Israele, 10 giorni in libertà

Viaggio in autonomia in varie zone di Israele: Gerusalemme, Masada e il Mar Morto, Acri, Tiberiade, Tel Aviv per luoghi storici e religiosi
Scritto da: RosaLuca
israele, 10 giorni in libertà
Partenza il: 28/05/2018
Ritorno il: 06/06/2018
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Siamo due coppie di amici non più giovanissimi, ma ci piace viaggiare fai da te.

Abbiamo scelto Israele per curiosità e per conoscere una realtà così particolare di cui tanto si parla, ma che incute anche una certa preoccupazione per la situazione politica controversa e spesso in prima pagina. Infatti, proprio poco prima della nostra partenza, si erano riscontrati eventi pericolosi sia nella striscia di Gaza che sulle alture del Golan. Ci siamo dunque mantenuti sempre informati attraverso il sito della Farnesina, registrati nella sezione Dove siamo nel mondo nonché mandata una mail informativa sul nostro viaggio, come consigliato, all’Ambasciata d’Italia in Israele.

Viaggio dal 28 maggio al 6 giugno 2018, in totale 10 giorni 9 notti

Volo Ryanair Bergamo-Tel Aviv. Prezzo ottimo, orario di partenza da Bergamo non proprio… 7.30 di mattina! Comunque ce la facciamo partendo a mezzanotte da casa e saltando la notte di sonno! Parcheggiamo al P2 prenotato on line e l’imbarco è super liscio. Questa volta, viste le nuove normative ci siamo procurati anche la priority e il posto assegnato. Compreso tutto il volo è costato poco più di 100 € a testa andata e ritorno. Ovviamente però ci vuole il passaporto quindi, per chi non l’avesse, bisogna farlo per tempo, con relativi costi, perché è necessario per entrare nel paese e già a partire dal check in! Gli alberghi li abbiamo prenotati da Booking, tutti con colazione, posizione centrale e cercando prezzi contenuti, per Israele cosa quasi impossibile. Infatti capiamo subito che la vita è piuttosto cara, soprattutto se confrontata al medio oriente in generale.

Abbiamo anche prenotato sempre da internet una macchina a noleggio per 4 giorni presso l’agenzia Hertz di Gerusalemme che restituiremo a Tel Aviv città. Scegliamo sempre la Hertz, anche se alle volte potrebbe apparire più cara, perché ha sedi super capillari, siamo registrati da anni ed è chiarissima nei prezzi e nelle tipologie di cover che offre. Spesso danno anche gratuitamente l’upgrade della categoria ai clienti affezionati. Anche se con costi aggiuntivi scegliamo sempre l’abbattimento totale delle franchigie sia per danni che per furto. Una sola volta ci è capitato infatti il furto della macchina intera…..e ce ne hanno dato un’altra e finita lì, da cui ci tuteliamo sempre serenamente. Meglio risparmiare su altro!

La scelta dell’itinerario e delle cose da vedere non è stata semplice. Abbiamo utilizzato tre guide (Lonley planet e Touring per Israele e territori palestinesi, la Cartoville di Gerusalemme, sempre la migliore, nonché un numero speciale dei Meridiani uscito fresco fresco per il giro di Italia partito proprio in Israele e che ci ha dato interessanti informazioni) e una carta stradale (Freitag & Berndt, 1:150.000, fantastica) e valutato cosa scegliere e cosa scartare. Abbiamo anche fatto ricerche in internet e letto alcuni diari tpc molto ben fatti ed interessanti. Siamo comunque riusciti a vedere quasi tutto ciò che volevamo e le rinunce non ci hanno fatto soffrire più di tanto! Abbiamo anche ragionato molto sulle date (giorni della settimana per programmare tenendo conto del sabato che vede tutto paralizzato a partire già dal venerdì pomeriggio e del ramadan in corso in quel periodo) in modo da distribuire visite e spostamenti senza avere imprevisti.

Volevamo uscire dagli schemi del classico viaggio a sfondo religioso che non era certo nei nostri obiettivi, e stare più orientati sugli aspetti sociali e su quelli storici dei resti romani, bizantini, crociati che ci attiravano molto. Fermo restando che la prevalenza assoluta del turismo che abbiamo incontrato è di tipo religioso e di grandi gruppi. Turisti singoli indipendenti veramente pochi.

Lunedì 28 maggio 2018: Bergamo-Gerusalemme

Atterrati seguiamo il percorso obbligato per polizia e controllo documenti fino al rilascio del visto su cartoncino a parte, che è vitale non perdere e portare sempre con sé insieme al passaporto perché viene chiesto sia negli alberghi che in eventuali controlli. Tutto comunque lento ma senza problemi. Vista la situazione che prevede controlli frequenti abbiamo anche con noi una fotocopia del passaporto che teniamo separata dallo stesso, non si sa mai.

Cambiamo subito un po’ di soldi ben sapendo che il tasso non è conveniente e che in aeroporto applicano una commissione. 1 € circa 4 Shekel. D’altra parte dobbiamo prendere il bus e non sappiamo di cosa possiamo avere bisogno e se e come troviamo altri cambi. Inoltre, pensando ad eventuali controlli, vogliamo avere almeno una ricevuta di cambio ufficiale. Mettiamo anche sul mio telefono un Sim israeliana con telefonate illimitate verso l’Italia e Israele e con 30 giga per internet, ci costa una cifra (circa 60 € con durata 14 giorni) ma vista la situazione ci preme avere la possibilità di contatti continuativi ovunque e in qualsiasi orario, e non solo confidando nei wifi, soprattutto in caso di problemi. Anche in questo caso ovviamente si poteva cercare in città dove spendere meno ma così abbiamo perso pochissimo tempo, gli operatori hanno provveduto loro a sistemare perfettamente il telefono e la cosa è stata utilissima, anche se per fortuna non l’abbiamo dovuta usare per bisogno, pur essendo stata un valido supporto! L’operatore si chiama 019, copertura massima ovunque, scelta di cui non ci siamo pentiti.

Andiamo al secondo piano dell’aeroporto a prendere il bus 485 per Gerusalemme che ci porterà alla stazione centrale dei bus da cui dovremo prendere il trenino/metro di superficie, numero 1, per arrivare vicino all’ostello che si chiama The Post e che ci ha mandato tramite mail indicazioni precise di come raggiungerlo. Trovare la fermata del n.1 non è stato semplice, rispetto a dove si scende dal bus è un po’ lontana e molto nascosta. Dei tre alberghi che abbiamo usato in Israele questo è il meno costoso, e c’è il motivo! Doppia per 4 notti con colazione 373 €. La cosa più fantastica è la posizione, anche la colazione e la hall (zona comune da ostello!) non sono male. Le stanze, pur essendo tutto rinnovato, invece veramente piccole e in 4 notti non hanno mai rifatto il letto. In complesso aria molto hippie/disinvolta. Richiedono pagamento anticipato all’arrivo senza neppure averci fatto vedere la stanza. E’ proprio dentro i vecchi uffici postali! 3° piano e ingresso molto nascosto.

Orologio avanti di un’ora e partiamo subito per la città vecchia: Santo Sepolcro e Muro del pianto sono i nostri primi obiettivi per avere subito un impatto forte!

Dal nostro ostello si raggiunge con una breve passeggiata la porta di Jaffa costeggiando le bellissime mura, la prima impressione è molto bella. Subito oltre la porta si trova l’Ufficio del turismo dove però una signora anziana un po’ incerta non ci soddisfa pienamente. Seguiamo le strette viuzze tutte costellate di negozietti con le stesse paccottiglie viste e riviste in tutti i paesi del Nord Africa, in discesa e salita con gradini che bisogna badare con attenzione per non inciampare o scivolare e arriviamo velocemente alla Chiesa del Santo Sepolcro, seguendo anche le frecce indicative molto utili.

