Istanbul e Cappadocia

Localita': Turchia Organizzazione: Lastminutetour tramite agenzia Nome: Istanbul e Cappadocia Durata: 26 Dicembre 2000 - 1 Gennaio 200127 dicembre 2000, Urgup: Con una decisione repentina all'ultimo, o quasi, minuto abbiamo prenotato questo tour organizzato in Cappadocia e Istanbul con partenza il 26 dicembre e ritorno il primo gennaio...
istanbul e cappadocia
Partenza il: 26/12/2000
Ritorno il: 01/01/2000
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
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Localita’: Turchia Organizzazione: Lastminutetour tramite agenzia Nome: Istanbul e Cappadocia Durata: 26 Dicembre 2000 – 1 Gennaio 2001

27 dicembre 2000, Urgup: Con una decisione repentina all’ultimo, o quasi, minuto abbiamo prenotato questo tour organizzato in Cappadocia e Istanbul con partenza il 26 dicembre e ritorno il primo gennaio 2001. Abbiamo molti dubbi il costo di 1.248.000 appare molto basso, il tour operator non sembrava avere un sito web, ma soprattutto non ne abbiamo mai sentito parlare. La coda in aeroporto dissipa la maggior parte dei dubbi… Una massa di gente ci si para davanti, e capiamo ben presto che sono tutti per questo tour. Diligentemente mi metto in coda, ma dai lati continuano a saltare e cosi’ dopo mezzora siamo sempre ultimi. Riusciamo comunque a partire alle 17 e 30 , in orario, con un volo Turkish Airlines nuovissimo (737-800), pieno pari. 3 ore di volo e Kàiseri (Cappadocia) e’ li sotto. “Non c’e’ nessuno, in giro… E sembra ovattato…Oddio! E’ pieno di neve…” Sono le parole di Carla, di vedetta al finestrino. Le formalita’ sono lunghe, retaggio di altri tempi (o regimi), percio’ i nostri documenti ci saranno dati il giorno dopo. E dunque alle 22 e 30 ci prepariamo ad affrontare gli 80 km che ci separano da Urgup, punto di partenza per i luoghi della Cappadocia. Per fortuna hanno predisposto, in hotel, un po’ di vettovaglie, e anche se e’ l’ una, ceniamo con volutta’. Infine dopo che i nostri bagagli sono stati portati in camera (!) ci addormentiamo come sassi. I silenzi, la cosa che subito mi ha colpito sono i silenzi, e l’ aria tersa, e’ secca e pulita. E… Si’, e’ vero che fumano come turchi.

Stamattina (27) ci svegliano alle 7 (colazione alle 7 e 30, pullman alle 8). La prima tappa e’ la zona dei “Camini di fata”, formazioni laviche “lavorate” dagli agenti atmosferici nel corso di secoli, fino ad assumere forme bizzarre. La piu’ classica, appunto, e’ quella di camino. Le 4 sorelle, il cammello e il villaggio dei Trogloditi di Zelve riempiono la mattinata, cosi’ viene in fretta l’ ora di pranzo. Che, ovviamente, avviene in un ristorante scavato nella roccia. Ci trattano bene, a cibo, anche se un po’ monotono, con verdure, legumi, carne e frutta (o dolci). Oggi pero’ finisce il Ramadan, il mese di digiuno dei musulmani, e il giorno che finisce e’ la seconda festivita’ in ordine di importanza, per un musulmano, e in albergo sara’ festa, stasera…Ma siamo ancora al pomeriggio, che passiamo quasi interamente a Goreme. Abitazioni e chiese (cristiane e ortodosse) scavate nel tufo, di straordinaria bellezza ci infondono il dubbio che la Turchia sia veramente bella, anche se certi compromessi stonano parecchio. Dopo una visita alla “Valle dei piccioni”, cosi’ chiamata per via dei nidi scavati nel tufo dagli abitanti, ci rechiamo, quando oramai e’ buio, in un negozio di tappeti. Dove ci offrono il te alla mela, specialita’ turca, insieme al Rakì, “anisetta” locale. Stamani, invece, avevamo visitato un negozio di turchesi.

