Islanda: ma siamo ancora su questo pianeta?

29 giugno 2009 Ore 18:00: ci accingiamo ad uscire di casa, questa partenza serale ad un orario indegno è una tortura… mi sento come una sposa al matrimonio delle 5, la giornata non passa mai! Alla fine l’orario arriva e ci dirigiamo con congruo anticipo verso Bologna per evitare gli ingorghi dell’ora di punta ed i famigerati controlli...
Scritto da: sammyg79
islanda: ma siamo ancora su questo pianeta?
Partenza il: 29/06/2009
Ritorno il: 06/07/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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29 giugno 2009 Ore 18:00: ci accingiamo ad uscire di casa, questa partenza serale ad un orario indegno è una tortura… mi sento come una sposa al matrimonio delle 5, la giornata non passa mai! Alla fine l’orario arriva e ci dirigiamo con congruo anticipo verso Bologna per evitare gli ingorghi dell’ora di punta ed i famigerati controlli all’aeroporto che, causa G8, sono ritornati al pre-Schengen. In realtà la tangenziale è semi deserta ed i controlli non sono niente più del solito quindi siamo in super anticipo! Attendiamo pazientemente l’apertura del check in del nostro low cost (che tanto low alla fine non è) e finalmente ci imbarchiamo. Decolliamo con 20 minuti di ritardo, alle 22:30, ed è già buio pesto. Ma stiamo puntando dritti verso il circolo polare e dopo un paio d’ore l’orizzonte si accende di un timido azzurro che ci fa pregustare la nostra prima notte bianca. A bordo intanto scopriamo che trattandosi di una low cost i viveri sono tutti a pagamento: per oltre 500 a cranio un panino potevano anche includerlo! Vabbè, era talmente tanto che desideravo questo viaggio che la semplice opportunità di una settimana di ferie nel periodo migliore e la comodità di un volo diretto da Bologna fanno passare in secondo piano il costo e questo orario del piffero… Ben presto il chiarore si accende di un rosso intenso, è una vera e propria alba! Atterriamo in un clima sospeso tra due sole sfumature di grigio, quasi non si nota la differenza tra i colori di cielo, mare e terra. Ci accolgono 10° ed una fitta nebbia. Dopo aver ritirato la nostra nuovissima Toyota Yaris, prenotata alla Hertz con un po’ di apprensione al posto di una più raccomandata 4×4 dal prezzo esorbitante, troviamo senza fatica il nostro motel Alex a breve distanza dall’aeroporto (www.alex.is). Il bungalow, tutto in legno ed arredato Ikea, è accogliente e ci addormentiamo velocemente. Per noi sono le 4 del mattino (le 2.00 locali) anche se c’è ancora un sacco di luce! 30 giugno 2009 km 375 Senza troppa fatica ci svegliamo di buon’ora. La giornata appare subito grigia ma non troppo fredda. Colazione fai-da-te (per 80 € mi devo pure lavare i piatti!) con pane e marmellata. Partiamo velocemente lasciandoci alle spalle Keflavìk e la periferia di Reykjavìk. Il paesaggio mostra evidenti segni dei vulcani da cui è stato generato, pietre nere e vegetazione ridotta ai famosi muschi e licheni dei libri di scienze: per il momento nessun segno di alberi! Poco dopo la nebbia si alza ma il grigiore persiste. Puntiamo dritti verso Thingvellir che è un importante sito storico in quanto sede del primo parlamento del paese, e d’Europa, ma a noi soprattutto interessa perché posizionato esattamente sulla faglia tra Europa ed Americhe. Quando arriviamo al sito ci si spalanca davanti una fertile pianura ,a non trovo conferma del mio immaginario… mi aspettavo una specie di Grand Canyon, forse mi ero fatta trascinare troppo… fatto sta che il posto è affascinante e trasmette pace. Riprendiamo la nostra Yaris e puntiamo verso Geysir. Incredibilmente il sole fa capolino tra le nuvole, che bel regalo! La strada invece, dopo poco, diventa sterrata… un dejà – vu patagonico… Incontriamo