Isole Vesteralen e Lofoten, settembre 2007

18 settembre 2007. L'aereo della Norwegian che ci porta ad Evenes atterra alle 12.20 con circa 10 minuti di ritardo . Prendiamo la macchina,una bellissima Opel Vectra SW nuova prenotata 2 mesi prima,carichiamo i bagagli e partiamo con destinazione finale Andenes sulla punta più settentrionale di Andøya. La pioggia ci accompagna per tutto il...
Scritto da: Counterpart
isole vesteralen e lofoten, settembre 2007
18 settembre 2007. L’aereo della Norwegian che ci porta ad Evenes atterra alle 12.20 con circa 10 minuti di ritardo . Prendiamo la macchina,una bellissima Opel Vectra SW nuova prenotata 2 mesi prima,carichiamo i bagagli e partiamo con destinazione finale Andenes sulla punta più settentrionale di Andøya. La pioggia ci accompagna per tutto il viaggio, a tratti lieve a tratti intensa portata da folate di vento , la temperatura è di 6-7 ° C. Sarà quasi sempre così per i sette giorni che staremo da queste parti ma nessuno si era illuso del contrario. Seguiremo la E10 fino a Strand poi la 82 fino ad Andenes. Lasciamo il continente passando sul lungo ponte di Tjelsund. Che ci porta sull’isola di Hinnøya e l’aria insulare ci mette un po’ di appetito tanto che appena avvistiamo una specie di ristorante decidiamo di fermarci. Quale occasione migliore per assaggiare un piatto di stek kveit flotes of woktoeunsaker e biff snadden con pommmes frites og potet??? I miei compagni di viaggio trovano le pietanze buone se non addirittura molto buone. Io le trovo solo mangiabili, se mentono ,mentono molto bene. Lasciato sulla sinistra il ponte che va a Sortland prendiamo la 82. Piove sempre più intensamente ma noi troviamo il coraggio di fermarci a vedere una chiesa di legno.Qui le chiese come le case sono tutte di legno e le aprono solo quando servono all’uopo. Più avanti scorgiamo una sorta di localino che assomiglia tanto ad un caffé meritevole di una sosta. Il tipo che gestisce il piccolo locale impiega mezz’ora per cucinarci un caffè all’americana e ci predice che il giorno dopo il tempo migliorerà e sarà proprio così . Il viaggio prosegue,ancora un ponte e siamo sull’isola di Andøya. Arriviamo ad Andenes molto stanchi.Piove ,fa freddo , tira vento,non c’è nessuno in giro sono quasi le sette e non sappiamo di preciso dove andare a dormire. Ci fermiamo proprio al porto . Ci sono le rorbu della Nordlandia e ne prendiamo una in affitto con grande soddisfazione della Simona e di Luciano i quali la trovano calda , accogliente e bella. Con le ultime energie che ci rimangono ci trasciniamo fino al più vicino supermercato che in questi luoghi chiude sorprendentemente alle 21 e facciamo provviste per la serata. Finalmente si mangia…scatolette al 69 ° parallelo nord. Visto dalla vetrata del salottino della rorbu anche il brutto tempo che si intravvede fuori sembra più simpatico. 19 settembre. Ci alziamo alle sette e dopo una veloce colazione si va un po’ in giro attorno al porto di Andenes per catturare immagini del luogo. Verso le otto e trenta lasciamo la piccola città e scendiamo lungo la costa occidentale dell’isola fermandoci sulla bianca spiaggia di Bleik,a Steine e Nordmela. Passiamo sull’isola di Hinnøya e poi sull’isola di Langøya che gireremo in lungo e in largo. Quest’isola sembra meno aspra delle altre due.La vegetazione è più fitta e rende il paesaggio più gradevole. I boschi di betulle sono ovunque e si arrampicano fin dove possono anche sulle montagne di roccia scura. Dove non ci sono i boschi regna la tundra ,un manto erboso soffice sul quale risulta arduo camminare tanto si sprofonda. Per sette giorni vivremo immersi in questi paesaggi dominati dai colori del nostro autunno con tutte le tonalità rosse, gialle e marroni che lo caratterizzano. Vaghiamo per l’isola alla ricerca di Bø che stando alla cartina dovrebbe essere una grossa cittadina e invece si rivela poco più che un gruppetto di case attorno ad una chiesa rossa. A metà pomeriggio