Istanbul, grande sorpresa a metà tra Europa e Asia

Dove Europa e Asia si incontrano, c'è spazio per magia e emozione. Benvenuti a Istanbul, città che resta nel cuore
Scritto da: nadia tarantino
istanbul, grande sorpresa a metà tra europa e asia
Partenza il: 07/03/2011
Ritorno il: 13/03/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Avvolgente, magica, sorprendente, unica: ecco Istanbul. Città dai mille volti, saldamente ancorata ad un passato che è storia e cultura, tradizione e costume. Lo skyline è una delle immagini più suggestive mai viste: un susseguirsi di cupole e di minareti che incontrano il cielo. Il cielo di Instanbul al tramonto si colora di un rosso fuoco, mescolato ad un dolce viola, che abbaglia le facciate delle case e delle moschee, risalta le acque dello stretto del Bosforo e fa apparire tutto incantato. Con quasi 13 milioni di abitanti, è la seconda città più popolosa d’Europa dopo Mosca. La vecchia Costantinopoli, e ancor prima Bisanzio, ha saputo coniugare storia e modernità. Il sistema dei trasporti è avanzato: due linee di tram comodissime e molto economiche (1,70 lire a spostamento, circa 80 centesimi di euro), metropolitana, autobus e taxi, oltre ad una caratteristica funicolare che attraversa la strada principale di Taxsim, il quartiere dello shopping che il ponte Galata divide dalla zona di Sultanahmet. Nevica per tre giorni di seguito, ma sbaglia chi pensa che questo sia un fattore limitante per la visita della città: strade e piazze sono cosparse di sale e spostarsi a piedi non è un problema. E poi Istanbul diventa, se possibile, ancora più bella. Gli ultimi giorni riservano un freddo pungente ma un cielo sereno e finalmente è possibile la gita sul Bosforo, la lingua di acqua che unisce il mar Nero e il mare di Marmara e segna il confine meridionale tra il continente europeo e quello asiatico: da una parte il Corno d’Oro, cuore pulsante della Istanbul d’Europa, dall’altra la costa più prossima dell’Asia. Un incrocio davvero emozionante. Non è difficile imbarcarsi: nei pressi del ponte Galata, ci si imbatte per forza in un numero imprecisato di signori che propongono la gita. Se si sceglie un giro del Bosforo senza fermate, il tragitto ha una durata di circa un’ora e mezzo per un costo approssimativo di 20 lire. Il lato europeo offre la vista di splendidi palazzi d’epoca, mentre quello asiatico è ricco di ville meravigliose che affacciano direttamente sul mare. A Istanbul non ci si annoia mai, proprio mai. Bella di giorno, quanto di sera anche se per il divertimento in locali notturni si deve per forza scegliere Taksim. E’ la zona di Istanbul che non mi sento di consigliare: se è vero che Sultanahmet la sera va a letto presto, è anche vero che è qui che si trovano i monumenti più importanti e i locali più tradizionali per ottimi kebap, doner e riso pilaf. Si possono evitare i ristoranti che si trovano sotto il ponte Galata: caratteristici, offrono soprattutto il pesce pescato in giornata nel Bosforo, piuttosto cari e poco “stambulioti”. Insomma, un fenomeno turistico e niente più. Meglio calarsi nella vita quotidiana di Istanbul: si mangia benissimo in quelli che da noi sarebbero considerati alla stregua di bettole. Ma che bettole! Fidatevi a occhi chiusi dei locali frequentati dalla gente del posto: difficile pentirsi della scelta. Vale la pena cenare, almeno una volta, in un ristorante tipico turco che è riconoscibile dalla signora che impasta e cuoce il pane tipico direttamente in vetrina. Una raccomandazione: per sentirsi un po’ più che semplici turisti, scegliete un tavolo turco e sedetevi per terra, su comodi ed enormi cuscini. Obbligatorio, oltre al kebap, l’assaggio di ispanakli, tortino di spinaci con spezie, i sigara boregi, pezzi salati a forma di sigaro con vari ripieni, il suboregi, una specie di lasagna bianca condita con pezzetti di formaggio morbido, il lahmacun, pizza condita con kebap e verdura, piccante ma non troppo. E guai a non mangiare il buonissimo simit, il pane turco per eccellenza che viene venduto anche dai tantissimi ambulanti che affollano strade e piazze (tutti autorizzati e con prezzo fisso), il panino pogacalar, il pane aromatizzato acmalar”. Tra una visita e l’altra a questo o quel monumento, vale una pausa il delizioso Salep, bevanda calda a base di latte, vaniglia e cannella (tra 2,5 e 4 lire, a seconda della zona), oppure il buonissimo Airan, bevanda fredda a base di latte e sale. E non dimenticate il caffè turco: caffè lungo molto forte e scuro con la polvere che si deposita sul fondo della tazzina. E neppure il pieno di vitamine: ad ogni angolo c’è una bancarella con frutta fresca che offre dei frullati straordinari (ottimo kiwi e melograna). Di luoghi da non perdere ce ne sono tantissimi. Davvero. Una passeggiata avanti e indietro sul ponte Galata è rigenerante e consente di respirare appieno l’atmosfera della città. Spostandosi da Sultanahmet sul lato opposto al Bosforo, ci si imbatte per forza nel più grande mercato al coperto del mondo: il Gran Bazar. Quattromila e passa negozietti che vendono di tutto, divisi per settori: alimentari, pelletteria, gioielli, biancheria, abbigliamento, calzature, spezie, souvenir, artigianato, arredamento, orologi, valigeria, tappeti, argenteria, candele, cuscini e tutto quello che vi viene in mente di comprare. E’ impressionante accorgersi che è tutto a portata di mano: dal ristorante di lusso al negozio di bulloni. L’edificio è enorme e ha diversi ingressi: perdere