molteplici coraggiosi ciclisti, cavalli, pecore e poche auto. Di tanto in tanto il paesaggio si inverdisce o si colora di viola in ampi campi di lupini profumati. Arriviamo a Geysir dove il parco geotermico ci attende con i suoi vapori sulfurei, le pozze ribollenti ed il mitico Stokkur che con precisione nordica esalta i turisti in trepidante attesa dei suoi sbuffi. Attendiamo pazientemente anche noi per poter immortalare questo incredibile spettacolo della natura e nel frattempo facciamo pure l’aerosol… Girovaghiamo una mezz’ora tra le pozze ed i vapori poi proseguiamo verso Gullfoss: intanto il cielo si è decisamente aperto e fa addirittura caldo! Questo valorizza notevolmente la cascata che si illumina di arcobaleni e si offre ai nostri occhi in tutta la sua irruenza: per fotografarla da tutte le angolazioni ci prendiamo pure una bella lavata! Prima di riprendere la nostra via verso Vìk sostiamo per un panino, salmone e uova per me, prosciutto e formaggio per l’originalissimo Domenico. Scegliamo di lasciare la 35 e tagliare per la secondaria 31 tra prati verdissimi e pecore al pascolo; la ring road scorre poi un po’ più noiosamente mentre il cielo si riannuvola. Sosta ad Hella per i rifornimenti di cibarie e a Seljalandsfoss per una foto: la cascata, a pochi metri dalla ring road, sembra leggiadra ma si butta con fragore e numerosi spruzzi nel laghetto sottostante. Intanto salutiamo il panorama non-visto del vulcano Hekla che è completamente avvolto da nubi. La nostra tappa successiva si rivela improvvisamente poco più avanti: si tratta di Skogafoss, non è possente come Godafoss ma il salto di oltre 60 metri è spettacolare. Ci arrampichiamo per la ripida scaletta che la lambisce e che ci porta in cima oltre il salto e a lato dello stesso. Soddisfatti puntiamo verso Dyrholaey a cui si arriva con una deviazione di qualche chilometro di sterrato non troppo in buono stato. Ma questa deviazione vale qualunque disagio, la scogliera e la spiaggia nera sono affascinanti, deserte ed avvolte in una nuvola leggera di vapore sollevato dal mare ed illuminata dalla luce ancora alta ma tenue del sole. Passeggiamo come fuori dal mondo nella remota speranza di avvistare qualche puffin e, tornando all’auto, riusciamo ad avvistarne un paio in volo ma da lontano. Raggiungiamo Vìk, minuscolo ed accogliente paesino in una cornice da cartolina che vale tutti gli elogi letti sulle guide. Prendiamo possesso della nostra camera all’Hotel Lundi ) ma ne usciamo subito per cercare un posto in cui cenare. Seguiamo il consiglio della Lonely e ci accomodiamo al Grill Bistro dietro la stazione di servizio. Spendiamo circa 5000 ISK per un mega sandwich con patatine ed una insalatona in un locale carino e zeppo di turisti. Anche se sono già le 22:00 questo sole non fa certo venir voglia di dormire; nella guida scopro che inspiegabilmente mi è sfuggito il sito di Reynisfjard (con tutti questi nomi così semplici da ricordare, come sarà mai potuto accadere?!?!). La Routard lo elogia particolarmente quindi torniamo indietro di qualche km sulla ring road e prendiamo la deviazione segnalata. Anche qui gli elogi sono tutti meritati, la scogliera enorme di basalto nero è meravigliosa e i pulcinella di mare vanno e vengono a decine! Sono così buffi! Peccato sia impossibile vederli da vicino, ci accontentiamo di sentirci accerchiati passeggiando sull’incantevole e deserta spiaggia nera, illuminata da un infinito tramonto. Soddisfatti possiamo rientrare in hotel: peccato scoprire che una bella doccia rigenerante è impossibile perché, causa lavori in corso, hanno tolto l’acqua!! Ci ripenseremo domattina… 1 luglio 2009 km 293 tot. 668 Oggi l’acqua c’è, partiamo con il piede giusto… colazione veloce poi decidiamo di risalire la