Istanbul: enorme, cosmopolita, multiculturale
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IL PRIMO IMPATTO
Istanbul può essere definita con tanti aggettivi, sicuramente è enorme. Il censimento del 2000 ha registrato 9.000.000 di abitanti. Poiché la crescita è stimata in 500/600 mila persone all’anno la città dovrebbe avere, non ci sono stime precise, attualmente tra i 15 e i 20 milioni di abitanti il che ne fa di gran lunga la più popolosa di Europa. Questa sua enormità si coglie appena usciti dall’aeroporto che si trova a circa 50 km dal centro. La strada passa ininterrottamente in mezzo a quartieri fitti di palazzi e di grattacieli molti ancora in costruzione… sintomo di una economia che pur in presenza di qualche rallentamento ancora è attiva. Quando si percorre il Corno d’Oro lungo i suoi 7 km sulla riva sud e su quella nord le case si accatastano spesso in maniera disordinata in un reticolo di vie. Nel fare la minicrociera sul Bosforo ancora una volta si vedono quartieri, di per se stessi con la consistenza di città, estendersi per chilometri e chilometri sulle due rive dello stretto sia nella parte asiatica che in quella europea. Le strade e le piazze sono sempre piene di gente e di automobili, nei punti di incrocio nodali spesso la marea di persone sembra un vero e proprio fiume in piena nel programmare gli spostamenti in auto occorre sempre tenere presente tempi lunghi per il traffico e gli ingorghi.
Istanbul è multiculturale, in un certo senso è costretta ad esserlo per la sua stessa storia e posizione geografica che la pongono ai confini tra due continenti, due religioni, due culture. Nelle strade si vedono persone con lineamenti diversi eredità di un impero che si estendeva su tre continenti e che commerciava da est a ovest dalla Cina alla Spagna e da sud a nord dall’India alla Russia. Un aspetto che colpisce subito il turista è l’abbigliamento femminile, molte donne e ragazze sono vestite all’occidentale si vedono minigonne e tatuaggi, molte altre sono vestite con più modestia e indossano un velo acconciato nelle più varie maniere che copre la testa e nasconde i capelli, una minoranza è coperta da capo a piedi con il classico chador nero completo di mascherina per il volto. Queste ultime certamente sono una presenza un po’ inquietante agli occhi del turista occidentale, non essendoci al contrario che in altri paesi come l’Iran o l’Arabia Saudita nessuna legge che le costringe a coprirsi ci chiediamo che cosa le spinga a questa scelta per noi così incongrua e di difficile comprensione, dobbiamo accettare che anche questo è multiculturalismo. D’altronde da circa dieci anni libere elezioni hanno portato al potere il partito AKP di ispirazione islamica e di fatto alcuni codici di comportamento si stanno modificando, alcune leggi, ad esempio forti tassazioni sulle bevande alcoliche, vanno in direzione di uno stato non più rigorosamente laico così come lo aveva voluto nel 1923 il fondatore della repubblica Mustafà Kemal (Ataturk). Da segnalare come ulteriore incongruenza che si vedono molte di queste figure nerovestite con in mano moderni tablet o cellulari palmari a conferma che la tecnologia digitale ha sfondato e affascinato tutti gli strati della popolazione.
