Istanbul e il Ramadam. Cappadocia e fascino

Un viaggio alla conoscenza di un popolo, contro i luoghi comuni
Scritto da: annafe61
istanbul e il ramadam. cappadocia e fascino
Partenza il: 09/07/2014
Ritorno il: 17/10/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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09 luglio

Se il buongiorno si vede dal mattino, questo inizio di viaggio con l’aereo che parte con due ore di ritardo da Roma e l’arrivo ad Istanbul con fila massacrante per il visto di entrata, non era di buon augurio.

Vado con ordine, con la partenza da Napoli per Roma con Italo, e successivo trenino che ci evita il traffico dell’autostrada e del raccordo. La Pegasus ci era sembrata una buona scelta, e dopo due ore di volo un buon atterraggio ci rende contenti.

Fuori all’aeroporto le linea dei bus Havtas per soli 13 lt (poco più di 4 euro ci porta a piazza taksim. Il viaggio verso la città è già promessa di meraviglia. La città appare illuminata a festa, la gente per strada sembra vivace ed attivissima. Un tassista , tra i tanti ci adocchia e concordato il prezzo – certamente non congruo di 35 Lt, ci porta all’hotel Novano . Per scaricare la tensione e saziare la fame , ci addentriamo nel quartiere, ricco di atmosfera e di televisioni accese per l’imminente partita del mondiale . La scelta cade sul ristorante Palatium , con caratteristici divani alla turca, luci soffuse e musica piacevole. Mangiamo agnello in porzione più che soddisfacente, assaggiamo il dolce e siamo felici (75 Lt).Una passeggiata nei vicoli per prepararci a domani e a nanna.

10 luglio

La mattina inizia con la visita al museo di Agia Sofia, molto bello. Il metro con cui giudico ogni cosa sono le emozioni che suscita in me , e in questo senso Agi Sofia non mi ha fatto impazzire..Decidiamo di prendere la museum card (80 Tl) Passiamo alla visita alla Moschea Blu , ma essendo tempo di Ramadan , la priorità è ben diversa dall’accogliere i turisti. Mangiamo un kebap, passeggiamo in un mercatino dove provo un rinfrescante bicchiere di acqua di rose , e Giancarlo un mix Sultan con Tamarindo . Mentre attendiamo le due , la preghiera dei muzzedin sale dalla moschea blu, mentre nel silenzio della strada assolata risponde quello di una moschea più piccola, e poi uno più lontano ancora . Una grande suggestione. Entriamo finalmente dal lato riservato ai turisti , sono fornita di pashmina e copro il capo e le braccia , e , scalzi , mentre ancora si prega ,entriamo. Gli asiatici presenti , come scolari impazziti , fanno un gran casino , vociando ad alta voce. Le preghiere si levano ancora , e come ipnotizzati , osserviamo con cura i gesti degli uomini , e di qualche bambino presente .Le donne mussulmane pregano in aree riservate e nascoste alla vista .Il tempo passa in fretta , o forse lentamente ,non saprei dire , è però di certo un tempo di pace , di serenità, di armonia , anche senza comprendere nessuna parola , il tono del sacerdote è sereno, e la concentrazione dei fedeli assoluta .

Ritemprati nello spirito , decidiamo di provare un dessert di riso dall’aspetto goloso che avevamo adocchiato nella una vetrina , il locale semplice ed elegante e vale la pena di fermarsi per una pausa dolce.

L’intensa giornata continua con la visita alla Basilica Cisterna (20 lt) , suggestiva e bellissima , peccato per la grande confusione dei presenti che con il loro chiacchiericcio fa perdere forza al silenzio e al buio di questo luogo speciale e magico, fuori dal tempo.

