Islanda, dove la natura è sovrana
08/07/06 sabato – Reykjavik – 52 km
Finalmente siamo arrivati nella tanto sognata Islanda!
E’ mezzanotte in Italia, mentre qui sono le 22.00 e naturalmente è pieno giorno. Noi però dopo 3 ore di camminata in lungo e in largo per Reykjavik, assaliti dal vento, siamo un po’ stanchi, anche perché di solito, a quest’ora, stiamo andando...
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08/07/06 sabato – Reykjavik – 52 km Finalmente siamo arrivati nella tanto sognata Islanda! E’ mezzanotte in Italia, mentre qui sono le 22.00 e naturalmente è pieno giorno. Noi però dopo 3 ore di camminata in lungo e in largo per Reykjavik, assaliti dal vento, siamo un po’ stanchi, anche perché di solito, a quest’ora, stiamo andando a nanna. Siamo partiti da Malpensa con quasi 45 minuti di ritardo, per problemi tecnici, ovvero stavano ancora terminando di pulire l’aereo al momento dell’imbarco e in aggiunta si è rotto uno dei bus di collegamento. Alle 16.30 italiane ci hanno dato la merenda a base di un cordon blue condito con riso e piselli. Una volta arrivati, abbiamo aspettato circa 15 minuti le valigie, che eravamo stati costretti a caricare entrambe perché il trolley pesava più di 8 kg, poi ci siamo fermati a prelevare al bancomat e quindi siamo andati alla National, la compagnia di noleggio. Abbiamo aggiunto la guida per una seconda persona a soli 22 euro per l’intera settimana. Ci hanno dato una Golf con un bagagliaio bello capiente, che contiene entrambe le valigie, mentre sulla mia Micra abbiamo dovuto caricare il trolley davanti. In realtà abbiamo dovuto prelevare due volte, perché la prima ho sbagliato a fare i conti ed ho prelevato 5.000 corone islandesi, pari a 50 €, così la seconda volta abbiamo prelevato 50.000 Ikr. Il panorama che porta dall’aeroporto a Reykjavik (50 km) è abbastanza desertico, ma siamo arrivati facilmente all’albergo, perché ci sono i distributori Esso a fare da riferimento sulla piccola mappa che ci hanno consegnato con la macchina. All’hotel Radisson Saga ci hanno assegnato una camera al 7° piano, l’ultimo, con un bel panorama sulla città. Quando siamo atterrati c’era il sole con qualche nuvola e molto vento, quando siamo arrivati in albergo era tutto nuvolo. Ci siamo cambiati, mettendoci un po’ più pesanti con la giacca a vento e siamo subito usciti. Dall’hotel si arriva subito al lago Tjorn, carino, con tanti volatili a bagno (40 specie diverse) ed abbiamo poi seguito le indicazioni della Lonely Planet “A piedi tra palazzi e monumenti”, ma davvero non c’è molto, per non dire niente, da vedere, se non vecchie case e vecchi palazzi, ma poco significativi. Anche la famosa via dei negozi, Laugavegur, non ha molto da offrire. Ci siamo comprati per 30 € una cartina, la migliore secondo la Lonely, così da muoverci sicuri, con indicate anche tutte le fattorie. Data la ricca merenda, non avevamo voglia di fare cena, così ci siamo mangiati qualcosa in una panetteria. Dopo un’oretta di camminata il cielo è tornato completamente sereno, anche se il vento ha continuato imperterrito, tanto che spesso abbiamo dovuto alzarci il cappuccio della giacca a vento. Siamo arrivati alla maestosa Hallgrimskirkja, visibile da 20 km di distanza per il suo campanile alto 75 m, su cui domani mattina saliremo per ammirare il panorama della città, fiancheggiato da una struttura in calcestruzzo che riproduce una serie di colonne di basalto. Appena tornati in albergo ci siamo fatti subito una tazza di thè, con il bollitore presente in camera, per riscaldarci. Per noi sono ormai le 00.30 e gli occhi iniziano ad essere stanchi, nonostante la luce esterna. Mi guardo le foto scattate (circa 70) e poi nanna. 