Isole Thailandesi… l’idillio.

Un assaggio tropicale tra le isole Thailandesi e un'immersione di straordinaria follia per le strade di Bangkok.
Scritto da: saraemathia
isole thailandesi... l'idillio.
Partenza il: 21/08/2009
Ritorno il: 05/09/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
KOH SAMUI – KOH TAO – KOH PHANG NGAN – BANGKOK

21-ago-09

Partenza da Bra ore 15.30 direzione incognito parcheggio Ceria Malpensa o meglio conosciuto come Ristorante da Mariuccia. Arriviamo più che in orario e alla fine il risparmio dubbio ovvero 35 euro si rivela la miglior cosa fatta nella giornata. Ci registrano velocemente, consegniamo le chiavi dell’auto e insieme ad altre 4 persone veniamo caricati sulla navetta che in non più di 15 minuti ci dirige in aeroporto.

Terminal 1.

Atmosfera da “partenza”, agitazione e l’occhio buttato sul tabellone per tenere sotto controllo eventuali ritardi ma questo non avviene, Roma – Bangkok della Blue Panorama 3324 è in perfetto orario, ci dimentichiamo di far avvolgere i bagagli, check in già aperto e subito ci liberiamo delle valige. Imbarco puntuale e dopo la nuova pastiglia per non patire e quella per dormire sono pronta al decollo. Guardiamo il boeing 767-300 con occhio sinistro, le opinioni sulla compagnia sono davvero pessime, non esiste commento negativo che non sia stato scritto. Sembra carino, da fuori è pulito e le hostess che ci accolgono all’entrata non sembrano così antipatiche come descritte. Infiniti preconcetti. Siamo in coda, e mi rallegra il pensiero che se dovesse centrare un torre di controllo in disuso siamo lontani. L’aereo non è dei più nuovi ma nemmeno un rudere dell’ante guerra. Sul sedile ci sono già coperta e cuscino. Lo schermo non è tanto vicino a noi ma tanto ogni volta ci dimentichiamo della sua esistenza. Decollo per Roma Fiumicino, tutto tranquillo, il tragitto è velocissimo, non abbiamo il tempo di allacciare le cinture che già atterriamo. L’arrivo dei nuovi vacanzieri è alquanto rumoroso, la caciara è tale da non sentire il comandante parlare…. Il volo durerà circa 10 ore da Roma e grazie alla pastiglia non sono più in grado di raccontare nulla a parte il ricordo della disgustosa pasta alle zucchine e prosciutto e una ramanzina del Comandante causa un idiota chiuso in bagno a fumare. Atterriamo con 10 min. Di anticipo e scopriamo che le ore di fuso non sono 6 ma 5, sono le 14.30 del 22 agosto 2009.

22-ago-09

La giornata inizia alle 14.30 con lo sbarco all’aeroporto di Bangkok in attesa dell’ airbus che ci condurrà (forse) a Koh Samui. Stando ai commenti negativi della Blue Panorama abbiamo prenotato il volo per l’isola alle 19.05, tempo perso e dopo aver girovagato per il Suvarnabhumi Airport e aver notato che tutto è più veloce che da noi ci dirigiamo verso la Lounge della Bangkok Airways. Sui siti prima di partire avevo letto di questo servizio offerto in attesa delle partenze, ebbene si, una lounge chiusa con pasticcini, bibite calde e fredde, pc a disposizione e riviste ospitano i passeggeri in attesa dell’imbarco. Da noi solo in business. L’aereo è normalissimo un 148 posti circa, sorvoliamo piano i cieli tailandesi, cupi e un poco umidi e dopo un’ora atterriamo al Koh Samui Airport un’isola felice dove i bagagli vengono ritirati su di un nastro attorniato da piantine verdi. Sono le 20.30 e non dobbiamo nemmeno preoccuparci del trasporto, veniamo catapultati su di un minivan con altre 8 persone e dopo poco siamo dal Crystal Bay dove due ragazzine ci accolgono e ci offrono un cocktail di benvenuto al bancone della reception. E’ tardi ma dobbiamo cenare, prendiamo un songthaew, un furgone con il cassone adibito al trasporto di passeggeri e ci troviamo per il modico prezzo di 2 euro (100 bath) a Lamai, la seconda città per grandezza di Koh Samui. Non c’è molta gente, negozi a destra e a sinistra rallegrano la strada, pub e ristoranti propongono i loro menù con descrizione dei piatti e prezzi esposti in bella vista. Decidiamo di fermarci in un ristorantino lungo la strada, sedie di plastica e tovaglie sovrautilizzate, come primo approccio non c’è male. Ignara delle porzioni Tai, prendo un Pad Tai con verdure e un piatto di verdure miste, Mathia prova invece il fish and chips, due birre locali….e stop, siamo colmi. E’ ora di tornare in hotel, è tardi e siamo stanchi per il viaggio, un furtivo controllo sotto le lenzuola e buonanotte.

