Istanbul, la città di mezzo

È a tutti gli effetti una città di “mezzo”, dove si può vivere quell’atmosfera magica che in pochi posti può essere colta grazie alla capacità di far sposare e convivere con distinto equilibrio usanze occidentali e mediorientali
Scritto da: aleambro81
istanbul, la città di mezzo
Partenza il: 02/01/2015
Ritorno il: 05/01/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Quando ormai pensavamo di dover rinunciare per l’ennesima volta alla visita della capitale turca per motivi di budget, ecco la soluzione più banale dell’ultimo minuto: visitare il sito lastminute.com. A pochissimi giorni dalla partenza e sotto il periodo di Capodanno, diffidenti come non mai, scoviamo un pacchetto di 3 notti, 4 giorni con albergo a 3 stelle al quartiere Sultanhamet con volo di linea turkish per 470 € p/p. Non lo si poteva di certo rifiutare.

1° giorno

Eccoci quindi a Fiumicino la mattina del 2 gennaio con partenza del volo alle 11,30. Se avete la possibilità di imbarcare valigie vuote, fatelo. La turkish, considerata una delle migliori compagnie del continente, fornisce 20 kg da imbarcare senza extra charge. I prezzi della capitale turca per abbigliamento e souvenir sono assolutamente concorrenziali e questo aspetto non deve essere sottovalutato in fase organizzativa. Il volo turkish è perfetto così come il pranzo che ci viene servito e l’antipasto a base di dolcetti turchi (i “lokum” fatti di amido e zucchero di consistenza gelatinosa). La “chef” dell’aereo si affaccia spesso in cabina per capire se il cibo è per tutti di buon gradimento. I suoi piatti precotti sono però ottimi (pollo speziato, riso e salse di peperoni). Dopo 2 ore e 15 di volo, arriviamo all’aeroporto internazionale di Ataturk, situato nella parte occidentale della città e decidiamo di arrivare in albergo, il Dezi Hotels, con i mezzi pubblici.

Il primo “problema” riguarda il sistema di biglietti di Istanbul, che definirei quasi sofisticato per gli standard italici. Per poter prendere qualsiasi mezzo di trasporto è necessaria la Istanbul kart, una sorta di tesserina cartacea che funziona tramite codice a barre. I cari vecchi biglietti di bus, tram e treni in sostanza non esistono. Alla fermata della metro, che è comodamente posizionata sotto l’aeroporto, non c’è però alcuna indicazione. I turchi si dimostrano però persone simpatiche e disponibili e ci indicano la macchinetta preposta al rilascio della tesserina. Attenzione che la stessa macchinetta non accetta carta di credito e pezzi di grossi di lire turche. E’ necessario tornare indietro a comprare degli splendidi calzini per 12 lire turche per cambiare i soldi. Finalmente riusciamo a riscattare la tessera ed a ricaricarla in una macchinetta di lato. Costo dell’operazione meno di 10 euro nostrane e c.a. 30 lire turche. Una Istanbul Kart può essere usata da più persone contemporaneamente, dipende semplicemente dal credito che le si inserisce. Questo non ve lo dirà mai nessuno. Bene, noi siamo in due (marito e moglie over 30), abbiamo la kart carica, abbiamo i soldi con taglia piccola e si prende il trenino M1 direzione Zeytinburnu (il nostro primo ed unico cambio). Si prende poi il T1 direzione Kabatas (ovest), un tram che attraversa la Istanbul occidentale per oltre 20km e passa per la nostra fermata: Sultanhamet. Non preoccupatevi delle fermate, è tutto facilmente indicato. In 40 minuti siamo alla nostra fermata, situata a 10 minuti a piedi dal nostro albergo ed in mezzo a due delle più importanti attrazione di Istanbul: la Moschea Blu e la Basilica/Moschea Ayasofya.

Beh, l’atmosfera è disorientante: siamo già di fronte a quel misterioso mix di usanze occidentali e profumi orientali. La città è incredibilmente viva, le strade sono piene di turisti e giovani musulmani pronti per le ultime preghiere giornaliere. Sono infatti le 18:00 ed il muezzin richiama alla preghiera islamica dal minareto (richiamo previsto per 5 volte al giorno). Si segnala subito la bellissima piazza dell’ippodromo di Costantinopoli, adiacente la Moschea Blu, un vasto complesso a pavimento cementificato, luogo di vecchie assemblee popolari. Raggiungiamo meravigliati il “Dezi hotels”, attraverso l’elegante Arasta Bazaar (da non perdere!) situato vicino alla Moschea Blu. Questo bazar è ottimo per fare acquisti soprattutto per la qualità dei prodotti esposti.

