istanbul: sapore d’oriente

30/05/ 2009 IL VIAGGIO Partiamo da Bologna alle 15.40 puntuali, volo tranquillo, scalo a Parigi, aeroporto Charles De Gaulle, dove un litro di acqua costa la bellezza di € 4.75, poi proseguiamo altrettanto tranquillamente per sbarcare a Istanbul verso le 22.30 ora locale (1 ora avanti). Qui le formalità doganali e di ritiro valigie risultano...
Scritto da: Lara B
istanbul: sapore d'oriente
Partenza il: 30/05/2009
Ritorno il: 03/06/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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30/05/ 2009 IL VIAGGIO Partiamo da Bologna alle 15.40 puntuali, volo tranquillo, scalo a Parigi, aeroporto Charles De Gaulle, dove un litro di acqua costa la bellezza di € 4.75, poi proseguiamo altrettanto tranquillamente per sbarcare a Istanbul verso le 22.30 ora locale (1 ora avanti). Qui le formalità doganali e di ritiro valigie risultano velocissime, e all’uscita troviamo subito Yasmin, la nostra amica-interprete, che collabora con l’azienda per cui lavora Paso per organizzare la fiera a cui lui si fermerà dopo la nostra breve vacanza. Si è offerta di farci da accompagnatrice e dice che per domani ha già organizzato per noi la crociera sul Bosforo. Bene! Ci accompagna all’albergo che ci ha prenotato, ma durante il viaggio buchiamo una gomma dell’auto e ci tocca di proseguire a piedi con le valigie perché qui non usa avere la ruota di scorta…È stata una leggerezza, distratto mentre cercava di orientarsi, l’amico di Yasmin che stava guidando, ha imboccato una strada contromano e ad Istanbul non scherzano, nei sensi unici mettono degli sprunconi in ferro che se ci passi sopra nel senso giusto si piegano, nel senso opposto invece rimangono rigidi e fori le gomme. Una soluzione drastica insomma, ma di sicuro efficace…

Ne approfittiamo per fermarci sotto la Torre di Galata ad ammirare per un po’ la torre illuminata con i gabbiani svolazzargli intorno, nonostante l’orario tardo, molto suggestivo. Arriviamo al Galata Residence che si trova in una stradina buia e stretta, alloggiamo al 3° piano raggiungibile solo da una scala a chiocciola ripidissima e non è nemmeno un gran che pulito…Purtroppo è l’unica sistemazione che Yasmin ha trovato ad un prezzo ragionevole perché il prossimo week end ad Istanbul, oltre alla fiera a cui parteciperà il mio fidanzato, ci sarà anche il Gran Premio di Formula 1, per cui tutti gli alberghi raddoppiano i prezzi ed è tutto pieno.

Non importa, Yasmin ci aveva avvertito ed è stata fin troppo gentile a cercare in tutta Istanbul qualcosa per noi che non fosse troppo costoso. Fuori dalla porta del residence alloggia una simpatica famiglia di gatti con tre piccolini meravigliosi, dopo un po’ di giochi ci buttiamo nel letto esausti. 31/05/2009 IN CROCIERA SUL BOSFORO Sveglia alle 8.30, ci prepariamo con calma perchè l’appuntamento con Yasmin è per le 10:00. Fuori dall’albergo i micini stamattina sono diventati sei con due adulti di guardia, siamo persi a giocare con loro quando Yasmin ci raggiunge e partiamo a piedi per attraversare il ponte di Galata. Guardiamo i pescatori ammassati sulle sponde e nella parte sotto del ponte i ristoranti già a quest’ora sono pronti ad addescare i turisti con i camerieri che sventolano i menu e invitano ad entrare.

