Istanbul la cosmopolita
Essendo tarda sera decidiamo di fare un giro del quartiere, dominato dalla Torre di Galata, fondato dai mercanti genovesi nel XXIII sec. Per cenare optiamo per un piccolo locale lungo la bellissima e affollatissima Istiklal Caddesi dove ci vengono serviti çorba, Kokorec (frattaglie di pecora servito nel pane condito con molte spezie) pollo arrostito e speziato un dolce a base di semolino il tutto per l’irrisoria cifra di 15 euro (il cambio molto favorevole permette di fare ottimi acquisti di qualsiasi genere). Una cosa che ci colpisce in questo primo assaggio di Istanbul e’ l’incredibile numero di gatti che popola le vie di questa immensa metropoli. Il gatto è considerato sacro dal mondo islamico e di conseguenza viene accudito, nutrito e “venerato” dagli abitanti. Una leggenda narra che Maometto amava in modo viscerale questi animali in quanto fu proprio un gatto a salvarlo da un serpente che si era insinuato nella sua tunica.
L’indomani decidiamo di iniziare la scoperta della ex Costantinopoli visitando la zona di Sultanahmet dove ci attende però una fastidiosa pioggia che ci accompagnerà per tutta la mattina. Iniziamo visitando la bellissima Aya Sofya un tempo chiesa bizantina trasformata in Moschea dagli Ottomani durante il XV secolo. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso il Palazzo Topkapi, la stupenda e opulenta residenza che il sultano Mehmet II fece costruire nella prima metà del 1400 dalla quale possiamo anche godere una magnifica veduta del Mar di Marmara e del Bosforo (da non perdere l’ Harem e la Tesoreria). Terminata la visita di questa meraviglia ci dirigiamo verso la famosissima Moschea blu dove, dopo aver atteso la fine del momento di preghiera, ci viene consentito l’ingresso per ammirarne la bellezza e l’imponenza (non sarà comunque la più bella che visiteremo). In generale l’accesso alle Moschee è consentito rigorosamente senza scarpe e per le sole donne a capo coperto, questa precauzione non ha niente a che vedere con regole sacre o altro è soltanto una misura legata alla pulizia dell’ambiente dove i musulmani si incontrano per ottemperare alla regole delle cinque preghiere quotidiane che l’Islam prevede. Al contrario di quanto possiamo pensare neanche la Moschea è considerata sacra ma rappresenta semplicemente il luogo dove andare a pregare. Curiosa è la storia legata ai minareti di questa Moschea. Il giovanissimo sultano Ahmet I commissionò la costruzione di questa Moschea e imponendo la costruzione di ben 6 minareti suscitò le ire del mondo islamico in quanto ne avrebbe avuto uno in più della Mecca. Di tutta risposta il giovane sultano ordinò di far costruire il sesto e settimo minareto alla Mecca al fine di mettere a tacere le “polemiche” che il suo progetto aveva sollevato. In generale, comunque, una Moschea che ha più di un minareto sarà stata sicuramente commissionata da un sultano.
Il terzo giorno veniamo guidati insieme ad altri turisti italiani alla visita dei quartieri di Fatih, Fener e Balat mete colpevolmente ignorate dal turismo di massa. Abbiamo scoperto questo Tour grazie al sito www.scoprireistanbul.com gestito da giovani turchi e da italiani stabiliti da tempo a Istanbul. La visita inizia attraverso i vicoli di questi quartieri abitati da ebrei, curdi, ortodossi, fondamentalisti e rom, ognuno con le su specificità in fatto di abitudini, modi di vestire, prodotti alimentari e di artigianato. La particolarità e il fascino di questi luoghi sta nel fatto che basta svoltare un angolo di una strada per trovarsi proiettati in un mondo completamente diverso da quello vissuto nel vicolo precedente. E’ bellissimo ammirare le merci esposte sui banchi dei mercati, dalla frutta secca alle spezie, dai formaggi alle carni di pecora e pollo arrostite e speziate, dai dolciumi ai legumi utilizzati per le zuppe e per farcire le melanzane svuotate ed essiccate al sole . Incontriamo numerosi luoghi dove è possibile degustare il buonissimo tè (cay) di cui il popolo turco fa un uso spropositato (al limone, alla mela, alla cannella, alla rosa e così via).