Posati i bagagli nel nostro albergo (che consigliamo per prezzo e posizione), siamo finalmente pronti a visitare Istanbul ed è venerdì sera. La moschea blu e ayasofya sono sublimi, regali ed imponenti già dall’esterno ma non ci è possibile visitarle perché sono in corso le preghiere. Se ne riparlerà il giorno seguente. Decidiamo di perderci per i viali di Sultanhamet (la città vecchia) alle spalle della Cisterna Basilica (un’altra attrattiva da non perdere), pieni di odori, colori, spezie e pashmine. E’ difficile non rimanerne attratti dall’atmosfera.

Decidiamo di andare all’elegante quartiere Beyoglu, uno dei cuori pulsanti della capitale turca. Dopo questa breve passeggiata per Sultanhamet tra gente urlante e battute sempre più coinvolgenti e divertenti con i venditori, prendiamo la linea verde (M2) a Lalely University e scendiamo a piazza Taksim da dove parte il simpatico cable car dotato di un complessino musicale nel vagone di coda. Il cable car porta verso il quartiere Beyoglu (bellissimo). Quest’area non ci sembra affatto mediorientale, la somiglianza con alcuni quartieri benestanti di Londra è forte. Si è fatta l’ora di cena e, a parte i forti odori della strada, la nostra unica risorsa sono i ristoranti indicati nella lonely planet. Ci avviciniamo al primo situato nella via parallela di Istiklal Caddesi ma non ci piace, troppa luce e troppo fighetto. Gli preferiamo un’osteria lì vicino, la Kenan Usta Ocakbaşı (indirizzo: Kurabiye Sokak No: 18 Beyoğlu). Il cibo effettivamente è buono, i camerieri sono simpatici (abilissimi “paraculi”): prendiamo le meze (gli antipastini turchi) ricchi di cipolla, yogurt, peperoni e pomodori. Proseguiamo con i kebab, gliene chiediamo 2 tipi differenti ma ci portano due piatti uguali. Pensiamo che questi turchi facciano un po’ ciò che meglio credono ma ci rilassiamo e mangiamo di buon gusto. È il momento dei dolcetti, ce li offrono insieme a della frutta o forse li abbiamo pagati. Difficile da capire ma il risultato è comunque buono. Si, possiamo consigliare il Kenan Usta Ocakbaşı.

Sono le 22.00 circa e decidiamo di tornare all’albergo. La mappa ci indica che dobbiamo scendere verso il ponte di Galata attraverso Galatasaray e lo facciamo, da lì passa il T1 che ci riporta in albergo. I vicoli di galata sono colorati, la torre di Galata è imponente, i ristoranti ed i locali del quartiere sono decisamente alla moda. La manifattura locale ci sembra abbia livelli di eccellenza. E’ tutto semplicemente bellissimo. Siamo finalmente al ponte che non divide l’Europa dall’Asia ma semplicemente 2 aree occidentali (il corno d’oro) della città. E’ notte inoltrata, fa decisamente freddo e ci sono centinaia di pescatori. Non sappiamo se essere più meravigliati per l’incredibile presenza di pescatori, ben attrezzati tra l’altro, o per la skyline fatta di mosche illuminate color arancio. Il T1 ci riporta in albergo. Va bene così.

2° giorno

La luce del sole conferisce tonalità bellissime alle due moschee vicine al nostro albergo, in particolare risalta il contrasto tra il rosa di ayasofia ed il cielo azzurro della capitale turca. Il calendario segna sabato e decidiamo di andare a visitare immediatamente il quartiere dei bazar, essendo questi chiusi la domenica.

Anch’essi non troppo distanti dalla moschea blu (2 fermate di tram), i bazar sono un’area vastissima ed una grandissima attrattiva turistica. Ci passeremo 3-4 ore tra acquisti ultra vantaggiosi e battute con i furbissimi commercianti locali, con i quali è buon uso e costume trattare il prezzo.

