Islanda: l’isola che non ti aspetti
10 Luglio 2001
L'Islanda è la parte emergente della dorsale oceanica, ma questo concetto prima di partire non lo avevo ancora ben assimilato. Per me era sinonimo di freddo, un elemento che generalmente odio, ma non per questo mi sentivo frenata dal partire.
Ed è così che alle ore 23.40 in una Malpensa deserta parto per Reykjavik con Anna,...
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10 Luglio 2001 L’Islanda è la parte emergente della dorsale oceanica, ma questo concetto prima di partire non lo avevo ancora ben assimilato. Per me era sinonimo di freddo, un elemento che generalmente odio, ma non per questo mi sentivo frenata dal partire. Ed è così che alle ore 23.40 in una Malpensa deserta parto per Reykjavik con Anna, Elena e Federico. Arriviamo dopo 3.40 di volo in piena notte…e qui è la prima inaspettata sorpresa: è ancora chiarissimo, come se fosse giorno. Non avevo considerato che già da questa latitudine il sole cala per sole 4 ore, ma il cielo è sempre illuminato. E subito la prima domanda: “come faremo a dormire?” Le tendine bianche semitrasparenti sicuramente non aiutano il nostro sonno, ma la stanchezza si. 11 Luglio 2001 – Prima giornata Una dormita di poche ore e poi la prima colazione sul territorio Islandese. L’albergo è vicino al mare e la nostra passeggiata comincia con l’esplorazione del lungomare per poi addentrarci nella città. L’architettura delle case è molto fredda, ma gli squarci di vedute sono allettanti. Il sole splende nel cielo. Alle 16.00 ci impossessiamo della macchina, una Toyota Jaris che viene subito messa a dura prova dal volume delle nostre valige incastrate e pigiate. Ma è il momento più emozionante. Salpiamo gli ormeggi per l’esplorazione della nostra isola. Uscire dalla città non è semplice a causa delle indicazioni con nomi lunghi e impronunciabili, ma l’importante è seguire sempre la Route 1, l’unica strada asfaltata. Il fiordo di Hvalfjorur ci affascina subito con i mille riflessi e rilievi. Leggendo la guida portata dall’Italia scopriamo che in quel fiordo in agosto si possono trovare ben 13 specie di balene. Alle 21 giungiamo nell’ostello, un edificio completamente isolato con vista sul vulcano Snafelisjokull, diventato famoso come punto di partenza del racconto “Viaggio al centro della terra” di Giulio Verne. Il sole spende ancora nel cielo. Lo spettacolo è indescrivibile. La natura domina l’ambiente e l’uomo è solo una comparsa. Non siamo abituati a queste sensazioni. Dopo una passeggiata in riva al mare termina la nostra prima giornata di viaggio. Ma in Islanda è difficile definire cosa sia un giorno. 12 Luglio 2001 – Seconda giornata Dopo un’abbondante colazione, aringa inclusa, partiamo per visitare la zona dello Snaefellness con le sue viste mozzafiato e i pendii ricoperti di lava. La strada è sterrata. Quasi tutta la strada d’Islanda è sterrata, con pendenze anche del 20%. Il vulcano ci affascina e una passeggiata di 1 ora sui suoi pendii ci offre viste panoramiche sul mare. Ripartiamo per percorrere il fiordo di Hvammsfjorour e tagliare verso il fiordo di Hrutajorour per giungere in uno spaesato alloggio con maneggio a Brekkulaekur. 13 Luglio 2001 – Terza giornata Dopo aver salutato la proprietaria della farm con maneggio, una tedesca trasferitasi in Islanda e sposata ad un islandese, partiamo per il fiordo Skagafjordur. A Hindisvik ci fermiamo per ammirare in riva al mare le foche. I monti innevati all’orizzonte, il mare, gli scogli e le foche in relax. Verrebbe voglia di stare lì per ore, ma il nostro programma della giornata non lo permette. Giungiamo ad Akureyri, una delle città più popolate d’Islanda con circa 14.000 abitanti e famosa per la coltivazione dei fiori che abbelliscono anche le case. Mentre ci dirigiamo verso il giardino botanico con piante provenienti da tutto il mondo e ben curate, ci imbattiamo in una famiglia con moglie che conosce l’italiano perché ha studiato a Perugia. Nel giardino botanico restiamo sorpresi nell’ammirare con quanta cura e dedizione coltivino fiori e piante di ogni specie. Ma sempre in questa città restiamo sconvolti nel vedere un’esercitazione militare fatta da ragazzini con tute e maschere anti gas. Proprio in una nazione che non ha mai combattuto grandi guerre. Da questa tranquilla città, con una splendida vista sull’ Eyjafiordur ci dirigiamo a Laugar. 