THE BIG FOUR: TOPKAPI, SANTA SOFIA, CISTERNA YEREBETAN, MOSCHEA BLU
Così come per chi effettua il safari in Africa è obbligatorio vedere i 5 big five, gli animali più grandi, per il turista a Istanbul sono obbligatori i 4 big four di cui sopra che tra l’altro si trovano a pochi minuti di cammino l’uno dall’altro. Questa “obbligatorietà” presenta dei lati negativi consistenti spesso in una presenza turistica sovrabbondante ed in lunghe code alle biglietterie e agli ingressi dei siti. Consiglio di non scoraggiarsi, informarsi dei giorni di chiusura che sono sfalsati tra un luogo e l’altro, spostarsi in altri luoghi se ci sono code troppo consistenti, presentarsi in altri orari magari alle aperture mattutine. Nei primi tre siti è richiesto un biglietto di ingresso di 30 TL (lire turche circa 11 euro) mentre nella Moschea Blu, essendo un luogo di culto pienamente funzionante, si entra liberamente e in modo discreto all’uscita un cartello chiede un’offerta per la manutenzione dell’edificio. Non starò qui a descrivere a lungo i monumenti confermo solo che sono sicuramente da visitare, la Cisterna è un ambiente affascinante nella sua semplicità, è stata costruita attorno all’anno 550 come deposito di acqua nel caso di assedi (ad Istanbul non ci sono fiumi) e consiste in un grande locale sotterraneo con la volta sorretta da una selva di colonne recuperate da antichi templi greci e romani, una sapiente illuminazione e la diffusione di musica classica contribuiscono a creare una sensazione quasi mistica. Si cammina su passerelle di legno innalzate sopra qualche decina di cm di acqua dove nuotano lentamente enormi pesci (forse carpe?) e si raggiungono due colonne particolari in fondo alla sala alla cui base ci sono enormi teste di mitologiche meduse. Per gli estimatori del fortunato scrittore americano Dan Brown un motivo in più della visita consiste nel fatto che l’ultimo romanzo “Inferno” ha come sfondo, in parte, proprio la cisterna Yerebetan. Santa Sofia è forse dal punto di vista storico/artistico il monumento più importante della città, costruita per ordine dell’imperatore Giustiniano nell’anno 532 (circa 1000 anni prima di San Pietro a Roma tanto per avere un paragone) è un edificio immenso ma ben proporzionato con all’interno numerosi marmi provenienti da varie parti del Mediterraneo e alcuni mosaici di epoca bizantina nonché abbellimenti in stile turco consistenti in candelabri di bronzo, medaglioni in legno istoriati con belle calligrafie arabe e altro. Si può accedere al vestibolo superiore, una volta riservato alle donne durante le funzioni religiose, e da lì si ha una bella vista su tutta la sala sottostante, in una galleria si trova la tomba del doge veneziano Enrico Dandolo entrato a Istanbul durante la IV crociata. Dopo la conquista turca nel 1453 la chiesa fu trasformata in moschea con l’aggiunta all’esterno di 4 minareti e all’interno con la copertura di tutti i mosaici data la proibizione delle rappresentazioni di figure umane da parte della religione islamica. Chiesa per 900 anni moschea per 500 anni dal 1935 su ordine di Ataturk divenne un museo e furono scoperti e restaurati mosaici e affreschi rimasti, recentemente ho letto alcuni articoli di giornale in cui si afferma che una corrente del partito AKP vorrebbe tornare ad adibire l’edificio al culto islamico vedremo gli sviluppi…
Il palazzo Topkapi sorge sulla collina più alta della vecchia Istanbul e domina il punto di confluenza tra il Bosforo e il Mar di Marmara regalando così superbi scorci con vista sul mare e sulla costa asiatica. Il palazzo è stata la residenza dei sultani per quasi tutto il periodo ottomano ma tra incendi, terremoti e quant’altro ben poco è rimasto degli edifici originali. Entrando da una prima porta ci si ritrova in un vasto spazio con alberi e prati curati e a sinistra l’antica chiesa di Sant’Irene, si accede poi ad una seconda porta dove iniziano la serie di edifici principali. Le cucine con in mostra vasellame e pentolame di varie epoche, la sala delle udienze e quella dei ricevimenti sale per la musica, sale per la circoncisione dei principi, sale