passiamo davanti ad un camping a Kråkberge e pensiamo bene di prenderci una rorbu in cima ad una collinetta dalla quale si può dominare l’intero fiordo. Sistemati i bagagli e senza riprendere fiato si riparte verso nord con meta due piccoli porti, Nyvåg e Havden. Il primo si trova in una rientranza della costa e non è particolarmente interessante se non per la presenza di un peschereccio carico di orribili pesci rana,neri e giganteschi che vengono sbudellati con professionalità da un paio di pescatori. Una manna per i gabbiani. Il secondo è incastonato in un angolo di costa spettacolare. Qui non esistono spiaggette basse e bianche ma solo costa rocciosa sui cui scogli si infrangono senza tregua le onde dell’Atlantico. Verso sera torniamo alla nostra rorbu giusto per goderci il lungo tramonto sul fiordo silenzioso e immoto. Questa sarà l’unica indimenticabile giornata di bel tempo.Per tutte le rimanenti giornate dovremo far i conti con la variabilità del tempo di Norvegese che a noi riserverà pioggerelline,acquazzoni,rovesci e qualche fugace raggio di sole. Anche la nottata sarà serena e la Simona sente che potrebbe essere la notte dell’aurora borealis tanto che decide di sonnecchiare sul divano del salottino della rorbu dalle cui vetrate si ha una vista a 180 ° sul fiordo. Sarà tutto vano. 20 settembre. Lasciamo la rorbu a malincuore e partiamo per Melbu dove prenderemo il traghetto per le Lofoten e poichè il prossimo sarà fra un paio d’ore percorriamo per ingannare l’attesa il giro dell’isola di Hanseløya lungo la strada costiera che per gran parte si riduce ad una stradina che attraversa numerose fattorie con mucche e pecore che pascolano in riva al mare come abbiamo visto ovunque e di cui la Simona deve aver preso un centinaio di foto. Finalmente alle 14 ci imbarchiamo sul ferryboat che ci porterà a Fiskebål sulle Lofoten. Sul breve tratto di mare che dobbiamo attraversare,mezzo’ora di viaggio in tutto,il vento è fortissimo. Io me ne sto nella comoda sala passeggieri sorseggiando un caffè mentre Luciano e la Simona osano sfidare le raffiche di vento sul ponte della nave come vecchi lupi di mare. Una volta approdati ci dirigiamo verso Svolvær,capoluogo dell’arcipelago. Il centro è sorprendentemente “grande” e movimentato. Entriamo in un centro commerciale pieno di gente ,moderno e piacevole. Luciano è subito attratto dal negozio dei vini di importazione.,per una bottiglia di montepulciano qui vogliono 24 euro. Qui si può anche mangiare e quindi mangiamo. Io un buonissimo piatto di lasagne che non è il piatto tipico del luogo ovviamente e una fetta di dolce altrettanto gustoso. Ripartiamo con la pioggia . I boschi qui sono più radi ma risaltano ancora di più sulle montagne di roccia nerissima ,mai molto alte ma dalle cime partcolarmente appuntite. Tra una scogliera e l’altra s’intravvedono spiaggie bianchissime bagnate da acque color smeraldo che in un centinaio di metri diventano sempre più scure fine ad assumere al largo il tipico colore grigio che qui ha l’oceano. Proseguiamo seguendo la E10 per tutto il pomeriggio fino a sera. L’ambiente rispetto alle Vesterålen sta cambiando in maniera sempre più evidente. Le varie isole sono scarsamente abitate con pochi paesi che sono al massimo dei villaggi di pescatori. E’ un mondo irreale ,primordiale ,impossibile da immaginare se non lo si vede di persona. Il tempo mutevole lo rende ancor più variegato. Le nubi che percorrono costantemente il cielo filtrano diversamente i raggi del sole cosicchè la luce cambia continuamente ad ogni istante. Si può assistere alla presenza contemporanea di diversi scenari,da una parte si vede una zona illuminata dal sole con il celo sereno dall’altra si vedono enormi nuvoloni forieri di pioggia che rendono tutto il paesaggio cupo, sullo sfondo si possono intravvedere raggi di sole che filtrano tra le nubi irregolari illuminando il vapore bluastro che forma la pioggia in una tempesta lontana sull’oceano. Arriviamo