Nel tardo pomeriggio decidiamo per una passeggiata per arrivare al porto di Eminoum, da cui vedremo uno spettacolare tramonto,e il calare del buio che fa illuminare le moschee e che pone fine alla giornata di digiuno. Torniamo a Sulthanameid con il tram veloce ( 4 lt ), è buio, ed è una vera sorpresa vedere intere famiglie sui prati ordinati e pieni di fiori visti la mattina mentre spezzano il digiuno con tanti cibi diversi , in un’atmosfera gioiosa e rilassata . Venditori ambulanti di ogni tipo vendono merce : cocomeri tagliati, giochi per i bambini, biscotti , spighe cotte , e tanto altro. Una grande festa , la cui atmosfera contagia anche chi – semplicemente – la osserva . Ceniamo nuovamente al Palatium , un piatto di meze per me ,una pide con carne per Giancarlo. Questo locale con luci soffuse e musica rilassante ci piace e ci concilia con la morbidezza del riposo .

11 luglio

Il palazzo Topkapi è bello e spettacolare , gli ampi giardini , il pavimento di marmi bianco, il cielo e il mare azzurro, tutto rimanda alla bellezza e alla raffinatezza della cultura ottomana. L’Harem , visitabile in parte a causa di lavori di restauro, suggestiona i racconti delle mille ed una notte .Sulla via dell’uscita visitiamo la chiesa di sant’Irene, completamente svuotata, ma dalla struttura interessante, ora destinata a concerti.

Il Museo archeologico è stata una tappa di assoluto interesse , con reperti unici e preziosi, purtroppo in restauro e alcune opere non visibili.

Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita della Nuova Moschea e della Moschea del Solimano, a cui arriviamo attraverso strette strade, piene di negozi che ci sembrano siano di vendita all’ingrosso. Non è una strada per turisti, ma riusciamo ad arrivare alla moschea , che certamente merita gli appellativi esaltanti dati dagli antichi poeti . Il rito della copertura del capo e delle braccia è ormai normale, oltre a togliere le scarpe , ma questa volta tocca a Giancarlo coprire la gambe , dietro invito del solerte controllore . Le preghiere e la concentrazione dei fedeli sono contagiose , e ancora una volta penso che a volte i nomi non hanno importanza per un Dio , che certamente guarda il cuore degli esseri umani allo stesso modo. Tuttavia, i miei pensieri di uguaglianza si infrangono contro le evidenti disparità tra uomini e donne : alcune vengono duramente rimproverate da un uomo nella moschea perché pregano nell’area dove siamo anche noi , e non nell’aera riservata alle donne, che è celato da paraventi. Di fatto , per strada numerosissime le ragazze sono velate , pur conservando una eleganza e una bellezza notevolissime. Vediamo anche molti veli integrali . L’altra parte del cielo resta ancora molto celata . Ceniamo in un ristorante alle spalle della moschea nuova , un kebap cotto alla fiamma , la pita cotta nel forno a vista ( il tutto per 30 lt) . Assaggiamo anche i dolci di una spettacolare pasticceria , e ritorniamo distrutti ma contenti in albergo., dove l’amico portiere di notte ci telefona per sapere se abbiamo trascorso una buona giornata .