Nel piazzale molta gente seduta sui gradini e all’interno ce n’è ancora di più. L’ingresso è libero e gratuito. Subito si trova la lastra dell’unzione, con molta gente chinata che striscia oggetti o fazzoletti sulla superficie, che la bacia e l’accarezza, è buio e sopra la lastra pendono una serie di lampade e l’unguento emana un gradevole profumo. Da un lato per stretti gradini si sale al Golgota dove c’è una lunga coda per avvicinarsi all’altare e toccare la pietra dove si dice sorgessero le tre croci. Proseguendo di lato si entra nella grande cappella circolare colonnata, la Rotonda, di epoca costantiniana, al centro della quale si trova una piccola chiesina sotto la quale sarebbe appunto il santo sepolcro. Qui la fila è immensa, si scende in pratica a pochi alla volta e si esce dalla parte opposta. Non ci pensiamo neanche e proseguiamo scendendo ancora, la chiesa in effetti è quasi un labirinto e malgrado le varie guide e piantine di cui disponiamo non ci orientiamo benissimo; arriviamo alla cappella di Sant’Elena e alla cripta dove sarebbe stata trovata la croce. Qui almeno c’è un po’ meno gente.

Riusciamo a ritrovare la strada senza perderci, la cosa che più colpisce è la varietà incredibile di persone, anche di culti diversi, armeni, etiopi, ortodossi e di tutte le parti del mondo.

Usciti dirigiamo sempre attraverso stradine strette acciottolate con negozietti vari verso il muro del pianto, altro luogo simbolo di Gerusalemme, prima di scendere c’è un posto di controllo della polizia con metal detector tipo aeroporto e si accede dalla gradinata dalla quale si apre la vista sul muro, situato proprio sotto la spianata del tempio, diviso in due parti per l’accesso agli uomini e alle donne. Certamente è un luogo molto particolare e molto significativo per gli ebrei. Sostiamo a lungo osservando le persone e i loro rituali. Anche qui, come ovunque nella città vecchia, molti militari in assetto da guerra, con mitra spianato e arsenale di armi varie, cosa che fa piuttosto impressione e paura e nello stesso tempo per alcuni può essere anche rassicurante. I soldati sono indifferentemente uomini e donne. Resta però il fatto che tante armi spianate non le avevo mai viste! Abbiamo anche avuto l’occasione di vedere numerosi ebrei ortodossi, quelli cioè con il largo cappello nero e i due riccioli ai lati delle orecchie, che avevamo visto solo a New York e Venezia e non certo in così grande quantità. Anche questo diciamo che fa un po’ strano.

Dunque l’impatto con Gerusalemme è veramente particolare, direi diversa da qualsiasi altra cosa che abbiamo visto.

Ci fermiamo a cena in un ristorante vicino alla porta di Jaffa, il Versavee, subito ordiniamo hummus e limonata con la menta, tutto ottimo. I prezzi non proprio contenuti, ma ce lo aspettavamo, e la pulizia un po’ al limite, ma anche questo non ci scompone di certo.

Finalmente si fa ora di dormire, siamo in giro da due giorni e una notte e siamo stanchini, la cameretta ce l’hanno resa più vivibile grazie alla luce aggiustata (eravamo al buio) e alla TV (che non era in camera mentre era prevista nella prenotazione e che però fa vedere solo pochi canali e solo israeliani). Crolliamo. Ci cullano i rumori dei condizionatori, la nostra finestra dà sul cortile interno dove ci sono tutti i macchinari!

Martedì 29 maggio 2018: Gerusalemme

A colazione spremuta d’arancia da farsi autonomamente un arancio alla volta, cosa che fa tappo e conseguente coda, hummus, babaganoush, yogurt e soprattutto shakshuka squisita nei caratteristici tegamini. Non manca l’insalata di cetrioli e pomodori. La cosa deludente è il caffè che è un solubile di scarsa qualità… meglio a questo punto il the. Comunque la colazione ci piace molto. Ci sarebbe anche un terrazzino sfatto dove sedersi, ma la vista non è delle migliori!

Partiamo spediti per la fermata della metro per andare allo Yad Vashem. Di nuovo, come ieri all’arrivo, sceneggiata alla macchinetta senza riuscire ad ottenere il biglietto per la linea 1 (metro di superficie che attraversa la città). Quando arriva il treno decidiamo di salire comunque, soldi in mano, e se dovesse salire il controllore cercheremo di spiegare che non essendoci la versione in inglese ci è impossibile procedere ad ottenere i biglietti.

Si arriva sino al capolinea e poi con una breve passeggiata (la navetta che porta al museo non si vede e non ha un orario preciso) si arriva al Museo. Biglietto e niente audioguida in italiano, così facciamo senza. La struttura è ultramoderna ed il museo è grandissimo. Se si vuole vedere tutto approfonditamente, compresi filmati, letture delle spiegazioni e giri di tutte le cose anche esterne, ci vuole veramente almeno una mezza giornata. Oltretutto i gruppi pullulano e ci sono passaggi obbligati stretti veramente troppo affollati. A dire il vero tiriamo un po’ via tutta la prima parte, ricorda molto il museo ebraico di Berlino, quello di Vilnius e anche il museo di Oscar Schindler a Cracovia. Sull’olocausto abbiamo visto anche Auschwitz e nell’insieme questo è un po’ il compendio massimo delle documentazioni sull’olocausto.

Usciti andiamo al memorial dei bambini, di grande suggestione, giriamo a vedere le varie strutture e statue sparse nel giardino dei giusti delle nazioni, fra cui la fiamma perenne, poi torniamo dentro a rivedere le sale dove all’inizio c’era troppa gente, visto che la piena è leggermente calata. Usciamo e intercettiamo la navetta che ci riporta velocemente al capolinea della metro. Altro tentativo di biglietto, ci facciamo aiutare da un ebreo ortodosso ma è in difficoltà pure lui… altro viaggio da portoghesi e scendiamo al famoso mercato Mahane Yehuda. Molto interessante, animatissimo, in parte coperto e pieno anche di posticini carini dove mangiare o bere qualcosa. Intercettiamo un ristorantino locale molto tipico così ci sediamo, visto che siamo già un po’ provati, cibo ottimo, gestore simpatico e prezzi modici. Ovunque gran quantità di melograni, paste di frutta secca, dolci e tantissima frutta. Spremute e succhi molto invitanti. Veramente piacevole.

A piedi dal mercato dirigiamo al quartiere Mea Shearim, quello degli ebrei ultraortodossi (haredi) che ci incuriosisce molto per la grande concentrazione di osservanti abbigliati tipicamente di nero con cappotto e cappello larghissimo, camicina, di cui spuntano i cordini bianchi pendenti ai quattro lati, qualcuno anche con il mega cappello di pelo delle occasioni speciali. Particolari le cappelliere rotonde e nere dentro alle quali trasportano i cappelli. Come abbiamo letto è un quartiere piuttosto degradato per la povertà di queste persone dedite più alla preghiera che al lavoro e con molti figli da sfamare. Le donne sono molto dimesse e con la testa coperta da berretti o foulard, gonne lunghe, ciabattoni, il tutto con colori smorti. Inoltre non sono ben visti i turisti contro i quali, soprattutto contro i gruppi, sono numerosi i cartelli sui muri. Noi siamo solo in quattro ed effettivamente nessuno ci disturba ma non ci sentiamo di fare fotografie della evidente miseria e del degrado delle abitazioni. Ne usciamo decisamente rattristati e nello stesso tempo stupiti, come da un tuffo nel medioevo.

