Irlanda on the road tra natura, castelli e antichi monasteri

Undici giorni con auto a noleggio in giro per l'isola in completa autonomia, alla scoperta di un territorio completamente diverso da quello a cui siamo abituati
Scritto da: Fearless
irlanda on the road tra natura, castelli e antichi monasteri
Partenza il: 21/07/2018
Ritorno il: 31/07/2018
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €

Per le vacanze dell’estate 2018 abbiamo accumulato per mesi idee senza prendere una decisione: Tanzania, Grecia, Bretagna, Cornovaglia… finalmente, a fine giugno, ci è venuta l’ispirazione su cui tutti siamo stati d’accordo: undici giorni in giro per l’Irlanda con auto a noleggio.

Aspettare il mese prima per prenotare si è rivelato un grande errore, visto che molte strutture erano già state prenotate. Alla fine, guardando bene sia su Booking che su AirB&B, abbiamo trovato tutte sistemazioni dignitose. I voli, Ryanair A/R Milano Bergamo-Dublino, sono costati circa €180 a testa con imbarco prioritario per evitare la scocciatura del bagaglio a mano in stiva, nuovissima politica della compagnia che ci avrebbe solo fatto perdere tempo.

Procederò con il racconto giorno per giorno del nostro viaggio, e chiuderò con dei consigli generali e delle considerazioni finali.

SABATO 21 LUGLIO

Siamo arrivati all’aeroporto di Bergamo e abbiamo superato i vari controlli (più quello aggiuntivo per le destinazioni non Schengen, visto che l’Irlanda non fa parte dell’area). Al nostro gate era stata allestita una bancarella che vendeva i biglietti del bus Airlink dall’aeroporto di Dublino al centro città. Visto che nei due giorni a Dublino non avremmo avuto l’auto a noleggio, li abbiamo comprati sia per l’andata che per il ritorno a €12 l’uno (un po’ caro, ma non ci sono molte altre soluzioni). Il nostro volo, partito con un’ora di ritardo rispetto alle 10:35 previste, è atterrato con altrettanto ritardo alle 13 circa ora locale, contando un’ora in meno di fuso orario.

Dal terminal una navetta gratuita ci ha portati all’ufficio della Budget, situato a cinque minuti dall’aeroporto. Per fortuna siamo scesi per primi dal pulmino e abbiamo avuto modo di ritirare la macchina senza aspettare. Non oso pensare i poveretti in fondo alla lunga coda quanto hanno dovuto attendere! Abbiamo stipulato un’assicurazione totale (tra la guida sulla sinistra e le strade strette, è meglio non correre rischi), e finalmente eravamo pronti ad esplorare l’isola!

A bordo della nostra Seat Ibiza abbiamo imboccato la M50, l’autostrada che circonda l’area metropolitana di Dublino. La strada è a pagamento (€2,10 a tratta), che si può effettuare con l’app, sul sito ufficiale o in negozi abilitati – operazione molto facile e veloce. Dopo circa un’ora abbiamo raggiunto la nostra prima tappa: il sito monastico di Glendalough. Prima di visitarlo abbiamo fatto un veloce spuntino all’unico locale del paesino – e, si sa, quando c’è il monopolio i prezzi tendono ad alzarsi e la qualità ad abbassarsi, quindi sarebbe stato meglio fermarsi qualche paese prima.

Il sito monastico è visitabile gratuitamente, ma per parcheggiare è necessario pagare €5, a meno che non siate abbastanza fortunati da trovare un buco in strada. Il centro visitatori, che fa anche da museo degli oggetti ritrovati a Glendalough, è invece a pagamento, ma non ci siamo entrati per mancanza di tempo. Il sito si divide in due: uno, il principale, che si concentra attorno al Lower Lake con la torre circolare e il cimitero, e uno con altri edifici sparsi nei pressi dell’Upper Lake. Per andare da un lago all’altro si può percorrere un bellissimo sentiero nella natura. L’Upper Lake, in particolare, offre magnifiche viste sulle montagne attorno dalle sue sponde, ed è molto amato dai locali per fare jogging o per passare un pomeriggio di relax.

Finita la visita, abbiamo imboccato una strada panoramica attraverso le stupende Wicklow Mountains. Notiamo subito però che la “verde Irlanda” non è poi così verde: le regioni sud-orientali quest’anno sono infatti state colpite da una siccità fuori dal normale, e in queste contee al nostro arrivo non piove seriamente da un mese e mezzo. Nonostante il panorama bellissimo, bisogna ammettere che non è stata la strada migliore da percorrere durante il primo giorno di esperienza con la guida sulla sinistra!

Dopo un’ora e mezza abbiamo raggiunto la casa dove avremmo alloggiato, un AirB&B in una strada di campagna vicino al paesino di Stoneyford. La gentilissima proprietaria, Eilinn, mette a disposizione una bella stanza da letto con bagno vicino all’ingresso con un letto matrimoniale e uno singolo al costo di €78 a notte, colazione esclusa. Il prezzo sembrerà proibitivo, ma per gli standard irlandesi è basso.

Per cena siamo andati sotto consiglio del marito di Eilinn al Matt the Millers’ Pub nella vicina cittadina di Kilkenny. Abbiamo cenato a base di zuppetta di pesce, stufato di manzo cotto nella birra Guinness e insalatona con caprino. Piatti non realizzati al meglio, ma atmosfera molto tipica. Dopo aver fatto un veloce giro nella ridente Kilkenny con il tramonto (ci saremmo tornati l’indomani per una visita più approfondita) siamo tornati alla nostra stanza. Il sole è tramontato quando erano quasi le 22.