23-ago-09

Il Crystal Bay si rivela esattamente come nelle foto di tripadvisor, la camera che avevamo prenotato era una delux vista mare e così è stato. Abbiamo l’accesso diretto al mare, due ampie vetrate con vista, un piccolo salottino, tv, un frigo provvisto di tutto e con prezzi solo leggermente più alti rispetto ai supermercati e un terrazzino rialzato con sedie e tavolino.Il prezzo della camera é di 2000 bath al giorno con colazione ( 40 euro circa). Il breakfast viene servito sul terrazzo e la scelta è tra una colazione continentale con thè, cappuccio, cioccolata, succo, pane tostato con burro e marmellata e un piatto di frutta fresca (ananas e anguria) oppure una colazione americana con aggiunta di prosciutto e uova. La proprietaria non è delle più simpatiche ma le ragazze che servono sono molto disponibili, la vista oscura ogni magagna. Affittiamo lo scooter da loro e per questo ci trattengono il passaporto ma altri clienti italiani ci assicurano che è una prassi normalissima. Spendiamo 4 euro al gg per 4 gg. I caschi non esistono, il senso di libertà aumenta. Mi sveglio prestissimo e vedo l’alba, colori che non ricordo aver mai visto prima, strisce di rosso che formano disegni geometrici fino a confondersi con l’orizzonte, torno a dormire ancora 2 ore. Il mare è bellissimo, scopriremo infatti che la nostra spiaggia la “Silver beach” Thongthakian Beach è la più bella dell’isola. La baia è circondata dalla giungla e da massi tondeggianti che ricordano quelli delle Seychelles, l’acqua trasparente è pulitissima. Lungo la spiaggia ci sono una serie di ristorantini dove mangiare pranzo o sorseggiare un coconut shake prima di tornare in camera, qua e la sono sparse delle capannine per massaggi a prezzi davvero irrisori. Dopo essere stati un po’ in spiaggia decidiamo di fare un giro in motorino, direzione Lamai, andiamo oltre e ci soffermiamo in un tempio sconosciuto a fare qualche foto e poi proseguiamo verso un villaggio di pescatori, immortalo dopo doverosa richiesta di permesso, il metodo con il quale gli indigeni locali mettono ad essiccare il pesce….non toccherò cibo simile per l’intera vacanza. Dobbiamo tornare presto visto che alle 19.30 un taxi ci porterà allo Zazen. Il ristorante prenotato dall’Italia mi incuriosisce, fuori dall’hotel il taxi è in anticipo e contro ogni aspettativa guida pianissimo verso Bho Put, piove e l’ingresso dello Zazen colpisce meno di quanto dovrebbe. Un lungo viale fiancheggiato da folta vegetazione vasi antichi, lumi e piccoli Buddha ci conduce alla sala ristorante. Veniamo accolti direttamente dal proprietario Diego Pignatelli che avvisato del nostro arrivo viene a salutarci e ad assicurarsi della puntualità del suo autista. Ci fanno accomodare ad un tavolo con vista mare come richiesto e ci forniscono un piccolo telo imbevuto in una lozione profumata, servirà per lavarsi le mani e non per tenere lontano gli insetti!!!!! Il menù illuminato da una lucetta ha piatti degni della più sofisticata cucina mondiale, componiamo la cena così: piccola entrata di pesce offerta dal ristorante, moscardini alla siciliana, zuppa di pesce con crostini, sorbetto di mango (offerto anch’esso), salmone organic and orgasmic’ (piatto forte dello Zazen), filetto di angus argentino in salsa di gorgonzola, un dolce al cioccolato e il tutto bagnato da un cabernet merlot australiano, vincitore del premio per il miglior vino dell’anno 2007. Tutto ci lascia a bocca aperta, il luogo, i bagni e il conto. (circa 6000 bath). Il ritorno in taxi è tranquillo quanto l’andata.

24-ago-09

Il tempo non è dei migliori ma non importa, io mi abbronzo ugualmente. Proviamo il ristorante dell’hotel, non è male, si mangia con poco. I noodles con verdure sono ottimi, il pad Tai un po’ troppo dolce per i miei gusti. Oggi cerchiamo di trovare l’attrazione turista chiamata “hin ta – hin yao” ovvero “Grandmother and Grandfather Rocks” o meglio due rocce a forma rispettivamente di organo genitale femminile e maschile. Il tragitto non è dei più rilassanti, parcheggiamo il motorino in un piazzale e scendiamo verso la spiaggia, le mie ballerine Chanel mi accompagnano ovunque. Fa caldo, molto caldo e dopo esserci abbarbicati su sentieri e rocce ci imbattiamo in un bellissimo bar stile Jamaica dove sostiamo per bere una coca cola. Finalmente le troviamo, le rocce sono fotografate in tutte le direzioni, divertenti. Al ritorno ci accorgiamo che l’intero tragitto in mezzo alla giungla poteva essere evitato parcheggiando il motorino a poca distanza dalle attrazioni.

Fare benzina in Thailandia è divertentissimo. Cerchiamo una spiaggia per fare il bagno ma non è delle migliori, il fondo è paludoso, non vedi sotto e comincia a calare il sole. Sera direzione Chaweng. Paradiso per gli occhi di Mathia, migliaia di magliette contraffatte e non (?) a prezzi ridicoli, 7 euro al massimo. La tiritera delle trattative inizia ed esausti ci dirigiamo verso un ristorante che all’occhio promette molto bene. Non ci sbagliamo.

Il Samui Garden è un delizioso posticino nella via principale di Chaweng, un piccola barca di legno mostra i pesci sotto ghiaccio da scegliere e il personale è molto cordiale. Mathia prende una grigliata accompagnata da un gateau di patate, io un bel piatto di penne all’amatriciana e forse anche il dolce, non ricordo, mangiamo con circa 10 euro in due.

25-ago-09

Il tempo continua a non dare grosse soddisfazioni ma io divento sempre più nera. Abbiamo comprato una sim tailandese e chiamiamo l’Italia con pochi centesimi al minuto. Una furbata, come i pancake alla banana che ogni sera ingoiamo per strada. Ci piacerebbe affittare un’Harley ma sono troppo care e tutti ci richiedono il passaporto. Oggi visita ai templi. Fa super caldo, non potevamo trovare giornata migliore per cuocere sulla strada. Cavallette fritte ancora non ne abbiamo viste, pollo solo tanto pollo. Buddha Beach non batte la nostra spiaggia ma ospita il Big Buddha, un’imponente tempio con il Buddha color oro alto 15 metri, incontriamo una scimmietta sdentata che cerca di morderci e un monaco che in seguito ad una nostra offerta ci regala due braccialetti e un collana con pendente dorato, prega ma non capiamo. Cani sdraiati ovunque. Il complesso di templi del Buddha a 18 braccia è alquanto pacchiano, piace a loro. Ci fermiamo a fotografare il pesce essiccato al sole, già mangiato… Nel tardo pomeriggio torniamo a Chaweng, rito serale e dopo le solite contrattazioni mangiamo la pizza alla Dolce vita. Il gestore del locale ci trattiene raccontandoci mezza della sua vita, ordiniamo una pizza al gorgonzola e una con tonno, buona, quasi italiana. Qui abbiamo la conferma che il Crystal si trova nella baia più bella di Samui.