l’orientamento è quanto di più facile possa accadere, ma non c’è di che preoccuparsi perché tutte le strade portano a Sultanahmet e i binari del tram sono un ottimo punto di riferimento. Osservare la vita al Gran Bazar significa conoscere un po’ di più l’anima del popolo turco, maestro del commercio, e avere un’idea più precisa del termine “caravanserraglio”. Trattare il prezzo è praticamente obbligatorio e l’accordo richiede un po’ di tempo che di solito si trascorre sorseggiando tè nei tipici bicchierini a forma di tulipano. Il grande mercato si snoda tra salite e discese, e allora meglio andarci con un paio di scarpe comode anche perché non è così difficile imbattersi in un vicolo dove scorre fango (specie se piove). Il principale monumento è Hagia Sophia, la basilica che dopo essere stata trasformata in una moschea, è oggi un museo. Deve essere la prima tappa, al mattino presto: la fila per l’ingresso (25 lire) è molto, molto lunga. Già dall’esterno, lo spettacolo è assicurato: la cupola, che ha un diametro di una trentina di metri, vale da sola la visita. Poco distante, la grande meraviglia della Moschea blu: l’unica al mondo con sei minareti, e anche l’unica ad essere stata costruita interamente con soldi pubblici. Il colore che domina all’interno è il blu con sprazzi di verde, rosa, giallo e bianco. Il pavimento è completamente ricoperto da tappeti bianchi e rossi. Le quattrocento finestrelle lasciano filtrare una luce magica che cambia colore a seconda dell’ora e del meteo e le cui sfumature sono condizionate dal numero di lumi accesi, calati dal soffitto con strutture circolari. Inutile dire che si entra scalzi (all’ingresso vengono consegnati sacchetti di plastica per riporre le scarpe). Ad osservare la Moschea blu è evidentissima l’architettura islamica. Di fronte a Hagia Sophia e alla Moschea blu, si trova la Cisterna basilica, l’unica perfettamente conservata a Istanbul. Le colonne sono 336, la più grande e più importante delle quali poggia sulla testa di Medusa. Poche luci soffuse che riflettono colonne e capitelli nei corsi d’acqua creando un effetto ottico spettacolare. I pesci, in gran parte carpe, sono i padroni di questo luogo incantato che è stato completamente ristrutturato a metà degli anni ’80 e restituito al pubblico qualche anno più tardi. Peccato per il corner bar, segno dei tempi che cambiano ma decisamente fuori luogo. Altra tappa è la stazione di Sirkeci, nel cuore di Eminou: capolinea dell’Orient Express, oggi è ancora in funzione e collega la città con l’aeroporto principale. All’interno un museo dedicato al mitico treno con cimeli e reperti d’epoca. Ingresso gratuito. Richiede qualche ora la visita al Palazzo Topkapi (ingresso 20 lire), antica dimora dei sultani ottomani costruita sul promontorio dei Serragli. Oggi è un museo e conserva i manufatti – abiti, armi e gioielli – dei sultani che si sono succeduti. La visita dell’harem, all’interno del Palazzo, è a parte (15 lire): stanze con grandi letti e loculi ricavati nelle pareti. Scintillanti le maioliche usate come rivestimento, specie nelle camere privati dei principi. Per avere un’idea più precisa dell’estensione di Istanbul e della conformazione urbanistica, c’è un’unica possibilità: salire sulla torre di Galata (11 lire), che si trova nella zona che porta a Taksim. Si sale in ascensore e solo l’ultima parte a piedi, una cinquantina di scale a chiocciola niente male. Una volta arrivati, ci si affaccia sulla citta: la torre, costruita dai genovesi, è tonda e permette una visione a 360°. Spettacolo da non perdere. Tra le moschee vale la pena visitate “Yeni camii”, la moschea nuova, quella dei tulipani e, infine, quella di Solimano. Caldamente consigliato un giro nella periferia di Besiktas: si arriva in tram al capolinea di Bakatas (parte da qui la funicolare che porta in piazza Taksim) e poi ci si incammina a piedi, circa venti minuti costeggiando Palazzo Dolmabahce e varie sedi dell’Università, oppure si prende un autobus. Da Besiktas si raggiunge con l’autobus 30d la deliziosa Ortakoy: viuzze affollate di ristorantini, taverne e negozietti, una bella piazza che affaccia sul mare e al centro una moschea, e sopra il grande ponte che collega via terra Europa e Asia. Se passeggiare a piedi è un piacere, qualche consiglio: il camminamento delle mura, ancora in buono stato, a cui si arriva con il tram (fermata Topkapi). Da qui, tornando indietro, si arriva nella zona del Gran Bazar (il tragitto è abbastanza lungo). La strada che si percorre è Ordu caddesi, che in prossimità del mercato diventa Divan Yolu caddesi. La zona è molto caratteristica anche per i suoi numerosi negozi posti ai piani interrati dei grandi edifici. L’alternativa è il lungomare, Kennedy caddesi. Scendendo giù da Hagia Sofia e addentrandosi nei vicoli che portano al mare, si arriva sul viale e da qui, senza mai cambiare direzione, a Sultanahmet e al ponte Galata. O ancora: Istiklam caddesi, lo struscio di Taksim. Di cose da fare e da vedere ce ne sono un’infinità, compresa almeno una tappa in uno dei numerosissimi hammam (ce n’è uno nelle vicinanze di ogni moschea). Non dimenticate, infine, di accarezzare e coccolare i tantissimi gatti e cani (questi ultimi censiti e con una targhetta all’orecchio): vi verranno incontro senza paura, solo per strapparvi un complimento.

Tutto è magia a Istanbul. Tutto è maledettamente bello. Tutto parla. Una promessa: tornare. (nadia tarantino)



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