scogliera alle spalle di Vik: le guide parlano di un’ora e mezza A/R staremo a vedere… La salita impegnativa poi un tratto semi pianeggiante ci portano a strapiombo sul mare in un’ora circa.lo sguardo può spaziare dal paese fino a Dyrolaey per una lunghissima e spettacolare lingua di sabbia nera. Ovviamente il nostro interesse riguarda particolarmente i pulcinella: stavolta siamo troppo in alto e le vediamo svolazzare goffamente sotto di noi. Con un po’ di pazienza e qualche rischio, sporgendosi, riusciamo ad avvistare qualche nido non troppo lontano e finalmente a fotografarle. Sono ormai le 11 passate, dobbiamo ritornare sui nostri passi. In 40 minuti siamo giù, breve sosta per i rifornimenti (acqua, benzina e gelato) poi si riparte. La strada attraversa paesaggi sempre diversi, prima una meravigliosa distesa di fiori viola a perdita d’occhio poi una distesa lunare di lava e muschio fino a prati verdissimi con fattorie sparse ed infine lava nera a 360°. Avvistiamo le prime lingue del Vatnajokul avvolte di densi nuvoloni ed in breve siamo al centro turistico dello Skaftafell N. P. Lasciamo l’auto per dirigerci alla Svartifoss: purtroppo abbiamo tempo per un solo sentiero e la cascata ci sembra una scelta quasi obbligata. Il sentiero è mediamente semplice e dopo una mezz’ora avvistiamo l’originale coreografia della cascata. Pochi minuti dopo siamo proprio sotto il salto, non c’è quasi nessuno e con il solo rumore dell’acqua sostiamo per un momento di relax, panino incluso. Riprendiamo in sentiero giusto in tempo per evitare una comitiva chiassosa di ragazzi. Scendiamo velocemente e riprendiamo la Ring Road. Brevi tappe a Svinafellsjokull, una lingua glaciale visibile da vicino, ed a Hofper fotografare la deliziosa chiesetta con tetto in torba dichiarata monumento nazionale. La strada è incorniciata dalle montagne e dalle numerose lingue di ghiaccio parzialmente celate da nuvoloni neri che le ricoprono lentamente, quasi fossero un sipario. Arriviamo alla famosa laguna glaciale Jokulsarlon con bizzarri iceberg galleggianti di un azzurro intenso. Le nuvole basse e qualche spiraglio di luce danno al lago un’atmosfera surreale. Scarichiamo foto a più non posso poi ci godiamo il paesaggio rilassandoci con una cioccolata calda. Continuiamo la strada costeggiata ancora da ghiacciai dai nomi impronunciabili finchè una fitta nebbia non avvolge tutto. Si intravede solo qualche casetta isolata e le solite pecore, anche in mezzo alla strada. Raggiungiamo Hofn tra la nebbia e la nostra guesthouse Hvammur sul porto ). La camera è piccola ed ha il bagno (pulitissimo) in comune ma il prezzo (50 € circa) è ragionevole anche se non include la colazione. Per cena scegliamo, tra le proposte della Lonely, il Kaffi Hornid: stasera pesce, gamberoni in particolare visto che sono la specialità locale. Ottimi anche se un po’ troppo speziati… e non molto economici! Prima di rientrare facciamo un giretto per il paese molto malinconico con questo tempaccio… 2 luglio 2009 km 469 tot. 1137 Sveglia di buon’ora e colazione nell’affollatissima saletta della Guesthouse. Il cielo ci regala qualche sprazzo d’azzurro che ci permette di intravedere della cornice di ghiacciai che può vantare la cittadina e che ieri erano completamente nascosti. Oggi questo posto ha decisamente tutt’altro aspetto! In attesa che apra il supermercato non riesco a trattenere la mia voglia di shopping, placata con l’acquisto di un meraviglioso maglione tradizionale in lana. Improvvisamente poi il cielo si richiude e noi riprendiamo la Ring Road che ben presto diventa tortuosa e panoramica. Subito dopo aver montato il rullino da nuvoloso scopriamo che aggirando e lasciandoci alle spalle il massiccio del Vatnajokull il tempo si fa sereno e il termometro schizza a 