26-ago-09

Ora posso confermare che oltre all’aereo, all’auto, alla nave, all’altalena patisco anche l’elefante. Dopo minuti di stressante contrattazione per la visita del parco safari riusciamo a scamparla per circa 18 euro a persona, tantissimo. Iniziamo con la foto al tigrotto, lo tirano fuori dalla gabbia per pochi istanti ma bastano per sentire quanto già piccoli così siano nervosissimi e soprattutto fortissimi. Due succhiate di latte dal biberon e nuovamente in gabbia. La passeggiata con l’elefante è scombussolante, tutti in fila tranne noi che veniamo lasciati soli in balia del pachiderma, la nostra guida ce lo fa “guidare” e per una piccola mancia scatta foto ad entrambi. Sembra tranquillo, ma è alto, molto alto. Non vedo l’ora che il trekking finisca e credo di non essere l’unica a sperare questa cosa. Ho la nausea, iniziamo in questo stato la salita alla waterfall….e se solo avessi saputo cosa mi stava aspettando col cavolo che optavo per questa escursione.

Un’ora di salita in mezzo alla giungla, ovviamente provvista delle mie ballerine Chanel, funi e alberi di fortuna ci aiutano a scalare i punti più critici, una guida trovata nascosta in mezzo alle foglie ci conduce e ci indica il percorso. Sudati marci arriviamo a destinazione, la fatica mi impedisce di godermi il motivo di tutta quella scarpinata, non faccio nemmeno il bagno. Mathia si,finisce sotto la cascata e si rinfresca, piove. Sono esausta ma Chaweng e la sua spiaggia ci aspetta. Questa sera ceniamo accanto all’Ark bar, un localino carino con tovaglie country bianche e rosse e grosse sdraio unite con cuscinoni per ammirare il tramonto che ovviamente non c’è.

27-ago-09

Traghetto Lomprahya per Koh Tao, siamo curiosi. Alle 7.30 un taxi ci aspetta fuori dall’hotel, la mia conferma telefonica ha funzionato, la puntualità dei proprietari del Crystal no. Come in aeroporto anche qui, nel porto privato della Lomprahya ci smistano velocemente anche se l’attesa in barca per la partenza è estenuante, solo alla fine scopriamo che si poteva rimanere all’esterno. Il tragitto dura un’ora e un quarto e quando sbarchiamo l’omino con il cartello Ko Tao Resort è già li ad aspettarci, controlla i documenti e ci carica sul furgoncino, destinazione Chalok Baan Kao. Bella Koh Tao, isola lontana dal caos, una sola strada principale di pochi km, animali per strada, niente traffico, solo fuoristrada degli hotel, scooter e qualche ATV, scoiattoli, farfalle, pancake show e un mare idilliaco. Il resort è molto bello, il bungalow in legno non è enorme ma la fortuna ci assiste, sono 7 e partono dal mare verso il giardino, ci vengono consegnate le chiavi del numero 1, apriamo la finestra e davanti spiaggia. Durante la notte teniamo le finestre aperte per sentire il rumore della risacca. Piove quasi ogni notte ma di giorno si sta molto bene, il mare fuori dall’hotel non è il massimo ma ci staremo pochissimo. Infinity Pool come da catalogo. Tutto molto curato, orchidee e fiori sparsi ovunque, pulizia totale. Pranzo lo facciamo nel bar accanto al resort, il Big Fish con patio in legno e grossi cuscinoni fronte mare, si mangia bene e si spende poco, come sempre.

Rimaniamo un pochino in spiaggia per rilassarci dal viaggio, mi addormento, dev’ essere l’effetto della pastiglia per il mal di mare. Prendiamo il nostro scooter super sconsigliato da forum e guide e ci dirigiamo verso il paese principale, Sairee Beach. Il paese non è grosso, qualche negozio e ristorante interno, per il resto locali in spiaggia molto carini. Splendido il tramonto. Il Fizz sarà il nostro locale preferito, penne al gorgonzola e pinoli ottime, prezzi leggermente più elevati ma non superiamo mai i 10 euro in due.

28-ago-09

Escursione Snorkeling acquistata nell’agenzia accanto all’hotel. Il prezzo di 550 bath ( 11 euro) a persona comprende: long tail boat, 4 siti differenti, Nang Yang, bevande calde, frutta fresca, pranzo ed attrezzatura. Ci vengono a prendere puntuali alle 8.30 fuori dall’hotel e ci conducono al porto. Dimentico le pastiglie per il mal di mare ma non è un problema, trovare una farmacia in Thailandia risulta essere facile come in Italia incappare in una banca. Arrivati ci dicono che la long tail boat ha avuto un incidente e che quindi saliremo con la big boat allo stesso prezzo, non male. Ovviamente c’è anche un cane. L’itinerario è Shark Bay, Aou Leuk bay, Tanote Bay, Mango Bay e per finire Nang Yang. Ottimo snorkeling nonostante il tempo non fosse dei migliori, i giardini sommersi sono un vero spettacolo, i pesci sono inferiori a quelli visti alle Maldive ma il paesaggio sottomarino è decisamente più rigoglioso. Non mi stanco come mi succede solitamente, sono incuriosita. Mi brucio il fondoschiena. La parte più bella è Nang Yang, un isolotto collegato da una lingua di sabbia bianca alla terraferma, la sabbia è corallina e il mare sorprendentemente trasparente, e dico sorprendentemente perché l’isola è ricolma di turisti provenienti da tutte le parti. Nang Yang ospita un solo resort ma la pace di questo paradiso inizia soltanto dopo le ore 17.00 quando l’isola viene chiusa ai turisti e nessuno vi può più accedere. Saliamo sul punto panoramico, e un’altra volta sono costretta ad abbarbicarmi sulle rocce per scattare le fotografie più belle di tutta la vacanza. Sono piena di lividi. Nuotiamo ed è davvero piacevole, evitiamo il banana shake visto i prezzi proibitivi rispetto al resto della Thailandia.

Ore 16.30 rientro al porto, esperienza da rifare. Siamo cotti e decidiamo di non usare il motorino per andare in paese, ci fermiamo a Chalok e seguiamo le indicazioni della Lonely Planet per cenare in un ristorantino poco lontano dal resort.