DOMENICA 22 LUGLIO

La notte da Eilinn è stata rigenerante. Non si è sentito un singolo rumore fuori dalla finestra, e i letti erano comodissimi. Abbiamo salutato e ringraziato, e ci siamo diretti alla Jerpoint Abbey a pochi chilometri di distanza. Siamo stati fortunati ad arrivare in tempo per la visita guidata delle 9:45, tenuta da un’informatissima signora con uno spiccato senso dell’umorismo e che ha saputo coinvolgere tutti noi nelle sue interessanti spiegazioni. Il motivo per cui l’Irlanda è costellata di chiese, abbazie e monasteri in rovina è Enrico VIII d’Inghilterra, che per infiacchire il cattolicesimo in Irlanda nel ‘500 ha decretato che a tutti i luoghi di culto cattolici sull’isola venisse rimosso il tetto, in modo tale da renderli inagibili. La Jerpoint Abbey è bellissima e splendidamente conservata, rimarrà una delle nostre attrazioni preferite della vacanza.

Ci siamo quindi recati al Kells Priory, un’altra abbazia in rovina nelle vicinanze, molto più grande ma meno valorizzata: qui l’ingresso è gratuito, e per accedervi bisogna camminare attraverso campi minati di… bagole di pecora! Il sito è molto esteso e offre curiosi spunti fotografici.

Dato che sentivamo la fame siamo tornati a Kilkenny, dove la sera prima avevamo spottato una bakery dove fare un brunch. Il posto, The Pantry, si è rivelato all’altezza: ottima selezione di torte fresche e un fantastico pudding di pane con crema pasticcera preparato al momento! L’attrazione principale della cittadina è sicuramente il castello di Kilkenny, che dalla sua costruzione nel XII secolo è passato attraverso rimodellamenti, distruzioni e rovina… fino a venire acquistato dalla città di Kilkenny per 50 sterline negli anni ’60. Qui sono iniziati i lavori di restauro, che hanno riportato questa struttura al suo splendore. Pur non avendo una storia particolare o elementi architettonici di grande rilievo, è una visita interessante – anche grazie ai pannelli informativi in ogni stanza e all’opuscolo in italiano che ne fanno apprezzare le vicende storiche. Il vasto parco del castello è preso d’assalto dagli amanti dei picnic.

Sulla strada verso la tappa successiva, il cielo prima prevalentemente coperto ha iniziato a far trapelare cenni di sole. Arrivati nel paesello di Cashel dopo meno di un’ora, abbiamo parcheggiato e ci siamo diretti alla Rock of Cashel, una bellissima fortezza-abbazia con cimitero appollaiata su un rilievo che domina sul paese. Non a caso è uno dei luoghi più visitati d’Irlanda! Dall’alto della collinetta abbiamo avvistato un’abbazia diroccata, per accedere alla quale bisogna percorrere per una decina di minuti una stradina di campagna che parte proprio dalla Rock of Cashel. Si tratta della Hore Abbey, abbandonata in mezzo a un campo, per nulla affollata ma molto fotogenica.

Ci siamo rimessi in viaggio verso il B&B di stasera, il Seafield Farmhouse, vicino a Kilbrittain sulla costa meridionale d’Irlanda (costato €120 per la tripla). Siamo stati accolti con tè, scones (biscottoni tipici irlandesi), marmellata e burro fatti in casa… non c’è modo migliore per rovinarsi l’appetito! Il B&B ha una vista fantastica sulla baia circostante, e offre la stessa sensazione di pace totale della casa della sera precedente. Per cena siamo andati al pittoresco villaggio di pescatori di Kinsale, a una ventina di minuti di distanza, rinomato per la cucina di pesce. Dopo aver vagliato un po’ le possibilità, abbiamo mangiato al Fishy Fishy: zuppa di pesce, “pasticcio di pesce” e merluzzo fritto. Cibo buono, conto appropriato (€65), ma servizio inadeguato: niente mancia. Siamo rimasti a Kinsale fino al tramonto, camminando tra le sue viuzze e sul suggestivo lungomare. Un luogo molto romantico, soprattutto durante l’ora d’oro… c’era persino l’arcobaleno!

LUNEDÌ 23 LUGLIO

Oggi sveglia alle 6:15 per fare una passeggiata di un’oretta fino alla spiaggia dal nostro B&B. Cespugli con frutti di bosco, erba alta, casette bianche qua e là e il sole che albeggia timidamente tra le nuvole che già hanno coperto gran parte del cielo: una pace infinita. La colazione al Seafield è stata, come del resto ci aspettavamo, fantastica: oltre al tè con scones, burro e marmellata già provati il giorno prima, a chi la gradiva è stata offerta la colazione irlandese, a base di uovo fritto, salsiccette, bacon, pomodori, pudding nero e pudding bianco. Alcuni ci aggiungono anche i fagioli al sugo.

Con molto dispiacere, abbiamo abbandonato questo ameno luogo in cui avremmo certamente passato un giorno in più per raggiungere la Bantry House, dove siamo arrivati dopo un’ora e mezzo. Questa residenza signorile con magnifici giardini all’italiana è ora in parte un B&B, ma le stanze più salienti sono state conservate e sono aperte al pubblico. Siamo stati abbastanza fortunati da arrivare per le 11, quando è partita la prima delle due visite guidate del giorno. La nostra guida, un dandy dall’impeccabile accento cockney alla Simon Cowell, ci ha fatto innamorare di questa bellissima residenza, della sua storia e delle sue stanze.

Abbiamo quindi proseguito seguendo un pezzo della Wild Atlantic Way fino a raggiungere il Parco Nazionale dei Laghi di Killarney, una delle maggiori attrazioni d’Irlanda. Abbiamo visitato la Muckross House e il suo parco, una residenza che nulla ha a che vedere in termini di bellezza e sfarzosità con la Bantry (è anche molto più recente: ha “solo” poco più di 150 anni di storia), ma che grazie alla visita guidata siamo comunque riusciti ad apprezzarla.

