Istanbul in cinque giorni
1° giorno (Mercoledì)
Partiamo di buon mattino perché il nostro volo della Turkish Airlines parte da Milano alle 11,00 (in realtà ne partono 4 al giorno). Il costo del biglietto si aggira sui 250 Euro a/r. Quando si vola un minimo di apprensione c’è sempre, e tenuto conto che la Turkish fu la protagonista di uno dei più grandi disastri aerei della storia (volo TK981 del 3 marzo 1974 con 346 morti alle porte di Parigi), oltre che di un altro incidente vicino ad Amsterdam nel 2009, qualche pensierino in più c’è. Devo però dire che la gentilezza del personale di bordo, e un buon pasto, oltre al fatto che il volo dura 3 ore scarse, ci fanno ben presto dimenticare ogni preoccupazione. La fase finale del volo è molto turbolenta, e quando l’aereo finalmente riesce a toccare terra tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Dopo aver superato i consueti controlli dei documenti e aver recuperato i bagagli ci dirigiamo al nostro hotel (Akgun Old Town), situato in una zona del centro. Piuttosto carino e comodo, ma lascia un po’ a desiderare sul desinare (sempre a buffet e poco variato).
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Appena arrivati, sistemiamo velocemente i bagagli, e dato che il clima è piuttosto variabile, decidiamo di andare subito a provare l’esperienza dell’hammam. Scegliamo il Suleymaniye Hamami (Mimar Sinan Caddesi, 20), nei pressi dell’omonima moschea. L’interno è semplicemente fantastico, ma il costo da turisti: 35 Euro a testa. Però ne vale la pena. Siamo un gruppetto di una decina di persone, e quindi non c’è posto subito, e ci fanno accomodare sui tappeti e ci offrono il té alla mela (il migliore tra quelli che berremo a Istanbul). Quando arriverà il nostro turno ci faranno accomodare al piano superiore per cambiarci, e ridiscendendo ci daranno dei rumorosi e scomodi zoccoli di legno. Non occorre portarsi nulla, in quanto loro forniscono sia i costumi che gli asciugamani. Ci fanno entrare in una sala (quello che da noi è conosciuto come il bagno turco) dove l’umidità e il calore alla lunga diventano quasi insopportabili. Dopo essere stati lì 15-20 minuti veniamo presi in consegna ciascuno da un ragazzo, il quale provvede a un energico massaggi, con lavaggio, e improvvisi sciacqui di acqua fresca: tutto sommato un’esperienza piacevole. Alla fine del massaggio si viene accompagnata in un tepidarium e forniti di asciugamani per coprirsi. Torniamo in albergo, cena e poi, data la levataccia, a nanna.
2° giorno (Giovedì)
Cominciamo la giornata abbastanza presto, per evitare le lunghe file ai monumenti più importanti. Il punto di partenza è l’Ippodromo bizantino, un’area ellittica, che solo la fantasia ci può fare immaginare come la sede di un ippodromo antico, qui però pare che si svolgessero le corse delle bighe, e che fosse comunque il cuore pulsante della vita cittadina. Proseguiamo con l’adiacente Aya Sofya (Basilica di Santa Sofia) uno dei principali monumenti cittadini, simbolo dell’architettura bizantina. Ora non è più un luogo religioso, bensì un museo, per cui non c’è la necessità di togliersi le scarpe per entrare. La sua maestosità e le sue decorazioni lasciano a bocca aperta. Di fronte troviamo un altro dei principali monumenti religiosi della città: la Sultanahmet camii (Moschea blu). Questo è un luogo di preghiera e pertanto all’ingresso viene richiesto di togliere le scarpe e metterle in un sacchetto che viene fornito. Non aspettatevi di vederli blu all’esterno, ma all’interno si rimane colpiti dalle 21.043 piastrelle di ceramica turchese che la decorano.
Concludiamo la mattinata con lo Yerebatan Sarnici (Cisterna Basilica), un’ampia e suggestiva cisterna di raccolta delle acque. Il nome pare che derivi dal fatto che qui esisteva una basilica pagana, ma in realtà tutto sembra fuorchè una cisterna, e il gioco delle luci la possono far apparire davvero come una basilica sotterranea, nella quale risulta naturale restare in silenzio e ascoltare la musica che viene diffusa.