All’imbarco dei traghetti ci aspetta Ergün con la moglie, altro collaboratore dell’azienda dove lavora Paso, munito di biglietti per la crociera sul Bosforo e di ciambelle!! O meglio i simit, pane con sesamo, buonissimi. Ci imbarchiamo e facciamo colazione con i nostri simit, purtroppo la giornata non è delle migliori e l’aria è fredda ma noi rimaniamo sul ponte a guardare le bellezze di Istanbul dal Bosforo, i suoi palazzi e le moschee. Il traghetto fa tappa in diversi paesi ma noi scendiamo solo all’ultimo, Anadolu Kavagi, sulla sponda asiatica, che ci accoglie con la vivacità di un paesotto meta di gite domenicali: negozietti, ristoranti e bancarelle colorate.

Ci incamminiamo verso i resti della fortezza bizantina lungo una strada in salita che lascia il paese, girelliamo un po’ per i ruderi del castello dove guardiamo ammirati le donne musulmane fare i pic-nic con un organizzazione invidiabile. Le donne vestite di nero stanno tutte insieme da una parte, gli uomini dall’altra. Si tratta di integralisti, cultura musulmana estremista in cui le donne, completamente dipendenti dall’uomo, indossano vesti nere simili al burqa che le copre completamente da capo a piedi. Le donne invece che hanno il capo coperto da foulard colorati sono solo musulmane praticanti, ma non sottomesse. Convivono qui queste due culture, oltre alle persone che vivono all’occidentale, che praticamente sono quelle non religiose. Convivono un po’ a fatica, dice Yasmin, perché lo stato è laico, quindi chi vuole frequentare la scuola lo deve fare a capo scoperto ad esempio. Inoltre le diverse culture si tollerano ma non interagiscono tra loro, ognuno frequenta i suoi posti e la sua gente senza sentire il bisogno di integrarsi con gli altri. Si ha un po’ la sensazione di una pentola a pressione: va tutto bene finché non scoppia.

Per pranzo mangiamo buonissimo pesce fritto e branzino e assaggiamo caffè turco e verso le 16.00 torniamo al paese.

Giriamo nella brulicante piazza in attesa del traghetto che riparte solo alle 17.00, poi tornati ad Istanbul scendiamo a Beşiktaş e risaliamo a piedi fino a Ortaköy…Facciamo una bella camminata lungo una strada piuttosto trafficata e arriviamo in un mercato pieno di cose bellissime e coloratissime.

Ci riempiamo gli occhi di questi colori finchè la nostra attenzione cade sulla moschea di Ortaköy e siccome è aperta decidiamo di visitarla. Tolte le scarpe (ci sono addirittura le cassette di sicurezza dove metterle!) e messo il fazzoletto in testa, Yasmin ed io, per rispetto (si trovano lì fuori e sono a disposizione di tutti), entriamo e guardiamo i musulmani pregare rivolti verso il mirhab, che indica la direzione della Mecca, in piedi, poi in ginocchio e poi a terra, e di nuovo in piedi, in un ambiente pulito e piacevole: moquette chiara a terra, lampadari di cristallo enormi, pareti chiare e silenzio di tomba. Una stanza accanto ospita le donne e andiamo a vedere anche lì. Soddisfatti usciamo e Yasmin insiste per cenare con la “patata”: non sappiamo se sia il suo vero nome, in pratica è una grandissima patata lessata aperta a metà, a cui viene impastata la polpa con ogni sorta di salse, salsine, olive, mais e robe varie a cui abbiamo detto “no-grazie” perchè si trovano nei chioschi lungo la strada e non siamo tranquilli delle condizioni igieniche. Mangiamo quindi solo l’insipidissima patata lessa, salutiamo Ergün e la sua signora e proseguiamo in taxi per Taksim.

Arrivati ci troviamo catapultati nella Istanbul moderna: Istiklâl Caddesi è una strada pedonale piena di negozi e di gente, molto vivace e piena di vita.