In una decina di minuti da Killarney si trova la Lakeview Country House, il nostro B&B, una struttura nuova con stanze grandi e luminose, che ci è costata €135 a notte. C’è persino la jacuzzi in bagno… ma non ce la lasciano accendere: è attiva solo nella stagione invernale. In effetti, la gentilezza non è il forte di questo posto, visto che la prima sera siamo saliti sul tettuccio piatto e accessibile con scalini della sauna in giardino per fotografare il tramonto sui laghi da un’angolazione migliore; il giorno dopo troveremo le stesse scale bloccate da dei paletti con il severo cartello: “La sauna è riservata ad uso esclusivo della famiglia!” Ma non finisce qui: raccapricciante è stato quando l’adorabile figlioletta dei proprietari mi ha incontrato sulle scale e mi ha offerto un muffin appena sfornato; quando è andata a chiederlo a sua mamma, lei l’ha sgridata perché “i muffin sono solo per la famiglia e non per gli ospiti” e l’ha spedita a letto. Assurdo! La madre deve imparare qualcosa sull’ospitalità da sua figlia che va alle elementari! Si vede che questo B&B è un progetto fortemente voluto da Ray, il gentilissimo proprietario, che però l’acida moglie non sembra sostenere. Ma amen, il letto è comodo e il wi-fi va.

Abbiamo cenato nella strada principale di Killarney da Mac’s on the Main Street, dove abbiamo mangiato chele di granchio in salsa di burro (spettacolari, non le avevo mai provate prima), merluzzo e salmone al forno, tutto molto buono. Abbiamo subito notato che qui il salmone, tendenzialmente selvatico e non d’allevamento come da noi, ha un sapore nettamente superiore.

MARTEDÌ 24 LUGLIO

Siamo scesi per la colazione, e abbiamo trovato Ray vestito da chef pronto a farci delle uova biologiche strapazzate con salumi locali. Tra le pietanze al buffet, un’infinita varietà di cereali, pancake e macedonia. L’intenzione di oggi è fare il tour del Ring of Kerry, e nonostante il timore del maltempo (il giorno prima aveva piovuto per un paio d’ore nel pomeriggio), Ray ci rassicura che oggi avrebbe fatto bello. E così è stato: non appena ci siamo messi in viaggio, il cielo si è sgombrato lasciando posto ad un azzurro intenso e ad un sole splendente.

La nostra prima tappa è il punto panoramico di Ladies’ View, che offre una bella vista su tutti i laghi dall’alto… ma constateremo poi la vista sarà migliore da dentro i laghi stessi. Attraversato il paese di Kenmare, ci siamo fermati presso un’insenatura costellata di pini marittimi per scattare qualche foto, e quindi abbiamo imboccato la stretta strada di 6 km che ci avrebbe portato allo Staigue Fort, il fortino dell’età del ferro meglio conservato d’Irlanda. Complici un cielo stupendo e i pochissimi visitatori, abbiamo dimenticato la pericolante strada percorsa per giungere qui e abbiamo pienamente apprezzato l’atmosfera rilassata dall’alto del fortino, circondati da campi con pecorelle e in fondo l’Oceano Atlantico.

La costa sud della penisola di Kerry è particolarmente fotogenica, e ci sono tantissimi punti sosta dove fermarsi per scattare foto. Noi abbiamo deciso di fare una piccola deviazione dal percorso principale per passare un’oretta di relax alla spiaggia di Ballinskelligs, una bella baia sabbiosa con un promontorio con tanto di fortino in rovina. L’atmosfera qui è bellissima: basse case colorate in stile costa del New England punteggiano la costa, sulla spiaggia famiglie locali passeggiano, giocano e prendono il sole, e alcuni fanno pure il bagno visto che l’acqua è sorprendentemente calda. Avessimo avuto qualche giorno in più, avremmo sicuramente passato una notte qui. Sulla via del ritorno verso Killarney ci siamo fermati al Kerry Bog Village Museum, museo all’aperto che mostra le tipiche abitazioni e attività degli abitanti di questa regione d’Irlanda nell’Ottocento.

Arrivati a Killarney ci siamo diretti alle rovine del castello di Ross sulla sponda del lago principale, da dove a breve sarebbe partito il giro in barca delle 16:30, l’ultimo della giornata. Si può scegliere tra il giro in battello regolare di un’ora circa, o quello sulle piccole imbarcazioni tipiche della durata di diverse ore. Noi abbiamo scelto il primo, l’unico disponibile per l’orario, costato €10 a testa (con riduzione di €5 per bambini e studenti). Il capitano ci ha portato in giro per il lago, fornendoci spiegazioni sui vari luoghi salienti. Il sole che si rifletteva sull’acqua e la folta vegetazione ci hanno dato un grande senso di pace. Prima di cenare abbiamo visitato la poco distante Muckross Abbey, vicino alla villa omonima visitata il giorno precedente. Un luogo magico e particolarmente ben conservato, visto che nonostante l’assenza del tetto si può salire ai piani superiori.

Per cena siamo andati al ristorante Scéal Eile, sempre a Killarney paese, ma nonostante il nome gaelico il posto ci è sembrato molto turistico e il menù banale e male eseguito. Almeno i prezzi erano più bassi della media. Dopo cena abbiamo assistito ad un concerto d’arpa dell’artista Marina Cassidy nella chiesa di Santa Maria.