20°. Facciamo diverse soste panoramiche tra cui il modesto faro di Hvalnes. Mi rendo conto di aver passato Skaftafell senza essermene neppure accorta: volevo vedere la chiesetta segnalata dalla Lonely, peccato… Poi un meraviglioso tratto di strada a strapiombo su una lunga spiaggia nera dove pare sia stata appena rimossa una frana, montagne brulle, fattorie sparse e naturalmente pecore! Una brevissima deviazione ci fa scoprire Djupivogur, un incantevole villaggio da cui sta partendo la barchetta per Papey. Purtroppo non abbiamo le 4 ore necessarie all’escursione, ci accontentiamo della vista panoramica offerta dal villaggio. Riprendiamo la Ring Road e di fronte a noi abbiamo un’inverosimile montagna a forma di piramide perfetta! Vista la bella giornata decidiamo di deviare lungo i fiordi anziché proseguire per la Ring Road: in pratica optiamo per una lenta giornata panoramica a scapito della lunga scarpinata necessaria per raggiungere Hengifoss. I paesini dai nomi-scioglilingua sono radi e pittoreschi, le montagne sono punteggiate di neve e striate da ruscelli e cascate. La nuovissima galleria ci porta in un attimo a Reidarfjorfhur ben riconoscibile dall’enorme e poco suggestiva fonderia. Poco dopo siamo ad Egilstadir che sfioriamo soltanto perché il nostro obiettivo è di spingerci fino a Borgarfjordhur Estri da cui ci separano una settantina di km quasi del tutto sterrati. La strada ad un certo punto si fa ripida e spettacolare, appena superato il passo ai nostri piedi si apre la visuale sul fiordo verso cui scende una strada tortuosa che assomiglia ai tornanti del Pordoi ma sterrati! La cornice di monti è indescrivibile ed i km scorrono veloci. Il paesino passa direttamente in testa a tutte le classifiche, semplicemente delizioso!! Sarà il sole intenso, il mare blu o l’atmosfera di pace assoluta ma ci innamoriamo immediatamente. Le attrazioni locali sono la chiesetta, una bizzarra casa in torba e ovviamente la piattaforma di avvistamento per il birdwatching che si trova qualche km oltre il villaggio, proprio a lato del porticciolo. Riusciamo a vedere da vicino i pulcinella di mare, finalmente ed anche a fotografarli! Tra una settimana le pareti di casa ne saranno piene! Sostiamo a lungo perché il panorama è incantevole ma poi il pancino brontola… sono le 7 ed ancora non abbiamo pranzato! Lo plachiamo con il panino acquistato stamattina e ne offriamo uno anche ad Andry, un giovanissimo pescatore estivo che ci chiede un passaggio fino al paese per evitarsi i 5 km a piedi. Lo scarichiamo “in centro” e noi proseguiamo verso Egilstadir. Prendiamo possesso della nostra camera all’Hotel Edda ma ne usciamo subito: l’intenzione è di cenare a Seydisfjordhur, villaggio decantato lungamente dalla Lonely. I 25 km di distanza prevedono l’attraversamento, dopo faticosa ascesa, di un altopiano spettacolare quasi del tutto ricoperto da ghiaccio e cascate, alcune delle quali di tutto rispetto! Il resto è roccia nerissima talvolta ricoperta da muschi. La discesa ripida porta velocemente al villaggio. In giro ci sono poche anime, non è serata di sbarchi, ma il paese è ugualmente suggestivo con le sue casette colorate adagiate sul placido fiordo. Scegliamo di cenare all’hotel Aldan, l’unico un po’ animato. Ordiniamo trota e carpaccio ma dopo un’ora non ci hanno ancora portato nulla… chiediamo informazioni e la cameriera sbianca: si sono dimenticati di noi! Ormai sono quasi le 11:00, ci facciamo portare uno skyr e un caffè, offerti dalla casa per il disguido. Questo ritardo, però, ci permette di godere di un tramonto magnifico sulla via del ritorno. L’altipiano domina la vallata di Egilstadir e permette una visuale a 180° con il sole rosso fuoco che si nasconde lentamente lasciando ampi strascichi di luce dorata