La percorriamo tutta zigzagando qua e là, facendo attenzione al tramway che fa su e giù da piazza Taksim a Tünel, addentrandoci anche nelle stradine laterali, piene di localini con i tavolini fuori, musica per ballare, luci, fiori, camerieri che vogliono farti entrare in ogni posto. Troviamo anche un mercato, ci perdiamo in mezzo a quest’atmosfera festosa con il naso per aria, camminiamo, fotografiamo, entriamo e usciamo dai negozi, dalle gallerie e dai locali finché non iniziano a dolerci le gambe per la stanchezza e chiediamo a Yasmin di riaccompagnarci all’albergo, iniziamo ad essere abbastanza stanchi.

Andiamo in hotel a piedi, domani Yasmin lavorerà perciò, prima di salutarci, ci illustra e ci scrive i posti da visitare e come arrivarci.

Siamo proprio cotti, andiamo a dormire.

1/06/2009 ALLA SCOPERTA DELLA ISTANBUL ANTICA Anche stamattina ce la prendiamo con calma, usciamo verso le 9.45. Prendiamo il tram su rotaia che funziona a gettoni per arrivare a Sultanahmet, dove ci infiliamo nel primo barettino che troviamo per fare colazione. Ci incamminiamo quindi verso il cuore della Istanbul antica, dove iniziamo la visita dalla Moschea Blu. Da fuori è enorme e bianca, dalle forme complicate e dalle linee accavallate. L’interno che è altrettanto spettacolare: rivestito completamente di piastrelle bianche e blu, moquette rossa su cui abili uomini con il turbante passano continuamente l’aspirapolvere, lampadari enormi, colonne che sorreggono la cupola del diametro di 5 metri. Lo spazio è completamente aperto ma c’è da perdersi, c’è da sbattere contro le altre persone a forza di stare a naso all’insù.

Rimaniamo dentro un quarto d’ora buono a goderci la sensazione di pace che si respira, qui la gente viene non solo a visitare ma anche a riposare. Usciti, attraversiamo di nuovo i bei giardini curati tra la Moschea Blu e Santa Sofia, che ahimè, oggi è chiusa, e ci dirigiamo verso la Cisterna-Basilica che altro non è che una delle cisterne in cui veniva accumulata l’acqua per la città. L’ambiente è freddo e umido e piuttosto buio, ma l’effetto è davvero particolare: tutte queste file di colonne illuminate da sotto con luce gialla spuntano da uno specchio d’acqua dove ci sono monete e pesci. I turisti girano su una passerella di legno che la attraversa tutta fino all’estremità opposta dove due colonne poggiano su teste di medusa, simbolo di buon auspicio. Riemergiamo dalle tenebre nella luce accecante di Istanbul, oggi per fortuna è una bellissima giornata, e andiamo verso il palazzo Topkapi.

Seguendo le indicazioni della nostra guida cartacea iniziamo la visita dall’harem, sogno proibito di tutti gli uomini occidentali. E facile pensare a questo posto come ad un luogo di perdizione, i tappeti, i divani e i cuscini, anche se un po’ impolverati, sono solo una minima parte di ciò che poteva essere un tempo, per non parlare delle piastrelle colorate alle pareti e dei decori nel soffitto. Proseguiamo la visita delle varie corti all’interno del palazzo entrando e uscendo da ogni edificio, compreso le stanze del tesoro la cui parte migliore è sicuramente il terrazzo da cui si gode di un bellissimo panorama sul Bosforo.

Pranziamo in un dispendioso self-service e usciamo da Topkapi verso le 16:00 per dirigerci con la metropolitana verso il Gran Bazar. Da un portone di ingresso si entra in un altro mondo, bancarella dopo bancarella all’interno di vicoli stretti e angoli angusti,tutto lo spazio è riempito di ogni tipo di cosa.

Cerchiamo di dimenarci nel caos e dopo qualche minuto abbiamo già perso l’orientamento, decidiamo quindi di proseguire a zonzo. Ci prendiamo il tempo di rilassarci in un bar, seduti su due bassi seggiolini con tè turco, prima di immergerci negli odori del mercato delle spezie, nella parte bassa del bazar, in cui ogni sorta di cibo riempie le altrettante bancarelle, spezie e dolci la fanno da padroni lasciando nell’aria un profumo a tratti nauseante.

