Istanbul, Cappadocia e costa Turchese

Evviva li turchi! Alla scoperta di una grande terra e di un grande popolo fra trekking, monumenti, cibo e çay a go-go
Scritto da: Salva84
istanbul, cappadocia e costa turchese
Partenza il: 13/09/2013
Ritorno il: 01/10/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Prima di iniziare la descrizione dettagliata, vi do un po’ di indicazioni generali.

1. La Turchia é una terra meravigliosa. Ma soprattutto, liberatevi degli odiosi stereotipi sui turchi, perché sono un popolo eccezionale. Decisamente il paese piú ospitale tra quelli che ho avuto la fortuna di esplorare fino ad ora. Non mi era mai successo di sentirmi veramente a casa in vacanza, e questo é successo per la prima volta in Turchia, nella bella Cirali in una pensione – Hane y keyif, ma di questo parleró approfonditamente piú avanti.

2. La Turchia é un paese molto tranquillo. Ci siamo sentiti sempre sicuri e a nostro agio, sia ad Istanbul che nei piccoli paesi sperduti in cui siamo passati. Non date retta a chi vi dice che Istanbul é pericolosa e che ci sono borseggiatori e truffatori ovunque. Per dire, Barcelona e Roma sono molto piú insicure, soprattutto la notte.

3. In tutti i posti che abbiamo visitato, non abbiamo mai avuto grossi problemi con la lingua. Certo, non tutti parlano un inglese fluente, ma si sono sempre sforzati di aiutarci nonostante il “very little english” che parlavano.

4. Il cibo turco é meraviglioso, provate ad assaggiare le cose piú tipiche, e se state ad Istanbul il consiglio é di allontanarvi dal pessimo Sultanahmet. Un ragazzo italiano che vive ad Istanbul ha un blog (scoprireistanbul.com) con una serie di suggerimenti sulla cittá – in particolare la lista di ristoranti merita uno sguardo.

5. Potete (dovreste?) tirare sul prezzo praticamente sempre. Non solo nei bazaar, ma proprio ovunque. Non che io l’abbia fatto eh, ma secondo un mio amico turco, l’unico posto dove non contrattare in Turchia é dal medico :). La Turchia é in genere abbastanza economica, se pensate che un viaggio di quasi 3 settimane, includendo aereo, noleggio macchina per una settimana, trasporti interni in bus, vitto e alloggio (senza esagerare, ma senza nemmeno ridurci a mangiare kebap per strada!) ci é costato meno di 1.000 euro a persona. Ma se tirate sul prezzo (cosa che, ripeto, per vari motivi non ho mai fatto) potete spendere ancora meno.

Ok, allora andiamo col diario di viaggio vero e proprio.

I viaggiatori: io e la mia compagna, io di Roma, lei tedesca, entrambi quasi 30enni e appassionati di trekking e sempre alla ricerca di posti meno battuti dal turismo di massa. Guida usata: Rough guide Turkey, per non usare sempre la Lonely. Mezza delusione. Blog scoprireistanbul.com per il soggiorno a Istanbul, una manna dal cielo. Lycian Way della mitica K.Clow per avere la mappa e un po’ di descrizioni della via Licia.

Itinerario:

13-16 Settembre: Istanbul

17-20: Goreme

21: Ilhara Valley

22-23: Faralya

24-25: Kas

26-30: Cirali

31: Antalya

13 Settembre

Partenza da Amsterdam Schiphol all’alba con Transavia. Volo tranquillo, come sempre con questa compagnia, aereo moderno e hostess piú o meno gentili, come nel carattere degli olandesi. Arrivo nell’aereoporto Sabiha Gokcen, modernissimo ma ancora work in progress, nella modernissima ma ancora work in progress parte asiatica della cittá. All’uscita dall’aereoporto abbiamo preso il bus Havataş per Kadıköy e da lí il traghetto per Eminönü. L’arrivo é meraviglioso, dal mare si scorge Sultanahmet con i minareti delle sue moschee. Da Eminonou abbiamo preso la metro fino alla fermata Sultanahmet e da lí, con una passeggiata di 5 minuti, siamo arrivati al nostro albergo, l’Hanedan pension. Lo abbiamo trovato molto comodo, visto che é proprio al centro di Sultanahmet ma in una vietta un po’ nascosta. La camera molto semplice, ma la colazione (molto abbondante e gustosa) sulla terrazza con vista del Bosforo vale la scelta. Il personale é stato sempre molto molto gentile e disponibile, unico inconveniente (che a noi comunque ha divertito parecchio) é che hanno provato quasi tutti i giorni a venderci qualcosa (una volta la crociera sul Bosforo, una volta il tour sul bus, etc).

