Istanbul e il panino al pesce mancato…

Premessa 1. È fine maggio, siamo tornati da appena due mesi dalla Spagna e mentre facciamo programmi sul viaggio del prossimo anno (riusciremo finalmente ad andare in India?) ecco che dalla TV arrivano poco rassicuranti notizie sulla nostra compagnia di bandiera. E le nostre miglia? Ipotizziamo allora di utilizzare quelle di Consuelo che,...
Scritto da: dieyoung
istanbul e il panino al pesce mancato…
Partenza il: 15/09/2008
Ritorno il: 20/09/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Premessa 1. È fine maggio, siamo tornati da appena due mesi dalla Spagna e mentre facciamo programmi sul viaggio del prossimo anno (riusciremo finalmente ad andare in India?) ecco che dalla TV arrivano poco rassicuranti notizie sulla nostra compagnia di bandiera. E le nostre miglia? Ipotizziamo allora di utilizzare quelle di Consuelo che, guarda un po’, sarebbero sufficienti per un biglietto per la Turchia, luogo in cui da anni vorremmo andare. Ci andiamo? Bah…Difficile… vediamo un po’ quanto costa un biglietto aereo per me…Toh c’è un offerta Alitalia per volare in Europa ma occorre prenotare entro fine settimana… Facciamo la pazzia? I risparmi sono pochi… le spese tante… e poi ci sarebbe da pensare a… ecco tutto ciò non l’abbiamo neanche detto, ci è bastato uno sguardo e abbiamo dato l’ok… si va a Istanbul!!! Dopo una serata trascorsa su internet alla ricerca della disponibilità del biglietto gratis per gli stessi voli del biglietto acquistato in offerta trovo finalmente le date coincidenti: si parte il 15 settembre e si ritorna il 20. Prenotiamo pure l’hotel sul solito booking.Com, Hotel Adora.

PREMESSA 2. Arriva finalmente settembre, ad agosto c’è stato un attentato a Istanbul, quindi questo mese non dovremmo correre rischi (ma saremmo partiti comunque), la corte costituzionale turca ci ha dato una mano decidendo di non chiudere il partito di maggioranza che governa il paese, scongiurando così possibili disordini, quindi sembra tutto a posto. E invece no… il problema è: riusciremo a partire??? Eh sì, la situazione Alitalia è sempre peggio, le voci che si rincorrono sui TG non inducono all’ottimismo anche se dal call center ci confermano che il volo si farà. Ok ma se la trattativa in nottata con i sindacati va male e domattina c’è qualche sciopero selvaggio??? Bah… in un modo o nell’altro partiremo. Optiamo per andare col solo bagaglio a mano, il bagaglio stivato può essere un intralcio in caso di cambio compagnia e voli e l’importante è arrivare in qualche modo; lì vedremo se ci serve altro.

Alla fine si parte… e non ho mai viaggiato così puntuale né sono stato mai trattato così bene viaggiando con Alitalia. Addirittura mezz’ora di anticipo al rientro a Fiumicino il che ci ha permesso di anticipare il volo per Cagliari. Beh… sarà dovuto alla situazione di crisi ma… per una volta complimenti!!! PREMESSA 3. Nonostante i vari resoconti letti e le notizie avute da conoscenti che ci erano già stati c’era sempre un po’ di curiosità nei confronti della Turchia per i soliti aspetti: sicurezza, pulizia, gente, anche se la cosa non è che ci preoccupasse più di tanto dato che ci adattiamo facilmente a tutto. Devo dire che ci siamo trovati benissimo, Istanbul è davvero bella e suggestiva, la gente cordiale e sempre pronta ad aiutarti in caso di necessità e abbiamo sempre avuto una sensazione di assoluta sicurezza. Certo non è tutta rose e fiori e ladri e truffatori ci stanno pure là, ma abbiamo sinceramente visto di peggio in varie città europee. Anche la pulizia è stata soddisfacente, il bello o il brutto se preferite è che quando lo raccontiamo ad amici, parenti e conoscenti nessuno ci crede e si mostrano tutti un po’ scettici, della serie: “avete fatto pure il bagno turco? Ma non era sporco?”. Credevamo anche che andare durante il mese del Ramadan sarebbe stato un problema per via di locali e monumenti chiusi, invece era tutto aperto ed anzi la sera era una festa continua nel quartiere dove abbiamo alloggiato, Sultanhamet, davvero caratteristico e che abbiamo di gran lunga preferito alla parte più occidentalizzata di Taksim, caratterizzata dai soliti negozi e dalla solita vita notturna che troviamo dovunque.