14 Luglio 2001 – Quarta giornata Questa mattina la colazione è veramente squisita. Le aringhe sono buone, il pane è appena sfornato, i salumi e le marmellate sono in abbondanza. Quello che ci serve per affrontare una giornata intensa ed emozionante. E’ il compleanno di Elena! La nostra prima destinazione è la zona dei vulcani, cioè il Parco del Myvatn. Si presenta davanti ai nostri occhi uno spettacolo incredibile. Lava, laghi crateri, vapori, contrasti e colori… e tanti moscerini. La prima meta è un giro tra cumuli di lava per poi salire sul cratere del vulcano …………., con foto in costume, visto che il sole continua ad accompagnarci. Poi ci dirigiamo verso le solfatare. E’ incredibile vedere il fumo che esce dalla terra, fango che ribolle, caminetti con vapore che fuoriesce. Sembra di essere sulla luna. Un tratto di strada molto sterrato ci conduce al cratere del vulcano Viti con laghetto. Nei pressi, in un paesaggio molto brullo, una centrale geotermica che sembra una base spaziale della Nasa. Ma la giornata non è finita e, accompagnati dalla pioggia ci dirigiamo verso Husavik per fare “whale watching”, cioè avvistamento di balene. Partiamo con un vento freddo e con la speranza di avvistare qualche balena. Compaiono per primi due delfini e poi cominciano a sbucare balene. Sono emozionatissima. Mi rendo subito conto che è veramente difficile riuscire a fare delle foto e decido di scrutare il mare in attesa di vedere sbucare qualche pinna. Ma anche il sole che tenta di tramontare sul fiordo offre grandi emozioni. Nel ritorno veniamo bagnati dalla pioggia, ma un gruppo di 70enni francesi ci offre motivi per grandi risate. Io resto a prua a scaldarmi con la cioccolata e brioche alla cannella offerti dall’equipaggio, mentri i miei compagni di viaggio sono immobili a poppa sconvolti dall’ondeggiare del mare. Giunti al porto ci precipitiamo congelati in macchina. Ma il freddo non ci ha distratti nel costatare che alle 11 di sera il sole brilla ancora all’orizzonte. La giornata è stata veramente intensa, ma sicuramente indimenticabile. 15 Luglio 2001 – Quinta giornata La quinta giornata di soggiorno in Islanda è dedicata alle cascata Dettifoss, poste nella dorsale oceanica, la spaccatura che delimita la separazione della placca terrestre tra il continente Americano e quello Europeo. Noi siamo sul versante Americano e restiamo colpiti dalla potenza della cascata Dettifoss, posta in un gran canyon. Un altro posto incantevole è Asbyrgi con il muro di roccia a forma di ferro di cavallo (il cavallo di Odino che per sbaglio ha appoggiato il piede sulla terra, come racconta la leggenda). Un immenso bosco di betulle pieno di fiori ci fa sorgere spontanea la domanda: “ma siamo in Islanda?” Da questo luogo attraente ci dirigiamo verso il punto più a nord d’Islanda. Una sosta in un bar ci permette di conoscere una coppia islandese con cui conversiamo e ci racconta com’è la vita in quei luoghi e cos’è stato per loro il terremoto del ’76. Ripartiamo per fermarci al faro che delimita il punto più a nord dell’Islanda. Siamo a 2,5 Km dal circolo polare artico. Siamo a nord, ma non riesco a godermi bene questo momento a causa di centinaia di uccelli minacciosi. In serata giungiamo nei pressi di Porshfm per un pernottamento in una casa con vista sul mare. 16 Luglio 2001 – Sesta giornata Giornatona di viaggio. Partiamo con l’intenzione di attraversare i fiordi della zona est dell’isola. Questa zona è molto frastagliata e ogni fiordo è uno spettacolo. Nella città di Eskilfjordur ammiriamo il murale dell’artista ispano-islandese Baldassare sulla fabbrica di congelamento del pesce. Ma anche il paesaggio è veramente carino. Lungo il percorso incontriamo alcuni fari e decidiamo di fare un pic-nic vicino a uno di essi. Il paesaggio è suggestivo, ma una nuvola ci avvolge costringendoci a limitare la visuale al faro. Ripartiamo per un lungo viaggio, visto che abbiamo faticato a trovare alloggio e dobbiamo giungere fino a Skaftafell. Ci avviciniamo al sud, nella zona dei 6 ghiacciai che compongono il più grande ghiacciaio d’europa, il Vatnajokull. L’arrivo alla laguna piena di iceberg ci lascia a bocca aperta. I riflessi della sera creano un ambiente surreale con quei grossi pezzi di ghiaccio che affiorano dall’acqua. Ma finalmente in tarda serata e dopo tante peripezie e dubbi sulla strada, giungiamo all’albergo. 