Istanbul é una cittá che mi é piaciuta moltissimo. Eravamo un po´preoccupati della situazione per quanto riguarda l’ordine pubblico, ma il nostro albergatore ci ha rassicurato sul fatto che ormai le proteste erano finite. In realtá, nei giorni successivi abbiamo conosciuto dei ragazzi che alloggiavano vicino Taksim, che ci hanno raccontato che proprio il venerdí in cui siamo arrivati avevano assistito a delle cariche della polizia con lacrimogeni e tenuta antisommossa nella centralissima Istiklal Caddesi.

Cosa abbiamo fatto: non descriveró nel dettaglio i 4 giorni che abbiamo passato ad Istanbul, perché finirei per scrivere troppo. Oltretutto ci sono moltissime guide su monumenti e luoghi da visitare. In breve, non perdetevi la Chiesa di S.Salvatore in Chora, la Cisterna Basilica, il palazzo Topkaki, la moschea di Suleymaniye (o Fatih se avete voglia di camminare),perché sono molto piú “vive” della moschea Blu, che comunque dovreste visitare oltre ovviamente all’Aya Sofia (che a me comunque ha abbastanza deluso, molto meglio i mosaici della chiesa di S.Salvatore) e ai bazar (quello delle spezie é piú sostenibile, il gran bazar puó essere veramente “pesante” da affrontare).

Seguendo i consigli del blog ci siamo avventurati per Fatih, Balat e Fener. Leggetevi il post, non devo aggiungere altro se non che é decisamente la parte della cittá che mi é piaciuta di piú (http://www.scoprireistanbul.com/fatih-fener-e-balat/). Arrivati alla cima della collina, vicino la chiesa di S.Salvatore, ci sono le mura della cittá. Se siete coraggiosi arrampicatevici, come fanno i ragazzi del posto, perché la vista é mozzafiato.

Cibo e vita notturna: un paio di posti che dovreste visitare. Il mitico Sur Ocakbaşı, sotto l’acquedotto di Valente, é il ristorante che non dovete perdere. Cucina incredibile, qualitá e quantitá. L’unico posto in Turchia in cui ho bevuto l’ayran fresco, in una ciotolina di metallo e con un cucchiaione. Delizioso. Altro posto da non perdere é il Fatih Karadeniz Pidecisi, per assaggiare il pide, la pizza turca. Ultimo consiglio “culinario”, se siete dalle parti di Vefa, tra la moschea di Suleymanie e l’acquedotto di Valente, c’é una lunga via che si chiama Vefa. Quasi alla fine della strada c’é il Vefa Bozacısı. Andateci e provate la boza, non ve ne pentirete. Un mio amico di Istanbul ci ha portato al Karakoy Gulloglu, e ho assaggiato la Baklava piú buona di tutta la vacanza.

Per quanto riguarda la vita notturna, la parte che ci é piaciuta di piú é quella di Tünel/Pera, compresa tra la fine dell’Istiklal e la torre di Galata. Tantissimi localini carinissimi, musica dal vivo, tavoli fuori. Evitate tranquillamente la Nevizade Sokak, che la rough guide consiglia. Ok, ci siamo andati di sabato sera, ma é bastato spostarsi di pochi metri per trovare delle stradine molto piú tranquille e interessanti.

Il 16 settembre sera abbiamo preso il bus per Goreme. Abbiamo preso i biglietti in una delle tante agenzie sula Divan Yolu, 70 lire a persona con Metro. Ci sono altre due compagnie che fanno la stessa tratta, e al contrario di Metro offrono il trasporto gratuito fino all’otogar, ma partivano prima. Per non arrivare a Goreme alle 5 del mattino abbiamo preferito optare per Metro. Da sultanahmet si prende il tram fino a yusufpasa, e da lí si cambia, la metro da Aksaray arriva direttamente all’otogar. Ah, altro consiglio per Istanbul, fate la istanbul card. Ne basta una per due persone, si ricarica, e come la Oyster card a Londra viene rimborsata quando partite.