MERCOLEDÌ 25 LUGLIO

Oggi dovrebbe essere la giornata con il meteo migliore della vacanza, con un cielo prevalentemente soleggiato per la maggior parte della giornata. Abbiamo deciso all’ultimo di fare una variazione al programma: avremmo rimandato all’indomani la visita al castello di Bunratty per dedicare la giornata alla penisola di Dingle che, a detta di chi ci è stato, è più bella del Ring of Kerry! Abbiamo fatto nuovamente colazione da Ray, dove abbiamo passato una seconda notte. Mi sono trattenuto un po’ troppo a lungo a chiacchierare con una coppia di pensionati australiani in viaggio attraverso l’Europa per cinque mesi – due dei quali dedicati all’Italia.

Per le 10:30 ci siamo messi in viaggio per Dingle, il principale centro abitato dell’omonima penisola, un pittoresco villaggio con case colorate e pescherecci ormeggiati al porto famosa per la pesca dei granchi. Ed è questo il motivo della nostra visita: pranzare con piatti a base dei famosi granchi di Dingle! Sul lungomare ha attirato la nostra attenzione il Boatyard, un locale marinaresco con una bellissima veranda dove abbiamo ordinato la degustazione: chele di granchio al burro, tortino di granchio, polpetta di granchio e zuppa di pesce per €24. Tutto ottimo! Prima di lasciare Dingle abbiamo preso un gelato da Murphy’s, parte di una catena diffusa in tutta Irlanda che offre gusti curiosi come il gelato al pane nero o al sale marino. Davvero buono, ma che prezzi: €4,50 per un cono con due palline!

Seguendo la costa sud della penisola abbiamo raggiunto Coumeenoole, il punto più occidentale dell’Irlanda (se non contiamo le isole). Dopo un pericoloso tratto di strada stretta fra la parete rocciosa e lo strapiombo sul mare dove non vi auguro di incontrare bus, abbiamo parcheggiato l’auto e siamo scesi a piedi alla spiaggia di Coumeenoole, una lingua di sabbia dorata con dietro una scura falesia su cui s’infrangono le grosse onde dell’Oceano Atlantico. Tirava un vento pazzesco, ma alcuni temerari facevano il bagno.

Procedendo verso nord ci si è aperto davanti un panorama mozzafiato, il più bello di tutta la vacanza: distese di prati e dolci colline con casette qua e là, fiori, pecore e sullo sfondo l’oceano… spettacolare! Anche grazie al sole, finalmente siamo riusciti a godere le cinquanta sfumature di verde per cui è famosa l’Irlanda. In una stradina in mezzo a questi campi siamo stati gli unici visitatori del complesso monastico di Riasc, di cui rimangono solo le fondamenta. Sempre in zona abbiamo visitato il Gallarus Oratory, ritenuta la chiesa cristiana più antica d’Irlanda. Si tratta in realtà di un edificio in pietra molto piccolo e lineare risalente al VI secolo, lungo 8 metri, largo 5 e alto 5, ottimamente conservato e scampato alle persecuzioni.

Da qui ci attendeva lo spostamento senza soste più lungo del viaggio: quasi tre ore per arrivare a Ballyvaughan, nella contea di Clare. Sulla strada c’è il castello di Bunratty, ma abbiamo come previsto dovuto rimandare la visita all’indomani visto che non avevamo il tempo per visitarlo prima della chiusura. Abbiamo attraversato la spettacolare regione del Burren, un tavolato calcareo che si estende per una vasta area della contea di Clare. Vedere al tramonto questa regione, che per ovvie ragioni è quasi disabitata, è un’esperienza unica! Non c’era quasi nessuno sulle strade mentre vedevamo i lastroni calcarei tingersi di colori caldi. Abbiamo ovviamente fatto molte soste fotografiche, e siamo arrivati a Ballyvaughan che erano quasi le 20. Il nostro B&B, Meadowfield (€115 per la tripla), è gestito da un’amorevole signora che ha una grande cura per la sua struttura e per i suoi fiori. Promosso a pieni voti!

Abbiamo fatto un giro a piedi sul lungomare di Ballyvaughan, dove si trova un gruppo di cottage tipici del Burren dal tetto di paglia e i muri esterni dipinti di bianco. Per cenare siamo andati da Monks, che ci ha offerto il pasto migliore della vacanza, sia per l’atmosfera che per il cibo. Buonissime le vongole stufate, ma il loro forte è il piatto atlantico da €30, composto da salmone affumicato, chele di granchio, polpa di granchio, gamberetti e ostrica… tutto freschissimo! Ho passato il resto della serata a rilassarmi nella bellissima veranda del B&B guardando l’imbrunire del cielo.

GIOVEDÌ 26 LUGLIO

Abbiamo iniziato la giornata con una sostanziosa colazione irlandese al Meadowfield. Ho provato anche il porridge, e me ne sono innamorato! Purtroppo le previsioni meteo per questa giornata erano tragiche, quindi ci siamo sbrigati per visitare le Cliffs of Moher prima che iniziasse a piovere. Si tratta del secondo tratto di costa più popolare d’Irlanda dopo le colonne di basalto nel nord del Paese: una spettacolare serie di alte falesie che si buttano a capofitto nell’oceano. Abbiamo realizzato che sarebbe stato ottimale visitare le scogliere il giorno prima al tramonto: sono aperte fino alle 21 d’estate.

Il Burren pullula di siti preistorici, e sotto la pioggia battente abbiamo deciso di visitarne uno: il dolmen di Poulnabrone, risalente al neolitico, che si erge in mezzo alle lastre basaltiche. Scoraggiati dal maltempo abbiamo fatto una pausa in una tipica tea house, dove abbiamo bevuto tè e mangiato torte.