13 luglio ’14

Si decide di andare alla Torre di Galata , e facciamo una lunga passeggiata per arrivare all’omonimo ponte , che attraversiamo recandoci a prendere la funicolare . Si tratta solo di una fermata , ma ci permette di superare una pendenza davvero severa. All’arrivo prendiamo il tram storico, che lentamente ci fa percorrere tutta Istiklal Caddesi , la strada con più negozi moderni che abbiamo visto sin ora . Ci fermiamo ad osservare l’ampia piazza Taksim , con il suo monumento all’indipendenza: che controsenso pensare agli scontri cruenti dell’anno scorso. Percorriamo in senso inverso la strada , osservando le vetrine e la modernità così familiare del commercio globalizzato .La strada diventa stretta e tortuosa, passiamo dinanzi ad una serie di negozi di musica, ci ricorda la nostra San Sebastiano. Prendiamo due succhi di frutta freschi ad un chiosco , nel frattempo siamo arrivati alla Torre di Galata . Questo lembo di terra è appartenuto alla repubblica di Genova – il nome potrebbe essere una contaminazione della parola “calata “. La vista a 360 gradi sul Corno d’oro merita il costo ( 18,50 Lt), ma se non si ha esigenza di panorami si può risparmiare la salita. Pranziamo con una Pide ripiena di carne e formaggio , acquistato da un simpatico ed anziano ambulante per totali 6 Lt . Riposati un poco all’ombra degli alberi , dinanzi alla nuova Moschea , ci siamo inoltrati nell’incredibile mercato che si snoda su tutta la collina. Non credo di aver mai visto nulla di simile in quanto a vivacità , e ricchezza di acquisti e vendite . Tra profumi di spezie e curiosità varie , mi soffermo su una vetrina con molti abitini bianchi per maschietti , quasi tutti rappresentano un principe. Chiedo conferma al nostro portiere , con il quale ormai ci fermiamo a chiacchierare amabilmente ( in italiano ) ed effettivamente quell’abito viene indossato in occasione della circoncisione . Proseguiamo per il Gran Bazar , una struttura assolutamente affascinante dal punto di vista architettonico , una città nella città, il più grande mercato coperto al mondo. Datato nel 15° secolo, ha volte dipinte , e in alcune strade colonnati. Le strade principali sono occupate da gioiellieri, ma la maggior parte vendono pashmine di seta e cashmire , pelletteria, , dolciumi e ogni tipo di mercanzia si possa immaginare . Purtroppo il falso e il made in China trionfano tristemente , sottraendo autenticità all’anima di un popolo così ricco di storia.

Quando usciamo per la cena ci accorgiamo di quanto ogni centimetro della enorme piazza antistante la Moschea blu e Agi Sofia sia occupato da famiglie, donne, bambini , uomini che attrezzati con tappeti, tovaglie e vettovaglie di ogni tipo attendono l’ora per spezzare il digiuno. E’ ancora una volta uno spettacolo allegro, conviviale, familiare , che mette gioia al solo osservarlo . Nota amara, ai margini di questa festa è la presenza neanche tanto isolata di bambini sporchi , scalzi , talvolta soli , altre volte con un genitore : osservandoli magri e smunti , non so neppure se sono vivi o morti . Chiedo notizie al nostro amico , che ci spiega che sono profughi siriani : oltre un milione hanno varcato il confine , accolti come si è potuto, ma troppi , davvero troppi per un singolo stato . I campi profughi ormai pieni , i più disperati si sono spinti nella grande città , dove confondersi nella confusione dei 16 milioni di abitanti , e chissà quanti turisti.

Mi resta negli occhi una bambina magra , il volto coperto dai capelli lunghi e sporchi , seduta seminascosta tra il gradino e la porta di una bottega chiusa, mentre mangiava qualcosa. Sola , e già segnata dalla povertà e dall’assenza di ogni tutela.

13 luglio

La mattina è dedicata alla gita sul battello ,per osservare da un nuovo punto di vista la città metropolitana che stiamo imparando a conoscere . Il costo per un’ora e mezza di battello è 12 lt , la passeggiata , aiutati anche dalla guida audio , è rilassante . Le coste che osserviamo sono piene di capolavori d’arte antica , moschee erette in devozione , palazzi donati alle figlie , o ai sovrani. Colpisce l’eleganza di molte case anche più moderne , con piscina , e barche private : si intuisce un lusso senza limiti.

Mangiamo una zuppa di lenticchie e un’insalata e torniamo a prendere i bagagli in albergo, dove ci tratteniamo ancora una volta con l’amico “Mario” con cui parliamo di ogni cosa , dal conflitto in atto in medio oriente , ascoltando le sue risposte circa il quartiere di Sulthanameth , che è evidente essere stato snaturato e dedicato solo ai turisti. Ci parla del costo della vita triplicato , degli stipendi medi che arrivano max a 500 euro , meglio stanno solo i poliziotti che prendono anche mille euro. Ci salutiamo con simpatia , dobbiamo molto a questa persona che con la sua gentilezza ci ha fatto comprendere tante cose di Istanbul. Prendiamo lo shuttle ( 10 euro a persona ) che ci porta in aeroporto . Merita una nota il traffico impossibile e al di sopra di ogni più negativa immaginazione. Per fortuna ce la caviamo bene , e ora attendiamo il volo per la Cappadocia , giro di boa delle nostre vacanze , ma esperienza che promette di essere affascinante.