Il viaggio fino a Goreme é piuttosto lungo, ma il bus é moderno e comodo, e siamo riusciti entrambi a dormire piuttosto bene. Avendo preso per anni la poltrona sulla Tirrenia per andare in Sardegna, questo viaggio é sembrato uno scherzo 😀 Consiglio: tappi per le orecchie e cuscino gonfiabile. Una volta usciti da Istanbul (c’era un sacco di traffico nonostante fossero le 10 di sera…) il viaggio é andato benissimo, le strade sono larghe, gli autisti fanno delle soste e si danno il cambio ogni 2 o 3 ore.

17 Settembre

L’arrivo in Cappadocia dopo 12 ore di viaggio é eccitante. Il paesaggio é incredibile, quasi lunare. Dopo un breve cambio a Nevsehir (ci avevano detto che il pullman arrivava direttamente a Goreme ma a quanto pare non lo fa nessuna compagnia, soprattutto a Settembre) finalmente arriviamo a Goreme. Avevamo prenotato per 3 notti nella Rock Valley Pension; tipico posto per backpackers, atmosfera molto rilassata, tutte le ragazze indossavano i pantaloni alla turca, i ragazzi erano in infradito. 🙂 La stanza era molto molto essenziale, e l’acqua calda in camera ci ha dato qualche grattacapo. Ma a parte questo siamo stati bene, la colazione era buona, e il giardino con piscina e tavolo da ping pong si é rivelato molto utile dopo giornate intere a camminare nelle valli.

Il primo giorno abbiamo fatto delle passeggiate esploratorie, e abbiamo visitato il museo a cielo aperto, molto molto bello. La sera, mentre io guardavo il galatasaray farsi umiliare dal real in champions league al Meeting Point – posto che vi consiglio per una birretta o un pasto veloce – la mia compagna ha deciso di sfruttare lo sconto della nostra pensione e andare all’hamam. Quando ci siamo incontrati dopo un paio d’ore non era molto convinta, anche se era comunque molto rilassata. Per cena, seguendo ancora (e per l’ultima volta) i consigli della nostra rough guide, siamo andati al Mercan. Per caritá di Dio evitatelo. Cibo scadente, ma soprattutto il padrone, dopo cena, ci ha attaccato un pistolotto infinito, leggendo le recensioni che la gente gli ha lasciato sul guest book. Situazione allucinante.

18 settembre

Il secondo giorno ci siamo svegliati presto e ci siamo buttati sulla pigeon valley. Diciamo che siamo stati un po’ tonti, perché invece di seguire le indicazioni per la valle ci siamo buttati sul “panorama”, girando a destra invece di andare dritti verso Uchisar. Morale della favola, ci siamo arrampicati fino a raggiungere un bar sulla strada principale tra Goreme e Uchisar, chiamato appunto panorama, invece di camminare nella valle… e vabbé, da lí ci siamo fatti la passeggiata fino a Uchisar, visitando il castello (molto piú semplice da scalare di quanto possa sembrare e con un’ottima vista). Dopo una breve siesta post pranzo ci siamo decisi a fare la Pigeon Valley in senso inverso, fino a Goreme, stando piú attenti a seguire le indicazioni. La valle é molto bella, si fa tranquillamente in un’oretta, e assolutamente fattibile anche per i non esperti. L’importante é non andare in giro in infradito, il sentiero é ben indicato. Portatevi acqua e frutta e state a posto.

Arrivati a Goreme abbiamo deciso di provare a raggiungere la Rose Valley, e qui sono iniziati i nostri problemi. Guardando la hiking map che ci avevano dato in albergo (pessima, ma non esistono mappe decenti dei sentieri a quanto pare…), istintivamente sarei voluto andare a sinistra sulla strada che porta al museo a cielo aperto, in direzione di Cavusin. E avrei avuto ragione. Invece, memori dell’errore della mattina, abbiamo deciso di seguire le indicazioni, che invece di mandarci dritti – in direzione Cavusin appunto – ci hanno spinto dentro quella che penso fosse la Sword valley. Bella, per caritá, ma tutta uguale. Ci siamo persi un miliardo di volte, fino ad arrivare ad un panorama point in cui si vedevano sia la rose che la red valley. Siamo scesi e siamo passati attraverso un chiosco, e lí abbiamo chiesto informazioni. Il gestore del chiosco ci ha mandati alla sua destra, ma dopo un’altra mezzora di cammino non siamo riusciti a trovare l’ingresso alla valle. A questo punto abbiamo deciso di mollare, delusi e amareggiati, perché le indicazioni erano tutte contrastanti e senza senso a un certo punto, quasi messe apposta per farti perdere… addirittura ad un certo punto doveva esserci una mappa, ma “qualcuno” l’aveva rimossa, e cancellato la direzione della freccia che avrebbe dovuto indicare la rose valley. Si stava facendo tardi (il sole in Cappadocia tramonta presto, soprattutto nelle valli), e quindi ci siamo messi in marcia verso Goreme. Proprio quando eravamo piú arrabbiati con i turchi – perché effettivamente sembra proprio che tutto sia organizzato in modo da dover pagare una guida per visitare la rose valley – un trattorino con una famiglia di agricoltori, pieno di mele, ci é passato accanto e dopo la classica domanda (“Where are you from?”) ci hanno regalato una busta piena di mele buonissime, che ci ha fatto tornare il sorriso. Non solo, mentre camminavamo lentamente verso Goreme una macchina di un venditore di tappeti si é fermata e ci ha dato uno strappo fino al paese, evitandoci una scarpinata di mezz’ora. W li turchi.