Il New Eaven descritto come un bellissima terrazza arroccata sul mare subito fuori dal trambusto di Chalok, bhe, quanto a trambusto mi sembra che Chalok proprio non ne abbia visto che la cosa più rumorosa è il 7 eleven che si trova a 150 m dal nostro resort. La scelta è azzeccata, si cena in un locale in legno, terrazza con tavolini bassi e cuscinoni appoggiati a terra, lume di candela, un posto romantico e rilassante se non fosse per la banda di giapponesi che ci siede dietro. Ordino un “vegetable tempura” e mi arriva un piatto enorme di gamberoni e verdure in pastella, fantastici. Mathia ordina un pollo alla crema di funghi, ottimo anch’esso se non fosse per qualche strana spezia che copre completamente il gusto della pietanza. Siamo stanchi ma un pancake alla banana e nutella non ce lo toglie nessuno.

29-ago-09

Oggi il tempo sembra migliore, sole. Cartina di Koh Tao per le mani e in sella al motorino per cercare la baia perfetta. La strada, indicata con un tratteggio rosso significa che è completamente sterrata, il nostro scooter è dotato di gomme dentate… La destinazione è Aou Leuk, non ci sbagliamo. E’ presto e per le strade non c’è ancora nessuno, imbocchiamo lo sterrato e…..decisamente poco convincente, pare che siamo gli unici ad avventurarci da quelle parti. La vista che ci regala l’arrivo alla baia merita il tragitto appena percorso, metà in sella e metà a piedi. La spiaggia è ancora leggermente bagnata ma la sensazione è che presto il colore bianco farà da padrone, infatti. Il mare è fantastico i pesci arrivano fino a riva, massi tondeggianti rompono il candore della sabbia chiarissima, tipico paesaggio tropicale. E’ sorprendente che un posto del genere non sia regolato da nessuno, ci si accede tranquillamente e nessuno ci chiede niente. Notiamo una signora ad un bancone di una reception, forse proprietaria dei bungalow sistemati proprio nel retro della battigia, e su di un cartello leggiamo che è possibile noleggiare, pinne, maschera e boccaglio. Il prezzo per l’intera giornata è di 2 euro a persona, incredibile. Ci concediamo la giornata più bella della vacanza. Il sole è cocente e per resistere ai raggi bisogna buttarsi in acqua. Ci sono due ristorantini arroccati ai lati dell’insenatura, ci dirigiamo a destra e dopo un piccolo tragitto su dei gradini di roccia alti circa mezzo metro l’uno approdiamo sul balconcino di legno che vanta una vista spettacolare. Provo un frullato di mango che mi viene servito con un fiorellino piantato nel bicchiere e un dolce tipico thai a base di riso e cocco. La sorpresa di vedere una scodella bollente di latte di cocco e riso cotto non è delle più esaltanti ma il sapore dolce ed esotico fa si che in dieci minuti il mio pasto si consumi completamente. Non vogliamo più scendere, il paesaggio è soave e decidiamo che la prossima volta che metteremo piede in Thailandia verremo in uno di questi bungalow lontano dal mondo. La spiaggia si è riempita, anzi è stata completamente presa d’assalto, sia dai turisti che come noi si sono avventurati a raggiungerla in motorino e sia dalle imbarcazioni per lo snorkeling, tra cui la stessa che ieri abbiamo utilizzato noi. La sera ci infiliamo nuovamente per le vie di Sairee alla ricerca dei souvenir preferiti di Mathia, i negozi sono un po’ più particolari rispetto a Samui ma scopriremo presto la provenienza della merce….Incredibile tramonto al Fizz con happy hour, remake di penne al gorgonzola e passatempo preferito….finisco la memory card! Panico.

30-ago-09

Nuvolo ma non ci fermiamo. Oggi proviamo altre spiagge ma dopo quella di ieri niente ci soddisfa abbastanza, il paragone non regge. Imbocchiamo nuovamente la strada percorsa nella giornata precedente ma proseguiamo ancora per qualche chilometro fino a raggiungere uno sterrato che conduce a Tanote Bay, anche qui mi tocca scendere per sicurezza, la pioggia della notte appena passata ha reso la via impraticabile. Arriviamo al mare passando in mezzo ad una serie di resort che paiono, forse per l’ora, completamente disabitati. Il cielo è cupo e forse anche per questo motivo la baia appena raggiunta non ci incuriosisce, ci rimaniamo pochino, i colori cambiano man mano che il sole fa capolino da dietro la collina ma decidiamo comunque di proseguire oltre. Lungo il tragitto del ritorno mi fermo a guardare uno scoiattolo e mi ritrovo davanti ad un’iguana, la guardo e me ne vado. Quasi in cima incrociamo un punto panoramico e una scritta sulla cancellata del locale “questo è un bar, chi non beve può scattare le proprie fotografie fuori”, mi incuriosisce e decidiamo, anche se l’ora non è favorevole, di fermarci per una coca cola. Il posto è bellissimo, ci sono fiori ovunque, conigli, pappagalli e la padrona di casa è un essere alquanto fuori dal normale. Esaltata dalla nostra visita improvvisa ci accoglie con aria bizzarra e ci conduce subito nel punto in cui la vista lascia completamente senza fiato. Un’infinità di palme da cocco che scivolano lentamente verso il mare. Con un inglese decisamente migliore del nostro ci racconta di essere stata in Italia, a Milano e ci mostra le foto del Duomo appese alla parete. Parla ,parla e parla, ci presenta due turisti olandesi che passano a trovarla ogni giorno, ci indica la pista da ballo e il pappagallo che sostiene essere un accanito fumatore. Foto di rito e ripartiamo. Decidiamo di andare a vedere la spiaggia dell’hotel che volevamo prenotare a Ko Tao e che alla fine abbiamo accantonato per via del costo, il Charm Churee Villa affacciato sulla Jomson Bay. Parcheggiamo direttamente il motorino nel parking del resort e ci accingiamo a scoprire la spiaggia scendendo una ripida scalinata, ad un certo punto un bivio: pagare per accedere alla spiaggia del resort o proseguire per un sentiero incerto per arrivare alle due spiagge denominate Sai Nuan Beach I e II, optiamo per questa seconda scelta. Fa caldo, nel sentiero immerso nella giungla non filtra nemmeno un filo d’aria, si suda e dopo quasi un’ora di cammino in mezzo a foglie di palma aggrovigliate e fango dovuto alla pioggia della notte passata, arriviamo alla baia. Non male, mai come Aou Leuk ma comunque un bel vedere. A differenza delle altre spiagge questa non si riempie di turisti e la cosa mi consola, il ristorante adiacente al resort non è dei migliori ma ordino per puro caso uno dei piatti più buoni assaggiati durante la mia permanenza in Tai, le frittelle di verdure miste, un delirio per il palato. Nel pomeriggio cerco un po’ di refrigerio tentando di arrampicarmi sugli scogli e distendermi per sentirne la brezza marina ma all’improvviso uno strano animale mi fissa, sembra un’iguana gigante, forse un coccodrillino ma una volta appurato che non possedeva denti abbiamo poi cabalizzato che potesse essere il varano d’acqua. Niente scogli, l’animale pare non desiderare la mia presenza. Questa è la nostra ultima serata a Koh Tao e decidiamo di cenare al ristorante dell’Hotel, la scelta non è sbagliata, la pizza non è il massimo ma ovviamente non siamo in Italia, il barbecue di Mathia invece non è niente male e la serata è rallegrata dal canto del nostro amico gatto matto, dopo cena ci dirigiamo all’Eleven per assaporare l’ultimo pancake. Lasciare Ko Tao è davvero un peccato.

