L’ombelico del mondo: l’Isola di Pasqua è la destinazione perfetta per chi cerca una vacanza “selvaggia”

Sull'isola di Rapa Nui, nel mezzo dell'Oceano Pacifico, immerso tra storia e natura
Scritto da: Federico Giotti
l'ombelico del mondo: l'isola di pasqua è la destinazione perfetta per chi cerca una vacanza selvaggia
Partenza il: 30/11/2013
Ritorno il: 07/12/2013
Viaggiatori: 1
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Il diario che vi apprestate a leggere descrive una parte della ben più lunga vacanza che ho effettuato da metà novembre a metà gennaio in Sudamerica e, più precisamente, alla scoperta di Argentina e Cile. Ho deciso di dividere in tre parti i due mesi di viaggio, in modo da rendere più leggero il diario e soprattutto per poter essere più esaustivo aiutando chi volesse mettersi in marcia per questi fantastici luoghi, fornendo altresì alcuni suggerimenti ed una guida utile ad affrontare il viaggio.

Ho lasciato Santiago e Valparaiso nel diario perché credo possano essere valutate come basi per la partenza e l’arrivo dall’Isola di Pasqua. Ho viaggiato zaino in spalla e mi sono mosso utilizzando per lo più mezzi pubblici e qualche volta ricorrendo all’autostop.

Per quello che concerne l’Isola di Pasqua, ho comprato il biglietto aereo circa due mesi e mezzo prima, trovando una buona offerta con la LAN, compagnia di bandiera cilena, unica fino alla stesura di questo diario che fornisca una connessione con l’isola. Voli in partenza ogni giorno da Santiago del Cile e il lunedì ed il venerdì esiste la possibilità di volare, sempre con la Lan, fino a Tahiti: solo in questi due giorni, il volo effettua scalo all’Isola di Pasqua e prosegue poi per l’isola polinesiana, itinerario peraltro consigliatomi da una coppia di francesi, ma non provato personalmente. Costo del volo, comprato tramite Expedia: 480 euro.

Diario di viaggio

30 novembre

Arrivo a Santiago del Cile, dopo un viaggio in bus di 22 ore, partito da Buenos Aires. Scendo dal pullman e ad accogliermi una bolgia di gente, che formicola ovunque: faccio fatica ad avanzare, col mio enorme fardello: con molto impegno raggiungo un centro commerciale. Compro una scheda della movistar e mi avvio verso il centro. Il primo impatto con Santiago e’ veramente brutto: tanta gente, sporcizia ovunque ed edifici mal tenuti.

Prendo la metro e scendo alla fermata di Università Cattolica: perdo subito l’orientamento e faccio fatica a trovare la via dell’ostello. Dopo parecchi giri a vuoto e con l’aiuto di qualche sporadico passante, finalmente trovo Calle General Jofre e l’Eco Hostel. Questo ostello l’ho trovato seguendo le indicazioni della Lonely Planet, ma in centro l’offerta di alloggiamenti è ampia. Il costo per una notte in camerata è di 8000 pesos, circa 12 euro, con colazione inclusa, accesso internet compreso. Prendo subito posizione nel dormitorio, mi doccio, chatto su internet e poi faccio un piccolo giro per le vie del centro. Arrivo fino alla cattedrale e poi ritorno. In centro tantissima gente, caos e la zozzeria regna sovrana. Ritorno all’ostello, mi riattacco al pc e cerco di organizzare le idee per il giorno seguente…rimane una brutta prima impressione di Santiago.

