastrate e sta cercando di recuperarle. La scena viene vista dal tizio che controlla i tornelli della fermata e viene a mettersi in mezzo. Ci sgrida in malo modo, così sorvoliamo e prendiamo solo i gettoni necessari. Prendiamo il tram vicino a noi e scendiamo al capolinea. Da qui, pochi passi e siamo al palazzo che…è chiuso il lunedì!! porca miseria! Torniamo indietro e decidiamo, per non perdere la mattinata di andare a vedere la moschea nuova, che hanno visitato il secondo giorno solo i maschi, e la stazione di sirkeci. Andiamo alla stazione: da qui partivano i treni dell’orient express e le sale d’attesa sono ancora nello stile del passato, arredati con i tavolini bassi e gli sgabelli ancora più bassi, come si usano qui, per gli abitanti del luogo abituati a prendere il tè e a giocare nell’attesa.Sembra di essere in un libro di agatha christie. Attendiamo che si faccia l’ora di riprendere l’aereo nel parco del topkapi ma viene presto l’ora di ripartire. Breve,intenso, istruttivo e massacrante: cosa si può volere di più da un viaggio?


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