Israele, un totale cambio di prospettiva di e di anima
Tre amiche on the road in unpaese che conoscevamo solo dai giornali (e di cui, onestamente, pensavamo maluccio)
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Sono partita con due mie amiche per scoprire i segreti di questa terra così contrastata, e dipinta così erroneamente dai giornali. Siamo state tre giorni a Tel Aviv, abbiamo visitato il museo del design di Ron Arad a Holon, che definire spettacolare è poco (siamo tre architetti). Le spiagge sono grandi e piene di vita, piene di giovani, ma durante la settimana non troppo affollate. Le zone Bauhaus di tel Aviv sono molto belle e ben conservate, la città è viva e vibrante, sembra una NYC del medioriente, in alcune zone un pò decadente, ma viva, moderna, e umana, non ci siamo mai sentite in pericolo o sole. Gli israeliani a Tel Aviv sono vulcanici, ospitali, coinvolgenti, li paragonerei agli spagnoli, ma con qualcosa di mitteleuropeo nella mentalità lavorativa, gente in gamba. Ci sono locali etero e gay, ristoranti di ogni genere, cinema, anche un sapore nordeuropeo in alcuni locali ricchi di cultura, una bellissimo museo di arte contemporanea e moderna, una bella opera house. Siamo poi state in Galilea in un villaggio (moshav) che si chiama Ein Hod, fondato nel 1939 da immigrati polacchi e ungheresi, un luogo incantato, gallerie d’arte e di artigiani, persone accoglienti, serene, che credono veramente nella pace, bambini piccoli dappertutto, e soprattutto ciò che ci ha colpito è che definiscono gli arabi israeliani vicini di casa “i nostri fratelli di galilea”. Non ho sinceramente rilevato tutto questo astio e quest’odio, anzi. Le verdi colline della Galilea, che guardano il mare, sono piene di villaggi arabi, ebraici o drusi. Siamo poi state sul lago di Tiberiade sulle orme di Gesù, vedendo paesaggi mozzafiato, le chiese e i luoghi cristiani sono conservati benissimo, molto commovente la vista dal monte Tabor, i colori sono indescrivibili. Siamo state mezza giornata a Sfat, la città dei grandi cabbalisti, suggestiva, certo nella periferia c’è un pò di cemento di troppo, ma non quanto ne ho visto in Libano o Giordania, gli israeliani mi sembra ci tengano molto di più ai paesaggi e alla natura nelle città. Nazareth è stata molto diversa da come ce l’aspettavamo, molto calda e gioiosa, ha una popolazione completamente araba, quindi le strade sono disordinate, c’è un’atmosfera più caotica, meno curata, e la chiesa è in cima in cima e non è ciò che ti aspettaresti dalla città natale di Gesù, l’ho trovata trascurata. Siamo riuscite a parlare con un assistente del sindaco, da sempre a Nazareth ci sono sindaci arabi, che ci ha spiegato che la popolazione araba ha sempre costruito senza un piano regolatore e gli ebrei vorrebbero imporgli più ordine e loro si battono per costruire spontaneamente senza logica. Siamo poi state a Gerusalemme, la città dei mille contrasti, la città vecchia è un luogo che ti cambia la vita, divisa in quattro quartieri, c’è tutto il peso della storia, ci sono gli ebrei ortodossi, quelli laici, gli armeni, i musulmani, un luogo magico, con la cupola d’oro della grande moschea della roccia che riflette il rosa delle pietre. Siamo rimaste deluse perchè all’entrata della spianata delle moschee una delle nostre amiche che si chiama Rachele non è stata fatta passare da alcuni guardiani mussulmani perchè pensavano che fosse ebrea, e ci hanno detto che non vogliono che gli ebrei salgano sulla spianata. Allora nessuna di noi è salita, siamo rimaste molto male di questo, abbiamo chiesto spiegazioni e non ce le hanno date. Il quartiere cristiano è molto suggestivo, anche se gli abitanti non sono molto socievoli, e all’interno sel Santo Sepolcro ci sono tensioni religiose fra le varie denominazioni cristiane. Non esito a dire che la Gerusalemme vecchai è uno dei luoghi più fatati al mondo. La sera a Gerusalemme abbiamo trovato molto carini i locali della città nuova, cibo buono, gente gentile, atmosfera molto Europea, ci sentivamo a casa, gli israeliani sono informali, anche troppo diretti, ma sostanzialmente accoglienti, certo più spartani degli europei, ma la matrice europea si sente, ed è piacevole. E’ veramente un crogiuolo di razze, provenienze, ormai mischiate dopo 4 generazioni, il popolo ebraico è all’avanguardia ma allo stesso tempo racchiude una storia che traspare dagli occhi.Quello che più ci ha fatto piacere è che nessuno in 10 giorni ci ha chiesto se fossimo ebree o meno, non mi è sembrato un paese in cui la religione abbia un peso reale, almeno noi non abbiamo sentito alcuna differenza, più che altro ci chiedevano se eravamo single o meno! Una famiglia che abbiamo conosciuto in un ristorante ci ha invitate per la cena dello shabbat, il sabato ebraico, a casa loro. E’ stata un’esperienza magica, canti, candele, inni di pace per tutta la terra (si lo so sembra ironico), cibo buono e soprattutto un’accoglienza calorosa di gente con il cuore in mano, e quando il padrone di casa ha saputo che eravamo cristiane ha letto un passo di un loro testo sacro che parlava del saggio Gesù e delle radici comuni, ci siamo commosse. Siamo poi state sul Mar Morto a farci un giorno di fanghi e abbronzatura, l’autobus da Gerusalemme è diretto e molto semplice da utilizzare, abbiamo dormito al kibbuts Ein Gedi, e ci siamo chieste come gli israeliani siano stati capaci di fare letteralmente fiorire il deserto. Piante, serre, giardini, sorti sul deserto dal niente, la Giordania, che pure è bellissima, dall’altra parte del mar morto non ha una macchia verde, un giardino, e ci ha incuriosito molto il fenomeno. Come in Giordania, in Israele abbiamo visto due città Nabatee nel deserto del Neghev e il cratere di Mitzpe Ramon con il suo incredibile paesaggio lunare, al tramonto il cielo s’infuoca, e si può fare un giro in jeep nel cratere, sembra di essere su un altro pianeta. Abbiamo dormito in un kibbutz molto spartano ma carino, dove vivono ingegneri che studiano sistemi innovativi per il fotovoltaico, e anche qui siamo finite a cena con delle famiglie poco abituate ai turisti, ma che ci hanno offerto da bere e mangiare a volontà. Israele è stata una felice scoperta, credo che una settimana basti per vedere bene il paese, la gente è davvero preziosa, tutto il contrario di cio’ che si dice abitualmente, i giovani sono davvero di esempio per i nostri ragazzi, si laureano presto, lavorano in modo indefesso, sono giustamente ambiziosi e escono di casa a 18 anni. Il sogno di tutti è una famiglia, un lavoro, e la pace con i palestinesi. Un paese moderno, un misto di archeologia e di alta tecnologia, dove la vita è più spartana, più semplice, ci sono meno fronzoli ma più sostanza a mio avviso. Non abbiamo incontrato povertà, non c’è neanche una grande ricchezza, non si notano molte differenze nei ceti sociali. Non abbiamo visto una sola macchina di lusso, tutte auto giapponesi, le donne si vestono come noi ci vestiamo al mare, gonne, magliette, top, informali, e alcuni uomini vanno addirittura a lavorare in bermuda! Un paese libero, aldilà del conflitto, un paese che è partito da zero e oggi è una vera oasi di vita. Consoglio questo viaggio a tutti