19 settembre

Il terzo giorno abbiamo deciso di visitare una cittá sotterranea. Non sapendo bene quale, ci siamo diretti all’otogar di Goreme, e preso il bus per Nevsehir. Da lí si attraversa la strada, e si prende il bus direzione Derinkuyu. Si puó scegliere se fermarsi prima, a Kamakly, che in teoria é meno turistica, ma noi abbiamo optato per la piú grande Derinkuyu. Il posto é decisamente interessante e merita una visita. La cosa curiosa, come per tutto il resto del nostro soggiorno in Cappadocia, é l’incredibile numero di turisti asiatici. Sono ovunque! 😀 Tornati a Goreme, abbiamo mangiato una cosa veloce al Meeting Point, e poi ci siamo diretti fino al punto panoramico di Goreme. Vista mozzafiato di tutte le valli, se siete abbastanza arditi potreste provare a svegliarvi all’alba e vedere le mongolfiere volarvi sopra la testa. Io non l’ho fatto 🙂

La sera siamo stati in un ottimo ristorante: Topdeck Cave. Prenotate il giorno prima, perché é sempre stra-pieno, ma c’é un motivo. Le costolette d’agnello erano divine! Il padrone un turco che ha vissuto in Olanda per 20 anni, molto cordiale. Il cibo da veramente l’impressione di essere fatto in casa, e i sapori sono ottimi. Consigliatissimo!

20 settembre

La mattina del 20, dopo un’altra sveglia all’alba, ci siamo diretti verso la white valley a.k.a. love valley, a causa delle forme falliche delle formazioni rocciose 😀 Decisamente la valle che ci é piaciuta di piú tra quelle di Goreme, molto bella. Anche qui, non serve attrezzatura particolare. Noi eravamo abbastanza equipaggiati, con scarponcini tecnici, ma la difficoltá é veramente bassa. Due ore abbondanti per arrivare a Cavusin partendo da Uchisar. Una volta arrivati a Cavusin ci siamo diretti verso Pasabagi. Anche qui le indicazioni scarseggiavano, e inoltre il tempo stringeva, visto che alle 3 avevamo il bus per Aksaray. Quindi a malincuore abbiamo dovuto interrompere presto la visita di quella che sembrava un’altra bellissima valle.

Biglietto preso il giorno prima, con la compagnia arancione (mi sfugge il nome in questo momento). In un paio d’ore eravamo all’otogar di Aksaray, e da lí abbiamo preso un piccolo dolmus, direzione Selime. Se avete in mente di fare il trekking della valle Ihlara, l’unica soluzione é quella di passare la notte a Selime o Ihlara. Ci sono dei tour che partono da Goreme (mi pare sia quello verde), ma da quanto avevo letto prima di partire si fa tutto troppo di corsa. Inoltre noi avevamo in mente di farci tutta la valle, non solo il tratto tra Ihlara e Belisirma.

Selime é un piccolissimo villaggio sperduto, famoso per il monastero (meraviglioso) e perché é sede di uno dei tre ingressi della Ihlara valley. Ci sono solo due pensioni, la Piri pension e un altro campeggio, entrambe vicinissime e comode per chi vuole farsi la valle. Il padrone della Piri pension gestisce un negozio di tappeti, ed é una persona molto gentile. La pensione di per se é abbastanza “basica”, ad essere gentili. La stanza piccola, il bagno molto essenziale (senza lavandino) ma per una notte si puó fare. Nei dintorni non ci sono negozi, bisogna farsi una bella passeggiata verso il paese per comprare pane e altri beni essenziali. C’é solo un ristorante, a due minuti dalla pensione, in cui abbiamo cenato.