09/07/06 domenica – Hvammatangi – 388 km Magnifica giornata di sole ed ora anche campioni del mondo, dopo la finale contro la Francia a Berlino, terminata pochi minuti fa! Ma partiamo con ordine: la sveglia è stata puntata alle 7.30, ma alle 5.30 (le nostre 7.30) eravamo entrambi con gli occhi aperti e con una luce a giorno ad illuminare la stanza. Io sono stata sveglia per un pezzo prima di riuscire ad addormentarmi nuovamente. La colazione è stata strepitosa con una scelta di qualsiasi genere di cibo, dal dolce al salato. Siamo andati, poco dopo le 9, orario di apertura, alla Hallgrimskirkja, per salire sulla torre, da cui si gode un panorama a 360° su Reykjavik, offerto anche da una limpida giornata di sole. Saremmo voluti andare all’Hard Rock Cafè, ma è all’interno del centro commerciale Kringlan, chiuso la domenica mattina e così abbiamo proseguito sulla Ring Road, la n. 1. Abbiamo seguito il consiglio della Lonely di non attraversare il tunnel che porta ad Akranes e di percorrere la strada panoramica attorno all’Hvalfjordur ed è stato molto bello, a parte un piccolo spavento preso perché ci ha fermati una macchina della polizia. Rilevavano la velocità venendo nella direzione opposta alla nostra e ci hanno detto che stavamo andando a 118 invece di 90. Hanno fatto scendere Marco dalla macchina e salire sulla loro, ma gli hanno fatto, per fortuna, solo una ramanzina, quando hanno saputo che eravamo appena arrivati. Subito dopo abbiamo impostato il segnalatore di velocità a 95 km, così che ora fa bip ogni volta che si tocca quella velocità. Nel pomeriggio abbiamo incrociato un’altra macchina della polizia che ha fermato quello che ci aveva appena superato, non so però se gli è andata bene come a noi. Dopo Bifrost abbiamo fatto una sosta ai coni vulcanici di Grabrok e di Grabrokarfell, contornati da caratteristici campi lavici. Qui, muniti di giacca a vento, siamo saliti in cima al primo cono ed è stato carino e originale, eccezion fatta per il forte vento. Nel primo pomeriggio siamo arrivati ad Hvammstangi, non molto lontano dalla fattoria che ci avrebbe ospitato per la notte, così abbiamo deciso di percorrere la penisola di Vatnsnes, lungo una strada sterrata, ma tranquillamente agibile dalla nostra Golf. Siamo riusciti ad arrivare vicini ad una colonia di foche a Hindisvik, dopo una bella passeggiata a piedi immersi nel verde, e a vedere un faraglione alto 15 mt, ma poco interessante, a Hviterkur. Questa deviazione ha completato la nostra prima giornata in Islanda, regalandoci i primi bellissimi scorci di fiordi. A pranzo ci siamo fermati in una stazione di servizio ed abbiamo un po’ pasticciato: Marco ha mangiato un hamburger con le patatine, mentre io un toast, sempre con le patatine. Alle 17.45 siamo arrivati alla fattoria, niente di che, ma decorosa. Alle 18 è iniziata la finale dei Mondiali Francia – Italia e con mia gioia le due famiglie di islandesi che hanno guardato con noi la partita nella reception tifavano Italia e così hanno sofferto e gioito con noi! Al termine abbiamo appeso la bandiera tricolore fuori dalla finestra e domani la posizioneremo sul lunotto posteriore della macchina. 10/07/06 lunedì – Godafoss – 370 km Abbiamo concluso un’altra intensa giornata, ricca di km e panorami. La prima tappa è stata a Glaumbaer, la fattoria con il tetto in erba che risale al XVIII secolo. Siamo entrati in uno degli edifici in cui è ospitato il museo del folclore. Forse è a pagamento, ma a noi non ha chiesto niente nessuno. Ci sono diverse stanze con passaggi bassi e stretti al cui interno ci sono mobili ed utensili d’epoca. Dato che era abbastanza presto, abbiamo deciso di deviare nuovamente per un fiordo, il Siglufjordur. La Lonely cita Holar, con la sua “imponente” chiesa dalla facciata in pietra rossa, mentre in realtà quest’ultima è banale e poco interessante, almeno per il mio gusto, mentre alle sue spalle ci sono delle casette con tetto in erba, meno turistiche di quelle di Glaumbaer, ma in cui non si può entrare. Arrivando poi a Hofsos ci siamo fermati prima alla fattoria Grof, dove ti devi aprire il cancello per entrare e giungere al parcheggio, così da visitare una vecchia chiesetta dal tetto in erba racchiusa da un muro di torba circolare, molto carina, quasi fiabesca. Successivamente, prima di entrare in paese, ci siamo fermati in