A piedi, altra scarpinata notevole se si considera che siamo in cammino dal mattino, raggiungiamo di nuovo la porta di Jaffa e ritentiamo l’ufficio del turismo per informarci meglio anche sugli autobus per Betlemme e per il museo del libro nonché per la migliore strada per il Mar Morto che non passi dai territori palestinesi. C’è un’altra signora anziana che non brilla di gentilezza ma sembra un po’ più esperta. Moto spicciativa e bisogna estorcerle le notizie con pressing di domande.

Ripartiamo ed andiamo a prendere l’autobus 66 per l’Israel Museum. Gli autobus per fortuna sono pagabili a bordo all’autista e ci sentiamo più tranquilli e in regola! La fermata è proprio davanti al museo e già appena scesi si vede la bianca cupola dello Shrine of the Book costantemente irrorata di acqua. Abbiamo scelto di venirci oggi perché il martedì è chiuso alla mattina ma apre di pomeriggio e sta aperto fino alle 20, così riusciamo ad incastrarlo nel tardo pomeriggio e a guadagnare tempo.

Il posto è fantastico e merita assolutamente. Oltre al museo ci sono anche giardini stupendi e ovunque opere d’arte moderne, il grande torsolo di mela ad esempio è veramente particolare! Ma la cosa che a noi interessava era lo scrigno dei libri con i rotoli del Mar Morto esposti con straordinaria suggestione e il plastico della Gerusalemme al tempo di Gesù di grandissime dimensioni veramente interessante e unico. Il tardo pomeriggio poi dona temperatura più fresca e bellissima luce. Vediamo anche una parte della sezione archeologica e di quella etnica… ma la giornata è stata veramente intensa!

Riprendiamo il 66 verso il centro e decidiamo di buttarci nella zona animatissima di locali e giovani della Jaffa Road in prossimità della Ben Yehouda. Purtroppo becchiamo malissimo, anche se il cibo è mangiabile. Il locale è un pub di tendenza che però, dopo poco che abbiamo ordinato, si trasforma in un luogo invivibile di musica a tutta palla e giovani che ballano e fanno confusione al massimo. Ormai siamo seduti e resistiamo, finito vorremmo scappare ma dalla confusione facciamo anche fatica a pagare perché non si arriva alle casse dai ragazzi che si dimenano.

Torniamo al nostro Post Hostel un po’ “suonati”… e anche domani ci aspetta una giornatina!

Mercoledì 30 maggio 2018: Gerusalemme

Tempo sempre splendido, solita levataccia e via verso la porta di Damasco. La passeggiata che costeggia le mura, stavolta su un altro lato, è sempre mitica.

Un attimo di problema a trovare l’ingresso per la stazione dei bus e a capire quale è quello arabo che va a Betlemme, cioè il 231. Le gite organizzate costano molto e impegnano troppo tempo per i nostri gusti e, a detta di molti, essendo la cittadina così vicina, si fa prima con il bus di città. Infatti è così solo che, o non ci siamo capiti con l’autista, o siamo stati poco svegli noi, o l’autista l’ha fatto apposta, ci fa scendere in una landa desolata di un quartiere super periferico in una strada senza nessun tipo di indicazione e riferimento e ci scatta quasi un po’ di ansia. Di fatto veniamo avvicinati con molta insistenza da 3 o 4 taxisti, non a caso già pronti alla bisogna! Dubbiosi ma un po’ costretti facciamo il contratto con quello di loro che ci sembra più affidabile… e più insistente.

Partiamo e ci porta subito al campo dei pastori con cappella dell’Angelo, un sito che non era nelle nostre intenzioni vedere e per due volte rimaneggia la cifra del contratto aumentandola perché vuole aggiungere cose che a noi non interessano. Non era nelle nostre intenzioni andarci ma… poi ci porta alla barriera di separazione fra Israele e Palestina, un muro alto 8 metri fatto di blocchi di cemento, nella parte dove è dipinto con murales tipo muro di Berlino. Effetto veramente tosto e angosciante! Poi, indovinate, ci porta dal presunto parente con negozio di artigianato di legno di ulivo, sempre che a noi non stava bene ma siamo in macchina con lui! Prezzi alle stelle e niente che ci interessi. Così compriamo 2 cartoline e un magnete tanto per educazione e beviamo il caffè con dolcetto che ci offrono gentilmente. Nel frattempo sentiamo alcuni spari e siccome siamo in una zona molto periferica e isolata ci scatta anche un tot di ansia ulteriore. Comunque ripartiamo finalmente verso la basilica della natività che era ciò che volevamo vedere! Qui incrociamo numerosi turisti, coda per scendere nella grotta della natività che quindi non vediamo, ci accontentiamo dei bellissimi mosaici in stile Ravenna. Nell’insieme la basilica è molto suggestiva.

Usciti l’autista insiste per portarci alla grotta del latte. Qui molta meno gente. Scopriremo poi che proprio il giorno dopo nella stessa grotta hanno accoltellato un sacerdote! Noi vorremmo poi farci portare alla fermata del bus indicata come vicina al suq per farci due passi in libertà e poi riprendere la via per Gerusalemme. L’autista però fa di testa sua anche stavolta e ci porta al confine mollandoci letteralmente non senza discussione, sostenendo che se passiamo il confine a piedi dall’altra parte ci sono i bus israeliani più veloci. In pratica non vuole tornare in città! Così non gli diamo la mancia che chiede, ci salutiamo un po’ sostenuti e un po’ preoccupati ci mettiamo in coda insieme a popolazione varia (di turisti solo noi quattro e due giapponesi spaesati come noi) per passare il muro. C’è un lungo passaggio stretto fra muri di cemento e due tornelli di metallo senza ritorno (ci ricorda completamente quando da San Diego andammo a Tijuana!) poi si arriva ai controlli del metal detector, dove si passa pochi alla volta tipo aeroporto, con voce che viene dall’alto ulteriormente inquietante, infine si mostrano i documenti che devono venir appoggiati al vetro antiproiettile di una guardiola sigillata con soldatessa a mitra spianato. Ci fa segno di passare senza problemi e torniamo in Israele e ci sono veramente gli autobus. Il fatto che sia il modo più veloce per tornare indietro è un’idea del taxista! Ieri giornata di musei, oggi è la giornata della zona mussulmana… che la pagina della Farnesina consiglia di visitare con molta cautela.

Scendiamo di nuovo alla porta di Damasco e da lì ci spostiamo alla vecchia stazione dei bus, un po’ nascosta, dove prendiamo appunto un altro bus arabo, il 75, per il monte degli Ulivi. Anche con questo autista facciamo un po’ fatica a capirci sul dove scendere ma più o meno ce la facciamo. Subito ci colpisce la vista mozzafiato sulla città, compresa la famosa cupola dorata. Ci fermiamo alla piccola chiesa dell’ascensione con la pietra con l’impronta del piede di Gesù. Per fortuna qui pochissima gente. Continuiamo la passeggiata in discesa verso il Getsemani. Si attraversa tutta la fiancata del monte degli Ulivi che è praticamente tutto un cimitero. L’effetto complessivo è di grande suggestione e la vista impagabile.

Abbiamo fame e troviamo un specie di garage sfatto dove un vecchietto frigge felafel in una padella d’epoca. Speriamo non lo sia anche l’olio! A prezzo carissimo ci fa due piattini insistendo sul fatto che siamo fortunati per via che essendo in pieno ramadan nessuno ci darebbe da mangiare a ora di pranzo. Inoltre ci fa salire per una scala traballante sul tetto del garage dove ci sono dei tavolini e delle seggiole veramente messi malissimo. La vista però è talmente bella che ci spazzoliamo i nostri piattini di gusto e molto soddisfatti godendoci lo spettacolo e la solitudine. Quando scendiamo lo becchiamo che mangia di gusto pure lui… altro che ramadan!