31-ago-09

Sono le ore 9.00 e il fuoristrada del Ko Tao Resort ci conduce presso il porto privato della Lomprahya dove ci imbarchiamo per raggiungere Koh Phang Ngan e con un po’ di nostalgia guardiamo l’isola che si allontana dai nostri sguardi. Il tempo come al solito non è dei migliori ma ci consente comunque di restare nella zona esterna del traghetto. Il tragitto non è lunghissimo e presto ci troviamo catapultati su di un furgoncino che per 6 euro in due ci conduce al Sunset Cove. Attraversiamo Tong Sala che è la città più grossa e popolata dell’isola, dicono che la maggior parte della popolazione viva in questa zona. Attività principale pesca. Le strade sono ampie, c’è più caos rispetto all’isola appena lasciata, il prossimo paese dove si troveranno piccole agenzie e un minimarket sarà la nostra destinazione, Ao Chao Prao.

Un viale di legno stretto e immerso nella vegetazione locale ci conduce alla reception della nostra nuova dimora e a primo avviso sembra davvero un posto idilliaco. Villa A1, la prima che si incontra proprio di fronte all’infinity pool sarà la nostra suite. La proprietaria ci avvisa che la camera non è ancora pronta e ci invita a riposarci presso il loro ristorante ma noi decidiamo di non perdere tempo e nell’attesa andiamo alla ricerca di un “rent a bike” e lo troviamo dopo 5 minuti a piedi e ad un costo relativamente basso, 180 bath al gg, il proprietario ci consiglia di prendere la rincorsa prima di iniziare la salita per Hat Rin, non capiamo, non perdiamo tempo e infilati i caschi, cosa strana, esploriamo la parte a nord dal nostro resort.

Ore 15.00 decidiamo che forse è meglio rientrare per smangiucchiare qualcosa e per la prima volta lascio nel piatto quello che ho ordinato, il pad thai più disgustoso che io abbia mai assaggiato, forse per un eccesso di zucchero. La nostra suite è pronta e lascio Mathia al ristorante per andare al bagno, ne resto stupefatta. La casetta è completamente in legno, un piccolo patio con stradio e tavolino allestono la parte esterna, poi una porta pieghevole a vetri si apre in un living room dove c’è sistemata la tv, il frigo e un piccolo divanetto stile anni 50. La porta d’ingresso apre sulla camera da letto, enorme, davvero ampia e pulita. Il bagno è il piccolo sfizio che mi sono voluta togliere quando dall’Italia era il momento di scegliere la sistemazione, un grosso catino in legno funge da vasca, una scaletta è sistemata da arredo contro la parete e la doccia è all’esterno, in mezzo alla vegetazione. Pecca un sacco di animali che mi faranno attendere l’arrivo dell’alba prima di entrare in bagno e chiudere a chiave la porta che lo divide con la camera da letto. Di lotte con farfalloni ne abbiamo abbastanza. Decidiamo di rimanere nel resort fino al tramonto e dopo ci prepariamo per raggiungere la famigerata Hat Rin. Strada facendo ci accorgiamo che il tragitto non è dei più corti e schivando cani qua e la scopriamo cosa intendeva il signore dell’agenzia per “prendere la rincorsa”, prima di scollinare verso Hat Rin ci si presentano davanti una serie di salite con conseguenti discese dove per restare seduta in sella devo puntare le mani nelle costole di Mathia. Una cosa mai vista. Praticamente distiamo 23 km dalla vita, non importa, lo faremo 3 sere consecutive. Strana Koh Phang Ngan, la via principale piena di negozietti non è molto affollata, la gente è riversa in spiaggia. La sabbia e il mare mi stupiscono, nonostante l’ora del tramonto e la quantità di gente che vi sguazza l’acqua è sorprendentemente stile caraibico. Dopo le 20.00 l’atmosfera cambia, la musica si alza, campioni di attrezzi con fuoco attraggono i turisti seduti per l’aperitivo e la serata incomincia. Non è proprio lo stile pacato e tropicale che mi immaginavo in un’isola tailandese ma è una caratteristica molto apprezzata di Koh Phang Ngan. Ceniamo direttamente in spiaggia presso uno dei locali con musica. Non male.

01-set-09

Colazione ottima, miele e yogurt fresco, ananas ed anguria. Tempo incerto, tanto per cambiare, partiamo o non partiamo? Partiamo ma torniamo poco dopo. Proviamo a dare un’occhiata a Had Yao che risulta essere niente male e poi procediamo per Ad Salad sempre tenendo sotto mano la nostra lonely planet e la mappa dell’isola. Nuvoloni neri minacciano all’orizzonte e poco dopo averli notati siamo assaliti letteralmente da un acquazzone che ci costringe a fermarci, sistemare lo scooter e cercare rifugio presso un bar sulla spiaggia. Ci siamo solo noi, chissà come mai e mentre i proprietari si preoccupano di mettere tutto ciò che hanno al riparo mi faccio preparare un te caldo in attesa che la bufera si calmi. Piove, meno, decidiamo quindi di provare a tornare in hotel, ci riusciamo alla meno peggio. Cosa fare? Mangiamo pranzo facendo attenzione a non ordinare niente di zuccherato optando per uno spaghetti with butter e cream potato. La nostra camera accogliente non poteva che essere il miglior posto dove passare il pomeriggio piovoso, mi guardo Notting Hill in lingua originale.