un punto di osservazione per vedere delle formazioni basaltiche, ma conviene evitare, perché si è ancora abbastanza lontano per riuscire ad apprezzarle. La strada porta al Siglufjordur, con bellissimi panorami. Si passa una galleria a una sola corsia lunga 800 mt, particolare, e poi si arriva al paesino descritto molto bene, ma per me poco significativo. Sono arrivata alla conclusione che i paesini islandesi non sono il mio genere. Per andare poi verso Akureyri si deve ripercorrere la strada n. 76 per un pezzo e imboccare la n. 82, non asfaltata. I paesaggi però percorsi lungo quest’ultima sono incantevoli. Akureyri, seppur sia considerata la città più bella d’Islanda, a me, purtroppo, non è piaciuta, non mi ha comunicato niente. Siamo riusciti a fermarci al famoso supermercato Bonus, simile, credo, al Lidl e ad andare al Vin Bud, il rivenditore di alcolici, per acquistare le birre islandesi per la mia collezione. Da qui siamo partiti per andare alla fattoria Fossholl, di fianco alla cascata Godafoss. Siamo giunti alle 18, abbiamo preso possesso della banalissima camera (seppur dall’esterno la casetta sia carina) e siamo andati a piedi alla cascata. E’ una delle più grandi d’Islanda, il cui nome significa Cascata degli Dei. E’ davvero imponente e maestosa. L’ho fotografata in lungo e in largo. La giornata è stata bellissima, calda (abbiamo toccato i 17 gradi) e senza vento, mentre ora sono arrivate delle nuvolone nere. Speriamo per domani. Ora andremo a sperimentare il ristorante della fattoria. h. 21.30 Siamo tornati dalla cena che è stata discreta; io ho ordinato le costolette di agnello con patatine fritte, mentre Marco ha preso un filetto di salmone in crema. Nell’attesa ci hanno portato una zuppa calda con verdurine tagliate e pezzettini di carne, il tutto arricchito con paprika. Infine abbiamo concluso con il dolce tipico islandese, lo Skyr, un intruglio fatto con latte scremato, fermenti e panna. Il gusto è acidognolo, così si aggiunge una marmellata di more. Non male, ma certo da non paragonare ai nostri dolci tipici. Il tutto alla modica cifra di 61 €. 11/07/06 martedì – Egilsstadir – 375 km Giornata molto intensa, tanto è che sono le 21.20 e siamo entrambi stanchi morti. Al nostro risveglio, questa mattina, abbiamo trovato il cielo sereno. La colazione, anche in questa Farm, non era speciale: un po’ di salumi, pane, burro e marmellata, corn flakes. Prima tappa al lago Myvatn, dove mi aspettavo i famigerati moscerini, ma in realtà non erano così insopportabili. In un paio di soste per le foto, sono scesa dalla macchina indossando la retina che ci eravamo portati, comprata appositamente, ma si poteva resistere anche senza. Non so però come sia in altri periodi, dato quello che avevo letto in alcuni diari di viaggio scaricati da internet. All’interno del lago vi sono diverse formazioni rocciose che lo rendono molto caratteristico. Sosta successiva al Dimmuborgir, zona di pilastri e spuntoni dalla forma singolare, creati dalla lava. La più interessante è la grotta lavica nota come Kirkjan, chiesa, ma per vederla bisogna percorrere un sentiero (tra andata e ritorno) di 1 ora. Quindi siamo andati alla famosa Laguna Blu di Reykjahid, dove ci siamo fatti un bagno di mezz’ora nell’acqua a 40°, meravigliosa! Dall’Italia eravamo partiti attrezzati, con costume ed accappatoio; si pagano 1.100 Ikr (11 €), si va a cambiarsi e docciarsi, quindi si esce all’aperto per entrare nell’azzurra piscina. Il paesaggio circostante è incantevole e naturale. L’acqua in alcuni punti è sin troppo calda, ma basta uscire col busto per sentire il fresco esterno e riequilibrare la temperatura. Le docce hanno anche il sapone, quindi al termine del bagno ci si può lavare senza problemi. Nel frattempo il cielo si è annuvolato, coprendo il tiepido sole. Successivamente ci siamo fermati a Hverarond, un campo geotermico tempestato di pozze di fango, fumarole e soffioni, che creano un paesaggio particolare e simpatico. Poi abbiamo imboccato la strada 863 per il monte