Siamo quindi partiti verso sud verso il castello di Bunratty, appena fuori Limerick. Il sito, oltre al castello, include la riproduzione di un tipico villaggio ottocentesco irlandese con le abitazioni caratteristiche di ogni tipo di lavoratore, di ogni tipo di estrazione sociale. Il prezzo un po’ alto del biglietto è giustificato dalla vastità del parco, per visitare il quale c’è bisogno di diverse ore. La vera chicca, tuttavia, è il castello, che con il suo aspetto austero, le spesse mura e l’arredamento spartano fungeva più che altro da fortezza difensiva. L’interno è labirintico e le stanze sono accessibili attraverso strette scale a chiocciola che s’inerpicano sulle quattro torri partendo dal salone centrale. Diverso da ogni castello che avevamo visitato, e decisamente da non perdere!

Sempre sotto la pioggia abbiamo guidato per quasi due ore fino a Galway, una delle maggiori città irlandesi. Poco fuori dal centro in una zona tranquilla si trova il Summerville B&B, dove per €120 a notte ci saremmo fermati per due giorni. Ospitato in una casa vittoriana, il B&B è gestito da un’anziana coppia molto gentile. Siamo andati in centro a Galway per cenare, ma trovare un posto dove mangiare in questa affollatissima città è stata un’impresa! Per miracolo da Gemelles in una delle strade principali avevano un tavolo libero, e lì abbiamo gustato delle ottime ostriche e dell’ottimo salmone in un ambiente rilassato, pagando €68.

VENERDÌ 27 LUGLIO

Dopo una gustosa colazione al Summerville B&B, abbiamo considerato il da farsi per la giornata. Se avesse piovuto, avremmo fatto il giro del Connemara; altrimenti avremmo visitato le isole Aran. Visto che le previsioni non era poi così tragiche, abbiamo optato per la seconda opzione. Abbiamo quindi guidato per mezz’ora fino a Ros a’ Mhíl, da dove partono i traghetti della compagnia Aran Islands Ferries per Inishmore, la principale delle tre isole Aran. Siamo arrivati in tempo per il traghetto delle 10:30 e abbiamo acquistato i biglietti (€25 prezzo pieno, €20 per studenti e bambini). In meno di un’ora il traghetto ha attraccato ad Inishmore.

Al porto abbiamo noleggiato le biciclette a €10 l’una. Sono il modo migliore per godersi l’isola, ma non l’unico: per i più pigri sono disponibili dei tour in pulmino che io vi scoraggio fortemente dal considerare, dato che sono di grandissimo disturbo per coloro che si vogliono godere il luogo in un modo più ecologico. Ci sono anche dei tour a cavallo molto più caratteristici.

Abbiamo iniziato il nostro tour spingendoci verso ovest, ma ha iniziato a piovere. Per fortuna ha smesso dopo un quarto d’ora e non riprenderà più per tutta la nostra permanenza sull’isola. Abbiamo raggiunto la spiaggia di Kilmurvey, una mezzaluna di sabbia bianca, e quindi il sito delle Seven Churches, che come suggerisce il nome è un gruppo di sette chiese diroccate. Ci siamo infine diretti verso l’attrazione principale di Inishmore: il fortino preistorico Dún Aengus, a picco su una scogliera che non vi susciterà grandi emozioni se avete già visto le Cliffs of Moher. Il paesaggio di Inishmore è stupendo: prati, pecore, mucche, una casa bianca qua e là. Tornati al porto abbiamo riconsegnato le biciclette, mangiato qualcosa in uno dei pochi locali dell’isola, e fatto un po’ di shopping in un negozio in cui si vendono capi rigorosamente realizzati al 100% con la pregiata lana delle pecore delle isole Aran. Ho acquistato un maglione blu molto bello.

Siamo tornati sulla terraferma con il traghetto delle 16:30 e ci siamo subito diretti a Galway per cenare, sperando che ci fosse un po’ più di scelta arrivando prima delle 19. Errore: forse perché era venerdì sera, era già tutto pieno. Siamo passati dal famoso Quay Street Kitchen, dove ci hanno promesso di chiamarci in una quarantina di minuti non appena ci fosse un tavolo disponibile (avevamo tentato, ma non accettano prenotazioni). Ne abbiamo approfittato per fare un giretto per Galway, città non degna di nota ma comunque con una bella atmosfera giovane e molti angoli pittoreschi. La cena è stata deludente: piatti insapori e con poca inventiva, ci aspettavamo di più da uno dei ristoranti top della città secondo TripAdvisor. Sarebbe stato meglio tornare da Gemelles che è esattamente il locale accanto.

SABATO 28 LUGLIO

Questa è una giornata piena: si attraversa l’isola da ovest a est. In un’ora e mezzo abbiamo raggiunto il sito monastico di Clonmacnoise, uno dei più estesi d’Irlanda, famoso particolarmente perché qui sono state rinvenute le più grandi alte croci dell’isola.

La prossima tappa, distante un’ora, è la Castletown House, vastissima residenza settecentesca appena fuori Dublino circondata da un grande parco popolare tra i locali per fare jogging o passeggiate con il cane. Le stanze della villa non sono nulla di speciale, e la cosa più interessante era la mostra fotografica sulla permanenza in Irlanda di Pablo Picasso all’ultimo piano.

Ultima tappa della giornata è Powerscourt, inizialmente prevista per il primo giorno, ma che per colpa del volo in ritardo non siamo riusciti a visitare. L’avevamo quasi scartata totalmente, ma per fortuna così non è stato. Si tratta di una grande tenuta che ospita un centro commerciale circondata da ettari di rigogliosi giardini con piante da tutte le parti del mondo, che qui crescono grazie ad un microclima favorevole. È simile al parco Sigurtà in provincia di Verona, per chi ci è stato. C’era pochissima gente ed è uscito il sole, abbiamo davvero trovato il momento migliore per visitare questo luogo incantato. Ho visitato il giardino giapponese, sono salito sulla torre a forma di pepiera e ho ammirato il panorama dalla grande scalinata con terrazza davanti alla residenza. La parte che ho preferito è stato il giardino delle rose: sarei rimasto per ore a sniffare il loro profumo inebriante!

