Istanbul – di Cecilia & Daniele
Note tecniche: volo Austrian Airlines da Bologna con scalo a Vienna. 275€ a testa non è poco, ma siamo sotto capodanno. L’hotel Venus, nel quartiere di Sultanahmet, è nuovissimo e molto centrale, ma il servizio non è impeccabile. 355€ per due persone, 5 notti, con misera colazione inclusa. Si gira bene a piedi (anche se Istanbul è un continuo saliscendi), per le lunghe tratte abbiamo usato il tram: comodo, veloce, economico (1,5 lire turche a gettone). 1 lira vale poco meno di 50 eurocent. Per ottenere valuta turca i bancomat, di cui la città è piena, sono lo strumento più comodo.
La zona più interessante della città è indubbiamente la parte vecchia, a sud del Corno d’Oro, ossia i quartieri di Sultanahmet, Cemberlitas e Cankurtaran, dove sono concentrati i monumenti più suggestivi. La zona a nord del Corno d’Oro (Istikial Caddesi e piazza Taksim) è quella più moderna, dove si concentrano locali e negozi alla moda.. È decisamente meno interessante. Infine la parte asiatica (Uskudar), oltre il Bosforo, non era citata dalla guida (Routard) e non ne sappiamo nulla.
Giorno 1: IPPODROMO e AYA SOFYA (20 YTL), CISTERNA-BASILICA (10 YTL), BAZAAR DELLE SPEZIE. Il primo giorno del 2010 c’è un bel sole, una piacevole temperatura, e iniziamo la giornata vagabondando, un po’ frastornati, tra i grandi edifici monumentali del centro vecchio. Il cielo è blu, e facciamo foto meravigliose. Nell’ippodromo notiamo un obelisco egizio che sembra troppo perfetto per essere originale. Invece lo è (e ha 3500 anni!!) e Daniele quasi sviene, lo fotografa mille volte e mi fa notare che c’è anche un “cartiglio”, quello del faraone Tuthmosi. Facciamo un giro tutto intorno alla Moschea Blu, è venerdì e davvero tantissimi fedeli si affrettano per la preghiera, li osserviamo in disparte mentre fanno le abluzioni. Non è il caso di visitare oggi la moschea, andiamo allora verso Aya Sofya che è davvero interessante, con la sua travagliata storia di chiesa e moschea. All’interno mosaici bizantini della Madonna con Bambino sono a fianco ai medaglioni con iscrizioni in lingua araba, mentre l’altare ha a fianco il mihrab. Proseguiamo poi verso la cisterna, che è molto suggestiva con le sue infinite colonne illuminate e l’acqua immobile sotto i ponteggi. Cerchiamo anche noi le colonne con le teste di Medusa. Usciamo e abbiamo voglia di goderci il sole, così mangiamo un kebap sulle panchine nel piccolo parco tra Aya Sofya e la Moschea Blu, poi scendiamo a piedi fino al porto (zona Eminonu), dove entriamo nell’affollatissimo e coloratissimo bazaar delle spezie. Dopo aver annusato tutti gli aromi possibili, optiamo per la banalissima noce moscata (che si usa sempre!) e per un assaggio di the al gelsomino.. La sera, su consiglio della nostra preziosa guida, ceniamo al ristorante Amedros (7 Hoca Rüstem Sokak), dove spendiamo 83 YTL in due per un pasto ottimo e abbondante. Davvero consigliato! Giorno 2: TOPKAPI (20 YTL per entrare + 15 YTL per l’Harem), GRAN BAZAAR.
Al suono della sveglia appare subito chiaro come Giove Pluvio abbia scelto questo giorno come uno di quelli dove scaricare a terra tutta la sua furia. Per farla breve: piove. Optiamo allora per un programma che preveda visite a luoghi coperti: Topkapi.