Via via che camminiamo il mercato cambia, dai polli ai gatti, dai cuccioli di cane alle sanguisughe medicative, piante, fiori, animali, qualsiasi cosa e anche a buon prezzo.

Usciti da questo mondo risaliamo a piedi fino a Sultanahmet e ci fermiamo a riposare solo una volta arrivati ai bei giardini tra Santa Sofia e la Moshea Blu.

Decidiamo di provare il Kebab per cena, ci infiliamo in uno dei tanti ristoranti della zona in attesa che cali la notte e ci sorprende il canto del muezzin che richiama i fedeli alla preghiera che si leva su tutta la città e gli dona qualcosa di magico e allo stesso tempo inquietante. Prima di rientrare all’albergo torniamo nella zona delle moschee per vederne l’effetto notturno, molto molto romantico.

2/06/2009 TOUR DELLA CITTA’ TRA ANTICO E MODERNO Sveglia alla solita ora, metro e colazione allo stesso posto di ieri. E’ una splendida giornata anche oggi e ci dirigiamo verso Santa Sofia dove ci attende una fila chilometrica lungo il marciapiede. La fila è scorrevole e un quarto d’ora dopo facciamo i biglietti, passiamo sotto i metal detector e attraversiamo il cortile per entrare nella chiesa convertita a moschea. L’impressione è notevole, l’interno è maestoso e un po’ buio, segni della religione cristiana sono mescolati a segni della religione musulmana, i pochi mosaici che si sono salvati dalla trasformazione raffigurano Madonna, Gesù Bambino e l’Arcangelo Gabriele e convivono con i medaglioni del diametro di 7 metri e mezzo con rappresentati i nomi di Allah, Maometto e altre personalità del mondo musulmano e i versi del Corano. Sull’altare, un po’ di traverso, il mirhab che indica La Mecca.

Saliamo sulla tribuna dove ci sono altri mosaici e ci godiamo la vista di Santa Sofia anche dall’alto, ma poi usciamo dimenticandoci di cercare la colonna sudante in cui bisogna fare un giro completo con la mano tenendo il pollice infilato in una cavità mentre si espime un desiderio…Pazienza.

Andiamo quindi ad acquistare il biglietto per il Sighsteen Tour e ci buttiamo nel traffico caotico di Istanbul con le cuffie nelle orecchie. Una ventina di minuti dopo decidiamo di scendere per visitare il Palazzo Dolmabahçe, residenza degli ultimi sultani quando non stavano più a Topkapi e dove morì Ataturk.

Questo palazzo assomiglia molto a quelli europei tipo Buckingham Palace o Versailles, un unico enorme palazzo lussuoso con un grande giardino attorno e non un insieme di piccoli edifici distribuiti su diverse corti come a Topkapi.

In ogni caso l’effetto è meraviglioso, così in riva al Bosforo, con le cancellate di accesso sull’acqua, il giardino da attraversare guardando avvicinarsi man mano il palazzo, curatissimo in ogni sua parte. Si visita con guida turca o inglese e ne approfittiamo subito per vedere da vicino tutto questo lusso, nelle stanze tutti gli orologi sono fermi alle 9:05, orario della morte di Ataturk e una particolare impressione ci fa il lampadario con 750 lampadine del peso di 4 tonnellate.

Riprendiamo il bus rosso a due piani, troviamo posto in pole position e ci godiamo ben bene tutto, piazza Taksim, le mura, le moschee…Finchè decidiamo di fermarci verso la fine del giro per visitare le moschee di Piccola Santa Sofia e Sokollu Mehmet. La fermata non era programmata e l’autista ci scarica dove capita, così dobbiamo fare attenzione a non farci investire, ma riusciamo a raggiungerle. Entrambe le moschee sono molto piccole e curate e meritano sicuramente una visita perchè sono meno turistiche e più autentiche. Ci incamminiamo a piedi verso Sultanahmet, che non dista molto, dove ci fermiamo in una panchina a rilassarci un po’ prima di rientrare all’hotel per cambiarci, stasera abbiamo appuntamento con Yasmin per cena per ringraziarla della disponibilità.