All’ora di pranzo si visita la moschea di Sulimano, o Suleymaniye Camii, (nostro 1° ingresso in questi affascinanti luoghi sacri), la più imponente e che – vista dal mare – sembra sovrastare la città. Visitata la moschea, decidiamo poi di provare il famoso “Ali Babà”, un ristorantino situato proprio di fronte la moschea suggeritoci sia da un venditore grossista di pashmine sia dalla nostra fidata lonely. Ed il cibo in effetti è semplice e genuino, tutto cucinato alla vista. Proviamo riso, polpette e kebab ma non riusciamo a prendere i fagioli alla turca, la vera specialità della casa. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso il bazar delle spezie, un’ala a parte del gran bazar e, tra foto e ed acquisti a prezzi sempre più bassi (ma con un buon livello qualitativo), il tempo sembra volare. Consigliamo l’acquisto di spezie particolari che in Italia difficilmente si trovano. Nell’area circostante il bazar, gli scorci sono bellissimi con aree che sembrano depresse e deturpate ed altre luccicanti. L’occasione è buona per fermarsi in una sala da the (la famosa e capillare catena “Ulloglu”) per provare il delizioso e imperdibile dolcetto “baklava”, accompagnato dal the turco.

Concludiamo il pomeriggio con la visita alla magnifica Moschea Blu (che deve il nome alle 21000 c.a. piastrelle di ceramica turchese inserite nelle pareti e nella cupola) che toglie il fiato per l’atmosfera suggestiva quanto surreale. E’ inoltre la moschea con il numero più elevato di minareti (ben 6), superata in questo solo dalla moschea della Ka’ba, alla Mecca, che ne ha sette. L’ingresso è consentito solo negli orari non di preghiera ed è necessario togliersi le scarpe. Terminata la visita, con le mani ormai troppo occupate dalle decine di acquisti, si torna in albergo.

Riusciamo ad assistere allo spettacolo dei monaci Dervirshi (quelli “rotanti”) nella stazione del vecchio e mitico Orient Express al prezzo di 60 Lire. Lo spettacolo inizia alle 19,30 da non confondere con lo spettacolo delle 19:00 in un vecchio hamam restaurato e situato in zona Sirkeci, organizzato invece a cura del centro culturale Hocapaşa (quest’ultimo segnalato dalla lonely planet). Lo spettacolo, che poi è una preghiera musulmana, dura un’ora ed è lento e noioso. Ne faccio tesoro per riordinare le foto. A distanza di giorni non riusciamo ancora a capire se ne sia valsa la pena. Forse sì.

Per la cena il nostro suggerimento è per un ristorante a Sultanhamet, sito in una via parallela a quella del T1: il suo nome è Pasazade (indirizzo: Hoca Paşa Mh., İbni Kemal Caddesi No:5). In questo caso le meze iniziali sono succulenti ed anche il piatto kebab di certo non sfigura. Gli ingredienti sono un po’ i soliti (ormai abbiamo imparato a conoscerli), sempre rivisitati dagli chef: melanzane, cipolla, yogurt neutro, prezzemolo ed agnello. Questo posto sì che va visitato!

Dedichiamo una passeggiata finale per il lungomare al molo Eminouglu, dove ammiriamo con estremo stupore la tenacia dei pescatori e le loro casse pieni di pesci. Meritano una citazione il camioncino venditore di riso pilaf ed i falò, entrambi necessari a tenere la temperatura ad un livello accettabile. C’erano 2-3 gradi al massimo.

Vogliamo tornare a parlare brevemente delle vie di Istanbul: sono estremamente colorate ed affascinanti. In particolare la via principale dove passa il tram T1 è un tripudio di profumi ed accessori, che pur non avendo un grandissimo valore economico, conferiscono alla città un’atmosfera magica e da ricordare.

3 giorno

Dopo un buon caffè espresso al bar all’angolo tra Cisterna Basilica e Ayasofia la tappa successiva è al Palazzo Topkapi, il palazzo o meglio l’area della città privata dei sultani susseguitisi nella lunga storia turca. La visita a Topkapi dura 3 o 4 ore, harem compreso. In questo caso, per i più fanatici dell’apprendimento, si consiglia una guida. Noi ne eravamo sprovvisti ed in effetti diversi passaggi ci saranno sfuggiti. Il luogo è incantevole, l’architettura e le ceramiche stupende, la visuale mozzafiato. Comincia a piovere ma il tempo è davvero speso bene.