Riprendiamo la discesa, che è ripidissima, evitare di farla al contrario! Intercettiamo alcuni grupponi fra cui uno di italiani. Arriviamo all’orto del Getsemani, con una bella cappella con la pietra dell’agonia, gli ulivi millenari stupendi e la vicina tomba di Maria. Visitiamo tutto un po’ intrecciati con gruppi religiosi.

Scendiamo del tutto e siamo tornati a Gerusalemme, stavolta entriamo dalla porta dei Leoni intenzionati a farci il percorso della Via Dolorosa che inizia proprio da questa porta e finisce al Santo Sepolcro. Si fa un po’ fatica a trovare le stazioni della via crucis, spesso un po’ nascoste e indicate solo a volte e in maniera diversa, tutto ciò anche perché siamo in pieno quartiere arabo. Riusciamo comunque a vederle praticamente tutte.

Sosta pomeridiana imperdibile all’albergo austriaco. Come indicato nella guida si suona al campanello, si sale e sembra di entrare veramente in un vecchio locale austriaco. Giardini e giardinetti, velluti, un Eiscaffee da urlo, il minareto a 10 metri con il muezzin in gran forma e si può salire sul tetto, a pagamento, dove hanno sistemato un terrazzo dal quale sembra praticamente di toccare la cupola della roccia. Mitico, in più per noi indispensabile, visto che abbiamo deciso che non andremo alla spianata del tempio, primo perché non abbiamo tempo, secondo per gli orari ristrettissimi di visita, terzo visto il periodo di ramadan e di una certa aria di pericolosità, quarto perché le moschee non sono comunque visitabili.

Ci ributtiamo a malincuore nelle stradine piene di negozietti di paccottiglie varie tutte uguali e molto costose e dirigiamo di nuovo al Santo Sepolcro per vedere se ci fosse un po’ meno gente e se magari riusciamo a capirne meglio l’articolazione. Infatti è così. Giriamo nuovamente tutta la chiesa e stavolta riusciamo ad accedere ad una delle postazioni di culto con una coda accettabile, la pietra del Golgota, posizionata sotto un altare dove bisogna inginocchiarsi ed infilare il braccio in un buco fino a toccare la pietra sottostante. Il sepolcro però è sempre per noi irraggiungibile per coda chilometrica. Così ci aggiriamo a lungo osservando la varia umanità: sacerdotesse armene, frati francescani, gruppi di etiopi e di visitatori di ogni lingua ed etnia. Alla pietra dell’unzione poi si potrebbe stare ore ad osservare i rituali individuali più o meno strani e personalizzati dei devoti.

Usciti sostiamo un po’ sulla gradinata prospicente e poi alla porta di Jaffa nella piazzetta davanti alla Cittadella sulle panchine di pietra continuando ad osservare la varia umanità e soprattutto i numerosi ebrei ortodossi che qui sono numerosissimi. Ci siamo documentati sull’abbigliamento, tessuti, motivazioni, veramente un mondo per noi completamente diverso.

Alla sera rinfresca molto e la giornata è stata impegnativa, dirigiamo nella zona dove abbiamo cenato ieri sera e troviamo un posto carino dove ti combinano insalatone a piacere in stile americano. Ceniamo così piacevolmente e ci fermiamo per un ultimo momento di curiosità: nella Jaffa Road dove c’è un bellissimo pianoforte a disposizione di chi vuol suonare e c’è sempre qualcuno che strimpella con persone attorno, stasera inoltre ci sono anche 2 ebrei ortodossi che fanno musica sacra e cantano. Atmosfera proprio da Gerusalemme!

Giovedì 31 maggio 2018: Gerusalemme

Stamattina altro programma super intenso. Partiamo scattanti alla volta del quartiere armeno. Ci fermiamo subito alla chiesa di San Giacomo che però apre al pubblico solo per mezz’ora dalle 15.00 alle 15.30. Ci toccherà tornare modificando un po’ i nostri programmi. Il quartiere, al contrario della altre zone della Gerusalemme vecchia, è silenzioso, spoglio, sembra quasi disabitato. Porte e finestre chiuse e stradine deserte. Diamo un’occhiata alla Chiesa di St. Anna e alla piscina Bethesda e arriviamo alla porta di Sion.

Appena fuori dalla porta accediamo alla Basilica della Dormizione di Maria, con bellissima cupola, alla tomba di David e a quello che si dice essere il sito del cenacolo. Questi tre interessanti monumenti sono praticamente uno accanto all’altro e riusciamo a vederli con una certa tranquillità prima che arrivino troppi gruppi di pellegrini. Dal cenacolo (sala dei cavalieri con colonne) si sale anche su una terrazza con bellissima vista. Sotto alla porta di Sion c’è un grande parcheggio e per scendere al cimitero dove è sepolto Oscar Schindler dobbiamo chiedere un paio di volte la direzione. La strada è abbastanza lunga e una volta arrivati al cimitero si deve scendere fino all’ultimo terrazzamento in basso per trovare la sua tomba. Con questa visita è un po’ come chiudessimo un nostro cerchio personale di affezione per questo grande personaggio: abbiamo infatti visitato la sua famosa fabbrica a Cracovia e visto più volte il film di Spielberg. Siamo emozionati!

La salita di ritorno però, sotto il sole che è già più che cocente, è tosta. A metà strada decidiamo di visitare anche la Chiesa di San Pietro in Gallicantu (dove appunto Pietro pianse al canto del gallo per aver rinnegato Gesù) perché le sue caratteristiche cupole ci avevano colpito dall’alto. Sembra subito sotto alla strada ma invece è di nuovo in fondo a una lunghissima discesa e ci troviamo ben 9 pullman di pellegrini provenienti da varie parrocchie italiane (così recitano i cartelli sui parabrezza). Comunque il sito per fortuna è vasto con giardino e monastero e un negozio ricco di souvenir interessanti e particolari e a prezzi inferiori di quelli che avevamo visto nella città vecchia. Sostiamo per riprendere le forze visto che abbiamo già faticato parecchio.

La salita è ancora lunga ma arriviamo a rientrare dalla porta da cui eravamo usciti. Da lì dirigiamo verso il centro vero e proprio, cioè la piazza del cardo massimo (stupefacenti le colonne), la Hurva, piena di gente, locali carini, un vecchio minareto e due sinagoghe. Ne visitiamo una, che appunto è la Hurva, (l’altra non è possibile), ci si può affacciare da una porticina e osservare gli uomini che pregano dondolando, molti hanno un piccolo libro legato sulla testa, alcuni parlano fitto fra loro, altri pregano dondolando vistosamente. Il posto invece per le donne è una sala appartata al primo piano. Saliamo in cima alla cupola da cui si vede un panorama stupendo della città vecchia e l’interno della sinagoga dall’alto.

Dopo aver visto per bene tutte le colonne romane che costeggiano il cardo massimo ci fermiamo in un ristorantino nella piazza. Mangiamo benissimo, hummus, melanzane e un’ottima limonata con la menta. Rifocillati torniamo al muro del pianto, prima però troviamo un punto panoramico dall’alto, poi scendiamo nuovamente sotto. Oggi ci sono ancora più militari, addirittura dei camion che stanno montando dei palchi. Forse in vista di qualche manifestazione.

