Islanda, dove gli opposti si attraggono

Tre settimane nella terra dei ghiacci per scoprire che in realtà è il calore a scatenare le migliori magie. Tre settimane di volontariato per capire cosa si cela davvero dietro ogni "sbuffo" di questo territorio
Scritto da: Momo1991
islanda, dove gli opposti si attraggono
Partenza il: 17/08/2013
Ritorno il: 06/09/2013
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Viaggiare da sola mi ha sempre riservato preziose sorprese, ma l’Islanda si presenta al viaggiatore solitario come un paese caro e non così facile da girare: non possiede una linea ferroviaria a causa della conformazione del territorio e per chi non avesse ancora raggiunto i 24 anni anche la macchina è fuori questione. I pullman invece offrono un servizio completo per ogni destinazione, soprattutto nella stagione turistica, ma si pone il problema del costo: perfino i pass che le compagnie propongono raggiungono prezzi stratosferici e difficilmente troverete gite in giornata che costino meno di 50€ l’una. Voler fare un viaggio in Islanda, un viaggio che raggiunga il centro della terra e del cuore, deve dunque essere pianificato: la soluzione che io ho trovato è stata quella di contattare un’associazione di volontariato, in modo da spendere poco, conoscere la gente del posto e fare qualcosa di utile per noi e per l’Islanda. WorldWide Friends, questo il nome dell’associazione, riunisce volontari da tutto il Mondo e con una spesa relativamente contenuta permette a questi ultimi di vivere due settimane in una località islandese avendo tutto spesato. In cambio i volontari si occupano di problemi ambientali ( come la pulizie delle coste dai rifiuti e opere di sensibilizzazione alla popolazione) o ristrutturano alcune abitazioni. Su tre settimane che ho passato in Islanda, due settimane sono state coperte dall’associazione WorldWide Friends con una spesa complessiva di 360€, che vi assicuro è qualcosa di davvero economico per questo Paese.

Il campo da me scelto iniziava il 20 agosto, ma arrivando in Islanda il 17 ho avuto qualche giorno per ambientarmi: atterrata a Keflavìk con un volo Lufthansa partito da Malpensa e con scalo ad Amburgo, non ho avuto difficoltà prima di tutto a cambiare gli Euro in Corone Islandesi: l’aereoporto è davvero piccolo e l’ufficio cambio vi attende appena usciti alla vostra sinistra. Vale la pena specificare che la crisi economica che devasta i nostri mercati imperversa anche in Islanda: il tasso di cambio è estremamente volatile e conviene tenerlo sotto controllo costantemente. Per raggiungere Reykjavìk è necessario prendere un flybus che vi costerà circa 5000 ISK andata e ritorno, ma se arrivate nel Paese come volontari vi è garantito uno sconto del 50%: con un piccolo extra vi portano anche direttamente alla sistemazione da voi prenotata. La mia scelta è caduta sulla Guesthouse Borgartùn alla periferia della città: in Islanda gli Hotel sono estremamente cari e le sistemazione più agevoli soprattutto per i più giovani sono sicuramente le guesthouse, dove si prenota un posto letto e i confort della casa sono condivisi. GuestHouse Borgartùn è tuttavia un’eccezione: nonostante sia a 30 min a piedi dal centro, offre camere private con bagno, tv e colazione compresa per circa 80€ a notte; nonostante sforasse di parecchio il mio budget, grazie alla spesa contenuta delle due settimane successive, ho deciso di concedermi questo piccolo lusso.

Reykjaviìk è una città adorabile, piccola e a portata d’uomo: è la capitale più a nord del Mondo e vale una visita già solo per questo. Il vecchio porto è probabilmente il posto che più ha conservato l’antica atmosfera vichinga e sembra celare davvero la magia di questi luoghi persi nel Grande Nord: qui trovano posto i ristoranti che servono piatti tipici e pesce fresco e anche i tour operators per il famoso whale watching: con circa 60€ vi assicurate un saluto alle maestose balene che popolano questi mari del nord e se la stagione lo permette anche ai simpatici Puffin, volatili tipici di questa zona dall’aspetto particolarmente buffo. Tra i numerosi musei della città, l’unico che vale veramente la pena di non perdere è il Museo Nazione d’Islanda che in un’oretta circa vi toglierà ogni dubbio sugli antichi abitanti di queste terre a noi così sconosciute: ancora una volta vi è assicurato lo sconto del 50% se siete syudenti o volontari.

