Israele, Palestina e un po’ di Giordania
12 agosto 2010 Pensavo di dedicarmi alla città, ma ho l’opportunità di visitare un centro per la raccolta dello sperma di montone nel nord del paese in compagnia di due amici di una ONG italiana. L’ONG per cui lavorano ha avviato un progetto per incrementare la riproduzione di pecore nei territori palestinesi vicini a Tubas. Ritengo si tratti di una scelta interessante per uscire dai soliti itinerari, ma soprattutto per vedere come le ONG interagiscono con i partner locali. I due compagni di viaggio sono molto ben informati sulle questioni storiche del paese, arrivati a destinazione dopo due ore e mezza di macchina, la situazione israelo-palestinese si schiarisce un pochino. Senza dimenticare che la raccolta dello sperma di montone è stata una cosa divertente. Nonostante il Ramadan ci siamo appartati in una stanzetta del centro e abbiamo mangiato un po’di affettati con la pita acquistata il mattino a Gerusalemme. Rientriamo in città solo verso le 19.30, la sera ci concediamo una limonata con la menta sulla terrazza del Jerusalem Bar.
13 agosto 2010 Visita alla città vecchia, se credenti di una delle tre religioni monoteiste qui si possono saziare tutti i bisogni della spiritualità. Il muro del pianto è supersorvegliato da svariate centinaia di soldati, per accedervi è necessario passare alcuni tornelli e il metal detector, il mio coltellino viene subito identificato dalla macchina, ma mi è concesso di tenerlo con me, visto anche lo scarso potenziale contundente. Il sacro sepolcro è meno protetto, ma la fila per entrare è lunghissima, soprattutto se si vuole accedere ad “attrazioni” (tutto quello che si vede è di molto posteriore alla morte di Gesù) quali la tomba di Gesù, la pietra che “avrebbe” retto la croce e la pietra dell’unzione. * fate caso a quei soggetti carichi di borse della spesa piene di icone da due soldi e a come le trasformano in icone della Terra Santa appoggiandole sulla pietra dell’unzione (credo che il valore aumenti e di parecchio). ** qui una simpatica situazione da Santo Sepolcro: www.diariapenna.com/2010/08/jaffa-road-nel-quartiere-ebraico-di-gerusalemme La spianata delle Moschee non è accessibile ai turisti se non la domenica fino alle 10.00. Sarà per la prossima volta. Nel tardo pomeriggio mi sposto verso Betlemme alla ricerca dei graffiti di Bansky.
Prendo un taxi (errore: il bus è l’alternativa più economica) per 50 NIS (10 euro) fino al check point di Gilo e passo il punto di controllo a piedi. Il muro è una costruzione spaventosa, sia esteticamente che umanamente. * chissà in quali letture sofisticate doveva essere impegnato il presidente Berlusconi per non notarlo:http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE6120XT20100203 * questo è l’unico Bansky che sono riuscito ad identificare lungo il muro, http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE6120XT20100203 costeggiandolo fino al campo profughi di Haida.
Al rientro, passando il confine, ho avuto modo di verificare come possa diventare lungo e frustrante passare attraverso il check point. Ho impiegato più di un’ora perchè i soldati non presenziavano il metal detector. Suggerimento: a Betlemme c’è il ristorante Karawan, un locale che non ho potuto provare per motivi di tempo, ma il ragazzo armeno che lo gestisce è molto simpatico e prodigo di informazioni. Parla un ottimo inglese.
14 agosto 2010 Visita a Hebron. Bus numero 21 (5 NIS) dalla stazione araba dei pullman situata in una viuzza del quartiere di fronte alla porta di Damasco. Basta chiedere e non cedere alle pressanti offerte dei tassisti. Destinazione Betlemme, qui si scende alla prima fermata dopo il muro. Quindi si può facilmente trovare uno sherut (taxi collettivo) per Hebron spendendo 5 NIS (1 euro). Ci vogliono 55 minuti per raggiungere Hebron, la città si srotola attorno ad un’unica arteria principale. Durante il Ramadan non mi è stato possibile trovare cibo lungo questa via. La città vecchia è molto lontana dalla fermata degli sherut, però si possono trovare facilmente dei taxi per 5 NIS. Il Souq è piuttosto angusto, i profumi gli odori e le puzze vanno subito a segno, le puzze di più. Qui ho incontrato Said, non è una guida professionista, ma è sveglio, parla un buon inglese e per 100 NIS vi porta a spasso anche tutto il pomeriggio. Tiene lontano i venditori troppo focosi e vi sensibilizza sulla dura situazione dei palestinesi di Hebron, stretti fra porte chiuse, soldati di Israele e settler. Mi è rimasta impressa nella mente l’immagine della spazzatura e dei mattoni che i settler (coloni ebrei che vivono in West Bank) lanciano sulle grate del Souq. Resta sempre un dubbio, o magari un suggerimento per altri: avessi fatto il percorso con una guida di origini ebraiche forse avrei capito anche le loro motivazioni, purtroppo il tempo è tiranno. Comprate la kefiah dalle donne della cooperazione nel Souq (Jaffa Co-oparatives) così state sicuri sulla provenienza (i cinesi fabbricano anche la kefiah secondo me) e incentivate un mercato equo. La sera parto per il Mar Morto, solo a Ein Gedi trovo una struttura aperta di notte e finalmente posso provare la strana emozione del galleggiamento “facile”. Nuotare è quasi impossibile: i piedi tendono a salire velocemente verso la superficie. Mi sarebbe piaciuto ripetere l’esperienza con la luce, ma non c’è stato il tempo. La sera linguine con i funghi in Jaffa Road.