Uno spiraglio di sole sbuca verso le 16.00 e ci dirigiamo in spiaggia a giocare a racchettoni in compagnia dei cani dell’isola. Piscina e foto ad un pallido tramonto nascosto dietro le nuvole. Sera direzione Hat Rin. Una fila di banchi mettono in mostra dei secchielli colorati con dentro bevande alcoliche, i venditori ci chiamano e quando ci avviciniamo l’unica cosa che ci resta da fare è provare la specialità dell’isola. Coca, whisky, ghiaccio, due cannucce, un secchiello da spiaggia, una collana di orchidee e un anello di carta colorato. Ci accovacciamo sulla spiaggia nel buio della notte e in riva al mare ci godiamo la nostra bevanda che produrrà ben preso il suo effetto. Il ritorno è stato una tragedia, avevo bevuto troppo per trattenermi fino all’hotel così dopo lamenti e urla di disperazione troviamo il fisherman bar, un locale che per essere stato trovato come posto di fortuna era davvero carino. Piccoli patii rialzati sulla spiaggia con cuscinoni e tavolini in legno rischiarati da una candela, non potevamo trovare di meglio. Provo il bagno per ben 4 volte sperando di non essere vista da nessuno. Patatine e tiger.

02-set-09

Oggi troviamo la spiaggia ideale e soprattutto il sole sembra accompagnarci in questo ultimo giorno trascorso a Koh Phang Ngan, Had Yao sarà la nostra meta fino al primo pomeriggio. Un cane fa la pipì sul casco di Mathia e la gente ride. La signora delle alghe l’ho fotografata in tutte le sue posizioni. Decido di provarel massaggio. Papa’s massage è il luogo in cui finalmente mi accingo a provare i famosi massaggi thai, sono un po’ scettica sul fatto di farmi pacioccare da altre persone e quindi opto per un foot massage della durata di mezz’ora e per il modico prezzo di 200 bath. L’esperienza non è male, mi rilassa se non fosse per l’atteggiamento inconsueto delle ragazze sedute accanto a me. Una mi afferra la mano e inizia a massaggiarla, poi mi guarda le unghie e mi insulta per il fatto delle pellicine, poi mi controlla i peli dicendo che sono da togliere e per finire mi fa capire che sono completamente piatta, mi prende la mano e mi fa toccare che lei utilizza l’imbottitura. Mangiamo in compagnia di un cucciolo a pelo lungo che simpatizza per Mathia, opto per gli spaghetti prosciutto e funghi che non sono per niente male e in sella al nostro scooter andiamo a trascorrere l’ultimo pomeriggio ad Hat Rin dove ci rimarremo fino a sera. Il mare oggi non è bello come ce lo ricordavamo ma comunque piacevole nonostante l’ammasso di gente riversa in acqua, Mathia guarda una partita improvvisata in spiaggia scansando le “ragazze leggere” del posto e io provo finalmente un trattamento di bellezza: manicure e pedicure. Il negozietto che ho scelto è esattamente davanti al parking scooter, arredato in modo semplice, come i nostri parrucchieri negli anni 70, due ragazze si occupano delle clienti cambiando di tanto in tanto i programmi televisivi e la proprietaria intrattiene un’abitudinaria del posto. Un’ora e sono fuori, unghie perfette e un senso di inadeguatezza totale per la lingua inglese. Ci rinfreschiamo in un rumoroso bar fronte spiaggia e dopo una breve passeggiata per negozi torniamo in hotel, dopo ovviamente i soliti 23 km in sella! Si cena messicano e non ai prezzi del Centenario di Torino ma bensì con pochi euro mangiamo burritos con chili , chili con carne e patate messicane al forno, birra, non male. Spettacolo con campioni del fuoco e via al Sunset Cove.