dietro di sé. Sono le 23:45, è ora di far riposare la nostra instancabile Yaris che oggi ha cavalcato parecchio! Ultima nota della giornata: l’acqua del bagno è un po’ strana… quella fredda è normale ma quella calda è sulfurea! In pratica facciamo una doccia termale (e un po’ puzzolente…) 3 luglio 2009 km 398 tot. 1535 La giornata ahimè si presenta uggiosa: piove a dirotto! Dopo un’abbondante colazione prendiamo la strada verso Myvatn anche se dopo aver appreso la faccenda dei moscerini Domenico vorrebbe glissare: gli elogi sull’area letti da più parti, però, mi fanno essere irremovibile sulla tabelle d marcia prestabilita (da me, ovvio) La prima parte di strada corre ripida in mezzo alla nebbia (o forse sono nuvole basse) ma dopo qualche decina di km inizia a trapelare un timido sole che ci fa ben sperare. Per molti km non c’è segno di vita, niente erba, niente uccelli, niente pecore! La prima tappa della giornata è il Krafla ed in particolare Leirhujukur un sito vulcanico che ci catapulta direttamente su un altro pianeta. Si distinguono chiaramente le colate ed il senso di scorrimento del magma ora nerissimo. Di tanto in tanto qualche pozza bollente e qualche fumarola animano il paesaggio apocalittico. Proseguiamo per il cratere Viti per una breve occhiata poi scendendo ripassiamo dalla centrale termica avvolta da vapori e da un penetrante olezzo. Poco oltre ci fermiamo al campo geotermico di Hverir ben visibile sulla Ring Road. Solo un commento: questa è roba da non credere ai propri occhi e alle proprie orecchie! Ma siamo ancora sulla terra? Qui manca solo Caronte! I colori pastello evocano immagini dolci e pacate ma i potenti getti di vapore e i fanghi ribollenti svelano la vera natura di questo luogo! Proseguiamo per il lago Myvatn che però ci lascia un po’ delusi… il paesaggio è tranquillo e pittoresco ma le entusiastiche premesse non trovano in noi riscontro. Nemmeno i famigerati moscerini sono presenti, ne abbiamo di più in giardino… comunque ormai ci siamo e compiamo tutto il giro, la cosa più curiosa sono forse gli pseudocrateri nella parte sud. In paese facciamo qualche acquisto al supermercato poi siamo pronti a proseguire. Dopo l’aereosol del campo geotermico ci aspetta anche il vibromassaggio, garantito dalle pessime condizioni dello sterrato 864 che conduce a Dettifoss. Più volte temiamo seriamente per le ruote della nostra povera Yaris, che con un po’ di attenzione e di pazienza porta a termine il proprio dovere. Già dal parcheggio si intuisce la potenza dell’acqua che da vicino è impressionante. Purtroppo il pallido sole ci sta abbandonando quindi il canyon le la cascata assumono solo sfumature di grigio. Proseguiamo per Sellfoss, il sentiero non è faticoso ma è molto accidentato. Il salto, seppur basso, è molto scenografico e vale la breve camminata. Con un tempo sempre più grigio torniamo sui nostri passi e riprendiamo il famigerato sterrato che in questo tratto è decisamente migliore. Tornati sulla strada vera tentiamo la deviazione per Asbyrgi, ci dovrebbe essere un canyon a ferro di cavallo ma desistiamo perché il tempo è decisamente peggiorato, abbiamo ancora molti km da percorrere ed è già tardi. Un mare azzurrissimo ci accompagna per un buon tratto nonostante il grigiore del cielo e le nuvole basse che avvolgono il paesaggio a monte. Ben presto però cala la nebbia e fino ad Husavik non si vede più nulla. Troviamo senza fatica il nostro Fosshotel, pare ci abbiano dato un upgrade: la camera è molto carina ed ha la moquette disegnata con un divertente acciottolato ed una enorme finestra. Scendiamo subito al porto per prenotare l’escursione di domani: scegliamo quella che abbina l’avvistamento di balene e puffin in 4 ore: speriamo che il tempo e il mare siano clementi! Per cena scegliamo il caratteristico Gamli Baukur sul porto, una bellissima costruzione interamente in legno con una vivace atmosfera. Cena ottima: zuppa di funghi, salmone in glassa di mango e pescato del giorno con patate da leccarsi i baffi! Per concludere breve passeggiata in paese semi deserto poi tutti a nanna! 