E via di corsa, si sono fatte le tre e corriamo alla chiesa armena di San Giacomo giusto in tempo per entrare. Dobbiamo stare seduti in disparte molto composti per assistere alla funzione (una signora con le gambe accavallate viene pregata di “scavallarle”), i sacerdoti coi lunghi mantelli neri con cappuccio e la chiesa, internamente stupenda piena di oro e maioliche alle pareti, creano un atmosfera suggestiva e decisamente particolare. In una nicchia la cappella con la testa di San Giacomo.

Arriviamo poi trafelati alla Cittadella ma non ci fanno più entrare perché manca mezz’ora alla chiusura. Peccato, questa ce la perdiamo e ci dispiace molto perché era nei programmi. Ci facciamo però stampare i biglietti per stasera. Avevo infatti prenotato da casa lo spettacolo di suoni e luci alla Cittadella, ma bisogna poi appunto trasformare il codice a barre della prenotazione in biglietti.

A questo punto dirigiamo verso la sede Hertz del centro nella King David. Passiamo dal Mamilla Center, zona moderna di grandi firme, e arriviamo all’ufficio in leggero anticipo sull’orario di prenotazione. Gentilissima la ragazza, ma ci mette un sacco di tempo e un sacco di discussioni al telefono con il garage che non capiamo. Alla fine ci danno la macchina con tanto di pin per l’accensione. Speriamo di non scordarlo o perderlo! Anche qui, come ci è successo in Portogallo, nel caso facessimo un pezzo di autostrada a pagamento, verrà caricata sulla carta di credito perché non esiste il pagamento pedaggio ma solo una sorta di telepass che le macchine a noleggio hanno già incorporato. Inoltre per i parcheggi esiste una macchinetta che si carica con i soldi e si attacca all’interno del vetro puntando l’ora come un normale orologio e scarica i soldi in base al tempo. Cerchiamo di comprarla presso un distributore ma l’hanno finita per cui cerchiamo un parcheggio privato per la notte, visto che a ore non abbiamo modo di pagarlo e che le multe fioccano. Per fortuna ne becchiamo uno, caruccio, vicino all’albergo. Lasciata la macchina cerchiamo dove mangiare nella zona più animata di Jaffa Road. Troviamo un posticino carino dove fanno shawarma kosher (praticamente un kebab) con la solita pita. Ottimo. Poi gelato e via alla Cittadella per lo spettacolo.

Marea di gente e facciamo un po’ di coda finchéè non aprono i portoni. Almeno ci vediamo tutto il mega cortile e le torri illuminati in notturna veramente suggestivi. Il cortile è vastissimo e le sedie sono dislocate in varie zone. La storia di Gerusalemme viene proiettata quasi a 360 gradi sulle pareti interne della cittadella. Ci posizioniamo centrali e lo spettacolo parte. Percorre tutti i vari eventi che si sono susseguiti nella città, senza nessun tipo di testo ma sono intuibili dalle immagini soprattutto se ci si è precedentemente documentati sulla storia. Alcuni momenti sono di grande effetto scenografico, altri un po’ più lenti e banali, le recensioni danno lo spettacolo imperdibile, ma se uno proprio non ci riesce a vederlo può sopravvivere.

Ovviamente si è fatto tardi e molto fresco e domattina si parte per la grande avventura! Quindi ultima passeggiata in notturna lungo le mura e ultimo sguardo a Gerusalemme by night.

Venerdì 1 giugno 2018 – Totale km 395: Gerusalemme-Masada-Mar Morto-Acri

Mattina un po’ agitata. Il Post dice di aprire la colazione alle 7.30. Noi siamo lì pronti e speranzosi anche con un filo di anticipo, ma sono tutti ancora nel mondo dei sogni (e ieri sera hanno anche gozzovigliato lasciando una bella sporcizia!) e in pratica riusciamo a mangiare solo verso le 8. Gran nervoso perché per noi oggi è una giornata tremenda e anche mezz’ora fa la sua differenza.

Andiamo sparati alla macchina, carichiamo i pochi bagagli e partiamo sperando si imboccare la strada giusta senza troppa fatica. Aiutati dalla cartina stradale e da un po’ di fortuna troviamo la strada n. 1 verso il Mar Morto. Traffico discreto ma scorrevole, strade buone e lasciamo Gerusalemme ripassando dal ponte di Calatrava. Il paesaggio è ondulato e man mano sempre meno verde. Arriviamo in vista del Mar Morto, di un bellissimo azzurro, avvolto in una leggera nebbiolina. Da lì si imbocca la 90 che lo costeggia verso sud, proseguiamo senza mai fermarci, anche perché non ci sono case o villaggi, fino ad arrivare alla deviazione per Masada che porta in un breve tratto alla base della funivia. Mega parcheggio coperto da cui si sale al centro visitatori con biglietteria e shop. Nel prezzo della funivia è già compreso parcheggio e ingresso agli scavi. La coda per salire è breve malgrado si vedano già numerosi pullman. La salita è velocissima e la vista dall’alto è strepitosa. Malgrado disponiamo della pianta del sito, facciamo un po’ fatica ad orientarci per la vastità della sommità della rupe e per il fatto che i luoghi da visitare si vedono in lontananza e piuttosto sparsi e distanti fra loro. Il sole è già molto cocente ma decidiamo comunque di fare il giro lungo e completo seguendo il sentiero. Così riusciamo a vedere dall’alto tutti i diversi paesaggi, Mar Morto, vari canyon, il sentiero del serpente, la rampa di salita romana relativa al famoso assedio sfociato nel suicidio di massa, cisterne per l’acqua, resti di palazzi. Per ultimo arriviamo al palazzo di Erode il grande, per raggiungerlo impegnativa discesa (e risalita) che permette di accedere ai tre gradoni nella fiancata della rupe che lo compongono. Luogo veramente fantastico. Penso però che luglio e agosto siano proibitivi per il caldo.

Un po’ di attesa per la funivia per scendere, ma le cabine vanno e vengono in continuazione e a parte un primo tratto di coda il resto è in ombra. Scesi riprendiamo la macchina che per fortuna era nel garage al coperto e quindi non particolarmente bollente, scendiamo e dirigiamo alla spiaggia della zona termale di En Borek dove si trovano diversi alberghi per cure termali e una piaggia attrezzata. Temperatura esterna 43°C! Per fortuna al parcheggio c’è la macchinetta per pagare e lasciamo la macchina in regola. Ci posizioniamo in spiaggia sotto un tendone pubblico, io bado le nostre cose e mi bagno solo i piedi (avevo già fatto il bagno nel Mar Morto in Giordania e non mi aveva entusiasmato, oltre tutto bisogna togliere tutti gli “ori” e se si hanno piccole ferite brucia moltissimo e poi è dura sciacquarsi) mentre i miei amici si ammollano totalmente con soddisfazione… una però deve uscire subito per bruciore! Troviamo poi un bellissimo bar-supermercato dove facciamo sosta per mangiare qualcosa e soprattutto bere. Nell’insieme escursione veramente valida!

Ripartiamo facendo la 90 a ritroso, poi la 1, oltrepassiamo Gerusalemme lasciandola a lato e ci immettiamo nella 6 a pagamento (arriverà sulla carta di credito) in direzione Haifa. Attraversiamo territori più verdi, abitati, ondulati. Sostiamo anche in una sorta di Autogrill per un caffè e arrivati ad Haifa imbocchiamo la 4 che va verso il Libano e poi la parallela 22 che porta ad Akko/Acri.

Arriviamo nel tardo pomeriggio. Finalmente mare e aria pittoresca e vacanziera. Decisamente Acri è molto più “araba” non solo per i numerosi slanciati minareti col tetto verde, ma anche per la gente, le stradine, l’atmosfera. Il nostro albergo è proprio letteralmente nelle mura, si chiama Akkotel, la doppia per 3 notti con colazione ben 539 €!!! Però abbiamo il parcheggio e una gentilezza e disponibilità del personale notevole oltre ad una colazione superlativa. La stanza non è grandissima e con arredi in stile un po’ cupi.