21 settembre

Sveglia alle 5, colazione col pane e il succo e poco altro comprati la sera prima, e via, verso la valle. Avevamo letto tantissimo su questa valle, quindi eravamo molto eccitati.

Diciamo che la prima parte, quella tra Selime e Belisirma, é stata parecchio deludente. Il sentiero é semplicissimo, tutto in piano. Si passa in mezzo a una specie di boschetto, che corre parallelo al torrente. Ma il paesaggio é tutto molto simile, e non ci sono molte grotte e chiesette nascoste. Vabbé, arrivati a Belisirma abbiamo preso la piú grande fregatura di tutta la vacanza. Decisi di fare colazione decentemente, ci siamo seduti in una delle locande con i tavolini sull’acqua. Una colazione e due caffé. Ci hanno spennato come polli. Ho provato ad obiettare col gestore che con la stessa cifra con cui abbiamo pagato una colazione a Belisirma avevamo cenato ad Istanbul, ma improvvisamente il signore ha smesso di parlare inglese in quel momento. E vabbé, lesson learnt: sempre chiedere il prezzo prima di sedersi in Turchia, visto che spesso, soprattutto nei posti turistici, i menú sono senza prezzo.

La seconda parte della valle é decisamente piú interessante, con tutte le chiese nascoste. Ad ogni modo, mi sento di dire agli hikers appassionati che l’Ihlara valley non é una sosta indispensabile della vostra vacanza in Turchia. In particolare, l’aver organizzato questo de-tour, usando un giorno e mezzo di vacanza per la valle, é qualcosa che se tornassi indietro non rifarei. E vabbé.

Arrivati a Ihlara nel primo pomeriggio abbiamo scoperto che, essendo sabato, i pullman per Selime erano molto meno frequenti del solito. Quindi abbiamo dovuto aspettare un paio d’ore nella piazza centrale del paese, diventando l’attrazione principale e chiacchierando tutto il tempo con il simpatico gestore del chiosco sulla piazza – il quale a un certo punto, dopo averci offerto un çay, ha fatto partire della musica turca sul suo cellulare e ha preso me e la mia ragazza per farci ballare. Di nuovo, w li turchi, hanno trasformato quello che sembrava un pomeriggio buttato in uno dei momenti piú divertenti della vacanza.

Tornati a Selime abbiamo visitato il magnifico monastero (con lo stesso biglietto della valle), una delle cose piú belle visitate in tutta la vacanza.

Avevamo organizzato col proprietario della pensione un servizio taxi fino all’otogar Aksaray. Arrivati all’otogar, abbiamo aspettato il nostro bus – biglietti di nuovo comprati il giorno prima, con Metro visto che ci eravamo trovati bene la prima volta e poi perché era l’unica che faceva servizio diretto fino a Fetiyhe, la nostra destinazione. Altro viaggio notturno molto tranquillo, abbiamo dormito ancora meglio visto che, dopo un giorno di camminata, eravamo stanchissimi 🙂

22 settembre

Arrivo a Fetiyhe verso le 7 del mattino, colazione in un baretto dietro l’Otogar. Dopo una mezz’ora circa un tizio della Andifli arriva a consegnarci la macchina, una Fiat con qualche Km sul groppone ma che si é rivelata compagna affidabile. La scelta di Andifli é consigliabile, é l’unica compagnia che ho trovato che non carica spese extra consegnando la macchina in un luogo diverso da quello in cui si é presa (nel mio caso specifico, presa a Fetiyhe e restituita ad Antalya), e il prezzo decisamente competitivo (circa 20 euro al giorno per un diesel!).

Presa la macchina ci siamo diretti verso Faralya. Si segue la strada per Oludeniz, a un certo punto si gira a sinistra, 10km di strada scenografica e siamo arrivati nel paese della butterfly valley. La pensione che avevamo scelto, Melisa Pension, offriva una soluzione interessante ed economica ma misteriosa: il bungalow esterno. Cosa volesse dire l’abbiamo scoperto appena arrivati. Mehmet, il (mitico) padrone della pensione e sua moglie, una donna austriaca, hanno attrezzato la terrazza della loro casa con due grossi letti matrimoniali, protetti da zanzariere e tende che all’occorrenza possono essere chiuse (per avere un po’ di privacy). Un po’ titubante (alla fine era la seconda metá di settembre, temevo il freddo e l’umiditá notturna) mi sono lasciato convincere dalla mia dolce metá (che da buona teutonica non teme il freddo) e ci siamo sistemati nella terrazza. Divertente, non troppo freddo, e vista notturna delle stelle impagabile.