4 luglio 2009 km 95 tot. 1630 Anche oggi dietro le nostre finestre c’è un serio grigiore… speriamo che il mare sia clemente! Il buffet della colazione è ricchissimo, proprio oggi che non possiamo esagerare in vista della nostra navigazione… Con discreto anticipo ci presentiamo al porto e ben presto ci imbarcano su una stupenda barca a vela d’epoca opportunamente restaurata. La prima tappa della nostra costosissima escursione di 4 ore (62 € a cranio) ci porta a Lundey, l’isola dei puffins. Ce ne sono a centinaia che ci volteggiano intorno ma è difficile vederli bene da vicino: sono talmente buffi che vederli svolazzare è un gran divertimento. Ben imbacuccati nelle nostre tutone impermeabili messe a disposizione sulla barca sembriamo dei pescatori e viriamo verso il mare aperto. Il diversivo di oggi è che c’è un gruppo di ricercatori in partenza per la Groenlandia su una splendida goletta: la nostra guida è un loro amico e ci chiede la cortesia di poterli raggiungere e salutare con una hola collettiva mentre escono dal fiordo. Ovviamente ci prestiamo volentieri ed una volta raggiunti ci rendiamo conto che si tratta di una seria spedizione scientifica, con telecamere al seguito! Forse finiremo su Discovery Channel o Superquark! Questo intrepido equipaggio raggiungerà a vela la Groenlandia dove resterà per tutto l’inverno… in bocca al lupo! Salutiamo calorosamente poi iniziamo la “caccia” alle balene, ma la nostra è una caccia positiva che le protegge visto il giro d’affari che muove e che dovrebbe scoraggiare i veri cacciatori. Intanto il cielo si apre e dopo aver accuratamente sistemato le vele con un complesso giro di funi avvistiamo il primo esemplare: è una balenottera azzurra ma è così sfuggente che si mostra solo per un momento. Dopo una decina di minuti ecco un’altra enorme balena che ci mostra il suo dorso tra i potenti spruzzi: anche in questo caso l’avvistamento dura pochi secondi e con la ressa che si è creata a prua la intravedo soltanto. Quando riemerge la seconda volta si mostra più distintamente ed alza la coda gigantesca. Dopo un’ora di permanenza nella zona di avvistamento rientriamo, non sono particolarmente soddisfatta ma si sa, sono animali liberi e non stanno certo ai nostri comandi. Anche se ho lo stomaco in subbuglio accetto il dolce alla cannella e la cioccolata calda che mi risveglia i sensi congelati. Domenico invece da oltre due ore sembra un cadavere e non accetta nulla, dall’espressione capisco che sta solo pregando di rimettere i piedi per terra al più presto. Attracchiamo alle 2 passate, prima di rimetterci in macchina dobbiamo stabilizzare il mal di mare e ci dedichiamo ad una tranquilla passeggiata in paese con sosta alla chiesetta del paese ed ai negozi di souvenir. Dopo un’oretta lasciamo lo splendido paese di Husavik e ci dirigiamo verso Godafoss, ben visibile dalla ringroad. La visita si esaurisce in una decina di minuti e ripartiamo in direzione di Akureyri che raggiungiamo rapidamente. L’intenzione originaria era di avvicinarci il più possibile a Reykjavik già da oggi per cui non abbiamo prenotato alcun albergo. Anche se sono solo le 5 ed il sole è altissimo non abbiamo più voglia di macinare km e ci concediamo una serata “da vacanza”, cioè doccia con calma, passeggiata, cena, altra passeggiata al posto del solito tour de force con doccia a notte fonda (che nel caso dell’Islanda è un eufemismo)… Questo significa che dobbiamo trovare un hotel: scorriamo