IL VIAGGIO 15/9. Ci svegliamo di buon ora poiché abbiamo il volo per Roma alle 6:45, una volta arrivati a Fiumicino vediamo che è tutto regolare e con oltre mezz’ora di ritardo si parte, evvai!!! Atterrati ad Istanbul sbrighiamo velocemente le pratiche alla frontiera e usciamo alla ricerca del nostro autista che ci condurrà in hotel; in genere facciamo da soli ma il servizio ci è stato offerto gratuitamente dall’hotel per cui perché rinunciarvi? È la seconda volta in un viaggio che trovo un autista che mi aspetta ma non ho mai avuto la soddisfazione (sì la soddisfazione) di vedere il mio nome scritto su uno di quei maledetti cartelli che espongono i drivers agli arrivi. La prima volta in Messico niente cartello, mi ha riconosciuto l’autista (non chiedetemi come), questa volta in Turchia mi hanno storpiato il cognome, il cui suono però sembra familiare per cui suppongo che sia rivolto a me, se non che il nome dell’albergo non coincide ma non vedendo altri cartelli che somiglino vagamente al mio cognome convinco il driver che sono io la persona che cerca e ci faccio quindi accompagnare in un batter d’occhio a destinazione. Dico in un batter d’occhio non certo per merito mio, ma perché l’autista come tutti in questa città è un pazzo al volante, corre come un matto chiacchierando tranquillamente al cellulare, ovviamente senza auricolare. L’hotel, pagato poco, sembra carino e si confermerà ottimo, pulito, TV sat con anche canali italiani, la qual cosa ci sarà utile per seguire al TG gli sviluppi della vicenda Alitalia in vista del ritorno, addirittura ciabatte e accappatoio per entrambi… che onore!!! Sistemati i bagagli usciamo subito alla scoperta della città, cerchiamo un Bancomat per ritirare le prime lire turche e ci dirigiamo verso la zona del porto, fermandoci in una kebaberia per il pranzo dal momento che sono le 16:00 e stiamo letteralmente morendo di fame. I panini fanno un po’ schifo, il locale è piuttosto sporco e le patatine di uno o due giorni prima, fortunatamente spendiamo pochissimo e sarà l’unica occasione in cui mangeremo male. Abbiamo perso la Lonely Planet prima della partenza per cui ci affidiamo ad una cartina della città e alle informazioni che avevo raccolto da internet nei giorni precedenti. Il traffico è caotico e assolutamente improntato all’anarchia, il rosso ai semafori è spesso un optional sia per i pedoni che per le auto e i bus ed è un continuo strombazzare di clacson. Ogni tanto sbuca un auto della polizia municipale con un tizio al megafono che intima alle auto in sosta selvaggia di liberare la strada. Il caldo e l’umidità sono insopportabili, la stanchezza comincia a farsi sentire e sarà per tutto ciò, oltre che al normale e consueto effetto estraniante che ci provoca l’approdo in una nuova città, che siamo stranamente apatici e senza la consueta euforia da viaggio. Ci trasciniamo stancamente senza meta tra gli odori di pesce fresco, andato a male e arrosto che provengono dai pescatori sul ponte di Galata, dai ristorantini, dai venditori di strada e da chissà quale altro posto. Notiamo anche i famosi venditori di panini al pesce grigliato, che mi riprometto di provare nei prossimi giorni. Percorriamo il ponte, che attraversa il corno d’oro, e ci sediamo per una breve sosta per poi optare per un immediata visita alla Torre di Galata. Tanto bella quanto faticosa da raggiungere, la torre ci offre un fantastico panorama a 360 gradi della città da cui comincio a capirci qualcosa e ad orientarmi. Terminata la visita raccogliamo le forze e ci dirigiamo in albergo per farci una doccia e riposarci in vista dell’uscita serale. Ci fermiamo prima in un supermercato per fare scorta di acqua e acquistare dolciumi vari e patatine. Alla fine siamo troppo stanchi e decidiamo di non uscire e di andare a letto presto, ceniamo in hotel con le patatine e i dolcetti acquistati e faccio un piano di massima sulle cose da vedere e da fare nei giorni successivi.