La sera precedente andiamo a letto presto, per cui, malgrado la nostra lentezza (quella di Daniele in particolare) nelle operazioni di risveglio, riusciamo ad essere alle biglietterie abbastanza di buon’ora. Malgrado questo le folle sono oceaniche: pensavamo di essere stati particolarmente astuti, ma evidentemente passeggiare sotto la pioggia piace a pochi. Comunque entriamo e appare subito chiaro che l’esplorazione dell’intero complesso ci avrebbe impegnato ben più di mezza giornata. Evitando al lettore il lungo elenco di cose che abbiamo visto, cito però il grosso diamante (65 carati) fatto a forma di goccia e detto “del fabbricante di cucchiai”, lo smeraldo grezzo più grande al mondo (entrambi esposti nelle sale del tesoro), il reliquiario dove è esposto il bastone di Mosè e peli di barba di Maometto, e l’harem (nel quale si può ammirare un esemplare di “turca”, nella sua versione ancestrale). La storia del diamante è curiosa. Trovato nella spazzatura da un poveraccio venne poi acquistato da qualcuno più sveglio di lui, tramite baratto con tre miseri cucchiai di legno. Speriamo che il pover’uomo non sia mai venuto a conoscenza della sua sciagurataggine. Stremati da diverse ore passate in piedi e in mezzo alle suddette folle sgomitanti (Daniele si lamenta di continuo per il mal di schiena), ci dirigiamo a Sultanahemt per mangiare qualcosa e scegliamo uno storico ristorante del centro dove gustiamo le tipiche polpette (buone!) prima di decidere di spendere il resto del pomeriggio nella “quiete” del Gran Bazaar. Camminando però incontriamo una meravigliosa (e storica) pasticceria, Cigdem Pastanesi, dove sostiamo e.. Ci strafoghiamo! Qui Daniele mi erudisce su come comportarmi al Gran Bazaar, luogo dove la capacità di mercanteggiare fa la differenza tra prendere una fregatura e prendere mezza fregatura (ovunque fuori da lì i prezzi sono più bassi dei migliori che possiate strappare dopo una trattativa all’ultimo sangue). Ovviamente io non seguo i suoi consigli, ma il danno è modesto (15 YTL per un bracciale, tra l’altro carino, più altre 15 per una bella sciarpa di cachemire e viscosa). Sempre seguendo i consigli della Routard ci dirigiamo, dopo una doccia rinfrancante, verso Taksim per la cena. Scegliamo un posto molto informale, perfetto magari per un pranzo o per una merenda (l’assortimento di dolci è notevole): il Sutis (Istiklal Caddesi 34433). La spesa è davvero modesta (30 YTL in due).
Giorno 3: MOSCHEA BLU, MUSEO ARCHEOLOGICO (10 YTL), MOSCHEA DI SOLIMANO.
Il tempo è ancora incerto, per cui anche per oggi si rimanda la crociera sul Bosforo. Il programma comincia con la visita alla Moschea Blu. Purtroppo la giornata è funestata dallo smarrimento della guida (mi deve essere caduta mentre mi tolgo le scarpe all’ingresso della moschea) e io ci metto qualche ora ad elaborare il lutto. Comunque, entriamo nella moschea e, malgrado la folla (già… Anche qui), l’interno è suggestivo e trasuda di tradizione. Il pavimento è ricoperto da un soffice tappeto che, proprio in quel momento, viene accuratamente pulito da un inserviente armato di aspirapolvere. Nel frattempo alcune persone, nei pressi del mihrab, pregano inchinandosi e rialzandosi. Come dire: il sacro e il profano. Usciamo dal tempio e, per la gioia di Daniele, ci incamminiamo verso il complesso di Topkapi dove si trova l’ingresso del Museo Archeologico. La struttura è suddivisa in due parti: il museo propriamente detto e il museo dell’antico oriente. Entrambe sono ricchissime di reperti, tra i quali cito la cosiddetta tomba di Alessandro Magno (nella quale però è tumulato un altro tizio), svariate tavolette incise con scrittura cuneifome (curiose le leggi riguardanti i danni arrecati a terzi) e oggetti provenienti dalla Mesopotamia vecchi anche di 5000 anni. Ormai provati dalla notevole dose di cultura assunta e dalla ipoglicemia galoppante, decidiamo di fare una sosta a Sultanahmet per pranzare in un self-service che espone invitanti piatti ottomani. Rinfrancati ci dirigiamo verso la moschea di Solimano che però risulta essere in restauro e di conseguenza non