15 agosto 2010 Si parte per Eilat dalla stazione dei bus in fondo a Jaffa Road. Riesco a lasciare Gerusalemme solo verso le 16.00 del pomeriggio, i pullman precedenti sono pieni. Il biglietto per Eilat costa 75 NIS (15 euro). I pullman sono sempre due e partono insieme, i posti sono numerati. Un’unica sosta sotto Ein Gedi (se escludiamo la raccolta di passeggeri già in possesso del biglietto lungo la strada) per un drink e la pipì. Lo spazio attrezzato ha l’aria condizionata, fuori non si respira e il vento caldo del Negev sembra l’effetto di un gigantesco phon. Scendo dal pullman alle 21.30, la stazione è molto vicina all’area degli ostelli, pare che siano tutti molto puliti e organizzati. Io ho scelto il Corinne Hostel, una camera con 4 letti insieme ad una ragazza canadese e un americano di New York. Verso le 23.00 siamo usciti per una birra e un hamburger nel locale “The Beatles”. L’aria condizionata gela le ossa, il cibo è pessimo nonché molto caro.
16 agosto 2010 Dopo una rapida colazione in centro ad Eilat, trasferimento in taxi al Confine con la Giordania (15 NIS). Il costo del visto è di 98 NIS (20 euro). Le procedure sono piuttosto lente, ma non si avverte nervosismo fra i funzionari. Poche domande di routine. Suggerimento: appena ricevuto il passaporto completo di timbro troverete un cartello Tourist Information. Non è obbligatorio entrare, ma la Polizia sarà felice di darvi le informazioni di cui avete bisogno per muovervi in Giordania e anche alcuni buoni consigli per non cadere nelle continue trappole di commercianti e tassisti. Uscito dalla dogana di Yitzhak Rabin ho condiviso un taxi con la ragazza canadese fino ad Aqaba.. 4 JD a testa (8 euro in totale). Il poliziotto ci ha consigliato i taxi bianchi perchè sono una specie di servizio pubblico simile allo sherut (i taxi gialli sono dei privati e costano di più). Questo comunque non vi salverà da continue pressioni, nel mio caso l’idea del tassista era di portarmi in taxi fino a Petra direttamente dal confine per 50 JD (più di 55 euro). Ad Aqaba sono rimasto poche ore, il tempo di rendermi conto che non meritava di più. Quindi per 5 JD sono partito su uno sherut per Petra. Il viaggio attraverso il deserto del Wadi Rum dura circa 3 ore. Salendo il caldo si fa meno pesante e il paesaggio è notevole. Sono arrivato a Petra verso le 14, ho trovato subito una sistemazione in camera singola in uno dei tanti alberghetti di Wadi Musa (Qasr Al Bint Hotel) per circa 25 JD. Ho visto di meglio, ma anche di peggio. Il biglietto di ingresso per Old Petra è carissimo: 33 JD Ma lo spettacolo li vale tutti. Si deve camminare, io rischiavo di fare tardi e non riuscire a vedere tutto il sito, quindi per 17 JD ho usufruito del passaggio di un asino per salire gli 800 gradini che portano al monastero e ritorno. Vuoi un asino? Chiama Salama allo 0799 796846 Con il mulo sono rientrato fino al tempio del tesoro e da lì ho raggiunto l’uscita a piedi. La sera: bagno turco. Ci voleva dopo tutta la polvere del pomeriggio. Per maggiori informazioni: www.salometurkishbath.com
17 agosto 2010 Sveglia presto e partenza per Amman. Il percorso in sherut (5 JD) dura circa 4 ore. Sono anche riuscito a dormire, nonostante lo spazio fosse veramente angusto. Arrivo ad Amman (Sud bus station) alle ore 11.30. Purtroppo non avevo la guida della Giordania quindi ho bighellonato per la città senza una meta precisa e senza trovare niente di interessante. Pensavo di partire per il confine con Israele da Abdalì bus station, che però era chiusa, quindi ho ripiegato su North bus station, nonostante le continue pressioni dei tassisti sono riuscito a trovare un taxi bianco che per 5 JD mi ha portato fino alla dogana di Allenby Bridge/King Hussein. Nel mio caso la procedura per l’ingresso in Israele è statapiuttosto veloce, poche domande e consegna dei bagagli in tempi brevi. Due ragazzi che ho incontrato al confine venivano dalla Siria, siccome ho dovuto aspettare più di 45 minuti per uno sherut fuori dall’edificio e non li ho visti passare credo che per loro sia stata più lunga (penso però che ce l’abbiano fatta).Il confine chiude alle 18.00 durante la settimana, quindi attenzione a non fare tardi. La tassa di uscita dalla Giordania è di 10 JD. La sera ho cenato in un locale thai-fusion in German Colony.
18 agosto 2010 Visita al quartiere ultraortodosso di Mea Shearim, dove vivono circa 3000 ebrei del genere Haredi: Consiglio di mangiare nel baretto Big Toast in Pines St. Dove per pochi shekel potete gustare degli ottimi eggroll e magari, se siete fortunati come me, fare una simpatica chiacchierata con un Haredi Jews a proposito di Maicon e Murinho. Nel pomeriggio un gran giro a Gerusalemme Ovest, la sera cena al Borderline.
19 agosto 2010 Partenza in taxi per il Ben Gurion verso le 9.30. Controllo di bagagli e passaporto tortuoso, ma senza nervosismo. Poi l’aereo non parte per una bottiglia che si infila nel motore, sbarco, nervosismo, pranzo, reimbarco, arrivo a Milano Malpensa alle 20.30.
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