16/9. Sveglia alle 7.30 e domanda di rito… cosa ci aspetta per colazione? Scendiamo incuriositi e soddisfatti quando vediamo che c’è più o meno di tutto: latte, tè, caffè (anche se americano), succhi di frutta, dolcetti, marmellate, pane di vario tipo, tra cui uno ottimo ricoperto di sesamo di cui non ricordo il nome, corn flakes e varie altre cose.

Sazi e riposati ci dirigiamo verso il porto alla ricerca del pontile da cui parte il traghetto per Uskudar, vogliamo approfittare del sole ed effettuare subito la traversata del Bosforo verso la sponda asiatica di Istanbul prima che, non si sa mai, arrivi il maltempo. Dribblati i venditori di crociere sul Bosforo, peraltro non insistenti, troviamo l’imbarcadero e paghiamo 1,40 lire per tratta a testa. Ci imbarchiamo e comincia la navigazione, i turisti sono pochi e per lo più stranieri, bene così. Ci godiamo il panorama nonostante un po’ di smog e foschia e arrivati all’altezza della Torre di Leandro capiamo che stiamo per attraccare. Scendiamo e ci avviamo a passeggiare lungo le strade di questo sobborgo popolare, ricco di moschee e, lungo i moli, di strane specie di osterie galleggianti dove si arrostisce del pesce. Dopo qualche foto di rito decidiamo di proseguire verso il Karaca Ahmet Mezarligi, uno dei più grandi cimiteri musulmani d’oriente pensando si tratti di qualche cimitero monumentale. Arrivarci è un po’ problematico, ma ci riusciamo grazie ad un signore turco che vedendoci in difficoltà ci si avvicina e gentilissimo ci spiega come arrivarci. Il cimitero è ricco di piccole entrate secondarie ma non ne vediamo nessuna principale; alla fine della lunga salita entriamo da un ingresso più grande degli altri, vediamo delle lapidi tutte un po’ simili, stilisticamente anonime e abbastanza recenti, sovrastate ciascuna da un’aiuola non sempre curata e allora decidiamo di cambiare zona. Entriamo da un altro ingresso ma un vecchio, probabilmente un custode, chiama la polizia. Noto cinque poliziotti che ci seguono ma faccio finta di niente, finchè uno di loro ci raggiunge e ci chiede da dove veniamo e cosa stiamo facendo. Dopo un breve scambio di convenevoli tra quanto è bella l’Italia e quanto è bella la Turchia gli spiego che stiamo solo dando un’occhiata ma lui, cortesemente, mi dice che non si può proseguire oltre e che dobbiamo andar via. Ci allontaniamo, la cosa non ci turba un granchè dal momento che fin lì non avevamo visto niente di particolarmente affascinante, un normalissimo cimitero come tanti altri. Ci aspetta una lunga discesa, finalmente, verso il molo, una volta giù ci riposiamo e riflettiamo sul fatto che fin qua il viaggio non decolla, sarà il caldo, sarà l’umidità, sarà che stiamo vagando senza meta ma manca l’euforia. Da questo momento in poi decollerà, eccome se decollerà e sarà un crescendo fino alla fine. Tanto per iniziare so cosa ci vuole, un buon pranzo turco, per cui ci imbarchiamo nuovamente verso Eminonu e ci dirigiamo alla ricerca di un ristorantino nei pressi di Santa Sofia che dovremo visitare nel pomeriggio. Stanchi e accaldati ci facciamo convincere dal primo avventore, un ragazzo simpatico che parla diverse lingue che ci invita a provare il suo ristorante o, in alternativa, il ristorante indiano di fronte. Optiamo per il primo, ristorante Palmiye, dove prendiamo un piatto di kofte con riso, verdure e patate e uno di carne mista grigliata, anch’esso con verdure, riso e patate, il tutto innaffiato da un bel boccale di Efes e da acqua. Il cibo è ottimo e spendiamo 42 lire in due, mancia esclusa, in pratica si spende come in Italia ai tempi delle lire. Ristorante promosso e in cui ci ripromettiamo di tornare, così come in quello di fronte, dove vediamo turisti indiani che divorano soddisfatti dei piatti della nostra amata cucina indiana. Buon segno, se piace a loro si mangerà bene di sicuro. Per la prima volta sentiamo dalle vicine moschee il suggestivo canto dei muezzin, seppur registrato e trasmesso via megafoni come ormai succede anche nei nostri campanili con la registrazione delle campane. Il canto dei muezzin sarà una piacevole compagnia per tutto il nostro soggiorno ad Istanbul.