Nel pomeriggio ripartiamo con il Topkapi Sarayi (Palazzo di Topkapi), palazzo reso celebre nel nostro immaginario dal film del 1964 con Melina Mercouri e Peter Ustinov. Topkapi in realtà è solo il nome di una delle porte di accesso al Serraglio (il palazzo del Sultano), ma che poi ha dato nome a tutto il complesso, ricco di giardini e di edifici. In uno di questi edifici è possibile ammirare il tesoro che tra l’altro annovera un pugnale con 4 grandi smeraldi e il famoso Kasicki, un diamante di 86 carati dalla forma a goccia.
Nel tardo pomeriggio ci dedichiamo al Gran Bazaar, il più grande mercato coperto del mondo, un autentico dedalo di viuzze, negozietti, in cui comunque si trovano sempre indicazioni per poterne uscire. Devo dire che a dispetto di quanto immaginavo vi si può girare con una certa tranquillità, e a parte le solite accortezze, non c’è da temere più di tanto. Naturalmente qui tutto si contratta, e anzi se non contrattate il negoziante ci rimane male, poi sapere se il prezzo che abbiamo pagato è quello giusto è difficile saperlo. Comunque se offriamo un prezzo troppo basso per loro lo capiamo dal fatto che se ce ne andiamo dopo un loro rifiuto e non ci rincorrono per accettare la nostra offerta, allora eravamo davvero scesi troppo.
Rientriamo in albergo stanchi per la giornata, e dopo cena ci avviamo per fare un giro a piedi fino all’ippodromo bizantino e fare qualche foto notturna di monumenti. Al ritorno ci fermiamo a fumare il narghilè, in una delle più famose fumerie di Istanbul: la “Erenler Çay Bahçesi”. Noi abbiamo provato quello classico alla mela, anche se alcuni ragazzi turchi vicino a noi ce ne hanno fatto sentire un altro, che loro hanno definito alla doppia mela, decisamente più forte.
3° giorno (Venerdì)
Oggi partiamo con un po’ più di calma, e per dare un seguito alla seconda parte della giornata di ieri andiamo al Mercato egiziano delle spezie. Questo per fortuna è molto più piccolo dell’altro, ma qui è ancora più difficile districarsi tra i vari tipi di spezie ed i prezzi che non sono mai comparabili. Io ad esempio ho acquistato dello zafferano, ma mi hanno spiegato che ne esistono di tantissime qualità e molto differenti tra di loro… bah… comunque l’importante è non prendersela troppo per qualche fregatura.
Ci spostiamo ora nella parte asiatica della città, passando attraverso il ponte Eurasia, e cioè il ponte che collega la parte europea della città con quella asiatica. Sotto il ponte si trova il Palazzo di Beylerbeyi, voluto dal sultano Abulaziz nel 1864, e che nulla ha davvero da invidiare ai più prestigiosi palazzi reali europei, sia per la ricchezza delle decorazioni, sia per l’ottimo stato di conservazione dei mobili e delle suppellettili.
Nel pomeriggio possiamo farci mancare la crociera sul Bosforo? E’ incredibile la città vista dal mare, e soprattutto quante belle e ricche ville si affaccino per un tratto davvero molto lungo sulle due sponde della città.
A questo punto rientriamo in albergo e dopo cena ci prepariamo per una visita della parte più viva della Istanbul by night. Prendiamo il tram che ci porta oltre il ponte di Galata, e poi di lì prendiamo la funicolare che ci porta fino all’inizio della Istiklal caddesi. E’ una strada lunga oltre un chilometro nella quale si affolla una moltitudine di persone, soprattutto giovani, vestiti nei modi più disparati (specialmente le donne). Anche qui oserei dire che non abbiamo notato nulla di particolarmente pericoloso, e quindi posso senz’altro affermare che Istanbul non è di certo più pericolosa pelle grandi città dell’Europa occidentale, anzi, direi che è molto più sicura e tranquilla.
