Isola di Sumba, marapu e spiagge
Perché un viaggio all’Isola di Sumba? Cosa può spingere un viaggiatore ad avere il desiderio di andare in una terra così lontana e poco conosciuta? Non so spiegarmi il perché, vado a “cuore”. Quest’isola mi girava in testa da tanti anni, non mi aspettavo grandi cose. Quello che volevo era mettermi alla prova con un nuovo viaggio in una terra ancora poco conosciuta. Ho trovato un’isola che mi ha saputo incantare e stupire. Sono tornata a casa con un solo desiderio: ritornare.
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L’isola di Sumba
Sumba è un’isola che si trova nella parte orientale dell’Indonesia, fa parte delle piccole Isole della Sonda. È una delle poche isole Indonesiane a non avere nemmeno un vulcano. È secca e poverissima, selvaggia e poco conosciuta dal turismo. È famosa per la sua cultura e religione unica e sorprendente, con riti e credenze ancestrali, i miti del marapu, culto degli antenati, per loro la vita sulla terra è solo temporanea. È dopo la morte che si vive eternamente nel mondo spirituale. Nella comunità esiste una sorta di stregone che ha la facoltà di parlare la lingua dei morti e comunicare con loro. I funerali giocano un ruolo importantissimo, durante la cerimonia funebre, vengono fatte offerte e sacrifici di animali che servono ad assicurare al defunto un viaggio tranquillo verso il mondo degli spiriti. I preti marapu viaggiano da un villaggio all’altro cavalcando i famosi cavalli, molti dei quali si trovano ancora allo stato brado.
I villaggi megalitici hanno abitazioni dai tetti altissimi disposte intorno a uno spazio centrale dove si trovano le antiche tombe degli antenati. Ogni villaggio ospita ancora l’albero delle teste, dove un tempo erano esposte le teste dei nemici sconfitti.
Viaggiare attraverso i villaggi di quest’isola, significa scoprire un mondo a sé, per cultura e tradizioni, poter ammirare una natura ancora incontaminata. Leggende, tradizioni e realtà a Sumba sono un tutt’uno, rendendo difficile distinguere l’una dalle altre. Un fantastico viaggio indietro nel tempo a una sola ora di volo dalla frenetica e moderna Bali.
Come arrivare a Sumba
I voli sia per Waingapu che per Tambolaka sono tutti via Denpasar o Kupang.
Come spostarsi
Indispensabile auto e autista, pochi taxi o altri mezzi turistici
Il mio viaggio all’isola di Sumba
Volo diretto Bali per Waingapu – wings air (1.45)
Prima tappa Waingapu e dintorni, le colline di Wairinding, i villaggi dei dintorni della città e quello di Melolo, la bellissima pantai Walakiri, il lungo viaggio attraverso mille colline color ocra fino a Waikabubak, Tambolaka da dove si decolla con volo Garuda diretto su Bali. I villaggi della zona tra cui il bellissimo Ratenggaro, Bwanna beach, l’indimenticabile spiaggia selvaggia dei sogni, ma belle anche tutte le altre, e l’azzurro infinito di Weekuri… per finire alla pace di Oro Beach.
Waingapu, le sue colline ondulate e le spiagge magnifiche
Waingapu è il capoluogo e la città più grande dell’isola, ed è questo il nostro punto di arrivo. A livello turistico la città non ha nulla d’interessante, se non qualche bancarella e un bel mercato molto fornito di frutta e verdure freschissime, un porticciolo, dove per poche rupie vi sarà cucinato del pesce spalmato da una dose abbondante di piccantissima salsa. Basta andare appena fuori dal centro, e lo sguardo si perde in uno spazio infinito, in luoghi antichi e incontaminati, mille colline ondulate che si gettano in verdi vallate di campi di mais. Come se lo spettacolo di queste colline splendide non bastasse, a pochi chilometri ci sono anche lunghe spiagge di sabbia bianca e mare turchese, orlate da palme come nell’immagine classica dell’isola tropicale che si rispetti.
I mille fili di un Ikat
Avevo già potuto ammirare in un villaggio di Flores, tutta la procedura della lavorazione di un ikat. Queste meravigliose stoffe, tinte con colori naturali e tessuti a telaio dalle mani abili delle donne, ancora una volta mi hanno affascinato e trascinato in una cultura antica, fatta di colori e disegni espressivi, molto di più di un semplice tessuto, esso racconta la vita del villaggio, della tessitrice e tramanda negli anni la storia come se fosse un libro scritto. Qua ho trovato ikat ancora più belli e colorati di quelli di Flores, forse perché è impossibile parlare di Sumba e non pensare a quest’antichissima forma d’arte.