Dopo pranzo ci incamminiamo verso Santa Sofia, la fila di turisti che c’era prima di pranzo non c’è più e quindi riusciamo ad entrare senza problemi, rifiutando offerte di guide e pagando 20 lire. Avevo letto in alcuni racconti che Aya Sofya non è un granchè, per cui ero pronto al peggio, invece mi sono trovato davanti un capolavoro affascinante e maestoso. Terminata la visita ci riposiamo per un gelato in un piccolo bar adiacente la ex chiesa, ex moschea per poi proseguire verso la Cisterna Basilica, spettacolare anch’essa. Eh sì, il viaggio decolla e finalmente ci prende. Risaliti in superficie (ma quanto si stava bene al fresco della cisterna) facciamo un salto al bazar egizio, o delle spezie, ma prima gironzoliamo per dei mercatini lungo le strette viuzze di Eminonu in cui notiamo anche un venditore di sanguisughe utilizzate per medicina tradizionale, fantastico. Foto di rito e, visitato il bazar decidiamo dopo qualche titubanza di entrare nella grande moschea che si affaccia davanti al mare e che nessuna guida o sito ci aveva segnalato. Si tratta di Yeni Camii, la moschea nuova, beh nuova per modo di dire dato che dovrebbe avere circa 500 anni. La visita si rivela indovinata, osserviamo i fedeli che fanno le rituali abluzioni nelle numerose fontanelle prima dell’ingresso, ci leviamo le scarpe, Consu si mette il velo ed entriamo ad ammirare quella che sarà il nostro punto di relax quotidiano quasi ogni giorno. La moschea è bella e ricca di gente che entra ed esce di continuo. Ci sediamo sul morbido tappeto rosso ed è strano vedere tante persone che al termine di una giornata di lavoro vanno a pregare per qualche minuto per poi tornare a casa, strano per noi che non siamo abituati a queste cose. Abbiamo anche la fortuna di assistere ad una preghiera collettiva guidata dai canti dell’himam, cosa rara dal momento che in genere nelle moschee si fanno uscire i visitatori nelle ore di preghiera. Notiamo anche la separazione tra uomini e donne: lo spazio della moschea è pressoché totalmente riservato agli uomini, le donne stanno in delle piccole gabbiette all’ingresso. Si sta facendo tardi, entrambi abbiamo un forte mal di testa, per cui ci dirigiamo in direzione albergo, lungo la strada ci fermiamo in un negozietto per l’acquisto di qualche souvenir per noi e per amici e parenti.

Doccia e riposo e poi via per la prima uscita serale. Decidiamo di cercare qualche posticino per cena dalle parti di Sultanhamet e optiamo per un ristorantino in una traversa di Yerebatan Caddesi i cui prezzi sembrano abbordabili. La cena non è male anche se era molto meglio il pranzo ed è anche un po’ più cara, 54 lire per un shish kebap, una grigliata mista di carne accompagnati entrambi da verdure, riso (poco) e patate, più birra e acqua. Cena un po’ asciutta, entriamo in un locale dove mi faccio spiegare come si prepara il narghilé e ci informiamo sui prezzi oltre che su quelli di alcuni tappeti e piatti. Sentiamo musica nelle vicinanze e ci avviamo in direzione moschea blu, dentro una specie di piccolo parco dove scopriamo esserci una festa quotidiana in occasione del ramadan che inizia ovviamente al tramonto e dove si mangia di tutto, soprattutto stranissimi e all’apparenza stradolcissimi dolci di cui tutti vanno pazzi. Ci fermiamo a sorseggiare un caffè turco e un chai (tè) fumando anche un narghilé con tabacco alla mela. Molto bello anche perché i turisti sono molto pochi e ci troviamo immersi in una realtà fatta solo di popolazione locale, come piace a noi. Dopo la pipa ad acqua assistiamo ad uno spettacolo di musica turca tradizionale e torniamo in hotel, la giornata successiva sarà faticosa. Una cosa che abbiamo notato è che in queste zone, Sultanhamet, Eminonu, le donne col velo sono molte, me ne aspettavo sinceramente di meno sapendo quanto Istanbul sia abbastanza occidentalizzata ormai anche come costumi. Ne troveremo molte di meno infatti nelle zone della nuova Istanbul, Taksim, Galatasaray, Besikstas ecc. Dove tutto sarà piuttosto standardizzato con quanto si vede viaggiando in Europa. Sempre sul tema donne col velo, ce ne stanno alcune (poche) con l’abito e il velo nero che lasciano liberi solo occhi, naso e bocca, altre col velo in testa che, pur lasciando il viso libero, non lascia intravedere neanche un centimetro di collo e un lungo impermiabile fino ai piedi, più o meno colorato, altre ancora più attente al look che abbinano il velo alle scarpe e ad alcune giacche alla moda e di buon taglio, che pur restando fedeli ai dettami religiosi hanno una maggiore attenzione al proprio look.