03-set-09

Si riparte, ore 6.00 veniamo avvicinati da una signora del resort che ci sporge la nostra colazione, due deliziosi panini al prosciutto e al tonno, il taxi ci aspetta in cima alla via. Non c’è nessuno, solo i cani che ci costringono a rallentare in più punti in quanto ancora addormentati nel centro della strada. Arriviamo al porto, le bancarelle mobili sfornano già i loro prodotti e il traghetto è pronto per la partenza. Il percorso non è lungo, il tempo non è il massimo ma ormai è cosa normale, in poco tempo sbarchiamo nuovamente a Koh Samui ed essendo già marchiati con l’adesivo “AP” che sta per aeroport i tempi d’attesa sono praticamente nulli e dopo poca strada eccoci nuovamente nell’incantato terminal di Samui. Siamo in anticipo ma il cambio di aereo per velocizzare il nostro arrivo a Bangkok ci costerebbe troppo e quindi tra un pasticcino e l’altro attendiamo le ore 11.00. Ci caricano puntuali sul trenino colorato e l’impatto con il prossimo mezzo di trasporto mi lascia senza fiato, eccolo, il famoso ATR 72, ovviamente non quello schiantato pochi giorni prima, ma ugualmente spaventoso, ha le eliche nere, una faccia color oro dipinta sul muso e non mi ispira per niente. Le hostess sono sempre molto gentili e appena seduti sulla nostra fila 3-3 mi comunicano che sta per arrivare il mio vegetable meal questa volta senza salsina e proprio non so come mandarle giù tutte ste verdurine crude!!!! Meglio dell’hamburger di Mathia. Il rumorosissimo volo non dura molto, circa 1,5 h e fatto il segno della croce una volta atterrati ci dirigiamo verso il bagagge claim ed in seguito verso la coda per i taxi pubblici regolati da un bancone che emette biglietti per mantenere in ordine la situazione. Lo strano omino taxi ed il suo altrettanto variopinto mezzo ci dirige in circa 40 minuti al Millennium Hilton. Bello, davvero bello, l’impatto nella hall ci lascia senza fiato come l’approccio con la ragazza della reception che dopo 1/2 h di discorso del quale non abbiamo capito assolutamente niente ,ci propone un pacchetto che subito pare eccessivo ma che a distanza di 2 gg ci pentiamo di non aver preso al volo. Strabiliati dall’hotel ci dirigiamo in camera dove la mia eccitazione svanisce in pochi istanti a causa della valigia, la combinazione è saltata e non si apre più. Esausta mi butto sotto la doccia mentre Mathia nel frattempo riesce ad aprirla, fantastico. Due formiche in una metropoli è la prima impressione che abbiamo mettendo fuori il naso dall’hotel. Il caos, lo smog, gli odori e l’assenza totale di orientamento sono le prime sensazioni vissute a Bangkok, ci muniamo di guida e seguiamo l’itinerario a piedi della Lonely Planet per scoprire China Town. Piccoli vicoli ricolmi di ogni genere che il mercato può produrre, sacrifici alimentari, ambulanti mobili, bancarelle di pesce secco, frutta fresca, piatti variopinti e dalle sembianze surreali, gente che urla, gente che corre, gente che vive in un universo completamente diverso dal nostro. Ne usciamo come frullati, strapazzati dopo due ore di camminata. Non troviamo un locale dove mangiare, è tutto così strano. Ci perdiamo, una guida fasulla cerca di attirare la nostra attenzione e di convincerci a proseguire in taxi ma lo ignoriamo. La giornata è piena, mangiamo al Mc di un centro commerciale che al momento non ricordo nemmeno più il nome, la maratona dei centri mi ha slavato via ogni pensiero. Siamo stravolti ma il tempo a disposizione è poco e quindi raccogliamo le forze e ci ributtiamo nel caos totale. Taxi colorati, strade intasate, gente di ogni razza e unica salvezza l’aria condizionata dei centri commerciali che riusciamo a girare in un pomeriggio, pura follia. Doccia per spazzare via quel senso indefinibile di spossatezza estrema e quel velo di umidità da bagno turco che ci avvolge da testa ai piedi. Piove quindi non siamo molto fortunati, il caos è tale da non riuscire ad attraversare una strada, scegliere il locale dove cenare ancora più complicato….fino a quando non ci troviamo per caso davanti ad un ristorante pizzeria italiana, proviamolo. Il locale non mi fa impazzire visto che ci sistemano su due sgabelli e in compagnia di altre persone, non importa, basta mangiare qualcosa di commestibile, il menù non è male, ci sono tutti i tipi di pizza immaginabili, la cucina è a vista, una vetrata che ci divide dai pizzaioli thailandesi che con cura e precisione dosano ingrediente per ingrediente, è buffo, tirano la pizza con i polpastrelli, è vietato fotografare, un cartello ci informa che il forno arriva direttamente dall’Italia. Non male, ci sentiamo osservati soprattutto nel momento in cui aggiungiamo olio di oliva sulla pizza, evidentemente siamo gli unici. Questa sera il nostro obiettivo è quello di raggiungere il famigerato mercato serale di Patpong, non risulta essere cosa difficile. Due vie parallele che sembrano il quartiere a luci rosse di Montmartre, colori, voci, suoni e schiamazzi ci lanciano in un universo parallelo, la confusione aumenta, ci troviamo in luogo che assomiglia tanto ad un bordello in piena vista. Comprare qualcosa sembra un’ardua impresa, è snervante, peggio dei venditori ambulanti dei paese arabi, ci rincorrono e ci mettono sotto gli occhi libricini alquanto succinti ma anche qua riusciamo a comprare qualcosa, 4 maglie, 2 camicie, una cintura…..una ragazza locale mangia grilli a manciate. Esausti ci dirigiamo in hotel senza più alcuna forza….

04-set-09

Sveglia presto, Bangkok ci aspetta e soprattutto una lunga giornata, la penultima e visto il dispendio di energie previsto ci facciamo tirare dalla Hilton’s Breakfast! Ancora un pensierino in ascensore visto il fresco ricordo del perché avevamo sapientemente evitato la prenotazione che comprendeva la colazione ma appena la vista cade sulla sala breakfast ogni dubbio ci scivola via. Ci accompagnano al tavolo nella parte esterna dell’Hotel, direttamente a pochi metri dal Chao Praia e ci fanno accomodare…..che il banchetto abbia inizio. Un salone enorme con coperchi d’acciaio scintillante e camerieri con tanto di papillon al collo racchiude tutte le specialità culinarie del mondo intero, frutta fresca, frutta fresca per frullati, frutta fresca per centrifugati, dolci cotti al momento e dolci già cucinati, pane nero, pane bianco, pane al sesamo e pane ai cereali, cucina thai, cucina sushi cucina internazionale, calda, fredda e ghiacciata, insomma tutto ciò che il cervello può immaginare nel più forte momento famelico è a nostra disposizione. Ci vengono serviti succhi d’arancia fresca e tè fino a quando non ci ricordiamo di tutti gli impegni della giornata e fatte le 10.00 lasciamo sazi e forse troppo la sala ristorante con un piccolo trauma dovuto al costo: 37 euro. Energie a volontà e via per le strade di Bangkok. Un traghetto super affollato ci conduce vicino al complesso che ospita i templi più belli della Thailandia, e senza non poche difficoltà dovute alla polizia turistica che cerca di venderci una corsa in tuk tuk anziché dare spiegazioni sulle attrattive del paese, riusciamo a visitare tutto ciò che avevamo programmato. Fa caldo, la scelta di una bevanda è difficile quanto entrare nel Palazzo Reale. Tra banchi di pesce secco e bancarelle di frutta fresca ci avviamo all’ingresso dei Templi, dove ci gettiamo in questa esperienza senza guida in quanto la lingua italiana non è presa minimamente in considerazione, la precedenza è data al mandarin, al japan, al russian, allo spanish e tante altre…. L’atmosfera che dovrebbe essere assoluta e spirituale è sovrastata da turisti e gente del posto che ancora una volta tenta la truffa seccando chiunque gli passi vicino. Ci togliamo le scarpe e proviamo la loro posizione di preghiera, seduti e con i piedi mai rivolti verso il Buddha, osservo attentamente le usanze dei religiosi più accaniti e la cosa mi affascina. Wat Pra, Wat Pho, Buddha straiato, Buddha di Smeraldo, colori e luccichii, riusciamo a vedere tutto, ci manca il Re ma non importa, fa caldo ed è già pomeriggio e quindi decidiamo di catapultarci su di un taxi fucsia e di farci portare a Siam Square per dare sfogo nuovamente ai centri commerciali. La scelta Taxi non è la miglior cosa che potevamo fare, rimaniamo intrappolati nel traffico per quasi un’ora fino a quando non decidiamo di scendere quando ancora la nostra meta non è completamente raggiunta. MBK e perdo nuovamente Mathia oltre che ad altri soldi sul conto corrente. La fatica inizia a farsi sentire, sono stanca, gli odori mi intontiscono, c’è una specie di Amici di Maria de Filippi in ogni centro commerciale nel quale mettiamo piede, optiamo per un Mc Donald’s. Non è tardissimo e torniamo all’Hilton per il tramonto ma è nuvoloso e anche questa volta non riesco a fotografarlo, piccola pausa e poi proviamo un cocktail al famoso bar del Millennium al 32esimo piano, l’impatto è bellissimo, una vista a 360 gradi su Bangkok illuminata, musica jazz dal vivo e un caos silenzioso dovuto dalla gente che riempie il locale nella sua totalità, ordiniamo qualcosa di strano. Nonostante la stanchezza non riesco a fermarmi, la piscina al quarto piano chiude alle ore 23.00 e quindi dopo essermi infilata il costume intero provo la brezza di buttarmi in acqua sotto la pioggia battente e le luci serali, sensazione bellissima oltre che gelatissima. Buonanotte “city of life”.