Krafla, il campo lavico più maestoso ed impressionante d’Islanda. Fa davvero rabbrividire vedere la quantità di leva distesa attorno a questo monte. In alcuni punti si vede proprio una lingua nera, incredibile, ne vale sicuramente la pena. Abbiamo rinunciato a vedere il Viti, un imponente cratere, perché c’erano ancora in programma la cascata Dettifoss ed il canyon di Asbyrgi. Dettifoss è la più grande cascata d’Europa, raggiungibile in 20 km dalla Ring 1. E’ davvero imponente la quantità d’acqua che vi scorre, anche se alta soltanto 44 mt. Con altri 20 min. A piedi avremmo raggiunto Selfoss, un’altra cascata carina, ma anche qui abbiamo rinunciato per andare al canyon. Da Dettifoss ci sono da percorrere ancora 25, interminabili, chilometri di strada sterrata. Il canyon non è male, ma per noi che siamo arrivati di corsa, rinunciando ad altro, non è parso tanto speciale. Al termine del canyon sono possibili alcune escursioni, tra cui quella a un piccolo lago. Noi abbiamo imboccato quest’ultimo sentiero, immerso nel verde, e in meno di mezz’ora si è nuovamente alla macchina. Un po’ sconsolati siamo tornati indietro, sapendo di dover ripercorrere più di 50 km di strada sterrata e poi altri 80 sulla ring 1 prima di giungere alla fattoria. Qui ha iniziato a piovere ed ha continuato, ad intermittenza, sino ad Eglilsstadir. In questo tratto la Ring 1 è deserta, senza case e quasi non abbiamo incontrato macchine. Le fattorie in cui stiamo dormendo, in realtà, hanno ben poco di fattorie e sembrano i B&B Irlandesi, anche se meno carini. A cena siamo andati in un pub, non lontano dalla fattoria, vicino alla pompa di benzina, dove abbiamo pasticciato con Hamburger e patatine per Marco, mentre io ho preso bacon con 2 uova al burro e toast. Poco sano, ma non male. Data la colazione abbondante, generalmente, si riesce comunque a saltare il pranzo, limitandosi magari a qualche snacks: noi per esempio avevamo comprato al supermercato Bonus dei crackers islandesi, abbastanza dietetici, perché sottili, dei muffin e delle meline. Domani ci attende una giornata abbastanza tranquilla: i fiordi. 12/07/06 mercoledì – Hofn – 448 km Come previsto, la giornata di oggi non è stata molto faticosa, ma comunque ricca, verso sera, di emozioni. Era prevista la visita dei fiordi orientali e siamo partiti dal rinomato Seydisfjordur, dove arrivano i traghetti dall’Europa. Certo non bisogna aspettarsi molto, ma è abbastanza carino, soprattutto la strada che si percorre per arrivarci, costellata di cascate. I paesaggi, naturalmente, lungo questi fiordi, la fanno da padrone. Abbiamo scelto di evitare ancora una volta la strada n. 1 e percorrere, avendo tutta la giornata a disposizione, i fiordi. A volte il panorama sembra ripetersi, ma poi, dietro ad una svolta, ti stupisce nuovamente. Lungo il tragitto abbiamo preso un po’ d’acqua, ma subito dopo tornava il sole. Alle 16 eravamo già a Hofn nei pressi della nostra fattoria. Da qui si vedono le meravigliose lingue di ghiaccio del Vatnajokull, la calotta glaciale più estesa d’Islanda, che copre 8.400 kmq e raggiunge uno spessore di 1 km, spettacolo incredibile. La fattoria è in una bellissima posizione, tra Hofn e le lingue di ghiaccio, quindi è sufficiente scegliere da che parte indirizzare lo sguardo. La nostra camera è in un cottage a soli 2 ingressi, molto carina, la migliore tra quelle finora utilizzate. Dato che era presto e vedendo arrivare le nuvole, abbiamo deciso di andare verso il Jokulsarlon per ammirare con il sole (temendo il brutto tempo per il giorno a seguire) gli iceberg e fare il giro in barca attorno a questi, ma dopo 20 km dei 70 da compiere, abbiamo sentito un rumore vicino alla gomma anteriore dx, come uno sfregare metallico. Così abbiamo chiamato la National, la società di noleggio e chiesto loro consiglio. Hanno ipotizzato che poteva trattarsi di un sasso incastrato nel freno e ci hanno dato il nominativo di un meccanico a Hofn e siamo così tornati indietro. Le indicazioni erano abbastanza precise e in 15 minuti circa di lavoro hanno tolto il famigerato sassolino dal freno a disco, dietro la gomma. Fortunatamente il meccanico parlava sufficientemente l’inglese da capirci. Si sono fatte così le 18. L’idea era di cenare a Hofn, ma che fare sino alle 19? Siamo così tornati alla Farm e cenato all’interno. 