dei troni e quanto altro tutto molto sfarzoso e molto orientale, in fondo il padiglione di Mustafà Pascià adibito ad alloggio per gli ospiti e con sottostante il giardino dei tulipani con fontane zampillanti e vasche di acqua. Un ingresso e un biglietto a parte per le stanze dell’harem un complesso di edifici riservato solo al sultano alla sua famiglia e agli eunuchi che li servivano, anche in queste sale marmi, specchi, intarsi impreziosiscono gli ambienti che comunque sono stati testimoni nel corso dei secoli di terribili avvenimenti data l’abitudine che spesso aveva il sultano regnante di uccidere fratelli, mogli, figli e chiunque altro dava adito al più lieve sospetto di complotto contro il trono. Tra le sale da citare quelle dove sono conservate alcune sacre reliquie islamiche e bibliche, un dente e un mantello del profeta, le spade dei primi quattro califfi (successori), la verga con cui Mosè fece scaturire acqua dalla rocce del Sinai ed altre ancora. Le più ammirate forse sono le stanze del tesoro imperiale dove le bacheche con cristalli di sicurezza contengono perle, smeraldi, diamanti, il famoso pugnale “Topkapi” con un enorme rubino e al centro della sala maggiore un trono placcato d’oro e ornato di topazi. La Moschea del sultano Ahmet (Sultan Ahmet Camil) conosciuta come Moschea Blu è la più importante della città, costruita nei primi anni del 1600 è l’unica moschea al mondo che abbia 6 minareti. Il sultano stesso, ad opera terminata, dovette dotare la grande moschea della Mecca di un settimo minareto per ristabilirne il primato religioso e non turbare i fedeli. Un bel cortile con al centro la classica fontana per le abluzioni rituali fa da preludio all’interno bellissimo del tempio straordinariamente suggestivo con la sua luminosità dovuta a 260 finestre, le pareti sono rivestite di maioliche verdi-blu e la cupola immensa dipinta dello steso colore con incisi ornamenti e nomi di califfi, nei pavimenti enormi tappeti multicolori dove i fedeli pregano e i bambini giocano e si rotolano. Per inciso qui come in tutte le altre moschee come segno di rispetto si entra solo a piedi nudi, è permesso l’uso di calzini all’ingresso vengono dati sacchetti di plastica per conservare le calzature, le donne devono coprirsi testa e spalle e tutti devono coprire eventuali gambe nude quindi niente gonne e pantaloni corti. Appena fuori dalla Moschea si estende la vasta piazza dell’Ippodromo che nella antica Costantinopoli svolgeva la stessa funzione del Circo Massimo a Roma. Sono rimasti tre monumenti, la Colonna Serpentina recuperata dall’antico tempio di Apollo a Delfi in Grecia, la Colonna di Costantino costruita in blocchi di pietra attorno all’anno 900 e l’obelisco di Teodosio un antico obelisco egizio trasportato fino a qui da Luxor in Egitto e che con i suoi 3500 anni di vita è il monumento più antico di tutta Istanbul. La piazza è legata a vari momenti storici della città l’ultimo quando nel 1826 il sultano Mahmut II vi fece uccidere circa 30000 soldati del corpo scelto dei giannizzeri che si erano opposti alle sue riforme modernizzatrici.
I BAZAR
Un altro must del turismo di Istanbul sono i bazar. Il più famoso è naturalmente il Gran Bazar (in turco Kapali Karsi), un edificio enorme più volte distrutto da incendi e ricostruito (l’ultima volta nel 1954). Circondato da un muro si articola in un labirinto di vicoli sormontati da archi, i negozi sono centinaia nella tradizione si raggruppavano per vie o quartieri ma adesso ho notato che, seppure la tendenza sia quella, ci sono molti strappi alla regola. Per vedere tutti i negozi occorrerebbe, e forse non basterebbe, una intera giornata. Noi ci abbiamo passato un paio di ore ma per quello che ho notato c’è una tendenza forte all’omologazione (i negozi hanno più o meno tutti le stesse cose) e alla turisticizzazione nel senso che il bazar mi sembra oramai in funzione più per i turisti che non per gli istanbulioti comunque, forse, in mezzo alla folla e alla confusione se si ha tempo e voglia è ancora possibile trovare qualche oggetto di artigianato o fare qualche acquisto particolare.