Durante questo interessantissimo tour visitiamo anche la bellissima Moschea di Fatih fatta costruire dal sultano Mehmet II il cui sarcofago e il turbante conservati nell’atrio della stessa rappresentano un luogo solenne affollato da numerosi fedeli. All’interno della Moschea ci vengono fatte notare numerose uova di struzzo appese ai lampadari (le troveremo anche in molte altre) la cui funzione è quella di tenere a distanza i ragni al fine di non permettere di tessere le loro tele. La ragione non è legata soltanto a una questione di pulizia ma ad una leggenda che narra di un ragno che grazie ad una tela spessissima salvò Maometto rifugiatosi in una grotta per sfuggire a chi voleva catturarlo. Sulla base di questo racconto il ragno è considerato sacro dal mondo islamico e quindi si vuole evitare il rischio che nel togliere le ragnatele dai lampadari i ragni possano rimanere uccisi. Da qui passiamo alla visita di Fener il quartiere più povero e disagiato della città, una volta abitato da greci benestanti e adesso popolato da rom e poveri in genere le cui condizioni di vita sono veramente disagiate. Case su tre piani, un tempo splendide abitazioni in legno, completamente abbandonate a se stesse, senza finestre con tetti semidistrutti e arrangiati con teloni di stoffa o nylon. Bambini che giocano con quello che la strada offre in condizioni igieniche precarie.
Lasciamo questo quartiere per dirigerci verso Balat un tempo abitato dagli ebrei residenti ad Istanbul caratterizzato da case anch’esse in legno ma di dimensioni più ridotte rispetto a quelle incontrate nel quartiere di Fener. A questo punto ci dirigiamo verso il Patriarcato greco-ortodosso dove visitiamo la stupenda basilica di San Giorgio finemente decorata da oro e argenti e custode della colonna dove Gesù fu flagellato. Lasciata la sede del Patriarca ci fermiamo in un locale tipico per consumare il nostro pranzo dove ci vengono servite: la pizza turca (pomodoro spezie insalata prezzemolo il tutto condito con una spruzzata di limone) le pide (un pane molto basso a forma di barchetta condito con formaggio di pecora, verdure, carne di manzo etc.) e l’immancabile Kebap di pollo o di manzo. Il tutto accompagnato da una bevanda a base di yogurt il cui sapore si avvicina molto al formaggio Philadelphia. Tutto buonissimo. Finito il pranzo su una stupenda terrazza che domina l’intera città sorseggiamo un caffè turco e l’ennesimo cay questa volta aromatizzato alla cannella. La particolarità del caffè turco è che la polvere con il quale viene preparato e’ molto più fine della nostra (paragonabile allo zucchero a velo) e prima di gustarlo dobbiamo attendere che si sia depositata sul fondo della tazzina. Percorrendo le stupende mura cittadine di epoca romana ci approssimiamo all’ultima tappa del Tour, la Chiesa bizantina del santo Salvatore in Chora (in campagna) stupendamente adornata da mosaici e affreschi che ricostruiscono la genealogia di Cristo (da non perdere). In questo luogo incontriamo anche il bellissimo gatto originario del lago di Van caratterizzato oltre che dal pelo bianco dal particolare colore degli occhi, uno giallo ed uno blu.
Finito il tour intorno alle 17 decidiamo di dedicare un paio d’ore alla visita del Gran Bazar, dove, pellami, gioielli, lampade, tappeti, souvenir, cristalli e quant’altro vengono esposti con maestria dai venditori. Per effettuare un acquisto è rigorosamente obbligo trattare il prezzo, solitamente quello giusto da pagare è il terzo che ci viene proposto ma arrivare anche al quarto, magari minacciando di andarsene, può dare delle soddisfazioni.