4° giorno (Sabato)
Oggi il tempo non è splendido. E’ proprio vero il detto che a Istanbul il tempo è mutevole come le donne. Non saprei per le donne, ma per il tempo direi che ha ragione, dato che cambia con una velocità incredibile. Nonostante la pioggia prendiamo il tram e andiamo a vedere un altro bellissimo palazzo: Dolmabahçe Sarayi. E’ il più vasto palazzo ottomano del Bosforo, ed è stato residenza imperiale degli ultimi sultani ottomani e destinato a residenza presidenziale dal 1923, anno della proclamazione della Repubblica. Da non perdere assolutamente l’harem.
Torniamo velocemente in albergo per cambiarci, dato che ci siamo un po’ inzuppati, e nel frattempo esce il sole. Ripartiamo subito quindi verso un altro gioiello di Istanbul: Kariye Camii, meglio conosciuta con San Salvatore in Chora. E’ una chiesetta non molto grande, ma resa splendida per i mosaici a fondo oro e gli affreschi alle pareti, tra i più belli del mondo bizantino. Credo di non esagerare dicendo che ci ha lasciato veramente a bocca aperta. Ci siamo fermati a pranzare velocemente in un bar posto vicino alla chiesa, e poi siamo ritornati verso il centro (perché la chiesa è un po’ in periferia).
Ci spostiamo verso Taksim meydani, il cuore ufficiale della città, dove si svolgono le cerimonie ufficiali. Dal punto di vista architettonico non dice nulla di particolare, ma da qui parte la Istiklal caddesi, già vista ieri sera in notturna. Questa volta però la percorriamo in modo diverso, e cioè a bordo del tram storico che la attraversa per intero… molto suggestivo.
Giunti in fondo alla strada scendiamo verso il ponte di Galata, fino ad incontrare la Torre di Galata, una torre circolare, sulla quale decidiamo di salire per ammirare il panorama della città. Purtroppo il cielo si è fatto nuovamente grigio, e quindi lo spettacolo un po’ perde.
Rientriamo in hotel e poi alla sera una passeggiata nelle strade del centro e di nuovo a fumare il narghilè.
5° giorno (Domenica)
Questa mattina cerchiamo di visitare le ultime cose prima della partenza, pur sapendo che tutto non riusciremo a vedere, ma questo forse è un bene,così avremo la scusa per ritornare a Istanbul. Dopo un breve consulto decidiamo di tralasciare il Museo Archeologico, perché altrimenti ci toccherebbe rinunciare a tutto il resto.
Facciamo un tour di moschee e partiamo con la Suleymaniye Camii, da molti considerata una delle più belle e sontuose costruzioni di Istanbul, ma fare una classifica a Istanbul è davvero difficile. Proseguiamo con Rustem Pasa Camii, la più piccole tra tutte le moschee fin qui viste, ma sicuramente la più graziosa e intima. L’interno è completamente rivestito da piastrelle in ceramica invetriata. Scendendo da una delle due ripide scale del piazzale prospiciente la chiesa vediamo alcuni negozietti, e in uno in particolare c’è una donna in vetrina che fa una specie di piada. Arriviamo così all’ultima delle moschee che ci eravamo prefissati di vedere oggi: Yeni Cami (la Moschea Nuova). Dato che ci troviamo visino al Bazar delle Spezie, e tenuto conto che il Gran Bazar alla domenica è chiuso, vogliamo farci mancare un ultimo giretto a fare gli ultimi acquisti? No!
È ormai ora di pranzo, e così decidiamo di andare a mangiare in uno dei ristorantini che si trovano al di sotto del Ponte di Galata. Qui è l’unico posto in cui siamo stati assaliti da tutti i ristoratori che ci volevano trascinare nel loro ristorante a mangiare. Siamo letteralmente dovuti fuggire, fino a che siamo riusciti a trovare un posticino un po’ più tranquillo, in cui nessuno ha cercato di trascinarci dentro, e così abbiamo optato per quello.
Siamo poi tornati all’albergo a raccogliere le nostre cose, e via di nuovo verso l’aeroporto e verso l’Italia. Volo di ritorno molto tranquillo, a parte un malore che ha colpito un passeggero, e ottimo menu di cucina turca.
Penso proprio che prima o poi ritornerò a Istanbul, magari cercando anche di raggiungere Efeso e perché no, la Cappadocia.