accessibile. Ripieghiamo innervositi visitando la tomba di alcuni dei sultani più famosi dell’Impero Ottomano. Siccome è ancora presto decidiamo di fare una passeggiata verso Eminonu e i nostri piedi ci portano attraverso un quartiere, fatto di un dedalo di viuzze deserte, piuttosto malconcio e non proprio rassicurante. Sopravviviamo inaspettatamente all’avventura e sbuchiamo in una parte secondaria del bazaar delle spezie. Dopo qualche acquisto (Daniele insiste inspiegabilmente per i mirtilli essiccati) usciamo ed entriamo in una delle numerosissime e invitanti pasticcerie della città per assaggiare i colorati e dolcissimi pasticcini turchi, fatti con tanto miele, noci, pistacchi e pasta sfoglia (uno è sufficiente per tre persone). La nostra giornata finisce poi in un ristorante di Sultanahmet (Altin Kupa), situato praticamente sopra all’ingresso della Cisterna-Basilica, dove purtroppo una tavolata di ululanti italiani ci rovina l’atmosfera del locale, in stile ottomano. Io inoltre sbaglio ordinazione (odio il curry), per cui devo scambiare il mio piatto con quello di Daniele, che ha ordinato agnello saltato e che sembrava gradire. Spendiamo 60 YTL.
Giorno 4: CROCIERA SUL BOSFORO (6H, 20 YTL a testa), TAKSIM.
Oggi è il giorno giusto per la crociera sul Bosforo. Almeno così pensiamo, visto che il cielo è limpido, anche se la temperatura è polare. Optiamo per la crociera di 6 ore, su un barcone enorme pieno di turisti, che va a zig zag tra la sponda europea e quella asiatica risalendo lo stretto verso il mar Nero. Partiamo alle 10.30 da Eminonu, il molo è quello più vicino al ponte di Galata. È un percorso molto suggestivo, sia per la vista sulla città (quanti minareti!) che per l’idea di fare qualche passo in Asia. Peccato solo che a metà gita il cielo diventa bianco e inizia a snevicchiare, incupendo non poco il paesaggio e facendoci rimpiangere di avere lasciato il sole ad Istanbul. Scendiamo, come tutti, ad Anadolu Kavagi, dove la nave si ferma per 3h, e dove mille ristoranti sono pronti ad accalappiarti per il pranzo (con tanto di sbandieratori che accolgono la nave!). Piove e nevica insieme, non abbiamo voglia di stare fuori, Daniele è ispirato da un postaccio per niente curato, dove però hanno una bella griglia all’aperto e abbrustoliscono pesce. Ci buttiamo dentro, per una mezz’oretta siamo i soli clienti, fuori nevica e non c’è riscaldamento, ci puntano addosso una lampada che serve a poco, io vorrei piangere, invece ordino un’orata con patatine fritte che si rivela gustosa. Ce la caviamo con 40 YTL in tutto, due risate e i vestiti che puzzano di pesce. Anadolu Kavagi è davvero poco interessante, qualcuno racconta di essere salito al castello, noi non abbiamo voglia camminare sotto l’acqua, decidiamo di fare una tratta in bus fino a Kanlica e da lì riprendere la nave quando passerà. Kanlica è una cittadina “famosa” perché producono lo yogurt, lo assaggiamo e non è niente male. Al rientro il sole ci regala un bellissimo tramonto dietro la Moschea di Solimano, che documentiamo con mille foto. Sulla strada verso l’hotel abbiamo individuato un posticino (consigliatissimo dalla Routard, Koca Sinan Pasa Turbesi) per fumare il narghilè. Entriamo in questo fumoso locale da un piccolo cimitero (sulla strada Divanyolu Caddesi, direzione Gran Bazaar, poco dopo la colonna di Costantino e la moschea): è davvero molto tipico, lo dimostra il fatto che ci sono anche molti turchi, che fumano e bevono the. Ci rilassiamo un’oretta, facendo a gara a chi tira di più. Per cena decidiamo di tornare in zona Taksim, scegliamo un ristorante che si chiama Medi Sark Sofrasi (seconda laterale a sx di Istiklal Caddesi, in fondo in fondo) dove i tavoli sono grandi vassoi di rame. Molto carino ed economico. Mangiamo ancora kebap, Daniele tenta con soddisfazione la bevanda allo yogurt che puntava da inizio vacanza, è schiumosa e per niente allettante, ma lui la beve di gusto. Non servono alcolici. Facciamo volentieri due passi per la famosa Istiklal, che è la via del passeggio, ma non ha niente di magico e vogliamo tornare a Sultanahment.