Dopo esserci rinfrescati ci siamo diretti verso la butterfly valley. La discesa é bella ardita. Strapiombi, tratti in cui bisogna aggrapparsi a corde, terriccio che scivola sotto gli scarponi. Insomma, un bell’esercizio che consiglio solo ai piú esperti e impavidi.

La spiaggia é molto bella e tranquilla, peró ahimé in questa stagione é infestata dalle vespe. Peccato… Inoltre c’erano molte onde, che rendevano il fondale poco interessante per lo snorkeling. Dopo la risalita (come al solito piú facile della discesa) ci siamo presi una bella pausa e abbiamo ammirato il tramonto dalla nostra terrazza-stanza da letto.

23 settembre

Solita sveglia di buon’ora, ricca e saporita colazione preparata da Mehmet con la roba del suo giardino, e via verso la via Licia! Il tratto che unisce Faralya a Kabak é MERAVIGLIOSO. Ci si arrampica in una pineta, si attraversa un lungo plateau pieno di cardi e fiori colorati, e si discende lentamente verso Kabak. Giornata bellissima, completata dalla spiaggia di Kabak – che a noi é piaciuta piú della butterfly valley.

Siamo tornati a Faralya col Dolmus (fermata alla Mama’s pension), ancora una volta ammirato il tramonto dal nostro terrazzo.

Per cena siamo andati alla George’s pension. Ottima scelta, self service di cucina turco (quasi solo veggie), bella atmosfera – a faralya ci sono quasi solo pazzi che vogliono farsi tutta la lycian way (quasi 500km!) e abbiamo mangiato come due pashá! A fine cena abbiamo dovuto chiedere alla sorella del ragazzo che gestisce la pensione la ricetta delle polpette di cous cous, incredibilmente buone!

24 settembre

Dobbiamo andare a Kas, e decidiamo di fermarci ad oludeniz. Grandissima delusione, la baia delle cartoline é bruttina, over-sfruttata e piena di gente anche martedi 24 settembre! Dopo un paio d’ore prendiamo la macchina e decidiamo di andare dritti a Kas, senza fermarci nella valle del canyon. All’ultimo momento decido di uscire dalla strada principale per visitare Xanthos. Anche qui mezza delusione, a parte il monumento delle Nereidi (rubato dagli inglesi ed esposto al british) la cittá é famosa per i suoi incredibili mosaici. Beh, per qualche motivo sono tutti coperti da brecciolino ed in pessimo stato di conservazione. L’unica cosa interessante, oltre ai due sarcofagi licii, é il teatro romano. Capite bene che per uno di Roma andare in giro a visitare teatri romani non é cosí emozionante, la mia compagna invece é rimasta abbastanza colpita.

Ripresa la strada, che dopo Kalkan diventa abbastanza tortuosa, ci siamo diretti verso Kas. A un certo punto, vediamo un sacco di macchine parcheggiate in mezzo al nulla. Dopo un attimo di confusione, capiamo il perché. Proprio sotto la strada, protetta da uno sperone di roccia, la spiaggia di Kabatas è una vista meravigliosa. Decidiamo di non fermarci, perché un po’ stanchi e bisognosi di un po’ di riposo. Arriviamo a Kas nel tardo pomeriggio, e ci dirigiamo verso la pensione Meltem. Anche questa una buona scelta: centrale, staff cordiale e bella terrazza per la colazione. Immagino che in alta stagione Kas sia problematica, visto che è stato difficile parcheggiare la macchina anche a fine Settembre. Per cena accettiamo l’invito dei gestori, che stavano organizzando un bbq nella terrazza. Cena a base di pesce e specialitá turche insieme agli altri ospiti della pensione, bella serata. Chiacchierando con gli altri ragazzi durante la cena, capiamo che Kas è una cittá molto interessante per le persone sportive. Infatti è possibile organizzare immersioni, parapendio, kayak e altre attivitá estreme a prezzi ridicoli. Noi abbiamo in programma di provare a fare immersioni, e dopo la cena andiamo a prendere informazioni in una delle tante agenzie vicino al lungomare.

Il centro di Kas è delizioso, forse un po’ troppo idillico, ma pieno di bar con musica dal vivo e mercatini all’aperto. Immagino che in alta stagione sia stressante girare per le vie strette e colme di gente.