Cominciamo a conoscere meglio la nostra guida, Graziella Konuk, una pimpantissima signorina che non finirebbe mai di parlarci della Turchia, oramai sua patria, pur essendo nata a Genova da mamma italiana e padre turco. E’ molto brava (e lo dico sinceramente) e parla un ottimo italiano, ma fuma un po’ troppo. Giuseppe (qualcuno si ricorda il vero nome?), l’ autista, e’ uno spilungone magro magro dalla faccia assai vissuta, di quelli che la sanno lunga, cioe’, e non parla per nulla l’ italiano, ma guida bene (in citta’ e’ un po’ nervoso, ma vorrei vedere voi) e deve essere un gran tenerone: in una delle tante soste ha visto che un gattino voleva bere e tenendo le mani a coppa ha potuto dissetarlo. Stasera, insieme ai ragazzi che cominciamo a conoscere meglio, Fabio e Simona di Torino, Andrea e Alessandra di Pistoia, Marco e Maura di Roma siamo andati a quella che doveva essere una festa tipica, proposta da Graziella, la nostra guida. Capiamo subito che di “tipico” c’e’ ben poco, ed anche la doppia cena promessaci e’ assai scarna (per fortuna che in albergo avevamo cenato…), il prezzo e’ alto, e lo spettacolo e’ scarsissimo. La danzatrice del ventre e’ tutto fuorche’ una danzatrice, il balletto ha una faccia molto indolente, ma ce la mettono tutta, tentando anche di coinvolgerci. Marco lo fa una danza del ventre strepitosa e diventa un eroe. 28 dicembre 2000, Ankara: Stamattina il programma e’ succoso. La citta’ sotterranea di Kaymakli e’ un esperienza bellissima, e’ una citta’ intera costruita sottoterra, da un popolo che voleva sfuggire alle conquiste del cattivo di turno. Fitti cunicoli si dipanano nel sottosuolo, con un alternanza di stanze adibite ai vari usi, cucine, chiese, stalle. A me ricorda Coober Pedy, in Australia, ma la’ hanno scavato per ricavare l’ opale, e comunque non e’ una citta’, ma miniere esaurite trasformate in case singole, chiese o alberghi. Comunque i cunicoli, qui a Kaymakli, sono strettissimi, e chi soffre di claustrofobia potrebbe aver problemi. Si visitano solo alcuni livelli, ma Kaymakli era collegata con Derinkuyu ed altri insediamenti tramite gallerie sotterranee, lunghe anche 9 km. Dopo questa bella esperienza ci trasferiamo ad Ankara, il primo dei lunghi viaggi in pullman. Percorriamo strade ancora innevate, con il ghiaccio, ma sono strade secondarie, e Giuseppe non fa una piega. La neve sparisce nei pressi del Lago Tuz, un grande lago salato che d’estate funge da salina, e fiancheggiamo un vulcano spento. Il pranzo e’ mediocre, cosi’ come la cena ad Ankara, non a buffet, e bisognava rincorrere i camerieri per ottenere la portata. Siamo a tavola con Eleonora e Gabriele di Bologna, Alessandro e Siao, lei cinese, lui di Reggio Emilia, dove vivono. Eleonora frequenta la stessa palestra di Carla, cosi’ come Antonella e il suo ragazzo, che sono in un altro pullman. L’ albergo e’ un po’ piu’ confortevole, ma e’ pieno di turisti: gli altri 3 pullman del nostro tour, piu’ un gruppo numeroso di orientali. Decidiamo di uscire, stasera, a fare un giro per Ankara. Alessandra e Gianluca di Ravenna hanno la guida Routard, e un paio di localini sembrano avere la “mossa” giusta. Insieme ad altri, arriviamo in centro, e, trovato un localino, il Kapi7 (se non ricordo male), ci accomodiamo. Nel locale un gruppo suona dal vivo canzoni turche, probabilmente canzoni tradizionali, e i ragazzi presenti ballano una specie di sirtaki (anche se tutto cio’ che e’ “greco”, come “curdo”, e’ tabu’). Per chi e’ di Bologna e’ come se fossimo andati in un circolo Arci a ballare “La fira ed San Lazer”. La birra, comunque e’ buona, e Gabriele, Eleonora, Gianluca e Antonella ben presto sono coinvolti nei balli. Non passiamo inosservati, cosi’ intonano “Bella Ciao”. In turco. Da un primo (personalissimo) bilancio, il nostro pullman e’ abbastanza compatto, non ci sono dei veri antipaticoni, qualcuno che se la tira, si’, ma niente di trascendentale. Siamo anche disciplinati quando parla Graziella! 29 dicembre 2000, Istanbul: Dopo aver visitato il mausoleo di Kemal Ataturk (altri siti), il fondatore della Turchia moderna: una roba enorme che contiene la tomba di Ataturk in un padiglione gelido, alcune delle auto usate, oggetti dello stesso, dai bocchini per le sigarette alle moppole in pelo, dai libri di scuola al beauty-case personale in oro zecchino. Insomma, avessero avuto i pannoloni da neonato avrebbero messo nel museo anche quelli. Poi ci dirigiamo al Museo delle civilta’ Anatoliche, e sebbene abbia visto moltissimi musei credo di poter dire che questo e’ uno dei piu’ belli, pur essendo abbastanza piccolo. Dal Paleolitico, al periodo Classico attraverso il Neolitico, Assiri, Ittiti, Frigi, Urartei, Lidi e civilta’ anatoliche il museo offre calici, gioielli, statuette, simboli tribali, iscrizioni, statue divine e una miriade di oggetti ottimamente conservati di una bellezza incredibile. Pranziamo con i soliti brodoni, nella zona vecchia di Ankara (dove abbiamo avuto il coraggio di avventurarci prima di pranzo). E dunque il tappone. Ci sorbiamo 450 km che ci separano da Istanbul in tranquillita’, e alle 20 siamo a Istanbul. Conosciamo altri co-turisti, Vito (Vittorio) e Carla di Cesena, Francesca e suo marito di Genova, Elisa e Alfonso di Milano e altri, con cui mi scuso, ma non ricordo il nome. La cena sara’ libera ( = a nostro carico) cosi’, sebbene stanchi, in poco tempo organizziamo una spedizione culinaria. Sbagliando il modo (muovendoci a piedi) sia il luogo: ci troviamo infatti a mangiare in un kebab poco pulito e poco economico. Pero’ la qualita’ e’ discreta. 30 dicembre, Istanbul: Giornata intensa e culturalmente splendida. Iniziamo con la visita alla Moschea Blu, quella dei 6 minareti. Poi, di fronte, Santa Sofia, con bei mosaici, il Topkapi (fu il palazzo del “governo” ottomano) visitandone (o meglio intuendone, per via della calca) i tesori e una bellissima raccolta di ceramiche da tutta Europa e dalla Cina. Visitiamo anche la “Cisterna”, non prevista nel programma, ma molto bella anch’essa (era il serbatoio dell’ acquedotto). Concludono questa giornata la Moschea di Solimano e il Gran Bazaar al coperto: e’ molto deludente perche’ e’ “artefatto”. In mezzo ad una miriade di persone Carla incontra Martina, una collega di lavoro. La cena, ancora libera, ci vede in Taksim, centro pulsante di Istanbul. Abbiamo commesso ancora l’ errore di trattare il prezzo con il taxista, cosi’ paghiamo uno sproposito. Inoltre siamo costretti a dividerci in piu’ taxi, e per errore il taxi con Eleonora va da un’altra parte, mentre Gabriele arrivato con noi, diventa sempre piu’ pallido con il passare dei minuti. “Certe” leggende sulla Turchia si tramandano ancora… Comunque alla fine arriva, e troviamo -stavolta- un bel localino caratteristico sulla strada pedonale e stavolta mangiamo molto bene, anche se i prezzi sono molto “italiani”. Qui -almeno- abbiamo l’ impressione di essere in una zona “tipica”.