Goreme – Cappadocia

Sono sveglia dalle tre e mezza di stanotte, ma – in modo assurdo – non sento stanchezza, né sonno. Un nuovo punto di osservazione ci ha conquistato.

Siamo arrivati da due giorni , il primo trascorso al Museo open air di Goreme . Si tratta di un antichissimo insediamento di monaci eremiti , che sfruttando la particolare natura del terreno , hanno vissuto in isolamento quasi totale, aiutati dagli abitanti dei luoghi limitrofi . Si tratta di chiese e celle , e refettori scavati nella pietra , decorati con dipinti anche notevoli , taluni davvero eccezionali , considerati i secoli trascorsi. Il pomeriggio visita alla città di Avanos, famosa per le sue ceramiche e i tappeti . Negli anni passati non c’era una famiglia che non lavorasse il tornio . Passeggiamo per il lindo paesino ,compriamo una bella ceramica dopo aver contrattato con gentile zza con il venditore ( da 50 Lt siamo scesi a 35 ) , una persona gentile , come quasi tutti quelli che abbiamo incontrato .

Ma oggi è stato il D-day: si vola con il ballon.

Sveglia prestissimo – ma a voler dire chi ha chiuso occhio – pulmino che ci ha prelevati in albergo e ci porta al punto di raduno . Dopo la registrazione e l’assegnazione al capitano, si fa colazione . Nella sala accogliente saremo una ottantina o più. Si parte , e dopo un viaggio ancora nel buio arriviamo al campo dove sono già quasi gonfi i ballon della compagnia a cui ci siamo affidati . La prima sensazione è la grandezza : enorme e gigantesco, eppure apparentemente fragile . Siamo gli ultimi a salire , resto delusa perché volevo assistere al gonfiaggio , volevo scattare foto , viverla di più. Dopo il breafing del capitano ( prima di tutto le norme di sicurezza ) , ci si allontana dal suolo, dolcemente , senza strappi , con la sensazione di una piuma appena sollevata dal vento . E’ già magia ,è già emozione , per me un desiderio si realizza , un sogno si materializza : la Cappadocia vista dall’alto .

Decine di palloni colorati si alzano quasi in contemporanea, sembra una danza , un movimento armonico : il silenzio rotto dagli sbuffi di gas necessari alle operazioni di manovra e dalle spiegazioni del capitano. Scendiamo per le gole del RED tour, sfioriamo ad arte i pennacchi dei camini delle fate , giriamo su noi stessi, mentre il paesaggio muta sotto i raggi nascenti del sole che accarezza con la luce ogni angolo della valle. Non vorremo finisse mai , ma è già l’ora dell’atterraggio che avviene agganciando direttamente il cesto della mongolfiera sul carrello, gli uomini del team ci attendono per aiutare nelle operazioni ancoraggio e di sgonfiaggio del pallone.

Il resto è rito di un arrivederci simpatico.

Poco prima delle otto siamo in albergo, e da qui intraprendiamo il nostro personale red tour, per vedere da dentro ciò che abbiamo sorvolato. Purtroppo non ci sono cartine dettagliate , e inizia un’avventura affascinante quanto faticosa. Camminiamo con il naso all’insù , tanto sono affascinanti e magiche le mille cose che vediamo, non c’è angolo che non sia da fotografare , e forme con cui giocare con la fantasia. Camminiamo di buon passo, si sale, si scende,qui c’è un vigneto nano inaspettato, questi sono ciliegi , un albero di noci …attenzione qui si scivola… e mi ritrovo a scendere con il sedere per terra per non cadere . Arriviamo al fondo valle , la chiesa rupestre è chiusa ,l’uomo del chiosco improbabile nel luogo impossibile ci indica la direzione. All’inizio è una strada piacevole, con alberi e vegetazione , poi ,nel tratto finale che avrebbe dovuto portarci a Goreme , qualcosa non è andato per il suo verso , e ci troviamo dinanzi ad una salita spaventosa , tanto per pendenza quanto per difficoltà , sdrucciolevole , senza appigli . Ho temuto seriamente di restare lì , senza fiato e con qualcosa di rotto a conseguenza di caduta. Come Dio volle, siamo arrivati in cima , spuntando in un vigneto , ma con la strada a vista. Ma dove siano finiti ? La strada e’ assolata e solitaria, dalle indicazioni ricevute da un solitario personaggio capiamo di essere ben lontani da Goreme. Gambe in spalla e … altri chilometri sotto il sole . Camminiamo da 4 ore, quando finalmente arriviamo in albergo arrostiti ben bene e stanchi morti. Ceniamo per la seconda volta al ristorante Pumpick, il proprietario è simpatico e gentilissimo , si prende cura di ogni cliente in modo ineccepibile. Un premio alla nostra stanchezza.