1 dicembre

Sveglia e colazione e poi via a camminare e scoprire la domenica a Santiago. C’e’ meno gente in giro. Salgo subito al Cerro Santa Lucia per ammirare il panorama della downtown e la cornice andina che si staglia all’orizzonte dietro ai grattacieli. Scendo e mi dirigo verso il quartiere di Brasil. Poca gente per strada, rispetto a ieri… ma all’altezza di calle Catedral, comincia il movimento: la domenica questa via chilometrica viene chiusa al traffico e la gente passeggia o va in bici. Mi fermo in un locale per mangiare qualcosa e la cameriera, non avendo posto, mi siede vicino ad un tizio. Ordino pollo con riso e una birra. Comincio a conversare col tizio, un paramedico che si e’ fatto cambiare di turno per vedere la partita di calcio tra il Colo Colo e la Unione Catolica. Il CC deve assolutamente vincere se vuole entrare nei playoff per la selezione alla Copa Libertadores. L’UC vuole vincere per conservare il primato in classifica a due giornate dal termine del campionato. Inizia il secondo tempo: le squadre sono sullo zero a zero e la partita francamente è noiosa. Ad un certo punto l UC segna e va in vantaggio: esplode il bar, tranne il paramedico che tifa per il Colo Colo. Inizia una bella fase della partita, ma essendo venuto a Santiago per girare e non per attaccarmi ad una tv, chiedo la cuenta, saluto ed esco (3500 pesos)…tuttora non ho idea di come sia andata la partita.

Lascio Barrio Brasil e mi dirigo verso il centro e verso il quartiere Bellavista. Attraverso Calle Pionono, via piena di locali per mangiare e bere (la parte fighetta di Santiago) e raggiungo l’ingresso del parco di San Cristobal. Mi attende una lunga salita, tra i sentieri del cerro (sconsigliati per la presenza di malintenzionati). Salgo velocemente, per evitare incontri non desiderati ed arrivo in vetta strasudato. Mi riposo dieci minuti sugli scalini ai piedi della statua dell’ Immacolata, bevo e poi fatto un giretto e qualche foto, prendo un altro sentiero e ritorno a valle. La vista di Santiago dal cerro è incredibile. Peccato che la città non sia gran che…

Attraverso nuovamente il quartiere Bellavista, il parco Forestal, pieno di gente e bambini e giovani che vendono roba usata e raggiungo il quartiere Lasterria, altra zona di locali e fighetti. Raggiungo Avenida Alameda e scopro che alle 19 ci sarà il carnevale con la sfilata dei carri. Vorrei vederlo, ma ho un po’ di cose da fare ed organizzarmi per la partenza del giorno dopo e poi, dopo 25 km a piedi, sono decisamente stanco. Torno all’ostello, mi doccio e cerco di stampare il biglietto del check-in online. Peccato la stampante sia fuori uso: altri 3 km per cercare un cyber e stampare il biglietto. Alla fine riesco a fare tutto e, recuperati gli zaini mi metto in marcia verso l’aeroporto. Raggiungere la fermata della metro è un’impresa, visto la mole di gente accorsa a vedere il carnevale: impiego venti minuti, sgomitando e facendomi strada tra una folla scalpitante. Salgo sul metro, scendo alla fermata di Los Heroes e salgo sul bus Centropuerto (1350 pesos) e in 30 min sono all’aeroporto di Santiago. Prima di cercare un posto dove trascorrere la notte, cerco di risolvere il problema internet. Dopo qualche giretto habemus connessionem e posso accaparrarmi un posto per la notte. Mangio un boccone e preparo il giaciglio sulle panche dell’aeroporto. Tappi nelle orecchie, buff sugli occhi, coperto la testa e buona notte.

2 dicembre

Mi sveglio quasi ogni ora: fa molto freddo e mi devo coprire. L’aria condizionata è a stecca, per scoraggiare gli avventurosi che come me, decidono di trascorrere la notte sulle panche dell’aeroporto.

Comunque l’ora di presentarsi al check-in arriva e comincio la trafila. Aspetto un’ora buona al gate e alle 9.15 il volo per l’Isola di Pasqua parte. L’aereo è pieno completo e occupo a fatica il mio posto. Il volo dura 5 ore e ci servono la colazione e i vecchi, furbi come volpi, dopo 2 orette, si presentano a chiedere altro da pappare e gli viene consegnato un sandwich e un bicchiere di coca cola.