Il nostro alloggio per la notte, il Ferndale B&B (€120 per la tripla), si trova a Enniskerry, a un paio di chilometri da Powerscourt. Abbiamo dannato per trovare una sistemazione in questa zona, ma alla fine si è rivelata una delle migliori: la proprietaria, Josie, è gentilissima e minuziosa nel mantenimento della struttura, ma ci ha informato che questo sarà il loro ultimo anno di operazione perché mantenere un B&B è faticoso. Abbiamo cenato dall’altra parte della strada all’Enniskerry Inn, locale dal menù irlandese con contaminazioni italiane e asiatiche e dal servizio lento e impreciso (hanno sbagliato a portarci un piatto)… cosa che sarebbe giustificata se il cibo fosse eccellente, ma purtroppo questo non è stato il caso.

Ho notato che, come è accaduto in quasi tutti i giorni precedenti, al momento del tramonto il cielo che era stato nuvoloso durante il giorno era completamente sgombro dalle nuvole. Queste ritorneranno solo all’alba. Una vera e propria presa in giro per noi turisti!

DOMENICA 29 LUGLIO

La colazione al Ferndale B&B è sensazionale. Tutti gli ospiti si siedono attorno ad un’unica grande tavola preparata ai minimi dettagli, con tanto di posate d’argento. I proprietari preparano al momento delle specialità da scegliere fra le proposte del loro menù; c’è inoltre il buffet con succo d’arancia fresco, macedonia, cereali e quant’altro. Mi sono fermato a chiacchierare con delle simpatiche signore di Belfast che erano ospiti abituali del Ferndale. Dopo aver salutato e ringraziato calorosamente Josie, ci siamo diretti verso la nostra ultima tappa prima di riconsegnare l’auto e visitare Dublino.

In un’ora e mezza siamo arrivati a Newgrange, sito di sepoltura e luogo di culto preistorico unico al mondo. Si possono acquistare vari pacchetti per visitare il sito; noi abbiamo scelto di vedere il centro visitatori e la collina di Newgrange, la più famosa. Il centro visitatori è valorizzato al meglio: filmato introduttivo in italiano, spiegazioni interessanti ed esaustive, ricostruzioni e reperti… un’ottima preparazione per quello che ci avrebbe aspettato. Dal centro visitatori abbiamo camminato su una passerella nella natura per qualche centinaio di metri fino a raggiungere la fermata dei pulmini, unico mezzo per spostarsi attraverso il sito. In una decina di minuti siamo giunti a Newgrange con un’altra quarantina di persone, e qui è iniziata la visita guidata. Le spiegazioni sulla storia del sito sono avvenute all’esterno, ma la parte più interessante è l’interno di Newgrange: è costruito in modo tale che per tutto l’anno rimanga completamente buio, ad eccetto del giorno del solstizio d’inverno, quando il sole, nella giusta inclinazione, penetra attraverso una fessura creata ad hoc ed illumina la stanza interna. Si può anche partecipare ad un’estrazione per essere scelti per vedere questo evento!

Siamo arrivati al centro noleggi della Budget vicino all’aeroporto di Dublino e abbiamo celermente consegnato la nostra Seat Ibiza. Siamo quindi tornati al terminal dell’aeroporto con la navetta gratuita e lì abbiamo aspettato l’Airlink Bus, per il quale avevamo preso i biglietti a Bergamo. Esistono due linee, la 747 e la 757, che seguono due percorsi diversi per il centro di Dublino; la nostra fermata è davanti alla Christ Church Cathedral, al limite occidentale del centro di Dublino. Abbiamo raggiunto in cinque minuti il nostro appartamento, un AirB&B situato esattamente davanti alla Cattedrale di San Patrizio, costato €127 a notte (per gli standard della città, un ottimo prezzo).

Il primo impatto con Dublino non è stato dei migliori: ci è parsa subito una città senza molto da offrire e senza una particolare identità, ben lontana dal resto dell’Irlanda. Avevamo visto su vari travel blog che Dublino figurava spesso fra le liste delle città più sopravvalutate del mondo, e non abbiamo faticato a capire il perché. Non ha migliorato la situazione il numero di senzatetto e persone con chiari problemi in giro per le strade, in due giorni abbiamo visto tre uomini urinare sul marciapiede in zone affollate e sono state delle scene davvero raccapriccianti. Abbiamo fatto un giro per il Temple Bar, il famoso quartiere dei pub, chiara trappola per turisti che merita giusto un’occhiata, e abbiamo scelto per la cena un locale chiamato Klaw dove abbiamo lasciato €90 (il conto più salato della vacanza) per una cucina di pesce mediocre. L’antipatica cameriera ha pure preteso la mancia, quindi pagando con la carta di credito abbiamo digitato un importo minimo di pochi centesimi e ce ne siamo andati sentendo la forte mancanza della “vera Irlanda”. Forse fareste meglio a visitare Dublino all’inizio del vostro tour d’Irlanda, perché passare dalla tranquillità delle campagne ad una grande città è un forte shock!

Dopo cena abbiamo passeggiato sul lungofiume del Liffey, ammirando il tramonto e il cielo che, come ogni sera, diventava sempre più limpido. L’indomani avremmo visitato quel poco che Dublino ha da offrire, e forse saremmo finalmente riusciti ad apprezzare la città (spoiler: non sarà così).