Come sempre smaniosi molliamo le valige e partiamo subito per un giro esplorativo, anche perché abbiamo davanti 2 giorni di escursioni e quindi avremo ben poco tempo per visitare Acri, purtroppo! Giriamo per le stradine con i negozietti e i mercati già in chiusura e arriviamo, anche perdendoci un po’, al porto. La città vecchia di San Giovanni d’Acri è patrimonio dell’Unesco ed ha una storia complessa. Significativi i resti del castello dei crociati, poi del Saladino e le vestigia degli Ottomani con i caravanserragli. Sul porto locali e ristoranti e molte barche. Poi, oltre le mura c’è il lungomare vero e proprio con spiaggia e lunga passeggiata con qualche bar e molta gente locale. Turisti praticamente zero. Finalmente!

Così ci cerchiamo un bel localino per la cena, lo troviamo all’interno del caravanserraglio principale che è totalmente pieno di locali, lucine ovunque, atmosfera piacevolissima. Qui scopriamo che con un forfait ti portano una serie di insalatine/antipastini e la limonata con la menta cui puoi aggiungere se hai molta fame una portata più sostanziosa a tua scelta. Tutti mangiano in questo modo e ci adattiamo. Fra l’altro tutti (i locali sono pieni di gente del luogo) hanno già le tavole imbandite ma non toccano cibo prima del calar del sole e del canto del muezzin per via del ramadan. Scopriamo che il cameriere parla italiano e che ha studiato medicina a Pavia. E’ gentilissimo! Finito di mangiare facciamo un altro giro per il centro. Essendo appunto periodo di ramadan gli abitanti si animano di notte, gelati, calessini con la musica, motoscafi con luminarie che fanno il giro del porto, gruppetti che fumano la shisha ovunque, insomma festa e animazione piacevolissima.

Chiudiamo lavorando al programma delle due prossime giornate, complicato e intenso come al solito…..poi a dormire nelle mura dei crociati!

Sabato 2 giugno 2018, Totale km 197: Acri-Galilea del Sud

Sveglia presto, colazione ottima e abbondante, tempo splendido, si parte per un giro che intitoliamo “Galilea sud”. Strade buone che troviamo agevolmente. La prima tappa è Bet She’arim, una necropoli ebraica in ambiente boschivo con bellissimi sarcofagi. Sede del Sinedrio fino al 170 d.C. e luogo di sepoltura del rabbino HaNassi, considerato profondo conoscitore del Talmud. Qui si trova un’impressionante necropoli con 31 catacombe, interamente scavata nella roccia, nelle cui camere sepolcrali sono stati rinvenuti 400 bellissimi sarcofagi in pietra scolpiti con animali, arca dell’alleanza, una gigantesca menorah su una parete e molto altro. Al cimitero si accede da due portali ornamentali in pietra che conducono nel labirinto sotterraneo dai soffitti a volta e dalle pareti ricoperte di iscrizioni. Il percorso è fiocamente. Veramente bello… e senza turisti!

Ripartiamo verso il sito archeologico quasi omonimo di Bet She’an, dove, su un colle già abitato e conosciuto 3500 anni prima di Cristo, si trovano stupendi resti romani. Alla biglietteria bar e tavolini all’ombra di grandi alberi. Il percorso però è tutto un sali e scendi assolatissimo e caldissimo su fondo impervio. Però siamo tosti e giriamo tutto, teatro, colonnato, resti vari fino alla base dell’acropoli che però decidiamo di non affrontare. Sulla sua cima un gruppetto di giovani scout che stanno scendendo visibilmente affaticati! Il sito è fantastico. Risaliamo al bar, breve sosta per rinfrescarci con un gelato e si riparte, questo era il punto più lontano da Acri del percorso di oggi. Prossima meta Bet Alfa per visitare la famosa sinagoga del sesto secolo di cui in pratica resta solo il bellissimo mosaico pavimentale.

È situata vicino ad un kibbutz, tipica azienda agricola con allevamento di bestiame.

Anche qui si paga l’ingresso e, come tutti i siti in Israele, viene denominato Parco Nazionale. Si entra in un ambiente semibuio e si cammina in alto su un ballatoio che gira intorno al mosaico. Dopo che gli occhi si sono abituati al buio si possono osservare le bellissime scene riprodotte dal mosaico. In particolare la ruota dello zodiaco e l’arca dell’alleanza, il sacrificio di Isacco e le menorah. Soddisfatti riprendiamo la macchina verso Megiddo.

Parcheggiamo e anche qui si tratta di un colle/rupe da salire a piedi sotto il sole. Per fortuna è pomeriggio e il sole picchia un po’ meno! A Megiddo pare si contino ben 26 strati di diversi insediamenti di diversi periodi storici, 3 importanti battaglie, ma ciò che lo rende famoso è che viene identificato dalla Bibbia come il luogo della battaglia finale fra bene e male che avverrà alla fine del mondo, cioè l’Armageddon. E’ un luogo veramente suggestivo, sia per la posizione, che per i resti (bellissima scuderia), che per i panorami e il lungo tunnel della condotta per l’acqua che si percorre in discesa. E’ inoltre il sito meglio indicato nel percorso che permette di vedere tutte le cose importanti senza perdersi e con punti coperti dove riposare. Il tunnel finale poi è veramente particolare. Lo consigliamo vivamente.

Ci attardiamo a lungo proprio per la suggestione del posto nella luce del tardo pomeriggio e a malincuore riprendiamo la macchina verso Acri.

Breve giro sulle mura e poi dirigiamo al lungomare e al faro. Bellissima passeggiata vista mare e ci cerchiamo un ristorantino per la cena.

Lo troviamo proprio sotto il faro. E’ un ristorante arabo, Darna, dove decidiamo di mangiare il kebab. Anche qui però optiamo per le insalatine, che comprendono ovviamente anche l’hummus e la salsa di pomodoro piccante buonissima, pita e limonata. Al solito il ristorante è pieno con cibo in tavola e tutti in attesa dell’orario per mangiare. Noi iniziamo cautamente ma nessuno ci disturba. Finita la cena, veramente ottima, compresi i dolci, facciamo una lunga passeggiata fra la popolazione animatissima con tutti i locali aperti e pieni di gente. In molti ci sono anche grandi schermi che proiettano film. Praticamente sembra una città in festa. Fra l’altro ci perdiamo anche un po’ fra i vicoli tortuosi e ad un certo punto pensiamo di non uscirne più… alcune zone interne sono buie e molto anguste, finalmente adocchiamo la torre dell’orologio del vecchio caravanserraglio sul porto e rientriamo nella zona animata.

A letto belli cotti, anche oggi giornata piena e domani forse anche di più!

Domenica 3 giugno 2018, Totale km 188: Acri-Galilea del Nord

Sveglia sempre presto, super colazione, partenza verso Nazareth per il giro che abbiamo denominato “Galilea nord”. Essendo domenica temiamo che molte cose siano chiuse, ad esempio i cambi, e siccome siamo un po’ a corto di shekel siamo un po’ preoccupati. In compenso forse non si paga il parcheggio. Appena arrivati a Nazareth, molto grande e caotica, dirigiamo alla Basilica dell’Annunciazione, l’unica cosa che vogliamo visitare a Nazareth. E’ un po’ in alto e subito partiamo con scarpinata in salita e numerose scale. E’ quasi tutto chiuso tranne pochi negozi di souvenir proprio vicino alla Basilica.