17/09. Anche oggi colazione mattutina e subito in giro anche perché vogliamo andare a Topkapi evitando quanto più possibile la ressa dei turisti. Dopo aver fatto tappa al bancomat per la consueta scorta di lire ci avviamo alla ricerca del palazzo a lungo dimora dei sultani ottomani. Abbiamo preso una strada alternativa a quella che avevamo in mente a causa di un segnale stradale (capitolo a parte meriterebbero le segnalazioni stradali e dei nomi delle vie di Istanbul, a voler essere gentili si possono definire insufficienti) e la scelta si rivela errata in quanto stiamo allungando la strada di molto (e in salita). La nostra piantina di Istanbul non ci aiuta poiché manca l’indicazione di diverse vie e, talune volte, i nomi sono pure sbagliati. Chiediamo quindi informazioni ad alcuni militari che presidiano non so quale edificio, ma anche loro sono un po’ perplessi, comunque più o meno strappiamo un indicazione sommaria e correggiamo la rotta verso la nostra destinazione. Finalmente capiamo dove siamo e dato che ci viene di strada ne approfittiamo per avvicinarci all’Hamam Cagaloglu, dove abbiamo intenzione di andare l’indomani; il dubbio è tra questo e il Cemberlitas ma alla fine opteremo per un terzo.

Finalmente arriviamo a Topkapi quasi in contemporanea a una comitiva di turisti giapponesi, per cui acceleriamo il passo per evitare la fila in biglietteria. Visitiamo il palazzo e l’Harem, splendidi entrambi, la visita ci porta via tutta la mattina e si caratterizza, oltre che per la bellezza dei luoghi, anche per il continuo evitare le comitive di turisti che affollano le singole stanze e impediscono di godersi il tutto. Ce la facciamo anche perché capiamo che non appena vediamo qualcuno in lontananza con un cappellino tipico turco comprato nei negozi di souvenir, costui fa parte di varie comitive di italiani che sbarcano da navi da crociera. Uno studio antropologico meriterebbe il perché i turisti italiani all’estero debbano sempre comprarsi e indossare durante il viaggio cappelli tipici locali…Boh!!! Finita la visita a Topkapi ci dirigiamo verso la Moschea Blu, esteticamente molto bella ma che non ci prende più di tanto, vuoi perché è piena di turisti, vuoi perché una guardia ci fa uscire immediatamente forse perché sarà ora di preghiera.. Non lo so… mi pare strano perché comunque continua ad entrare gente. Al di fuori della moschea poi alcuni venditori insistenti e un mercatino di libri rendono ancora più turistico e meno mistico il luogo che comunque, ripeto, è molto bello.

A pranzo proviamo il ristorante indiano Dubb, quello visto il giorno prima. Il nostro amico avventore inizialmente non ci riconosce e ci abborda per proporci i locali per cui procaccia i clienti, ma quando gli ricordo che siamo suoi aficionados dal giorno prima me lo faccio amico e da qui in avanti ci scorterà ogni giorno all’ingresso raccomandandoci ai camerieri: “sono miei amici, trattateli bene”… La cucina è ottima e abbondante, 47 lire per samosa, naan, 2 byiriani, acqua e caffè turchi.

Dopo pranzo decidiamo di fare tappa al Gran Bazar, che troviamo dopo aver percorso un lungo viale ricco di banche, gioiellerie e gente. Fortunatamente non c’è ressa, probabilmente stanno ancora tutti pranzando, per cui possiamo girare tranquillamente e altrettanto tranquillamente divertirci con acquisti e contrattazioni. Più che altro mi diverto io dal momento che Consu non parla inglese, per cui ho il doppio ruolo di contrattare e tradurre per lei. Riesco a far scendere fino a metà il prezzo per un telo copri materasso però, pur essendo bello, non era delle dimensioni che ci interessavano e sembrava anche non del tutto integro, per cui nonostante le insistenze del venditore che continuava ad insistere sul fatto che fosse “hand made, hand made” (e chissà se era vero) lasciamo perdere nonostante ci faccia seguire da un ragazzo per un breve tratto per farci tornare indietro e farci un ulteriore ultimo prezzo (“no business for me today …”). Proseguiamo il giro e, tra una contrattazione e l’altra, compriamo un narghilé e 2 bracciali d’argento.