25 settembre

L’abbiamo temuto, l’abbiamo immaginato, l’abbiamo aspettato. Il tipico mal di stomaco del viaggiatore colpisce la mia compagna in maniera abbastanza violenta. Difficile capire cosa l’abbia scatenato, il risultato è che siamo costretti a rivedere i nostri piani per la giornata. Niente snorkeling, niente Kastellorizo o Kekova. Ce la prendiamo comoda, decidiamo di tornare verso Kabutas, che tanto ci aveva impressionato il giorno precedente. Arrivati a Kabutas mi lascio prendere la mano, e decido di tirare dritto, fino a Patara.

La spiaggia è molto molto bella, lunghissima e non troppo affollata. Affittiamo un ombrellone per poche lire, visto che il sole picchia abbastanza forte.

La giornata è molto rilassante, andiamo via nel tardo pomeriggio. Arrivati a Kas ce la prendiamo ancora comoda, visto che la mia compagna non pare dare segni di miglioramento. Peccato, perché in un bar era in programma un concerto acustico con musica dei Beatles.

26 Settembre

Purtroppo il mal di stomaco e la nausea sembrano peggiorare. Dopo una rapida colazione, prepariamo la macchina e ci dirigiamo verso Ucagiz. L’idea è di visitare Kekova, ma purtroppo il tragitto è abbastanza tortuoso… insomma, passiamo una buona mezz’ora provando a decidere che fare, se accettare l’offerta di uno dei pescatori e visitare l’isola a bordo di una barchetta o lasciare perdere. La mancanza di turisti fa scendere rapidamente il prezzo dell’offerta. Ma la realtá è che Ucagiz non ci è piaciuta granché, e quindi decidiamo di lasciar stare e dirigerci verso la nostra ultima meta, Cirali.

Il viaggio scorre abbastanza tranquillo, prima sulla costa attraverso le non memorabili Finike e Kumluca (decisamente devastate dall’abusivismo edilizio), e poi in una bella pineta che si inerpica sulle montagne. Arriviamo al bivio per Olympos – Cirali e iniziamo a scendere.

Cirali si presenta come uno strano villaggio. Praticamente non si vede, nascosto dagli alberi e sviluppato lungo due strade, parallele alla spiaggia ma non troppo vicine al mare. La maggior parte delle case è trasformata in mini pensione. Noi abbiamo scelto la Hane y keyif, scelta che, come ho detto all’inizio, si è rivelata la migliore di tutta la vacanza.

Arrivati alla pensione la mia compagna sta molto male. È pallida, non riesce a mangiare e sembra avere la febbre. Il fantastico Soner, padrone della pensione, appena dopo averci conosciuto si offre di portarla dal medico del villaggio. E per fortuna. Il medico le diagnostica una brutta intossicazione alimentare, e le prescrive delle medicine che la mettono in piedi il giorno seguente.

Consigli per il viaggio: l’acqua in Turchia non è potabile. Questo vuol dire che, anche quando mangiate frutta, dovete lavarla con acqua comprata. Se possibile levate la buccia, anzi possibilmente evitate cose che non possono essere sbucciate – tipo pomodori o uva. Noi tutte queste precauzioni non le abbiamo prese… e ci siamo giocati due giorni di vacanza…

Di ritorno dal medico abbiamo passato il resto del pomeriggio a rilassarci nel bellissimo giardino della pensione, tra aranci e melograni, a leggere su un’amaca e su un altro comodo lettino.

Per cena abbiamo deciso di rimanere alla pensione, chiedendo una cena particolarmente leggera. Siamo rimasti stupiti dalla bontá della zuppa e delle cose che Yildiz – la moglie di Soner – ci ha preparato, e in quel momento abbiamo deciso che avremmo cenato lí tutte le sere. Soner inoltre fa parte del comitato per la protezione delle Caretta Caretta, le tartarughe del Mediterraneo. Ci promette che, se ci sará l’occasione, potremo seguirlo in spiaggia a vedere e proteggere la schiusura delle ultime uova rimaste in spiaggia. Io e la mia compagna ci abbiamo sperato fino all’ultimo, ma purtroppo le uova si sono schiuse proprio la notte dopo che siamo partiti!

27 Settembre

Giornata di puro relax. Dopo la meravigliosa colazione, abbiamo preso le bici che la pensione offre ai suoi ospiti e ci siamo diretti verso la spiaggia di Cirali. 2 minuti di bici e siamo in spiaggia. Bellissima, deserta, acqua fantastica, snorkeling divertentissimo – pieno di pesci!