Mercoledì è previsto il green tour. Dopo valutazioni ho dovuto capitolare dinanzi all’evidenza che non valeva la pena noleggiare l’auto , e tutto sommato abbiamo fatto bene.La prima visita è stata alla città sotterranea di Derinkuyu . Si tratta di città scavate nella roccia sottoterra, risalenti al x secolo dopo Cristo, con poderosi ed ingegnosi camini di areazione, con strettissime , e soprattutto bassissime scale in forte pendenza che portano ai vari livelli . Questa città ne ha 12 , ma ne vistiamo solo due. Ci sono le stalle, la cucina, una chiesa , il cimitero. Una città che – si dice – poteva ospitare fino a 10.000 persone, se si fossero trovate in difficoltà per le invasioni. Si continua con la valle di Ihlara , verdissima , con le montagne rosse , un contrasto morfologico e cromatico reso romantico dallo scorrere del fiume. Pare che qui siano state girate alcune scene di Star War. Ci sono anche diverse chiese bizantine, visitiamo la prima, le altre per esigenza di tempo sono ignorate . E’ una bella passeggiata , che facciamo tra l’altro con Nicola e Adriano, due giovani romani, con cui facciamo amicizia e che rendono la giornata ancora più interessante. Pranziamo (frettolosamente e con scarsa qualità ) su un ristorante sul fiume , di bello c’è solo la location .Tocca ora al monastero di Selime, affascinante e ricco di belle strutture ancora ben conservate , in particolare la cattedrale, e panorami mozzafiato… Sono le tre del pomeriggio e la salita è irta di difficoltà sulla roccia bianca , il cuore batte all’impazzata e non è solo emozione. Ricco di colori il panorama della Pigeon Valley, chiamata così per la presenza dei numerosi piccioni, il cui guamo veniva utilizzato per fertilizzare le viti.

Ultimo giorno di visite , prendiamo il bus per Uchisar e visitiamo il “castello “ alto 60 mt , che permette una visione a 360 gradi della Cappadocia centrale. Dall’alto è una vista che in qualche modo riepiloga tutto quanto abbiamo visto in questi giorni . Seduti sotto la bandiera turca che ci fa ombra , restiamo pensare e parlare di mille piccole e grandi cose. C’è ancora tempo per scegliere di prendere il bus e andare a Neshvir , una cittadina decisamente differente e moderna. Passeggiamo fino alla Moschea , poi mangiato un buon Kebap, ritorniamo all’albergo per ingannare le ore di attesa dello shuttle per l’aeroporto.

L’ultima notte la trascorriamo nel Airport Hotel, coccolati da un trattamento deluxe , comodissimo per il trasfert da effettuare il giorno dopo.

Ho imparato molte cose in questo viaggio , molte le emozioni e le esperienze ricche di umanità vissute. Mi sono dovuta interrogare sul mare di pregiudizi e di modi di dire: fumi come un turco, bestemmi come un turco, preso dai turchi , e così via . Di certo frutto delle invasioni delle epoche lontane , resta nel linguaggio comune una contaminazione condizionante che non rende onore alla bella Turchia . Da donna infine , mi sarebbe piaciuto poter conoscere dalla voce di una donna le risposte ai tanti interrogativi sulla condizione femminile in Turchia.

Confido nel futuro .



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