molto stanchi alle sette di sera ad Å , un villaggio adagiato in un’ insenatura nella parte meridionale dell’isola di Moskenesøya. Qui la E10 termina. Terminano anche le Lofoten,più a sud ci sono ancora Vasterøy e Røst che sono poco più che isolotti popolati più da pulcinelle di mare che da esseri umani. Avremmo prenotato due stanze in un ostello . La reception è chiusa ma sulla porta c’è un numero di telefono , chiamo e dopo 5 minuti arriva il gestore. Le due stanze non sono brutte ma si trovano in un edificio molto “vissuto”. La sensazione è quella di essere arrivati in un posto dimenticato dagli uomini e da dio come si suol dire,in più come sempre piove ,fa freddo e tira vento. Alla Simona e Luciano la cosa appare choccante,vogliono andarsene. C’é aria di ammutinamento . Cercano di avvelenarmi con una minestra di pesce pronta comperata in un negozio di Å ma poichè senza di me non si va da nessuna parte alla fine ci ripensano e tentano di convincermi con le buone. Terminiamo la serata mangiando la minestra di pesce avvelenata che non era neanche male e domani penseremo cosa fare. 21 settembre. Dopo poche ore é già domani,il tempo vola veramente alle Lofoten! Il capo della spedizione che sono io decide che si ripercorre fermandosi qua e la dove merita,la E10 fino a Svolvær e poi si torna indietro a dormire qui ad Å . Purtroppo il brutto tempo non migliora gli umori della ciurma ma anche il paesaggio ne risente. Ci fermiamo a Reine di cui avevo letto un gran bene ma appare nulla più che un bel paesetto. Proseguendo arriviamo fino a Sund dove in una fuligginosa officina due fabbri forgiano cormorani di ferro senza sosta per i turisti . Ne compriamo due e dopo una martellante chiaccherata con uno dei due fabbri gli chiedo come sarà il tempo nei prossimi giorni. Guardando fuori della finestrella della sua fucina scruta l’orizzonte e dopo una lunga riflessione emette la sentenza:Maybe good but who knows? Rassicurati da questa certezza riprendiamo il viaggio e passando su due ponti molto spettacolari andiamo a Sand (proprio così da Sund a Sand). Verso mezzogorno facciamo tappa a Ramberg per visitare il museo vichingo che ricostruisce l’ambiente di un tipica abitazione vichinga. Non sappiamo come ma noi ci siamo infilati dentro senza nemmeno pagare il biglietto di 60nok e se aspettavamo un po’ ci offrivano pura la zuppa vichinga. Nel pomeriggio siamo arrivati di nuovo a Svolvær dove abbiamo mangiato nel solito simpatico centro commerciale. Qui purtroppo la Simona smarrisce la sua preziosa bareta verde che non ritroverà mai più. L’ipotesi che il dio delle Lofoten abbia voluto punirla per il suo scarso apprezzamento di Å non appare come campata in aria. Giriamo un’oretta per Svolvær sotto la pioggia e poi ripartiamo. Sul ritorno godiamo anche di alcuni graditi sprazzi di sole. Visitiamo i pittoreschi Kabelvåg ed Hennigsvær ed assistiamo ad un bellissimo tramonto nell’isola di Flakstadøya. Arrivati sul tardi ad Å contatto il padrone dell’ostello e gli comunico che all’alba avremo tagliato la corda. 22 settembre. Ultimo saluto ad Å e poi partiamo come previsto. Inizialmente si pensava di prendere il traghetto per Bodø a Moschkenes ma l’unico traghetto possibile è nel pomeriggio ,troppo tardi per gente come noi che non ha tempo da perdere. Ripercorreremo tutta la E10 fino ad arrivare a Narvik ripassando tutti i luoghi gi’a visti. A metá mattinata facciamo tappa a Leknes per acquistare souvenirs in un negozio “specializzato” e poi tutta una tirata fino a Fiskbål dove ci attende impaziente il traghetto per Melbu. Nel pomeriggio siamo sulle Vesterålen di nuovo ed il mio stomaco comincia a prendere in mano la situazione tanto che a Sortland parcheggia in centro e comincia a cercare un posto dove si possa mangiare. Tanta è la sua intuizione che riesce in men che non si dica a trovare un ristorante tanto anonimo all’esterno quanto carino all’interno dove oltre a mangiare bene fa da cassiera