13/07/06 giovedì – Skogar – 400 km Questa mattina ci siamo svegliati con un cielo terso, senza una nuvola, bellissimo. Alle 7.30 siamo entrati per primi a fare colazione ed abbiamo trovato una scelta maggiore rispetto ai posti precedenti. Partenza in direzione Iceberg! Prima di arrivarci si vedono tante lingue glaciali, anche loro molto emozionanti. Certo quando si giunge alla laguna è tutta un’altra cosa, si resta sbalorditi e senza parole. Subito ci siamo prenotati per il giro in barca tra i ghiacci e non abbiamo dovuto attendere molto, forse 15 minuti. La barca, in realtà, è un mezzo anfibio che dalla terra si butta in acqua. Nella laguna ci sono diverse zone in cui non ci sono più iceberg, perché sciolti, ma ce ne sono comunque tanti, di varie dimensioni e di vari colori, con tonalità che vanno dal bianco all’azzurro. La guida era … italiana, un ragazzo della brianza, abbastanza giovane, che parla diverse lingue e venuto qui perché si guadagna di più. Con un po’ di tristezza abbiamo lasciato questo posto incantato per dirigerci al Parco Nazionale di Skaftafell, per ammirare la bellissima cascata di Svartifoss, circondata da stupefacenti colonne di basalto, che la rendono davvero unica. Noi abbiamo lasciato la macchina al secondo parcheggio, superato il campeggio. Forse si accorcia un po’ la strada (45 minuti invece di 1 ora), ma il primo tratto è tutto in salita. Lungo tutto il percorso si gode un bel panorama sul Sandur, una distesa piatta di sabbia nera composta di depositi di limo e ghiaia, erosi dai ghiacciai e trasportati verso la costa dai corsi d’acqua. Tornando siamo voluti andare verso Sel, dove ci sono case con il tetto d’erba, ma non sono sicura che per aver allungato ne sia valsa la pena, soprattutto avendo già visto altrove costruzioni simili. Da qui siamo partiti per Vik, speranzosi di vedere le pulcinelle di mare, tanto famose in questa zona, ma invece c’erano solo gabbiani. Al distributore della Esso c’era anche un negozio di souvenir, ma io proprio non riesco a trovare qualcosa che mi piaccia. Riproverò domani a Reykjavik. Siamo andati sulla spiaggia nera di Reynisfjara attorniata da rocce basaltiche, come la cascata di Svartifoss. Sulla sinistra si scorgono i faraglioni di Reynisdrangur e a destra l’arco roccioso di Dyrholaey. Purtroppo però piovigginava, quindi la visuale non è stata perfetta. Andando verso la nostra Guesthouse, ci siamo fermati a Skogar per fotografare la cascata Skogafoss. Alle 17.30 siamo giunti alla Guesthouse. Ci ha accolto un ragazzo e ci ha accompagnato in uno dei due cottage super nuovi; l’altro stavano ancora terminando di dipingerlo. In realtà anche il nostro non era completamente terminato, ma è molto carino. Nuovamente dormiremo immersi nella luce, perché non ci sono tende oscuranti. Dato che era presto, siamo andati alla Seljalandfoss, a 30 km in direzione Reykjavik, poco indicata, ma abbastanza carina. Per cena la guida proponeva a Skogar i due ristoranti degli alberghi, ma all’Hotel Skogar avremmo dovuto aspettare le 20, ed erano solo le 19, così siamo andati all’Hotel Edda (la catena di scuole durante l’inverno e di alberghi durante l’estate) ed abbiamo trovato un discreto buffet. Domani ultima giornata di tour. Sono molto soddisfatta di tutto quello che abbiamo visto, ma naturalmente triste per dover lasciare questi posti incredibili e tornare alla realtà di tutti i giorni. 