Giorno 5: MOSCHEA DI SOKOLLU, EMINONU, PONTE E TORRE DI GALATA Oggi abbiamo a disposizione poco più di mezza giornata. Vorremmo fare ancora tante cose, ma siamo costretti a scegliere. Proprio a fianco al nostro hotel c’è una moschea, quella di Sokollu, il cui muezzin ci ha fatto compagnia con il suo richiamo sera e notte dal nostro arrivo. Ci incuriosisce anche perché avevamo letto che al suo interno custodisce tre pezzetti della famosissima pietra nera. Entriamo nel cortile che è deserto, ci raggiunge dopo poco un personaggio che noi abbiamo inquadrato come l’imam che ci apre la porta e ci fa entrare. La moschea è piccola ma molto curata, con un inglese stentato l’imam ci fa da guida indicandoci mille cose che sono “unique in Turkey”. È molto fiero della “sua” moschea e ha ragione. Vediamo anche la pietra nera, un pezzetto è sull’arcata all’ingresso, un altro sul mihrab (nicchia) e un terzo sul minbar (pulpito). Non ci sono turisti e godiamo da soli dell’atmosfera di questo luogo magico.
Vogliamo a tutti i costi comprare qualcosa per la nostra casa, abbiamo visto dei cuscini particolari in un negozietto qui vicino che si chiama Etnic Art. Il ragazzo che ci serve è davvero gentile, i suoi fratelli più in là stanno restaurando un tappeto, chiacchieriamo con lui una buona mezz’oretta e ci offre anche un the.
Come ultima visita ci concediamo la torre di Galata, che raggiungiamo attraversando a piedi il ponte sul Corno d’Oro, e che ci regala una indimenticabile vista sulla città soleggiata. Peccato perché in cima alla torre c’è molta ressa e si sgomita per fare qualche foto. Scendiamo quasi subito, mangiamo l’ultimo kebap sulle panchine di fronte ad Aya Sofya dove notiamo uno dei personaggi mitici della vacanza: l’uomo con la macchina da scrivere. È all’interno del parco seduto al suo tavolino tipo banco di scuola, sul quale ha posizionato la macchina da scrivere. Lo osserviamo e vediamo un’andirivieni di gente che arriva senza niente e se ne va con un foglio scritto a macchina. Probabilmente il suo mestiere è quello di trascrivere documenti per le persone che non hanno altra possibilità, lo fa all’aperto tra la Moschea Blu e Santa Sofia. Non male! LA NOSTRA TOP 5: 1. Vince la Moschea Blu: non avrà la storia e lo spessore artistico di Santa Sofia ma il colpo d’occhio è impressionante. 2. Narghilè, the e caffè turco. In generale la cucina turca e le tradizioni. 3. La pietra nera e l’imam a Sokollu: una perla che abbiamo gustato in solitaria.
4. Mercati e mercatini, negozi e commerci. In particolare il Bazaar delle spezie.
5. Reliquiario e tesoro a Topkapi: davvero strabiliante.
Buon viaggio! Cecilia & Daniele