Per sfuggire alle ore calde siamo tornati alla pensione, e abbiamo iniziato una sfida (che durerá tre giorni) a ping pong, prima tra di noi, poi contro il mitico Soner, che il secondo giorno scommetterá con la mia ragazza (e poi ci offrirá) una bottiglia di vino.

Pomeriggio ancora in spiaggia, incredibile cena con bbq di pesce in pensione.

28 Settembre

Sveglia all’alba, ci rechiamo in spiaggia e guardiamo il sole sorgere dal mare. Uno dei ricordi piú belli della vacanza. Poi seguiamo le indicazioni della via licia e facciamo una passeggiata di un paio d’ore, fino ad una vista che ci leva il fiato. Le montagne sullo sfondo, la pineta, la luce impressionante del primo sole che illumina una piccola baia deserta. Incredibile!

La baia è una grande scoperta, facciamo il bagno e ci godiamo un paio di ore in tranquillitá. Nel pomeriggio torniamo verso Cirali, e ci dirigiamo verso l’estremitá opposta della spiaggia, in quella che un tempo era Olympos. La spiaggia è abbastanza affollata, strano se si pensa che è esattamente la stessa spiaggia di Cirali – che invece è sempre semi deserta, se si escludono un po’ di fanatici dello yoga che si radunano verso il tramonto.

Altra cena incredibile, Soner prepara un gustosissimo pollo arrosto. Dopo cena coinvolgiamo gli altri ospiti della pensione e ci rechiamo alla Chimera, un’altra meraviglia di questa zona. La chimera è una montagna che domina Cirali, dalla quale per una qualche reazione chimica esce una strana miscela di gas che prende fuoco a contatto con l’aria. La scarpinata è notevole, al buio e dopo cena, ma la vista di queste fiamme è quasi mistica. I nostri ospiti ci hanno convinto a portarci degli spiedi e del marshmellows, che arrostiamo e ci gustiamo in compagnia, come dei buoni scout.

29 Settembre

Altra giornata di mare e relax, conclusa da un’altra cena incredibile. Dopo la sera precedente abbiamo stretto amicizia con una coppia di sposini polacchi, con cui beviamo un paio di bicchieri di troppo. Decidiamo quindi di andare in spiaggia a fare un bagno di mezzanotte e proviamo a convincere Soner e Yildiz a seguirci. Lei gentilmente declina, ma lui accetta, ed è il primo a buttarsi in mare. Un uomo un mito.

30 Settembre

È arrivato purtroppo l’ultimo giorno a Cirali. Ancora altra giornata di mare e relax in spiaggia, poi nel tardo pomeriggio carichiamo la macchina e, con un po’ di emozione, salutiamo i nostri fantastici ospiti.

Arriviamo ad Antalya nel tardo pomeriggio, trovando un incredibile traffico.

La pensione scelta era la Munich pension. Carina, moderna, con parcheggio. Alla fine ci siamo stati solo una notte, ma non sembrava male.

Antalya non ci ha impressionato piú di tanto. Avevamo ancora negli occhi le giornate perfette passate a Cirali, il passare del tempo ad Antalya ci è sembrato quasi un ritorno forzato alla civiltá. Il centro della cittá è molto, troppo turistico. L’enorme bazaar a cielo aperto poco interessante, i bar tutti troppo simili per essere interessanti, il porticciolo incredibilmente pieno di barche simil “pirati dei caraibi”. Insomma, decisamente non eravamo dell’umore giusto, e sono contento che siamo rimasti solo poche ore.

1 Ottobre

La mattina, dopo una colazione rapida, abbiamo preparato per l’ultima volta la macchina e ci siamo diretti all’aeroporto. Lí abbiamo trovato ad attenderci un rappresentante di Andifli, a cui ho restituito la macchina: la vacanza era veramente finita.

L’aeroporto di Antalya ci è sembrato abbastanza disorganizzato, e il personale di Pegasus poco professionale. Ma in generale il volo di ritorno – a parte l’incredibile numero di bambini a bordo – è stato abbastanza tranquillo.

Cosa dire, un viaggio cosí lungo e cosí intenso ci ha lasciato dentro tante sensazioni diverse. Sono contento di aver finalmente visitato un paese che è cosí vicino all’Italia per tanti motivi, e che pure sembra cosí lontano. Evviva la Turchia, ma soprattutto, evviva li turchi!

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