in ordine le proposte della Lonely, il primo è al completo mentre la Guesthouse Villan ha disponibilità nella “dependance”, camera spaziosa con bagno in comune per 8600 ISK. Per cena scegliamo il Bautinn, unico locale con la flila fuori! Il buffet con pasta, zuppe e verdure è ben fornito, in più scegliamo la bistecca di puledro speziata con patate che è ottima! Per finire il piatto esagero un po’ e quando mi alzo mi sento sull’orlo di una indigestione… La passeggiata sul porto con vista tramonto mi rimette un po’ in sesto. In oltre un’ora di passeggiata il sole è sempre lì, sull’orlo dell’orizzonte e non si decide ad andarsene! Alla fine desistiamo noi, ha vinto di nuovo… 5 luglio 2009 km 423 tot. 2053 Ultimo giorno pieno del nostro viaggio, che tristezza! Oggi il sole la fa da padrona anche se il cielo è punteggiato da buffe nuvolette bianche. Facciamo qualche ultima foto in centro cercando invano un posto per la colazione, poi si parte. Troviamo la colazione nella stazione di servizio, buona la pasta alla crema, orribile il caffè che finisce dritto nel tombino. Lungo la strada che taglia ampie vallate disseminate di rotoballe cediamo alla deviazione per Glaubaer, un delizioso agglomerato di casette in torba adibite a museo del folclore. Tornati sulla ringroad, poco più avanti, sostiamo alla chiesetta di Vidmyri, carina ma non esaltante (e a pagamento, 400 ISK) La nostra strada procede veloce verso la capitale: le vallate che attraversiamo sono ampie e verdi ma sostanzialmente un po’ monotone. In pochi minuti la temperatura scende da 22 a 11°, salvo poi risalire poco dopo. Lentamente ci rendiamo conto che Reykjavik si avvicina, il traffico si intensifica, le cittadine tipo Borganes sono più movimentate e compare il primo velox incontrato finora. Anche la radio risorge e comincia a proporre diverse stazioni oltre alle due che abbiamo sentito, poco e male, durante l’intero tragitto. Altro segno di rientro nella “cività” (ma stavamo molto meglio prima!) è il tunnel sotto al fiordo che ne evita la circumnavigazione. Dopo il pagamento, l’addetto ci indirizza verso la corsia simil-telepass… avendo auto in coda siamo costretti a proseguire, ma questa è una multa sicura! All’uscita l’orizzonte si riempie del profilo di Reykjavik, avvolta tra le nuvole. Nel traffico ci dirigiamo verso il nostro Fosshotel Baron prenotato a tariffa promozionale ed ubicato appena fuori dal centro. La camera non è ancora pronta quindi facciamo un primo giro in città: in un paio d’ore visitiamo tutto il centro, la via principale, il laghetto, il duomo, il parlamento. La Hallgrimskirkja, la più grande chiesa della città nonché il monumento-simbolo è in fase di restauro quindi non vediamo nulla dell’inconfondibile profilo del suo imponente campanile. Nemmeno l’interno è visitabile perché sta per iniziare un concerto tenuto con il maestoso organo di cui è dotata la cattedrale. Ripieghiamo sullo shopping per qualche ultimo souvenir. Per cena c’è l’imbarazzo della scelta: la Lonely recensisce una cinquantina di locali, tra tutti ci colpisce il forno a legna citato nel paragrafo del “ristorante Italia” (che fantasia!). Lo so che all’estero non bisogna cedere alla tentazione dei ristoranti italiani che spesso si rivelano un insulto alla nostra cucina ma stavolta ci va meglio dato che la pizza è buona ed il tiramisù pure. Alle 9 il locale è già deserto e capiamo di dover levare le tende: peccato perché anche la colonna sonora non era male, da Zucchero a Guccini fino ai Nomadi. Continuiamo la passeggiata spingendoci un po’ oltre la zona pedonale: la città è molto tranquilla e si passeggia piacevolmente. Alle 10 chiudono anche gli ultimi negozietti ma nonostante le fitte nuvole c’è ancora molta luce e non abbiamo voglia di rincasare. Con