LUNEDÌ 30 LUGLIO

Abbiamo iniziato la giornata con una colazione al Queen of Tarts, dove abbiamo conosciuto una simpaticissima ragazza italiana che studia a Dublino e lavora qui come cameriera. Buona anche la colazione a base di scones ai mirtilli con marmellata e burro, tè col latte e spremuta fresca d’arancia… ma se la paragoniamo alle colazioni dei B&B dei giorni precedenti ci viene tristezza.

Il luogo ideale per iniziare la visita della città è il municipio (City Hall), nel cui seminterrato è allestita in tre stanze una mostra che ripercorre la storia di Dublino. Ci siamo quindi recati al vicino castello, dove abbiamo prenotato tre biglietti per la visita guidata delle 13, e ci siamo diretti al Trinity College, la più famosa università d’Irlanda, nonché una delle più antiche delle isole britanniche. Siamo arrivati giusto in tempo per la visita guidata in lingua italiana delle 11:30 a cura di Ciara, una studentessa irlandese con un ottimo italiano che ha saputo stregarci con i suoi aneddoti sul campus e con la sua ironia. Il prezzo apparentemente proibitivo della visita (€14,50 per gli adulti, qualche euro in meno per gli studenti) in realtà include anche la mostra sul Book of Kells ospitata in uno degli edifici universitari, per la quale saremmo tornati nel pomeriggio visto che la visita al castello per cui avevamo prenotato incombeva.

Poco rimane dell’originale castello di Dublino duecentesco, le cui fondamenta rinvenute il secolo scorso si possono visitare solo con la visita guidata. Altra esclusiva del biglietto a prezzo maggiorato è la Cappella Reale, costruita nei primi dell’Ottocento come luogo di culto privato del Luogotenente d’Irlanda, il rappresentante reale inglese sull’isola. La parte più sostanziosa della visita consiste nella visita agli appartamenti del suddetto Luogotenente, che non sono nulla di speciale. Piccola digressione su questa visita: la guida borbottava e parlava in modo modulato, come se stesse recitando una cantilena a memoria. Non ho capito praticamente nulla io che ho un C2 in inglese, e dagli sguardi straniti degli altri visitatori pare che tutti siano usciti dal castello con la convinzione di aver sprecato 10 euro. Su TripAdvisor ho letto di altri che hanno avuto lo stesso problema – pertanto vi consiglio di saltare a piedi pari questa attrazione, non ha assolutamente nulla da offrire e sono soldi buttati.

Detto questo, siamo tornati al Trinity College per visitare la mostra sul Book of Kells, manoscritto ricco di miniature realizzato nell’800 dai monaci del monastero di Kells, a nord di Dublino. La visita include anche la biblioteca universitaria con la stanza più lunga d’Europa, dove i libri sono ordinati per peso invece che per ordine alfabetico, tanto da rendere impossibile la consultazione per gli studenti. In questa stessa stanza si trova l’arpa rinvenuta più antica d’Irlanda, vecchia di quasi un millennio. Una mostra da non perdere assolutamente!

Siamo quindi passati alla Christ Church Cathedral, struttura gotica dell’XI secolo di cui la vera chicca è la cripta, una collezione di oggetti sacri e profani che include un gatto e un topo mummificati, morti dopo essere rimasti intrappolati in una canna dell’organo durante un inseguimento nell’Ottocento.

La prossima tappa è l’attrazione più gettonata di Dublino: la Guiness Storehouse, la fabbrica dove viene prodotta la birra più famosa d’Irlanda… che a me neanche piace, ma è tutta cultura! Questo posto è risultato deludente: €25 per l’ingresso (piccola riduzione per gli studenti) per delle spiegazioni estremamente superficiali sulla produzione della birra. Tutto si basa più che altro sulla tecnologia e su effetti di luci, ma di concreto c’è poco e nulla. Non si vede niente direttamente della produzione della birra. Siamo usciti per nulla arricchiti da questa visita, ma vale la pena avvisare gli amanti della Guinness che è incluso nel prezzo un bicchierone gratis.

Si è fatta ora di cena, e siamo andati in un ristorante carino che avevamo visto davanti al municipio. Poco dopo che abbiamo ordinato, una ragazza che avrà avuto una ventina d’anni con chiari problemi è entrata e si è messa ad importunare due clienti cinesi al tavolo davanti al nostro, elemosinando da loro delle cozze e dicendo cose inopportune. I camerieri, che avevano la reattività di due zombie, avrebbero dovuto spedirla fuori subito invece che lasciarla dentro a rovinare l’atmosfera per tre quarti d’ora! La cena è stata deprimente, e i piatti con cenni di pesce ricoperto da una montagna di patatine fritte non sono riusciti a compensare. Solo per tenervi avvisati e per garantirvi di evitare il posto come la peste bubbonica, v’informo che il ristorante si chiama Beshoff Bros. Dopo questa ultima raccapricciante scena, posso affermare con totale sicurezza che Dublino è la capitale più brutta in cui io sia mai stato – e ho visitato 32 Paesi, tra cui il Montenegro, la cui capitale Podgorica è notoriamente priva di attrattive, ma dove almeno non si vede tutto questo disagio.