Salta per mancanza di tempo la gita sul traghetto al Bosforo che avevamo concordato con un venditore di strada per 15 euro a persona. Pranziamo con un po’ di ritardo con una pita (pizza turca) al Blu Istanbul Hotel, situato lungo la via principale del T1 a Sultanahmet, vicino al parco Guhlane. In precedenza avevamo provato la spremuta di melograno, che troverete ovunque per Istanbul. Parlandone con amici sembra che questa esista anche in Italia. Beh, mai vista e mai bevuta ma è buonissima ed è l’ideale per il viaggiatore che non teme di ammalarsi.

Nel pomeriggio non siamo riusciti ad entrare ad Ayasofia: erano solo le 16.00, un orario incluso in quello delle visite ma a causa di qualcosa che non siamo riusciti a capire gli ingressi erano sospesi. Peccato veramente in quanto il giorno seguente (ossia lunedì) Ayasofia sarebbe stata chiusa.

Giunge la sera, il tempo non è dei migliori e ci manca ancora la visita ad uno dei tanti ristoranti dotati di terrazza panoramica.

Beh, quello che un mio esperto collega ci aveva suggerito era fully booked e non ne avevamo altri in lista. Il risultato è stato una deludente grigliata mista di carne in uno dei posti più sporchi e tristi che abbiamo mai visitato sempre in zona Sultanahmet. A dire il vero l’abbiamo scelto noi e si sarebbe potuto evitare ma il tempo in questo caso trascorreva velocemente e le alternative cominciavano a scarseggiare. La domenica sera, forse perché piovosa, ci è sembrata giù di tono. Abbiamo il tempo di gustare un ottimo budino al cioccolato all’antica pasticceria aperta dal 1864 di Hafiz Mustafa (indirizzo; Hobyar Mahallesi, Hamidiye Caddesi No:84), di fronte la stazione Orient Express.

C’è poca gente in giro e solo pochi eroici pescatori a tentare la sorte sul ponte di Galata.

4 giorno

Purtoppo è l’ultimo giorno. il volo di ritorno è alle 16:20 e ci mancano tantissime cose da vedere. Dobbiamo accelerare.

Alle 9:30 avevamo già visitato l’incantevole basilica cisterna senza alcun intoppo, vicino alla Moschea Blu. Si tratta di una cisterna d’acqua sotterranea costruita in epoca romana che avrebbe poi dato l’acqua necessaria per il funzionamento del Palazzo Topkapi. Da vedere assolutamente, toglie il fiato. Dopo una passeggiata per lo splendido e ben tenuto Parco Gulhane, a pochi passi dalla cisterna basilica, saltiamo a bordo del T1, direzione Kabatas, passiamo il ponte e scendiamo una fermata prima del capolinea, comincia l’”avventura” per il quartiere “londinese” di Cihangir. Saliamo per uno dei sette colli di Istanbul e la somiglianza con Londra è ancora notevole. Arriviamo nuovamente a Taksim, ultimiamo le spese (i saldi non ci sono solo in Italia) e con una valigia nuova di zecca proviamo un nuovo kebabaro di cui non ricordiamo il nome. Questa volta il taglio somiglia a quello italiano ma il gusto è assolutamente differente. Very good.

A Shinshane, capolinea del cable car, prendiamo la linea verde e ci avviciniamo a Sultanhamet. Caricate le nostre valigie diamo l’arrivederci ad uno dei posti più incantevoli e misteriosi mai visitati.

Il ritorno in aeroporto è semplice. Abbiamo nuovamente optato per i mezzi pubblici. Il traffico del lunedì somiglia tanto a quello romano.

Commento finale: la città merita una visita di almeno 4-5 giorni, i prezzi sono ancora molto competitivi, l’atmosfera è speciale. Se però fossimo rimasti un giorno in più avremmo potuto fare un giro in traghetto sul Bosforo e visitare Ayasofia ma avremmo probabilmente percepito il panico in città derivante dal triste attentato al distretto di polizia a Sultanhamet del 06/01/15. Eppure noi, sempre a spasso nella città, abbiamo sempre percepito un senso di grandissima sicurezza.

Speriamo veramente di ritornare nella città di “mezzo”, per rivivere nuovamente quell’atmosfera magica che in pochi posti può essere colta grazie alla capacità di far sposare e convivere con distinto equilibrio usanze occidentali e mediorientali.

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Moscha blu al tramonto

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Palazzo Topkapi

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Delizie turche

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Suleymaniye Camii



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