Arriviamo alle 15 a Mataveri: ci attende una pioggerellina leggera. Compro il biglietto per l’accesso al parco (che poi l’isola è un grande parco) per 30.000 pesos cileni e vado recuperare il bagaglio. Nella hall ci sono i bagarini dei vari ostelli e indeciso fra due vado a colpo sicuro: Hostal Tajika e Camping Mihinoa: alla fine opto per l’ostello a 10000 pesos a notte, più caro del doppio, rispetto al campeggio, ma mi permette di non rischiare di bagnarmi la notte in caso di pioggia. Carico i bagagli su un pick up e faccio amicizia con Philip, un australiano di Canberra. Arrivo, poso i bagagli e scopro di essere il padrone di un dormitorio per 5. Posto stupendo, vista sull’oceano, molto pulito. La signora Jimena mi spiega con una mappa dove andare a trascorrere le prime ore sull’Isola di Pasqua e, più veloce della luce, vado a fare la spesa in un minimarket e via alla scoperta di Rapa Nui. Inizio andando a scovare la tartaruga che nei giorni di sole si prende la tintarella nella caletta vicino all’ostello. La trovo e la fotografo. Seguo poi la strada costiera che porta a nord ovest e dopo un chilometro arrivo all’altro porticciolo, dove ci sono due Moai e un ottimo spot per surfare. Continuo il cammino incontrando altre piattaforme con Moai, fino ad arrivare a Taihi. Una serie di 5 Moai su una piattaforma e uno solitario con gli occhi (fatti di corallo). Fotografo e continuo verso nord alla ricerca della grotta di Ana Kakenga, o anche chiamata de Las dos ventanillas, viste le due aperture a picco sul mare. Non essendo sicuro della strada, torno sui miei passi e chiedo ad un passante. Il tizio mi conferma che il sentiero è quello giusto e nel frattempo, Philip, l’australiano, mi ha raggiunto. Decidiamo di proseguire assieme, visto il possibile rischio cani randagi.

Visitiamo la grotta dalle due finestre: è necessaria una torcia per illuminare il cammino. Usciamo e ad attenderci un branco di cavalli che tentano di frugare nel mio zaino in cerca di cibo. Conosciamo Marzia e Paola, due ragazze cilene e chiediamo un passaggio per il ritorno: ci offrono uno strappo sul 4×4 che hanno affittato e ci propongono di unirci a loro per visitare l’isola. Habemus auto! Birretta con vista sull oceano per festeggiare e poi di corsa a fotografare il tramonto dallo spettacolare spot di Tahui.

Ritorno in ostello, mi preparo la cena e mi godo il rombare dell’oceano che si infrange vigoroso a meno di 100 metri dalla mia finestra.

3 dicembre

Sveglia, ritrovo ore 9 davanti all’ostello. Le donzelle ritardano e allora Philip ed io abbiamo il tempo per scattare qualche foto al mohai vicino al nostro ostello. Dopodichè, arrivate le nostre amiche, partiamo in direzione di Rano Kanu, un vulcano estinto a sud ovest dell’isola che presenta un enorme cratere, quindi il villaggio di pietra di Orongo, centro cerimoniale dell’antica Rapa Nui, costruitto su un precipizio di più di 200 metri a picco sull’Oceano Pacifico, famoso per la scena del film omonimo, dove gli uomini uccello in gara devono scalare il paretone roccioso, con un uovo appoggiato sulla fronte. Ripartiamo per Rano Raraku una cava di pietra situata presso l’omonimo cratere vulcanico che è stata la fonte della pietra utilizzata per costruire i Moai e per questo motivo è chiamato la “fabbrica dei Moai”. Diverse statue giacciono incomplete in questo luogo, così come molti che non furono sollevati a causa delle loro grandi dimensioni. Ci ristoriamo con un buon jugos de guayaba al chiosco fuori dal parco archeologico e poi proseguiamo verso la vicina To Hongariki, baia divenuta famosa per i 15 moai restaurati, poi a Te pito te kura, dove giacciono alcuni Moai rovesciati e dove sono posizionate 5 pietre dalle potenzialità energetiche: questo viene chiamato l’”ombelico del mondo”. Quindi, accaldati e stanchi, ci dirigiamo a Playa Anakena, unica spiaggia di sabbia dell’isola (e che spiaggia!), con palme da cocco e 7 Moai a fare la guardia. Il pranzo è gentilmente offerto dalle palme da cocco e per qualche ora mi sento come Robinson Crusoe. Bagno nelle aque cristalline della baia di Anakena e ritorno alla jeep. Saliamo per un sentiero fino alla cima del cratere Mananga Terevaka (occhio ai cartelli che indicano di non proseguire in auto) e torniamo per goderci il tramonto dal Moai vicino all’ostello.