E’ enorme, imponente e ci sono parecchi turisti. Nella parte bassa della basilica ci sono resti bizantini con mosaici molto belli e la grotta dell’annuncio (anche se altre fonti dicono che l’annuncio sia avvenuto in un’abitazione). Questo luogo è abbastanza suggestivo, il di sopra invece, tutto nuovo e lussuoso, lo è molto meno. Nella parte centrale del piano superiore della Basilica c’è un enorme buco circolare con ringhiera che affaccia sulla parte bizantina.

Ripartiamo verso Cana che è proprio sulla strada che dobbiamo fare per arrivare a Tiberiade. Fatichiamo un po’ a trovare parcheggio e strada per arrivare al sito, Cana è molto trafficata e abitata. La chiesa è chiusa e apre a mezzogiorno. Nel frattempo arriva un gruppo di spagnoli con sacerdote che attende cantando. Poche decine di metri più in basso un’altra chiesa dove è avvenuto il miracolo secondo gli ortodossi. Quella però è chiusa del tutto e quindi non la vediamo. A mezzogiorno entriamo e mentre il gruppo spagnolo si ferma in chiesa in preghiera noi scendiamo nella cripta dove si vede una giara in pietra che conteneva l’acqua trasformata in vino col miracolo.

Riprendiamo la macchina e dirigiamo alla città di Tiberiade, sull’omonimo lago. E’ molto grande ed animata e decisamente più turistica e aperta malgrado sia domenica e infatti troviamo anche il cambio. Parcheggiamo, qui però si paga con la macchinetta, e andiamo a passeggiare sul lungo lago. Sullo sfondo il Golan e la Giordania. Belli i colori e la luce, ma veramente troppe immondizie ovunque, cosa che ci lascia perplessi e delusi.

Ripartiamo ancora verso Cafarnao/Tabga per andare al sito del miracolo del pane e dei pesci. Il miracolo è testimoniato da un piccolo mosaico molto significativo.

Poco oltre la chiesa del Primato di Pietro con la roccia della mensa di Cristo e l’accesso alle acque del lago, proprio lì avrebbe camminato sulle acque. Mi bagno i piedi per provare questa emozione!

Questi luoghi sono molto suggestivi e piacevoli per la bellissima vegetazione, inaspettata, i fiori, e per i paesaggi con le acque blu del lago e lo sfondo delle alture del Golan aspre e rossastre.

Ripartiamo e saliamo al monte delle beatitudini dove sorge la bella chiesa con enorme cupola dove avrebbe pronunciato il discorso della montagna con le beatitudini. Luogo piacevole e suggestivo immerso in un giardino incantevole. Bellissimo negozio di souvenir molto elegante con moltissime cose un po’ particolari e bar fornitissimo. Sostiamo freschi all’ombra gustando una granita. Ci eravamo preparati a questo viaggio particolare, fatto non solo di visite a luoghi più o meno storici come siamo abituati a fare, ma anche legati alla religione cristiana. Siamo un po’ confusi con tutte queste chiese che documentano vari avvenimenti su cui raccogliamo informazioni di mano in mano e che, non essendo particolarmente osservanti, risvegliano ricordi dei tempi del catechismo e la necessità di rinfrescare le conoscenze, cosa che faremo di certo.

Riprendiamo la strada e saliamo in bei paesaggi verso la cittadina di Safed, una delle quattro città sante ebraiche con Gerusalemme, Hebron e Tiberiade. Si trova a 900 metri di altitudine, famosa per essere un luogo di studi ebraici e per la presenza di molti artisti. Le sue stradine strette lastricate con atelier artistici sono veramente suggestive. Parcheggiamo in basso e le distanze e soprattutto i dislivelli fra le diverse aree della città sono enormi e moltissimi anche i gradini. Belli i negozi e aria quasi un po’ elegante. Certo è un luogo veramente diverso da quanto visto finora. Qui comunque sono presenti nuovamente molti ebrei ortodossi che ad esempio ad Acri non si incontrano.

Scendiamo per vie molto tortuose e ripartiamo verso Acri. E’ già quasi sera e andiamo diretti al caravanserraglio della prima sera e becchiamo fortunatamente l’unico ristorante, El-Bourj, che ha una magnifica terrazza da cui si vede la città, il mare, il caravanserraglio dall’alto e tutti i minareti. Uno sballo! La terrazza corre direttamente sulle mura ed è piena di tavoli imbanditi al solito con le insalatine che sono in attesa del via per mangiare. Ci adeguiamo e riproviamo il kebab che in questo posto viene servito in forma di spiedini arrotolati intorni a lunghi bacchetti di cannella. Forte!

Direi che come ultima sera ad Acri meglio non poteva andare. Facciamo ancora due passi e andiamo a vedere l’ingresso del famoso tunnel dei crociati lungo 350 metri che attraversa la città e che purtroppo non riusciremo a percorrere. Solita allegria diffusa a torniamo a preparare valige, domani si parte.

In albergo paghiamo e ci facciamo spiegare per bene le modalità di visita della fortezza di Acri, non vorremmo lasciare questo bel posto senza aver visto almeno quella!

Lunedì 4 giugno 2018, Totale km 132: Acri-Tel Aviv

Colazione sempre fantastica e lasciamo le stanze, carichiamo le valige e partiamo a piedi verso la cittadella che è decisamente molto vicino all’albergo. E’ una fortezza ottomana costruita sopra quella dei cavalieri ospitalieri. E’ grandissima, stupendamente restaurata ed allestita con le varie zone differenziate ed illustrate anche con tecniche audiovisive molto suggestive. Stupende le sale dei cavalieri, il refettorio con le enormi colonne, le fortificazioni, le segrete.

Usciamo a malincuore. Abbiamo dovuto correre un po’! Ci sarebbero anche altre cose da visitare ma il tempo stringe, pochi giorni tante cose! Prendiamo la macchina e partiamo verso Haifa. Costeggiamo il mare e attraversiamo la città che sembra molto bella, in lontananza si vedono bene i giardini Bahai, altra cosa che non visiteremo! Così senza troppa difficoltà arriviamo a Cesarea. Mega parcheggio a pagamento ed ingresso pure, anche se poi una parte è tipo luogo di ristoro con negozi, bar e ristoranti mentre la parte degli scavi è accessibile da un ingresso apposito. Fu costruita da Erode il grande e sono visibili un enorme ippodromo, il teatro, il palazzo e il vecchio porto. Il sito è grandissimo, assolato ma la vista mare è veramente piacevole. Usciti riprendiamo la macchina e dirigiamo all’acquedotto che è visibile per un lungo tratto proprio sulla spiaggia, molto bello e suggestivo. Poco distante i resti di una sinagoga con un pavimento musivo stupendo dove sono riportati una marea di uccelli di tutte le specie.

Lasciamo Cesarea e dirigiamo a Tel Aviv (TAV). Traffico e stradoni non promettono bene. Vorremmo andare prima all’albergo per lasciare i bagagli e poi alla Hertz a riconsegnare la macchina ma sensi unici e traffico ci remano contro. Ci rendiamo conto di esserci infilati in una corsia preferenziale per i bus piena di segnalazioni di fotografie e multa! Però ci porta alla Hertz! Facciamo il pieno prima della riconsegna e ci liberiamo della macchina. In tutto per 4 giorni, full insurance e autostrada compresa ci è costata 250 €. Se la multa arriverà la vedremo sulla carta di credito fra un mesetto!