Waikabubak
Le ondulate colline color ocra lasciano il posto alla foresta, cascate e antichi villaggi animisti. Questa è la seconda città dell’isola. Certo definire tale un intreccio di strade polverose e un mercato è un parolone. Solo il traffico è aumentato, da Waingapu fino a qua è stato quasi inesistente.
Oro Beach
Sognato, desiderato, voluto, la strada per arrivarci sembra non portare a nulla… Questo posto fuori dal mondo è un vero incanto, la struttura arroccata su una collinetta domina un paio di belle baie cosparse di conchiglie e coralli, i bungalow sono molto carini, tutto lo staff e Siska, la proprietaria gentile e disponibile, ci hanno veramente viziato con i loro deliziosi piatti. Non adatto a chi non sopporta gli insetti. Infatti, nonostante tutto l’ambiente sia pulito, ci sono molti piccoli animaletti del corallo. Non so quando, ma metto Oro Beach nei posti del “ritornerò ancora”.
Kampung ratenggaro e ratenggaro beach
Uno dei più famosi villaggi megalitici dell’isola di Sumba. Questa volta famoso vuol dire anche strepitoso. Quando sono arrivata qua, non credevo ai miei occhi. Il posto è bellissimo e ci si potrebbe passare ore a osservare il paesaggio, le abitazioni dai tetti altissimi, la gente del villaggio nelle loro faccende quotidiane. In molti, insistendo un po’, cercano di vendere il loro artigianato ai pochi turisti che hanno la grande fortuna di arrivare fin qua. Ma i manufatti sono realmente belli. Quasi tutti gli uomini a Sumba sfoggiano con grande orgoglio il loro Parang, un grosso machete dall’impugnatura intarsiata che ci ricorda l’anima guerriera di questo popolo. Tutti, uomini donne e anche bambini masticano il Sirih Pinag, la noce di betel che serve per dare energia e che macchia le loro labbra e denti di rosso vivo producendo una forte salivazione che li costringe a sputare continuamente, ovunque per terra a Sumba ci sono macchie di sputo rosso sangue.
Una splendida cartolina, affaccio sull’infinita spiaggia battuta dal vento. Per me un luogo da non scordare mai più.
Bwanna beach
Una lunga e tortuosa strada di terra battuta che attraversa villaggi di capanne di paglia, con donne che tessono o cucinano, bufali al pascolo e bambini che giocano nello spazio centrale del villaggio intorno alle antiche tombe degli antenati. Alla fine della strada, una lunga e ripidissima discesa e poi infine … la Spiaggia dei sogni, perfetta, scenografica, drammatica, unica.
Weekuri Lake
Un perfetto colore azzurro infinito, così splendente sotto il sole da non sembrare reale, una cornice di roccia scura e frastagliata, erosa dagli agenti atmosferici e dal mare. No, non è in un sogno ma a Weekuri lake. Forse nessuno ha pensato di inserirlo tra le meraviglie del mondo… io lo metterei!
Riflessioni di viaggio
In molti mi chiedono dell’isola di Sumba, se è adatta a un viaggio fai da te in perfetta autonomia, certamente no, a meno di non avere un tempo infinito e un grande spirito di avventuriero, che quello a noi non manca! SCORDATEVI di girare in autonomia con google maps, noi ci abbiamo provato arrivando nel nulla! Pochissime zone hanno una decente copertura internet, a Sumba ho contato tre cartelli stradali (a essere ottimisti) le strade s’intrecciano si mescolano si perdono nel nulla… Date lavoro a qualcuno del posto, contrattate il prezzo. Non aspettatevi una guida esperta e brava che vi racconti tutto come trovereste a Giava o Bali. Accontentatevi di farvi scorrazzare sicuri, di farvi dire cosa fare e quali sono le cose proibite entrando in un villaggio. Munitevi di pazienza. Qualsiasi spiaggia scegliate, calcolate almeno un’ora di viaggio. Comprate il vostro “cestino del pranzo” nell’unica Rumah Makan del paese e andate alla scoperta di questa meraviglia. Il mare di quest’isola è limpido e la sabbia fine e bianca, ma ricordatevi che a Sumba le spiagge adatte a una vacanza balneare sono poche. Qui siamo nel regno delle possenti onde.
Ho amato i tuoi infiniti spazi vuoti e le tue colline ondulate bruciate dal sole, le tue onde possenti. Ho amato soprattutto la tua gente, a volte curiosa e attenta, altre un po’ schiva e titubante, i tuoi bimbi che giocano nello spazio famigliare tra le antiche tombe granitiche. Ho ammirato i mille nodi di un tuo ikat, promettendomi di comperarne uno e invece ritornando a casa senza ho riso forte tappandomi le orecchie durante la sfilata del tuo pazzo e bislacco carnevale pre ferragostiano, dove la musica era data dai tubi di scarico di auto e moto. Mi sei rimasta nel cuore, incredibile Sumba.