Dopo due giorni di sereno girovagare, il 20 agosto arriva presto ed è tempo di partire con WorldWide Friends: il campo di volontariato da me scelto è situato in Raufarhofn (150abitanti), la cittadina più a nord di tutta l’Islanda: è un puntino minuscolo sperso nella tundra più selvaggia, ma è il luogo perfetto per capire chi sono realmente gli Islandesi e quali magie cela realmente la loro terra. Siamo ospitati in una vecchia casa ristrutturata, un po’ sporca ma con tutti i confort necessari: siamo 15 persone che vengono da 10 Paesi diversi e alla bellezza di questa nazione si aggiunge la sorpresa di conoscerne delle altre. Le due settimane passano in fretta, anzi volano, e tra lavoro e divertimento tutto di me si abitua alla nuova terra che mi ospita: il buio non è mai completamente buio, la notte si rimane svegli fino a tardi in costante attesa dell’Aurora Boreale e ci si abitua al cambio costante del tempo: un simpatico proverbio islandese dice che se sta piovendo basta aspettare 5 minuti e il tempo cambierà. Si crea una bella sintonia tra di noi e nonostante il nostro tempo insieme sia relativamente breve, l’esperienza è di quelle davvero irripetibili. La cittadina ci accoglie a braccia aperte e tutte le volte che lavoriamo all’area aperta i bambini ci guardano incuriositi; abbiamo inoltre libero accesso alla piscina locale e presto scopriamo che per gli Islandesi le piscine e gli hot hub sono una vera passione: queste sorgenti di acqua calda sembrano in qualche modo metterli in contatto con la natura e sono particolarmente gelosi della loro unicità: un consiglio? Seguite attentamente le istruzione che troverete nelle docce e che vi suggeriscono una pulizia accurata prima dell’entrata in vasca al fine di non scatenare l’ira di questa pacifica popolazione. Altra curiosa notizia sul luogo: se camminare è la vostra passione, in sole due ore e mezza potete raggiungere il Circolo Polare Artico che sfiora l’Islanda grazie al 66° parallelo: questo viaggio vi porterà alla fine del Mondo e dentro voi stessi, alla scoperta dei paesaggi più desolati.

Terminata questa preziosa esperienza sulla via del rientro abbiamo potuto ammirare la parte orientale dell’isola, mentre all’andata la parte occidentale è stata la nostra compagna di viaggio: in entrambi i casi bellissime cascate e immensi parchi naturali hanno coronato il nostro cammino. Tornata nella capitale il 3 settembre, mi rimanevano due giorni prima del mio rientro in Italia: avendo già esplorato buona parte di Reykjavìk, ho deciso di approfittare di una delle numerose gite in giornate offerte dai tour locali: nonostante la vasta scelta, Iceland Horizons mi è sembrata la più conveniente paragonato il prezzo con la qualità del servizio offerto. Con 8000 ISK potrete raggiungere il Golden Circle, un insieme di tre siti naturalistici che per necessità turistiche assumono questo nome, e in sole 8 ore potete ammirare un concentrato di tutte le bellezze naturali del Paese: perfetto per chi come me non aveva molto tempo a disposizione e un budget limitato.

Troppo presto, come d’altronde in ogni viaggio, arriva il tempo di partire: l’aereo mi aspetta puntuale al gate e non posso fare a meno di pensare a quanto questa esperienza mi abbia segnato: mettersi al servizio di una delle comunità più a nord del Mondo all’inizio mi è sembrato un gioco, insomma un divertente escamotage per spendere meno e viaggiare di più. C’è una traccia dentro di me adesso, un segno che non mi aspettavo di avere: la convinzione di aver fatto qualcosa di utile, di non aver semplicemente visto le cose con gli occhi da turista, ma con il cuore di chi desidera conoscere.



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