31 dicembre, Istanbul: Oggi la giornata sarebbe libera, ma la nostra solerte Graziella ci ha preparato un programmino difficilmente rifiutabile: La Moschea Eyup, la chiesa di San Salvatore in Chora (Museo Kariye) e -nel pomeriggio- la crocierina sul Bosforo e il mercato delle spezie. La Moschea di Eyup e’ molto bella, si staglia su di una collina piena di tombe musulmane, dalle forgia particolare. Attorno vi e’ un mercatino, e l’ influenza della religione islamica e’ assai forte, qui. Molte donne hanno il velo (con la faccia scoperta, pero’) e io mi sento a disagio, nella moschea. Il Museo Kariye e’ qualcosa di veramente imperdibile, se si viene a Istanbul: mosaici perfettamente conservati e bellissimi coprono le pareti. La crocierina sul Bosforo scivola via veloce, le case che “leccano l’ acqua” sono belle, certamente di facoltosi mercanti. Il mercato delle spezie da l’ idea di “casino”. Gente ovunque, e l’ attenzione deve essere massima ai propri beni, anche se una vera sensazione di pericolo non si avverte mai (vale per tutti i posti visitati). Qui compriamo the alla mela (mezzo chilo!), pistacchi, spezie e altre cose. La serata: ci facciamo portare a Ortakoy, altro centro pulsante di vita, dove decidiamo di mangiare (in estrema intimita’ e scomodita’, siamo in 14 in uno spazio da 8) in un locale che in vetrina presenta un donnone adibito a “tirare” le piadine locali: sono vere e proprie piadine ripiene. Avranno anche la Nutella? Consumiamo fiumi di birra, la Efes Pilsen, e “allegri” ci dirigiamo sulla riva per vedere lo spettacolo pirotecnico. Moltissimi i deficienti con petardi. Lo spettacolo non e’ granche’, pochi fuochi d’ artificio, lo spumantino “Tokai” e’ schifoso, ma per brindare va bene. Cosi’ neanche all’ una siamo in albergo. Giusto in tempo per urlare a squarciagola “Fratelli d’ Italia” in diretta tv dal satellite.

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