Altro bazar molto battuto dai visitatori è il Misir Carsi oppure Bazar delle Spezie o Bazar egiziano anche qui c’è qualche delusione, le spezie in vendita oramai fondamentalmente si trovano anche nei negozi italiani ed anche i prezzi non è che siano molto più bassi… la maggior parte dei negozianti si è attrezzato e dispone di macchine per il sottovuoto con cui confezionano comodi, igienici ma poco originali sacchetti per i clienti, ben altra atmosfera ricordo qualche anno fa nei bazar yemeniti e siriani!! Meno turistico è il mercato di Tahatakale che si estende nelle strade dell’omonimo quartiere situato tra la Moschea di Solimano e il Bazar delle Spezie. Permette di immergersi nella atmosfera quotidiana della città tra botteghe e banchetti che vendono oggetti di legno, cordami, alimentari, frutta e verdura i negozianti spesso, a conferma del carattere locale del mercato, non conoscono alcuna parola di nessuna lingua europea.
IL QUARTIERE “EUROPEO”, GALATA, PERA, PIAZZA TAKSIM
A qualche centinaio di metri da Santa Sofia si trova l’ottocentesca Sirkeci Gari, la stazione ferroviaria che era il punto terminale del mitico treno Orient Express. E’ rimasta una vaga atmosfera orientale sotto le grandi volte su cui si aprono finestre con vetri colorati. Appena un po’ più avanti il ponte di Galata che attraversa il Corno d’Oro congiungendo il centro storico di Istanbul con i nuovi quartieri. Il ponte lungo circa 500 metri è stato costruito alla fine del XIX secolo. E’ a due piani, nel soprastante passano auto e tram, nell’inferiore camminano i pedoni e si aprono alcuni negozi e soprattutto ristoranti. Scedendo la sera si può mangiare e ammirare lo splendido tramonto sul Corno d’Oro e le luci sugli altri ponti e sulle colline della vecchia Istanbul. Noi abbiamo mangiato discretamente spendendo poco, ma abbiamo sentito altri turisti lamentarsi di prezzi sproporzionati. Consiglio preventivamente di accordarsi bene con i camerieri su prezzi e menù. Dopo il ponte a sinistra si trova il mercato del pesce di Karakoy che espone i suoi prodotti ittici e anche qui ci sono piccoli ristoranti che offrono pesce alla brace oppure il caratteristico panino con lo sgombro in vendita in tutta la zona. La strada sale abbastanza rapidamente (volendo evitare c’è il famoso Tunel con funicolare sotterranea) e tante stradine formano il quartiere di Pera, votato alle creazioni artistiche e artigianali. Molti piccoli negozi in genere condotti da giovani e giovanissimi offrono i loro prodotti di vestiario, monili, piccoli oggetti fatti a mano spesso con vero occhio artistico. Qui abbiamo fatto forse il nostro migliore pasto nel Cafe’ Privato, un ristorantino arredato con gusto e che offre sapienti piatti della tradizione turca a prezzi accessibilissimi (l’indirizzo esatto è Galip Deda Caddesi n. 38) proseguendo si trova la Torre di Galata, un’antica torre costruita in epoca medioevale dai genovesi, ma distrutta dagli incendi e ricostruita più volte. Credo che sia rimasto ben poco di originale. Si sale, a pagamento, con un comodo ascensore e la vista in cima è eccezionale. Tutta la vecchia Istanbul con le sue cupole, i suoi minareti e i suoi palazzi si svela davanti a voi il Bosforo e la riva asiatica sembrano a portata di mano più lontano si intravedono anche le Isole dei Principi.
Proseguendo ancora si entra nel cosiddetto quartiere “europeo”, così chiamato perché è stato il primo quartiere della città costruito negli anni ’20 in stile europeo con strade larghe e rettilinee ed anche perché vi avevano le loro ambasciate tutte le principali potenze europee. Da qui inizia la via pedonale e commerciale di Istiklal Caddesi (viale della Repubblica) un contrasto forte con la vecchia Istanbul, vetrine scintillanti, negozi di tutti i principali marchi internazionali, fiumi di gente intenta allo shopping più sfrenato, vita notturna a qualsiasi ora. Il viale termina sulla immensa ma abbastanza anonima Piazza Taksim su cui convergono altre vie principali con linee di tram e metropolitana, da un lato un bel parco verde con alberi e giardini. A fianco del ponte di Galata ci sono i moli da cui partono i battelli per le crociere sul Bosforo. Ce ne sono di vari tipi e lunghezze, noi abbiamo fatto quella classica che arriva al secondo ponte sullo stretto. Sono circa due ore all’andata e altrettante al ritorno. Esperienza da raccomandare perché si vede la città da una prospettiva insolita e si raggiungono comunque zone che difficilmente, causa mancanza di tempo, sarebbe possibile visitare. A chi è interessato consiglio di fare i biglietti direttamente agli sportelli sui moli e di non affidarsi agli individui che vi fermeranno per strada proponendo le stesse crociere sugli stessi battelli a prezzi raddoppiati.