4 dicembre

Sveglia alle 5, ritrovo alle 6. Andiamo a To Hongariki a vedere l’alba (altro pezzo forte dell’isola e da non perdere assolutamente) e facciamo colazione mentre ammiriamo questo spettacolo. Torniamo a Ahu Akivi, sito con 6 Moai e le grotte di Anu Panu: quest’ultime, benchè snobbate dalla massa dei turisti, sono un’attrazione a mio parere da non perdere. Centinaia di metri da percorrere sotto terra, chiaramente con l’ausilio di una luce. Poi torniamo ad Hanga Roa e pranziamo ai chioschi vicini al campo di calcio. Quindi, avendo visitato quasi tutto il visitabile, decidiamo di tornare a rilassarci a playa Anakena.

La sera cena da Te Moana,un ottimo ristorante di pesce, con vista sull’oceano, ideale per la nostra ultima serata con le ragazze cilene. Io mangio un ceviche, un piatto a base di pesce e frutti di mare crudi e marinati nel limone unita ad alcune spezie come il peperoncino e il coriandolo, servito in una conchiglia, tutto annaffiato da un vino bianco cileno, per un totale diviso alla romana di 14000 pesos. Saluti e abbracci e a dormire.

5 dicembre

Oggi decido che è ora di visitare l’isola in bici. Affitto una mountain bike per 8000 pesos e percorro circab65 km, cioè quasi tutto il periplo dell’isola, visitando gli angoli più remoti e che hanno accesso solo a piedi, tipo Ahu Vinapu e Ahu Akahanga, siti archeologici sulla costa sud. Sosta alla solita playa Anakena per ritemprarmi e poi ritorno alle ore 17 ad Hanga Roa per restituire la bici. Birra e serata relax in compagnia di Philip nel campeggio dove alloggia, dove un signore giapponese di nome Kenji ci insegna la meticolosa preparazione del sushi e del sashimi. Questo uomo fantastico lo potete trovare tutti gli anni da metà novembre a poco prima di Natale lì, nel camping Mihinoa.

6 dicembre

Giornata relax per il centro a cercare qualche souvenir, ma tutto troppo turistico e soprattutto ho ancora un mese e mezzo di viaggio e sono già sovrappeso col mio zaino. Mi bevo un caffe con Philip e attendiamo la sera per andare all’aeroporto. La signora Jimena, molto gentilmente, mi permette l’uso della cucina a pranzo, così mi preparo un bel piattone di pasta, mi finisco l’ultimo cocco recuperato a playa Anakena e mi sorseggio due birre aspettando l’ultimo tramonto sull’oceano di Rapa Nui e guardando i surfisti che cavalcano le potenti onde del Pcifico.

Alle 21.30 la signora Jimena accompagna una coppia di francesi e il sottoscritto all’aeroporto e alle 23 l’aereo mi porta via da questo pezzo di terra perduto in mezzo all’oceano. Un pezzo di paradiso caduto in terra.

7 dicembre

Arrivo all’aeroporto di Santiago alle 6 del mattino. Vado alla fermata dei bus e salgo sul primo Centropuerto bus fino alla stazione di Pajarito (1350 pesos). Lì faccio un biglietto per Valparaiso con la TurBus (2900pesos).