Subito dopo ci rechiamo al Bazar Egizio per acquistare qualche spezia, però optiamo per prendere solamente dello zafferano e del tè alla menta in quanto le spezie chissà da quanto sono lasciate così all’aperto e avranno perso gran parte del loro aroma. Poi non vedo turchi che le comprano e questo mi insospettisce ulteriormente, del resto le spezie le trovo tranquillamente allo stesso prezzo in un negozietto etnico di alimentari a Cagliari. Tornati a casa lo zafferano ci riserverà per l’appunto una sorpresina, dentro c’era una farfallina viva e svolazzante. Acquistiamo anche alcuni portachiavi da portare come souvenir e andiamo a Yeni Camii per la nostra sosta quotidiana; la visita dura però poco, interrotta dall’arrivo di una comitiva di turisti stranieri che porta con se un insopportabile olezzo di piedi. Guardando le condizioni delle loro calze mi chiedo da quanti mesi le indossino visto quanto sono luride. L’aria è realmente irrespirabile per cui usciamo per tornare in hotel, non prima di aver fatto scorta d’acqua e di qualche dolcetto e patatine al nostro fido supermercato Bim.

Doccia, riposo e siamo di nuovo fuori diretti alla festa di Sultanhamet. Ci arriviamo dopo aver mangiato un panino kebap in un locale in Yerebatan Caddesi. A proposito di panini non ho ancora provato il panino al pesce, ma domani non mi sfuggirà.

La festa è sempre ricca di gente, notiamo una viavai continuo di persone intorno alla bancarella di un venditore di uno strano cibo, forse si chiama Antakya, che sembra una via di mezzo tra un dolce e una frittata al formaggio e ci avviciniamo. Sono un seguace della regola Bourdain n°1 (Anthony Bourdain è un famoso ex chef newyorchese o ed ora scrittore e viaggiatore), per cui quando in viaggio vedo un sacco di gente che si accalca per mangiare qualcosa di strano, quel qualcosa deve essere per forza buono e quindi devo provarlo anche se non so che roba sia. Lo assaggiamo ed è davvero buono, anche se troppo dolce, va bene che col ramadan i musulmani devono recuperare energie la sera però i loro dolci sono troppo dolci!!! Continuiamo a girare e mentre attendiamo l’inizio di uno spettacolo si scatena un temporale e tra il fuggi fuggi generale torniamo di corsa in albergo pure noi.