14/07/06 venerdì – Reykjavik – 279 km Ci siamo svegliati questa mattina con un cielo completamente grigio, pioggia e vento, una giornata orribile! Per colazione siamo andati all’edificio principale. Forse eravamo gli unici ospiti perché il ragazzo che ieri stava dipingendo il cottage si è alzato proprio al nostro arrivo ed ha messo sul tavolo tutto il necessario per la colazione, molto alla buona. Ho sperato che il tempo potesse migliorare, ma abbiamo concluso tutte le visite sotto l’acqua. Prima meta ai Geysir e alla cascata di Gullfoss, molto vicini tra loro. Abbiamo iniziato dalla seconda, bardandoci con pantavento e giacca, ma nonostante tutto ci siamo un po’ bagnati. La cascata è davvero bellissima, ma abbiamo dovuto fare in fretta, aprendo l’ombrellino per proteggere la macchina fotografica e scattare qualche foto. Ai Geysir ci siamo limitati ad assistere quello principale, lo Strokkur, che emette zampilli alti fino a 35 m, ma i primi spruzzi sono stati molto più bassi, così ci siamo allontanati per vedere una sorgente più piccola e nel frattempo lo Strokkur ha emesso finalmente uno spruzzo più alto, così sono tornata in posizione con la macchina fotografica pronta per non perdere l’esplosione successiva ed infatti sono riuscita ad immortalarla. Marco nel frattempo era zuppo d’acqua, così siamo scappati. L’ultima visita dei nostro soggiorno islandese è stata al Parco Nazionale di Pingvellir per vedere la fossa tettonica tra la zolla nord americana e quella europea. Siamo arrivati alla fossa tettonica, il rift, principale, denominata Almannaja e abbiamo scattato qualche foto alla cascata Oxarafoss. Qui ci siamo definitivamente inzuppati, così ci siamo spostati in macchina sino al parcheggio che porta alla Logberg, dove si radunava l’Alping, il parlamento islandese, sino al 1271, segnalato ora da una bandiera, ed avendo una buona visuale mi sono limitata a scattare una foto dal finestrino. Alle 15.30 eravamo in albergo a Reykjavik e finalmente asciutti. Siamo andati al centro commerciale Kringlan, grande e carino, con marche internazionali, tipo Body Shop e Lush e quindi poco islandese, tanto che non sono riuscita a trovare nulla di tipico, se non un negozio con i classici souvenir. La delusione maggiore è stata scoprire che hanno chiuso l’Hard Rock Cafè, dove avrei comprato, come in ogni viaggio, una maglietta con il nome della città. Domani mattina alle 4.30 dobbiamo essere pronti per la colazione e alle 7.30 abbiamo il volo che ci riporterà a casa. La vacanza è finita, ma è stata intensa e ce la siamo goduta!! Considerazioni finali: • Chilometri percorsi: 2.300 • Soldi spesi: una media di circa 100 € al giorno • Temperatura media: 13° • In camera la notte non c’è mai completamente buio, sia perché non usano tende coprenti, sia perché la luce passa attraverso tutti i buchi • La velocità massima lungo la Ring 1 è 90 km/h. In pochi la rispettano, ma noi abbiamo incontrato per due giorni di fila macchine della polizia che hanno fermato per gli eccessi e una volta è toccata proprio a noi • Noi abbiamo prelevato solo in aeroporto, appena arrivati e pagato la benzina con la carta di credito, ma i bancomat ci sono in tutti i paesini più grandi • In tutti i paesini più grandi ci sono i distributori, ma prima di uscire dalla Ring 1 per percorrere per esempio i fiordi, conviene assicurarsi di avere carburante a sufficienza • La radio non prende ovunque, quindi conviene portarsi dei cd • La rete gsm è abbastanza coperta, per lo meno nelle zone abitate. Dalla Vodafone continuava ad arrivarmi il messaggio di utilizzare l’operatore Og Vodafone, ma il mio cellulare trovava solo Siminn • Non è sufficiente un abbigliamento che protegga dal vento, deve reggere bene anche la pioggia • Tutti parlano a sufficienza l’inglese, quindi non c’è problema nel farsi comprendere • Il mangiare è carente di frutta e di verdura, ma anche chi non mangia pesce come me riesce a sopravvivere con un ottimo agnello, cucinato in diversi modi • I ponti sono sempre a una sola corsia, quindi bisogna fare attenzione che non sia già percorso da un’altra macchina, prima di imboccarlo • L’acqua del rubinetto è sempre freddissima e buona, quindi conviene portarsi durante il viaggio di andata due bottigliette d’acqua da riempire poi ogni sera con quella del rubinetto, utile per il viaggio