una bionda notevolissima che resterà archiviata nella mia memoria come la “bionda di Sortland”,capace da sola di illuminare le lunghe notti polari del luogo. Riprendo,non senza rimpianti ,la via per Narvik alla folle velocitá di 60km/h. Purtroppo qui i limiti vanno rispettati assolutamente e sono ovunque. Si favoleggia di punizioni esemplari da parte della polizia! Nel tardo pomeriggio lasciamo anche le Vesterålen e ritorniamo sul continente entrando nel profondo fiordo di Ofoten che si insinua nell’entroterra per oltre 100km. A sera arriviamo a Narvik e pernottiamo da una arzilla vecchietta che ci mette a disposizione un micro appartamento con splendida veduta sul fiordo. Si potrebbe fare una puntatina in città ma io sono stracotto. Il dio delle Lofoten mi ha rifilato un tremendo raffreddore solo perchè ho abbandonato Å cedendo alle pressioni dei miei compagni di viaggio e devo per forza dormire. Permaloso il dio delle Lofoten eh! 23 settembre Oggi si va da Narvik a Kiruna nella Lapponia svedese. Uno straordinario percorso di 180km tra interminabili boschi di betulle laghi e montagne innevate. Nessun paese o agglomerato di case per due ore abbondanti ma di tanto in tanto compaiono sul bordo bella strada gruppi di quattro, cinque cacciatori che caricano sul carrello agganciato all’auto un’alce morta. Evidentemente qui la domenica é dedicata alla caccia. A mezzogiorno arriviamo a Kiruna la cui attivita primaria è quella mineraria ma la città è famosa nel mondo per il suo “Hotel di giaccio”. Kiruna appare deserta e nonostante la bella giornata di sole ci lascia un senso di desolazione oltre che di freddo pungente. Mangiamo nell’unico locale aperto del centro e forse di tutta la città, male e in fretta. Dopo aver visitato la chiesa di legno in cui stava celebrando una sacerdotessa ripartiamo. Sul ritorno ci fermiamo varie volte perchè avvistiamo gruppi di renne ed un bellissimo arcobaleno. Arrivati alle quattro di pomeriggio a Narvik ci rechiamo all’hotel Viktoria dove avevo prenotato un mese prima due stanze. Prima di cena saliamo a piedi su un belvedere che ci consente di ammirare il fiordo di Ofoten e Narvik al tramonto e poi ceniamo nel ristorante antistante l’albergo. E’ un italian restaurant gestito da turchi dove si puó mangiare cucina italiana ma anche greca,turca,messicana e chissà cos’altro. La bionda della reception dell’hotel Viktoria poteva tranquillamente dare dei punti di distacco alla piú nota “bionda di Sortland” però ci ha rifilato due stanze mediocri al 5 ° piano che è riservato all’ostello. Del resto quelle io avevo riservato via email a quattromila chilometri da qui. La cosa getta nello sconforto i miei due compagni di viaggio ,nei loro occhi riaffiora come spesso è successo quella strana luce di disperata rassegnazione di chi ha l’impressione di essere in ostaggio nelle mani di un pazzo (che sarei io). L’unico loro conforto è la speranza che domani prenderemo il volo della Norwegian per Oslo. Lasceremo così questi luoghi di una bellezza indescrivibile dove lo scorrere del tempo sembra non avere significato. Abbiamo avvistato pochissimi turisti (forse c’eravamo solo noi),nessuna balena ,orca ,foca o pulcinella di mare ,tanti gabbiani giganteschi,cormorani e aquile . Questo è il periodo in cui non ci sono whales safari ,whales killer safari, puffin safari inoltre come ho già avuto modo di precisare fa freddo (al mattino un grado sopra zero), piove spesso e tira vento ma il paesaggio autunnale di cui abbiamo goduto ha valso tutto il resto. 17 ottobre 2007. Da una decina di giorni alla Simona sono incominciate le crisi. Si sveglia ogni notte per vedere l’aurora boreale e prima di riaddormentarsi riconta tutte le pecore che ha fotografato. A volte quando perde il conto l’aiuta anche Luciano. Per quanto mi riguarda è questa la quarta volta che compio un viaggio in Norvegia e presumo che ci sarà anche una quinta. .


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