Il quarto giorno inizia con la visita alla Torre di Galata dalla cui cima è possibile godersi uno stupendo panorama a 360° della città (consigliatissimo). Per salirvi vi sono dei comodissimi ascensori oppure per i più volenterosi un’impegnativa scala a chiocciola. Proseguiamo la mattinata attraversando l’omonimo ponte che collega il quartiere Beyoglu al porto di Eminou altrimenti separati dal corno d’oro. Ci imbarchiamo su uno dei numerosissimi traghetti che dal porto salpano alla scoperta del Bosforo con tour che vanno da una durata minima di 2 ore ad un massimo di 5. Noi optiamo per quello di due ore più che sufficiente per godersi il basso e medio Bosforo (costo Euro 3,5 c.ca a persona). Durante la prima parte della navigazione l’imbarcazione costeggia la costa europea della città lungo la quale incontriamo il bellissimo Palazzo Dolmabache nel quartiere Besiktas, l’isoletta di Galatasaray, il pittoresco villaggio di Bebek la Moschea di Mecidiye a Ortakoy, dove un branco di delfini impreziosice il già bellissimo scenario circostante e la Fortezza d’ Europa costruita da Mehmet II per favorire la conquista di Costantinopoli. Raggiunto il Ponte di Fatih Sultan Mehmet il traghetto comincia il tragitto di ritorno verso il porto di Eminonu costeggiando la parte asiatica della città lungo la quale veniamo accompagnati dai numerosi yali, caratteristiche casette in legno a forma trapezoidale utilizzate come residenze estive, dal Palazzo Beylerbeyi fino ad arrivare alla Torre di Leandro passato il quale ci godiamo la stupenda vista dal mare del Palazzo Topkapi e della Moschea di Solimano. Una volta sbarcati, essendo l’ora di pranzo, decidiamo di cedere al richiamo dei pescatori che dalle loro barche offrono un buonissimo panino ripieno di sgombro arrostito o fritto accompagnato da lattuga cipolla e una spruzzata di limone (veramente ottimo).
Saliamo quindi verso la Moschea di Solimano, circondata da bellissimi e curatissimi giardini che ci invogliano a concedersi un pausa di riposo prima di ammirarne l’incomparabile bellezza. Successivamente riprendiamo la discesa verso il porto tra vicoli e casette colorate fino ad arrivare alla piccola Moschea di Rustem Pasa a nostro parere la più bella tra quelle visitate. All’interno restiamo rapiti dalle stupende ceramiche di colore blu che, esaltate dalla luce proveniente dalle coloratissime vetrate, ricoprono completamente le pareti di questo luogo di preghiera. Concludiamo la giornata con la visita del Bazar delle spezie (così così) e ripercorrendo per l’ultima volta la Istiklal Caddesi, dove negozi delle griffe più conosciute si alternano a locali tipici e venditori di castagne arrostite e Kebap. Consigliato un giro sul tram nostalgico.
Il giorno successivo partiamo di buon mattino in direzione aereoporto per il ritorno a casa, non senza un po’ di tristezza per lasciare questa stupenda città ricca di storia e di contrasti.
Alcuni brevi consigli:
Per il trasferimento dall’aereoporto di Sabinha Gocken (pulmann compagnia Havastas)
Per il trasferimento dall’aereoporto di Ataturk (più vicino) sufficiente la metro.
Per i trasferimenti all’interno della città è consigliato dotarsi della Istanbulcard:
– venduta da tabaccai, chioschi giornali e tutti gli esercizi che ne espongono il marchio
– costo c.ca 2 euro rimborsabili alla partenza
– ricaricabile presso moltissimi esercizi (giornalai, biglietterie self service tram e autobus)
– utilizzabile per un massimo di 5 persone per viaggio
– costo di un viaggio in pulmann/tram c.ca 0,70 euro a tratta (il biglietto non è a tempo)
Riguardo ai taxi sono preferibili quelli in movimento piuttosto che quelli fermi in attesa del cliente.
Per soggiornare è preferibile la zona Beyoglu piuttosto che la più turistica Sultanhamet (i prezzi sono più bassi e i locali per cenare di migliore qualità e più economici).
Cambia valuta : dotarsi del minimo indispensabile per raggiungere il centro e poi servirsi degli uffici cambio disseminati per tutta la città (non prendono commissioni) oppure degli sportelli ATM delle banche.