18/09. Oggi è il compleanno di Consuelo che, infatti, esaurirà il suo credito telefonico per rispondere a SMS e telefonate di auguri. Il programma odierno è all’insegna del relax, infatti prevediamo di visitare un paio di moschee e di pomeriggio dedicarci al tanto agognato bagno turco. Per prima cosa ci dirigiamo verso la moschea di Rustem Pasha e per arrivarci ci addentriamo nel dedalo di viuzze che costeggiano il Corno d’Oro tra Eminonu e Suleymaniye. Trovare la moschea è un po’ complicato ma è una bella esperienza che ci consente di perderci tra le stradine del quartiere ricche di mercatini all’aperto dove, tra l’altro, facciamo l’ennesimo acquisto (un pestello) con ennesimo scambio di convenevoli sulla bellezza di Italia e Istanbul e con tentativo del venditore di venderci la merce ad un prezzo più elevato, peccato per lui che ho preso l’unico con il prezzo attaccato. La moschea di Rustem Pasha è molto piccola ma altrettanto bella per cui merita anch’essa una sosta, oltre a noi ci sono pochissimi turisti e possiamo quindi approfittarne per sederci e riposare sul morbido tappeto. Successivamente è la volta della Moschea di Solimano, per raggiungere la quale dobbiamo sobbarcarci una faticosa e inutile salita in quanto è chiusa per restauro e si può entrare solo in una piccolissima ala e nei vari mausolei. Finalmente vediamo automobilisti che litigano e qualche tentativo di rissa presto sedato. Dico finalmente perché sembrava impossibile che con questo traffico senza regole non si azzuffasse mai nessuno. Lungo la strada, al termine di una lunga via piena di negozi di pentole notiamo un Hamam, l’hamam Suleymaniye fatto costruire per il sultano Solimano dal famoso architetto Sinan e ultimato nel 1557. Lì per lì non ci dedichiamo molto tempo e passiamo dritti, anche perché in teoria nel pomeriggio avremmo deciso di andare al Cagaloglu. Delusi per la moschea chiusa, stanchi e un po’ infreddoliti (il clima è il classico di inizio autunno, caldo col sole, freddo quando si annuvola e si alza il vento) torniamo in zona albergo dove ci rechiamo dopo aver divorato un ottimo durum kebap. E pure oggi ho scordato di mangiare il panino al pesce… In hotel ci rilassiamo eccitati all’idea che ci aspetta il bagno turco, scopriamo che l’Hamam visto stamane è quello presente su un depliant preso in hotel ed è accessibile a uomini e donne insieme. Alla fine dopo averne discusso un po’, considerato che Consuelo non parla inglese e si troverebbe in difficoltà e che vorremmo goderci assieme il bagno turco optiamo per l’Hamam Suleymaniye e la scelta si rivelerà più che azzeccata. All’ingresso saldiamo il conto in anticipo, 35€ a testa, e andiamo a cambiarci nello spogliatoio. Indossato il pestemal io e un reggiseno più pantaloncini Consu, una ragazza ci accompagna nella sala calda dove ci sdraiamo su una lastra di marmo bianco. Il caldo è tantissimo, sudiamo alla grande e ci rilassiamo in un ambiente da favola, totalmente in marmo bianco, vecchio di secoli però pulito e non decadente. Il posto è piccolino, noi abbiamo la fortuna di capitare proprio mentre altre coppie hanno finito e vanno via, per cui ci possiamo godere da soli questa meraviglia. Sopra la lastra dove siamo sdraiati una cupola fa filtrare da alcuni fori la luce e di fianco a noi una targa ricorda che l’Hamam è stato fatto costruire per il sultano Solimano. Dopo la sudata i massaggiatori ci chiamano ed entriamo in una stanzetta dove veniamo sottoposti allo scrub, sciacquati con una cascata di acqua fredda, insaponati delicatamente, lavati e massaggiati vigorosamente. Terminato il trattamento ci rilassiamo ancora un po’ nella lastra di marmo calda e dopo l’ennesima abbondante sudata usciamo e troviamo ad attenderci un ragazzo che ci avvolge in alcuni teli e ci asciuga sventolandoci il telo delicatamente. Ci rilassiamo con un chai in una saletta e ci rivestiamo prima di andar via. Ci sentiamo divinamente ma abbiamo la testa bagnata per cui, volendo evitare un malanno con il vento freddo che c’è, ci affrettiamo per tornare in hotel. Sulla strada vediamo il negozio di Ali Usta con i suoi baklava (dolcetti) che hanno un aspetto così invitante per cui ne compriamo una scatola e li portiamo in albergo dove ce li mangiamo, buoni ma anche questi dolcissimi e appiccicosissimi. Le news che sentiamo su Alitalia ci tranquillizzano infatti, anche se la trattativa sembra non decollare, i voli sono regolari e l’input che è stato dato dai sindacati è quello di mantenerli tali per tutta la durata del confronto. Usciamo per cena ma prima facciamo un giretto per il ponte Galata e per uno dei mercatini di strada vicino al bazar egizio, devo assolutamente trovare e fotografare il venditore di sanguisughe!!! Ceniamo al solito Palmiye, dove prendiamo lo stesso piatto del primo giorno, oltre a degli involtini al formaggio e a del raki, 53 lire il conto. Notiamo, appesi nel locale, bei lampadari che ci sembra di aver visto in alcuni negozietti e comincia a balenarci la malsana idea di comprare il lampadario per la camera da letto che ancora ci manca. Terminata la cena andiamo alla nostra consueta festa serale dove abbiamo la fortuna di assistere ad uno spettacolo di dervisci rotanti che premia la nostra pazienza, infatti il cantante che li accompagnava era piuttosto noiosetto e fino all’ingresso dei dervisci il posto si stava spopolando. C’era però una vocina che mi diceva di attendere, che ci sarebbero state sorprese e così è stato. Ci è andata bene anche stavolta, spettacolini gratuiti quando in alcuni ristoranti abbiamo visto che il costo della cena era il doppio a causa delle esibizioni. Dopo un ulteriore giretto rientriamo in albergo.