Siamo di nuovo al mare, lunghissima spiaggia e grattacieli. Becchiamo un taxi per andare in hotel visto che abbiamo anche i bagagli. L’albergo si chiama 75 ed è al n.75 della Allenby, strada centralissima. Doppia per due notti 312 € con colazione. Da fuori sembra sfatto come un po’ buona parte dei palazzi di TAV ma dentro è rinnovato, moderno, molto carino e con personale disponibilissimo e gentile. C’è anche un angolo con caffè, biscotti e acqua fresca a disposizione h 24. La colazione invece è compresa ma bisogna farla scegliendo fra due bar vicini all’albergo. Come da nostra prassi usuale molliamo i bagagli e subito partiamo, anche perché abbiamo solo oggi pomeriggio e domani per vedere qualcosa di TAV. Fra l’altro è tutto animatissimo perché siamo in pieno gay pride e quindi c’è molta gente in giro.

Partiamo diretti verso la città vecchia… a piedi, passiamo dal mercato del Carmel, arriviamo al lungo mare e capiamo di averla fatta grossa… camminata lunghissima pur se bella. La città vecchia è lontanuccia! Jaffo è arroccata su un promontorio e le sue strade sono strette e in salita a picco sul mare. Quindi, lasciata la zona del lungomare e dei grattacieli che si alternano a vecchie case e palazzi, ci inerpichiamo nella città vecchia al cui ingresso si trova la torre dell’orologio mammelucca. Bar e negozi e molta animazione. Bellissimi scorci sulla città. Facciamo il ponte dello zodiaco esprimendo il classico desiderio e scendiamo per le stradine con eleganti negozietti fino al faro e al porto vecchio pieno di locali che hanno i tavolini all’aperto. E’ già sera e tutto è illuminato e super animato. Ci fermiamo in uno dei locali e… indovinate? Solito giro di insalatine, che qui però sono addirittura 20, anche se più piccoline, la limonata meno buona e poca attenzione al ramadan. Abbiniamo la cotoletta viennese, che qui va molto, e ci godiamo il posto e la marea di gente che sta facendo la coda per cenare… ci siamo seduti giusto in tempo! Il locale si chiama Hangar Jaffa Port e merita.

Ci attardiamo perché l’idea della scarpinata che ci aspetta per tornare in hotel ci turba e l’atmosfera sul mare è molto piacevole. Alla fine ci muoviamo e decidiamo di tagliare per la zona del Florentin. E’ tutto piuttosto sporco e sfatto, ci aspettavamo una TAV più sciccosa e meno mediorientale, vedremo domani! Arriviamo in albergo più morti che vivi. Domani ultimo giorno!

Martedì 5 giugno 2018: Tel Aviv

Scegliamo uno dei due bar convenzionati con l’albergo per la colazione. Al nostro voucher corrispondono quattro tipi diversi di colazione fra cui possiamo scegliere. Tutte e quattro complete e buone. Certo non è il mega buffet che avevamo ad Acri!

Sotto l’albergo prendiamo il bus per il museo d’arte che comprende i maggiori autori del XX secolo ed è allestito in uno splendido edificio moderno. Molto bello e una signora anziana ci spiega bene come muoverci e cosa vedere. Ci becchiamo anche una temporanea che si chiama “The Clock” di Marclay che ci cattura. Era stata presentata alla Biennale di Venezia anni fa: è un filmato continuativo h 24 fatto di spezzoni di film sapientemente montati che riportano immagini e fatti con orologi all’ora in cui lo stiamo vedendo in sequenza progressiva. Non credo di essermi spiegata… per capirci siamo entrati alle 11 e si vedevano pezzi di film con orologi puntati alle 11, poi 11 e 1 minuto poi 11 e 2 minuti etc. Fantastico. Non ci saremmo alzati più. Oltretutto essendo appassionati di cinema si rivedono pezzi incredibili e si può stare dentro all’infinito. A malincuore usciamo!

Riprendiamo l’autobus e scendiamo all’inizio del Rotschild Boulevard per poterlo percorrere a piedi e vedere le famose case in stile Bauhaus. Molte sono effettivamente belle e restaurate, altre malconce, il viale è ombreggiato e molto bello un po’ in stile rambla con anche chioschi, artisti e parecchia gente.

Arriviamo alla Sala dell’Indipendenza ma si visita solo con guida in inglese e ci rinunciamo. Passiamo dalla Shalom Meir Tower, il primo grattacielo del medio oriente sorto nel 1967, a dire il vero ci si passa proprio sotto e si intravedono i mosaici negli ingressi. Esternamente è sfatto ma dentro è stato ristrutturato con varie mostre, uffici, locali, negozi.

Da lì cerchiamo di imboccare il quartiere Neve Tzedek, considerato la Montmartre di TAV, famoso per localini e negozi. Stentiamo un po’ ad orientarci ma alla fine troviamo la strada principale del quartiere e ci sediamo in un locale a bere qualcosa, è caldo e siamo stanchi. La zona però non ha niente di speciale e non ci piace particolarmente. Dirigiamo al Carmel per girare per bene il mercato che ieri avevamo passato di corsa. Carino ma decisamente meno bello di quello di Gerusalemme.

Andiamo dalla panetteria Abulafia nella Allenby a fare una bella merenda e poi dirigiamo alla spiaggia. Troviamo una bella posizione con panchine e vista sul mare e ci rilassiamo al sole osservando la gente. Per noi la visita di Tel Aviv si chiude qui. Direi che abbiamo fatto bene a dedicarci poco tempo, a bilancio finale valeva la pena stare un giorno in più ad Acri e un giorno in più a Gerusalemme.

Torniamo nella Allemby e troviamo un posto carinissimo specializzato in hummus che si qualifica come il migliore di Israele ed effettivamente è squisito. Io lo prendo con le fave e ci facciamo anche le ultime uova col pomodoro squisite, pita e limonata e a letto.

Mercoledì 6 giugno 2018: Tel Aviv-Bergamo

Colazione nello stesso bar di ieri, poi taxi per l’aeroporto che ci mette appena 20 minuti e va come un pazzo.

In aeroporto arriviamo le fatidiche 3 ore prima consigliate ovunque, in effetti i controlli sono lunghini ma non tremendi, un po’ di domande e siamo al gate.

Volo in perfetto orario, macchina e a casa.

E’ stato un viaggio particolare, diverso dal solito stile “turistico”, in un mondo oggettivamente unico. Abbiamo visto numerose contraddizioni e avvertito la sensazione di essere sospesi sempre al limite di qualche possibile evento pericoloso. Abbiamo visto modernità e tecnologia abbinate al classico “disordine” dei suq e a modelli di vita fermi ai tempi antichi, religiosità di tutti i tipi e generi (mancano completamente le orientali), fino all’ortodossia più stretta, che ci ha quasi creato un senso di confusione un po’ opprimente. In sintesi, per chi come noi ha già visitato tanti paesi del nord Africa (Turchia, Marocco, Siria, Tunisia, Egitto, Giordania) era un tassello indispensabile ad integrare le nostre conoscenze dirette di questi luoghi così interessanti e così diversi dalla nostra realtà. Senz’altro chi fa questo viaggio in forma di pellegrinaggio religioso riporterà credo tutt’altra impressione!

Come consiglio finale direi di stare più giorni possibile a Gerusalemme, di non tralasciare Acri e la Galilea, interessanti e ricche di siti molto particolari, decisamente zone molto autentiche, e di dedicare una visita a Masada, valutando bene le temperature.

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Acri

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Acri refettorio dei cavalieri

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Le insalatine

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Safed

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Bet Shean

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Tel Aviv

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Gerusalemme museo del libro

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Gerusalemme Santo Sepolcro

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Gerusalemme

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Colazione Israeliana

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Masada

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Gerusalemme The wall

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Gerusalemme Yad Vashem

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Mar Morto

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Cesarea



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