MARTEDÌ 31 LUGLIO

Avendo la mattinata a disposizione prima di andare in aeroporto, abbiamo fatto una colazione non degna di nota e ci siamo presentati al Museo Nazionale di Archeologia per il primo ingresso delle 10. L’entrata è gratuita! È uno dei musei più belli che abbia mai visto, e ripercorre l’interessante storia archeologica d’Irlanda dalla preistoria all’arrivo del cattolicesimo ai vichinghi al Medioevo. Spiccano la collezione di oggetti d’oro dalla preistoria e, in particolare, la sezione sugli uomini delle torbiere, persone morte millenni fa i cui corpi si sono conservati grazie alla particolare composizione dei terreni paludosi che ancora oggi ricoprono il 17% del territorio irlandese. Tutti i quattro cadaveri qui esposti appartengono a persone morte in modo violento, spesso capi tribù o figure salienti della primitiva società preistorica. Uno in particolare aveva ancora tutti i capelli, acconciati in un modo che va di moda tra i calciatori in questi ultimi anni!

Per mezzogiorno siamo tornati in appartamento, abbiamo preso le nostre cose, consegnato le chiavi, e ci siamo recati alla fermata del bus, che ci ha portato in aeroporto in una quarantina di minuti. Ci ha stupito il numero basso di controlli all’aeroporto di Dublino, in Italia sono molto più numerosi e precisi. Il nostro aereo di ritorno, previsto per le 15:35, è partito come all’andata con un’ora di ritardo e non è atterrato fino alle 19:30. Siamo arrivati a Bergamo con un cielo completamente sgombro dalle nuvole, come lo avevamo visto solo prima di lasciare l’Italia, e con un’afa a cui non eravamo più abituati.

CONSIGLI GENERALI E CONSIDERAZIONI FINALI

  • Quasi tutte le attrazioni sono a pagamento, ma ci sono sempre sconti fino al 50% per bambini, studenti e anziani.
  • Se il servizio nei ristoranti è stato buono, è consuetudine dare la mancia o lasciare il resto al cameriere che vi ha serviti, ma non sentitevi costretti se il servizio non vi ha entusiasmato: contrariamente ai colleghi statunitensi, i camerieri irlandesi riescono benissimo a vivere solo con il loro stipendio grazie alle politiche nazionali per la paga minima.
  • Nei ristoranti vi sarà fornita gratuitamente una brocca d’acqua del rubinetto, ma è solitamente imbevibile per via del forte gusto di cloro e, nella contea di Galway, anche di torba. Se volete l’acqua in bottiglia, preparatevi a sborsare almeno €4 per un litro… in un ristorante una San Pellegrino frizzante ci è costata addirittura €5,75.
  • Il cibo irlandese è piuttosto insipido e si basa su pochi ingredienti principali: salmone, merluzzo, manzo, patate. L’olio d’oliva non sanno cosa sia, il sale lo aggiunge il cliente a sua discrezione. Ci è capitato poche volte di mangiare veramente bene. La prima cosa che abbiamo fatto appena rientrati in Italia è stato cucinare una sostanziosa pasta al ragù.
  • In Irlanda si guida benissimo, e non c’è rischio d’incorrere in multe: i limiti di velocità sono altissimi, e anche nelle stradine piene di curve e tornanti dove anche volendo non si superano i 60 km/h, il limite è di 80 km/h. Abbiamo visto solo due autovelox e un posto di blocco della polizia nei nostri oltre 2.000 km percorsi.
  • Le autostrade sono a pagamento. Ci sono i caselli ogni tot chilometri dove si paga una tariffa in base al tipo di veicolo; per gli automobilisti è €1,90. Fa eccezione la M50 che circonda l’area metropolitana di Dublino, da pagare o sull’apposita app, o sul sito ufficiale, o in punti vendita abilitati.
  • L’Irlanda è un Paese con un basso tasso di criminalità e dalla mentalità molto aperta. Le persone non si fanno scrupoli a parlare di tematiche sociali, e contrariamente a quanto ci si può aspettare da un Paese fortemente cattolico, prevalgono le idee progressiste: basti pensare che l’Irlanda è stata la prima nazione al mondo a legalizzare il matrimonio fra persone dello stesso sesso tramite referendum, nel 2015 il 62% dei votanti si è espresso a favore. Il loro primo ministro è apertamente omosessuale, e la cosa non ha minimamente influito nella sua elezione – per farvi capire quanto gli abitanti di quest’isola siano proiettati verso il futuro, secondo me sono un vero esempio da seguire.
  • L’Irlanda è passata da una situazione di generale povertà a diventare una delle nazioni più ricche del mondo. L’Unione Europea ha veramente giovato alla loro economia, e contrariamente ai vicini britannici non ci pensano neanche ad uscirne. La popolazione si è raddoppiata negli ultimi 50 anni, ma non ha ancora raggiunto i numeri di un paio di secoli fa prima che avessero luogo le grandi migrazioni verso l’America. Ovviamente, dati questi fattori, non vi potete aspettare che l’Irlanda non sia cara, e un piatto principale in un ristorante costa in media tra i 15 e i 20 euro.
  • Per quanto riguarda il periodo migliore dell’anno per visitare l’isola, penso che maggio-giugno sia la scelta adatta, visto che i pascoli sono in fiore ed è più soleggiata. Per via dei nostri impegni siamo dovuti venire a fine luglio, ma è stata una bellissima vacanza in ogni caso.
  • Le temperature rimangono relativamente basse anche d’estate: non abbiamo mai percepito oltre i 25°C a fine luglio, e negli ultimi giorni non si sono superati i 18°C. Tuttavia, grazie al clima oceanico, d’inverno le temperature non vanno quasi mai sotto lo zero e c’è una bassa escursione termica tra giorno e notte.
  • Le città irlandesi hanno poco e nulla da offrire. Se venite qui per le città d’arte, sappiate che non è la vostra destinazione. Il bello dell’Irlanda sono le cittadine, i villaggi, i pascoli, la costa, l’oceano, e i bellissimi castelli e siti monastici isolati che rendono indispensabile l’auto a noleggio se si vuole viaggiare in autonomia.
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