19/09. Ultimo giorno a Istanbul che dedichiamo alla scoperta della zona moderna e Occidentale. Attraversiamo il ponte di Galata, prendiamo la funicolare verso Tunel ed eccoci in Istiklal Caddesi. La gente in giro è ancora poca e i negozi chiusi così decidiamo di ritornarci nel pomeriggio e torniamo verso Eminonu dove cerchiamo l’imbarco dei traghetti per attraversare nuovamente il Bosforo in direzione Besikstas. La traversata è suggestiva, affianchiamo alcune navi da crociera ormeggiate e costeggiamo la sponda settentrionale della città, Kabatas, Dolmabahce con la sua moschea e il sontuoso palazzo e infine Besikstas. Scendiamo per un rapido giro e notiamo una Istanbul profondamente diversa da quanto finora visto nei quartieri di Sultanahmet, Eminonu e Suleymaniye. Moderna e occidentalizzata questa parte di città è molto più simile ad una qualsiasi metropoli europea, stessa cosa dicasi per le zone di Taksim, Beyoglu e Galatasaray che visiteremo nel pomeriggio. Le camminate di questi giorni cominciano a farsi pesantemente sentire, per cui torniamo in zona Hotel per un panino e poi per riposarci. Nel pomeriggio entriamo in qualche negozietto alla ricerca del lampadario che tanto ci piace. Ne troviamo uno che fa al caso nostro e dopo una breve contrattazione lo strappiamo a un buon prezzo insieme a due abat-jour abbinate; la pazzia l’abbiamo fatta, chissà che casino portarlo in aereo, è di vetro, grande e pesa abbastanza…Oddio… Riportata la preda in hotel ritorniamo a Taksim, piena di gente e di pub, locali e negozi. Onestamente preferiamo l’atmosfera più caratteristica della parte vecchia di Istanbul, negozi, locali e pub sono cose che si trovano dappertutto. Attraversato il viale, siamo infreddoliti e con i piedi letteralmente a pezzi, per cui ci incamminiamo piano piano verso la funicolare per rientrare. Ci rifacciamo a piedi nonostante tutto il Ponte di Galata perché è il tramonto e vogliamo goderci un’ultima volta l’atmosfera e lo splendido e suggestivo panorama con le moschee sullo sfondo. Facciamo la consueta sosta defatigante a Yeni Camii e poi in albergo. Per cena ci aspetta il ristorante indiano, salutiamo per l’ultima volta il nostro amico avventore che ci raccomanda come sempre ai camerieri e prendiamo samosa, pakora, naan, byriani vegetale e pollo con yogurt alla griglia, 54 lire acqua compresa. Andiamo a farci un ultimo chai e narghilé all’arancia alla festa di Sultanhamet, troviamo un gentilissimo ragazzo che serve ai tavoli che ci fa un paio di foto e dopo averlo salutato andiamo a fare quattro passi. C’è una specie di banda musicale in costume che ha molto seguito, è molto teatrale e ha un enorme successo tanto che il pubblico canta in coro alcune canzoni che credo abbiano a che vedere con qualcosa di religioso e nazionalistico visto il trasporto con il quale la gente canta.

È quasi mezzanotte ed è giunta l’ora di tornare in hotel, ci aspettano le valigie. Arrivati in albergo realizzo che per l’ennesima volta ho scordato di mangiare il panino al pesce…Non era destino.

20/09. Oggi è giorno di rientro. Facciamo colazione e poi scendiamo nella hall in attesa della navetta per l’aeroporto e del solito autista shumacheriano. Il bambino (il lampadario) è bello imballato e lo tratto con amorevole attenzione. Arrivati in aeroporto sbrighiamo le formalità e il doppio/triplo controllo bagagli. Prima dell’ultimo però notiamo che fanno assaggiare i lokum in un negozio e ne approfittiamo. Ottimi, ne assaggio uno dopo l’altro ripassando più volte davanti e ne compriamo un po’ per noi e per gli amici, oltre a un paio di bottiglie di raki. L’arrivo a Roma è in anticipo per cui riusciamo ad anticipare pure il rientro a Cagliari dove arriviamo puntuali e, miracolo, con le bottiglie di raki ancora integre nonostante le abbia dovute stivare.

CONCLUSIONI Vi ho già annoiato abbastanza per cui sarò breve: Istanbul merita davvero, andateci e… mangiate un panino al pesce anche per me!!!



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