l’auto raggiungiamo il serbatoio geotermico, sede anche del museo delle saghe, dalla cui altura si gode un bel panorama sulla città. Proseguiamo poi per la bizzarra spiaggia artificiale accanto all’aeroporto: una spiaggia dorata da queste parti è come i cavoli a merenda! Evidentemente qui patiscono una gran voglia di estate e si sono inventati un marchingegno per scaldare l’acqua del mare imprigionata in una laguna che si riempie con l’alta marea in cui hanno pure incastonato qualche vasca geotermale: il tutto circondato da sabbia giallo oro proveniente dal Marocco: geniali! Visto questo possiamo tornare in hotel… domani si parte… 6 luglio 2009 km 70 tot. 2123 Ultime ore a disposizione! Il cielo anche oggi è bigio, speravamo in un ultimo colpo di fortuna! Colazione al mega buffet dell’albergo che compensa la camera mediocre. L’assortimento va dalle aringhe al formaggio, dal salume ai pomodori fino ai più consoni biscotti, dolci, waffels e marmellate. Ben satolli torniamo alla spiaggia di ieri sera che è ancora deserta. Puntiamo allora verso la Hallgrimskirkja perché vogliamo salire in cima alla torre. Diamo prima un’occhiata all’interno: se si eccettua l’organo si può ben descrivere con la parola “nuda”. E’ tutto grigio e slanciato, non credo di aver mai visto nulla di più essenziale. Fa quasi venire freddo… La torre si rivela una gran fregatura perché le impalcature coprono quasi del tutto la visuale. Con i 400 ISK a testa in pratica abbiamo solo contribuito ai lavori di restauro… Non ci resta che salutare la citta, l’ultima tappa nonché la più goduriosa è la mitica Blue Lagoon (http://www.bluelagoon.com/). Il dulcis in fundo del nostro viaggio si rivela ancora migliore delle nostre aspettative! Questa sì che è vita! Fino a ieri lava, odore di zolfo e fumi vulcanici ispiravano in noi oscure immagini infernali, qui la faccenda si ribalta perché sembra di stare in paradiso! C’è un po’ di gente ma non troppa ressa; la laguna è grande e ci si disperde bene, nascondendosi tra i vapori di quest’acqua meravigliosa. Se non fosse così celeste sembrerebbe di stare in un bagno di latte! E per non parlare della cascata, che massaggio stupendo… Ma la cosa più incredibile è che siamo all’aria aperta, oggi non ci saranno più di 10° e pioviggina leggermente ma noi siamo qui al calduccio: non sembra vero! A mezzogiorno dobbiamo lasciare il posto anche se saremmo rimasti per molto altro tempo. Gli spogliatoi, pulitissimi, offrono ogni comfort: docce con sapone e balsamo termali, armadietti e phon. Prima di uscire un panino al salmone e un gelato ci placano l’appetito. Il resto della giornata è ben meno interessante: restituiamo l’auto, check-in, acquisti al duty-free e focaccina al bar (questo relax mette una fame…) Il volo è in ritardo di una ventina di minuti ma ben presto sparisce tra le nuvole lasciando dietro di se lo stesso grigio dell’arrivo che ora però mi sembra ben più variegato in mille sfumature ben distinte nel ricordo di questa terra misteriosa e affascinante. Voglio pensare che sia un arrivederci, ho già in mente un weekend invernale a caccia di aurore boreali, speriamo si avveri! Riferimenti: per la prenotazione di hotel mi sono spesso appoggiata ai siti dei singoli alberghi che ho trovato in quella miniera di risorse che è la guida Lonely Planet. In alcuni casi ho invece ripiegato sui siti di catene, questi quelli che ho utilizzato (anche solo per farmi un’idea): www.farmholidays.is http://www.fosshotel.is/en/index.php http://en.hoteledda.is/ Per i voli: www.icelandexpress.com In conclusione, come al solito, vanno ringraziati i Turistipercaso i cui diari sono sempre una enorme risorsa di idee e di suggerimenti! Buon Viaggio! Samantha


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