ALTRE MOSCHEE
Naturalmente a Istanbul le moschee sono centinaia, nel solo centro storico varie decine. Le visite si possono estendere a seconda dell’interesse o meno. La Moschea di Solimano il Magnifico (Suleyman Camil) è una delle più famose e delle più grandi essendo composta, oltre che dall’edificio di culto vero e proprio, da bagni, scuole, biblioteche, mense per i poveri. Costruita durante il regno del grande sultano sorge su una collina ed è quindi visibile, circondata dai suoi quattro minareti, da tutte le parti della città, un atrio in marmo e granito introduce all’interno del tempio sfarzoso e dominato da una grande cupola, molta luce passa dalle numerose finestre con vetri d’epoca ed illumina il porfido e le maioliche che ornano la sala armoniosa e splendidamente arredata. Dietro la moschea si trova un cimitero con i mausolei di Solimano e di sua moglie Rossellana una donna di origine russa o ucraina che è riuscita a passare da schiava a favorita poi moglie e madre dell’erede di Solimano.
Proprio di fronte al ponte di Galata nella piazza Meydani si erge la Moschea Nuova (Yeni Camil) che, nonostante il nome, è stata costruita nel 1660. Anch’essa è decorata con maioliche blu e pitture azzurre. E’ interessante per le splendide iscrizioni e per la posizione sulle rive del Corno d’Oro. Un po’ più all’interno la Moschea di Rustem Pascià (Rustempasa Camil) è una delle poche intestata non ad un sovrano o ad una sovrana ma ad un ministro, il pascià Rustem, genero di Solimano il Magnifico. Le dimensioni sono ridotte ma molto belle sono le piastrelle interne in motivi geometrici. La moschea è stata costruita praticamente sopra il mercato di Tahatakale appoggiandosi su un lungo colonnato da dove poi sono state ricavate botteghe per il mercato stesso. L’accesso contrariamente a tutte le altre moschee è tramite uno stretto corridoio a scalinata che sale sopra la piattaforma. Dall’altra parte della penisola che forma la città vecchia, quasi davanti al Mar di Marmara, sorge invece la Piccola Santa Sofia (Kukuck Aya Sofya), una ex chiesa intestata ai santi Sergio e Bacos costruita durante il regno di Giustiniano poi trasformata in moschea dopo la conquista turca, merita una visita se non altro per gustare la sua atmosfera piccola e tranquilla. Vicino si trova la Moschea di Sokollu (Sokollu Mehmet Camil) dove ai lati del cortile sorgono alcune scuole coraniche da cui si ode il salmodiare degli alunni. Sembra che il visir Sokollu abbia convinto l’allora sultano in carica Selim II a revocare un editto da lui lanciato dopo la sconfitta dei turchi a Lepanto (1571) in cui si intimava l’uccisione di tutti i cristiani dell’impero evitando così un grande massacro.
Quando si riparte da una bella città come Istanbul c’è sempre il rimpianto di non avere avuto altri giorni per ulteriori visite. Diciamo che ci siamo tenuti da parte gli altri luoghi per una prossima vacanza… rimane solo da dire che abbiamo sempre trovato da parte delle persone contattate per caso o per necessità gentilezza e disponibilità, che qualche piccolo disguido si può sempre superare con un po’ di flessibilità e che, dal punto di vista della sicurezza, non c’è mai stata da parte nostra l’impressione di una città ostile.
Buone vacanze a tutti!