05-set-09

Sveglia presto, decisamente presto ma la tentazione della Hilton’s Breakfast non persiste, il conto della giornata precedente è ancora impresso nella nostra mente. Ci aspetta una lunghissima mattinata, il mercato del fine settimana di Chatuchak. Prima di avventurarci tra i 15.000 banchi dobbiamo preparare le valige in quanto stiamo per trascorrere le ultime ore in terra Thai. Aspettiamo invano la bilancia ovvero la famosa weithing machine che grazie ad una nostra amica siamo riusciti a chiedere ma niente, quindi dobbiamo stimare i kg come tutti gli altri anni. Questa volta siamo fortunati, quando arriviamo al laggages deposit la bilancia ci rivela che la nostra divisione è stata estremamente perfetta, i bagagli a mano restano a nostra completa disposizione per gli ultimi acquisti. Prendiamo lo sky train e ci dirigiamo in direzione Chatuchak, il primo impatto non sembra così spaventoso come descritto ma è pura illusione, non appena le prime ore del mattino scorrono sotto i nostri piedi il mercato si riempie. Ecco qui la vera cultura orientale mischiata in vicoli stretti e stravaganti bancarelle variopinte. Un labirinto di cianfrusaglie di ogni genere e specie, cuccioli di animali, artigianato locale, stoffe, vimini, abiti moderni e d’altri tempi, cibo e disgustanti bevande sperimentali al gusto “giovane cocco”. Ogni 30 minuti passati all’interno di questa centrifuga umana siamo costretti a tornare boccheggianti nella strada principale per poter respirare, dicono che quando uno perde l’orientamento tende a girare in tondo, è esattamente quello che facciamo noi visto che torniamo 4 volte al punto di partenza. Dopo ore di cammino mi assale una nausea frustrante e sento la necessità di mangiare qualcosa, la scelta è ardua ma troviamo un piccolo ristorantino stile pub con sgabelli e tavolini in legno e riesco a buttare giù patatine fritte e una cucchiaiata di fried rices di Mathia, mi diverto a fotografare i volti che mi passano davanti, uno più stravagante dell’altro compreso un volpino con 4 Allstars ai piedi! Un fenomeno. Sento che la vacanza sta per volgere al termine, mi spiace, per la prima volta avrei voluto prolungare la mia permanenza all’estero, spossati ci dirigiamo verso la fermata dello sky train più vicino e finalmente i miei occhi si posano su di una bancarella che da quando ho messo piede in Thai stavo aspettando…..cavallette fritte. Leggendo sui forum e sui racconti di viaggio avevo letto di queste prelibatezze lungo la strada ma dopo 13 gg senza vederne l’ombra pensavo fossero tutte dicerie e invece no, una signora seduta accanto ad un tavolino di plastica impiatta grosse cavallette dorate!!!! La guardo, lei mi osserva con aria interrogativa, scatto una foto e mi allontano.

La metro è puro delirio, accartocciati in un angolo aspettiamo ti scendere vicino all’ Hilton, riesco ad alzare un braccio è immortalo l’affollamento multietnico. L’hotel in attesa del nostro volo che è previsto per le ore 19.30 ci offre la possibilità di eliminare tutto ciò che abbiamo raccolto in una giornata simile, asciugamani e un’area dove potersi fare un doccia e addolcire la pelle con creme per il corpo. E’ ora, saliamo sul taxi che ci porta con largo anticipo in aeroporto, il tempo passa, spendiamo gli ultimi bath rimasti nelle tasche acquistando prodotti tipici, riso aromatizzato al gelsomino, chili in salsa e chili secco in barattolo. Si parte, purtroppo.

Il volo è tranquillo, dormo come all’andata, forse ancora di più, le uniche turbolenze da saltare via dal sedile le troviamo al decollo da Roma Fiumicino dove per la salvezza delle nostre orecchie scarichiamo i caciari. Arrivederci, Koh Tao.

COSTO DEL VIAGGIO PER DUE PERSONE: 1.240,00 VOLO BLU PANORAMA MILANO-ROMA-BANGKOK: 100,00 ASSICURAZIONE SANITARIA AMI EASY: 37,00 PARCHEGGIO CERIA MALPENSA: 240,00 VOLI INTERNI BANGKOK AIR DA BANGKOK A KOH SAMUI E RITORNO: 220,00 CRYSTAL BAY 5 NOTTI A KOH SAMUI CON COLAZIONE: 220,00 KOH TAO RESORT 4 NOTTI A KOH TAO CON COLAZIONE: 200,00 SUNSET COVE 3 NOTTI A KOH PHANGAN CON COLAZIONE: 182,00 MILLENNIUM HILTON 2 NOTTI A BANGKOK: 50,00 TRASFERIMENTI LOCALI IN TRAGHETTO: 20,00 TAXI DA E PER AEROPORTO: 210,00 MEDIA PER MANGIARE AL GG 14 EURO IN DUE 40,00 MOTORINO PER 10 GG 2.759,00 SENZA BADARE A SPESE



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