Dopo un’ora e mezza di viaggio, passato a ciondolare il collo, arriviamo alla stazione dei bus di Valparaiso. Lascio tutto al deposito bagagli (2000pesos) e comincio la mia esplorazione: cammino fino all’Aduana e da lì mi inerpico al quartiere Santo Domingo. La brutta fama di alcuni quartieri di Valparaiso non è da sottovalutare e dopo aver ascoltato qualche aneddoto di una coppia di anziani che mi sconsigliano di avventurarmi oltre, salgo sul primo coletivo (bus cittadino). Mi aiutano a trovare un bus e pago 300+600 pesos (la loro quota) +400pesos per un altro bus e arrivo a Cerro Alegre. Questa è la Valparaiso delle foto e anche più sicura. Arrivo al belvedere del Palacio Baburizza e prendo l’ascensore El Peral fin giù. Foto e poi a vedere l’altro ascensore famoso, quello della Escaliera Cienfuegos.

Valparaiso, oltre che per le case variopinte è famosa per i suoi ascensori, sparsi in tutta la città, che connettono la parte bassa con le colline, chiamati appunto cerros. Vado alla ricerca del Restaurant J Cruz, consigliatomi dalle due amiche cilene dell’Isola di Pasqua per mangiare la famosa chorrillana, piatto tipico della cucina cilena e che consiste in patate fritte poste sopra un letto di carne di vacca, tagliata a strisce, il tutto completato da uovo, cipolle fritte e salsiccia! Una bomba! Chiaramente tutto ben annaffiato da buona birra. Lì incontro Philip e un suo amico italo australiano: insieme terminiamo il ricco pranzo e poi andiamo a visitare visita il barrio Bellavista, la casa/museo di Pablo Neruda, riscendiamo al barrio Panteon e ci beviamo un caffe dalla terrazza. Dopodiché scendiamo, ci salutiamo e io rimango alla darsena ad aspettare che il sole cali il sipario, prima di incamminarmi per la stazione dei bus, dove mi attende un bus per Pucon (11.400 pesos)e il resto del mio viaggio. Alle ore 21.15 parto.

Consigli utili per un viaggio sull’isola di Pasqua

  • Se scegliete di comprare una SIM telefonica prepagata, vi consiglio la Entel (che dovrebbe essere partner Vodafone). Sull’Isola di Pasqua la connessione è davvero lenta, con Movistar è nulla, per cui, anche solo messaggiare con Whatsapp diventa impossibile. Il costo di una prepagata è di 4000 pesos cileni, circa 6 euro, di cui 1000 pesos il costo della scheda e 3000 è il saldo iniziale.
  • L’aereo dall’Italia è molto costoso: vi consiglio di visitare l’Isola di Pasqua assieme ad un’altra destinazione, che potrebbe essere il nord del Cile. Con 15 giorni dovreste riuscire a vedere parecchio, senza correre troppo. Per una visita all’Isola di Pasqua, sono sufficienti 3 giorni senza scoppiare; 4 vi permettono di rilassarvi e di avere un giorno in più in caso di maltempo.
  • I collegamenti aerei tra Italia e Isola di Pasqua prevedono, in linea di massima, due scali: il primo a Madrid e il secondo a Santiago del Cile, con tempi di percorrenza di 2 ore e 30 (Roma-Madrid), 13 ore (Madrid-Santiago) e 6 ore (Santiago-Isola di Pasqua)
  • Per gli appassionati di timbri sul passaporto: all’ufficio postale di Hanga Roa, senza nessun costo, vi stampano il timbro dell’Isola di Pasqua.
  • Fate molta attenzione quando entrate in territorio cileno, sia via aerea che terrestre: è vietato introdurre frutta, verdura, carne o prodotti a base di latte. I controlli sono molto rigidi e oltre a requisirvi tutto, verrete pure multati.
  • Per gli amanti del surf: due spot su tutta l’isola, entrambi di fronte ad Hanga Roa. Consigliati
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