Prima dell’appuntamento decidiamo di salire sulla torre di Galata a goderci il tramonto e ci andiamo a piedi, attraversando una zona di Istanbul non troppo attraente. Arrivati in cima iniziamo a girare attorno nel senso indicato dal cartello, non tutti lo fanno per cui a tratti sono un po’ difficoltosi gli incontri, ma ci godiamo comunque il paesaggio un po’ offuscato dalla nebbiolina. Si vede Topkapi, Santa Sofia, la Moschea Blu, la Moschea Nuova l’acquedotto romano e tutti i minareti delle moschee che svettano in alto. Vediamo un bel tramonto rosso, le luci che iniziano ad accendersi mentre il canto del muezzin si leva sulla città, è una delle cose che mi rimarranno più impresse di Istanbul. Poi Yasmin chiama, ci sta aspettando e così scendiamo e insieme a lei ci dirigiamo verso Istiklâl Caddesi dove ci sediamo a cenare in un locale all’aperto sotto un mare di luci colorate. Ci attardiamo a chiacchierare e alla fine della cena (speziatissima!) non ci rimane che tornare all’albergo, domani io torno a casa…

3/06/2009 QUALCUNO SE NE VA, QUALCUN’ALTRO RIMANE Per me è l’ultimo risveglio a Istanbul, alle 15:25 ho l’aereo che mi riporterà in Italia, Paso invece dovrà rimanere qua un’altra settimana per la fiera della sua azienda.

Ma vogliamo sfruttare proprio tutto il tempo e stamattina abbiamo in programma di andare alla Tekke dei Dervisci Rotanti, che è praticamente un convento, con una parte adibita a museo, dei monaci di questa particolare setta che tempo fa fu abolita ma che conta ancora qualche seguace.

Purtroppo la troviamo chiusa per restauro…Facciamo quindi una tranquilla passeggiata in Istiklâl Caddesi, che a quest’ora della mattina non sembra nemmeno lo stesso posto: il carico e scarico selvaggio dei locali e dei negozi l’hanno trasformato in un enorme autopista di camioncini senza regole. Decidiamo di prendere un taxi per Ortaköy nella speranza che ci sia ancora quel bel mercatino che abbiamo visto il primo giorno con Yasmin ed Ergün, ma purtroppo anche questa è una delusione, niente mercato, solo negozietti che stanno proprio ora iniziando pigramente a tirare fuori le loro banchette.

Però è una bella giornata e ci accomodiamo su una panchina a guardare i colori del Bosforo e il suo via vai nella bella luce mattutina.

Sulla via del ritorno ci concediamo un giro sull’antico tram su rotaia che percorre avanti e indietro Istiklâl Caddesi, che adesso è tornata un po’ più alla normalità, e dopo aver pranzato, continuiamo con la funicolare di Tünel, che ci scarica vicino al nostro albergo nei pressi del ponte di Galata.

Ultimi giochi ai micini, poi saliamo camera dove raccolgo le mie cose e alle 13 puntuale arriva Yasmin con l’auto per portarmi all’aeroporto.

Attraversiamo un Istanbul afosa e soleggiata, lo sguardo si posa per un ultima volta sui minareti delle moschee che punteggiano la città e come per magia ecco il canto dei muezzin che mi saluta…

E’ stato troppo poco il tempo dedicato a questa città, non abbastanza per innamorarsene forse ma sicuramente abbastanza per scoprire i suoi tesori più preziosi e per andarmene con la sensazione di aver lasciato indietro tante cose, tanti tesori che Istanbul custodisce e che non ho avuto il tempo di scoprire.

Ma soprattutto lascio qua il mio fidanzato! Per lui ancora una settimana di lavoro prima di tornare a casa, e sono convinta che Istanbul non sia stato più la stessa cosa!



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