17 Luglio – Settima giornata Questa giornata è dedicata ai ghiacciai. In mattinata saliamo in pulmino 4×4 fino all’inizio dello Skolafellyokull e facciamo 4 passi a piedi in mezzo alla neve. Dopo una zuppa terapeutica (e molto cara) allo pseudo rifugio intraprendiamo un pezzo di strada del ritorno a piedi. Poi torniamo alla laguna di iceberg per una gita in anfibio tra i ghiacci sporgenti. Un’emozione veramente forte. La serata si conclude con pane, salame, barbera e grana con vista sugli iceber. 18 Luglio – Ottava giornata Giornata di cascate. In mattinata arriviamo a Vik dove acquistiamo alcuni prodotti in pura lana di pecora islandese. Poi ci dirigiamo verso la Skogafoss, una cascata dal salto alto e maestoso. Un giro nell’entroterra per giungere finalmente alla Gullfoss, la più grossa cascata d’Europa, posta sulla dorsale oceanica. Sembra che l’acqua scorra su degli scalini di scala a chiocciola. E’ maestosa, ma la cosa incredibile è che ci si può avvicinare molto all’acqua. Finalmente possiamo dirigerci alla zona dei Gayser. Ne funziona solo uno, mentre gli altri buchi ribollono producendo vapore benefico. Il fondale del buco è azzurrissimo. Il Gayser inizialmente comincia a bollire. Poi all’interno dell’acqua comincia ad lazarsi fumo e all’improvviso si crea una bolla d’acqua azzurra che poi esplode in un getto d’acqua e vapore in aria. E’ veramente emozionante. In serata scopriamo che non ci hanno tenuto i posti letto prenotati. Ma ci offrono due casettine con letti. Il bagno è in un’altra casetta esterna. Poco confortevole, ma almeno è un posto per dormire. Piove e fa freddo, ma Elena e Anna non resistono alla tentazione di farsi un bagno in, una vasca all’aperto con acqua calda. 19 Luglio – Nona giornata I nostri piani di andare all’isola di Heimaey svanisce e ci dirigiamo così verso Krisuvik, luogo incantevole con laghetti, solfatare, montagne. Per giungerci attraversiamo un’area completamente sommersa dalla lava e viste sul mare con scogliere a strapiombo, spiagge nere e mare azzurro. Lungo il percorso incontriamo una graziosa chiesetta. Da Krisuvik la vista è sorprendente. Da una parte montagne verdi, dall’altra montagne brulle e sabbiose. Da un punto si vede in lontananza Rejkiavik. Percorriamo un po’ l’area restando sgomenti davanti alle grosse distese di lava. A Grindavik non perdiamo l’occasione di un bagno nella laguna blu, una piscina all’aperto molto suggestiva. Sembra di essere immersi in una brodaglia. L’acqua è torbida (altro che laguna blu!) e sul fondo c’è del fango che molti si spalmano sul corpo. Intorno lava e sullo sfondo intravedo tra i vapori una centrale geotermica. L’effetto è alla Blade Runner. In serata giungiamo in una bellissima Guest House, così bella che abbiamo il dubbio di aver prenotato nel posto sbagliato. 20 Luglio – Decima giornata Forse questa è la giornata più tranquilla, dedicata alla visita del parco di Pingvellir, caratterizzato da laghetti ed una grande e lunga muraglia. Il grosso problema sono i moscerini e dopo aver girato in lungo e in largo il parco in macchina è difficile trovare un luogo per fare un pic-nic lontano da quei fastidiosi insetti. La serata si conclude con una cenetta nella bellissima Guest House che ci ospita. Tutto a lume di candela (peccato che fuori splende il sole) e con canti natalizi (mancava la neve finta…). Ma la cena è squisita, soprattutto il pesce. 21 Luglio – Undicesima giornata Al mattino partiamo diretti a Gaisir, per rivedere il Gayser che ci ha veramente affascinati. Questa volta mi godo la bellissima bolla azzurra che si forma prima di esplodere, senza pensare alle foto. Poi si torna a Reykyavik per lo shopping in un negozio di abbigliamento in lana. Ci troviamo con piacere in mezzo ad una manifestazione folcloristica e forse è l’unica volta che vediamo così tanti islandesi insieme con abiti tipici. Poi un’altra spesa alimentare per acquistare salmone, caviale e aringhe e poi ci dirigiamo all’aereoporto per il rientro a casa. Lasciamo a malincuore l’Islanda con la gioia di aver vissuto una bellissima vacanza e visto posti veramente incantevoli.